DI CASTRO Provincia di – Regione Puglia

POR PUGLIA 2014 – 2020. ASSE VII “SISTEMI DI TRASPORTO E INFRASTRUTTURE DI RETE” AZ. 7.4 “INTERVENTI PER LA COMPETITIVITÀ DEL SISTEMA PORTUALE E INTERPORTUALE”INTERVENTO DI DRAGAGGIO DEI FONDALI MARINI UNITAMENTE ALLA GESTIONE DEI SEDIMENTI ESTRATTI

PROGETTO ESECUTIVO

Tav 22 - VERIFICA DI ASSOGGETTABILITÀ A V.I.A.

STUDIO PRELIMINARE AMBIENTALE

Il responsabile dell’UTC: Geom. Schifano Antonio

Il redattore: Arch. Russo Dario

Sommario

1. PREMESSA ...... 3

2. RIFERIMENTI NORMATIVI ...... 4

3. CARATTERISTICHE DEL PROGETTO ...... 5 1 4. VINCOLI PRESENTI – AUTORIZZAZIONI DA ACQUISIRE ...... 6

5. CONTENUTI DELLA RELAZIONE PER LA PROCEDURA DI VERIFICA ...... 7

6. INQUADRAMENTO TERRITORIALE ...... 9

7. QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO E ISTITUZIONALE ...... 18

7.1 Piano Territoriale Provinciale di Coordinamento (P.T.C.P) ...... 18

7.2 Piano Paesaggistico Territoriale Regionale (PPTR) ...... 23

7.3 I rapporti con il piano di bacino stralcio per l’assetto idrogeologico (PAI) ...... 37

7.4 Siti di rilevanza naturalistica: SIC e ZPS ...... 40

8. L.R. N.11/2001 “NORME SULLA VALUTAZIONE DELL’IMPATTO AMBIENTALE” ...... 44

8.1 Individuazione dell’area oggetto d’intervento ...... 44

8.2 Stato attuale ...... 44

8.3 Descrizione dell’intervento e degli obbiettivi da raggiungere ...... 44

8.4 Modalità di intervento ...... 45

8.5 Movimentazione del materiale dragato ...... 46

8.6 Bonifica da ordigni bellici ...... 46

8.7 Inquinamento e rischi ambientali ...... 46

8.8 Fasi di lavorazione e valutazione del rischio di incidenti ...... 48

9. DOCUMENTAZIONE FOTOGRAFICA ...... 49

10. VALUTAZIONE DEGLI IMPATTI POTENZIALI ...... 52

10.1 Atmosfera e qualità dell’aria ...... 52

10.2 Ambiente idrico ...... 55

10.3 Clima meteo-marino ...... 55

10.4 Suolo e sottosuolo ed ambiente idrico superficiale e sotterraneo ...... 61

10.5 Habitat e reti ecologiche ...... 67

10.6 Rumore e vibrazioni ...... 70

10.7 Paesaggio ...... 70

10.8 Rifiuti ...... 71 2

11. RIEPILOGO DEGLI IMPATTI ...... 72

12. MITIGAZIONI ...... 73

13. CONCLUSIONI ...... 74

1. PREMESSA

Obiettivo primario delle valutazioni ambientali è rappresentato dallo sviluppo sostenibile secondo i principi di prevenzione, precauzione, integrazione. La verifica di assoggettabilità o screening, secondo il codice dell’ambiente, è il procedimento finalizzato a valutare la necessità o meno di procedere alla valutazione di impatto ambientale vera e propria. Per determinate categorie di progetti, l’obbligo di VIA è solamente eventuale e 3 deve essere esperito soltanto laddove si accerti, a seguito della procedura di screening, che le caratteristiche dell’opera esigano una puntuale e approfondita valutazione di tutti i possibili effetti negativi della stessa sull’ambiente. La verifica di assoggettabilità è disciplinata dall’art. 20 d.lgs. 152/2006, recentemente riscritto dal d.lgs. 4/2008 e dal d.lgs. 128/2010. Per il presente progetto di cui sopra, lo stesso pur rispondendo alla fattispecie prevista dal punto B.2.ae ter) dell’allegato B della L.R. n. 11 del 12/04/2001 (opere di dragaggio dei sedimenti marini e di prelievo di materiali litoidi anche ai fini di riutilizzo, escluse le operazioni inserite in interventi di bonifica di siti inquinati, così come definiti dalla parte IV del D.lgs. 152/2006), ai sensi dell’art. 23 della L.R. n. 11 del 12/04/2001, la verifica di assoggettabilità a VIA e la VINCA sono di competenza Regionale. La verifica di assoggettabilità ha lo scopo quindi di valutare, ove previsto, se i progetti possano avere un impatto significativo e negativo sull'ambiente e debbano quindi essere sottoposti alla fase di valutazione secondo le disposizioni di legge. La Verifica di assoggettabilità è attivata dal proponente con la redazione dello studio preliminare ambientale; mediante la procedura di verifica di assoggettabilità (screening), spetta all’Autorità competente valutare se il progetto de quo possa avere un impatto significativo sull’ambiente e debba perciò essere sottoposto a V.I.A.

2. RIFERIMENTI NORMATIVI

I riferimenti normativi nazionali e regionali in materia di valutazioni ambientali sono le seguenti: - Direttiva Comunitaria 85/337/CEE, “Direttiva del Consiglio del 27 giugno 1985, Valutazione dell’impatto ambientale di determinati progetti pubblici e privati”; - Legge n. 349 dell’8 luglio 1986 e s.m.i.; - D.P.C.M. 27 dicembre 1988 e s.m.i.; 4 - Direttiva 97/11/CE, “Direttiva del Consiglio concernente la valutazione dell’impatto ambientale di determinati progetti pubblici e privati, Modifiche ed integrazioni alla Direttiva 85/337/CEE”; - Decreto Legislativo 3 Aprile 2006, n. 152 “Norme in materia ambientale”; - Decreto Legislativo 16 Gennaio 2008, n. 4 “Ulteriori disposizioni correttive ed integrative del decreto legislativo 3 Aprile 2006, n. 152, recante norme in materia ambientale”; - Decreto Legislativo 28 Giugno 2010, n. 128, “Modifiche ed integrazioni al decreto legislativo 3 aprile 2006, n.152, recante norme in materia ambientale”; - Legge Regionale n. 11 del 12/04/2001, “Norme sulla valutazione dell’impatto ambientale”; - Legge Regionale n. 17 del 14/06/2007, “Disposizioni in campo ambientale, anche in relazione al decentramento delle funzioni amministrative in materia ambientale”; - Legge Regionale n. 4 del 12/02/2014, “Semplificazioni del procedimento amministrativo. Modifiche e integrazioni alla legge regionale 12 aprile 2001, n. 11 (Norme sulla valutazione dell’impatto ambientale), alla legge regionale 14 dicembre 2012, n. 44 (Disciplina regionale in materia di valutazione ambientale strategica) e alla legge regionale 19 luglio 2013, n. 19 (Norme in materia di riordino degli organismi collegiali operanti a livello tecnico-amministrativo e consultivo e di semplificazione dei procedimenti amministrativi)”.

3. CARATTERISTICHE DEL PROGETTO

Il presente lavoro, analizza il contesto ambientale per gli interventi di dragaggio, il cui progetto esecutivo costituisce il quadro di riferimento per l’approvazione e l’autorizzazione in merito alla realizzazione delle opere di cui trattasi. Il presente studio preliminare ambientale è volto a caratterizzare con un significativo grado di dettaglio l'area oggetto dell'intervento nonché ad identificare i possibili impatti sull'ambiente e 5 sul territorio. L'intervento di cui trattasi consiste nel dragaggio dei fondali marini unitamente alla gestione dei sedimenti estratti nell’ambito del POR PUGLIA 2014 – 2020 ASSE VII “Sistemi di trasporto e infrastrutture di rete” Az. 7.4 “Interventi per la competitività del sistema portuale e interportuale”. L’intervento di escavo è ubicato nel Porto Nuovo, sarà esteso per una superficie pari a 6900 mq e sarà approfondito fino alla quota di -4.00 m sul livello medio del mare. Per la redazione dello studio ambientale sono state seguite in ogni caso le linee principali contenute nelle norme di applicazione della procedura di Valutazione di Impatto Ambientale.

Obiettivo del SIA è quello di analizzare le connessioni tra il progetto, l’ambiente socio- economico e l’ambiente naturale, evidenziando sia gli aspetti negativi sia quelli positivi derivanti dall’intervento di dragaggio. La relazione è strutturata sullo schema fissato dall’art. 17 della Legge Regione Puglia 12.04.2001 n. 11 “Norme sulla valutazione d’Impatto Ambientale”, con riferimento, comunque, alla normativa di settore. Il procedimento utilizzato ha previsto l’articolazione in due principali quadri di riferimento: - Quadro programmatico - Quadro ambientale Nel quadro programmatico sono esposti i rapporti tra l’intervento e la normativa ed i piani territoriali. Nel quadro ambientale è descritto il contesto, suddiviso per componenti ambientali, allo stato attuale ed a seguito della realizzazione del progetto. Le caratteristiche dettagliate dell’intervento sono illustrate nella relazione tecnica e negli allegati grafici.

4. VINCOLI PRESENTI – AUTORIZZAZIONI DA ACQUISIRE

L’area di intervento è vincolata all'acquisizione dei seguenti pareri e/o Nulla Osta: - Regione Puglia – Sezione Demanio e Patrimonio – Servizio Demanio Marittimo - Regione Puglia – Dipartimento Mobilità. Qualità urbana, Opere Pubbliche, Ecologia e Paesaggio - Provincia di Lecce – Servizio Tutela e Valorizzazione Ambiente 6 - Arpa Puglia – Dipartimento di Lecce - ASL/LE2 – Servizio Igiene Pubblica - Parco S.ta Maria di Leuca e Bosco di - Capitaneria di Porto di Gallipoli - Agenzia del Demanio – Lecce - Ministero delle Infrastrutture e Trasporti – Provveditorato Interregionale per le Opere Pubbliche Puglia e Basilicata - Soprintendenza ai beni culturali ed ambientali – Lecce

5. CONTENUTI DELLA RELAZIONE PER LA PROCEDURA DI VERIFICA

La L.R. 12 aprile 2001, n. 11 e sue modifiche ed integrazioni, in materia di procedura di valutazione di impatto ambientale stabilisce nell’art.17 i criteri da seguire per la procedura di verifica ed i punti salienti da prendere in considerazione per la verifica. Sostanzialmente occorre descrivere: 1) CARATTERISICHE DEL PROGETTO 7 Le caratteristiche del progetto di interventi e opere devono essere prese in considerazione in particolare in rapporto ai seguenti elementi: a. Dimensioni del progetto (superfici, volumi, potenzialità). Tali elementi sono considerati in particolare in rapporto alla durata e alla dimensione spaziale e temporale degli impatti; b. Utilizzazione delle risorse naturali; c. Produzione di rifiuti; d. Inquinamento e disturbi ambientali; e. Rischio di incendi; f. Impatti sul patrimonio naturale e storico tenuto conto della destinazione delle zone che possono essere danneggiate, in particolare zone turistiche urbane o agricole. 2) UBICAZIONE DEL PROGETTO La sensibilità ambientale delle zone geografiche che possono essere danneggiate dal progetto deve essere presa in considerazione tenendo conto, in particolare, dei seguenti elementi: a. La qualità e la capacità di rigenerazione delle risorse naturali della zona; b. La capacità di carico dell’ambiente naturale, con particolare attenzione alle seguenti zone: 1) Zone costiere; 2) Zone montuose o forestali; 3) Zone nelle quali gli standard di qualità ambientali della legislazione comunitaria sono già superati; 4) Zone a forte densità demografica; 5) Paesaggi importanti dal punto di vista storico culturale e archeologico; 6) Aree demaniali dei fiumi, dei torrenti, dei laghi e delle acque pubbliche;

7) Effetti dell’opera o intervento sulle limitrofe aree naturali protette. 3) CARATTERISTICHE DELL’IMPATTO POTENZIALE Gli effetti potenzialmente significativi dei progetti devono essere considerati in relazione ai criteri stabiliti ai punti 1 e 2 e tenendo conto in particolare: a. Della portata dell’impatto (area geografica e densità della popolazione interessata); b. Dell’ordine di grandezza e della complessità dell’impatto; 8 c. Della probabilità dell’impatto; d. Della durata, frequenza e reversibilità dell’impatto.

