II - INTERVENTI COSTRUTTIVI E RIDEFINIZIONI FUNZIONALI DELLA ROCCA DI (SECC. XI-XVIII)

In questa fase preliminare delle ricerche si è ultime pendici meridionali delle Colline inteso attivare un primo livello di correla­ Metallifere e sovrasta verso sud l’ampio trat­ zione – definito in altre sedi «ingenuo» 1 – to collinare costituito da terreni lievemente tra analisi delle fonti archeologiche ed ico­ ondulati e lambito da due affluenti di sini­ nografiche e studio delle fonti scritte, ten­ stra del Bruna: il torrente Follonica ed il tor­ tando nel contempo di porre le basi per una rente Asina, che scorrono l’uno ad ovest e più organica integrazione tra i diversi apporti l’altro ad est dell’abitato. disciplinari. Possiamo ipotizzare, per analogia con le vi­ Il presente contributo si articola in un sag­ cende dei castelli vicini, che sull’altura di gio ed in una Appendice documentaria. Nel Montemassi sorgesse un insediamento for­ primo verranno delineate le vicende istitu­ tificato almeno dal secolo X, ma solo la pro­ zionali ed i rapporti tra i diversi soggetti secuzione dell’indagine stratigrafica potrà politici che fecero del castello uno strumen­ apportare elementi conoscitivi in tal senso 2. to funzionale alle proprie logiche di potere; Infatti, sotto il profilo dell’indagine docu­ di pari passo saranno esposti i primi risultati mentaria, Montemassi è menzionato nelle di una ricerca sulle fonti scritte, tesa ad in­ fonti solo a partire dalla seconda metà del dividuare elementi utili alla contestualizza­ secolo XI, quando il sito risulta già occupa­ zione dei diversi interventi costruttivi ed to da un castrum, di cui, però, non si cono­ urbanistici che hanno interessato l’abitato tra sce in alcun modo la consistenza. Questo XI e XVIII secolo. L’Appendice documenta­ primo riferimento è contenuto in un atto ri­ ria consta di una trascrizione di testi inediti, salente al settembre 1075 (o 1076), mediante utili alla interpretazione delle strutture ma­ il quale venne effettuata una cospicua dona­ teriali sopravvissute in elevato ed individua­ zione di beni a favore della ecclesia intitola­ te nel corso dello scavo, che, senza pretese ta ai SS. Maria, Andrea e Genziano, «infra di completezza né di compiuta definizione castrum de Montemassi constructa», ad ope­ interpretativa, si propone come uno stru­ ra dell’aldobrandesco Ildebrando V e della mento eminentemente funzionale alla stesura moglie Giulitta, personaggi nei quali possia­ dei diversi contributi presenti nel volume. mo quasi certamente individuare i proprie­ tari del nucleo fortificato 3. Riferimenti al più

1. MONTEMASSI CASTELLO 2. Sulle dinamiche del popolamento medievale ALDOBRANDESCO: LO SVILUPPO maremmano indagate attraverso le fonti archeologiche DELLA SIGNORIA TERRITORIALE cfr. il contributo di S. Guideri in questo volume, CAMBI (1076-1260) et alii, 1994; CITTER 1996. Sull’incastellamento nell’alta val di Bruna cfr. DALLAI, FARINELLI 1988, e, più in generale, sui caratteri dell’incastellamento nella Maremma rosellana e populoniese attraverso l’analisi 1.1. Il contesto politico-istituzionale incrociata di documentazione scritta e documenta­ zione archeologica cfr. FARINELLI c.s. Montemassi è situato in una posizione do­ 3. Appendice n. 2. Nonostante l’intitolazione della minante sull’alta valle del fiume Bruna; la chiesa castrense a Maria, Andrea e Genziano che si modesta ma aspra altura su cui sorge il nu­ legge nel protocollo dell’atto del settembre 1075/ 1076, già a quest’epoca il titolo attraverso il quale la cleo insediativo medievale è compresa nelle chiesa era nota localmente è quello di S.Andrea, come risulta dal riferimento contenuto nel medesimo documento ad «unum agrestum […] in Monte Massi 1. DELOGU 1989, pp. 325-326. […] amembratum a terram et vineam Sancti Andree».

39 ampio territorio circostante il castrum sono donazione effettuata da Ranieri del fu Ra­ contenuti anche in un analogo negozio di­ nieri nel luglio 1075 abbia costituito un epi­ spositivo effettuato nel luglio 1075, median­ sodio del processo che condusse alla liqui­ te il quale la vicina canonica di S. Genziano dazione delle quote di patrimonio familiare in Caminino venne largamente dotata di ter­ troppo decentrate rispetto alla media valle re ad essa prossime da parte Ranieri del fu dell’, destinata a divenire nel cor­ Ranieri, molto probabilmente un esponente so del secolo successivo il fulcro del domi­ della famiglia comitale dei Guiglieschi im­ nato guigliesco. Infatti, se nel tardo XII se­ parentato con l’aldobrandesco Ildebrando colo, quando nella documentazione coeva gli V 4. In questi due atti sono racchiuse le uni­ esponenti della famiglia vengono esplicita­ che testimonianze note sino alla fine del XII mente designati con il nome di Guiglieschi, secolo concernenti il castello ed il territorio i possedimenti di questo gruppo parentale di Montemassi, ma i medesimi presentano risultano concentrati lungo il tratto dell’Om- un certo interesse anche per la ricostruzione brone compreso tra Lucignano e Sasso di Ma­ della politica patrimoniale perseguita dai remma 6, una serie di atti della seconda metà principali detentori di diritti nell’area: il loro dell’XI secolo testimonia, invece, la presenza contenuto rivela gli stretti legami di Monte­ patrimoniale guigliesca in un’estesa fascia ter­ massi con esponenti della famiglia aldobran­ ritoriale che dalla costa giunge sino all’entro- desca – che nel pieno Duecento risulta eser­ terra chiusino, toccando i monti d’Alma, la citare diritti di signoria sul castello – e lascia media valle del Bruna, l’area di Cinigiano (in intuire anche una robusta presenza patrimo­ corrispondenza del confine tra i territori dio­ niale dei Guiglieschi, della quale, invece, non cesani di Roselle, e Chiusi), la Valdorcia troviamo ulteriori tracce nella documenta­ ed il medio corso dell’Ombrone. zione basso-medievale 5. Sotto questo profi­ Per quanto concerne gli equilibri di potere lo, per quanto concerne la politica persegui­ nell’area, la donazione di consistenti beni nel ta dai Guiglieschi, possiamo supporre che la territorio di Montemassi da parte del gui­ gliesco Ranieri del fu Ranieri a favore dei canonici della pieve di S. Genziano può es­ I beni oggetto della donazione risultano ubicati nei dintorni di Montemassi, Sassoforte e e sere interpretata, piuttosto che come una comprendevano la «tertia pars de ecclesia sancti azione effettuata in sintonia con l’operato Donati cum tertia parte bonorum, quae eidem ecclesiæ di Ildebrando V, suo parente, come un’ope- sunt pertinentia»; non siamo in grado di identificare con certezza quest’ultimo ente religioso, ma possiamo razione in certa misura concorrenziale alle ipotizzare che fosse ubicato – se supponiamo che anche iniziative di questo conte aldobrandesco. La questa chiesa era compresa nella diocesi di Roselle – donazione a favore della chiesa, che proba­ nell’area di Fercole, di , di Scarlino o, più probabilmente, di Morrano, località presso le quali bilmente si era costituita in connessione al ebbero sede chiese intitolate a S. Donato. fiorire del movimento canonicale nella dio­ 4. Appendice n. 1. cesi di Roselle cui il vescovo “riformatore” 5. Sulla presenza maremmana dei Guiglieschi e sui Dodone dovette conferire un certo impul­ loro legami parentali con gli Aldobrandeschi cfr. so, non fu probabilmente gradita agli espo­ FARINELLI 1996 e COLLAVINI 1998, pp. 123-127. Probabilmente, durante il secolo XI queste due nenti della casata aldobrandesca, alcuni dei famiglie comitali non erano le sole a possedere beni quali in questo stesso periodo stavano con­ nell’area: l’atto del settembre 1075/1076 menziona ducendo contro il medesimo vescovo di Ro­ una «vinea posita in Vigniole, quae fuit Adalegite comitisse» ubicata presso Sassoforte. Sebbene non si selle un conflitto a tratti anche violento, i abbiano elementi per escludere l’appartenenza della cui strascichi sono documentati sino agli inizi contessa Adaleita al gruppo parentale aldobrandesco del XII secolo 7. o a quello guigliesco, possiamo ipotizzare che il documento si riferisca a Adaleita del fu Ranieri da Sasso, attestata tra il 1051 e il 1056 come moglie del conte gherardesco Guido I (cfr. CECCARELLI LEMUT 1981, tav. IV, p. 189): sembra, infatti, che nel 1051 la 6. CAMMAROSANO 1979, cfr. anche FARINELLI 1996 ed i coppia di coniugi estendesse il proprio patrimonio riferimenti presenti in GHIGNOLI 1994, n. 44. «usque ad flume, que vocatur Onbrone, qui est infra 7. Cfr., da ultimo, il panorama delineato in RONZANI comitato Rosellense» cfr. GHILARDUCCI 1995, n. 57, 1996, pp. 172-177, da integrare con COLLAVINI 1998, pp. 142-143: 1051 agosto 20. pp. 120-121.

40 In questo contesto si colloca anche una cer­ la quale è emersa la rilevanza dell’edificio ta concorrenza reciproca, registrabile a par­ ecclesiale a impianto basilicale, lungo più di tire dall’ultimo quarto del secolo XI, tra la trenta metri e largo circa quindici, al cui brac­ canonica di S. Genziano a Caminino, legata cio orientale, triabsidato, si addossava una all’episcopato e beneficiata nel 1075 dai torre campanaria (Fig. 1). Nel panorama del- Guiglieschi, e la chiesa castrense di S. An­ l’architettura religiosa medievale della dio­ drea, fondata con ogni probabilità da espo­ cesi di Roselle-Grosseto non si conoscono nenti della famiglia aldobrandesca, alcuni dei altri edifici plebani con caratteristiche dimen­ quali – come si è visto – nel settembre 1075/ sionali e icnografiche simili; perdipiù esso 1076 la dotarono in misura consistente. risulta ancora più eccezionale se consideria­ Un primo indizio di questa competizione è mo l’antichità della sua costruzione, che sem­ costituito da un fenomeno chiaramente per­ bra ascrivibile, almeno in parte, alla secon­ cepibile dall’esame della documentazione da metà del secolo XI 10. Tuttavia, a quanto relativa ai secoli XI-XIV: mentre nelle fonti emerge dallo stesso esame delle strutture ar­ coeve la canonica di Caminino veniva con­ chitettoniche, un progetto così ambizioso e traddistinta con due diverse intitolazioni (S. precoce, condotto negli stessi anni della do­ Genziano prima, S. Feriolo poi) strettamen­ nazione del guigliesco Ranieri del fu Ranieri, te correlate a culti locali probabilmente le­ fallì assai presto, dal momento che vennero gati a tradizioni religiose assai coinvolgenti coperte solo le quattro campate absidali della nei confronti della popolazione, la chiesa di canonica rispetto alle sette complessivamente S. Andrea a Montemassi perseguiva il tenta­ previste, mentre i lavori avviati per portare tivo di configurarsi come polo religioso alter­ a termine l’edificio, già dotato di facciata, nativo mutuando a più riprese dalla canonica furono abbandonati, lasciando sul posto an­ queste stesse intitolazioni ed assommandole che i rocchi delle colonne appena sbozzati11. a quella precipua di S. Andrea apostolo 8. L’ambizione di questa iniziativa costruttiva Nel lungo periodo, l’esito di tale confronto ed il suo rapido fallimento costituiscono tra i due enti religiosi vicini premiò la chiesa motivi di ulteriore interesse quali indicatori del castello di Montemassi, che ottenne pri­ dell’impatto esercitato dall’incastellamento ma della fine del Trecento il titolo e le fun­ sulla geografia del potere: il notevole impe­ zioni plebane, mentre l’antica canonica ven­ gno architettonico è certamente da collega­ ne soppressa e abbandonata. Alcune indica­ re all’energica azione promotrice del guiglie­ zioni sulla cronologia dell’affermazione della sco Ranieri del fu Ranieri e, forse, del vescovo cappella castrense a discapito della chiesa di Roselle12, mentre il suo naufragio può esse­ canonicale, originariamente molto potente re ricondotto al rapido successo conseguito e prestigiosa 9, provengono dall’analisi delle dalla contrapposta politica degli Aldobrande­ strutture architettoniche di quest’ultima, per ecclesiastici della diocesi di Grosseto compilato in quell’anno (Archivio di Stato di Siena, da ora in poi 8. FARINELLI 1990, pp. 46-48. Inoltre, se accantoniamo l’ipotesi di una dipendenza della chiesa di S. Andrea ASS, Lira 416, cc. 87-96). dai canonici di S. Genziano, un ulteriore indizio della 10. MARRUCCHI 1998, pp. 65-66, 108-112. accennata concorrenzialità tra i due enti religiosi si 11. Sull’abbandono del cantiere prima della individua in una clausola dell’atto del settembre 1075/ conclusione dei lavori di copertura della chiesa cfr. in 1076, ove i coniugi aldobrandeschi dichiarano: particolare MARRUCCHI 1998, p. 65. «insuper eidem ecclesiæ stabilimus ut si aliqua persona, 12. Il coinvolgimento del presule rosellano nella masculus vel femina, liber vel servus, de nostris bonis, promozione e nel sostegno della canonica di Caminino q[uæ] a nobis in beneficio vel alio modo possident risulta assai probabile anche in considerazione del aut possidebunt, pro suis animabus eidem ecclesiæ in complessivo quadro diocesano: nella diocesi di Roselle Montemasso constructæ, vel canonicis plebis sancti le chiese battesimali che ospitavano collegi canonicali Gentiani, iudicabunt aut dabunt, prelibata sancti costituirono i più solidi baluardi del sistema plebano Andreæ ecclesia firmiter habeat et possideat, tamquam di fronte al progressivo affermarsi dell’egemonia si a nobis eidem ecclesiæ fuissent donata ac tradita» esercitata dai castelli – e in special modo quelli (cfr. Appendice n. 2). aldobrandeschi – sui quadri insediativi e su quelli della 9. FARINELLI 1990, p. 46. La canonica di Caminino fu cura d’anime. Non è un caso che nella diocesi di abbandonata prima del 1431, dal momento che essa Roselle proprio alle chiese battesimali connesse nei non compare nel dettagliato elenco fiscale degli enti secoli XI-XIII a collegi canonicali siano riconducibili

