POSTE ITALIANE S.P.A. – SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE – 70% DCB GROSSETO

005 VIVEREDIVINO

Il nostro vino siamo noi. Noi vignaioli che immaginiamo un’idea e la inseguiamo per anni. Noi uomini e donne, che trasformiamo l’uva in vino con le nostre conoscenze, i nostri errori, le nostre tecnologie. L’uomo e il suo sapere appartengono al terroir come il sole e la pioggia, la terra e la vite. Non possono esistere grandi vini senza la grande passione degli uomini.

Massimo Piccin

Localita’ Lo Scopaio 212 57022 Castagneto Carducci, Livorno, Italia tel. 0039 0565.765239 fax 0039 0565.765728 www.sapaio.com - [email protected] OINOS • VIVEREDIVINO 005 OINOS

ISBN 978-88-6433-200-0 € 10.00 9 788864 332000

oinos • editoriale

Mai si era vista una rinascita così evidente dell’interesse per l’antico. Mostre in tutto il mondo sulla classicità come tema per il contemporaneo, asse d’equili- brio, per riconoscere le radici della civiltà d’Occidente. A Roma, che è la culla di quel mondo, si aprono da anni musei ed esposizioni. L’Ara Pacis è tornata spazio usufruibile e la statuaria antica scultura in tutti i sensi: sì, perché per anni si è fatta molta confusione sul rapporto tra arte greca Me copia romana, in cui si è corso il rischio di smarrire il confi ne della creatività dell’atto, il momento estremo a sigillo del legame col divino. Dalle macerie di Roma, che è la proiezione mascherata dell’Olimpo, è nato il Rinascimento, sulla scia del concetto di equilibrio, tanto caro ai Sommelier, sum- ma degli atti umani, degli ingredienti, dei sapori e degli odori che un nobile vino sa sprigionare. Rovine affi orano dal verde in ogni dove, in Inghilterra, in Spagna, in Francia, in Germania e in Medio Oriente, suggellando l’immagine di un impero grande e perduto. Fuori da Roma soltanto frammenti, pur grandiosi, nella città d’oro ed eterna lo scrigno palese. L’Italia è centro della romanità fi no alla scissione bizantina e partorisce molti centri altri, diversi tra loro, ma che si esprimono attraverso un linguaggio di simi- le struttura. Tutto è mito e fato, gli antichi Dei mutano dimora, ma negli sguardi attoniti dei ritratti di marmo scorre la vita pulsante e gli occhi vuoti sono fi nestre da cui osservare quello che vedevano gli imperatori, i generali, i poeti. Da nessun’altra parte come in Sicilia e ancor più in Campania si respira l’aulica sensazione di essere ancora nell’avanti Cristo, forse nelle vernici di Alma Tade- ma, negli scatti di Von Gloeden, nelle pagine di Axel Munthe, nelle passeggiate tiepide sulle terrazze di Ravello. Qui la classicità non ha mai segnato il passo, non si percepisce soluzione di continuità e il mito si persevera nell’abbondanza dei frutti, nello zucchero delle uve sciolto al sole. Il segreto grande che tiene insieme il mondo è stato conser- vato e qui si avverte nelle cappelle, nei monasteri e nelle celle, da cui partirono cavalieri alteri e coraggiosi, ma soprattutto nei coltivi, nelle limonaie e nelle vigne prodigiose. E a muovere questi delicati meccanismi è ancora la mano del contadino sapien- te, capace di coniugare la tradizione al quotidiano, alle sfi de della modernità, prima che il nettare scenda nei cristalli in attesa. Dal rifl esso rubino o d’ambra si potrà comprendere per sinestesie il corpo della bevanda che avremo il piacere di sorseggiare e condividere.

L’editore

Una suggestiva vista della Costiera Amalfi tana con, in primo piano, i vigneti sui tipici terrazzamenti strappati alla roccia

4 oinos • sommario

28 La viticultura EROICA 32 DI MARISA E ANDREA Hostaria DI BACCO 34 Peppino Pagano E LE VIGNE DI PAESTUM 38 Casa D’Ambra VINID’ISCHIA

LE VITI CENTENARIE

di GiginoVIGNAIOLO E OSTE D’ALTRIReale TEMPI 42 HOTEL MARGHERITA 44 sommario • oinos

46 dellaIL GUSTOcosta NEL LIMONCELLO DI VALENTINO ESPOSITO TERROIR 48 FÈLSINA

SEI ANTICHI TOSCANI PER 52 Kádár 56 IL BRUNELLO 64 Madonna Nera SULLA VIA PER BORDEAUX EN PRIMEUR ANNATA 2012 PRIMA PARTE

E ANCORA… Vigneto Alto Adige 60 Ciao dottore. In ricordo di Franco Biondi Santi 8 L’Orcia Doc di Donella e Serenella 62 Toscana IGT Soldera 100% Sangiovese 2006 10 Osteria”La Via di Mezzo” di Buonconvento 78 il canto del maggio alla Corte dei Venti 12 L’importanza del contadino in vigna 80 Lady Food & Mister loves Gallo Nero! 14 Il fantastico mondo della genetica 82 Tutti in piazza a Camigliano 16 Tracciabilità del Brunello 84 Cervaro della Sala ospita Clos des Mouches 18 Pubblicità, l’inganno dietro l’angolo 86 I vini Montechiaro - Terre della Grigia 22 L’ideale è avere un’idea 88 I ritratti di De Chirico a casa del Nobile 24 Un libro per i 50 anni di qualità Doc e Docg 90 Il Chianti Colli Senesi rinnova le cariche 26 Funghi: la psicologia della ricerca 92 Il Take Away della Vernaccia di San Gimignano 27 Impariamo ad agire! 94 Ciao dottore IN RICORDO DI FRANCO BIONDI SANTI

andrea cappelli

risorgimentali. Per Franco l’individuo aveva un valore assoluto, che però era mitigato dai valori del solidarismo cattolico e da un profondo rispetto della natura. Un antico liberale, catto- lico, che anticipò molti fenomeni della società del Duemila, fi no a farsi paladi- no di battaglie ambientali ed ecologi- ste. Ultimo autentico gentiluomo della campagna toscana, Franco discende- va fi eramente da una secolare famiglia dove avevano trovato posto biologi e farmacisti, pittori e poeti, storici e scienziati, agricoltori e uomini d’affa- ri, che frequentavano con lo stesso piglio i saloni delle famiglie nobiliari, le biblioteche delle antiche accademie, i Montalcino e il Brunello sono rimasti orfani del campi e le donne e gli uomini che li loro patriarca Franco Biondi Santi – il dottore, co- abitavano. In famiglia indossavano me lo chiamavano tutti – che era nato alla fattoria con naturalezza la camicia rossa ga- ribaldina per la battaglia, i calzoni di del Greppo l’11 gennaio 1922 da Anna Tomada e fustagno per la vendemmia e le donne Tancredi. Laureato alla facoltà di Agraria di Pe- le morbide sete per le serate di gala. Il rugia nel 1947, aveva preso le redini dell’azienda vino che i Biondi Santi producevano e che producono, ora come allora, non alla morte del padre nel 1970 e difeso fi no in può quindi che essere diverso dagli fondo la tradizione e la tipicità del Brunello, te- altri vini. Quando Franco parlava della nendo la schiena dritta fi no a oltre novant’anni. sua terra e del suo Brunello, quando descriveva quello spicchio di collina Si era infatti sempre rifi utato di china- che declina verso valle, cinta di vigne re la testa alle presunte nuove leggi a girapoggio con al centro la monu- di un mercato che fi nisce per trasfor- mentale villa de Il Greppo, gli occhi mare ogni cosa in merce priva d’ani- gli si ravvivavano, mentre le mani ca- ma in onore alla memoria del nonno rezzavano quelle vecchie botti di fi ne Ferruccio, che riuscì a tirar fuori dalle Ottocento, che rendevano ancor oggi intemperie della fi llossera quel clone di uniche le sue Riserve. In una delle ulti- Sangiovese Grosso. Si era nutrito fi n me interviste così commentò le carat- da giovane di quel liberalesimo che fe- teristiche del suo vino: “Il Brunello del ce l’Italia, attingendo alle patrie storie Greppo è un vino con una buona strut-

8 tura polifenolica e molto ricco d’acidità totale, ha un colore rubino brillante, è armonico, sapido, persistente, ha una potenza fatta di equilibrio, che si sente nell’evoluzione del tempo, fi no ai cin- quant’anni e oltre. Per il mio Brunello voglio ossigenazioni ed evoluzioni len- tissime, che sono sempre migliorative, per cui solo botte grande di rovere di Slavonia, che incide pochissimo sulla tipicità del Sangiovese. Invece, se si ha fretta, la botte grande non è adatta, perché bisogna accelerare il processo di maturazione: non sono assolutamente d’accordo sull’uso della barrique per il Brunello, serve solo per arrivare presto sul mercato, ma cede tannini e profumi di cui il Bru- nello non ha bisogno, stravolgendone totalmente la tipicità. Ho organizzato diverse verticali, la più importante nel settembre 1994, quando portai in de- gustazione 100 anni di Brunello Biondi Santi con 15 riserve dal 1888 al 1988 davanti a 16 giornalisti enoici delle più importanti testate internazionali e Nicolas Belfrage di Decanter valutò 10/10 (la perfezione) il 1891, un vino allora di 103 anni: è stata una degu- stazione unica, in cui si sono sentite evoluzioni straordinarie. Se si hanno delle viti vecchie bisogna esser molto contenti che siano ancora vive, anche vini eleganti, che hanno carattere, i vini se producono meno, ma sono quelle vecchi e vecchissimi che sono riusciti che ti permettono di fare grandi Ri- nel tempo a mantenere tutte le carat- serve”. Personalmente non potrò mai teristiche che rispecchiano la grande ringraziare abbastanza Franco Biondi tradizione del Sangiovese di Montal- Santi per avermi insegnato ad amare i cino. Voglio sperare che il mondo del vino ilcinese faccia tesoro, negli anni a venire, delle idee chiare, degli inse- gnamenti imperituri e dello stile di quel grande uomo e viticultore che fu Fran- co Biondi Santi. Ce ne sarà un gran bisogno. Caro Franco, che la tua terra, che tanto hai amato, Ti sia lieve. oinos • eventi

(Kloeckera apiculata e Metshnikowia pulcherrima) hanno Toscana IGT 2006 raggiunto popolazioni massime di circa venti milioni di cel- lule a millilitro. Il lievito vinario per eccellenza, Saccharomy- ces cerevisiae, ha preso il sopravvento al terzo giorno di fermentazione, raggiungendo la popolazione massima di novanta milioni di cellule a millilitro, portando poi regolar- SOLDERA mente a termine la fermentazione vinaria. La svinatura è michele dreassi avvenuta 26 giorni dopo l’ammostatura delle uve. Anche la fermentazione malolattica è stata spontanea: iniziata CENTO PER CENTO al termine della fermentazione alcolica e terminata dopo circa 60 giorni, la specie microbica dominante è risultata la Oenococcus oeni. L’affi namento è avvenuto in botti di SANGIOVESE rovere di Slavonia di grande capacità per un periodo di 64

Sono 6.500 le bottiglie di “Toscana IGT – Vendemmia 2006 – Soldera – 100% Sangiovese” che, come ci dice Gianfranco Soldera: “Si tratta di una scelta dettata dalla consapevolezza della specifi ca identità e uni- cità del nostro vino Sangiovese, diffusamente riconosciuta nel mondo e derivante dalla tipicità del terroir, dalla coltivazione dell’uva, dalla vini- fi cazione e dall’invecchiamento”.

Ogni confezione di questo vino sarà accompagnata da una scheda tecnica, molto specifi ca e con dettagli che solitamente non vengono esplicitati al consumatore, sia in italiano che in inglese: un rapporto scientifi co, redatto dal Professor Massimo Vincenzini del Dipartimento di Micro- biologia dell’Università di Firenze, uno dei luminari a livello internazionale della ricerca sui lieviti e dal Professor Luigi Odello dell’International Academy of Sensory Analysis, ri- sultato di alcuni studi in corso a Case Basse (tra cui anche quello sulla tracciabilità molecolare curato dalla Dottores- sa Rita Vignani), di cui vengono riportate, in sintesi, le prin- cipali evidenze. Tutto questo nel segno della massima tra- sparenza e coerenza nei confronti del consumatore, oggi sempre più attento. La storia della nascita di questo vino, che andremo a raccontare, è perciò certifi cata passo pas- so dagli studi scientifi ci condotti. La vendemmia è stata effettuata in data 23 settembre 2006, sulla base di valu- tazioni organolettiche e indici chimico-fi sici di maturazione tecnologica e fenolica delle uve, esclusivamente della va- rietà Sangiovese, in ottimo stato fi tosanitario, come atte- stato dai risultati delle analisi chimiche e microbiologiche condotte settimanalmente, dal mese di agosto alla ven- demmia. La fermentazione alcolica, effettuata in tino tron- coconico di rovere di Slavonia, è stata spontanea: nelle prime fasi della fermentazione i lieviti non-Saccharomyces

10 Il professor Mario Fregoni (a sinistra) e il professor Massimo Vincenzini in vigna a Case Basse mesi. Durante l’intero periodo, le analisi chimiche e mi- lo sensoriale, determinato dal “Centro Studi Assaggiatori” crobiologiche, effettuate con frequenza mensile, non han- di Brescia del Professor Luigi Odello mediante “Trial Test”, no mai rilevato popolazioni microbiche capaci di indurre rifl ette una struttura importante, un colore tendente al gra- l’insorgenza di anomalie percepibili. L’imbottigliamento è nato, una ricchezza aromatica e un’intensità olfattiva ele- stato effettuato senza pre-trattamenti chimico/fi sici (chia- vate e persistenti, un fruttato spiccato e una percezione rifi ca e/o fi ltrazione) perché il vino è risultato chimicamen- netta di fragola, con ridottissime sensazioni di amaro e te e microbiologicamente stabile, con tenore di solfi ti più vegetale. Infi ne l’autenticazione della composizione varie- basso di quanto consentito. Infatti il profi lo antocianinico tale del vino, la sua identità genotipica e il suo stretto lega- del vino è coerente con quello atteso per un vino prodotto me coi vigneti dell’azienda Case Basse sono oggetto degli esclusivamente con uve della varietà Sangiovese, con so- studi di tracciabilità molecolare condotti dalla Dottoressa stanziale assenza di antociani acetilati e cumarilati. Il profi - Rita Vignani dell’Università degli Studi di Siena.