6. INQUADRAMENTO TERRITORIALE

Il territorio del comune di Castro, classificato come “Classificazione sismica zona 4 (sismicità molto bassa) ordinanza PCM n. 3274 del 20/03/2003”, occupa una superficie di circa 4.56 km² nell'entroterra del basso , ed è situato lungo la costa orientale della penisola salentina. È caratterizzato da modesti rilievi digradanti repentinamente verso il mare e raggiunge il punto più elevato con il Monte Mattia, 123 metri s.l.m. La morfologia del territorio è ondulata con pochi 9 spazi in pianura, soprattutto nella parte nord occidentale del feudo Confina a nord con il comune di , a nord-ovest con il comune di , a sud con il comune di (dal quale fu distaccato nel 1975), a est si affaccia sul mare.

Figura 1 - Mappa delle Fasce Altimetriche

L’area oggetto d’intervento riguarda l’area portuale del Comune di Castro ed in particolare il “Porto Nuovo”. L’intervento di escavo sarà esteso per una superficie pari a 6900 mq e sarà approfondito fino alla quota di -4.00 m sul livello medio del mare.

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Figura 2 - Stralcio P.d.F. su CTR del Comune di Castro

Figura 3 -Stralcio Ortofoto 2016 – Comune di Castro

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Figura 4 - Stralcio Ortofoto 2017 – Area portuale del Comune di Castro

La Legge Regionale nr. 11 del 12 aprile 2001 (Art.17) in merito all’ubicazione impone di tener conto della capacità e qualità di rigenerazione delle zone naturali e della capacità di carico dell’ambiente naturale, con particolare attenzione alle seguenti zone: 1) zone costiere; 2) zone montuose o forestali; 3) zone nelle quali gli standards di qualità ambientali della legislazione comunitaria sono già superati; 4) zone a forte densità demografica; 5) paesaggi importanti dal punto di vista storico culturale e archeologico; 6) area demaniali dei fiumi, dei torrenti, dei laghi e delle acque pubbliche; 7) effetti dell’opera o intervento sulle limitrofe aree naturali protette. Nel caso in oggetto, l’intervento ricade nelle zone costiere ed in aree demaniali, poiché l’intervento consiste nel dragare il sedimento marino accumulatosi nel sottofondo dell’area portuale del “Porto Nuovo”, non vi saranno carichi di pressione ambientali derivanti dalla realizzazione e utilizzo dell’area d’intervento, le emissioni di CO2 saranno assenti o di quantità tali da non compromettere le risorse ambientali circostanti l’area d’intervento.

Tuttavia si ritiene opportuno segnalare, che il Comune di Castro è soggetto a provvedimento di tutela paesaggistica, ossia: - PAE0050 D.M. 04/07/1970 – G.U. n.282 07/11/1970 - Dichiarazione di notevole interesse pubblico della zona costiera e di parte del territorio comunale di Diso; - PAE0135 - D.M. 01/08/1985 - Integrazione di dichiarazioni di notevole interesse pubblico riguardanti il tratto di costa adriatica e ionica dal limite sud dell'abitato di Otranto (mare Adriatico) al confine con la provincia di Taranto ( - mare Jonio) ricadenti nei 12 comuni di Otranto, Santa Cesarea Terme, Castro, Diso, Andrano, Tricase, , , , , Patù, , Salve, , , , , Gallipoli, , , Nardò e Porto Cesareo, istituito ai sensi della L. 1497 - G.U. n. 30 del 06/02/1986; - Parco Naturale Regionale "Costa Otranto-S. Maria di Leuca e Bosco di Tricase", istituito ai sensi della L.R. n. 30 del 26/10/2006 - SIC Costa Otranto-S. Maria di Leuca, Codice IT9150002; - SIC Parco delle querce di Castro; - Vincoli del PPTR Approvato con D.G.R. 176/2015.

Poiché trattasi di un intervento di “dragaggio”, il cui obbiettivo è quello di asportare sabbia, ghiaia e detriti dal fondo marino del “Porto Nuovo” del Comune di Castro, per poi rilocarli nelle aree di immersione individuate ad oltre 3 miglia nautiche (al di fuori dell’area SIC), l’intervento in oggetto comporterà una fonte di inquinamento atmosferico trascurabile. Inoltre secondo la Zonizzazione del territorio Regionale della Puglia, ai sensi del D.lgs. 155/2010, approvata con Deliberazione della Giunta Regionale n, 2979 del 29/12/2011, il territorio Salentino, comprendente il Comune di Castro è stato classificato come “Zona IT1612 – zona di pianura, comprendente le aree meteoclimatiche IV e V”, ossia una zona con basse emissioni inquinanti, sia “primari” (piombo, monossido di carbonio, ossidi di zolfo, benzene, benzo(a)pirene), che “secondari” (PM10, NOx,).

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Figura 5 – Mappa delle emissioni PM10 - 2007

Figura 6 – Mappa delle emissioni NOx - 2007

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Figura 7 - Mappa delle emissioni CO 2007

Figura 8 – Mappa delle emissioni SO2

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Figura 9 – Mappa delle emissioni Pb 2007

Figura 10 – Mappa delle emissioni Ni 2007

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Figura 11 – Mappa delle emissioni Cd 2007

Figura 12 – Mappa delle emissioni As 2007

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Figura 13 – Mappa delle emissioni Benzene 2007

7. QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO E ISTITUZIONALE

Le relazioni tra l'opera da realizzare e gli atti di programmazione territoriale settoriale, sono fomite dagli elementi conoscitivi del quadro di riferimento programmatico. Il quadro di riferimento programmatico fornisce gli elementi conoscitivi sulle relazioni tra l’opera e gli atti di pianificazione e programmazione territoriale settoriale. Sono stati, di seguito, analizzati tutti i piani territoriali in vigore ed individuati i vincoli e le 18 prescrizioni che insistono sull’area in relazione alle caratteristiche dell’attività in questione. Sono state considerate le normative comunitarie, nazionali e regionali vigenti, relative agli aspetti di natura ambientale. Si è quindi verificata la coerenza del progetto con le normative vigenti comunitarie e regionali, relative ai vari aspetti che caratterizzano le problematiche di natura ambientale. Pertanto si è verificata la corrispondenza del progetto con le normative vigenti ed i regolamenti locali, nonché con le altre opere esistenti nelle vicinanze.

7.1 Piano Territoriale Provinciale di Coordinamento (P.T.C.P) Per le caratteristiche ambientali dell’area interessata da tale intervento, si è analizzata la cartografia contenuta nel Piano Territoriale di Coordinamento (P.T.C.P.) della Provincia di Lecce, che rappresenta il principale strumento di ascolto e di governo che la Provincia mette a disposizione e ha lo scopo di orientare le scelte e fare chiarezza nella complessità che un territorio a livello provinciale può avere. Il P.T.C.P. della Provincia di Lecce è stato adottato con Deliberazione del Consiglio Provinciale n. 39 del 15 giugno 2007, pubblicato sul Bollettino Ufficiale della regione Puglia n. 92 del 28 giugno 2007 ed approvato con Deliberazione del Consiglio Provinciale n. 75 del 24 ottobre 2008, pubblicato sul Bollettino Ufficiale della regione Puglia n. 8 del 15 gennaio 2009.

Per l’area di interesse non sono stati individuati vincoli particolari. L’intervento in oggetto non comporterà in modo significativo l’alterazione dello stato dei luoghi, in quanto permetterà di: - aumentare in termini prestazionali la capacità del porto ad imbarcazioni dotate di lunghezza maggiore e maggiore pescaggio, che allo stato attuale sono impossibilitate alla manovra e all’accesso in porto via mare; - consentire la manovra delle imbarcazioni in tutto il porto sino al pontile su cui è ubicato il travel lift posto sullo scalo di alaggio;

- il rialzamento del fondale, il quale a sua volta migliorerà la capacità di dissipazione dell’energia del moto ondoso.

A seguire le tavole del P.T.C.P. della Provincia di Lecce.

Tavola V.5.1.1 – ambiti estesi del P.U.T.T. 19

Tavola V.5.1.2 – Vincoli esistenti

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Tavola V.5.1.3 – Vincoli e aree di salvaguardia proposte

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Tavola V.5.1.4 – Vincoli e salvaguardia: gli elementi della cultura materiale

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7.2 Piano Paesaggistico Territoriale Regionale (PPTR) Con delibera n. 176 del 16 febbraio 2015, pubblicata sul BURP n. 40 del 23 marzo 2015, la Giunta Regionale ha approvato il Piano Paesaggistico Territoriale Regionale della Puglia. Tale strumento di pianificazione territoriale, è un piano paesaggistico ai sensi degli artt. 135 e 143 del Codice, con specifiche funzioni di piano territoriale ai sensi dell'art. 1 della L.R. 7 ottobre 2009, n. 20 “Norme per la pianificazione paesaggistica”. Esso è rivolto a tutti i soggetti, pubblici 23 e privati, e, in particolare, agli enti competenti in materia di programmazione, pianificazione e gestione del territorio e del paesaggio. Il PPTR persegue le finalità di tutela e valorizzazione, nonché di recupero e riqualificazione dei paesaggi di Puglia, in attuazione dell'art. 1 della L.R. 7 ottobre 2009, n. 20 “Norme per la pianificazione paesaggistica” e del D.lgs. 22 gennaio 2004, n. 42 “Codice dei beni culturali e del Paesaggio” e successive modifiche e integrazioni (di seguito denominato Codice), nonché in coerenza con le attribuzioni di cui all'articolo 117 della Costituzione, e conformemente ai principi di cui all'articolo 9 della Costituzione ed alla Convenzione Europea sul Paesaggio adottata a Firenze il 20 ottobre 2000, ratificata con L. 9 gennaio 2006, n. 14. Il PPTR persegue, in particolare, la promozione e la realizzazione di uno sviluppo socioeconomico auto-sostenibile e durevole e di un uso consapevole del territorio regionale, anche attraverso la conservazione ed il recupero degli aspetti e dei caratteri peculiari dell’identità sociale, culturale e ambientale, la tutela della biodiversità, la realizzazione di nuovi valori paesaggistici integrati, coerenti e rispondenti a criteri di qualità e sostenibilità. Il PPTR disciplina l'intero territorio regionale e concerne tutti i paesaggi di Puglia, non solo quelli che possono essere considerati eccezionali, ma altresì i paesaggi della vita quotidiana e quelli degradati, ne riconosce le caratteristiche paesaggistiche, gli aspetti ed i caratteri peculiari derivanti dall'azione di fattori naturali, umani e dalle loro interrelazioni e ne delimita i relativi ambiti ai sensi dell'art. 135 del Codice. In particolare il PPTR comprende, conformemente alle disposizioni del Codice: a) la ricognizione del territorio regionale, mediante l'analisi delle sue caratteristiche paesaggistiche impresse dalla natura, dalla storia e dalle loro interrelazioni; b) la ricognizione degli immobili e delle aree dichiarati di notevole interesse pubblico ai sensi dell'articolo 136 del Codice, loro delimitazione e rappresentazione in scala idonea alla identificazione, nonché determinazione delle specifiche prescrizioni d'uso ai sensi dell'art. 138, comma 1, del Codice;