41 42 Fig. 1 – Canonica di Caminino. Pianta (rilievo 1986). schi, tesa ad eclissare il prestigio e la ricchezza nica, erano comprese già alla fine del secolo della canonica, contrapponendole la chiesa ca­ XI nell’area di influenza di questo castello, stellana di S. Andrea e, presumibilmente, an­ poiché la donazione del settembre 1075­ che il vicino monastero di S. Salvatore di Giu­ 1076 menziona una serie di terreni e di azien­ gnano, fortemente legato alla casata. de contadine ubicate perlopiù in questa Per quanto concerne l’insediamento di Mon­ zona 15. Per il secolo XI, comunque, la docu­ temassi, dal punto di vista dell’indagine do­ mentazione disponibile non contiene una cumentaria, solo attraverso alcuni atti rela­ chiara definizione dei territori castrensi, dal tivi ai primi decenni del XIII secolo è possi­ momento che i beni descritti negli atti del bile cogliere il successo dell’iniziativa aldo­ 1075 e 1075-1076 sono aziende contadine brandesca nel promuovere il castello ponen­ (masie), singoli appezzamenti di terreno (ter­ dolo alla testa di un territorio signorile assai re, petie de terra, vinee, campi, agresta) op­ ampio e raccogliendo attorno ad esso una pure edifici e aree edificabili (case, casine, popolazione consistente e dotata di una or­ casalina, sedilia) 16, designati semplicemente ganizzazione comunitaria. Le prime tracce con il toponimo o con il nome del conces­ della presenza di un rurale a Mon­ sionario dell’azienda contadina, senza che temassi risalgono al 1203, allorché il colle­ fosse specificata in alcun modo l’appartenen- gio consolare che rappresentava la comuni­ za ad un determinato territorio castrense 17. tà era in grado di controllare per conto de­ In ogni caso, questo stesso tratto collinare ri­ gli Aldobrandeschi le vie di traffico del sale sulta inserito entro il distretto del castello di che attraversavano il territorio castrense 13. Montemassi almeno dalla metà del XIII seco­ Lo stabile inserimento di Montemassi nel do­ lo, quando venne complessivamente definito minato aldobrandesco emerge, per i primi «planum illustrium virorum dominorum Il­ decenni del XIII secolo, dagli elenchi che in dibrandini et Ildibrandini Dei gratia comitum questi anni indicavano i principali possedi­ palatinorum de Montemaso», con chiaro ri­ menti della casata, fino a quando, dopo la ferimento alla proprietà esercitata sul castello morte del conte Ildebrandino VIII (1212 ca.) e sul relativo territorio dai conti aldobran­ le lotte per la spartizione del patrimonio fa­ deschi Ildebrandino di Guglielmo e Ildebran­ miliare tra i suoi quattro figli condussero al- dino di Bonifacio 18. l’inserimento del castello nel dominio di uno di essi, Guglielmo 14. 15. Cfr. Appendice n. 1. 1.2. Il castello e il suo territorio: note sulle 16. Il termine “sedile” è qui utilizzato nell’accezione di «locus idoneus ad costruendum aedificium», cfr. dinamiche insediative DU CANGE 1840-1850, t. VII, p. 395. 17. L’assenza di riferimenti a distrettualizzazioni PER UNA DEFINIZIONE DEL TERRITORIO CASTRENSE intermedie (quali piviere, curtis o castello di riferimento) rende difficoltoso e talvolta impossibile Le colline dominate dall’altura di Montemas­ l’inquadramento topografico di tali beni, anche in si, tra il corso dell’Asina e quello del Follo­ considerazione della loro notevole dispersione spaziale e della mancanza di un ordine topografico nelle liste documentarie in cui vengono elencati. 18. Alla metà del XIII secolo la vasta area pianeggiante gli unici edifici religiosi secolari esterni ai castelli di sulla sinistra del Bruna, compresa tra Montelattaia e cui si possono rilevare ancora oggi elementi Giugnano ad est (località incluse entro il patrimonio architettonici consistenti. Oltre al caso di Caminino, di S. Galgano in val di Merse) ed il distretto del castello particolare per la sua precocità, sono state infatti di Pietra ad ovest (controllato dai Pannocchieschi), registrate rilevanti strutture romaniche databili ai era certamente inserita nel territorio di Montemassi, secoli XII-XIII solo per le canoniche di Pogna/Poggio come emerge da una lettera inviata da Paganello di alle Mura, Scarlino e Roselle/la Canonica, vale a dire Bernardo Pannocchiensium de Petra ove si faceva per chiese ubicate in aree ove l’egemonia politica riferimento al «planum… de Montemaso» ed alle aldobrandesca risultava in buona misura «[terras] de sancto Galgano in corte Iuniani», entro i controbilanciata da altre forze e soprattutto dalla quali gli uomini di Pietra avrebbero effettuato alcune robusta presenza patrimoniale della Chiesa rosellana. scorrerie. Cfr. ASS, Concistoro 1773, ins. 58, ove le Cfr., da ultimo, MARRUCCHI 1998. parole «in corte Iuniani» sono state successivamente 13. CV, I, n. 67. cassate; regesto in GIORGI 1990, pp. 287-288, n. 33, 14. FARINELLI 1997; COLLAVINI 1998, ad vocem. cfr. anche FARINELLI 1997.

43 Solo a partire dagli ultimi decenni del Due­ sembra difficilmente riconducibile ad un ge­ cento disponiamo di indicazioni documen­ nerico formulario notarile 20. Tra i toponimi tarie puntuali sui confini del districtus di in questione compare Cirtoia – identificabi­ Montemassi che, spesso, possono essere ri­ le con l’attuale località Cintoia presso la costruiti in modo piuttosto dettagliato 19. A quale si individuano i resti di un abitato di sud il torrente Bruna separava la curia di età romana –, dove, secondo l’atto del set­ Montemassi da quelle di e di Pie­ tembre 1075/1076, aveva sede un lotto edi­ tra, mentre a nord-est il limite con il territo­ ficabile (sedile), il che conferma la valenza rio di quest’ultimo castello passava sul cri­ insediativa del sito. Considerazioni analoghe nale del Poggio Le Nebbiaie sino a raggiun­ suscita il riferimento ad una azienda conta­ gere Poggio Tre Termini; da qui partiva la dina, la masia «in loco Feriolo posita», si­ linea di confine che separava il territorio di tuata non lontano dalla canonica di Montemassi da quelli di Tatti e di Roccate­ Caminino, che venne definita «in casalino» derighi, rimanendo tangente esternamente probabilmente perché, vacante del condut­ ai villaggi di S. Benedetta e di Lavaiano. Il tore, aveva conosciuto lo smantellamento confine con proseguiva in­ delle strutture abitative ad essa connesse 21. cludendo entro il distretto di Montemassi La ricca documentazione dei secoli XIII e l’area di Poggio Paolo e di Caminino, da dove XIV, invece, apporta numerosi elementi per aveva inizio il confine con Sassoforte che formulare ipotesi sullo sviluppo insediativo giungeva verso est sino al Fosso della del territorio di Montemassi. Per quest’epo- Bandinella, a poca distanza da Giugnano, nel ca si può rilevare una sostanziale assenza di territorio di . Il fosso della abitazioni esterne al castello, anche in quel­ Bandinella costituiva anche il confine con il la stessa area collinare più favorevole all’in- distretto del castello di Lattaia, facendo in sediamento, dove i due atti del secolo XI la­ modo che buona parte dell’attuale Pian del sciavano intuire la presenza di strutture abi­ Volpi rimanesse dalla parte di Montemassi; tative. di seguito, il torrente Asina costituiva il con­ Immediatamente al di fuori dei limiti setten­ fine con il territorio di Montelattaia sino alla trionali del territorio di Montemassi ed in sua confluenza nel fiume Bruna, dove tor­ situazioni altimetriche relativamente eleva­ nava a toccare il territorio di Giuncarico. te, è documentata, a partire dagli ultimi de­ cenni del XIII secolo, l’esistenza due villag­ I QUADRI INSEDIATIVI: PRIME OSSERVAZIONI gi raccolti attorno ad una chiesa rurale: si tratta della villa di san Giusto a Lavaiano e Si è già accennato che la documentazione dell’abitato sorto presso la chiesa di santa del secolo XI allude alla presenza di dimore Benedetta, entrambi compresi nella curia di contadine nella campagna di Montemassi, Roccatederighi. Infatti, la vendita al comu­ ma, sotto il profilo della maglia insediativa, ne di Siena effettuata nell’aprile 1294 da non lascia intuire se esse fossero radunate in Guasco del fu Guglielmo, dei signori di Roc­ villaggi oppure sparse sul territorio. catederighi, dei diritti vantati su questo ca­ Nell’atto del luglio 1075, in riferimento ad una serie di microtoponimi, sono menzio­ 20. Riportiamo la formula in questione relativa alla nate anche alcune strutture abitative median­ definizione dei beni donati alla chiesa di S. Genziano: te l’uso di una formula molto dettagliata, che «I sunt omnibus casis et casinis et casalinis et sortis adque terris et vineis, seu rebus illis qui sunt positis in loco…, ubicumque de predictis terris et rebus esse 19. Indicazioni sui confini medievali e moderni del inveniuntur casis et casinis seu casalinis, adque terris distretto di Montemassi provengono da CV, III, n. 989, et rebus vero ipsis, cum fundamentis et omne edificiis, (1294 aprile 14-15); CV, IV, nn. 997-998 (1294 agosto vel universis fabricis suarum, seu curtis, ortis et terris, 28, settembre 5, dicembre 17, 1295 gennaio 15); CV, et vineis, et olivis, silvis, virgareis, pratis, pascuis, cultis III, n. 868 (1330 febbraio 27); ASS, Capitoli 163, c. rebus vel incultis» (cfr. Appendice, n. 2). 20r: «Chapitoli et termini infra Montemassi e la Rocha 21. La donazione del settembre 1075/1076 menziona Tederighi» (1469); ASS, Quattro Conservatori 1725, una «Masia in casalino posita in loco Feriolo, quæ cc. 13-20 (6 marzo 1647); ASS, Spedale 1410, cc. 191­ iam fuit recta per Teutjonem alamannum». Cfr. 192 (1682 febbraio 15-maggio 26). Appendice, n. 2.