11 IL CANTO DEL MAGGIO ALLA CORTE DEI VENTI melissa sinibaldi

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Nel segno del recupero e Il “Canto del Maggio” costituisce un “stanze” – strofe, sonetti, stornelli e mantenimento delle tra- interessante patrimonio culturale da tresche – generalmente a rima bacia- preservare, traendo le sue origini negli ta o incrociata, cantate a piena voce, dizioni, quest’anno Cla- antichi riti propiziatori della Primavera, sempre nella stessa melodia e la rap- ra Monaci, proprietaria infatti la celebrazione del cambiamen- presentazione, con attorno il pubblico de “La Corte dei Venti” to delle stagioni in queste zone ha in semicerchio, procede lentamente, a Montalcino, ha voluto remote origini pagane. Questo canto in modo rituale. I temi dei canti sono itinerante di questua, le cui origini ci svariati: la natura, la campagna, l’agri- ospitare nella sua azien- riconducono a rituali agresti, ha sosti- coltura e le stagioni, ma anche un eros da il gruppo dei maggia- tuito antiche pratiche pagane, diven- velato in serenate dolci e maliziose. ioli di Sant’Angelo per tando un canto nel quale si trasmet- L’accompagnamento è limitato a una propriziare una grande tono gli auguri gioiosi per l’arrivo della fi sarmonica e una chitarra, che lega- primavera, al rifi orire della natura dopo no fra loro le varie quartine. Cantare annata per il suo Brunel- i rigori dell’inverno, auspicando fertilità il Maggio è però faticoso, impegna la lo, anch’esso prodotto e buon raccolto. Si tratta di una rap- mente, la voce e i muscoli per ore, uni- secondo gli antichi me- presentazione con canti dall’andatura co ristoro è un bicchiere di vino, che a todi tradizionali. allegra e gioiosa fatta all’aperto nell’aia “La Corte dei Venti” è un elegante bic- del podere, un’allegoria della vita, del- chiere di Brunello di Montalcino, infatti, la rinascita e dell’allegria. I cantori, come disse il futurista Filippo Tomma- vestiti con sgargianti costumi, sono so Marinetti nel 1935, “Il Brunello è tutti popolani, quasi sempre conta- benzina!”, proprio quella che ci vuole dini, perché il Maggio è nato proprio per andare fi no al prossimo podere a nelle campagne. Il copione è diviso in render omaggio al capoccia. LADY FOOD & LADY FOOD & MISTER WINE Metti un convento bel- MISTER WINE lissimo e intimo, co- me quello di Santa Maria al Prato a Rad- LOVES da in Chianti, adatto a ospitare eventi esclu- GALLO NERO! sivi. Così, nell’ambito LOVES della manifestazione nicola ciuffoletti “Chianti Classico è Ex- perience”, cartellone GALLOI produttori d i ddel l ChiChianti i ClClassicol i hhannoNERO! portato iin ddegustazione i lle lloro etichette ihi h migliori lungo il portico del Convento di Santa Maria al Prato, mentre, al centro, di eventi legati al Gal- uno show cooking, presentato dal giornalista Luigi Cremona, ha visto impegnate lo Nero su tutto il ter- cinque celebri donne chef della Toscana per offrire agli appassionati gourmet uno ritorio di produzione, spettacolo interessante e attraente, un abbinamento pensato al femminile col ce- lebre vino rosso. La kermesse gastronomica ha visto impegnate Deborah Corsi si è svolta una sera- de “La Perla a Mare” a San Vincenzo, Beatrice Segoni del “Borgo San Jacopo” di ta diversa, un evento Firenze, Iside De Cesari de “La Parolina” di Trevinano, Valeria Piccini di “Caino” a nell’evento, di sicuro Montemerano e Enzania Osmenzeza del “Sesto” di Firenze. Cinque stili e cinque sensibilità differenti, a dimostrare che la donna è sempre regina in cucina, anche interesse e prestigio. in quella professionale. E non basta! Il ristorante del Chiostro ha avuto tre ospiti d’eccezione: Giovanna Iorio de “Alle Murate” di Firenze, Natascia Santandrea e Maria Probst de “La Tenda Rossa” di San Casciano Val di Pesa, che, in alternanza, hanno preparato ricette tradizionali o innovative, tutte comunque gustose e rigoro- samente abbinate al Gallo Nero. La manifestazione rientrava nel cartellone di eventi “Chianti Classico è Experience”, kermesse enogastronomico-culturale organizzata dal Consorzio Vino Chianti Classico, che, da ormai cinque edizioni, si propone di far Lo chef Iside De Cesare de “La Parolina” di Trevinano durante lo show cooking presentato percepire l’eccellenza del Gallo Nero al grande pubblico attraverso appuntamenti dal giornalista Luigi Cremona e da Gerardo ispirati dal grande vino toscano, ma contaminati da forme diverse di arte e cultura. Giorgi del Consorzio Chianti Classico Nell’incontaminata Valdorcia, al “Podere Forte” anche le api, contribuendo all’impollinazione delle viti, aiutano a creare grandi vini naturali, frutto di un terroir dalla molteplice biodiversità all’interno di un piccolo mondo integro, biologico, ecosostenibile e libero

Loc. Petrucci, 13 • Castiglione d’Orcia, Siena • Tel +39 0577 8885100 15 [email protected] • www.podereforte.it oinos • eventi

Camigliano, uno dei più ca- ratteristici e storici borghi di Montalcino, antichissimo vil- laggio risalente al tempo de- gli Etruschi, che, dalle aree costiere della Maremma, ri- salivano il corso del fi ume Ombrone, accoglie la nuova Piazza San Biagio, rimessa a nuovo e completamente tra- sformata, rispetto alla pre- cedente realizzazione degli anni Settanta, quando l’origi- nario sterrato, dove un tempo i contadini venivano a rifor- nirsi d’acqua e “parcheggia- vano” i buoi, legandoli agli anelli di ferro che ancor og- gi adornano le case, venne ricoperto con una modesta pavimentazione in bitume.

Gualtiero Ghezzi e Laura Censi, proprietari della cantina Camigliano

16 Tutti in piazza TORNA A NUOVA VITA IL CENTRO STORICO DI CAMIGLIANO

alessia bruchi

I lavori, iniziati nell’autunno dello scor- che, a partire dal 2008, anno in cui, allure medievale, in linea con la sua so anno e realizzati dalla cantina Ca- sempre a spese dell’azienda, fu ab- fi sionomia originale. Adesso Camiglia- migliano, a seguito dell’accordo si- battuta un’invasiva volumetria per il no non solo è più bella, ma ha anche glato col Comune di Montalcino per deposito dell’acqua potabile, che de- guadagnato un nuovo panorama e un piano di miglioramento agricolo turpava la piazzetta dietro la chiesa, una luminosità che prima non aveva: ambientale, hanno portato la piazza hanno portato la cantina Camigliano la pavimentazione chiara della piaz- ad assumere una forma a conchiglia, a investire oltre 120mila euro nel re- za regala infatti una luce particolare, con nervature a raggiera in travertino stauro conservativo del borgo. E il calda e intrigante a tutta l’area e alle per conferire uniformità architettonica progetto ha compreso anche un inter- abitazioni che la circondano. L’ultimo all’ambiente. Ma i lavori di migliora- vento sul sottosuolo con rifacimento progetto che abbiamo completato è mento non fi niscono qui: nel piano si- di infrastrutture e servizi per la comu- il recupero delle antiche e ‘miracolo- glato con l’amministrazione comuna- nità: “Questo aspetto non era previsto se’ fonti a pochi passi dal paese, che le, oltre alla possibilità per Camigliano nel piano di miglioramento agricolo nacquero quando San Filippo Benizzi di realizzare la nuova cantina, comple- ambientale – spiega l’ingegner Gual- passò da Camigliano e, assetato, fe- tamente interrata e senza impatto am- tiero Ghezzi, amministratore della ce scaturire l’acqua, come d’incanto: bientale, è stato previsto e realizzato cantina Camigliano – ma abbiamo con una bella passeggiata tra uliveti e l’abbattimento completo di un piano ritenuto importante realizzare questi vigneti si potrà vedere dove un tempo del vecchio manufatto per “riscoprire” lavori per la messa in sicurezza della si abbeveravano gli animali e le mas- il paesaggio dalla terrazza panorami- piazza e per eventuali nuove neces- saie lavavano i panni, ritrovando an- ca, privata, ma aperta al pubblico, che sità, che potrebbero verifi carsi in un che un contatto vero con la natura”. da un lato guarda piazza San Biagio e futuro in cui, anche in posti remoti, Camigliano, con la sua nuova piazza, dall’altro si affaccia sull’Alta Maremma sarà importante avere la possibilità sta tornando anche a nuova vita sia e potrà divenire luogo di manifesta- di usufruire di tecnologie d’avanguar- per gli abitanti che per i turisti, tanto zioni, feste, degustazioni e quant’al- dia. Nel complesso siamo soddisfatti che ha riaperto anche la storica Oste- tro potrà portare vita a Camigliano e dei lavori realizzati soprattutto perché ria del Galletto, che si trova proprio a qualità al mondo del vino. Tutte opere siamo riusciti a restituire alla piazza un due passi sotto piazza San Biagio. oinos • eventi

Alla fi ne del mese di novembre 2012 CERVARO sono stato ospite del marchese Piero DELLA SALA Antinori e di Renzo Cotarella in Umbria, paolo baracchino presso il Castello della OSPITA [email protected] Sala, insieme a pochi [email protected] altri appassionati, www.baracchino-wine.com membri del Grand Jury CLOS Européen e giornalisti di varie parti del mondo. DES MOUCHES Siamo arrivati il giorno prima, così ho avuto modo di passare una

La mattina successiva abbiamo fatto due degustazioni in piacevole serata con contemporanea ed esattamente una del vino bianco Clos gli amici, consumando des Mouches dell’azienda Joseph Drouhin annate 2010, una cena accompagnata 2009, 2005, 2000, 1995 e 1992 e l’altra del vino Cervaro da alcuni vini delle della Sala dell’azienda Castello della Sala annate 2009, 2001, 1999, 1996, 1989 e 1986. Si è trattato di due verticali degne aziende Antinori. di grande interesse. Il Clos des Mouches è di uvaggio so- lo , mentre il Cervaro della Sala normalmente è composto dal 90% di Chardonnay e dal 10% di Grechetto, uvaggio autoctono dell’Umbria. Devo confessare che sono degustare tutti quei vini. Quando andavo a scuola e dovevo un appassionato del Cervaro della Sala con almeno dieci anni fare un compito in classe aprivo le orecchie per cercare aiuti d’invecchiamento. Trovo che il Cervaro della Sala, quando è di tutti i tipi per potere svolgere, al meglio, il mio lavoro. Col giovane, abbia un pò troppo la presenza del legno, anche vino è tutta un’altra cosa, faccio l’opposto. Ho quindi com- se si tratta di un legno di altissima qualità, che si manifesta pletato il mio lavoro, sicuramente per ultimo, rispetto agli altri. sia all’olfatto che al gusto, principalmente con note vaniglia- Che lavoro piacevole! Piero Antinori, resosi conto che avevo te. Nell’invecchiare il vino si spoglia del legno sempre di più, terminato la mia degustazione, mi guardava sorridendo di- lasciando spazio alle note tipiche dei due vitigni. Forse molti vertito e mi diceva: “Paolo devi attendere a parlare” e faceva non lo hanno ben capito, ma il Cervaro della Sala è un bel fi o- parlare altri ospiti, lasciandomi in frenetica attesa. Vari ospiti re all’occhiello dell’enologia Italiana. Mi hanno colpito partico- parlavano genericamente dei vini e Piero Antinori, che ben mi larmente il Clos des Mouches annate 1995 e 1992, mentre, in conosce, sa che io amo parlare analiticamente di tutti i vini assoluto, per me, il miglior vino di entrambe le verticali è stato degustati ed è per questo che desiderava che fossi io, con il Cervaro della Sala 1989. E mi sono piaciute particolarmente la mia analisi, a chiudere la bella e piacevole degustazione. anche le annate 1999 e 1986 del Cervaro della Sala. Nel cor- E ciò è effettivamente avvenuto, infatti Piero Antinori e Renzo so della degustazione è stata data la parola al signor Frédéric Cotarella fi nalmente mi hanno chiesto, sorridendo, di parlare, Drohuin, al marchese sapendo che avrei iniziato con la forza di un fi ume in piena. Il Piero Antinori e al dot- piacere di degustare, per me, si completa potendo trasmet- tor Renzo Cotarella, tere agli altri le mie sensazioni, emozioni e anche critiche che hanno parlato dei sui vini. Dopo diversi minuti, terminavo la mia esternazione, loro vini, delle annate di mossa, visibilmente, dalla passione che nutro nel degustare produzione e delle loro i vini, ricevendo un appagante plauso generale, avendo fatto sensazioni sui vini. Io un analitico esame di tutti i vini degustati. Successivamente ho chiuso le orecchie alle degustazioni, siamo stati ospiti a pranzo in compagnia e mi sono immerso di Gianfranco Vissani, che ha cucinato un piacevole pranzo completamente nel accompagnato coi vini bianchi della degustazione e con due lavoro piacevole che vini rossi d’eccezione, il Grand Echezeaux di Joseph Drouhin dovevo svolgere, cioè annata 1990 e Clos des Mouches rosso annata 1983.