c) la ricognizione delle aree tutelate per legge, di cui all'articolo 142, comma 1, del Codice, la loro delimitazione e rappresentazione in scala idonea alla identificazione, nonché determinazione di prescrizioni d'uso intese ad assicurare la conservazione dei caratteri distintivi di dette aree e, compatibilmente con essi, la valorizzazione; d) la individuazione degli ulteriori contesti paesaggistici diversi da quelli indicati all'art. 134 del Codice, sottoposti a specifiche misure di salvaguardia e di utilizzazione; e) l'individuazione e delimitazione dei diversi ambiti di paesaggio, per ciascuno dei quali 24 il PPTR detta specifiche normative d'uso ed attribuisce adeguati obiettivi di qualità; f) l’analisi delle dinamiche di trasformazione del territorio ai fini dell'individuazione dei fattori di rischio e degli elementi di vulnerabilità del paesaggio, nonché la comparazione con gli altri atti di programmazione, di pianificazione e di difesa del suolo; g) la individuazione delle aree gravemente compromesse o degradate, perimetrate ai sensi dell’art. 93, nelle quali la realizzazione degli interventi effettivamente volti al recupero e alla riqualificazione non richiede il rilascio dell’autorizzazione di cui all'articolo 146 del Codice; h) la individuazione delle misure necessarie per il corretto inserimento, nel contesto paesaggistico, degli interventi di trasformazione del territorio, al fine di realizzare uno sviluppo sostenibile delle aree interessate; i) le linee-guida prioritarie per progetti di conservazione, recupero, riqualificazione, valorizzazione e gestione di aree regionali, indicandone gli strumenti di attuazione, comprese le misure incentivanti; l) le misure di coordinamento con gli strumenti di pianificazione territoriale e di settore, nonché con gli altri piani, programmi e progetti nazionali e regionali di sviluppo economico. L’area oggetto di intervento risulta essere interessata dal PPTR, ed in particolare è caratterizzata da: AMBITI PAESAGGISTICI SALENTO DELLE SERRE L’ambito del Salento è costituito, dal punto di vista geologico, da un basamento calcareo di età cretacica, spesso alcune migliaia di metri, interessato da pieghe ad ampio raggio e da faglie che lo dislocano a differenti quote, al punto da far assumere allo stesso basamento un assetto morfologico con alternanza di dorsali e

depressioni, che in definitiva caratterizza il territorio delle “Serre Salentine”.

25 COMPONENTI AREE PROTETTE E DEI SITI VINCOLO NON PRESENTE NATURALISTICI COMPONENTI BOTANICO VEGETAZIONALI VINCOLO NON PRESENTE COMPONENTI CULTURALI ED INSEDIATIVE VINCOLO NON PRESENTE COMPONENTI IDROLOGICHE VINCOLO NON PRESENTE UCP-COMPONENTI AREE PROTETTE E SITI DI VINCOLO PRESENTE RILEVANZA NATURALISTICA UCP-COMPONENTI CULTURALI ED VINCOLO NON PRESENTE INSEDIATIVE UCP-COMPONENTI DEI VALORI PERCETTIVI VINCOLO NON PRESENTE UCP-COMPONENTI BOTANICO VINCOLO NON PRESENTE VEGETAZIONALI UCP-COMPONENTI GEOMORFOLOGICHE VINCOLO PRESENTE UCP-COMPONENTI IDROLOGICHE VINCOLO NON PRESENTE

L’intervento proposto permette di aumentare in termini prestazionali la capacità del porto ad imbarcazioni dotate di lunghezza maggiore e maggiore pescaggio, che allo stato attuale sono impossibilitate alla manovra e all’accesso in porto via mare, consentirà la manovra delle imbarcazioni in tutto il porto sino al pontile su cui è ubicato il travel lift posto sullo scalo di alaggio. Inoltre il rialzamento del fondale migliorerà la capacità di dissipazione dell’energia del moto ondoso. La scelta della soluzione progettuale ottimale è stata dettata da principi di sostenibilità ambientale ed economica e si è orientata verso tecniche che garantiscano la massima semplicità realizzativa e il minore impatto possibile sul territorio. Per tali ragioni l’intervento in oggetto risulta compatibile con le norme del PPTR della Regione Puglia in quanto non verranno procurati effetti ambientale e paesaggistici negativi ed irreversibili sul territorio, ovvero effetti che turbino gli equilibri idrogeologi e geomorfologici del sottofondo marino.

A seguire gli estratti PPTR con indicazione dell’area oggetto d’intervento.

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L’area di intervento non ricade nei vincoli delle “Componenti delle aree protette e dei siti naturalistici”.

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L’area di intervento non ricade nei vincoli delle “Componenti Botanico-Vegetazionali”.

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L’area di intervento non ricade direttamente nei vincoli delle “Componenti culturali insediative”.

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L’area di intervento non ricade direttamente nei vincoli delle “Componenti idrologiche”.

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L’area di intervento ricade in parte nel vincolo Area di rispetto dei parchi e delle riserve regionali degli UCP delle “Componenti aree protette e siti naturalistici”

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L’area di intervento non ricade nei vincoli degli UCP delle “Componenti culturali insediative”.

33

L’area di intervento non ricade nei vincoli degli UCP delle “Componenti dei valori percettivi”.

34

L’area di intervento non ricade nei vincoli degli UCP delle “Componenti botanico vegetazionali”.

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L’area di intervento ricade in parte nei vincoli degli UCP-Grotte delle “Componenti aree protette e siti naturalistici”

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L’area di intervento non ricade nei vincoli degli UCP delle “Componenti idrologiche”.

L’area di intervento ricade nell’UCP area di rispetto dei Parchi, ma non risulta in contrasto con l’art. 72 delle NTA del PPTR della Regione Puglia. Inoltre l’UCP Grotte evidenziato nelle tavole precedenti, ad oggi non risulta né presente sul posto, né accessibile in quanto con DGC n. 233 del 14/09/1999 l’intervento di consolidamento del costone litoraneo prospiciente l’ambito portuale né ha di fatto determinato la chiusura dell’ingresso.

7.3 I rapporti con il piano di bacino stralcio per l’assetto idrogeologico (PAI) 37 La Regione Puglia, nella veste dell’Autorità di Bacino (AdB) ha redatto il PAI (Piano di Bacino stralcio per l’Assetto Idrogeologico), con Delibera n. 25 del 15 dicembre 2004 e approvato in via definitiva con Delibera del Comitato Istituzionale dell'Autorità di Bacino della Puglia n. 39 del 30 novembre 2005. Con Delibere del Comitato Istituzionale del 16 febbraio 2017 sono state aggiornate le perimetrazioni del PAI. Il PAI, costituendo ai sensi dell’articolo 17, comma\6 ter della Legge 18 maggio 1989 n. 183, il Piano Stralcio del Piano di Bacino, ha valore di piano territoriale di settore ed è lo strumento conoscitivo, normativo e tecnico – operativo mediante il quale sono pianificate e programmate le azioni e le norme d’uso finalizzate alla conservazione, alla difesa ed alla valorizzazione del suolo ricadente nel territorio di competenza dell’Autorità di Bacino della Regione Puglia. Il PAI è composto dalla Relazione Generale, dalle Norme Tecniche di Attuazione (NTA) e dagli elaborati grafici. Le NTA del PAI sono organizzate secondo il relativo campo di applicazione, di seguito esposto:  assetto Idraulico;  assetto Geomorfologico;  programmazione ed Attuazione delle Azioni del PAI;  procedure di Formazione, Revisione, Verifica e Aggiornamento del PAI;  disposizioni Generali Finali. Con il PAI entrano in vigore le norme di salvaguardia per il territorio pugliese mirate "al miglioramento delle condizioni di regime idraulico e di stabilità geomorfologia necessarie a ridurre gli attuali livelli di pericolosità e a consentire uno sviluppo sostenibile del territorio nel rispetto degli assetti naturali, della loro tendenza evolutiva e delle potenzialità d'uso" (art. 1, Titolo I). Il PAI ha classificato le zone del territorio regionale in base a: Pericolosità idraulica, Pericolosità geomorfologia, e Rischio. Le aree a pericolosità idraulica sono così classificate:

 AP aree ad alta probabilità di inondazione;  MP aree a media probabilità di inondazione;  BP aree a bassa probabilità di inondazione. Le aree a pericolosità geomorfologica sono così classificate:  aree a pericolosità geomorfologica molto elevata (P.G.3);  aree a pericolosità geomorfologica elevata (P.G.2); 38  aree a pericolosità geomorfologica media e moderata (P.G.1). Sono definite quattro classi di rischio:  rischio moderato R1, per il quale i danni sociali, economici e al patrimonio ambientale sono marginali;  rischio medio R2, per il quale sono possibili danni minori agli edifici, alle infrastrutture e al patrimonio ambientale che non pregiudicano l’incolumità del personale, l’agibilità degli edifici e la funzionalità delle attività economiche;  rischio elevato R3, per il quale sono possibili problemi per l’incolumità delle persone, danni funzionali agli edifici e alle infrastrutture, con conseguente inagibilità degli stessi, l’interruzione di funzionalità delle attività socioeconomiche e danni rilevanti al patrimonio ambientale;  rischio molto elevato R4, per il quale sono possibili la perdita di vite umane e lesioni gravi alle persone, danni gravi agli edifici, alle infrastrutture ed al patrimonio ambientale e la distruzione di attività socioeconomiche. L’area interessata dal progetto non rientra in nessuna classe a pericolosità/rischio idraulico e/o geomorfologico come si evince dalle mappe finali redatte dall’AdB aggiornate e pubblicate il 27/02/2017 di cui se ne riporta di seguito uno stralcio (Figura 14); nell’area infatti non si sono manifestati fenomeni di allagamento neppure nei periodi di massima registrazione delle precipitazioni, né fenomeni legati a movimenti franosi.

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Figura 14

7.4 Siti di rilevanza naturalistica: SIC e ZPS Oltre alla conservazione degli habitat naturali, poco o affatto modificati dall'uomo, c'è anche l'obiettivo di conservare quelli seminaturali, dove cioè la presenza dell'uomo e delle sue attività tradizionali ha permesso il mantenimento di un equilibrio tra uomo e natura, proprio con la conservazione delle biodiversità. Al fine di contribuire a salvaguardare la biodiversità nel territorio degli Stati membri, il Consiglio della Comunità Europea ha adottato la direttiva 92/43/CEE (direttiva Habitat) con la quale viene 40 costituita la rete Natura 2000, indicante i siti di interesse comunitario. La direttiva "habitat" ha come obiettivo la "conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche", cioè la creazione della rete Natura 2000, come previsto dalla direttiva europea n. 92/43/CEE del Consiglio del 21 maggio1992. La direttiva è stata recepita in Italia con il Regolamento D.P.R. n. 357 del 08 settembre 1997. La stessa si prefigge l'obiettivo di creare la rete, contribuendo alla salvaguardia delle biodiversità, mediante attività di conservazione delle aree che costituiscono la rete Natura 2000, preservando le specie la cui conservazione è considerata un interesse comune di tutta l'Unione. Gli Stati membri contribuiscono alla costituzione di Natura 2000 in funzione della presenza e rappresentatività sul proprio territorio di tali ambienti designando zone speciali di conservazione. Tali disposizioni sono state recepite dall'Italia con il D.P.R. 8 settembre 1997, n. 357 "Regolamento recante attuazione della direttiva 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché della flora e della fauna selvatiche." Vengono così segnalate le Zone di Protezione Speciale (Z.P.S.) ed i Siti di Importanza Comunitaria (S.I.C.). Il SIC Mare IT9150002 istituito con D.M. Ambiente del 03/04/2000 denominato ‘Costa Otranto – Santa Maria di Leuca’ si estende per una superficie di 6093 Ha ed ah una lunghezza complessiva di 37 km. Successivamente la Regione Puglia con DGR n. 710 del 16/05/2017 ha aggiornato la perimetrazione dei Siti di Importanza Comunitaria “Costa Otranto -Santa Maria di Leuca” Secondo il formulario standard natura 2000, il Sito è caratterizzato dalla presenza dei seguenti habitat:  1120* “Praterie di Posidonia (Posidonion oceanicae)”;  1170 “Scogliere”;  1240 “Scogliere con vegetazione delle coste mediterranee con Limonium spp. endemici”;  1410 “Pascoli inondati mediterranei (Juncetalia maritimi)”;

 3170* “Stagni temporanei mediterranei”, 5330 “Arbusteti termo-mediterranei e pre- desertici”;  6220 “Percorsi substeppici di graminacee e pianteannue dei Thero-Brachypodietea”;  8210 “Pareti rocciose calcaree con vegetazione casmofitica”;  8310 “Grotte non ancora sfruttate a livello turistico”;  8330 “Grotte marine sommerse o semisommerse”. 41 L’area oggetto d’intervento non ricade nè all’interno dell’area tutelata dal Sito di Importanza Comunitaria (SIC), né nell’area tutelata dalle Zone di Protezione Speciale (ZPS). Tuttavia è opportuno segnalare che l’area interessata dal SIC verrà attraversata durante le operazioni di trasferimento del sedimento marino di escavo per la successiva immersione dello stesso in mare da idonea imbarcazione. Il materiale di risulta verrà immerso in mare oltre le 3 nm dalla costa, in un tratto in cui la batimetria si attesta sui 100 metri, ovvero in area priva di vincoli (SIC, ZPS ecc…).