44 stello e sul suo territorio comprendeva an­ Probabilmente un villaggio si sviluppò an­ che quelli esercitati «in ecclesia sancte Marie, che presso la chiesa da San Lornano, ubicata sita in dicto castro, et in ecclesia santi Iusti, in corrispondenza dell’attuale Selvello – area sita in villa de Lavaiano, et in ecclesia sante occupata da un consistente insediamento di Benedicte sita in curia dicti castri» 22. età classica – che ancora nella seconda metà Una documentazione relativamente ampia del Trecento risultava dotata di un edificio concerne anche la chiesa di S. Giusto e la villa ecclesiale e di un proprio patrimonio fondia­ di Lavaiano attestata già nel 1267 23. Del re­ rio 29. In attesa di prospezioni archeologiche sto, il già citato atto dell’aprile 1294 testimo­ mirate, non siamo in grado di stabilire se il nia che i diritti signorili consuetudinari vanta­ Castellare, le cui mura risultavano ancora ti dai domini su Roccatederighi e sul suo ter­ chiaramente riconoscibili durante i secoli ritorio comprendevano anche un «salarium XIV e XV, sia o meno un insediamento for­ viginti librarum denariorum per annum, tificato con fasi di occupazione medievali 30. quod salarium solvi debet ab hominibus de È probabile, infine, che la crescita di Mon­ castro predicto et ab hominibus de Lavaia­ temassi si sia prodotta anche in conseguen­ no», vale a dire un tributo versato dagli abi­ za dell’abbandono dell’abitato di Morrano, tanti dei due principali nuclei insediativi situato in prossimità di Giuncarico, che, compresi nel distretto castrense 24. Un atto analogo, concernente la presa di possesso di altri beni situati nel territorio di Roccatede­ 29. Una proprietà appartenente alla chiesa da Lornano in luogo detto Santo a Lornano è citata in Biblioteca righi ed acquistati nel dicembre 1294 dal co­ Comunale degli Intronati di Siena (BCS), Ms. A III mune di Siena, attesta che Lavaiano era al- 21, c. 131, ove a c. 132 è descritto un appezzamento l’epoca un villaggio accentrato, difeso e rac­ posto a chapo la Selva di Colle Catenaya, a presso ala 25 chiesa da San Lornano. A testimoniare l’importanza chiuso da fossati e carbonarie . del sito riverberata dalla ricchezza di toponimi ad esso La chiesa di S. Benedetta, del cui impianto collegati, la medesima fonte ricorda:Piano di Lornano, romanico si conservano solo alcuni lacerti Butrello di Lorano, Colle di Lorano, Collari di Lorano, Lama di Lorano. Secondo una Storia di S. Giovanni inglobati nelle strutture del podere omoni­ Gualberto, redatta dall’erudito Eudossio Loccatti, la mo, era situata in prossimità del confine tra chiesa di Lorano sarebbe stata dipendente dal i territori castrensi di Tatti, Montemassi e monastero vallombrosano di S. Pietro a Monteverdi. 26 Alcuni indizi lasciano supporre che la vitalità degli Roccatederighi . Essa risulta officiata alme­ insediamenti poi abbandonati in seguito all’afferma- no sino al 1338 27, ma nella documentazione zione del castello di Montemassi fosse legata all’effi- da noi esaminata non risulta connessa ad una cienza di una antica rete viaria. Lornano sembra in­ sistere sulla Via Carraiuola (Ibidem, c.135v.); a Cintoia villa, sebbene su una sommità situata a bre­ conduceva la Carraritia nel piede di Lama (Ibidem, ve distanza (quota 231) sia stata individuata c.138) identificabile con la via antica et carraria del attraverso l’aereofotointerpretazione una settembre 1075/1076 (essa è infatti adiacente allaterra Listoranise et Cinctorise). La canonica di Caminino anomalia forse riconducibile ad un insedia­ sorge addirittura ai bordi di una strada romana ancora mento medievale 28. riconoscibile, ma essa sembra anche interessata da una direttrice nord-sud: è lecito ipotizzare che la via de Lupompeso, adiacente nel 1072 alla pieve di Tabiano, 22. CV, III, n. 989: 1294 aprile 14-15. passasse anche dalla canonica, se viene posta in 23. Le disposizioni testamentarie dettate nel maggio relazione al toponimo Lupompesi ricordato nella 1267 da Bernardino del fu Mangeri dei Lambardi di Tavola delle Possesssoni di Roccatederighi come non Roccatederighi riguardavano anche alcuni beni facenti distante da Caminino. Cfr. FARINELLI 1996, p. 70. capo a questa villa. Cfr. ASS, Diplomatico Bichi 30. Il ricordato inventario di beni fondiari redatto Borghesi, 1267 maggio 14 (K 211). nel secondo Trecento menziona, ad esempio una «terra 24. CV, III, n. 989: 1294 aprile 14-15. lavoratia, posta nela detta corte e luoco detto e 25. L’immissione nel possesso venne perfezionata da contrata del Castellare, ala quale dal’una parte è di un rappresentante del comune cittadino anche Chelino de Andrea e de Frate Cione e dal’altra el «intrando ecclesiam dicte ville [de Lavaiano] et plateas Castellare» (Cfr. BCS, Ms. A III 21, c.95v). Ancora et fossos et ascendendo et descendendo carbonariam nel 1469, una confinazione tra i territori di dicte ville» (CV, IV, n. 1017: 1294 dicembre 17-1295 Montemassi e Roccatederighi menzionava le sue mura gennaio 15). come punto di riferimento ben riconoscibile: «Item seghue il sesto termine e vanne insino in sul chastellare 26. GUERRINI 1996, p. 144. posto in sul muro del detto chastellare a capo 27. ASS, Notarile 50, cc. 9, 45. Chaminino, murato alto per li sopradetti» (cfr. ASS, 28. Cfr. ASFT 12747, anomalia 111. Capitoli 163, c. 20r).

45 verosimilmente, ne assorbì la maggior parte Proprio in relazione all’estensione della cin­ del territorio e della popolazione 31. Possiamo ta di Montemassi nella seconda metà dell’XI avanzare tale ipotesi in relazione alla probabi­ secolo appare fecondo di implicazioni lo stu­ le identificazione della «ecclesia sancti Dona­ dio del rapporto topografico tra il castello e ti», un terzo della quale e dei relativi beni ven­ la chiesa di S. Andrea ad esso pertinente. In ne donata nel settembre 1075/1076 alla chie­ base al dettato della donazione del settem­ sa di S. Andrea di Montemassi, con la chiesa bre 1075/1076 una «ecclesia» intitolata a S. di S. Donato di Morrano, ed in relazione al- Andrea risulta costruita «infra castellum de l’estensione del distretto bassomedievale di Montemasso» 34, ma non possiamo identifi­ Montemassi sino quasi all’area di Morrano. care sic et simpliciter la chiesa menzionata In conclusione, relativamente al quadro in­ nel secolo XI con l’attuale parrocchiale di S. sediativo che caratterizzava l’area di Mon­ Andrea posta sulle pendici meridionali del- temassi, si ha la netta impressione che tale l’altura, entro il borgo più esterno del ca­ assetto prima del secolo XII fosse meno mar­ stello 35. Infatti, una prima analisi dell’attua- catamente contrassegnato dal ruolo egemo­ le edificio ecclesiale ha evidenziato l’assen- ne che il castello rivestì chiaramente nel basso za di consistenti fasi costruttive romaniche 36, Medioevo 32. mentre in alcuni tratti basamentali delle mura perimetrali dell’attuale parrocchiale si con­ servano lacerti murari riconducibili alle fasi 1.3. Periodo V. Le strutture materiali del trecentesche dell’edificio. Le fonti documen­ castello tarie confermano l’attribuzione di questi la­ certi murari al XIV secolo ed alludono ad Per quanto concerne le forme ed i tempi di una realizzazione ex novo dell’edificio eccle­ una eventuale antropizzazione del sito di siale. Infatti il testamento dettato nel 1322 Montemassi durante le età anteriori alla sua da Nello di Inghiramo Pannocchieschi con­ configurazione come “castellum”, solo lo teneva un legato di duecento lire destinate scavo stratigrafico potrà individuare le fasi di «pro constructione et hedificatione nove ec­ occupazione dello sperone su cui è sorto l’in- clesie fiende in burgo de Montemassi» di cui sediamento, facendo emergere in caso di esito doveva occuparsi, in qualità di «operaria et positivo residue strutture materiali indicative executrix», la figlia Fresca, che Nello depu­ in tal senso. Per il periodo successivo, invece, tò «ad ordinandum et cito hedificandum analogamente ai casi di Campiglia Marittima ecclesiam sancti Andree apostoli in burgo de e Suvereto, sembra che il circuito murario di Montemassi, ubi incepta est» 37. Ad ogni Montemassi in una sua fase più antica com­ modo, solo ulteriori indagini potranno chia­ prendesse soltanto l’area sommitale dell’al- rire se si trattò di una ricostruzione ex novo tura, abbracciando il lieve pendio sino al nel sito precedentemente occupato da un punto in cui esso degrada bruscamente 33. analogo edificio ecclesiale, oppure se, come ci sembra più probabile, la chiesa più antica 31. La chiesa di S. Donato è probabilmente avesse una ubicazione diversa, magari collo­ menzionata già in un atto del 772; alla metà del secolo candosi in una posizione più centrale rispet­ X in Morrano detenevano beni alcuni grandi livellari del vescovo di Lucca e, forse, vi venne eretto un castello prima del 990 (KURZE 1972, docc. 19-20; MDL, V/3, n. 1331: 949 nov 14; D’ALESSANDRO quello di Suvereto comunicazione personale della NANNIPIERI 1978, n. 11). S. Donato di Morrano è attestata come pieve sino al 1073, mentre stessa che ha in corso uno studio su questo centro. successivamente è documentata come semplice 34. Per evitare una interpretazione errata di questa ecclesia: presumibilmente ereditò la funzione plebana espressione occorre tener presente che tra VIII e XI la vicina chiesa di S. Giusto (pieve menzionata per la secolo «[…] il valore di infra può […] variare non prima volta come luogo di rogito dell’atto del luglio solo da luogo a luogo e da tempo a tempo, ma nello 1075, cfr. Appendice, n. 2). Sulla chiesa di S. Donato stesso luogo e nello stesso tempo sotto la penna di un cfr. anche MARRUCCHI 1998, p. 129. notaio diverso» (SETTIA 1988). 32. Per alcuni confronti con realtà vicine vedi DALLAI, 35. Cfr. infra § 2.2. FARINELLI 1998 e FARINELLI, GIORGI 1998, pp. 178-181. 36. MARRUCCHI 1998, pp. 166-167. 33. Per il caso di Campiglia cfr. BIANCHI 1997, per 37. ASS, Diplomatico Ospedale, 1332 febbraio 9.

46 to al castello del secolo XI ed in un sito meno vergenti scelte politiche abbracciate dai due soggetto ai gravi problemi creati dal deflus­ rami della famiglia, rimasero una proprietà so delle acque piovane provenienti dalla so­ comune fino agli anni Settanta del Duecen­ vrastante rupe su cui sorgevano il cassero ed to, anche se nel 1259 il castello risultava di il «castrum superior» 38. fatto controllato da Ildebrandino di Gugliel­ In via congetturale possiamo identificare la mo, conte di -. In quell’an- chiesa dell’ XI secolo con l’edificio absidato no Montemassi ospitava anche truppe fio­ riconoscibile nell’estremo margine orienta­ rentine, che erano state inviate per rafforza­ le della cinta muraria 39. In base a questa ipo­ re le sue difese in ragione dell’appartenenza tesi la primitiva chiesa di S. Andrea non ri­ del conte e del comune di Firenze allo schie­ sulta orientata secondo i canoni tradiziona­ ramento anti-imperiale. Proprio in questo li, poiché il suo catino absidale rimane ri­ periodo Montemassi subì un lungo assedio volto a nord-ovest; piuttosto, la disposizio­ da parte dell’esercito senese, il quale, sul- ne dell’edificio sembra finalizzata a farne l’onda del successo riportato a Montaperti coincidere il lato maggiore con il tratto orien­ (settembre 1260) riuscì ad espugnarlo e a tale della cinta muraria, mentre la sua ubi­ distruggerne le fortificazioni 41. cazione può essere ricondotta anche all’in- Dopo la battaglia di Benevento e la morte di tento di costruire una chiesa che fosse «in re Manfredi (febbraio 1266), le conquiste contatto visivo» con la canonica di S. militari operate in Maremma dal comune Genziano, posta proprio nella campagna senese sotto la bandiera ghibellina apparve­ prospiciente e con la quale S. Andrea di ro in grave pericolo. In questo contesto, l’11 Montemassi sostenne un lungo confronto – luglio 1266 un procuratore del comune di come si è visto – per affermare il proprio Siena venne formalmente immesso nel pos­ prestigio religioso 40. sesso del podium di Montemassi e dei relati­ vi nemora e pascua, unitamente a tutta la sua iurisdictio ed ai reddita et proventa a 2. DAL DOMINIO DEGLI questi connessi 42. ALDOBRANDESCHI Una volta conclusasi vittoriosamente la lot­ ALL’INSERIMENTO NELLA ta contro lo schieramento filo-imperiale ed COMPAGINE SIGNORILE in seguito al consolidamento del partito guel­ PANNOCCHIESCA (1260-1328) fo al governo di Siena, Montemassi venne ricostruito e ripopolato almeno in parte sot­ to la guida di Ildebrandino di Guglielmo 2.1. Il contesto politico-istituzionale Aldobrandeschi. Il castello fu infatti compre­ so tra i centri sottoposti al dominio diretto Verso la metà del Duecento la casata aldo­ di questo conte nella divisione del patrimo­ brandesca era divisa in due rami, l’uno, dei nio aldobrandesco effettuata nel dicembre conti di Sovana-Pitigliano, aperto sostenito­ 1274, quando il suo valore venne stimato re della parte guelfa e facente capo a Gu­ nell’ordine di 10.000 fiorini 43. Un esplicito glielmo ed ai suoi discendenti, l’altro, dei riconoscimento della legittima appartenen­ conti di Santa Fiora, che si appoggiava a Sie­ za di Montemassi ai conti di Sovana- na ed allo schieramento ghibellino. Monte­ Pitigliano da parte dei conti di Santa Fiora massi ed il suo territorio, nonostante le di­ risale al 1286, quando Ildebrandino Novel­ lo ed i fratelli cedettero a Guido da Montfort,

38. Considerazioni analoghe in KURZE 1985 per la chiesa di S. Leonardo di Arcidosso. 41. FARINELLI 1997, pp. 44-48. 39. Tale struttura, presente anche nella pianta delle 42. Cfr. FARINELLI 1997 e Appendice, n. 3. fortificazioni di Montemassi eseguita attorno alla metà 43. COLLAVINI 1998, pp. 362, 341. L’ingente valore del secolo XVI, conservata in Biblioteca Nazionale della stima costituisce un forte indizio a favore Firenze (BNF), Palatino, E.B. 15.6 (cfr. fig. 9, contr. dell’ipotesi che già nel 1274 il castello fosse stato Parenti), è forse pertinente ad un edificio ecclesiale. ricostruito e che vi risiedesse un numero di uomini 40. FARINELLI 1990. non trascurabile.