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Il castello della Sala in Umbria

GRAND ECHEZEAUX per terminare con sentori di prugna secca e con 32 ettari e nella Côte Chalonnaise con JOSEPH DROUHIN clorofi lla. Al gusto fa capolino una piacevole tre ettari. Le più importanti denominazioni annata 1990 sensazione di tartufo nero. Vino ben equili- sono il Clos des Mouches, il Montrachet Veste rosso granato con bordo arancia- brato, con spalla acida che supera la massa Marquis de Laguiche, il Musigny, il Clos de to. Elargisce un panorama olfattivo vario alcoolica, mentre il tannino è poco incisivo, Vougeot, il Corton Charlemagne e molti al- e interessante, tipico della sua età, con, in ma presente. Lunga è la sua persistenza tri. Per il Village e per le appellazioni regio- evidenza, profumi di humus, terra bagnata, aromatica intensa con fi nale di prugna sec- nali l’azienda acquista le uve da viticoltori gibier (cesto di selvaggina) e foglie morte. ca. Vino molto piacevole, che ha ancora fu- conosciuti, che producono secondo crismi Seguono note di tabacco biondo della Virgi- turo avanti a sè. 93/100 e qualità di alto livello. nia, cedro del Libano, menta, eucalipto, pe- pe nero, juta, oliva nera, intense, caramella La Joseph Drouhin è un’azienda storica, CLOS DES MOUCHES dura di lampone, noce moscata, appretto fondata a Beaune nel lontano 1880, appun- annata 2010 (spray che si utilizza per stirare la bianche- to per mezzo del giovane ventiduenne Jose- Appellation Beaune 1er Cru ria), per terminare con sentori di confettura ph. Il fi glio Maurice subentrò a Joseph e creò (Uvaggio: 100% Chardonnay) di ciliegia marasca. L’approccio gustativo è le appellazioni Clos del Mouches e Clos de Color giallo paglierino intenso con rifl es- piacevole, il vino è saporito, con sentori di Vougeot. A Maurice nel 1957 successe Ro- si oro. Naso intenso e percorso da note di lamponi. Vino ben equilibrato con asse aci- bert, che acquistò molte vigne, specialmen- pietra focaia, ananas, pepe bianco, intense, do-alcool-tannino in perfetta sintonia. Il tan- te nello Chablis. Egli è stato uno dei primi menta, eucalipto, vaniglia, pera, fi ori gialli, io- nino è dolce, largo (6/6), inizialmente vellu- a introdurre la “coulture raisonée”, cioè una dio, amido di riso, cuoio fresco, per termina- tato, per poi asciugarsi nel fi nale. Lunga è la cultura senza pesticidi o altre sostanze chi- re col sapone di Marsiglia. Al gusto è sapido sua persistenza aromatica intensa con fi nale miche e a creare un laboratorio di enologia e minerale, con corpo medio, ben equilibrato di scatola di sigari e canfora. Vino piacevole, con l’aiuto dell’enologa Laurence Jobard, la e massa alcoolica impercettibile. Lunga è la col tannino in evidenza più del normale, in prima donna enologa di Borgogna. Philippe, sua persistenza aromatica intensa con fi nale relazione al vitigno. 94/100 Véronique, Laurent e Frédéric sono i quat- di vaniglia e ananas. 92/100 tro fi gli di Robert e Françoise Drouhin e si CLOS DES MOUCHES occupano dell’azienda. Il Domaine si trova CLOS DES MOUCHES rosso, annata 1983 in Borgogna ed è composto da 73 ettari, annata 2009 Veste rosso granato con bordo aranciato. una delle più grandi proprietà della regione. Appellation Beaune 1er Cru Naso caratterizzato da profumi di fi co bianco La maggioranza dei vini prodotti è Premier (Uvaggio: 100% Chardonnay) secco, terra umida, caffè, menta, iuta, fi eno e Grand Crus, di Chardonnay e Pinot Noir. I Giallo paglierino intenso con rifl essi oro. Ini- secco, ciliegia candita, pepe nero, tabacco vigneti si trovano nello Chablis con 38 ettari, zialmente al naso è un pò chiuso, pian pia- dolce biondo da pipa, eucalipto, ruggine, nella Côte de Nuits e nella Côte de Beaune no si apre e lascia spazio a profumi di pietra

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Frédéric Drohuin

iodio, burro di nocciolina, appretto (amido spray per stirare), per terminare con carez- ze di eucalipto. L’intreccio sapido-acido è integro e inscalfi bile e non ha ceduto mini- mamente alla massa alcoolica. La sapidità focaia, grafi te, vaniglia, cuoio fresco, abba- bastanza equilibrato con spalla acida ben è molto presente ed è accompagnata a una stanza intensi, fi ori gialli, ananas, amido di presente, ma con la massa alcoolica, nono- più misurata mineralità. Il vino non ha tanta cotone, pera, grafi te, per terminare con note stante la presenza di copiosa sapidità, che struttura, ma una lunga persistenza aroma- di menta. Al gusto è burroso, sapido, mine- si alterna lievemente nel comando dell’equi- tica intensa con ricco fi nale di cuoio fresco, rale, equilibrato con spalla acida in giusta librio gustativo. La gengiva superiore brucia limone, intenso, episperma, albicocca secca superiorità rispetto all’alcool. Lunga è la sua lievemente. Lunga è la sua persistenza aro- e ananas candito. Vino veramente interes- persistenza aromatica intensa con fi nale di matica intensa con fi nale sapido. Questo è il sante, purtroppo è pressoché introvabile. zabaione. Il 2010 ha più struttura e profondi- vino dotato di maggior sapidità, fi no a qui, in 93/100 tà del 2009. 90/100 ordine alla verticale. 90/100 Passando all’azienda Castello della Sala CLOS DES MOUCHES CLOS DES MOUCHES faccio presente che le uve del Cervaro pro- annata 2005 annata 1995 vengono da vigneti di circa vent’anni situati Appellation Beaune 1er Cru Appellation Beaune 1er Cru nei terreni circostanti il castello. L’altitudine (Uvaggio: 100% Chardonnay) (Uvaggio: 100% Chardonnay) dei vigneti è tra i 200 e 400 metri s.l.m. e Bel giallo paglierino intenso con ampi rifl essi Bellissimo giallo oro intenso con rifl essi am- i terreni sono di origine pliocenica, ricchi di oro. Profuma intensamente di zabaione, pe- brati. Articolato e ricco di aromi di albicocca fossili marini con alcune infi ltrazioni d’argilla. pe bianco e grafi te. Il percorso olfattivo pro- secca, ananas candito, intensi, menta, pe- I grappoli vengono raccolti durante la notte segue con toni di fi ori gialli maturi, ananas e pe bianco, pera, note mature in generale, e trasferiti in un convogliatore refrigerato per burro di nocciolina. Al gusto sfoggia una pia- vaniglia, appretto (amido spray per stirare), assicurarne la bassa temperatura al momen- cevole struttura con sapidità e mineralità più buccia d’arancia e mandarino, per terminare to delle operazioni di pigiatura e diraspatura. abbondante rispetto ai vini avanti degustati. con sentori di menta. Al gusto ha una buona Le varietà Chardonnay e Grechetto vengono Vino ben equilibrato con spalla acida, aiuta- morbidezza, è generosamente sapido, mi- vinifi cate separatamente poiché maturano ta dalla sapidità e mineralità, che supera la nerale, con sentori di episperma (è la secon- in tempi diversi e, pertanto, necessitano massa alcoolica, lasciando sulla lingua una da pelle del marrone bollito). Vino equilibrato di un approccio diverso alla vinifi cazione. I piacevole salivazione. Il corpo è un pò infe- con ricca spalla acida. Nel fi nale si sente ti- mosti di Chardonnay rimangono a contatto riore alla media. Lunga è la sua persistenza rare lievemente la gengiva superiore. Lunga con le proprie bucce dalle 8 alle 12 ore a aromatica intensa con fi nale sapido e mine- è la sua persistenza aromatica intensa con una temperatura di circa 10°, successiva- rale. Se vi leccate le labbra, sentite bene la fi nale di menta ed episperma. 93/100 mente vengono trasferiti in barriques nuove sapidità. 91/100 di rovere francese (Alliers e Tronçais), dove CLOS DES MOUCHES la fermentazione dura per 14 giorni circa. Il CLOS DES MOUCHES annata 1992 vino rimane sulle proprie fecce in barriques annata 2000 Appellation Beaune 1er Cru per circa sei mesi, durante i quali completa Appellation Beaune 1er Cru (Uvaggio: 100% Chardonnay) la fermentazione malolattica, cioè la trasfor- (Uvaggio: 100% Chardonnay) Robe giallo oro molto intenso con abbon- mazione dell’acido malico in acido lattico. Veste giallo oro con rifl essi lievemente am- danti bagliori un pò ambrati. L’esame olfat- Successivamente il vino viene assemblato e brati. Profuma di mela, pepe bianco, iodio, tivo è intrigante e piacevole con profumi di imbottigliato. La sosta del vino in bottiglia, ananas maturo, cuoio fresco (quello peloso), tartufo bianco, lievi, ananas candito, cuoio prima della vendita, dura dieci mesi presso menta, fi ori gialli maturi, per terminare con fresco battuto (è l’equivalente di capperi e le cantine storiche del Castello della Sala. In rimandi di pesca gialla. Al gusto è ben sa- acciuga), episperma (seconda pelle del mar- generale la tipicità olfattiva preminente del pido, minerale, con corpo medio. Vino ab- rone bollito), menta, albicocca secca, lievi, Cervaro non appena messo in commercio

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e nei tempi successivi, tre-quattro anni, è CERVARO DELLA SALA quella della vaniglia, data appunto dall’uso annata 1999 di barriques nuove di rovere francese. Con (Uvaggio: 90% Chardonnay e 10% Grechetto) la sosta del vino in bottiglia, pian piano la Splendente giallo oro. Il naso è affascinante vaniglia si attenua e lascia posto ad altri pia- con note intense di zabaione, seguite da pro- cevoli sentori. Il Cervaro deriva il suo nome fumi di pietra focaia, pepe bianco, burro di da quello dei nobili che furono proprietari del nocciolina, menta, ananas, amido di cotone, Castello della Sala nel corso del Trecento, i episperma (è la seconda pelle del marrone Il marchese Piero Antinori Monaldeschi della Cervara. La famiglia Anti- bollito), per terminare col guscio duro della nori ne ha acquistato la proprietà nel 1940. mandorla. Al gusto mostra potenza, abbon- La prima annata di Cervaro della Sala pro- dante sapidità e mineralità. Buon equilibrio tensi, grafi te, per terminare con un tripudio di dotta è stata il 1985. gustativo con spalla acida e mineralità che piacevolezza, dato dal burro di nocciolina. Al dominano la massa alcoolica. Corpo medio gusto esprime una generosissima e piace- CERVARO DELLA SALA e lunga è la sua persistenza aromatica inten- vole sapidità, che, con la mineralità e la spal- annata 2009 sa con fi nale di pepe bianco, ananas e burro la acida, supera, magistralmente, la dosata (Uvaggio: 90% Chardonnay e 10% Grechetto) di nocciolina. Sicuramente una bella annata massa alcoolica, rendendo il vino perfetta- Bel giallo paglierino lucente. L’esordio olfat- per il Cervaro. Il 1999 ha più struttura e per- mente equilibrato. Il corpo è medio e lunga tivo evidenzia profumi intensi di pietra foca- sistenza, rispetto al 2001. 93/100 è la sua persistenza aromatica intensa con ia, vaniglia e pepe bianco. Seguono sentori fi nale sapido e sapori di burro di nocciolina. di grafi te, sapone di Marsiglia, ananas, con CERVARO DELLA SALA Grandissimo vino. Sfi do tanti degustatori a fi nale di iodio. Al gusto è generosamente annata 1996 capire, in degustazione bendata, che questo sapido, con piacevole e dosata mineralità. (Uvaggio: 90% Chardonnay e 10% Grechetto) vino non sia un gran vino di Borgogna. An- Buon equilibrio gustativo con ricca spal- Veste un bel giallo oro. L’esame olfattivo evi- nata riuscitissima: questo è, per me, il miglior la acida che domina la massa alcoolica. Il denzia, da subito, la pietra focaia, seguita da Cervaro mai fatto. 96/100 corpo è medio e lunga è la sua persistenza menta, burro di nocciolina, iodio, sale, epi- aromatica intensa, con fi nale sapido. Vino sperma (seconda pelle del marrone bollito) CERVARO DELLA SALA giovane, che avrà bisogno di un pò di sosta lieve, note mature di ananas, pepe bianco, annata 1986 in bottiglia per esprimersi in modo più vario, per terminare col gambo di ciclamino spez- (Uvaggio: 90% Chardonnay e 10% Grechetto) sia all’olfatto che al gusto. 91/100 zato (nota acidula). Il corpo non è scattante, Veste giallo oro intenso con trame ambra- ma un pò seduto. Buon equilibrio gustativo te. Al naso è un’esplosione di ananas can- CERVARO DELLA SALA con sapidità, mineralità e freschezza in ri- dita, seguita da profumi di iodio, menta, annata 2001 lievo sulla massa alcoolica: lunga è la sua nocciola, eucalipto, lievi, tartufo bianco, (Uvaggio: 90% Chardonnay e 10% Grechetto) persistenza aromatica intensa con fi nale di albicocca secca, salmastro, episperma Veste giallo oro. Al naso si offre ricco di pro- ananas e un pochino di boisé. Il vino è piace- (seconda pelle del marrone bollito), per fumi di zabaione e burro di nocciolina, seguiti vole, difetta un pò di struttura. Nelle mie note fi nire con dei soffi di pane appena uscito dall’ananas, dal pepe bianco e da entusia- ho scritto: “il corpo è un pò moscio”. Nell’in- dal forno. Al gusto è sapido e minerale con smanti note di grafi te. Al gusto è sapido e sieme, il vino si beve con piacere. 90/100 gusto di ananas. Il corpo è medio. Vino minerale con perfetto equilibrio gustativo e ben equilibrato, con spalla acida e genero- la spalla acida che domina la massa alcooli- CERVARO DELLA SALA sa sapidità che dominano la massa alcoo- ca. Il corpo è lievemente inferiore alla media. annata 1989 lica, senza alcuna esitazione. Lunga e non Abbastanza lunga è la sua persistenza aro- (Uvaggio: 90% Chardonnay e 10% Grechetto) lunghissima è la sua persistenza aromatica matica intensa con fi nale di zabaione. Vino, Risplende giallo oro intenso con bagliori intensa con fi nale di salmastro e nocciola nell’insieme, piacevole più all’olfatto, che al ambrati. Naso estroverso con profumi di za- e fi nalissimo di lieve zabaione. Vino molto gusto. Il vino difetta un pochino di struttura e baione, iodio, ananas maturo, pepe bianco, piacevole, di alto livello, ma che non rag- persistenza gustativa. 90/100 intensi, caramella mou al latte, salmastro, in- giunge il mitico 1989. 93/100

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Alessandro Griccioli

Grigio da Barberino di Val d’Elsa, nato nel 1345, fu il capostipite della famiglia Griccioli (già Grigia), i cui membri ricoprirono le più al- te cariche della Repubblica di Firenze fi n dal Trecento e si spostarono a Siena a partire dal 1750. Stefano di Grigio e Orlando di Stefano di Grigio furono Priori della Signoria di Firenze. I vini Montechiaro TERRE DELLA GRIGIA fi ora bonelli

Le proprietà storiche dei Griccioli sono oggi tutte concentrate nel senese: da una parte la Tenuta di Montechiaro, con la villa sette- centesca che si affaccia direttamente su Siena, vantando una delle più belle viste di tutto il Chianti, dall’altra il Castello di Monteriggioni col suggestivo Castiglion Ghinibaldi, che i Griccioli acquistarono tramite vitalizio nel 1720 dagli Accarigi. Dal 2005 l’azienda di Mon- techiaro è condotta da Alessandro Griccioli, degustatore uffi ciale Ais e Mba in wine marketing & management presso l’università Inseec a Bordeaux. Ben comprendendo le potenzialità della tenu- ta, Alessandro ha completato un rimodernamento generale delle antiche strutture e implementato il nuovo brand Montechiaro – Ter- re della Grigia, una produzione tradizionale di vini Chianti sotto il Brand “Anno Domini ‘345”, dedicata all’anno di nascita del proge- nitore della famiglia, si affi anca al brand di vini di sperimentazione “Arteliquida”, di cui il bianco presenta un blend di Viognier, Malvasia e Trebbiano, mentre il rosso è Malvasia Nera in purezza. Arteliquida è un progetto di vino e arte contemporanea, nel quale l’artista Eu- genia Vanni crea una collezione di etichette dedicate al tema.