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Figura 15 - SIC IT9150002 lungo la costa del Comune di Castro

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8. L.R. N.11/2001 “NORME SULLA VALUTAZIONE DELL’IMPATTO AMBIENTALE”

La V.I.A. ha lo scopo di assicurare che nei processi decisionali relativi a piani, programmi di intervento e progetti di opere o di interventi, di iniziativa pubblica o privata, siano perseguiti la protezione e il miglioramento della qualità della vita umana, il mantenimento della capacità riproduttiva degli ecosistemi e delle risorse, la salvaguardia della molteplicità delle specie, 44 l'impiego di risorse rinnovabili, l'uso razionale delle risorse. L’art.4 “Ambiti di applicazione” comma 2 stabilisce che “sono assoggettati alla procedura di verifica di cui all'articolo 16 i progetti per la realizzazione di interventi e di opere identificati nell'allegato B, ripartito negli elenchi B1, B2 e B3”. L’articolo soprarichiamato puntualizza al comma 3 come “Sono assoggettati altresì alla procedura di VIA i progetti per la realizzazione di interventi e di opere identificati nell'allegato B, ripartito negli elenchi B1, B2, B3, qualora ciò si renda necessario in esito alla procedura di verifica di cui all'articolo 16 o qualora gli interventi ricadano anche parzialmente all’interno di aree naturali protette”.

8.1 Individuazione dell’area oggetto d’intervento L’intervento di escavo è ubicato nel Porto Nuovo, sarà esteso per una superficie pari a 6900 mq e sarà approfondito fino alla quota di -4.00 m sul livello medio del mare.

8.2 Stato attuale Allo stato attuale il porto presenta delle aree caratterizzate da fenomeni di deposito marino e di presenza di scogliera che ne riducono notevolmente la profondità di pescaggio.

8.3 Descrizione dell’intervento e degli obbiettivi da raggiungere L’intervento di dragaggio in oggetto, permette di aumentare in termini prestazionali la capacità del porto ad imbarcazioni dotate di lunghezza maggiore e maggiore pescaggio, che allo stato attuale sono impossibilitate alla manovra e all’accesso in porto via mare, consentirà la manovra delle imbarcazioni in tutto il porto sino al pontile su cui è ubicato il travel lift posto sullo scalo di alaggio. Inoltre il rialzamento del fondale migliorerà la capacità di dissipazione dell’energia del moto ondoso.

La scelta della soluzione progettuale ottimale è stata dettata da principi di sostenibilità ambientale ed economica e si è orientata verso tecniche che garantiscano la massima semplicità realizzativa e il minore impatto possibile sul territorio. La procedura seguita per la caratterizzazione, classificazione e gestione dei materiali di escavo è quella riportata nel Decreto del 15 luglio 2016 n. 173 “Regolamento recante modalità e criteri tecnici per l’autorizzazione all’immersione in mare dei materiali di escavo di fondali marini”. 45 L’intervento di escavo complessivo di 14100 mc, interessa un'area di estensione di 6.900 mq, la profondità di dragaggio prevista è mediamente pari ad 150 cm per raggiungere una profondità batimetrica media di - 4.00 m riferita al livello medio mare. In corrispondenza di un’area di circa 950 mq come individuata nella tavola 7 posta tra il pennello lato mare ed il molo a sud è previsto la scavo di roccia per consentire l’accesso alle imbarcazioni in modo da avere un opportuno franco di sicurezza che impedisca urti accidentali delle chiglie con il fondo marino.

8.4 Modalità di intervento La rimozione del sedimento marino sarà condotta mediante l’utilizzo di chiatte/pontoni attrezzate con escavatore dotato di un braccio operatore con benna mordente o a polipo o similare. Una volta che saranno rimosse tutte le imbarcazioni, le boe, le catenarie e i corpi morti, ciascuna piattaforma avanzerà progressivamente, mentre l’escavatore provvederà a rimuovere il sedimento dal fondale marino fino a ripristinare la profondità minima di 4.00 metri. L’impresa aggiudicataria potrà adottare soluzioni diverse in funzione del tipo di macchine a sua disposizione, nei limiti imposti dai vincoli ambientali vigenti. Per ovviare a possibili fenomeni di propagazione di torbidità all’esterno dell’area di escavo si adotterà l’utilizzo di opportune panne galleggianti ancorate al fondale marino, che dovranno garantire il contenimento del materiale movimentato su tutta l’altezza della colonna d’acqua.

8.5 Movimentazione del materiale dragato Il materiale sarà trasferito dalle chiatte a bordo di idonea imbarcazione, che provvederà al suo trasporto per l’immersione in mare che avverrà oltre le 3 mn dalla costa, in un tratto di mare la cui batimetria si attesta sui 100 metri e in assenza vincoli quali SIC, parchi, ZPS, ZTb, ecc… Ai sensi del paragrafo 3.1.1 del citato DM n. 173/2016, considerato che il volume da dragare sarà di circa 14100 mc ed il sito dovrà essere dimensionato per un ricoprimento teorico medio di 5 cm, l’area di ricoprimento in mare sarà di circa 282.000,00 mq pari a 0,28 kmq; inoltre 46 poiché il sito è posto entro una batimetria di 100 circa, saranno individuate due aree di controllo pari a 1 mn2 con caratteristiche simili al sito di immersione.

Nel capitolato sarà previsto che, prima di iniziare lo scavo, l’appaltatore esegua in contraddittorio con la Direzione Lavori, un rilievo topografico e batimetrico di prima pianta, esteso a tutte le aree d’intervento, appoggiandosi ai capisaldi ufficiali che saranno indicati dalla Direzione Lavori. Sulle Planimetrie e Sezioni di prima pianta l’appaltatore monterà i tracciamenti e le sezioni di scavo seguendo quanto indicato nelle Tavole del presente progetto, computerà i volumi di materiale che ne deriva; sottoporrà tale documentazione alla Direzione Lavori per le opportune verifiche e sottoscrizione dei risultati. La Direzione Lavori, sentito il progettista, apporterà gli aggiustamenti che riterrà opportuni in relazione allo stato effettivo dei luoghi ed approverà i disegni di cantiere che saranno tenuti come riferimento per il controllo e la contabilità dei lavori. Il prezzo è applicato al volume di scavo da rilevarsi mediante il confronto tra i rilievi di prima e seconda pianta.

8.6 Bonifica da ordigni bellici Prima dell'esecuzione dei lavori, nell'area oggetto del dragaggio, verrà eseguita da una ditta specializzata una ricerca di eventuali ordigni di origine bellica, così come risulta dal PSC redatto ai sensi dell'art. 28 del D. Lgs 81/2008.

8.7 Inquinamento e rischi ambientali Il progetto non implica la perturbazione delle condizioni idrografiche, idrologiche e idrauliche. Le attività previste per la costruzione delle opere non presentano particolari rischi di inquinamento in riferimento alle sostanze o le tecnologie utilizzate.

I disturbi ambientali saranno limitati alle operazioni di escavo e trasporto del materiale dragato per l’immersione in mare che avverrà oltre le 3 mn dalla costa; verranno in particolare adottate tutte le misure atte a ridurre il rumore e le vibrazioni in cantiere. Dal punto di vista paesaggistico, gli interventi non comporteranno nessun impatto sul paesaggio, poiché l’operazione di escavo interessa esclusivamente il sottofondo marino.

Con l’applicazione del Progetto non si producono inquinamenti e riflessi negativi 47 sull’ambiente.Particolare interesse è rivolto alla fase di messa in atto del Progetto ossia alla realizzazione degli interventi previsti.

Le principali fonti di inquinamento e di disturbo ambientale che si manifesteranno durante il perdurare del cantiere sono:  Emissioni in atmosfera legate all’utilizzo di mezzi di trasporto e attrezzature a combustione quali camion, motopale, escavatore ecc.. I mezzi sopra menzionati

genereranno sostanzialmente polveri, rumori ed emissioni di CO2 in atmosfera. Il rumore sarà generato essenzialmente dalle marmitte di scarico gas dei mezzi operativi. Poiché in cantiere opereranno esclusivamente mezzi omologati, sia il

rumore sia l’emissione in atmosfera di CO2 sarà contenuto nei limiti imposti dalla legge. Per quanto attiene l’emissione di polveri dovute all’utilizzo dei mezzi operativi, le stesse saranno trascurabili, in quanto il materiale di risulta dovuto all’escavazione, essendo a sua volta prelevato dal sottofondo marino non sarà polveroso. Inoltre la velocità di utilizzo dei mezzi operativi sarà ridotta al minimo in modo tale da impedirne un eccesso di dispersione nell’ambiente.  Rifiuti solidi che eventualmente si produrranno durante il persistere del cantiere saranno rappresentati da olii lubrificanti dei mezzi d’opera. Tali rifiuti, qualora non riutilizzabili, saranno smaltiti presso discariche autorizzate.  Effluenti liquidi legati ed esigenze igienico – sanitarie del personale addetto alle lavorazioni. Poiché si prevedono consumi d’acqua ridotti, quest’aspetto riveste poca importanza nell’ambito del progetto in questione.  Rumore rappresentato oltre che dalla presenza dei mezzi in cantiere anche dalle attività che si susseguiranno per la messa in atto del progetto. Perciò, misurato il rumore nell’ambito temporale, esso è limitato all’intera durata del cantiere.

 Vibrazioni causate dall’utilizzo di mezzi operativi. Come per il rumore la sussistenza delle vibrazioni è limitata all’intera durata del cantiere.

Ultimati i lavori di dragaggio del “Porto nuovo” non vi sarà alcun disturbo ambientale.

8.8 Fasi di lavorazione e valutazione del rischio di incidenti Facendo esplicito riferimento al D. Lgs. Nr. 334 17 agosto 1999 inerente l’Attuazione della 48 direttiva 96/82/CE relativa al controllo dei pericoli di incidenti rilevanti connessi con determinate sostanze pericolose, si desume che lo stesso si applica agli stabilimenti in cui sono presenti sostanze pericolose in quantità uguali o superiori a quelle indicate nell’Allegato I che non contempla nessuna delle materie prime utilizzate per la realizzazione degli interventi previsti in progetto. Stante ciò, il cantiere in oggetto non è soggetto a pericoli di incidenti rilevanti, infatti non sono previsti incidenti connessi al rilascio di sostanze pericolose per l’ambiente, uomo, flora e fauna, in quanto non verranno utilizzate sia in fase di realizzazione degli interventi che in fase di esercizio. Gli incidenti ipotizzabili sono riconducibili all’operatività della fase di cantiere, e pertanto ci si atterrà alle norme vigenti in materia di sicurezza contenute nel D.Lgs. 81/2008, con la redazione del piano di sicurezza e coordinamento previsto e attenendosi alle prescrizioni minime di sicurezza e di salute da attuare nei cantieri temporanei o mobili (vedi relativi elaborati). Le lavorazioni saranno compiute nel rispetto delle norme di navigazione, e se necessario, si interdirà la navigazione per lo stretto tempo necessario. Le lavorazioni progettate sono ben visibili e non si ritiene che possano costituire alcuna fonte di rischio. Si evidenzia che l’opera non comporta significative alterazioni sulle diverse componenti ambientali e paesaggistiche.