47 marito di Margherita, figlia di Ildebrandino ro di Nello 48. Il castello nel 1328 subì un di Guglielmo, tutti i diritti residui da loro nuovo assedio e fu conquistato da parte del- vantati su questo castello 44. l’esercito del comune di Siena attraverso Nel giugno 1287, però, lo stesso Guido ven­ un’imponente operazione bellica che è stata ne fatto prigioniero dagli Aragonesi, nelle immortalata nel celebre affresco raffiguran­ cui carceri rimase sino alla morte, avvenuta te “ all’assedio di nel 1292 45: è possibile che già in questo pe­ Montemassi” collocato in una sala del Pa­ riodo si instaurasse, in via informale, una lazzo Pubblico di Siena 49. qualche sorta di dominio sul castello di Montemassi da parte di Nello di Inghiramo 2.2. Periodo IV. Considerazioni topografiche Pannocchieschi, esponente di spicco dello ed insediative schieramento guelfo in Maremma, che pos­ sedeva il limitrofo castello di Pietra e che La distruzione operata nel 1260 dall’eserci- nei primissimi anni del Trecento risulta con­ to senese dopo la conquista di Montemassi 46 trollare militarmente anche Montemassi . produsse l’abbattimento non solo delle mura, Non è dato sapere se il dominio esercitato che furono completamente rase al suolo, ma da Nello di Inghiramo Pannocchieschi si basò anche delle abitazioni presenti al loro inter­ su una qualche formale trasmissione della no, come emerge da una serie documentaria proprietà del castello di Montemassi, come molto dettagliata relativa agli anni 1260­ ad esempio in occasione del matrimonio 1266 50. contratto dallo stesso Nello con Margherita Non disponiamo di documentazione scritta Aldobrandeschi, avvenuto prima dell’anno che illumini sotto questo profilo le vicende 1300 e sul quale, purtroppo, non ci sono di Montemassi per il periodo successivo alla 47 pervenute testimonianze chiare . ricostruzione del castello seguita alla distruzio­ In ogni caso, durante gli ultimi decenni del ne del 1260, poiché alcuni atti di poco poste­ Duecento la signoria dei conti di Sovana- riori alla sottomissione a Siena che offrono Pitigliano cedette il passo a quella esercitata spunti consistenti per ricostruire la fisiono­ dai Pannocchieschi, famiglia comitale la cui mia dell’insediamento si prestano difficilmen­ fortuna nell’area fu sostenuta proprio dai te ad una lettura in chiave retrospettiva. legami intrattenuti con Firenze, Siena e la Di modesto ausilio risulta anche l’iconogra- parte guelfa toscana, nel quadro complessi­ fia del dipinto del di Siena. vo del declino dell’egemonia pisana e ghi­ Infatti, sebbene testimonianze coeve indichi­ bellina in Maremma. no che la raffigurazione di Montemassi era Montemassi durante i primi decenni del XIV fedele alla realtà 51, proprio la porzione di secolo fu coinvolto nello scontro che oppo­ sinistra di questo affresco comprendente il se il suo signore al comune di Massa Marit­ castello risulta completamente ridipinta a tima, e venne usurpato prima del 1322 da seguito dei danni prodotti da una infliltra­ Bindino dei Cappucciani di , gene­ zione di umidità in un periodo anteriore al 1529 52. Non è dato conoscere, quindi, con

44. SCHNEIDER 1907, n. 931. certezza se con tale ridipintura si sia ripro­ 45. CIACCI 1935, I p. 248. 46. Secondo fonti cronistiche tra il 1303 ed il 1304 il 48. MILANESI 1859, p. 30. castello era occupato da Nello Pannocchieschi; 49. Cfr. da ultimo SEIDEL 1982. leggiamo infatti in una cronaca orvietana: «…exercitus ubv. iverunt contra dominum Nellum de Petra et 50. Per una dettagliata analisi della documentazione posuerunt campum super Monte Masseri et super in questione cfr. FARINELLI 1997. Petra et Magnante frater domini Nelli fecit mandata 51. Questa è la testimonianza del cronista Agnolo di comunis Urbv. Deinde exercitus ivit super Monte Tura: «Montemassi e Sassoforte li fero dipegnare i Maxa. Et dominus Nellus iuravit mandata comunis signori Nove di Siena, a l’esempio come erano, i quali Urbv. et restituit.l. boves qui sui astulerant et fuit furo dipenti nel palazo grande di sopra nella sala, e fu condemnatus in mille florenis sindico comunis» il maestro Simone di Lorenzo da Siena ottimo maestro, (GAMURRINI 1889, n. 28). fu d’aprile 1330» (Cronache Senesi, p. 496) 47. Per tale questione, ampiamente dibattuta nella 52. Cfr. SEIDEL 1982, p. 24; cfr. anche il contributo di letteratura erudita di inizio secolo cfr. CIACCI 1935. Roberto Parenti in questo volume.

48 dotta fedelmente l’immagine precedente, op­ Infine, possiamo notare che anche a Monte­ pure si sia raffigurata la fisionomia più tar­ massi, analogamente a quanto è emerso per da della rocca, anche perché in questa fase altri castelli maremmani, durante il secondo ancora preliminare, le indagini storico-ar- Duecento e per tutto il Trecento gli unici edi­ cheologiche sulle vicende architettoniche fici dotati di funzione abitativa documentati della rocca non hanno condotto ad acquisi­ al di fuori delle mura castellane sono gli opi­ re elementi utili per stabilire se si trattò di fici idraulici, che, per ovvie ragioni, non po­ una fedele riproduzione dell’immagine pre­ tevano subire l’attrazione insediativa dei ca­ esistente oppure della realistica rappresen­ stelli 56. Il sopra accennato testamento del tazione di una situazione architettonica più 1322 nomina il «molendinum de Assina», tarda 53. identificabile nell’attuale “Molinello” posto Ai nostri fini, possiamo solo rilevare che su questo torrente, mentre la documentazio­ nell’unica porzione dell’affresco che interessa ne del secondo Trecento menziona il Muli­ il castello certamente anteriore alla ridipin­ no del Priore, probabilmente appartenuto al tura è rappresentato un tratto di cortina di­ Priore della Canonica di S. Genziano a fensiva che viene lasciato intravedere su un Caminino, ed il Mulino di Carpina 57. fianco della scoscesa rupe ove sorge la roc­ ca: a nostro giudizio questo particolare co­ stituisce un chiaro indizio che prima del 1328 3. MONTEMASSI: CASTELLO DEL il borgo meridionale del castello era già cin­ COMUNE DI SIENA (1328-1369) to da una cerchia muraria, della quale si in­ dividuano ancora alcuni tratti di paramento in filaretto ed una porta di accesso medieva­ 3.1. Il contesto politico-istituzionale e le. Dobbiamo quindi supporre che il riferi­ l’assetto fondiario mento, contenuto nel testamento di Nello di Inghiramo Pannocchieschi del 1322, alla In seguito agli eventi bellici del 1328 il ca­ costruzione di una «nova […] ecclesia sancti stello di Montemassi unitamente al suo ter­ Andree apostoli», ubicata «in burgo de Mon­ ritorio passò, per diritto di conquista, sotto temassi, ubi incepta est», conceresse, come il dominio diretto del comune di Siena. In­ accennato, l’attuale parrocchiale di S. An­ fatti, il primo settembre 1328, su proposta drea, che, effettivamente, risulta collocata in del podestà di Siena, il Consiglio Generale corrispondenza del principale asse viario asse senese approvò una norma, che venne inse­ del borgo meridionale del castello 54. Non è rita nello statuto comunale e mediante la chiaro se la definizione come semplice quale si stabiliva «quod dicta terra de Mon­ “ecclesia” testimoni, invece, che S. Andrea te Massi, castrum, fortilitia, iurisdictio et ancora non era stata elevata alla dignità ple­ districtus eiusdem libere et plene perveniant bana, e che, quindi, il riferimento ad una et pertineant ad proprietatem Comunis pieve di Montemassi contenuto nell’elenco Senarum pleno iure et quod pro Comuni delle Rationes Decimarum del 1301 sia, in Senarum possideantur in perpetuum, realtà, ancora da attribuire alla pieve cano­ auctoritate presentis reformationis» 58. Con­ nicale di S. Genziano a Caminino, peraltro testualmente venne predisposto un mecca­ menzionata come «plebes de Caminino» nel nismo giuridico teso ad evitare l’affermazio- medesimo elenco 55. 56. Per situazioni analoghe cfr. i casi di Pietra, e Campagnatico su cui CHERUBINI 1974, 53. Su tale tematica cfr. il contributo di Roberto pp. 231-311, DALLAI, FARINELLI 1998, FARINELLI, GIORGI Parenti in questo volume, ove si presuppone una fedele 1998, pp. 178-181. ridipintura dell’affresco più antico. 57. Cfr. MILANESI 1859, p. 30; BCS, Ms. A III 21; 54. MILANESI 1859, p. 30. ASS, Vino e Terratici 10. 55. GIUSTI, GUIDI 1942, pp. 186, 189, nn. 2919, 2956; 58. SEIDEL 1982, appendice documentaria a cura di sui risvolti insediativi del trasferimento entro i castelli Stefano Moscadelli, n. 5, pp. 37-38; cfr. anche Statuto delle chiese plebane toscane cfr. CHERUBINI 1984, pp. 1337-1339, Distinzione I, rubrica 299: «De castro 351-360. Montis Massi conservando apud Comune Senarum».

49 ne su Montemassi di poteri signorili diversi Infine, ad ogni famiglia contadina venne da quello del comune di Siena: nessuno conferito un lotto edificabile (casalino), si­ avrebbe potuto acquisire a titolo di proprie­ tuato nel borgo del castello «vel alibi ubi tà beni immobili nel castello o nel suo terri­ visum fuerit infrascriptis offitialibus», ove i torio, se prima non avesse rimborsato al co­ rispettivi concessionari sarebbero stati tenuti mune cittadino, in proporzione, una quota ad «incipere hedificare, seu hedificari facere, delle spese sostenute da quest’ultimo in oc­ domum in et super casalino sibi asignando» casione «obsessionis et expugnationis, entro tre mesi dall’assegnazione ed a com­ cavalcaturarum et aggressurarum que pro pletare la costruzione nell’arco di un anno 61. Comuni Senarum facte sunt pro habendo Per sopperire ai bisogni dei coloni, il comu­ dictam terram de Monte Massi», spese che ne di Siena riservò a demanio collettivo due­ complessivamente vennero commisurate in mila staiori – un’estensione pressappoco centomila fiorini d’oro, vale a dire in una equivalente a quella destinata alle lavorerie di somma pari a dieci volte la stima del valore ciascuna famiglia di cui si presupponeva l’in- dei diritti aldobrandeschi sul castello effet­ sediamento – ritagliati in terreni boschivi tuata nel 1274. («terrenum nemorosum et silvosum»), entro i Affermata, così, la piena proprietà su ogni quali i concessionari dei poderia avrebbero immobile, il comune di Siena predispose per potuto approvvigionarsi di legna da ardere e Montemassi un’opera di radicale riassetto di legname da costruzione «ad servitium fondiario 59, per molti versi simile a quella habiturorum dictorum poderiorum» e dove adottata nelle terre nuove fondate dallo stes­ avrebbero potuto condurre il proprio bestia­ so comune in Maremma nel corso dei de­ me vaccino, ovino e suino («pro paschuis […] cenni precedenti (, Roccalbegna e et pro glandio»). ), che si basava sull’emanazione di Il comune di Siena, sostituitosi in questo ai franchigie a favore dei coloni, sul divieto di domini loci, si riservò il controllo diretto accumulare nelle stesse mani una quantità delle terre non assegnate e dei diritti di pa­ troppo elevata di beni fondiari e sul divieto scolo sull’intero territorio del castello, i cui di alienare ai Magnati i beni ottenuti in con­ proventi sembrano essere stati non irrilevan­ cessione. L’elemento nodale dell’operazione ti, se nel 1337 la gabella dei paschi di Mon­ fu costituito, come di regola, dalla indivi­ temassi fornì i fondi necessari per ripianare duazione e delimitazione, ad opera di uffi­ alcuni debiti contratti dal comune cittadi­ ciali del comune cittadino, di un certo nu­ no 62. mero di poderi all’interno del distretto ca­ Alcuni registri amministrativi nei quali ven­ strense; in questo caso furono costituite du­ nero inventariate le proprietà del comune ecento aziende contadine, destinate ad una di Siena, disponibili a partire dal periodo conduzione in affitto perpetuo. immediatamente successivo alla ridefinizio­ Ciascun podere assegnato era dotato di ter­ ne del complessivo assetto fondiario e sino re seminative dell’estensione di cento staiora, ai primi decenni del XV secolo, ci consento­ distribuite entro il distretto castrense in no di conoscere in dettaglio l’organizzazio- modo tale che «magis aptum erit et ne del territorio di Montemassi nel periodo commodum laborerie», e comprendeva ap­ pezzamenti più modesti, destinati alle col­ 1338, vale a dire a pochi anni dall’assegnazione dei ture intensive, anch’essi ubicati nelle aree più poderia, contiene, tra l’altro, alcuni riferimenti a terre vignate poste in «contrada de la Fonte al Borgo», a consone a tali attività produttive, vale a dire terre ortive situate «subtus Ianuam Burgi dicti castri» in prossimità dell’abitato e delle sorgenti ed «in pendiciis de Montemassi» (ASS, Notarile 50, d’acqua, come emerge dalla stessa fonte nor­ cc. 2-5, 31). Tale distribuzione delle terre destinate ad orto ed a vigna risulta documentata con continuità mativa: «terrenum pro ortali et vignali ubi a partire dal secondo Trecento sino al XIX secolo (Cfr. et qualiter eis commodius visum fuerit» 60. BCS, Ms. A III 21; ASS, Capitoli 163; ASS, Vino e Terratici 10; Montemassi e Roccatederighi; ASG, Antico Catasto, PAMPALONI 1906). 59. PICCINNI 1975-1976, p. 192. 61. ASS, Statuti, 23, cc. 197-200: 1328 novembre 12. 60. Un registro di imbreviature notarili redatto nel 62. BOWSKY 1976, p. 180.