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Subito dopo l’elezione all’unanimità quale nuovo presi- dente del Consorzio del Vino Nobile, Andrea Natalini – titolare dell’azienda Le Bèrne, classe 1971, perito agra- rio, proveniente da una famiglia presente sul territorio da quattro generazioni, da sempre convinto del forte contri- buto che il territorio di Montepulciano trasmette al vino – ha avuto l’onore di aprire le porte della Fortezza per inaugurare la mostra “Giorgio de Chirico. Il ritratto – Fi- gura e Forma”, a cura di Katherine Robinson, che pre- senta 68 opere del Maestro provenienti dalla collezione della “Fondazione Giorgio e Isa de Chirico” di Roma. I ritratti di DE CHIRICO a casa del Nobile alessandro ercolani

In programma fi no al 30 settembre 2013, la mostra, dedica- ta allo straordinario inventore della pittura metafi sica, arric- chisce il ciclo delle esposizioni estive, inaugurato nel 2011 con la collezione dei Macchiaioli e proseguito lo scorso anno con “Il drago e la farfalla. Immagini di Cina a Montepulcia- no”. A ospitare la mostra uno degli edifi ci più rappresenta- tivi del borgo rinascimentale toscano, che, col Vino Nobile, ha un forte legame non solo perché ormai da anni è sede dell’evento più importante realizzato dal Consorzio, l’Ante- prima del Vino Nobile, ma soprattutto perché gran parte del suo restauro è stato possibile grazie al contributo degli stessi produttori. Un investimento costato in tutto circa due milio- ni e mezzo di euro per il restauro di un edifi cio destinato a diventare il punto di riferimento delle attività “enoculturali” di Montepulciano, insieme alla sede toscana dell’università sta- tunitense di Kennesaw (Georgia) e dove, dal 2014, troveran- no posto gli uffi ci del Consorzio e una enoliteca consortile (la Casa del Vino Nobile) dove non solo sarà possibile degusta- dal “Pictor Optimus”. Il percorso, che si snoda attraverso re e acquistare le etichette dei soci del Consorzio, ma anche 68 opere – 44 dipinti, 7 sculture e 17 lavori su carta – riper- prodotti del territorio. “Fa parte di quello che noi chiamiamo corre cinquant’anni (1925-1976) della produzione artistica di da un pò di anni il ‘Sistema Montepulciano’ – spiega il co- de Chirico e si completa con una sala dedicata alla proie- ordinatore del Consorzio Paolo Solini – un chiaro esempio zione di un documentario storico sul Maestro. Tra le opere di come, unendo le forze, si possono creare importanti vei- più signifi cative della sezione dedicata al ritratto classico si coli promozionali ed economici per l’intero territorio, a par- distinguono il celebre “Autoritratto nudo” del 1945, il gran- tire proprio da uno dei prodotti di punta, il Vino Nobile, che, de “Bagnanti” (con drappo rosso nel paesaggio) anch’esso come Consorzio, promuoviamo in tutto il mondo insieme del 1945, “Autoritratto nel parco con costume del Seicento” alle altre eccellenze di Montepulciano”. Il binomio “arte-vino” (1959) e il “Ritratto di Isa, vestito rosa e nero” (1934). Nella sarà ancora più rafforzato da un programma di degustazio- sezione della Neometafi sica troviamo i più famosi soggetti ni promosse dal Consorzio in collaborazione coi curatori di dechirichiani: i manichini, rappresentati da “Ettore e Andro- questo evento artistico unico, che offrirà al pubblico italiano maca” (1970), il celebre tema della Piazza d’Italia, con “Piaz- e internazionale l’occasione per approfondire i temi classici za d’Italia con statua di Cavour” (1974), “Archeologo con Il del ritratto e dell’autoritratto, svolti nelle loro molteplici forme Pensatore” (1973) e il sorprendente “Meditatore” (1971).

24 Castello Del Nero Hotel & Spa, 5 stelle lusso immerso tra le dolci colline del Chianti, si trova a metà strada tra Firenze e Siena in una posizione ideale per esplorare la Toscana. Il suo ristorante La Torre e l’innovativa Spa olistica ESPA offrono agli ospiti dell’hotel e a chiunque desideri usufruirne, un’esperienza unica grazie ad un servizio impeccabile e ad un’atmosfera suggestiva.

Castello del Nero Hotel & Spa Strada Spicciano 7 50028 Tavarnelle Val di Pesa (Firenze) Tel.: 055 806470 – Email: [email protected] www.castellodelnero.com oinos • eventi Il Chianti Colli Senesi RINNOVA LE CARICHE ISTITUZIONALI alessia bruchi Si è svolto nel pomeriggio di martedì 11 giugno, co- ra di Commercio di Siena attestano me sempre presso i locali della Camera di Commer- l’esistenza del Consorzio Chianti Colli Senesi già nel 1942. A ogni modo la cio di Siena, il consiglio per il rinnovo delle cariche reale nascita dell’ente consortile av- istituzionali del Consorzio Chianti Colli Senesi. La venne il 31 maggio 2001, quando fu riunione è stata presieduta da Giovanni Borella, con- riorganizzato, in collaborazione con sigliere decano e, dopo le consultazioni, con vota- la Camera di Commercio di Siena e le organizzazioni di settore, dando zione per alzata di mano, è stato eletto all’unanimità vita a nuovi obiettivi e progetti. La Cino Cinughi de Pazzi, che si riconferma presiden- superfi cie dei vigneti interessata alla te per il prossimo triennio con un secondo manda- produzione di Chianti Colli Senesi è to più che ben accolto. Come vicepresidenti, eletti di circa 1.500 ettari per un totale di circa 72mila ettolitri di vino per circa all’unanimità dei voti, Giovanni Borella, anch’es- 300 soci, una realtà in crescita e in so riconfermato, insieme al giovane Luca Pattaro. continua evoluzione, sempre alla ri-

Soddisfazione quindi per il Presiden- te, che ha ringraziato il Consiglio per la fi ducia accordatagli, rinnovando il suo profondo impegno nella dirigen- za e nella promozione del Consorzio Chianti Colli Senesi. “Per il futuro del comparto enologico mi ritengo ab- bastanza speranzoso – dice Cinughi, che sottolinea il valore che il Consor- zio senese detiene soprattutto rispet- to alla ripresa e al sostegno dell’eco- nomia locale, specialmente in un periodo come questo - grazie alla po- litica di promozione d’immagine che il Consorzio sta perseguendo stiamo osservando una certa ripresa, sia in termini di visibilità del brand, che in ter- mini strettamente economici, a livello Nella foto, da sx Luca Pattaro, nuovo vicepresidente, Cino Cinughi de Pazzi , presidente e Giovanni Borella , vicepresidente del Consorzio Chianti Colli Senesi locale e nazionale. Da diverso tempo infatti il Consorzio sta intraprendendo sando, quello della fi liera vitivinicola e cerca di nuove sfi de e mercati da numerose azioni di promozione, volte conseguentemente anche il Chianti esplorare. Sebbene la Provincia di a valorizzare un marchio tipicamente Colli senesi, rimane forse una delle Siena sia suddivisa in 35 comuni, il senese e che si vuol distinguere co- risorse produttive ed economiche più Chianti Colli Senesi viene prodotto in me tale, un brand che fa del rapporto preziose e intatte – conclude Cino Ci- solo 15 di questi, quelli dotati di un qualità prezzo la sua carta vincente, nughi - un comparto su cui puntare territorio collinare particolarmente poiché si tratta di un vino di buona e investire, nella speranza di dare un vocato alla produzione vitivinicola. qualità per una docg generalmen- contributo alla ripresa dell’economia Le principali zone di produzione si te fatta da piccole produzioni, che e al buon nome di tutto il territorio”. estendono da nord (San Gimignano, si attengono rigidamente alle regole Storicamente, il Chianti Colli Senesi, Poggibonsi, Colle Val d’Elsa, Caste- dettate dal disciplinare. Il Chianti Colli che, geografi camente parlando, è lnuovo Berardenga) verso sud ovest Senesi, come racconta il suo nome, è un territorio specifi co all’interno della (Murlo, Montalcino) e sud est (Sina- il vino che meglio rappresenta Siena, zona di produzione del Vino Chian- lunga, Torrita, Montepulciano, Pien- in quanto il territorio di produzione è ti, riceve la doc nel 1967 e la docg za, Chianciano Terme e Chiusi) e interamente racchiuso nella Provincia nel 1984. Sebbene la fondazione del possono essere paragonate a “isole” senese. In questo particolare mo- Consorzio risalga al 21 febbraio 1977, all’interno di quello che viene defi ni- mento di crisi che Siena sta attraver- documenti ritrovati presso la Came- to “Arcipelago Chianti Colli Senesi”.

26 oinos • eventi TAKE AWAY UN PROGETTO VINCENTE DELLA VERNACCIA DI SAN GIMIGNANO giovanna focardi nicita Letizia Cesani

Il Consorzio della Denominazione San Gimignano rilancia il progetto “Take Away”: dotare i ristoranti del territo- rio di un kit da asporto delle bottiglie di Vernaccia di San Gimignano non terminate al tavolo, uno shopper di carta e un tappo ermetico.

L’esperimento pilota, iniziato nel maggio 2010 con la col- laborazione dell’Amministrazione Comunale e di una ven- tina di ristoranti del famoso borgo turrito, contrassegnati da un sorridente palloncino giallo (lo stesso riportato an- che sullo shopper), ha avuto un gran successo presso il pubblico, che ha apprezzato la possibilità di portarsi via

associate nella vendita dei loro prodotti in un mercato re- so sempre più diffi cile dalla crisi economica e dalla giusta attenzione per la salute. Con questo progetto vogliamo sostenere il consumo dei nostri vini, la Vernaccia e il Ros- so di San Gimignano, in primis sul territorio comunale. Al tempo stesso vogliamo educare a un uso moderato del vino, che signifi ca far capire ai turisti stranieri, ma anche ai nostri giovani, che il vino non è un mezzo per ‘sballarsi’,

la bottiglia non terminata al tavolo. Una consuetudine per i turisti stranieri, quasi una cosa di cui vergognarsi per quelli italiani: con questa campagna il Consorzio della De- nominazione San Gimignano vuol sostenere il consumo ma il completamento di un buon piatto: un bicchiere du- del vino e dare a tutti l’opportunità di farlo, senza però rante i pasti non può e non deve essere demonizzato, è la mettere a repentaglio la propria e altrui sicurezza e salu- nostra storia e tradizione, è la nostra cultura. Molti locali te: “E’ un esperimento di marketing consapevole - dice il oggi propongono il vino al bicchiere, ma non tutti sono Presidente del Consorzio Letizia Cesani - per sostenere ancora attrezzati: con questo progetto il nostro Consorzio un consumo anch’esso consapevole del vino. Come Con- vuol offrire a questi una soluzione, fornendo gratuitamente sorzio, l’obiettivo primario è quello di sostenere le aziende un sacchetto da asporto per le bottiglie ordinate al tavolo”.

27 andrea cappelli • foto bruno bruchi

La viticultura

DIEROICA MARISA E ANDREA

Andrea Ferraioli e Marisa Cuomo (al centro) con i fi gli Raffaele e Dorotea

28 La vite ha radici antiche in Costa naria tenacia ha aggredito la re, imposto dall’anarchia d’Amalfi , forse riconducibili alla Roma roccia dolomitica fi no a den- della roccia, ospitando in tellarla in una serie di stretti media quattro fi lari di viti. Va imperiale o a epoca addirittura ancor terrazzamenti, una geome- aggiunto però che la natura più remota. E anche nel Medioevo la tria di salti retti da muretti a vulcanica del terreno - le vite costituiva una fonte di ricchez- secco, le cosiddette “mace- eruzioni del Vesuvio hanno za, tanto che gli invasori longobardi, re”, costruite pietra su pie- diffuso a lungo raggio una tra, senza malta: un magi- spessa coltre di microrgani- per avere la meglio sulle popolazioni stero di civiltà contadina e smi - ha impedito l’attacco locali, non esitavano a distruggere i viticultura eroica che trova della fi llossera e quindi per- vigneti, un esempio che sarà ripre- riscontro solo in due altre re- messo la conservazione di so poi anche da Carlo d’Angiò, che altà italiane, la Valtellina e le viti su piede franco, senza Cinque Terre. Costruiti i ter- alcun tipo d’innesto. Di qui brucerà le campagne per indurre gli razzamenti, c’è stato poi da la sopravvivenza di piante amalfi tani a imbarcarsi sulle sue navi. portare quassù la terra a anche ultracentenarie di viti- spalla, una fatica pesante, gni autoctoni strettamente Nell’antichità la mancanza precipita letteralmente a che ha mobilitato nel tempo connessi non solo al territo- di terreni disponibili ha sug- mare con pareti rocciose, l’intera comunità. Larghi in rio, ma alle tradizioni e oggi gerito l’impianto su sostegni massicce e compatte, chiu- media non più di cinque considerati fra i più preziosi vivi (di solito mandorli, noci o se in anfratti e forre di gran metri, i terrazzamenti pre- per l’enologia campana. La nespoli), ai quali legare lun- suggestione, ma decisa- sentano un profi lo irregola- Costa d’Amalfi , da Vietri a ghe pertiche, cosicché l’uva mente impraticabili e ostili. Positano, con la sua parti- crescesse e maturasse in- Come disse qualcuno infatti colare confi gurazione, gode sieme ad altri frutti, in una “l’abitante della costiera di una straordinaria sceno- sorta di vigneto-frutteto. Amalfi tana è un contadino e grafi a e felici condizioni mi- Successivamente ancora la un pescatore per riuscire a croclimatiche: lambisce il natura rocciosa del territorio sopravvivere”. E qui la mille- mare con un’andatura da e la sua estensione per lo merletto antico e svetta ver- più in altezza portano presto so il cielo con le cime dei a preferire la coltivazione su monti, dove la strada si avvi- pergolato, una sorta di gri- ta in una serie di tornanti glia, costituita da un incrocio scavati nei fi anchi della di pali intorno ai quali, a due montagna. Far vino qui ha metri dal suolo, trovano sempre signifi cato raggiun- spazio i germogli. Divisi per gere un sapiente dosaggio spessore e altezza, privati fra le uve allevate, una com- della corteccia, allineati su posizione che non aveva re- più fi le come soldati in para- gole fi sse, ma che, di volta ta, i pali di castagno sono il in volta, venivano suggerite primo avamposto di quella dai diversi esiti della ven- geometria di ingegnosi per- demmia, così l’uva più ge- golati che, dall’alto di Agero- nerosa cedeva il passo a la, degradano verso Furore quella più avara, attenti in in una specie di architettura, ogni caso a non rompere potremmo dire aerea. Un si- l’equilibrio fra gusto, persi- stema dagli incerti confi ni, stenza, profumi, tannini e tra il vigneto e l’orto, che of- acidità. Un mix affi dato alla friva due vantaggi: sfruttare sapienza del vignaiolo e alla il terreno sottostante la vi- sua antica confi denza nel gna per altre coltivazioni e gestire questo processo di mantenerlo fresco durante i vinifi cazione, tutto nel segno periodi di gran calura, evi- dell’empiria, regolato solo tando così il rischio di stress dalle notti di luna e dalla fi - idrico per la vite. Ma il pro- ducia nel proprio istinto. De- blema martellante è stato gli antichi vitigni che hanno sempre quello di reperire la fatto la storia e la fortuna di terra, in un territorio che, questi vini molti sono anco- dall’alto dei Monti Lattari, ra produttivi e conservano