9. DOCUMENTAZIONE FOTOGRAFICA

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10. VALUTAZIONE DEGLI IMPATTI POTENZIALI

Sulla base di quanto esposto nell’esame del contesto territoriale, ambientale e paesaggistico nonché in relazione alle caratteristiche del progetto è possibile definire gli impatti potenzialmente significativi, valutandone gli aspetti più salienti rispetto all’estensione geografica e demografica, complessità, probabilità, durata, frequenza e reversibilità.

52 L’insieme delle componenti ambientali prese in esame per la verifica comprende: - atmosfera e qualità dell’aria; - ambiente idrico; - clima meteo-marino; - suolo e sottosuolo ed ambiente idrico superficiale e sotterraneo; - habitat e reti ecologiche; - rumore e vibrazioni; - paesaggio; - rifiuti.

Nei paragrafi che seguono vengono analizzate nel dettaglio le componenti realmente interessate da effetti potenzialmente significativi dovuti all’interazione tra l’ambiente e le opere previste dal progetto.

10.1 Atmosfera e qualità dell’aria L’inquinamento atmosferico è un fenomeno generato da qualsiasi modificazione della composizione dell’aria dovuto all’introduzione nella stessa, di una o più sostanze in quantità e con caratteristiche tali da ledere o poter costituire un pericolo per la salute umana o per la qualità dell’ambiente oppure tali da ledere i beni materiali o compromettere gli usi legittimi dell’ambiente. Al pari di quasi tutte le Regioni del Sud Italia, la Puglia è priva di consistenti serie storiche sui livelli di concentrazione di inquinanti in atmosfera. Tale lacuna resta ormai incolmabile e rende impossibile conoscere quali siano stati gli andamenti degli inquinanti negli ultimi 10-20 anni. Solo negli ultimi anni è stato istituito un consistente numero di reti di monitoraggio tale da garantire una copertura sufficiente del territorio; tuttavia è solo dal 2005 che in seguito della redazione del Piano Regionale di Qualità dell’Aria della Regione Puglia PRQA - (Assessorato all’Ecologia) si è avuta la messa a regime dell’intera Rete Regionale di Qualità dell’Aria

(R.R.Q.A.) e il livello di conoscenza sullo stato della qualità dell’aria in Puglia può ritenersi sufficiente.

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Figura 16 -Monitoraggio qualità dell'aria (25/03/2019)

Tale rete regionale prevede l’installazione di 10 stazioni di monitoraggio distribuite sul territorio della provincia di Lecce. ARPA Puglia realizza il monitoraggio della qualità dell'aria regionale attraverso molteplici e differenti strumenti. L’asse portante del sistema è rappresentato dalle reti di monitoraggio fisse, che permettono la rilevazione in continuo degli inquinanti normati dal D. Lgs. 155/2010: PM10, NOx, O3, Benzene, CO, SO2. Nei territori sprovvisti di reti di monitoraggio, e su richiesta delle Amministrazioni locali, ARPA conduce campagne di rilevazioni con laboratori mobili aventi la stessa dotazione strumentale delle stazioni fisse. Lo stato di qualità dell’aria è descritto in maniera immediata e sintetica da un indicatore, l’IQA (Indice di Qualità dell’Aria) che associa a ogni sito di monitoraggio un diverso colore, in funzione delle concentrazioni di inquinanti registrate. Per il calcolo dell’IQA vengono presi in considerazione gli inquinanti monitorati dalle reti di monitoraggio di qualità dell’aria: PM10 (frazione del particolato con diametro inferiore a 10 μm), NO2 (biossido di azoto), O3 (ozono), benzene, CO (monossido di carbonio), SO2 (biossido di zolfo). Per ciascuno degli inquinati l’IQA è calcolato attraverso la formula:

Tanto più il valore dell’IQA è basso, tanto migliore sarà il livello di qualità dell’aria. Un valore pari a 100 corrisponde al raggiungimento del limite relativo di legge, un valore superiore equivale a un superamento del limite. I limiti di legge (D. Lgs. 155/2010) presi a riferimento sono i seguenti: INQUINANTE LIMITE DI LEGGE VALORE 54

PM10 media giornaliera 50

NO2 massimo orario 200

O3 massimo orario 180 CO massimo giornaliero della media mobile sulle 8 ore 10

SO2 massimo orario 350

Tabella 1 - Valori limite degli inquinanti secondo il D. Lgs. 155/2010

VALORI DELL’IQA CLASSE DI QUALITÀ’ DELL’ARIA 0-33 OTTIMA 34-66 BUONA 67-99 DISCRETA 100-150 SCADENTE >150 PESSIMA

La Qualità dell’Aria relativa a ciascun inquinante è suddivisa in 5 classi, da ottima a pessima, in funzione del valore di IQA misurato. A ogni classe è associato un colore differente. Per riassumere lo stato di qualità dell’aria nei diversi siti di monitoraggio attivi sul territorio regionale, si attribuisce a ciascuno di essi la classe di qualità dell’aria peggiore (e il relativo colore) tra quelle rilevate per i singoli inquinanti. È quindi sufficiente che un unico inquinante presenti livelli di concentrazione elevati per assegnare una classe di qualità negativa alla stazione di monitoraggio. Gli impatti connessi a tale componente ambientale sono dovuti a causa dell’utilizzo di mezzi di trasporto e attrezzature a combustione, quali camion, motopale, ecc…, i quali generano sostanzialmente polveri, rumori, ed emissioni di CO2 in atmosfera.

Poiché in cantiere opereranno esclusivamente mezzi omologati, sia il rumore sia l’emissione in atmosfera di CO2 sarà contenuto nei limiti imposti dalla legge. Per quanto attiene l’emissione di polveri dovute all’utilizzo dei mezzi operativi, le stesse saranno trascurabili, in quanto il materiale di risulta dovuto all’escavazione, essendo a sua volta prelevato dal sottofondo marino non sarà polveroso. Inoltre la velocità di utilizzo dei mezzi operativi sarà ridotta al minimo in modo tale da impedirne un eccesso di dispersione nell’ambiente delle eventuali polveri. 55

10.2 Ambiente idrico Per quanto attiene l’impatto sull’ambiente idrico, l’intervento di dragaggio comporterà esclusivamente un aumento della torpidità delle acque marine in prossimità delle aree interessare dai lavori di escavazione (area portuale) e di immersione del materiale dragato (che avverrà oltre le 3 mn dalla costa). Per ovviare a possibili fenomeni di propagazione di torbidità all’esterno dell’area di escavo si adotterà l’utilizzo di opportune panne galleggianti ancorate al fondale marino, che dovranno garantire il contenimento del materiale movimentato su tutta l’altezza della colonna d’acqua. Terminate le lavorazioni, le condizioni dell’ambiente idrico torneranno gradualmente alla normalità. Ciò garantisce che l’impatto di tale componente sul sito in esame sarà lieve.

10.3 Clima meteo-marino Nell'analisi degli aspetti salienti di un ambiente naturale, la climatologia riveste un ruolo importante nell'identificare quei fattori che condizionano le delicate relazioni tra organismi viventi ed ambiente circostante. È noto infatti che le caratteristiche climatiche di una zona influiscono sulle specie animali e vegetali selezionandole in base al loro grado di adattamento, ed è quindi ormai scientificamente corretto identificare un biotopo con una terminologia di chiaro stampo climatologico (foresta pluviale, ambiente desertico, ecc.). Resta tuttavia spesso problematica una definizione del clima come "entità reale", se si tiene conto che esso non rappresenta altro che una elaborazione statistica di un certo numero di dati rilevati convenzionalmente in tempi successivi. Inoltre occorre tenere presente la scala geografica in cui si opera. Infatti nella realtà non esiste un clima tipo e sempre fedelmente ripetitivo nella sua fenomenologia, bensì esiste un ampio campo di variabilità di parametri, influenzato da fattori geografici, topografici e biotici.

A fronte di tali considerazioni si può quindi distinguere un macroclima, che sintetizza i valori climatici su scala regionale (intesa come una zona più o meno estesa), un mesoclima che comprende le caratteristiche climatiche di un'area a livello locale, ed un microclima, le cui caratteristiche possono essere collegate a fattori biotici ed abiotici anche su piccola scala spaziale (es. il tronco di un albero, una sorgente). Risulta pertanto evidente la necessità di comprendere le caratteristiche climatiche, ed a tal fine sono stati raccolti i dati relativi a parametri tipici quali la temperatura, la piovosità, l'udometria e 56 la ventosità. I dati acquisiti presso la Stazione Meteorologica dell’Aeronautica Militare di Palascia (Capo d'Otranto), quella di S. Maria di Leuca e quella di Lecce riguardano una serie storica significativa che consente estrapolazioni statisticamente attendibili e la stima di importanti indicatori bioclimatici (indice di aridità, bilancio idrologico, ecc.).

Temperatura e precipitazioni

Nel corso dell'anno la temperatura fa registrare mediamente valori minimi invernali intorno ai 7°C e valori massimi mensili molto prossimi ai 28°C evidenziando quindi una escursione annua che si aggira intorno ai 20 °C. Punte minime al di sotto dei 0°C in periodo invernale e valori estremi vicini ai 40 °C in un'estate sono stati comunque registrati anche se occasionalmente. L'escursione media mensile ha nel periodo primavera-estate una maggiore ampiezza che tende sensibilmente a ridursi nel successivo periodo autunno-inverno. È ragionevole pensare che tale fenomeno sia collegato alla tipica azione di "serbatoio di calore" svolta dal mare, che diviene tangibile proprio quando la temperatura ricomincia a scendere nel seguente periodo autunnale. Tali caratteristiche rientrano tipicamente nel cosiddetto "clima mediterraneo" cui la zona mostra decisamente di appartenere. Fra gli aspetti climatici le precipitazioni rappresentano un fenomeno importante e quanto mai variabile nello spazio e nel tempo a causa dei vari fattori che ne determinano l'insorgenza. I dati raccolti si riferiscono alle quantità di pioggia (in mm) rilevate in media mensile, stagionale ed annuale per il periodo 1985 - 200. Tali dati sono inoltre completati da valori di frequenze cumulative in giorni per due diverse classi di piovosità. Appare evidente che nel periodo che va da ottobre a gennaio si sono registrate le massime quantità di pioggia, con valori prossimi ai 100 mm mensili. Un sensibile calo si nota verso la fine dell'inverno e col sopraggiungere della stagione primaverile, cui fa seguito un periodo estivo decisamente siccitoso che a luglio si presenta con circa 10 mm di pioggia. Si può quindi

constatare che la zona è caratterizzata da un regime pluviometrico AlPE (Autunno,Inverno, Primavera, Estate) tipico delle regioni litoranee.

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Figura 17 - Distribuzione della precipitazione media annua - Stralcio dal PTA

In inverno, tuttavia, si registra il maggior numero di giorni piovosi, nelle due classi considerate, mentre il periodo autunnale risulta interessato da fenomeni temporaleschi brevi ma intensi.