50 in questione 63. Tuttavia, in questa sede non Nonostante l’iniziale successo della rifonda­ abbiamo utilizzato a pieno la notevole mes­ zione “senese”, Montemassi non riuscì a se di informazioni presente in tali fonti, poi­ configurarsi come consistente centro di po­ ché per il momento ci è parso sufficiente ap­ polamento per tutto il corso del Trecento, purare che i poderia distribuiti dal comune soprattutto a causa delle ripetute crisi che di Siena non erano costituiti da complessi colpirono la Maremma a partire dalla metà fondiari territorialmente coerenti, ma risul­ del secolo 67. tavano formati da una aggregazione di ap­ In una petizione presentata al governo sene­ pezzamenti anche di modeste dimensioni, to­ se dal comune e dagli uomini di Montemas­ pograficamente dislocati entro il distretto ca­ si il 26 luglio 1353 si affermava che nel no­ strense. vembre 1345 essi avevano ottenuto in affitto Durante il periodo in cui Montemassi fu perpetuo, rinnovato ogni 29 anni, dal comune immediatamente soggetto al comune di Sie­ cittadino «paschum, ghiandium, terraticum, na i massari del castello risultano organizza­ redditus et proventus, quos comune Senarum ti in un robusto comune rurale, della cui habet in terra, curia et districtu Montismassi» struttura facevano parte un consiglio mag­ in cambio delle corresponsione di cento fio­ giore e un consiglio minore 64. Il comune di rini d’oro e cinquanta moggia di frumento «ala Montemassi – proprietario di una “domus” picchiata» 68. All’epoca, però, il numero degli nel borgo, entro la quale si tenevano le as­ uomini di Montemassi superava le 220 unità, semblee consiliari – rivestiva un ruolo rile­ ma di lì a poco, per le mortalitates connesse vante nella vita economica della comunità e alla Peste Nera del 1348, «defecerunt homines rappresentava, sul piano politico, un punto supradicti in tantum quod.iicxx. homines qui di forza del governo senese in Maremma. tunc vigebatur ibidem reducti sunt ad La fedeltà del castello al governo senese, minorem numerum.l.»; quindi, nel 1349 comunque, era assicurata soprattutto dallo venne accordata una consistente diminuzio­ stanziamento di una guarnigione del comu­ ne della pensio dovuta, di cui nel 1353 il ne di Siena nel ridotto fortificato, denomi­ comune rurale ottenne la convalida ed una nato “cassero”. ulteriore proroga di due anni. Secondo le norme inserite nello statuto del Effettivamente, le redazioni posteriori alla comune di Siena del 1336-1337, la «custo­ metà del secolo degli inventari delle terre dia cassari de Monte Massi» era affidata ad poste nel territorio di Montemassi ed appar­ un castellano, eletto dai Signori Nove, la tenenti al comune di Siena testimoniano il massima magistratura comunale, con le me­ ritorno all’incolto (terra svaticata) per nu­ desime modalità impiegate per Castiglion merosi appezzamenti precedentementi mes­ d’Orcia 65. La particolare rilevanza militare si a coltura, dato questo che conferma in del cassero di Montemassi consigliò di inse­ buona sostanza le affermazioni contenute 69 rire nel medesimo corpus statutario una nor­ nella petizione del 1353 . ma diretta ad impedire che in nessun caso – neanche temporaneamente, in via eccezio­ questo ridotto fortificato a quella del cassero di nale ed a seguito di una esplicita autorizza­ Castiglion d’Orcia ponendola su un piano superiore rispetto ad altre fortezze del dominio senese. Cfr. zione – il castellano di Montemassi potesse ibidem, Distinzione quarta, rubrica 116: «Quod abbandonare la fortezza 66. castellani non exeant de cassaris rubrica», nella quale si fissa in 1000 lire la multa da infliggere ai castellani di Castiglion d’Orcia e Montemassi che si fossero allontanati dal proprio cassero, in 500 lire per quelli di 63. BCS, Ms. A III 21; ASS, Capitoli 163 e ASS, Vino Arcidosso, in 200 per quelli di Sassoforte ed in 100 lire e terratici 10. «pro quolibet alio castellano cassarum aliter exeunte». 64. ASS, Notarile 50, c. 34 67. Cfr. tra l’altro BOWSKY 1964; PICCINNI 1975/1976; 65. Cfr. anche Statuto 1337-1339, Distinzione quarta, GINATEMPO 1988. rubrica 101: «De castellano Montis Massi rubrica», 68. ASS, Consiglio Generale 153, 1353 luglio 26, c. ove si stabiliscono le norme dirette alla «custodia 15v-17v. Sull’atto cfr. anche FRANCOVICH, PICCINNI cassari de Monte Massi» ed alla «electio castellani 1976, pp. 262-263; PICCINNI 1975/1976, pp. 198-199. ipsius». 69. Cfr. BCS, Ms. A III 21, ASS, Captitoli 163 e ASS, 66. Le fonti normative parificano l’importanza di Vino e Terratici 10.

51 3.2. Periodo III. Le strutture materiali del topografica del “castrum” di Montemassi nel castello «cassarum castri», attorno al quale si collo­ cava il «castrum superior de Montemassi» – Come accennato sopra, la colonizzazione del ove avevano sede alcune domus – e nel 1328 aveva programmato l’assegnazione di «burgus dicti castri», cinto anch’esso da 200 lotti edificabili nel borgo di Montemas­ mura 72 ed entro il quale si situava la «domus si o, eventualmente, nelle sue vicinanze, la comunis» 73. Del resto, nell’affresco del Pa­ cui costruzione era prevista nel giro di un lazzo Pubblico di Siena accanto alle fortifi­ anno 70. Se non è lecito presupporre su que­ cazioni della parte sommitale di Montemas­ sta sola base il successo dell’iniziativa di po­ si è raffigurato, sia pure per un breve tratto, polamento, possiamo però ritenerla in buo­ un circuito murario a difesa di alcune abita­ na parte riuscita in riferimento alla citata zioni contigue, mentre una più ampia cinta petizione del 1353, che testimonia come, in muraria circonda l’intero borgo sottostan­ occasione della colonizzazione, il comune di te: a prescindere dalla specifica datazione di Siena fosse effettivamente riuscito a convo­ questa parte dell’affresco ridipinta prima del gliare entro l’abitato circa 200 famiglie (in 1529, troviamo quindi confermata la rico­ essa, infatti, si fa riferimento alla presenza struzione dell’articolazione urbanistica tre­ in Montemassi di 220 homines «et ultra» per centesca di Montemassi, riscontrabile nelle il periodo precedente alla Peste Nera). evidenze materiali 74, in base alla quale ad L’auspicabile estensione delle indagini ar­ un cassero sommitale si affiancava un cheologiche all’area del borgo di Montemas­ «castrum superior» dotato di una propria si, quindi, potrà apportare utili elementi di distinta cinta muraria, mentre ad entrambi confronto con le risultanze delle ricerche si addossava un borgo fortificato sviluppato documentarie in relazione alla presenza o lungo le pendici meridionali dell’altura. Inol­ meno di un numero di edifici riconducibili tre, ancora nel XIX secolo si distinguevano al XIV secolo ed in merito al rapporto tra entro Montemassi una rocca ed una duplice preesistenze e costruzioni ex novo connesse cinta muraria, che separava l’abitato in due alla pianificazione urbanistica trecentesca. borgate 75. Da un primo esame delle strutture del cen­ Sebbene dalle fonti documentarie emerga tro storico, nell’area occupata dai borghi nettamente la rilevanza strategico-militare emerge la scarsa presenza di murature “ro­ del cassero di Montemassi sin dagli anni im­ maniche”, di cui si trovano tracce consistenti mediatamente successivi alla conquista cit­ solo nei tratti conservati della cinta muraria tadina, allorquando si stabilì che vi risiedes­ medievale e nella parte basamentale di alcu­ se un capitano affiancato da alcuni ni edifici. berrovieri 76, esse non consentono di ricostru­ Le fonti documentarie, dal canto loro, ap­ portano solo poche informazioni sulla tipo­ logia delle strutture abitative del borgo: si 72. Il registro notarile menziona due appezzamenti di terra situati «subtus ianuam burgi dicti castri» ed il tratta del riferimento ad un «cellarium de fossato del castello che, presumibilmente, cingeva subtus, cum palco cuiusdam sue domus», esternamente le mura del borgo (ASS, Notarile 50, posto «in burgo castri de Montemassi», che cc. 2-7). fa presumere l’esistenza in quel caso di un 73. Sul «cassarum castri de Montemassi» cfr. ASS, Notarile 50, c. 27v. Sul riferimento ad una «domus edificio a più piani, di cui quello seminter­ posita in castro superiori castri de Montemassi» cfr. rato era destinato a cantina 71. ibidem, cc. 1-2. Sulla «domus comunis de Montemassi Per quanto concerne, invece, il complessivo sita in burgo dicti castri», cfr. ibidem, cc. 8r, 21v. assetto urbanistico dell’abitato, alcuni rife­ 74. Cfr. il contributo di Giovanna Bianchi in questo stesso volume. rimenti contenuti in un registro di imbre­ 75. REPETTI 1833-1846, III, pp. 430-432; VISMARA viature notarili evidenziano l’articolazione 1976, p. 225. 76. Secondo la norma statutaria cui si faceva riferimento, i berrovieri avrebbero dovuto essere sei: 70. ASS, Statuti 23, cc. 197-200: 1328 novembre 12. Statuto 1337-1339, Distinzione I, rubrica 78. In realtà, 71. ASS, Notarile 50, c. 32. a partire almeno dal 1356, il loro numero era pari a

52 Fig. 2 – Canonica di Caminino. Prospetto della facciata occidentale (rilievo 1986). ire la sua articolazione architettonica inter- pilato a partire dall’aprile 1335, nel quale na. Scarne indicazioni in tal senso proven- vennero registrati anche i «massaritie et gono dal cosiddetto “libro dei casseri” com- arnesia que sunt in cassero de Montemassi», tra cui compare «una campana acta ad 77 otto cfr. (ASS, Concistoro 2164, ins. 17 e ASS, sonandum existens super dicto cassero» , Consiglio Generale 179, c. 9r: 20 febbraio 1369); del resto, anche il numero delle balestre disponibili entro il cassero nel 1356 era pari a otto (ASS, Casseri e 77. ASS, Biccherna 660, edito in ASCHERI, CIAMPOLI fortezze 33, c. 8). 1990, pp. 50-51.

53 identificabile con la campana «super turrim duta dei governi dei Nove (1355) e dei Do­ dicti cassari» menzionata negli inventari della dici (1368), l’affermazione di poteri neo-si- seconda metà del secolo 78 e presumibilmen­ gnorili su Montemassi ad opera di famiglie te raffigurata anche nell’affresco del Palaz­ magnatizie senesi. zo Pubblico, ove compare su un campanilet­ La caduta del governo dei Dodici ed il ruolo to a vela sulla sommità della torre di sinistra egemone esercitato dai Salimbeni durante i (torre A). Risulta, infatti, dalla documenta­ primi mesi sul nuovo governo dei Riforma­ zione di questo periodo che all’interno della tori 82 condussero ad un incremento del nu­ fortezza senese si distingueva una «torre» dal mero dei castelli del contado controllati da «cassero» vero e proprio (il palatium) e che esponenti di questa famiglia 83: nell’ottobre entrambi gli edifici erano dotati di più pia­ 1368 il governo senese fece dono ai Salim­ ni, come mostra anche l’evidenza materia­ beni dei castelli di Castiglion d’Orcia, Pian­ le 79. castagnaio, , Boccheggiano, Roc­ Inoltre, all’interno del ridotto fortificato catederighi e e cedette Batigna­ aveva sede una cisterna per la raccolta del- no a Giovanni di Minuccio, detto il Fon­ l’acqua piovana – ancora non emersa nelle da 84. Su Montemassi, collocato in un’area aree indagate –, alla cui presenza forse si al­ ove i Salimbeni stavano espandendo la pro­ lude anche nel menzionato “libro dei casse­ pria influenza a seguito dell’acquisto dei di­ ri” del 1335 – ove sono annoverati tra gli ritti del comune di Siena su Boccheggiano e oggetti custoditi alcune «secchie» ed un Roccatederighi, si appuntarono le mire del «secchione» – e che viene citata in due in­ loro alleato Giacomo Boccacci, che ottenne ventari redatti nel 1356, secondo i quali si però dal governo senese solamente una conservavano nella fortezza anche «due sec­ «provisione di contanti grossi» 85, poiché ri­ chie di rame con due pezzi di catene ala sulta che il 5 dicembre del 1368 il Consiglio citerna» 80 e «tre paia di funi per la citerna e Generale del comune cittadino era ancora per la canpana» 81. in possesso del «cassarium Montismassi» 86. Nel gennaio 1369 i Salimbeni, con l’appog- gio dell’imperatore Carlo IV, tentarono di 4. L’AFFERMAZIONE DI POTERI NEO- impadronirsi del governo cittadino, ma ven­ SIGNORILI SUL CASTELLO (1369-1404)

82. LUCHAIRE 1906 e WAINWRIGHT 1983. 4.1. Il contesto politico-istituzionale 83. Cfr. CARNIANI 1995, p. 241. Cfr. la cronaca di Donato di Neri e Neri di Donato, in Cronache Senesi, pp. 621-622. Tra la metà del XIV secolo e l’inizio del 84. Così una narrazione cronistica di poco posteriore: Quattrocento le sorti di Montemassi si lega­ «Li Sanesi donaro a’ sopra detti Salimbeni, per rono alle convulse vicende politiche che se­ rimunerazione della bella opera aveano fatto per lo grande lor procaccio per preghi e minaccie, lo’ donaro gnarono il comune di Siena. La violenta re­ sei castella, cioè Castiglione di Val d’Orcia, cessione demografica seguita alla Peste Nera Pianocastagnaio, Montegiuovi, la Rocha a Tederighi, determinò sul piano politico l’indebolimen- Monte Orsaio, Bochegiano. E anco li Sanesi donaro el dì detto al Fonda di Minuccio, per la detta cagione, to della comunità locale e favorì, assieme al ». Cfr. la cronaca di Donato di Neri e Neri nuovo clima instauratosi a Siena dopo la ca­ di Donato, in Cronache Senesi, pp. 621-622. 85. «E anco li Sanesi donaro el dì detto […] a ser Francesco Bartali e a Jacomo Boccacci e a Nuccio da 78. Cfr. ASS, Casseri e fortezze 33, c.8 (1356) e ASS, Bigozo, per questa cagione, provisione di contanti Capitoli 4, cc. 71r-72r (1392). grossi. […] Ser Sozo Tegliacci impetrò la Rocca Albegna, e ser Francesco Bartali Casole, e Jacomo Boccacci 79. Cfr. il contributo di Giovanna Bianchi in questo Montemassi, e anco 5 fanti vivi in perpetuo a guardia stesso volume. Del resto in un inventario del 1356 de le loro persone al soldo del comuno di Siena e’ sono registrate anche «nove schale, fra nela torre e cassari detti, con quello salario che si dà per benefizio nel cassero», cfr. ASS, Casseri e fortezze 33, cc.11, 27 di lor tradimenti». Cfr. la cronaca di Donato di Neri e (novembre 1356). Neri di Donato, in Cronache Senesi, pp. 621-622. 80. ASS, Casseri e fortezze 33, c. 27v. 86. ASS, Statuti di Siena 31, cc. 70-71: 1368 dicem­ 81. ASS, Casseri e fortezze 33, c. 8. bre 5.