29 nella denominazione l’im- iano sulle pietre nella più ari- Liberty, un prodotto sicura- tecnologiche. A far crescere pronta della loro origine e del da e generosa agricoltura mente genuino, ma destina- conoscenza e organizzazio- loro destino, quello di uve del mondo. E proprio a Fu- to a cercare il suo mercato ne intervengono anche domestiche, allevate a per- rore, dove “lo spazio è spes- altrove perché a Furore non l’esperienza e il conforto del gola, in pochi metri quadrati, so pura utopia”, si trovano le c’era famiglia che non fa- professor Luigi Moio, “lo po- per un uso quasi del tutto fa- cantine Marisa Cuomo, con cesse vino. Marisa, donna di eta enologo”, considerato miliare. La millenaria conti- una suggestiva storia alle polso e gran lavoratrice, col uno dei grandi maestri nuità di queste viti fi no ai spalle. È il 1980 quando An- fondamentale supporto di dell’enologia italiana. Così il giorni nostri ha avuto fi nal- drea Ferraioli - poco più che Andrea, si tuffa nell’impresa, prestigio dell’azienda cresce mente la propria consacra- ventenne ultimo discenden- dando vita a una cantina di negli anni, scandito però zione conquistando la Doc te di un’antica famiglia di vi- avanzata tecnologia per vini- sempre dal diffi cile e quoti- nel 1995, sotto la denomi- nifi catori locali, cresciuto tra fi care al meglio le sue uve e diano lavoro in vigna, porta- nazione “Costa d’Amalfi ” il profumo del mosto - deci- diventando, in tempi brevis- to avanti con la consapevo- con le tre sottozone di Furo- de di rilevare la “Vini Gran simi, una delle più conosciu- lezza contadina che solo re, Ravello e Tramonti, aree Furor Divina Costiera”, mar- te produttrici del centro-sud. “chi lavora aspetta premio”. più tradizionalmente vocate. chio risalente addirittura al La prima etichetta è del Si forma un terzetto imbatti- Ma Furore disorienta, chi ar- 1942, facendone il proprio 1983, giusto trent’anni fa, bile, perfettamente integrato riva per la prima volta dice regalo di nozze nel 1982 alla inizi diffi cili, ma carattere e e capace di dare, anno do- sempre “Il paese dov’è?” È sua Marisa, una bellezza ita- determinazione non manca- po anno, un forte scossone sparso, come un pugno di lo-bosniaca con alle spalle vano. Era tempo di metter alle classifi che dei vini più coriandoli, lungo pergolati e una storia familiare degna da parte empirismi e dilet- premiati, vale a dire due vi- limoneti che scendono dalla d’un romanzo, oggi volto e tantismi e puntare alla quali- gnaioli con l’orgoglio di fare cantina al Fiordo, baia ro- anima della cantina. Quel- tà, senza indugi: inizia così il vini che abbiano una sicura mantica della costiera. Il ter- l’anno per Andrea e Marisa “sottile gioco” del far sempre identità e siano espressione ritorio del comune sono valli segnò l’inizio di un’avventu- meglio per affermarsi e com- del territorio e il guru del- che scendono verticali fi no ra, diffi cile ma affascinante: petere sul mercato. Occorre l’enologia meridionale, che, al mare, potrebbe sembrare produrre vini in luoghi di in- partire dalla riqualifi cazione dall’alto della sua scienza (è un’infi nita scalinata, che par- comparabili bellezze natura- del vigneto prima e della professore ordinario presso te da 180 metri sul livello del li, ma estremi sotto il profi lo cantina poi. Un’opera pa- l’Università Federico II di Na- mare fi no a raggiungere la vitivinicolo. Per circa qua- ziente, quasi fi deistica, con- poli) e di una capacità creati- sommità del paese a 650 rant’anni, dal 1942 al 1980, dotta con gran oculatezza e va che ha pochi riscontri, ha metri. Anche le viti qui hanno il Gran Furor Divina Costiera consapevolezza di dover fi rmato il successo dei mi- imparato che tutto il suolo era stato vinifi cato alla buo- coniugare le esigenze di sal- gliori vitigni autoctoni del della costiera bisogna con- na con un’etichetta dove vaguardia del prezioso patri- Sud. Il sogno di custodire le quistarlo palmo a palmo, campeggiava un bel grap- monio ereditato ai bisogni di viti nella roccia – Fenile, Gi- con pazienza e tenacia, così polo dorato e la denomina- ammodernamento imposti nestra, Ripoli, Biancatenera, crescono a parete e si sdra- zione a caratteri vagamente dal le continue evoluzioni Biancazita, San Nicola, Pe-

30 pella, Piedirosso e Aglianico perate: si trattava anche di nergico rapporto lavorativo – artigiano, che si stava esau- – approfondirne la cono- passare da un prodotto per racconta Andrea Ferraioli – rendo, a scapito della gran- scenza e ottenere vino della uso domestico e per una ri- comunque fare agricoltura in de produzione. Un’econo- più elevata qualità diventa fi - stretta circolazione nell’am- questa terra è stato molto mica davvero a fi liera corta, nalmente realtà. L’azienda è bito della Costa d’Amalfi a diffi cile, per una donna poi lo basata sull’etica della dedi- situata a 500 metri a picco un vino capace di imporsi a è stato ancor di più, coi pre- zione al lavoro e una fi losofi a sul mare e i vigneti hanno livello nazionale e oltre. Mari- concetti che trent’anni fa an- di gestione integrata, che ha un’eccezionale esposizione sa, col riserbo schivo che la cora aleggiavano del nostro permesso un recupero pae- al sole e all’azione iodica del distingue, omette di raccon- Sud. Altro elemento che saggistico dell’intero territo- mare. Al fascino del territorio tare la fatica e il sacrifi cio comprometteva il lancio del- rio, restaurando le vigne va aggiunta la misteriosa profusi per raggiungere una le aziende agricole era il si- centenarie, antichi ceppi cantina, scavata nella roccia qualità in grado di affermarsi stema economico incentra- che hanno resistito tantissi- per avere la freschezza e il e competere sul mercato in- to più sul turismo che mi anni alla siccità e al de- grado di umidità ideale per ternazionale, ma c’è An- sull’agricoltura, infatti il mer- grado. Noi abbiamo 51 pic- l’affi namento dei vini, che drea, dalla loquacità tipica- cato del vino era ancora coli conferitori, proprietari di qui in costiera hanno una mente partenopea, a parlare molto involuto. Fin da quan- appezzamenti multiparcel- complessità immensa, dai dell’enorme impegno che do ero piccolino sono abi- lezzati, molti dei quali pen- classici Furore Bianco (da ancor oggi affrontano. Le tuato ad alzarmi dal letto, af- sionati – oggi in realtà sono Falanghina 60% e Biancolel- uve provengono da circa facciarmi alla fi nestra e diventati 43 perché sette di loro si sono uniti costituendo una cooperativa, che rap- presenta un ottimo esempio di far sistema tra produttori – coi quali negli anni si è in- staurato un rapporto sinergi- co e di profonda stima reciproca. I vigneti – conclu- de Andrea – devono esser visti anche come un arricchi- mento paesaggistico, le no- stre pergole, tutte lavorate solo con la zappa, oltre a es- sere un esempio di agricol- tura eroica, hanno valorizza- to il territorio anche in termini di movimento turistico”. In questa bella storia di vino possiamo proprio dire che galeotto fu l’amore fra An- drea, che ha quasi una feb- bre di vita, e quella gran la) e Furore Rosso (Per ‘e venti ettari di vigneti, di cui guardare in profondità, dove donna di Marisa, cementato Palummo 70% e Aglianico), 3,5 di proprietà e i restanti cielo e mare si confondono poi da Dorotea e Raffaele, ai quali si affi ancano i due coltivati da viticoltori di Furo- e solo il profondo sentimen- che portano entrambi il no- prodotti cru dell’azienda, il re, Ravello, Conca dei Mari- to verso la terra natia mi ha me dei nonni e, ormai gran- Fiorduva – oggi prodotto ni, Praiano, Scala, Cetara e permesso di trovare le forze di, sono anch’essi già coin- quasi in 17 mila bottiglie, che Vietri sul Mare per una pro- per andare avanti. Quello volti nella valorizzazione e ricevette l’Oscar del Vino duzione totale di circa che abbiamo fatto era sicu- custodia del territorio. Come 2006 quale miglior bianco 100mila bottiglie, 80mila di ramente più facile e agevole disse Luigi Veronelli alla fi ne d’Italia – e il Furore Rosso bianchi e 20 mila di rossi. farlo altrove, ma farlo qui ci degli anni Novanta: “Marisa Riserva, vini dai profumi fre- “L’idea di intraprendere que- ha dato una soddisfazione e Andrea producono un vino schi, di indiscussa persona- sto percorso nacque proprio impagabile. Il segreto del appassionato, che sa di roc- lità, morbidi e ben equilibrati. nelle notti subito dopo il ma- nostro successo sono state cia e di mare, ne ho cammi- Il vino a Furore ha tradizioni trimonio, quando capii che alcune azioni ‘incoscienti’ nate le vigne e ne ho assag- antiche, ma che si sarebbe- mia moglie era una donna dal punto di vista imprendi- giato ancora, un capolavoro ro certamente perdute se la forte e dolce allo stesso toriale, in primis l’aver adot- di magici equilibri”. Per chi caparbia volontà di Marisa e tempo, con la quale potevo tato un sistema agricolo in- ama la Costiera, questi vini Andrea non le avesse recu- costruire un importante e si- centrato sul contadino sono emozioni!

31 Hostaria DI BACCO piera genta

32 Da punto di ristoro per le maestranze im- ma l’ospite che vi ha comporre una vera e pegnate a costruire una nuova strada a ri- lasciato la sua impron- propria galleria d’arte ta indelebile è stata si- en plain air. Quando, storante apprezzato dai migliori gourmet curamente Anna Ma- nella frenetica cor- d’Italia, l’Hostaria di Bacco a Furore è giun- gnani. La grande diva sa dell’uomo verso il ta alla quarta generazione della famiglia romana nel 1948 ha Duemila, la nostalgia girato in costa d’Amalfi della tradizione si è Ferraioli. Gente dalle solide radici e dal- – regista il suo amante man mano abbinata al la gran cultura dell’accoglienza, tanto da Roberto Rossellini – il bisogno di cose vere, i portare Raffaele a essere l’appassionato fi lm “Amore”, che pre- paesini dagli orizzonti Sindaco delle ottocento anime di Furore da vedeva due scene al ampi e tersi come Fu- “Fiordo di Furore”, pic- rore hanno fi nalmente oltre trent’anni, uno degli amministratori più benvoluti e longevi d’Italia, con l’obiet- tivo di promuovere il territorio come desti- nazione d’eccellenza. Furore è chiamato anche “il paese che non c’è”, in quanto co- stituito da case non acciambellate intor- no alla classica piazza, bensì sparse lungo le omeriche “discoscese rupi sopra l’on- de pendenti”, tipiche della costa d’Amalfi .