Indice di aridità Indice di De Martonne. L’indice di De Martonne modificato, proposto a parziale correzione di un indice precedente (De Martonne, 1941), è stato pensato con finalità puramente climatologiche, in quanto è definito dal rapporto tra le precipitazioni medie annue e la temperatura media annua aumentata di 10. L’indice, nell’intenzione dell’Autore, dovrebbe rappresentare la capacità evaporitica dell’atmosfera. In funzione di tale indice, e considerando la successiva tabella, l’area di studio, ricadendo nell’intervallo tra 20 e 30, viene classificata a clima sub-umido e caratterizzata da scorrimento superficiale tipico di zona esoreica, ad eccezione della fascia costiera il cui clima si classifica fra arido e semi-arido.

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Indice Fourier. Fourier (1959), utilizzando i regimi delle precipitazioni medie mensili ed annuali, ha proposto un indice che consente di valutare qualitativamente la capacità erosiva delle piogge, la cui aggressività è determinata da due fattori: le dimensione delle gocce e la velocità di caduta. È evidente che non tutte le gocce hanno capacità erosiva nell’impatto con il suolo, ma solo quelle di breve durata e di alta intensità. Per una stima qualitativa della capacità erosiva del clima Founier ha proposto la formula “K = p2/P” in cui p rappresenta la media delle precipitazioni mensili più elevate e P il valore medio annuale. Indice di Paterson. L’indice di Paterson (1955) può essere considerato come un “indice di crescita della vegetazione arborea”. Esso permette di verificare l’influenza dei fattori climatici sullo sviluppo delle foreste e quindi della vegetazione spontanea. L’Autore ritiene che tanto una elevata temperatura media annua che intense precipitazioni medie annue debbano essere interpretate come fattori positivi per la crescita di un albero. Operativamente, il calcolo dell’indice invernale si effettua prendendo in considerazione soltanto quei mesi con temperatura media superiore a 3°C; per l’estate invece si elaborano solo i dati relativi a quei mesi caratterizzati da un indice di aridità di De Martonne superiore a 20.

Fattore di Crowther. E’ conosciuto anche come “fattore di lisciviazione”. Per lisciviazione si intende quel particolare fenomeno di migrazione delle sostanze solubili o di pseudosoluzioni colloidali negli interstizi del suolo. Tali sostanze si depositano in un altro livello in conseguenza della diminuzione di acidità o per l’aumento della compattezza del suolo o ancora per la presenza di un orizzonte umido. Si giunge, così, all’impoverimento di taluni orizzonti a vantaggio di altri, generalmente inferiori. La lisciviazione di tipo verticale predomina in suoli molto permeabili,

mentre quella laterale od obliqua è più facilmente osservabile in suoli dotati di un certo grado di impermeabilità. La lisciviazione è una delle forme più importanti dell’evoluzione di un suolo, conseguente in genere alla disgregazione fisica, ed è associata a fenomeni altrettanto importanti, quali ad es. l’umificazione. La relazione che lega piogge e temperature medie annue è tale che un aumento di 1° di temperatura ha sulla lisciviazione dei suoli lo stesso effetto di una diminuzione di 33 mm 59 di pioggia. La lisciviazione, per quanto rappresenti solo uno dei processi importanti di evoluzione di un suolo, incidendo direttamente sulla fertilità, può costituire un efficace metro per la valutazione indiretta dell’aridità. Il fattore di Crowther, per tutta la costa orientale, e quindi comprendente la zona che interessa l’area in studio, mostra indici elevati, generalmente superiori a 10. Nelle aree più interne, infine, i valori sia positivi che negativi, non si discostano molto dallo zero. In definitiva nel Salento si evidenzia l’esistenza di due aree a microclima notevolmente diverso: la prima è situata a S della linea Lecce-Nardò ed è caratterizzata da alti valori degli indici considerati. Nella seconda area, a N della congiungente Lecce-Nardò, e quindi comprende l’area di studio, i valori degli indici risultano sensibilmente più bassi. L’intensa antropizzazione del territorio ha comunque determinato in tutta la penisola salentina un elevato grado di aridità legato anche a fattori generali (latitudine, circolazione atmosferica, ecc.). Ciò è, tuttavia, condizionato da alcuni fattori locali come la mancanza di rilievi significativi e di protezione da venti dominanti, e la protezione di correnti marine calde sotto costa dirette verso S.Maria di Leuca. Il grado generale di aridità di queste terre fa sì da collocarle fra quelle dal punto di vista idrico più povere.

Analisi udometrica I valori analizzati si riferiscono a misure di Umidità Relativa (%) effettuate giornalmente alle ore 7.00 ed alle ore 13.00 per il periodo 1951 – 1982. Tali dati sono stati mediati mensilmente, stagionalmente ed annualmente come per i precedenti parametri climatici. Ad essi sono affiancate indicazioni sul numero di giorni in cui è stata registrata una Umidità Relativa maggiore del 95% alle ore 7.00, e minore del 30% alle ore 13.00, quindi in momenti della giornata decisamente diversi, specialmente dal punto di vista termico. Si osserva che mensilmente le misure effettuate di Umidità Relativa (%) alle ore 7.00 sono poco diverse da un valore medio dell'80%, mentre per le misure eseguite alle ore 13.00, man mano che si procede verso la stagione estiva, si passa da valori del 70% a valori prossimi al 60%.

Le fluttuazioni stagionali indicano l'inverno come il periodo dell’anno globalmente più umido anche se in autunno l'Umidità Relativa del mattino risulta in assoluto la più alta. Il dato è confermato anche dal numero di giorni con Umidità Relativa alle ore 7.00 maggiore del 95% che, complessivamente, risulta più alto proprio nel periodo autunnale, (probabilmente a causa della ripresa delle precipitazioni meteoriche nonché dell'evotraspirazione vegetale reale che, dopo il periodo secco estivo, torna a disporre di un nuovo "surplus" idrico unitamente ad una temperatura dell'aria decisamente mite). Al contrario, giorni con U.R. al di sotto del 30% misurata alle ore 60 13.00, sono ovviamente riscontrabili prevalentemente in estate, quando le elevate temperature ed il prolungato "deficit" idrico incidono nettamente sul grado di umidificazione dell'aria.

Analisi eolica I dati di ventosità analizzati al suolo fanno riferimento all'andamento mensile, stagionale ed annuale.

Frequenze apparizioni annuali La maggior parte dei giorni ventosi nel corso dell'anno è caratterizzata da venti provenienti dal settore S-SE e N-NW. Per quest'ultimo settore si registra, comparativamente, un numero maggiore di giorni con ventosità superiore a 36 Km/h. Inoltre, su scala stagionale, è possibile evidenziare come i venti, provenienti dai quadranti meridionali, siano abbastanza frequenti in inverno ma, generalmente,

di minore intensità rispetto a quelli provenienti dai quadranti settentrionali che si presentano con frequenza leggermente superiore e con intensità più elevata. Con il sopraggiungere del periodo estivo, invece, il vento proveniente da "maestrale" mostra un netto aumento della frequenza, rispetto a quello proveniente da "scirocco" e da "mezzogiorno", anche se in una classe di velocità minore. Tale fenomeno rientra nell'ambito delle cosiddette "brezze di mare" diurne (contrapposte a quelle "di terra" notturne) molto frequenti nei mesi più caldi a causa della diversa capacità termica della 61 terra e delle acque di cedere ed accumulare calore nel corso della giornata. L'aumento di frequenza annuale dei venti provenienti da N-NW inizia con la tarda primavera (Maggio), mentre i venti provenienti da S-SE mostrano una certa costanza distribuita in tutto l'arco dell'anno con una frequenza più accentuata nella stagione primaverile. Per quanto concerne i venti provenienti dagli altri quadranti, non si osservano generalmente frequenze rilevanti, eccezion fatta per il quadrante W che fa registrare una sensibile influenza nel periodo autunno-invernale. L’impatto potenziale di tale componente sarà trascurabile.

10.4 Suolo e sottosuolo ed ambiente idrico superficiale e sotterraneo Per meglio inquadrare il territorio in esame sotto il profilo geologico, si ritiene opportuno sinteticamente analizzare i caratteri generali dell'intera Penisola Salentina, che rappresenta un'entità geografica ben definita, caratterizzata da elementi strutturali, geomorfologici e idrogeologici omogenei e nettamente differenti da quelli dell'unità geografica delle Murge con la quale confina a settentrione.

Caratteri geologici Le formazioni geologiche affioranti nella Penisola Salentina, di età compresa tra il Cretaceo e il Pleistocene, comprendono depositi di origine marina riferibili a più cicli sedimentari. Le rocce più antiche (Dolomie di e Calcari di ) sono rappresentate da calcari e calcari dolomitici compatti e tenaci, prevalentemente a stratificazione orizzontale e solo localmente di aspetto massiccio; il colore è in genere variabile dal biancastro al grigio-scuro. Queste rocce, il cui ambiente di sedimentazione è di mare poco profondo, con passaggi talora a condizioni sublagunari con acque salmastre, formano il basamento dell'intera Penisola Salentina; si presentano, a luoghi, intensamente fratturate secondo sistemi di fratturazione, di origine tettonica, subverticali e con direzione NNO-SSE. Su tali fratture si sono impostati

successivamente, in ambiente subaereo, processi carsogeni che hanno determinato la formazione di cavità anche di notevoli dimensioni. Diversi episodi di trasgressione ed ingressione marina, succedutisi nel post-cretacico e legati a movimenti tettonici ed eustatici, hanno consentito la deposizione sul basamento carbonatico di sedimenti più recenti costituiti essenzialmente da calcareniti marnose od organogene, calcari bioclastici e sabbioni calcarei a differente grado di compattezza e diagenizzazione. Questi sedimenti, noti in letteratura geologica con differenti nomi (Calcari di Melissano, Calcari di Castro, Calcareniti di Porto Badisco, Pietra Leccese, Calcarenite 62 di Andrano, Formazione di Leuca, Sabbie di Uggiano, Calcareniti del Salento, Formazione di Gallipoli), hanno uno sviluppo superficiale per lo più limitato ed una notevole variabilità dal punto di vista litologico. Inoltre, la compattezza, la granulometria, il colore, lo spessore, il contenuto organogeno e la stratificazione fanno ipotizzare ambienti di sedimentazione molto diversi, talora variabili in uno stesso ciclo sedimentario. I sedimenti rocciosi descritti sono in gran parte ricoperti da materiale eluviale costituito da terra rossa originatasi dal disfacimento delle rocce calcaree sovrastanti o trasportata dalle acque di scorrimento superficiale nelle zone più depresse, dove il suo spessore può raggiungere valori considerevoli.