54 nero sconfitti e cacciati dalla città; tra gli conquistare la munita fortezza, senza tutta­ insorti che li appoggiarono figura anche Gia­ via riuscire nell’intento 91. como Boccacci che, caduto nelle mani del Ancora una volta i Fiorentini, nel loro ruolo Capitano del Popolo, venne liberato e nuo­ di paceri, conseguirono la «tenuta» di Mon­ vamente catturato nel febbraio successivo temassi 92 e finalmente, quando nell’aprile mentre tentava di difendere il castello di 1375 il comune gigliato riuscì ad ottenere Batignano precedentemente conferito a Gio­ una nuova pacificazione tra i Salimbeni ed il vanni di Minuccio detto il Fonda 87. Ancora governo dei Riformatori, il castello venne nel febbraio 1369 il governo di Siena prov­ ricondotto sotto il diretto controllo senese 93; vedeva alla nomina di «Biagius Riccii coiarius in tale occasione il comune cittadino annul­ et Matteus Mini Palliarii aurifex de Senis» lò i bandi emessi contro i seguaci dei Salim­ per provvedere per un anno, assieme ad al­ beni che avevano combattuto al loro fianco, tri sette famuli, alla custodia del «cassarum tra i quali compaiono anche i nomi di una Montismassi» per conto del comune di Sie­ decina di uomini di Montemassi 94. na 88. La caduta del regime dei Riformatori nel In questo clima, il castello di Montemassi 1385 fornì nuovo alimento alle rivendica­ venne occupato dagli uomini di Niccolò Sa­ zioni dei magnati senesi, tra cui anche Sa­ limbeni che vi avevano raccolto massaritie, limbeni ed esponenti della società cittadina grano e bestiame in vista di eventuali assedi; ad essi collegati, primi tra tutti alcuni appar­ contemporaneamente, il comune di Firenze tenenti al «monte dei Dodici», vale a dire i inviò un proprio castellano, tale gruppi familiari che avevano detenuto il po­ Stanghellino, che occupò Montemassi ed il tere durante il periodo 1355-1368. Nel 1389 suo cassero e ne mantenne il controllo sino a che nel luglio 1369, sotto gli auspici del 91. CARNIANI 1995, p. 251. I Salimbeni furono comune gigliato, non si giunse ad una pace nuovamente capi di azioni militari dirette contro il tra i Salimbeni ed il governo senese dei Ri­ comune senese che interessarono anche Montemassi, formatori 89. poiché una base per le loro incursioni fu anche la vicina Roccatederighi: in questo periodo effettuarono Nuove turbative si ebbero nel 1374, quan­ scorrerie nell’area di , insidiarono il controllo do l’esecuzione di Andrea di Niccolò Salim­ senese su Sassoforte e Lattaia ed ordirono una congiura beni, colpevole di essersi impadronito con per impossessarsi di Roccastrada (Ibidem, pp. 264, 275). Cfr. anche ASS, ms. C 7, c. 78r: 1374 ottobre 20; ASS, la violenza del castello di Perolla, costituì Consiglio Generale 185, c. 6r-7r: 1374 (1375) gennaio l’occasione per una azione militare dei Sa­ 15. Così si esprime in proposito il cronista: «Misser limbeni contro il comune di Siena 90. In que­ Nicolò di misser Nicolò de’ Salimbeni tolse al comuno di Siena el castello di Montemassi con intendimento sto frangente, Niccolò Salimbeni ed alcuni de’ suoi consorti, credendone avere molti più […] suoi consorti occuparono nuovamente il ca­ Montemassi fu preso da’ Salimbeni ribelli del comuno stello di Montemassi ed il comune senese fu di Siena; unde el comuno di Siena vi pose el campo. Una presta fu posta in Siena a balzi e colsero .xxx m. costretto ad un intervento militare per ri­ fior. d’oro per cagione di detta guerra di Montemassi, e féro i Sanesi molti provvedimento per riavero, e mandoro in più parti di Toscana per aiuto e consiglio». 87. Narra la fonte cronistica che «[…] col detto (Cronaca di Donato di Neri e Neri di Donato, in imperadore, quando uscì di Siena, se n’andò in fretta Cronache Senesi, pp. 655-657). certi sconosciuti co’ le barbute in testa chiuse le visiere, 92. Cronaca di Donato di Neri e Neri di Donato, in e co’ li caparoni sopra l’arme, de’ quali ne furo presi Cronache Senesi, pp. 655-657. alcuni, cioé Jacobo Boccacci […] e furo dati al 93. CARNIANI 1995, p. 254; in particolare su Capitano del Popolo. […] I gentiliomini di Siena a dì Montemassi cfr. anche ASS, Consiglio Generale 185, 26 di febraio cavalcaro con gente a piè e a cavallo in cc. 29r-30r: 1375 aprile 19. Per le testimonianze sul grande quantità e presero e tolsero Batignano al Fonda, successivo controllo esercitato direttamente dal e sì presero il Fonda e Jacomo Boccacci». Cfr. la comune di Siena sul cassero di Montemassi cfr. ad es. cronaca di Donato di Neri e Neri di Donato, in ASS, Concistoro 2164, ins. 20. Cronache Senesi, pp. 626-627. 94. I loro nomi sono registrati nei verbali di una seduta 88. ASS, Consiglio Generale 179, c. 9r: 1368 (1369) consiliare del 20 agosto 1375: «Casuccius Comuccii, febbraio 20. Ganus et Nerius Jacomelli, Santinus Muccini, 89. Cfr. GIORGI 1990, pp. 356-359, nn. 430, 436, 447 Johannes Buondi, Johannes T[uiarii], Frascholinus e CARNIANI 1995, p. 247. Johannis, Naldus Ghetti, Grimaldus Naldi, Galganus 90. CARNIANI 1995, p. 250. Ture»; cfr. ASS, Consiglio Generale 185, cc. 65v-69v.

55 il governo senese strinse un accordo con a dire a sette anni dalla cessione, lo stesso Giovan Galeazzo Visconti in funzione anti­ Cristoforo o i propri successori avrebbero fiorentina e nel marzo del 1390 ancora i dovuto retrocedere i beni acquistati per la Salimbeni determinarono, con un colpo di cifra prefissata di 8.000 fiorini 97. La valuta­ mano, la dedizione volontaria di Siena ai Vi­ zione in 8.000 fiorini dei diritti signorili van­ sconti. L’area di Montemassi in questo pe­ tati sul castello dal comune di Siena è equi­ riodo attirò nuovamente l’attenzione del go­ parabile a quella di 10.000 fiorini effettuata verno senese, in quanto tornò ad essere una nel 1274 dagli Aldobrandeschi, piuttosto che terra di confine con soggetti politici ostili: all’esorbitante cifra di 100.000 fiorini pro­ infatti uno dei principali esponenti del grup­ posta nel 1328 dal governo senese per scon­ po di potere senese che si era opposto a tale giurare il pericolo di perdere nuovamente il dedizione, Orlando Malavolti, dette in ac­ controllo sul castello 98. comandigia al comune di Firenze i propri Inoltre, secondo i patti sottoscritti il 23 ago­ castelli, tra cui anche quelli di Tatti, Pietra, sto 1392, Cristoforo di Mino era tenuto a Ravi, Gavorrano ed Alma 95, che dominava­ mantenere a spese del comune di Siena – che no un ampio territorio a diretto contatto con per il relativo salario si impegnò a corrispon­ il distretto di Montemassi. dere al Verdelli ben ventisette fiorini d’oro Nel clima favorevole al governo senese di al mese – un castellano e sette famuli «acti indirizzo anti-fiorentino instauratosi con la ad custodiam dicti cassari et fortilitii», due pace del gennaio 1392 tra i Visconti ed il dei quali erano autorizzati a rimanere al- comune di Firenze, i Priori di Siena stabili­ l’esterno del medesimo cassero per assicu­ rono di cedere il possesso del castello di rarne il vettovagliamento 99. Tra le clausole Montemassi ad uno degli esponenti del grup­ dell’accordo furono previsiti il divieto di alie­ po dirigente al potere, il «dodicino» Cristo­ nare a chicchessia i beni acquisiti senza foro di Mino Verdelli, ottenendo in cambio l’esplicita autorizzazione del comune di Sie­ un consistente introito finanziario (8.000 fio­ na, l’esenzione per il pagamento della ga­ rini 96) che andava a rimpinguare l’ormai bella dei contratti relativa alla retrocessione esausto erario comunale. Infatti, prima del e l’impegno di corrispondere al Verdelli, o 23 agosto 1392 – e presumibilmente il gior­ ai suoi successori, il denaro ad essi dovuto no 8 agosto – il comune di Siena vendette a «ratione et occasione custodie cassari dicti Cristoforo di Mino i propri diritti sul castri», nonché quello relativo alle spese so­ «castrum, cassarum, terra, burgi, curia et stenute «in acconcimine necessario dicti districtus de Montemassi Marictime» ivi cassari de Montemassi» sino ad una somma compresi «terrenum, silvas, aquas, fossatos, massima di trecento fiorini 100. fontes, pontes, pascua, pasturas et totum Tra i principali vantaggi economici conse­ territorium, districtum, iurisdictionem, guiti dai Verdelli attraverso l’acquisto, pos­ potestatem et signoriam et merum et mixtum siamo certamente annoverare la possibilità imperium et ius patronatus ecclesie dicti ca­ loro conferita di «tenere et teneri facere ad stri». Alla vendita seguì un contratto stipu­ pasturandum et ghiandicandum centum lato il 23 agosto 1392 ed inserito in uno dei bestias grossas cum eorum alleviminibus et libri iurium del comune di Siena, in base al quatringentas bestias minutas et earum quale, qualora il comune cittadino ne avesse allevimina» per il tempo di sette anni a par­ fatto richiesta, il giorno 8 agosto 1399, vale tire dall’agosto 1392 «in et super pascu, pa­

95. MALAVOLTI 1599, c. 171. 97. Qualora il comune di Siena avesse riacquistato il 96. Un atto del 23 agosto 1392 fa riferimento alla castello tra il giorno agosto 1397 ed il giorno 8 agosto vendita effettuata a favore di Cristoforo di Mino 1399 il Verdelli sarebbe stato tenuto a scomputare un Verdelli «per dictos dominos Priores de castro, cassaro, 10% della somma complessiva. (cfr. Appendice, n. 6). terra, burgis, curia et districtu de Montemassi 98. Per le stime del valore del castello di Montemassi, marictime, pro pretio octo milium florenorum auri, cfr. supra le note 43 e 58. ut de emptione et venditione patet publico instrumento rogato et publicato manus mey, Pietri 99. Appendice, n. 7. olim ser Monaldi notarii» (Appendice, n. 7). 100. Appendice, n. 6.

56 stura, ghiandio, curia et districtu de Monte­ ta ad esercitare i poteri signorili sul centro massi predicto», senza dover corrispondere maremmano, sino a che un nuovo rivolgi­ alcun canone al comune di Siena 101. mento al vertice del governo senese non ri­ In definitiva, per i Verdelli, il contratto as­ baltò le sorti del partito dodicino. sumeva i caratteri di un prestito su pegno Così nel 1403 Cristoforo di Pietro Verdelli fondiario, senza che venissero corrisposti coinvolse Montemassi in una ribellione al interessi in denaro, ma il cui lucro si risolve­ comune di Siena, senza che il castello dive­ va nella percezione degli stipendi relativi alla nisse teatro di episodi bellici tanto aspri, custodia del cassero e, soprattutto, nella quanto quelli che interessarono i vicini cen­ possibilità di sfruttare direttamente le rile­ tri castrensi occupati dai Salimbeni e dai vanti risorse pastorali del territorio di Mon­ Malavolti. In seguito al fallimento di questo temassi. Infatti, in base all’atto stipulato nel- tentativo di insurrezione, teso a rovesciare l’agosto 1404 da Cristoforo di Pietro Verdelli, il governo visconteo di Siena e condotto dalla nipote di Cristoforo di Mino, con il quale ve­ cosiddetta “consorteria de’ Galeazzi” che nivano ceduti i diritti acquisiti da quest’ultimo comprendeva esponenti dei Salimbeni, dei nel 1392 sul castello e distretto di Montemas­ Malavolti e del monte dei Dodici, i congiu­ si, risulta che il «Camerarius dogane salis et rati vennero banditi ed esclusi dal governo pascuorum», vale a dire il magistrato del co­ cittadino. Anche Cristoforo di Pietro Verdelli mune cittadino sotto il cui controllo sareb­ subì una serie di condanne che gli furono bero passati i pascoli di questo territorio, revocate solo nel 1404, quando venne a patti contava di percepire annualmente 250 fio­ con il nuovo governo senese, cedendo il ca­ rini «de fructu et redditu pascuorum dicti stello di Montemassi al comune cittadino: castri de Montemassi» 102. nell’atto di vendita si stabiliva infatti che sa­ Con la trasmissione a Cristoforo di Mino rebbero stati ritenuti nulli le cause ed i pro­ Verdelli dei diritti signorili sul castello, ivi cessi intentati «contra dictum Christoforum compreso il merum et mixtum imperium, il et fratrem eius, sive contra heredes Petri do­ nobile si assicurò anche quelle prerogative mini Christofori patris eorum, in quacumque sulla popolazione che rappresentavano un curia Senense, civili, vel criminali, vel eccle­ elemento fondamentale per lo status sociale siastica, quacumque, a die–.xxvi. mensis della famiglia e per i suoi margini di azione novembris proxime preteriti citra». Nelle politica: infatti quando il nipote, Cristoforo medesime pattuizioni il comune di Siena as­ di Pietro, fu costretto nel 1404 ad alienare i solveva il magnate anche dalle condanne pro­ propri diritti su Montemassi, dovette cede­ nunciate contro di lui per qualsiasi «delictus re oltre alle prerogative acquistate dal non­ vel quasi per eum quoquo modo conmissus no anche quelle sugli «homines, personae et vel perpetratus ab hodie retro ad statum sive fideles de Montemassi Maritime» con i qua­ rem publicam Senensem pertinens», «et li nel decennio precedente i Verdelli aveva­ masime occasione grani transmissi per eum no instaurato nuovi legami di fidelitas. ad castrum de Tatti, tempore quo dictum Accanto ai moventi economici e politico-so- castrum erat in rebellione cum comuni ciali, uno dei principali obiettivi perseguiti Senarum» ed annullava le pene inflitte per da Cristoforo di Mino Verdelli era rappre­ le azioni commesse in tale occasione contro sentato dalla concreta possibilità di acquisi­ «Vicarius, castellani et familiares dicti re definitivamente il possesso di Montemas­ Christofori qui pro eo fuerunt in dicto ca­ si, e sembra che egli riuscì nell’intento, dal stro et cassaro Montis-Massi» 103. momento che il comune di Siena non richie­ Nel frattempo, indebolitasi sensibilmente la se la retrocessione del castello entro l’8 ago­ potenza dei Visconti, fu lo stesso gruppo di­ sto 1399: Montemassi rimase nelle mani rigente al potere in Siena a riavvicinarsi al della famiglia, la quale continuò indisturba­ comune di Firenze, con il quale concluse la pace il 4 aprile 1404, riuscendo in tal modo 101. Appendice, n. 7. 102. Appendice, n. 8. 103. Appendice, n. 8.