L’osteria è nata negli più... Le prime camere, tutto il loro sapore: un anni Trenta per volere a servizio dell’attività di vero concentrato per dei bisnonni Raffaele e ristorazione, nascono lenta disidratazione Angelina. All’inizio era negli anni Settanta e di profumi di iodio e una mescita di vino poi nei Novanta viene salsedine, essendo Melanzane al cioccolato di produzione propria alla luce il vero e pro- cresciuti sui terrazza- e qualche piatto alla prio albergo con le ter- menti difronte al mare. colo borgo di pesca- trovato il loro momen- buona per quelli che, razze che s’affacciano Altri prodotti particola- tori che guarda Capri. to per offrirsi al visitato- dalla costa, salivano a picco sulla Costiera, ri molto usati sono la E per non dimenticare re intelligente, al turista faticosamente, carico guardando gli isolotti colatura di alici di Ce- il suo passaggio le è colto, rappresentando in spalla, sino ad Age- “Li Galli”, appartenu- tara, splendida con le stata dedicata la ca- “l’altra faccia” segreta, rola. Un percorso fatto ti al famoso ballerino linguine e il provolone mera “Nannarella” e insolita e stimolante di di viottoli e scale, inter- Rudolf Nureyev. Le del Monaco, un for- il piatto “Ferazzuoli un territorio, che, da minabile. E, quasi alla camere, che regalano maggio prodotto col alla Nannarella”: fusilli sempre, è riuscito ad meta, quel locale ca- il profumo delle zaga- latte delle mucche di di Gragnano, pomo- affascinare il mondo sareccio: pochi tavoli re in primavera e del razza agerolese – pre- dorini, pesce spada intero con la sua atmo- sotto le viti d’estate mosto in autunno, so- sidio Slow Food – che affumicato, capperi e sfera riservata. Venite o intorno al caldo del no arredate con colori mangiano sopratutto pinoli. Dagli anni Ot- a scoprire, fra anfratti, focolare d’inverno. Al solari, ben intonati col foglie di castagno, ric- tanta l’amministrazio- caverne e cave, l’anti- contrario della costa, verde delle vigne e il che di tannino. Il tutto ne comunale di Furo- ca terra furoris, dove il in quei tempi piuttosto blu di uno dei mari fra naturalmente annaffi a- re - vero luogo dello mare e il vento urlano, povera, Furore era una i più belli del mondo. to dagli ormai celebri spirito dove le Dolomiti a inseguirsi lungo i tor- ricca zona di campa- Il menù del ristorante, vini prodotti dalle viti dei Monti Lattari am- mentati terrazzamenti gna: c’erano caseifi ci, d’ispirazione amalfi ta- a parete, strette tra le mollano le radici nel in pietra. Affi datevi al- allevamenti e tante al- na è basato sulla sta- rocce di Furore, per- cobalto del mare - ha la genuina ospitalità tre attività, tutte legate gionalità delle materie ché la famiglia Ferraioli cercato di dare una della gente di Furore all’agricoltura, mentre prime e spazia dalla ci- crede fermamente nel- connotazione partico- e ai ritmi lenti di que- oggi molta economia viltà contadina a quella la difesa dell’autentica lare al paese col pro- sto pezzo di Costie- si è spostata verso marinara. I pomodorini cultura enogastrono- getto “Muri d’autore”, ra ancora contadina. il mare. Poi arriva la “del piennolo” di Fu- mica come felice tra- tuttora in vita, che si Immergetevi in questa strada e Bacco s’avvia rore, intensi e asciutti, mite per il piacere di basa su uno scambio: vertigine di panorami, giustamente a cammi- la fanno da padrone. vivere. Dall’Hostaria di artisti provenienti da immersa in una luce nare coi tempi: il primo Vengono appesi a Bacco, locale dall’im- tutto il mondo vengo- senza suoni, sospesa tovagliato, un pò di pendolo alle cupole postazione rustico- no ospitati e, in cam- e irreale come una fa- maquillage alla salet- delle case e attorno a elegante, è passato bio, appunto, lasciano vola. Certamente non ta, qualche pietanza in Natale sono pronti con molto del bel mondo, sui muri le loro opere a ve ne pentirete!

33 HOTEL melissa sinibaldi

La suggestiva terrazza panoramica del ristorante “M’ama!”

34 Sarà quindi la nostalgia di casa a biamo un servizio shuttle per la spiag- edicole votive di Praiano e i paesag- spingerli ad aprire un romantico ri- gia, una guida che conduce i clienti gi mozzafi ato dal belvedere di Vetti- storantino sulla spiaggia di Positano, sul ‘Sentiero degli Dei’ e offriamo pu- ca Maggiore, può incamminarsi lungo dove ricevono gli ospiti come a casa, re simpatici corsi di cucina con mam- le passeggiate che raggiungono i luo- in un’atmosfera semplice e raffi nata, ma Margherita”. Se dovessimo sce- ghi più suggestivi dei dintorni. E per con un sapere gastronomico di lunga gliere un esempio classico di stile ar- godere dei profumi e dei sapori del- tradizione, che li rende presto famo- chitettonico di una tipica dimora della la tradizione della Penisola Sorrentina si. Ma il sogno di Giuseppe è restau- Costiera, l’Hotel Margherita sarebbe bisogna affi darsi alle proposte del Ri- rare la casa di famiglia a Praiano - pit- sicuramente la scelta più appropria- storante “M’ama!”, anch’esso situa- toresco borgo marinaro compreso tra ta. Gli ambienti spaziosi e soleggia- to su un’ampia terrazza quasi sospe- Amalfi e Positano - costruita intorno a ti, dal sapore fortemente mediterra- sa tra cielo e mare: qui la cucina sin- una torre d’avvistamento aragonese, neo, riprendono gli arredi tradiziona- tetizza il rispetto per le antiche ricette per farne un albergo. li delle case amalfi tane: pavimenti in campane e la passione per i prodotti L’Hotel Margherita nasce così nel coloratissime maioliche, mobili dipinti, genuini della gastronomia locale, pre- 1971 come tempio dell’ospitalità: un archi, tendaggi e volte a botte, carat- parati solo con ingredienti di stagio- luogo dove sentirsi come a casa pro- terizzano le trenta camere, tutte cu- ne. Il “M’ama!” deve la sua notorietà pria, ma sollevati dalle incombenze rate e arredate con gusto. Le Supe- alla dedizione con la quale vengono quotidiane. Nel 2002, anno in cui pur- rior offrono addirittura luminosi terraz- scelte le materie prime - il pesce fre- troppo scompare Giuseppe, la fi glia zi che si aprono sul mare, dove intrat- schissimo, le carni locali, gli ortaggi e MARGHERITA A PRAIANO Siamo agli inizi degli anni Sessanta e Mar- gherita, bella ed elegante fi glia del medi- co condotto di Praiano, decide di sposare Giuseppe, la cui famiglia era emigrata in America nel Dopoguerra e trasferirsi con lui in USA. A New York, in Amsterdam Ave- nue, Giuseppe e Margherita gestiscono un negozio di frutta, ma il richiamo della terra natia trasforma la nostalgia in de- siderio: tornare e offrire ospitalità nell’in- cantevole cornice della Costa d’Amalfi .

Suela col marito Andrea Ferraioli, fi - tenersi cogli amici o semplicemente gli agrumi – e alla pasta fatta in casa, glio d’arte della dinastia del Bacco a perdersi nel blu cobalto della Costiera il tutto ovviamente condito con l’olio Furore, appena sposati, decidono di con una vista spettacolare che spa- extravergine d’oliva dop prodotto in proseguire l’opera intrapresa dai ge- zia fi no a Capri. La spiaggia si trova zona e accompagnato con provolone nitori: una ventata d’innovazione ga- a pochi passi, ma il fi ore all’occhiello del monaco, mozzarelle di bufala dop, rantisce nuovo splendore all’albergo, dell’Hotel Margherita è la terrazza so- soppressate e vini - circa 340 etichet- ma l’attenzione per la cura dell’ospi- larium panoramica, che ospita una ri- te - custoditi nella cantina insieme a te rimane la stessa, come Margherita, lassante piscina idromassaggio dove preziose selezioni di distillati. Regala- sempre vigile in cucina a non tradire trascorrere le ore più calde dell’esta- tevi la romantica atmosfera che spri- la storia e lo spirito che hanno anima- te amalfi tana, intorno giardini e limo- giona l’attenta accoglienza di questo to il suo sogno. “L’albergo oggi non neti per chi preferisce non allontanar- boutique hotel di charme, luogo idea- è più concepito solo come luogo di si dalle coccole e dalla tranquille at- le per una vacanza all’insegna del re- riposo – ci dicono Suela e Andrea – mosfere dell’albergo. Chi invece de- lax, della buona tavola, ma anche del- ma piuttosto come struttura che fac- sidera scoprire le colline verdissime di la scoperta della terra e del mare mi- cia vivere agli ospiti il territorio con at- macchia mediterranea, agrumi e ulivi, tici delle Sirene, della moda Positano, tività stimolanti, noi, per esempio, ab- i caratteristici sentieri, le pittoresche dell’arte e della storia di Amalfi .

35 dellaIL GUSTOcosta NEL LIMONCELLO DI VALENTINO ESPOSITO michele dreassi Il limone era conosciuto in Campania fi n dal tempo dei Romani, infatti a Pompei nel 1951 venne alla luce una casa, chia- mata “casa del frutteto”, sulle cui pa- reti erano affrescati, tra svariate piante da frutto, due bellissimi alberi di limo- ne, che, per la freschezza ancora vivis- sima dei colori, consentirono perfi no raffronti con le qualità oggi conosciute.

Accertato che il limone in tivante, ottenuto dalla mace- Campania è di casa da due- razione in alcool delle scorze mila anni almeno, va speci- (rigorosamente solo la parte fi cato che la limonicoltura si gialla, privata del bianco) del- è sviluppata essenzialmen- lo sfusato amalfi tano, da gu- te nella Penisola Sorrentina stare sia come aperitivo, che e sulla Costiera Amalfi tana, come digestivo dopo i pasti. aree dove, complice un cli- “Si ha notizia di un liquore fat- ma mite tipicamente mediter- to coi limoni sin dagli Arabi, raneo, unito alla natura argillo- ma qui in Costiera, dove ap- sa dei terreni, gli agrumi han- punto dei limoni ne è sempre no trovato un habitat ideale, stato fatto fi orente commer- che conferisce loro un sapo- cio anche con l’estero tramite re inconfondibile. Oggi come nave, la tradizione si traman- ieri, i limoneti sono adagiati da da secoli in tutte le fami- lungo i pendii, che discendo- glie – ci racconta Valentino - no fi no al mare e sono colti- anche perché il nostro limone vati con un sistema che si av- ha proprietà curative: essen- vale di “pergolati”, formati da do ricchissimo di vitamina C, coperture di canne sostenu- è un ottimo antisettico e bat- te da pali di castagno, che, ol- tericida, nonché un valido aiu- tre a contribuire al fascino pa- to per chi ha basse difese im- esaggistico unico al mondo munitarie, ma è anche rinfre- della Costiera, proteggono i scante, disintossicante e cal- limoni dagli agenti atmosferi- mante. Mia madre Emilia era ci, che potrebbero impedirne bravissima a fare tanti tipi di il giusto fi orire e ne ritardano la liquori - non solo il limoncel- maturazione dei frutti, miglio- lo, ma anche il fi nocchietto, randone così la qualità. Col- il fragolino, il liquore all’alloro, ti rigorosamente a mano, per al basilico - perché mio padre evitare che vengano a contat- Gennaro, che faceva il pesca- to col terreno, i limoni sfusa- tore a Positano, avendo una ti amalfi tani igp, dalla buccia gran cerchia di amici, a Nata- rugosa, molto spessa e pro- le aveva l’abitudine di regalare fumatissima, contenente un questi nettari casalinghi in un concentrato di straordinari oli pacchettino con acciughe sa- essenziali, sono la sceltissima late, tonno sott’olio e marmel- materia prima base del tradi- late, tutto fatto in casa.... Co- zionale limoncello “Gusto del- sì, ultimamente, sempre nel la Costa” di Valentino Espo- solco della mia tradizione fa- sito, che ha deciso di creare miliare, ho iniziato a produrre, nel 1998, insieme ai soci Ma- con l’insostituibile aiuto di mia rio Anastasio e Gennaro Fu- moglie Gesualda Buonocore, sco, quest’azienda biologica un’ottima marmellata di limo- certifi cata in quel di Praiano. ni, ma anche di arance, man- Il limoncello è un liquore dol- darini, fi chi di Praiano, che ce, dal lunghissimo aroma e vanno molto bene in abbina- gusto deciso e molto accat- mento ai formaggi”.

37 oinos • produttori LE VITI CENTENARIE di GiginoVIGNAIOLO E OSTE D’ALTRIReale TEMPI

nicola ciuffoletti

Immerso in una delle splendide valli interne degli altissimi Monti Lattari, cuore verde della Costa d’Amalfi , un pò sconosciuto e segreto, come tut- ti i paesini dell’interno, Tramonti è un luogo perfetto dove rifugiarsi per go- dere la frescura che, nelle gole di que- sto territorio, compreso tra il valico di Chiunzi e Ravello, non manca mai e per andare a trovare Luigi, per tut- ti “Gigino”, produttore di vino e oste d’altri tempi nella borgata di Gete.

Qui Gigino e il fratello Gae- de a Ischia, che, pur circon- di pasta fresca tirata a ma- stessa passione si dedica tano lavorano la terra, facen- data dal mare, ha una cucina no e potrete gustare anche all’osteria e ai frutti delle vec- dosi preziosi custodi di vi- di terra. Veramente un pò di una bella pizza cotta a legna. chie viti di famiglia, sculture gne ultracentenarie a piede pesce fresco arriva anche “Ma la cucina in casa Reale lignee naturali che disegna- franco e dedicandosi anche quassù, ma Gigino vuole cu- ha una storia antica, che ri- no il paesaggio agreste, vere all’accoglienza con una ve- cinare rigorosamente solo sale al locale aperto a Maio- e proprie vigne-museo. Fin ra ristorazione di campagna pesce azzurro, quello consi- ri a fi ne Ottocento – dice Gi- dall’inizio - la prima etichet- a kilometri zero. All’osteria, derato ingiustamente pove- gino, discendente da quat- ta è del 2002 perché fi no ad nata nel 2002 e pluri chioc- ro, tipo il pesce bandiera o tro generazioni di ristoratori allora il vino veniva venduto ciolata Slow Food - di cui le alici. Atmosfera tranquilla da parte di madre e pratica- sfuso - lo spirito dell’azien- Gigino ha sposato la fi loso- e familiare per cinquanta co- mente nato nel ristorante di da è stato quello di valoriz- fi a di lavoro e di vita, essen- perti all’interno con un cami- famiglia – e famoso è rima- zare al meglio i vitigni autoc- do molti dei prodotti utilizza- no scalda cuore per le sera- sto l’episodio di quando, ai toni: cariche di storia e sug- ti Presidi - si cucina una ge- te d’inverno e altrettanti po- tempi della guerra, mia non- gestioni, queste uve rare, a nuina tradizione, scanzona- sti all’aperto con viti secola- na, da tutti conosciuta come circa 400 metri sul livello del tamente rivisitata dall’estro ri a vista, allevate con l’antico ‘Nannina ‘e ‘Ntuono’, riuscì mare, strappate all’oblio gra- e dall’allegria dell’oste. Tra- sistema della pergola di Tra- a far mangiare pane e ‘sof- zie a piccoli grandi vignaio- monti, pur essendo molto monti. Piatti originali, mai ba- fritto’ a soldati americani e li, si contrappongono ai vi- vicina al mare, è circonda- nali, saldati al territorio, dal- tedeschi, tutti insieme, fi an- ni fotocopia che imperversa- ta da circa 145 ettari di terri- la riconoscibilità e chiarez- co a fi anco”. E se da parte no in ogni angolo del mon- torio boschivo, offrendo una za di sapori: qui diffi cilmen- materna erano dediti alla ta- do. E tuttora le viti vengono gastronomia legata alla ter- te vi imbatterete in qualche vola, quella paterna era de- piantate sulla macera - i mu- ra, dove maiale, agnello, ca- azzardo, ma sarete anche dita alla viticultura, così Gi- ri verticali di contenimento pra e coniglio la fanno da pa- al riparo dalla noia. I primi gino, per non tradire nes- fra i terrazzamenti - allo sco- drone, come in parte succe- piatti sono prevalentemente suna delle due parti, con la po di favorire il pieno utilizzo