Caratteri morfologici Il profilo morfologico del Salento, che riflette nelle linee generali i fenomeni tettonici, è caratterizzato principalmente da forme molto dolci, che solo in alcuni luoghi, in corrispondenza delle dorsali, può presentare un aspetto aspro e accidentato. Una ricca ed articolata varietà di forme carsiche prevalentemente a sviluppo superficiale e verticale si sono originate a causa dei processi di erosione carsica prodotti dall’azione degli agenti atmosferici che, favoriti in ciò da una intensa fratturazione, hanno aggredito le rocce calcaree affioranti. La morfologia regionale risulta pertanto caratterizzata dalla presenza di superfici orizzontali dalle quali si elevano alcune dorsali, parallele tra loro e generalmente allungate in direzione NNO-SSE o NO-SE, che raramente superano la quota di 150 m. Le dorsali, localmente denominate Serre, sono costituite da alti strutturali e risultano separate tra loro da aree pianeggianti più o meno estese che, situate generalmente a quota leggermente inferiore, si allungano nella stessa direzione delle Serre. In genere, le rocce che affiorano sulle dorsali sono le più antiche, facenti parte delle formazioni preneogeniche, e risultano costituite da sedimenti calcarei o calcareo-dolomitici. I terreni più recenti affiorano, invece, nelle zone pianeggianti. Questi ultimi, per lo più costituiti da calcareniti marnose, da calcari grossolani organogeni e da sabbie calcaree a granulometria e compattezza

variabile, sia in senso verticale che orizzontale, si sono depositati sul basamento calcareo durante i periodi di ingressione marina Plio-Pleistocenici. Nel settore occidentale le dorsali risultano più ravvicinate e presentano quote via via degradanti verso lo Ionio; nel settore orientale, invece, le Serre sono più distanziate e pertanto le aree pianeggianti presentano uno sviluppo maggiore; solo localmente esse sono interrotte da rilievi molto dolci, che a sud del Canale d'Otranto assumono, lungo la costa, un aspetto più accidentato. 63 Caratteri strutturali La tettonica della Penisola Salentina, sia di tipo plicativo che disgiuntivo, ha dato luogo a dolci pieghe con strette anticlinali e ampie sinclinali orientate in direzione appenninica (NNO-SSE o NOSE) caratterizzate da deboli pendenze degli strati che solo raramente superano i 15°. Le anticlinali presentano generalmente uno sviluppo asimmetrico, con fianchi sud occidentali più ampi e dolci di quelli opposti, e spesso interrotti da faglie, la cui presenza è evidenziata da liscioni, brecce di frizione e contatti giaciturali anomali. L'origine delle faglie, talora nascoste dalla presenza di strati rocciosi calcarenitici più o meno potenti depositatisi successivamente alla loro formazione durante una delle fasi di ingressione marina postcretacica, è invece legata a quell'intensa attività tettonica che ebbe inizio verso la fine del periodo cretacico e interessò la regione provocando la deformazione della piattaforma calcareo-dolomitica con conseguenti dislocazioni di masse rocciose che portarono allo sprofondamento di alcune zone e al sollevamento di altre. Durante questa prima fase tettonica si realizzarono due principali sistemi di fratturazione, il primo con direzione NO-SE che diede origine, tra l'altro, alla fossa tettonica (Graben) che separò il Salento dalle Murge; l'altro, con andamento NNO-SSE, che fu precedente al successivo sollevamento delle Serre salentine. Tra la fine del Miocene e l'inizio del Pliocene, una nuova fase tettonica, che riattivò le faglie tardo cretaciche, causò l'emersione di alcune dorsali asimmetriche. Le dorsali, che corrispondono ad alti strutturali (Horst), costituiscono le Serre salentine, mentre le valli fra loro interposte, rappresentano aree depresse (Graben) nelle quali si depositarono i sedimenti che diedero origine alle formazioni geologiche più recenti.

Caratteri geomorofologici e strutturali dell’area costiera L’unità litologica più diffusa, nella zona costiera è rappresentata dai:  Calcari di Castro.

Questa formazione è costituita da calcari bioclastici di colore chiaro spesso porcellanacei ed a fratture concoidi o subconcoidi, eccezionalmente doomitici; talora sono presenti calcari di scogliera. Localmente la roccia può apparire brecciata, di colore verdastro, giallastro o rosato; alla base della formazione sono segnalate brecce ed elementi calcari con diametro variabile, che testimoniano la loro deposizione in trasgressione sui Calcari del Cretaceo.

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Figura 18 - Estratto Carta Geologica (unione foglio 214 e 223)

I calcari hanno in genere un contenuto in carbonato di calcio pari al 96-97%, nei rari livelli dolomitici il carbonato di magnesio raggiunge il massimo valore di 14%. Petrograficamente, i calcari sono rappresentati da biometrici, mitrici fossilifere, più o meno intraclastiche, biospariti ed eccezionalmente bioliti. Le biomicriti e le micriti sono simili a quelle presenti nei Calcati di Altamura. La stratificazione è in genere evidente con strati di spessore

variabile da 20 a 60 cm; talora la roccia appare massiccia. La potenza della formazione non è misurabile con esattezza; in base alle condizioni di giacitura si può ritenere che abbia una potenza variabile da qualche decina di metri ad un massimo di 120-150 metri. Essa giace sui calcari di Altamura; il contatto è ben visibile alla base della Falesia. Nella zona i calcari di Castro sono trasgressivi su quelli mesozoici, ed hanno alla base una breccia con elementi a diametro variabile e provenienti dalla formazioni sottostanti. L’ambiente deposizionale dei ‘Calcari di Castro’ è marino poco profondo ed è molto influenzato da materiale 65 bioclastico proveniente dalla demolizione di scogliere. In base all’associazione dei fossili presenti, l’età è attribuibile al Paleocene-Oligocene.

Caratteri idrogeologici generali Come precedentemente asserito, quindi, la Penisola Salentina, data la sua morfologia prevalentemente pianeggiante e la natura geolitologica delle formazioni affioranti, costituite essenzialmente da sedimenti di natura calcarea più o meno fratturati e carsificati, è priva di un vero e proprio reticolo idrografico superficiale. Questo è sostituito da una rete di canali per lo più poco profondi e di lunghezza modesta che, nel periodo invernale, convogliano le acque di scorrimento superficiale verso i punti più depressi della superficie dove, generalmente, si aprono voragini od altre unità carsiche. Per mezzo di queste, le acque penetrano nel sottosuolo ove, attraverso un cammino più o meno tortuoso e rapido, che dipende dal grado di fratturazione e di carsismo degli strati profondi, raggiungono la falda di fondo (denominata anche falda “profonda”). Tale falda costituisce una potente riserva d’acqua dolce che circola nelle fessure e nelle cavità del basamento calcareo occupandone tutti i vuoti al di sotto del livello del mare. La falda di fondo presenta una forma assimilabile ad una lente biconvessa, con spessore massimo nella zona centrale della Penisola Salentina, che si riduce via via che ci si avvicina alla costa, lungo la quale in alcuni punti emerge, là dove si verificano condizioni a ciò favorevoli, dando luogo a piccole sorgenti. La falda di fondo, per effetto della minore densità dell’acqua dolce, galleggia sulle acque marine di intrusione continentale, che penetrano nel sottosuolo mettendo in comunicazione il mare Ionio con il mare Adriatico. Tale penetrazione nell’entroterra è favorita dalla permeabilità dei calcari di base e dal carsismo costiero, e la sua profondità aumenta man mano che ci si allontana dal litorale. La superficie di contatto tra l'acqua dolce e quella salata, cioè la cosiddetta interfaccia, è in ogni punto funzione della differenza di densità tra i due tipi di acqua e della quota che la falda di base

raggiunge sul livello del mare. Per fenomeni di diffusione molecolare fra acqua dolce ed acqua salata, la superficie di separazione fra le due acque non è netta, pertanto l'interfaccia, più che una superficie di contatto, deve essere pensata come una zona di transizione, a concentrazione salina crescente con la profondità, fino a diventare uguale a quella dell'acqua marina. La superficie piezometrica della falda di fondo è generalmente attestata ad una profondità di poco superiore alla quota del mare, tuttavia in alcuni punti essa si rinviene al di sotto di tale livello, in rapporto a particolari situazioni geologiche locali. Zone di prevalente alimentazione della falda 66 profonda sono quelle degli affioramenti calcarei e dolomitici.

Figura 19 - Distribuzione media dei carichi peziometrici Caratteristica generale dell'acquifero salentino è anche la capacità di immagazzinamento elevata rispetto a rocce similari esistenti in altre zone della Puglia. Le acque della falda profonda circolano generalmente a pelo libero, pochi metri al di sopra del livello marino (di norma, al massimo 2,5 ÷ 3,0 m s.l.m. nelle zone più interne) e con bassissime cadenti piezometriche (0,1 ÷ 2,5 per mille). La falda risulta in pressione solo laddove i terreni miocenici, e talora anche quelli plio-pleistocenici, si spingono in profondità al di sotto della quota corrispondente al livello marino.La ricchezza della falda di fondo, presente generalmente in quasi tutto il territorio della Penisola Salentina, è funzione dello stato di fratturazione delle rocce preneogeniche in cui è ospitata, e della distanza dal mare. Oltre tale falda di fondo si possono rinvenire, qua e là, delle

falde superficiali per lo più di modesta potenza, ma talora molto ricche, dislocate a profondità variabili da pochi metri a qualche decina di metri, in relazione a particolari situazioni geologiche e morfologiche locali. La loro formazione è per lo più legata alla presenza nei sedimenti calcarenitici plio-pleistocenici, di strati o livelli argillosi impermeabili che trattengono le acque d'infiltrazione impedendone la loro discesa negli strati più profondi e quindi nella falda di fondo. Le falde superficiali, dette anche falde appese, al contrario di quella di fondo, hanno una potenza di pochi metri, un'estensione areale limitata e non sono in comunicazione tra di loro. 67 L’impatto potenziale di tale componente sarà trascurabile.

10.5 Habitat e reti ecologiche Il territorio del Comune di Castro, è caratterizzato dalla presenza di numerose ed estese aree di interesse naturalistico riconosciute a livello regionale e internazionale (Siti di Importanza Comunitaria SIC e International Bird Areas IBA). Di seguito si descrivono sinteticamente le principali aree di interesse naturalistico riconosciute a livello nazionale e internazionale presenti sul territorio comunale di Castro.

Biodiversità’ e aree naturali protette Con la Legge Regionale 24 Luglio 1997 n. 19, la Regione Puglia ha adeguato la propria legislazione alle norme ed ai principi della Legge Quadro 394/91 (Legge Quadro sulle Aree Naturali Protette). Essa, secondo quanto riportato nell’articolo 2, classifica le aree naturali protette in: 1. I parchi nazionali sono costituiti da aree terrestri, fluviali, lacuali o marine che contengono uno o più ecosistemi intatti o anche parzialmente alterati da interventi antropici, una o più formazioni fisiche, geologiche, geomorfologiche, biologiche, di rilievo internazionale o nazionale per valori naturalistici, scientifici, estetici, culturali, educativi e ricreativi tali da richiedere l'intervento dello Stato ai fini della loro conservazione per le generazioni presenti e future. 2. I parchi naturali regionali sono costituiti da aree terrestri, fluviali, lacuali ed eventualmente da tratti di mare prospicienti la costa, di valore naturalistico e ambientale, che costituiscono, nell'ambito di una o più regioni limitrofe, un sistema omogeneo individuato dagli assetti naturali dei luoghi, dai valori paesaggistici ed artistici e dalle tradizioni culturali delle popolazioni locali.

3. Le riserve naturali sono costituite da aree terrestri, fluviali, lacuali o marine che contengono una o più specie naturalisticamente rilevanti della flora e della fauna, ovvero presentino uno o più ecosistemi importanti per le diversità biologiche o per la conservazione delle risorse genetiche. Le riserve naturali possono essere statali o regionali in base alla rilevanza degli interessi in esse rappresentati.

A queste aree si aggiungono quelle proposte all’interno della Rete NATURA 2000, una rete 68 ecologica diffusa su tutto il territorio dell'Unione Europea, istituita per garantire il mantenimento a lungo termine degli habitat naturali e delle specie di flora e fauna minacciate o rare a livello comunitario. Le aree che compongono la Rete Natura 2000 sono le Zone a Protezione Speciale (ZPS) individuate dalla Direttiva Uccelli 79/409/CEE che mirano alla conservazione delle specie di uccelli minacciati dall’estinzione viventi naturalmente allo stato selvatico nel territorio dell’Unione Europea e le Zone a Speciale Conservazione (ZSC), in un primo momento individuati come SIC (Siti di Importanza comunitaria) dalla Direttiva Habitat 92/43/CEE miranti invece a salvaguardare la biodiversità mediante la conservazione degli habitat naturali, nonché della flora e della fauna selvatiche nel territorio europeo degli Stati membri.