57 a convogliare le proprie energie contro i con­ decisioni del gruppo al potere e dichiarò di giurati del novembre 1403. In questo conte­ porsi «libere in gremio discretionis ipsorum sto le aree maremmane contrassegnate dalla dominorum Priorum et Capitanei populi et presenza delle famiglie dei più strenui op­ Vexilliferorum magistrorum, ut de ipso et positori al governo senese passarono sotto rebus et bonis suis provideant, disponant et il controllo del comune cittadino. Così, il faciant quicquid velit». Dal canto loro, i go­ 29 aprile 1404 Orlando di Donusdeo Mala­ vernanti senesi si erano prodigati per rag­ volti cedette al comune di Siena il castello di giungere un accordo con il Verdelli in consi­ Tatti, ottenendo il rimborso di 1450 fiorini derazione dei vantaggi che da esso sarebbe­ per le spese sostenute nella costruzione del­ ro derivati per la Respublica Senensis ed in la relativa rocca 104, ma pochi giorni dopo, particolare «pro rehabendo maxime castrum portatosi in Siena, venne ucciso, e ai suoi et cassarum Montis Massi sub dominio civi­ eredi furono definitivamente sottratti anche tatis Senarum». i castelli di Pietra, Ravi e Alma 105. I Salimbe­ Il contratto sottoscritto il 29 agosto 1404, ni perdettero il controllo dei castelli di quindi, ridefiniva contestualmente sia la con­ Perolla, Boccheggiano e Montorsaio, i cui dizione giuridica del castello di Montemas­ abitanti si sottomisero al comune cittadino, si, sia i rapporti dell’alienante con il comu­ mentre il 5 luglio 1404 Pietro di Niccolò ne di Siena. Innanzitutto Cristoforo di Pie­ Salimbeni vendette per 2000 fiorini d’oro al tro Verdelli cedette al comune cittadino tut­ comune di Siena buona parte delle sue pro­ ti i diritti sul castello di Montemassi acquisi­ prietà maremmane (diritti su Sassoforte, ti nel 1392 da Cristoforo di Mino, specifi­ Lattaia, Montorsaio e Sasso d’Ombrone), ri­ cando che tale cessione comprendeva anche servandosi solamente i possessi nel territo­ i «flumina et molendina» (mentre nel 1392 rio di Roccatederighi 106. Anche Cristoforo si parlava solo di aquae e fossati), la gladii di Pietro Verdelli con atto del 29 agosto 1404 potestas, che in realtà il comune di Siena non cedette al comune di Siena i diritti che assie­ aveva mai ceduto, e gli «homines, personae me al fratello vantava su Montemassi in et fideles de Montemassi Maritime». quanto eredi dell’avo paterno Cristoforo di I termini della retrocessione erano econo­ Mino 107. micamente assai poco remunerativi per Cri­ Cristoforo di Pietro si trovava all’epoca in se­ stoforo di Pietro, considerato che egli non rie difficoltà: oltre ad essere stato bandito a riceveva alcuna somma a titolo di interesse causa del suo schieramento contro il governo ma che anzi il pagamento degli 8.000 fiorini cittadino, poco tempo prima era stato impri­ veniva ampiamente dilazionato nel tempo, gionato a Genova per rappresaglia, su manda­ in quanto gli era assicurato solo un versa­ to di «Francisco de Alderottis de Florentia» che mento di 250 fiorini annui provenienti dal­ vantava un credito nei confronti del comune lo sfruttamento dei pascoli di Montemassi 109. di Siena 108. In questa congiuntura del tutto sfa­ I principali vantaggi ottenuti da Cristoforo vorevole, in cambio di un concreto appoggio di Pietro non erano, infatti, di carattere squi­ diplomatico del governo cittadino, Cristo­ sitamente economico: il Verdelli ottenne foro di Pietro fu costretto a rimettersi alle l’appoggio del comune di Siena in relazione al suo imprigionamento genovese, l’estinzio- ne dei procedimenti civili e penali intentati 104. REPETTI 1833-1846, V, p. 504. contro di lui a partire dal 26 novembre 1403, 105. MALAVOLTI 1599, cc. 196-197. la revoca del sequestro dei suoi beni, il dirit­ 106. MALAVOLTI 1599, c. 197. CARNIANI 1995, p. 275. Liquidato il patrimonio maremmano, altri esponenti to di rivendicare crediti contro altri soggetti della casata Salimbeni continuarono a costituire nei sottoposti al bando del comune di Siena, la decenni successivi una minaccia per il comune di Siena, potendo vantare una solida base nei loro castelli della promessa di sgravi fiscali nella futura stesu­ Valdorcia e della porzione sud-orientale del contado ra della lira cittadina, l’autorizzazione a por­ senese, da dove sarebbero stati definitivamente tare armi per sé ed il suo seguito e, clausola estromessi solo nel 1418 (cfr. Ibidem, pp. 275-279). 107. Appendice, n. 8. 108. Appendice, n. 8. 109. Appendice, n. 8.

58 particolarmente significativa, il suo inseri­ tante della comunità di Montemassi (un mento nel Monte del Popolo, con le con­ «sindicus tunc temporis dicti castri de Mon­ nesse opportunità di partecipare al regimen temassi predicto, seu unus massarius castri senese 110. predicti eligendus per Priores dicti loci») il Così possiamo affermare che le convulse vi­ controllo sull’effettiva entità della spesa pro­ cende dell’inizio del Quattrocento condus­ fusa nei lavori edilizi – ma non sulla con­ sero al fallimento il tentativo perseguito du­ gruità della sua destinazione specifica –; tale rante la seconda metà del secolo XIV di in­ controllo fu ritenuto necessario perché, qua­ staurare poteri neo-signorili su Montemas­ lora il comune di Siena avesse riacquistato il si, sebbene i Verdelli fossero giunti molto castello, avrebbe dovuto restituire al Verdelli vicini a tale meta: la loro presenza nell’area, o ai suoi successori i denari impiegati in tali infatti, si rivelò fragile proprio in relazione opere 113. È chiaro, perciò, che il contenuto ai più generali equilibri di potere cittadini e di tali pattuizioni favoriva la destinazione si dissolse in concomitanza con la crisi dei delle spese previste all’approntamento di una domini maremmani dei Salimbeni, loro po­ residenza di tipo militare-signorile nell’area tenti alleati. del cassero, come ha mostrato l’analisi delle evidenze materiali 114, piuttosto che ad un 4.2. Periodi III-II. Le strutture materiali generico rafforzamento delle strutture difen­ della rocca sive del fortilizio, che, nella prospettiva di una definitiva acquisizione del castello da Abbiamo già accennato alle clausole conte­ parte dei Verdelli, avrebbe potuto rappre­ nute nei patti del 23 agosto 1392, ove si pre­ sentare una degna dimora extraurbana per vedevano interventi «in acconcimine neces­ gli esponenti di questa famiglia magnatizia sario dicti cassari de Montemassi» 111 ed in cittadina. particolare si specificava che Cristoforo di È probabile che ulteriori interventi costrut­ Mino Verdelli avrebbe potuto «expendere in tivi nel cassero di Montemassi siano stati acconcimine et constructione supradicti intrapresi per iniziativa dei Verdelli dopo il cassari de Montemassi predicto usque ad definitivo inserimento del castello nel loro quantitatem trecentorum florenorum auri, patrimonio familiare, nell’agosto 1399, e prout dicto domino Cristofano, vel suis soprattutto durante le fasi di più acuto con­ heredibus et successoribus, videbitur et trasto militare contro il governo senese, tra placebit utilius et magis necesse in et pro il novembre 1403 e l’estate successiva. Ef­ dicto cassaro et fortilitio predicto» 112. Ogni fettivamente, Cristoforo di Pietro nel 1404 giudizio di merito sul tipo di intervento co­ asserì di aver «de novo […] constructum in struttivo previsto era quindi rimesso al no­ dicto castro Montismassi […] quoddam bile o ai suoi successori senza alcun indiriz­ casamentum» e di aver speso per questa co­ zo specifico da parte del comune di Siena, struzione circa 500 fiorini. Innanzitutto tale che si limitò a demandare ad un rappresen­ cifra sembra in parte riconducibile a quella di 300 fiorini che rappresentava il massima­ le di spesa prevista nel 1392 dall’avo pater­ 110. Il capitulum ottavo dell’accordo stabiliva, infatti, «quod dictus Christoforus et frater eius et no per gli interventi di «acconcimen et descendentes eorum sint et esse intelligantur de constructio cassari» e probabilmente Cristo­ numero civium presentis regiminis popularis et in foro di Pietro non richiese la restituzione di omnibus honoribus et oneribus tractari et reputari debeant tanquam alii cives dicti regiminis et tali spese di miglioramento del castello per­ nominatim esse et reputari debeant de illo monte ché le riteneva comprese nell’importo dei Popularium dicti regiminis de quo per prefatos 500 fiorini rivendicati. Inoltre, poiché il dominos Priores et Capitaneum populi et Vexilliferos magistros fuerit declaratum […] non obstante quod casamentum è definito domus nei notabilia fuerit et reputatus sit ab hodie retro de descendentibus montis Duodecim, qui de regimine sunt exclusi» (Appendice, n. 8). 113. Appendice, n. 7. 111. Cfr. supra. 114. Cfr. il contributo di Giovanna Bianchi in questo 112. Appendice, n. 7. stesso volume.

59 in margine al documento che contiene la sti­ rente politico locale per il comune di Siena, pulazione del 1404 a significare la sua desti­ che ben presto delegò ad essa anche la cu­ nazione abitativa 115, sembra legittimo rite­ stodia delle fortificazioni sommitali. nere che il medesimo fosse ubicato nell’area In un primo momento il cassero di Monte­ del cassero, la più adatta, del resto, ad ospi­ massi venne posto sotto il diretto controllo tare una residenza militare-signorile. Il go­ militare del comune di Siena che vi insediò verno senese, comunque, non accolse sem­ una propria guarnigione. Infatti, una deli­ plicemente la dichiarazione del Verdelli per berazione super custodia cassarorum del lu­ stabilire il valore del casamentum, ma inca­ glio 1406 stabilì che a Montemassi doveva ricò «duo ydonei magistri lapidum et risiedere «uno castellano con sei fanti, tre lignaminum» di effettuare una stima atten­ balestra et due corrazze et armadure di te­ dibile e, quindi, deliberò di computare l’im- sta», che lo stipendio mensile della guarni­ porto così individuato a credito di Cristofo­ gione veniva fissato in 20 fiorini e che il ca­ ro di Pietro 116. stellano designato doveva prestare garanzie È opportuno rilevare, infine, che le princi­ per un importo di 2000 lire 119; per gli anni pali diversità tra le formule che descrivono i 1408 120 e 1409 121 conosciamo anche i nomi beni ed i diritti ceduti nel 1392 dal comune dei castellani che si impegnarono con il go­ di Siena a Cristoforo di Mino Verdelli e quelli verno senese per la custodia di questo casse­ retrocessi nel 1404 dal nipote Cristoforo di ro. Pietro riguardano principalmente le struttu­ Una qualche attenzione per la struttura mi­ re fortificate: in entrambi gli atti di vendita litare continuò ad essere rivolta dal comune sono menzionati castrum, cassarum, terra e di Siena anche negli anni successivi, come burgi, ma solo nella retrocessione si fa rife­ dimostra il modesto rimborso (10 lire) ef­ rimento al fortilitium, alle carbonariae, ai fettuato nel 1411 a favore del «Comunis et fossi ed ai barbacanes, alludendo presumi­ homines de Montemassi […] pro quodam bilmente in questi termini alle migliorie ap­ tetto casseri Montismassi, facto pro dicta portate al sistema difensivo della fortezza du­ comunitate de mandato Felicis Petri domini rante il dominio dei Verdelli 117. Tancredi camerarii castrorum 122. Con il trascorrere degli anni, però, l’impor- tanza strategica di questo cassero sembra 5. PERIODO II. LA FORTEZZA DI progressivamente essere venuta meno, tan­ MONTEMASSI ED IL RUOLO DELLA to che nel 1419 venne deliberata la soppres­ COMUNITÀ LOCALE (1404-1559) sione della guarnigione senese e l’affidamen- to alla comunità locale della sua custodia 123. Come si è visto, la comunità di Montemassi Da parte sua il comune di Montemassi, pri­ può dirsi stabilmente inserita nella compa­ vo di mezzi e scarsamente motivato, non pose gine politica senese a partire dal 1328 e, in freni adeguati al degrado di queste fortifica­ termini definitivi, dal 1404, allorquando Cri­ zioni e nel 1449, durante le guerre aragonesi, stoforo di Pietro cedette al comune di Siena ogni diritto sul castello. Da questo momen­ 119. ASS, Consiglio Generale 202, cc. 136r-142r, in to nei secoli successivi la comunità, retta dal particolare c. 138v. proprio statuto di cui si conserva una reda­ 120. ASS, Concistoro 2164, ins. 70: 3 agosto 1408. zione del 1530 118, costituì il principale refe­ 121. ASS, Concistoro 2164, ins. 105: 9 agosto 1409. 122. ASS, Regolatori 252, cc. 40r, 102r. Nel documento si legge «tettoia, facta», poi cassato e sostituito da «tetto casseri Montismassi, facto»: si 115. Uno dei notabilia apposti in margine al tertium trattava presumibilmente di modesti lavori di capitulum del contratto sottoscritto nell’agosto 1404 riparazione delle coperture, elementi maggiormente stabilisce, in sintesi, che «Christofaro predicto soggetti al degrado. restituatur denarii expensi in quandam domo» (cfr. Appendice, n. 8). 123. Afferma il cronista Paolo di Tommaso Montauri che «È casari di Montelatrone e Montemassi e 116. Appendice, n. 8. si seroro e le chiavi si déro agli uomini 117. Appendice, nn. 6, 8. delle terre, e così fu dilibarato nel conseglio a dì 27 118. ASS, Statuti dello stato 80. d’aprile 1419» (Cronache Senesi, p. 792).