38 dei terreni sottostanti per le ta lo sfondo, assieme ai ma- ne”, dal color rosso intenso coltivazioni stagionali. Gra- estosi pergolati. Così, dalla con rifl essi violacei, prende zie all’isolamento imposto selezione delle migliori uve il nome da una contrada di dalle montagne, che fun- del vitigno localmente det- Gete famosa per la coltiva- gono per le vigne come ri- to Tintore, allevato in terre- zione della vite fi n dai tem- paro dalle malattie, la frutta ni franco argillosi d’origine pi della Repubblica Mari- di queste 12mila bottiglie – vulcanica, viene prodotto il nara di Amalfi e nasce da solo questa è la produzio- “Borgo di Gete”, omaggio uve Tintore e Per’è Palum- ne totale dell’azienda - go- alla passione degli uomini mo, coltivate franche di pie- de della brezza che spira che hanno creduto in que- de col sistema tradizionale dal mare e dell’infl uenza co- sta particolare viticoltura di a raggiera atipica. Il “Getis” stante dei venti di terra. La montagna a pochi metri dal è un rosato che esprime la natura geologica del terreno mare: “Nel 2005, sfruttando grandissima eleganza di un va ricercata nella storia erut- i ceppi più vecchi, malgra- vigneto continuamente bat- tiva del Vesuvio che, nell’ar- do l’iniziale scetticismo dei tuto dal vento, che, da terra, co dei millenni, ha spinto fi n contadini – ci racconta Gi- spira verso il mare e vicever- qui le sue ceneri, determi- gino - abbiamo iniziato que- sa, una magia di mille botti- nando un composto tufa- sta produzione di Tintore in glie ottenute da uve coltiva- ceo, miscela di sabbia e la- purezza, cosa mai fatta pri- te in un impianto del 1920. pilli, ma anche argilla, che ma da nessuno e il cui risul- “Aliseo”, bianco di rara ele- conferisce al terreno un co- tato ha sconvolto tutti, tan- ganza, fa riferimento ai venti lore rossastro. Alle spalle to che anche l’Amministra- che portano il bel tempo ed dell’azienda un’affascinan- zione Comunale ha iniziato è fi glio anch’esso di tre viti- te e misteriosa chiesa rupe- a rivalutare la tutela delle vi- gni secolari, la Biancazita, la stre del XIII secolo comple- gne antiche”. Il “Cardamo- Biancolella e la Pepella. Ischia fu, già nell’antichità, uno dei Questa, oltre a essere una delle prime tracce di greco scrit- maggiori serbatoi dionisiaci del Me- to, è una prova che gli Eubei producevano vino nell’isola già diterraneo. Diverse furono le defi ni- dall’VIII secolo a.C. Di quel retaggio greco, così lontano nel zioni connesse all’attività vitivinico- tempo, ancor oggi rimangono tracce nel sapiente modo di coltivare la vite: varietà selezionate, vigneti con forma di alle- la dell’isola, la chiamarono Oenaria, vamento bassa per meglio sfruttare il calore del suolo, nume- parola latina, che, secondo gli storici, ro elevato di ceppi per ettaro e potatura corta. Ma gli Eubei deriva dal greco oinaria, “luogo della mai avrebbero potuto immaginare che i loro vigneti avrebbero vite e del vino” oppure Inarim, che, per resistito, a distanza di oltre duemila anni, con le stesse stig- mate dell’immortalità che hanno i templi di Paestum. Ischia Virgilio e Ovidio, era la vite. Al di là dei ebbe, anche nella seconda metà dell’Ottocento, un’econo- legami con la coltivazione della vite mia prevalentemente legata alla terra, alla coltivazione della suggeriti dalla toponomastica – e ine- vite e alla produzione di vino: tra i produttori di quell’epoca vitabilmente intrecciati alla leggenda emerse la fi gura di Don Ciccio (Francesco) D’Ambra, che, partendo da una condizione di semplice vignaiolo, riuscì a – resta certo il dato di una viticoltura creare, nell’arco d’una decina d’anni, una casa vinicola de- di origini antichissime. Signifi cativa dita all’esportazione dei vini in Italia e all’estero, grazie alla testimonianza di ciò è una coppa con sua indubbia capacità di programmazione, intuito per gli af- un’iscrizione che esalta il vino locale fari e cordialità cogli acquirenti. Così egli seppe ingrandire la sua iniziale attività di modesto imprenditore meridionale, (la coppa di Nestore), ritrovata durante fi no a trasformarla in un’azienda di fama internazionale. Nato gli scavi archeologici sul Monte Vico. nel 1863 da una famiglia di viticoltori locali, si dedica, fi n da

Casa D’Ambra VINID’ISCHIA piera genta

40 giovanissimo, al commercio del vino d’Ischia, che è apprez- personaggio del mondo del vino, a cui Veronelli dedicò per- zato e consumato sul mercato della Napoli di fi ne secolo. sino un libro, era un pr ante litteram, grande assaggiatore, Gli affari prosperano così tanto da avviare e sviluppare una ma soprattutto gran venditore, Salvatore invece il “tecnico” grande azienda nell’antica Villa Garavini, che ne diventa la di famiglia, laureato ad Alba in agricoltura e enologia e infi - sede. Ischia produceva allora 250mila ettolitri di vino. “Mio ne Michele si occupava dei rapporti coi viticoltori dell’isola. nonno don Ciccio D’Ambra iniziò a vendere vino sfuso in La ditta “Francesco D’Ambra” si trasforma in “D’Ambra Vini tutta Italia dopo che i vigneti del Nord e quelli francesi erano d’Ischia”. Dal 1956 l’azienda smise di comprare vino sfuso stati distrutti dalla fi llossera, che, fortunatamente, a Ischia fu dai contadini e vennero messe a punto tecniche di vinifi ca- segnalata solo a partire dal 1938 - così Andrea D’Ambra rac- zione e imbottigliamento innovative presso la sede di Casa conta gli esordi dell’azienda vitivinicola più grande e antica d’Ambra al porto di Ischia e, grazie a queste, l’azienda riuscì dell’isola d’Ischia - a Nord non c’era quasi più vino e quindi a imbottigliare ben 1.500.000 di bottiglie all’anno. Infatti nel cominciò a esportarlo verso i porti di La Spezia, Piombino e 1956 vide la luce anche la prima bottiglia di Biancolella pro- Oneglia, trasportandolo con piccole barche, le ‘barcelle’, in dotta da Casa D’Ambra, che ebbe come padrino uno dei botti da 7,5 ettolitri, dette ‘carrati’. All’epoca la produzione più grandi registi italiani, Luchino Visconti: amico di famiglia era molto elevata, se è vero che 2.700 ettari, cioè circa la dei D’Ambra, il regista suggerì la realizzazione dell’etichetta metà della superfi cie dell’isola, erano coltivati a vite. E l’attivi- per il celebre vino e lo fece conoscere nel mondo del cine- tà era molto profi cua, infatti, dai registri dell’epoca, sappiamo ma, dando un contributo decisivo al suo successo. Il mar- che, dai primi del Novecento al 1940, l’azienda esportò una chio, eseguito a partire da una litografi a dell’artista ischitano media di 50mila ettolitri di vino all’anno, che corrispondono a Aniellantonio Mascolo, riproduce i suggerimenti di Visconti, ben sei milioni di bottiglie!”. A Francesco D’Ambra succedo- che disse “… una cosa lineare, quasi vuota, in cui campeggi no, nel 1952, i fi gli Mario, Salvatore e Michele, che si divisero la vostra casa, il cielo, il mare di Ischia e le scritte neces- i compiti in maniera molto moderna: Mario, indimenticato sarie ...” così sullo sfondo campeggia la vecchia casa ma- dre dell’azienda, la ex Villa Garavini, poi e, in primo profumi e il gusto, da sempre defi nito “ammandorlato”. As- piano, i carrati di vino pronti a partire. Vengono vinifi cate e saggiando i vini bianchi ischitani penso che quasi nessuno imbottigliate le uve Biancolella, Forastera e Per’ ‘e Palummo riconoscerebbe che sono prodotti su un’isola perché Ischia con impianti moderni, vengono acquistati vigneti nelle zone è fredda, con molta montagna, quindi non si raggiunge un più rinomate dell’isola, reimpiantando soltanto varietà locali alto livello di zuccheri e si vendemmia tardi, intorno alla pri- e viene costruito infi ne un nuovo stabilimento enologico a ma decade d’ottobre. Sull’isola insiste un metodo di colti- Panza d’Ischia. I conferitori erano tantissimi, ma i D’Ambra vazione di derivazione greca, che prevede il piantare sulla cominciarono a pensare anche di avere vigne proprie, infatti, fi la in maniera ravvicinata, una vigna abbastanza bassa sul prima di allora, la famiglia si occupava solo di commercializ- lato ovest e sud-est dell’isola e alta sul lato nord, per un zare vino, non di produrlo: così nel 1958 vennero acquistati motivo climatico: la montagna dell’isola, l’Epomeo, fa in- quattro ettari in località Frassitelli, una superfi cie importante nalzare le nubi per cui a nord piove il doppio che a sud e per Ischia, terreni molto diffi cili, apparentemente abbando- ciò è evidente già dalla fl ora presente nei due lati dell’isola nati, dai quale i fratelli D’Ambra erano però convinti di po- e anche le uve, pur della stessa qualità, vengono pagate ter ricavare un gran vino. Dal 1966, tra i primi in Italia, i vini diversamente da nord e sud. Interessante è anche l’utiliz- d’Ischia sono stati riconosciuti a denominazione d’origine zo dei “penicilli” (la risulta delle potature) come tradizionale controllata. Nel 1984 entra a far parte dell’azienda il giovane sistema di frangivento, che funziona meglio del classico Andrea, fi glio di Salvatore e, proprio in quell’anno, consiglia- cannucciato o della rete e dà una connotazione davvero to da Luigi Veronelli, decide di lavorare principalmente sul- particolare al paesaggio. Tutto ciò che è circondato dal ma- la vigna Frassitelli, poi, con la vendemmia 1985, decide di re vive in condizioni climatiche e storico-culturali uniche, in- sperimentare non solo la selezione della vigna, ma anche un fatti le problematiche della viticoltura ischitana trascendono metodo di vinifi cazione che, per l’epoca, era rivoluzionario: la la dimensione prettamente agronomica per assumere si- pulizia a freddo dei mosti. Fu un gran successo, che convin- gnifi cati storici, geografi ci e socio-economici. La presenza se l’azienda a utilizzare questo particolare tipo di vinifi cazio- della viticoltura sull’isola non riveste importanza solo pro- ne per tutti i bianchi. Nel 1988 scompare la mitica fi gura di duttiva, ma assume connotazione di tutela paesaggistica e “Don Mario D’Ambra” e l’azienda passa in mano ai tre nipoti salvaguardia etnico-culturale. Costi di produzione altissimi Riccardo, Corrado e Andrea, che continuano l’attività ricon- e tenacia appassionata nella conduzione della vigna in si- ducendosi al principio di una maggior selezione delle vigne. tuazioni orografi che diffi cili caratterizzano questa viticultura Con la terza generazione entra nella “D’Ambra Vini” l’inno- davvero eroica. A partire dagli anni Sessanta il consiglio dei vazione tecnologica con lo scopo di preservare ed esaltare padri ai fi gli era quello di non occuparsi della terra, consi- le caratteristiche peculiari dei vitigni. In principio fu applicata derato un lavoro faticoso e non redditizio quanto il setto- proprio all’uva coltivata ai Frassitelli, credendo fortemente re turistico, che, proprio in quegli anni, iniziava il proprio nelle potenzialità del terroir rappresentato dalle terrazze che boom con l’arrivo del produttore cinematografi co Angelo scendono a picco dall’Epomeo. A testimonianza di un’at- Rizzoli, che costruì sull’isola due alberghi e fece conosce- tenzione verso le vecchie varietà, è stato istituito nel 1995 re le proprietà benefi che delle acque termali. Attualmente un campo sperimentale, una sorta di banca genetica per gli ettari coltivati a vite sono 240, la metà dei quali a doc, la ripresa delle varietà scomparse, impiantato nella tenuta ma, alla fi ne degli anni Ottanta, erano circa 800, seppur Frassitelli. Così Guarnaccia e Guarnaccello, Coda Cavallo e il fenomeno dell’abbandono delle vigne stia rallentando. Il Streppa rossa, Rillottola e Don Lunardo e poi Catalanesca, boom turistico ha certamente portato dei benefi ci all’isola, Uva Romana, Uva Procidana e Uva Coglionara potranno spostandola da un’economia basata esclusivamente sul- tornare a vivere nel panorama viticolo ischitano. Nel 2000 la viticoltura a una basata sui bagni termali, sconvolgen- l’enologo Andrea D’Ambra, il più giovane dei nipoti, diven- do però anche la fi sionomia del territorio, quando sarebbe ta l’unico titolare, continuando una tradizione di famiglia servito un maggior riguardo per certe zone per favorire un iniziata nel 1888 dal nonno Francesco. Oggi i suggestivi turismo di qualità e come segno di rispetto verso quello vigneti dei Frassitelli sono divisi in due distinti cru e sono un che i vecchi contadini hanno fatto per la viticoltura. Negli simbolo della possibilità di ridare vita alla secolare identità ultimi anni anzi la situazione è un pò migliorata e nella parte e sapienza contadina dell’isola d’Ischia. E nel 2010 Andrea occidentale dell’isola sono stati recuperati circa cinquanta riesce fi nalmente a riunire i conferenti in una cooperativa, la ettari, fi nalmente i giovani si riaffacciano alla viticoltura, an- “Vignaioli Ischitani”, che sta portando indiscussi vantaggi che a causa della crisi del turismo e capiscono che la vigna per i soci, ma riunire i diversi interessi è stata impresa ar- vecchia ha i suoi grandi vantaggi, ma anche costi di produ- dua, resa possibile solo dai rapporti di lunghissimo periodo zione incredibili, soprattutto sulle terrazze, che andrebbero che i D’Ambra intrattengono coi conferenti. Casa D’Ambra, mantenute come vigne-museo per fare grandi vini, colti- dopo 125 anni di attività, acquista oggi circa cinquemila vando altri territori più facili con tecniche moderne e minori quintali d’uva, al 90% bianca, da ben 150 viticoltori ischi- costi di produzione. A Ischia il rapporto è di 1.700 ore di tani e possiede dieci ettari di vigna per un totale produttivo lavoro annue per ettaro sulle terrazze, contro le 200 della di 500mila bottiglie l’anno. L’azienda punta ancora decisa- pianura. Negli ultimi anni è avvenuto ciò che era accaduto mente sui vitigni locali: biancolella, forastera, uva rilla (bian- coi Saraceni, ovvero la viticoltura si è spinta in alto, allora chi) e piedirosso e guarnaccia (rossi). Gli attuali processi a causa delle incursioni, ora a causa dell’antropizzazione di vinifi cazione e affi namento hanno contribuito a esaltare spinta e dell’edilizia speculativa, che ha agito troppo negli le due caratteristiche dei vini D’Ambra: la delicatezza dei ultimi trent’anni anni sull’isola.