Parco naturale regionale Costa Otranto - Santa Maria di Leuca e Bosco di Tricase Il Parco naturale regionale Costa Otranto - Santa Maria di Leuca e Bosco di Tricase è un parco regionale della Puglia istituito con la Legge Regionale del 26 ottobre 2006, n. 30. Il Parco nasce dalla forte volontà di tutelare un patrimonio naturalistico irripetibile, d’altissimo valore scientifico-culturale e dall’intento di valorizzare il territorio secondo un modello di sviluppo eco-sostenibile che garantisca la tutela della biodiversità mentre promuove l’economia delle comunità di riferimento. Il Parco ingloba nel territorio comunale di Castro due SIC (SIC IT 9150002 Costa Otranto Leuca e SIC IT 9150019 Parco delle querce di Castro). Il Parco copre una superficie complessiva di 3160.20 ettari e ricopre il territorio di Castro per 2.01 kmq pari al 45.23% del territorio comunale di Castro. Il tratto di costa inclusa nel parco è di 5.53 km pari all’80% dell’intera linea di costa del territorio.

SIC Costa Otranto - Leuca Il sito SIC IT 9150002 Costa Otranto Leuca istituito con DM n. 157 del 21/07/2005 e DGR n. 1465 del 01/08/2008 è di grande valore biogeografico e paesaggistico, in quanto costituito da

falesie rocciose a strapiombo sul mare con substrato geologico rappresentato prevalentemente da calcare cretacico. Esso rappresenta il tratto più orientale della penisola italiana e le pareti rocciose sono impreziosite da una vegetazione rupestre ricca di specie vegetali endemiche esclusive del sito quali: Centaurea leucadea, Centaurea nobilis, Centaurea japigica,Dianthus japigicus, Vicia giacominiana e da specie ad areale mediterraneo orientale aventi in quest’area l’estrema propaggine occidentale del loro areale come: Ephedra campylopoda, Echinops spinosissimus, Umbilicus cloranthus ecc. 69

Gli habitat Natura 2000 Natura 2000 è il principale strumento della politica dell'Unione Europea per la conservazione della biodiversità. Si tratta di una rete ecologica diffusa su tutto il territorio dell'Unione, istituita ai sensi della Direttiva 92/43/CEE "Habitat" per garantire il mantenimento a lungo termine degli habitat naturali e delle specie di flora e fauna minacciati o rari a livello comunitario. La rete Natura 2000 è costituita dai Siti di Interesse Comunitario (SIC), identificati dagli Stati Membri secondo quanto stabilito dalla Direttiva Habitat, che vengono successivamente designati quali Zone Speciali di Conservazione (ZSC), e comprende anche le Zone di Protezione Speciale (ZPS) istituite ai sensi della Direttiva 2009/147/CE "Uccelli" concernente la conservazione degli uccelli selvatici. Di seguito si riportano habitat presenti, rimandando alla VINCA gli approfondimenti.

1240: Scogliere con vegetazione delle coste mediterranee con Limonium spp. endemici 5330: Arbusteti termo-mediterranei e pre-desertici 6220*: Percorsi substeppici di graminacee e piante annue dei Thero-Brachypodietea 8210: Pareti rocciose calcaree con vegetazione casmofitica 8330: Grotte marine sommerse o semisommerse

L’area oggetto d’intervento non ricade nè all’interno dell’area tutelata dal Sito di Importanza Comunitaria (SIC), né nell’area tutelata dalle Zone di Protezione Speciale (ZPS). Tuttavia è opportuno segnalare che l’area interessata dal SIC verrà attraversata durante le operazioni di trasferimento del sedimento marino di escavo per la successiva immersione dello stesso in mare da idonea imbarcazione.

Il materiale di risulta verrà immerso in mare oltre le 3 nm dalla costa, in un tratto in cui la batimetria si attesta sui 100 metri, ovvero in area priva di vincoli (SIC, ZPS ecc…). Pertanto l’impatto ambientale per tali componenti sarà trascurabile.

10.6 Rumore e vibrazioni Il complesso normativo nazionale fondamentale che regolamenta il campo dell’acustica si basa sulle disposizioni della Legge 447/95 (“Legge quadro sull’inquinamento acustico”), sul DPCM 70 14 novembre 1997 (“Determinazione dei valori limite delle sorgenti sonore”) e sul DPR 142 del 30 marzo 2004 (“Disposizioni per il contenimento e la prevenzione dell’inquinamento acustico derivato da traffico veicolare”), mentre a livello regionale il principale riferimento è rappresentato dalla legge regionale n. 3 del 12 febbraio 2002 “Norme di indirizzo per il contenimento e la riduzione dell’inquinamento acustico”. La Legge 447/95 definisce l’inquinamento acustico come “l’introduzione di rumore nell’ambiente abitativo o nell’ambiente esterno tale da provocare fastidio o disturbo al riposo ed alle attività umane, pericolo per la salute umana, deterioramento degli ecosistemi, dei beni materiali, dei monumenti, dell’ambiente abitativo o dell’ambiente esterno o tale da interferire con le legittime funzioni degli ambienti stessi”. ARPA Puglia è stata nominata dalla Regione Puglia “Autorità competente” e pertanto effettua attività di controllo e monitoraggio delle diverse sorgenti sonore. Non esistono criticità particolari, a meno di eventuali e sporadiche attività a forte impatto durante l’orario in cui verranno utilizzate i mezzi in cantiere. Per quanto attiene alle vibrazioni, anch’esse saranno causate dall’utilizzo di mezzi operativi. Pertanto l’impatto per tali componenti (rumore e vibrazioni) sarà limitata all’intera durata del cantiere, perciò è da considerarsi lieve. 10.7 Paesaggio Dalla descrizione dell’intervento previsto, premesso che l’area di intervento non è soggetta a Vincolo Ministeriale, si evince che l'intervento proposto non incide negativamente sul paesaggio, e si configura come intervento compatibile con il contesto paesaggistico di riferimento in quanto non produrrà alcuna modificazione dell'attuale dei luoghi, poichè: - non sono previste modificazioni morfologiche del terreno che possono pregiudicare la valenza paesaggistica del sito; - non si prevede alterazione e/o interruzione della continuità visivo-paesaggistica del luogo;

- non si prevede alcuna interruzione dei processi ecologici esistenti; - non avrà conseguenze significative, dirette o indirette, nel contesto paesaggistico; - non comporterà alterazioni dello skyline e non vi sarà quindi un’alterazione percettiva del paesaggio o ostruzione della visuale.

Pertanto la realizzazione delle opere di progetto, per le motivazioni in precedenza esposte, appare del tutto compatibile con la struttura paesaggistica in cui è collocata e l’impatto sarà 71 trascurabile.

10.8 Rifiuti Per le caratteristiche dell'opera in esame la produzione di rifiuti rimane legata esclusivamente alla fase di realizzazione delle opere. La produzione dei rifiuti, che eventualmente verrà prodotta durante il persistere del cantiere è rappresentati da olii lubrificanti dei mezzi di cantiere. Tali rifiuti, qualora non riutilizzabili, saranno smaltiti presso discariche autorizzate. L’impatto generato da tale componente sarà trascurabile.

11. RIEPILOGO DEGLI IMPATTI

La Tabella seguente riepiloga sinteticamente le caratteristiche degli impatti potenziali sulle componenti ambientali, argomentate in precedenza

IMPATTO DELL’INTERVENTO 72 ENTITA’ PROBABILITA’ DURATA REVERSIBILITA’

COMPONENTE AMBIENTALE L lieve B bassa BT breve termine R reversibile C contenuta M media LT lungo termine I irreversibile R rilevante A alta

Atmosfera e qualità dell’aria Impatto trascurabile

Ambiente idrico Lieve Alta Breve termine Reversibile

Clima meteo marino Impatto trascurabile

Suolo e sottosuolo ed ambiente idrico superficiale e Impatto trascurabile sotterraneo

Habitat e reti ecologiche Impatto trascurabile

Rumore e vibrazioni Lieve Bassa Breve termine Reversibile

Paesaggio Impatto trascurabile

Rifiuti Impatto trascurabile

La durata degli impatti potenziali che ci potranno essere sull’ambiente, è limitata alla periodo delle lavorazioni da svolgere in cantiere.

12. MITIGAZIONI

Come descritto nei paragrafi precedenti, gli interventi tesi a mitigare i modesti impatti dell’intervento di dragaggio, vengono di seguito riepilogati per singola componente ambientale. 1. Atmosfera e qualità dell’aria: nessuna mitigazione specifica, fermo ristando il rispetto delle normative vigenti in materia di qualità dell’aria. 2. Ambiente idrico: Per ovviare a possibili fenomeni di propagazione di torbidità 73 all’esterno dell’area di escavo si adotterà l’utilizzo di opportune panne galleggianti ancorate al fondale marino, che dovranno garantire il contenimento del materiale movimentato su tutta l’altezza della colonna d’acqua. Inoltre al fine di poter meglio valutare quanto sopra si propone un monitoraggio anche del parametro torbidità dell’acqua. 3. Clima meteo marino: nessuna mitigazione specifica in quanto l’impatto di tale componente è trascurabile. 4. Suolo e sottosuolo ed ambiente idrico superficiale e sotterraneo: nessuna mitigazione specifica in quanto l’impatto di tale componente è trascurabile. 5. Habitat e reti ecologiche: l’area interessata dal SIC verrà attraversata durante le operazioni di trasferimento del sedimento marino di escavo per la successiva immersione dello stesso in mare da idonea imbarcazione. Il materiale di risulta verrà immerso in mare oltre le 3 nm dalla costa, in un tratto in cui la batimetria si attesta sui 100 metri, ovvero in area priva di vincoli (SIC, ZPS ecc…). Pertanto non è prevista nessuna mitigazione specifica, in quanto l’impatto di tale componente è trascurabile. 6. Rumore e vibrazioni: verranno utilizzate esclusivamente macchine ed attrezzature tecnologicamente evolute per quanto riguarda la protezione del rumore e rispondenti alla direttiva europea 2000/14/CE, sottoposte a costante manutenzione. Inoltre, nel caso ci sia il superamento previsto per i limiti del rumore, si tratta di un periodo limitato e strettamente legato alla durata dei lavori. 7. Paesaggio: nessuna mitigazione prevista in quanto gli interventi non incidono sulla percezione attuale del complesso in quanto non vi sarà alterazione percettiva del paesaggio ostruzione di visuale. 8. Rifiuti: nessuna mitigazione specifica in quanto l’impatto di tale componente è trascurabile.

13. CONCLUSIONI

Da quanto sopra esposto, dalle valutazioni finali risultanti dall’analisi delle varie componenti ambientali e ai potenziali impatti generati dall’intervento di dragaggio dei fondali, si sintetizza quanto emerso dal presente studio preliminare ambientale. Premesso il porto presenta delle aree caratterizzate da fenomeni di deposito marino e di presenza di scogliera che ne riducono notevolmente la profondità di pescaggio, l’intervento in oggetto permette di aumentare in termini prestazionali la capacità del porto ad imbarcazioni dotate di lunghezza maggiore e maggiore pescaggio, che allo stato attuale sono impossibilitate alla manovra e all’accesso in porto via mare, consentirà la manovra delle imbarcazioni in tutto il porto sino al pontile su cui è ubicato il travel lift posto sullo scalo di alaggio. Inoltre il rialzamento del fondale migliorerà la capacità di dissipazione dell’energia del moto ondoso.

L’area d’intervento non è soggetta a vincolo ministeriale, non ricade in zone SIC e ZPS, né in aree di salvaguardia delle acque superficiali e sotterranee destinate al consumo umano.

Le componenti ambientali potenzialmente interessate sono Atmosfera e qualità dell’aria, Ambiente idrico, Habitat e reti ecologiche, Rumore e Vibrazioni.

Da quanto sopra espresso si evince che gli impatti potenziali dell’intervento in oggetto sono minimali. Inoltre si può affermare, a conclusione del presente studio preliminare, la piena sostenibilità ambientale dell’intervento di dragaggio da realizzare nel Porto Nuovo del Comune di Castro.

Il Redattore Arch. Dario Russo

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