60 il governo senese venne informato che il stretti a far nuovamente presente ai Priori «cassarum, seu rocha, castri Montismassi» era che quella di Montemassi era da considera­ «pro maiori parte in maxima ruina» e che, re tra le fortezze che versano in cattive con­ se non si fosse provveduto al più presto, «in dizioni 128. totum ruinabitur et destruetur, in maximum Successivamente il controllo del cassero era dampnum et verecundiam comunis prefati», passato nelle mani della comunità, la quale soprattutto considerata la sua prossimità ai nel 1463 avviò una serie di lavori tesi a riu­ territori che maggiormente erano interessa­ tilizzare in parte alcune sue strutture per re­ ti dalle operazioni belliche dell’epoca (Ca­ alizzarvi una cisterna (evidentemente, quel­ stiglion della Pescaia ed i domini di Rinaldo la che originariamente serviva il cassero do­ Orsini) 124. veva essere ormai inutilizzabile). Nell’aprile Pertanto nel 1449, dopo aver ottenuto man­ 1463, infatti, gli uomini di Montemassi pre­ dato dal Consiglio generale, i Priori di Siena sentarono una petizione al Consiglio gene­ elessero i due maestri Paulus Corsi e Mattias rale del comune di Siena nella quale, facen­ Mei quali castellani deputati alla custodia del do presente che l’abitato soffriva di un «gran­ cassero di Montemassi ed affidarono ad essi de mancamento d’aqua, ché presso a uno i necessari lavori di riparazione e ristruttu­ miglio a longa lo bisogna andare», ottenne­ razione 125. Gli interventi previsti furono ro una sovvenzione per realizzare, come già minuziosamente descritti nei patti stipulati era stato deliberato, «uno torrione con una con i due maestri: si trattava essenzialmente citerna dentro nel fondo d’esso torrione» 129. di piccoli lavori di rinforzo, tesi a sopperire A due anni di distanza, i lavori avviati per ad alcuni cedimenti strutturali delle mura­ «fare alla porta della detta vostra terra uno ture, del rialzamento di alcune strutture di­ torrione chor’una citerna dentrovi» non era­ fensive e, soprattutto, di riparazioni e rifaci­ no stati ancora portati a termine a causa di menti di infissi, solai, coperture e gronde 126. una grave pestilentia e la comunità ottenne Vennero previsti il rifacimento di «metà del­ una proroga delle agevolazioni concesse per la torre maestra» per un’altezza di circa se­ ultimarne la realizzazione. Considerati i ri­ dici braccia (approssimativamente otto me­ ferimenti contenuti nella documentazione tri), in riferimento alla torre ottagonale 127, successiva e l’accenno alla vicinanza della interventi al palazo (il palatium) e ad un cisterna in costruzione ad una porta aperta non meglio identificato palazo Martini. nella cinta muraria, possiamo ritenere che Dalle fonti emerge che all’interno del cas­ la petizione riguardasse una cisterna allesti­ sero trovavano posto un forno, una canti­ ta nella parte basamentale del palatium 130. na (celliere), una prigione ed una cisterna – all’epoca da restaurare perché danneggia­ ta da un fulmine –, e collocata in una «pia­ 6. MONTEMASSI NELL’ETÀ MODERNA na» forse identificabile con il pianoro com­ (SECC. XVI-XVIII) preso tra il palatium e la torre A; a sua vol­ ta, il palazo risultava dotato di una sala, nel­ 6.1. Montemassi nel Granducato di Toscana la quale si doveva realizzare una canna fu­ (1559-1789) maria (ciminea). Questi interventi di recupero non sortiro­ Come già accennato, sul piano istituzionale no, però, i risultati sperati, dal momento che la comunità di Montemassi mantenne l’as- a soli quattro anni di distanza gli Ufficiali dei casseri del comune di Siena furono co­ 128. Scrivevano questi ufficiali: «e’ cassari so’ questi: Chiuci, Arcidoso, Orbetello, Monteregioni, 124. Appendice, n. 9. Campiglia, Montemassi, Sesta et Casole» (ASS, 125. Appendice, n. 9. Concistoro 2167, ins. 126: 1453 aprile 26). 126. Appendice, n. 9. Per un riscontro diretto sulle 129. ASS, Consiglio Generale 229, c. 333v: 1463 evidenze materiali cfr. il contributo di Giovanna aprile 22. Bianchi in questo stesso volume. 130. Per i riferimenti alle cisterne di Montemassi 127. Appendice, n. 9. contenuti nella documentazione successiva cfr. § 1.6.

61 setto conferitole dal comune di Siena nel venuto abbandono di ben dodici case, or­ 1404, integrato dalle disposizioni riguardanti mai ridotte allo stato di casalini 134. gli ufficiali minori stabilite nello statuto co­ La documentazione dell’Età Moderna con­ munitativo del 1531, che rimase in vigore tiene informazioni esplicite sulle condizioni anche dopo il passaggio dello Stato senese ambientali dell’area, che sarebbe però scor­ sotto il controllo dei Medici avvenuto nel retto proiettare arbitrariamente anche ver­ 1557. so le epoche precedenti. In questo periodo Nel primo Seicento, in analogia con quanto la popolazione appare afflitta da mali ende­ accadde per altri centri maremmani, si veri­ mici, connessi principalmente allo stato del ficò una definitiva crisi dell’assetto comuni­ territorio, ormai abbandonato al pascolo ed tario locale, risolta nel 1632, allorquando il al disordine idraulico: si affermava alla metà Granduca infeudò Montemassi a Giovanni del Quattrocento «et continuamente la state Cristofano Malaspina, istituendo contempo­ vi so’ grandissime infirmitate di male aria et raneamente il «Marchesato di Montemassi maremmane che ad altro che a le gattive ac­ e Roccatederighi». La soppressione del mar­ que non ne danno cagione» 135. chesato fu avviata nel 1789, con la rinuncia Non mancano, comunque, alcuni segni di da parte di Giovanni Cambiaso «ai diritti di vitalità da parte della comunità locale, i quali giurisdizione feudale in quella parte soltan­ però non sono né chiari né costanti nel tem­ to che riguarda l’elezione del Vicario»: seb­ po. A sostegno di una relativa consistenza bene i suoi eredi continuassero a rivendica­ economica e demografica del villaggio an­ re e ad esercitare i residui diritti feudali sul­ che nei momenti più difficili ricordiamo che la tenuta sino ai primi anni del XIX secolo, almeno dal XVII secolo l’abitato disponeva possiamo di fatto considerare conclusa in di due chiese interne, la pieve di S. Andrea e quell’anno la storia del feudo di Montemas­ la chiesa di S. Sebastiano, oltre che dell’ora- si 131. torio esterno di S. Maria delle Grazie 136. Sotto il profilo demografico ed economico, Una più efficace ripresa economica di Mon­ durante l’Età Moderna non si colgono mu­ temassi si verificò solo a partire dalla fine tamenti macroscopici che abbiano inciso in del XVIII secolo in seguito ai provvedimen­ modo duraturo sulla storia di Montemassi. ti economici introdotti dai riformisti lore­ Nel primo Quattrocento, quando molte co­ nesi, che in un primo momento incisero so­ munità maremmane mostravano segni di ri­ prattutto sulle campagne, promuovendo la presa demografica, il castello sembra attra­ realizzazione di dimore contadine sparse o versare ancora una certa crisi: nel 1430 i rap­ raggruppate in più grandi fattorie, mentre presentanti della comunità locale dichiara­ in un secondo momento (prevalentemente vano che essa non disponeva di alcuna en­ nel XIX secolo) si rifletterono anche sullo trata e che era composta da soli 40 uomini, sviluppo urbanistico del villaggio. notizia sulla quale si basa la stima di circa Nel suo complesso il territorio di Monte­ 200 persone residenti nel villaggio 132. Si trat­ massi alla fine del Settecento contava quasi ta di un dato demografico che, tra alti e bas­ seicento abitanti, per la maggior parte anco­ si, caratterizzerà l’abitato per tutta l’Età ra concentrati nel paese. Il Catasto Leopol­ Moderna, sino alla ripresa che investirà la dino del 1824 rende pienamente conto di Maremma nel tardo Settecento. Così, nel questa fase incipiente dello sviluppo urbani­ 1532 Montemassi contava poco più di 53 stico di Montemassi nell’Età delle Riforme, capifamiglia, cifra in base alla quale viene stimata una popolazione di 250 persone 133, mentre nel 1676 risiedevano nel paese solo 134. Si legge nelle relazioni della visita del funzionario granducale Bartolomeo Gherardini: «Il castello di 126 anime (47 famiglie) e si registrava l’av- Montemasi è composto di quarantasette fuochi, che fanno anime centosettanta, delle quali sono i maschi ottantasei e da comunione centovintise». (ASS, ms. D 131. Montemassi e Roccatederighi 1983, pp. 24-25. 86, cc. 301-311). 132. GINATEMPO 1988, p. 399. 135. GINATEMPO 1988, pp. 300-389. 133. GINATEMPO 1988, p. 447. 136. Cfr. ANICHINI 1751.

62 crescita che proseguirà nel corso del secolo Infatti, una relazione stilata nel 1608 da un successivo e conseguirà una forte accelera­ emissario granducale descrive una «citerna zione solo con l’apertura delle vicine minie­ vechia dalla Porta» – per la quale si prevede­ re di lignite di 137. va la realizzazione di «una pila di terra» – ed una «citerna di piazza nuova» 138, presumi­ bilmente identificabile con l’invaso costrui­ 6.2. Periodo I. La fortezza di Montemassi to ex novo dentro il castello per volontà del nel Granducato di Toscana (1559-1789) granduca Ferdinando I de’ Medici 139. La «citerna vechia dalla Porta», riconoscibile Per quanto riguarda le strutture materiali nella struttura realizzata nel 1463-1465, dell’abitato, allo stato attuale delle ricerche sembra invece da identificare con la «citerna possiamo solo rilevare che questo periodo d’acqua piovana dismessa» descritta dall’au- vide la realizzazione e l’ampliamento di un ditore granducale Bartolomeo Gherardini paio di residenze nobiliari, che ormai emer­ nel 1676 come inserita entro «le vestigie di gevano vistosamente all’interno del tessuto una rocca che dominava tutta la terra» 140. urbanistico del borgo. È opportuno sottoli­ A partire dal XVIII secolo i riferimenti do­ neare, a questo proposito, che l’analisi ar­ cumentari alla fortezza rendono ancora con­ cheologica ha evidenziato la presenza di edi­ to della sua imponenza, ma ne sottolineano fici approssimativamente databili ai secoli soprattutto lo stato di abbandono. Alla metà XVII-XVIII, realizzati anche mediante l’uso del Settecento così si esprimeva l’erudito se­ di materiale di reimpiego ed impostati sui nese Giovanni Antonio Pecci: «Si scorgono resti di strutture medievali conservate solo nel sopranominato masso le vestigie della nella parte basamentale, identificabili con i fortissima rocca che dominava tutta la Ter­ «casalini» ripetutamente attestati nelle fonti ra, ma presentemente tutta diroccata» 141. coeve. Sebbene per le fasi successive alla Guerra di R. F. Siena non si registrino interventi costruttivi significativi nell’area della fortezza, che ri­ sulta sostanzialmente abbandonata e ridotta 138. ASS, Quattro Conservatori 1703, c. 39v. a cava di materiali da costruzione, alcuni ri­ 139. BCS, ms. B.IV.30, c. 27r: «Concessioni de’ ferimenti documentari di questo periodo Granduchi di Toscana alle comunità dello Stato di possono contribuire a chiarire l’ubicazione Siena dal 1588». 140. ASS, Ms. D86, cc. 301-311. della cisterna costruita tra il 1463 ed il 1465. 141. G.A. PECCI, Memorie storiche, politiche, civili e naturali delle città, terre e castella che sono e sono state suddite della città di Siena, in ASS, Ms. D 67-72, 137. ASG, Antico Catasto; PERTEMPI 1990. ad vocem.

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