Andrea D’Ambra con le fi glie Marina (a sinistra) e Sara 42 oinos • produttori

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Peppino Pagano E LE VIGNE DI PAESTUM andrea cappelli • foto Bruno Bruchi

Ci sono luoghi identitari, dove il tempo rallenta e la vi- dalle campagne verso le città ed era- ta ha un sapore diverso, in cui ogni limite diventa oriz- no rimasti solo pini neri da carta. Ma ero convinto che in quel luogo, circon- zonte, il passato futuro e la tradizione modernità, co- dato da campi di patate, fagioli, olivi e me il Parco Nazionale del Cilento, dove il profumo del ortofrutta, si potessero fare anche mirto, del fi nocchietto e dell’origano regnano sovra- grandi vini e iniziai un’impegnativa opera di bonifi ca che durò ben quattro ni. Luoghi predisposti a esser coltivati, un Sud poco anni. Ora che avevo trovato il terreno, conosciuto a tanti, ma che possiede grandi risorse. mi serviva qualcuno che mi aiutasse a

Ed è proprio nel cuore di questo parco tore è stata un’attività che mi ha dato che nasce nel 2004, dalla mente e dal molte gratifi cazioni ed ero a pieno im- cuore del vulcanico Giuseppe Paga- pegnato nella gestione di questo busi- no, l’azienda agricola San Salvatore, ness, quando, nel 2003, durante una dove la terra – per la quale ha un per- visita alle cantine Ruffi no nel Chianti, sonale rispetto commovente - viene rimasi molto colpito dalle colline dise- considerata lo spazio nel quale una gnate dai geometrici fi lari e dalle sug- comunità ha costruito, nel tempo, un gestive cantine: dentro di me nacque antico sapere collettivo fondato su un un sentimento di profonda nostalgia, delicato sistema d’interazione tra per- un groppo in gola, all’improvviso tornò sone e ambiente. Albergatore di suc- alla luce quel ragazzino che, ogni gior- cesso, Peppino, così lo chiamano tut- no, al mattino prima di andare a scuo- ti, qualche anno fa decise di “tornare” la e la sera dopo il carosello, andava in al vino e, sentendolo parlare, si capi- cantina a smuovere il mosto nei tini. fare vino, ma, avendo già più di cin- sce che nelle sue vene scorre davvero Preso dall’opportunità che una tenuta quant’anni e volendo impegnarmi col una passione autentica, che fa da vo- agricola può offrire, non solo per gli pieno delle mie forze in questo proget- lano a una capacità imprenditoriale affari, ma per la qualità della propria to, non avevo molto tempo a disposi- fuori dal comune, un mix di energia, vita, decido di tornare al vino, inizian- zione. So bene che i tempi della vitivi- curiosità e chiarezza d’idee che lo ren- do a cercare terreni idonei in zona. La nicultura sono lunghi e un errore lo dono senz’altro un personaggio: “Mio cosa era complicata perché gli appez- paghi poi molto caramente negli anni padre Salvatore – il nome dell’azienda zamenti buoni erano pochi, piccoli e a venire. Non potevo permettermi di è un omaggio alla sua memoria – era molto frazionati, ma mi giunse voce di sbagliare, quindi avevo bisogno di un originario di Boscoreale, un paesino una tenuta di 33 ettari in vendita a professionista di grandissima espe- vicino a Pompei, alle falde del Vesuvio, Stio, paese dell’interno con meno di rienza, che mi permettesse, fi n da su- dove faceva vino e olio, come già da mille residenti a quasi 700 metri d’al- bito, di ridurre al minimo i rischi: è così tradizione dei suoi antenati. Alla metà tezza, in aree mai toccate da coltura che arrivai a Riccardo Cotarella, ormai degli anni Sessanta già vinifi cava circa intensiva. Non avrei neanche voluto molto preso dalla Campania, dove la- mille quintali d’uva all’anno, ma, dopo andare a visitarla, l’avevo giudicata vora già da trent’anni con risultati stra- che ebbe problemi di salute, l’attività troppo lontana, ma, spinto dalla curio- ordinari. Lo invitai per parlargli del mio fu abbandonata nel 1974 e io e mio sità, andai comunque a dare un’oc- progetto e ci volle poco a convincerlo fratello scegliemmo la strada del turi- chiata: mi trovai di fronte una sorta di perché Cotarella si trova da qualche smo, allora in pieno boom a Paestum, paradiso incontaminato con vallate anno nella sua fase ‘indigena’ e si de- paese d’origine di mia madre, dove la verdi e una luce incredibile, pochissi- dica con trasporto alla ricerca sui viti- sua famiglia aveva una grande azien- me costruzioni e boschi a perdita gni autoctoni locali, atteggiamento da da agricola dove si coltivava di tutto, d’occhio, sembrava la Svizzera! Me me pienamente condiviso: quando vi- ma sopratutto pomodori e grano, e si ne innamorai subito e nel 2004 la de Stio mi disse subito che lì avremmo allevavano cavalli, pecore, maiali e na- comprai. Le vigne erano state espian- potuto sì fare un gran vino, ma le con- turalmente bufale. Quella dell’alberga- tate negli anni Sessanta con l’esodo dizioni erano estreme e mi consigliò di

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completo verso l’uso della chimica e iniziai a studiare i dettami dell’agricol- tura secondo l’antroposofi a biodina- mica, che mi affascinarono e incuriosi- rono. Contattai allora per una consulenza Carlo Noro e Michele Lo- renzetti, considerati punti di riferimen- to del movimento biodinamico: ven- nero a vedere i terreni, li supervisionarono e mi dissero che erano ben preservati e suffi cientemen- te vitali per poter pensare a un ap- proccio agronomico tutto naturale. Nel frattempo avevo messo su anche un allevamento di bufale, che, col lat- te, mi permetteva di avere subito un fl usso di cassa con cui fi nanziare i vi- gneti. E tutto qui è fatto in casa: anche il letame necessario per i preparati biodinamici è ottenuto attraverso un ciclo integrato di recupero completo delle lettiere delle nostre bufale, ali- mentate anch’esse soltanto coi pro- dotti della nostra terra, che, coi loro zoccoli, amalgamano naturalmente paglia e letame e ci permettono di ot- tenere un concime biologico sano e altamente nutritivo. Con Noro e Lo- renzetti a impostarmi il lavoro in cam- pagna e Cotarella quello in cantina mi sentivo in una botte di ferro. La cosa che mi dà più soddisfazione è poter continuare qualcosa di quello che fa- cercare anche qualche terreno più fa- te in famiglia, avevo sviluppato un for- cevano entrambi i miei genitori, la tra- cile. L’occasione venne nel 2007, te interesse verso il concetto di sano e dizione del fare vino del ramo paterno quando rilevai dei terreni nel comune naturale. Un principio che cerco di se- e l’allevamento della bufale di quello di Capaccio in una zona pedemonta- guire sempre anche nella mia attività materno”. La San Salvatore si estende na che Cotarella aveva indicato come di albergatore, perché so bene che per 97 ettari, di cui 16,5 vitati - dieci esempio da ‘manuale della grande vi- ‘siamo quel che mangiamo’. Sono nel comune di Capaccio-Paestum a gna’: mare di fronte, spalle protette convinto che tutto parte dalla cura 180 metri s.l.m. e 6,5 a Stio Cilento a dal monte, terreno argilloso e calca- della terra e che la pianta non può che 600 metri s.l.m., aree della Doc Cilen- reo, pendenza ed esposizioni ideali. E essere specchio fedele del terreno to e Paestum Igt per una produzione così, alla fi ne del 2008, avevo le mie che gli dà vita: volevo quindi che le di circa 140mila bottiglie – e il resto due vigne impiantate e pronte a pro- mie viti crescessero in un ambiente il coltivato a oliveti (350 olivi vecchi di durre. Nel frattempo, forse anche a più possibile sano e incontaminato. almeno 200 anni), frutteti con 950 causa di una serie di problemi di salu- Sviluppai fi n da subito un ostracismo piante di frutta antica e ortivi, oltre a

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tavola dell’incredibile Gillo Dorfl es, classe 1910, ormai un veterano delle vacanze a Paestum, dove si reca per disegnare sulla ceramica, essendo luogo che gli regala la giusta ispirazio- ne per la sua profonda creatività: “Ho visto nascere la vigna, sono contento per questa nuova attività di Peppino, anche perché io bevo vino e sono le- gato a questo mondo, la mia famiglia aveva circa cento ettari di terreni in Istria coi poderi e molte vigne, ma poi, con la divisione, abbiamo perso tutto quanto perché fi nito in Slovenia” ha detto il grande Dorfl es, critico d’arte, artista e fi losofo, uno dei padri dell’estetica in Italia. “Gli chiesi se ave- va piacere a conoscere e visitare la vigna – ci racconta Peppino - approvò con piacere la mia richiesta e, quando arrivammo tra i fi lari, all’imbrunire, lui si emozionò, riaffi oravano forti alla men- te i ricordi della sua gioventù passata Gillo Dorfl es, Giuseppe Pagano e l’enologo Riccardo Cotarella tra le vigne”. Divenuto amico di Paga- no nei consueti soggiorni al Savoy Be- circa 500 bufali per la produzione di poraneo dell’architetto Sabrina Masa- ach Hotel, l’illuminato imprenditore ha latte atto a produrre “mozzarella di bu- la, che gli ha donato grazia, sobrietà e voluto dedicargli l’etichetta di punta, fala Dop campana”. A San Salvatore sostenibilità, avendo un impianto foto- l’Aglianico riserva “Omaggio a Gillo non coltivano la terra, se ne prendono voltaico da 96Kw che consente di ri- Dorfl es”, che ha trovato l’elisir di giovi- cura, assecondando le sue vocazioni, durre molto l’immissione di CO2 nezza nella genuinità del suo modo di le sue tradizioni, la sua storia, dando nell’atmosfera. Tutte le colture, come i vivere, vestito con 12 disegni del Mae- valore al sapere distribuito, alla me- vitigni autoctoni di fi ano, aglianico e stro, 103 anni compiuti il 12 aprile moria agricola collettiva. “Ho visto un greco - una scelta etica e storicamen- scorso: “Tra un pò Paestum sarà più bufalo tra le vigne ed ho bevuto vino, te tradizionale, essendo stati impian- conosciuta per questo vino, che per i ho visto un bufalo tra le vigne e lui ha tati dai greci e dai romani - vengono templi - ha dichiarato con la sua con- visto me” è la frase che rappresenta condotte come una volta, rispettando sueta ironia Dorfl es, uomo di gran ela- l’azienda e campeggia su tutte le eti- le abitudini e la ritualità contadina. Di- sticità mentale, che beve solo vini ros- chette, un progetto grafi co di rottura verse le etichette proposte di Paestum si di grande struttura – ma, per non curato da Mario Cavallaro, autore di igt, col Fiano “Trentenare”, dalla tanta esagerare, posso dire tranquillamente una comunicazione dei segni moder- piacevole salinità, data dalla vicinanza che i turisti non potranno fare a meno na ed effi cace, che contraddistingue al mare e il Fiano biologico “Pian di di degustare questo vino, tra i più pre- una nuova storia, quella della bufala, Stio”, un bianco che intriga, snello e gevoli della zona”. San Salvatore non simbolo del Cilento, che, dai templi - sapido, in cui la componente fruttata è solo un’azienda, è un laboratorio a Paestum e la sua area archeologica si esprime con delicate note di agrumi cielo aperto, un progetto di sviluppo sono lì a tenderti la mano per accom- e che, quando sarà maturo, promette agricolo biologico serio e rigoroso, in pagnarti con un salto nel tempo alle gran longevità, per passare al Greco cui si dà valore a una produzione con- origini della civiltà - è arrivata in canti- “Calpazio” - la scommessa personale sapevole. Ma, più di tutto, è un’idea na: “L’idea originale del nostro mar- di Peppino, “A Paestum mi pareva as- positiva, che vuol contribuire a costru- chio parte da un bufalo stilizzato, at- surdo non fare un greco!” - equilibra- ire una nuova visione del futuro in tingendo idee dai vasi rinvenuti, come to, fresco e ricco allo stesso tempo, Campania, basata sulle cose fatte be- se l’avessero disegnato gli antichi gre- con profumi invitanti di mela e limone, ne. Sentir parlare Giuseppe Pagano ci tremila anni fa”. La San Salvatore è che poi lasciano spazio a una minera- della terra, delle bufale, del biologico, dotata di una moderna cantina a lità decisa\. Infi ne abbiamo il “Vetere” quello vero, del riciclo, quello sano, Giungano - con vista sui curatissimi Aglianico Rosato, dalla gran vivacità di del lavoro, quello onesto, fa venir vo- vigneti, dai quali si abbraccia l’intero sapori e il potente e caldo Aglianico glia di credere che queste piccole re- Golfo di Salerno – col tratto contem- “Jungano”, che non manca mai dalla altà possano risollevare l’Italia.

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FÈLSINAandrea cappelli • foto bruno bruchi La Fattoria di Fèlsina, situata alle porte di Siena, nel- le immediate vicinanze di Castelnuovo Berardenga, estremo sud della zona del Chianti Classico, già dal nome richiama le sue origini etrusche e fi n dall’anti- chità fu luogo di sosta ai margini dell’importante via Antiqua, che collegava Siena con Arezzo. Stazione corsi, fi n da subito che, man mano che di posta durante l’impero Romano, i documenti de- vivevo nel contesto aziendale, la que- stione della territorialità era decisiva e scrivono la presenza già nel 1165 di un “hospitalis in comunicarla era altrettanto importan- Felsine”, che accoglieva i pellegrini in cammino sul- te. La mia presenza e la mia aittività in la via Francigena per Roma, Gerusalemme e Com- vigna e sul mercato si è potuta avvale- postela. Divenuta una magione dei Cavalieri di San- re della testimonianza e dei consigli della ‘vecchia guardia’ di contadini che to Stefano durante il Granducato di Toscana, era un ho conosciuto e che mi sono stati ma- luogo di olivicoltura con pochi ettari destinati alla vi- estri d’agricoltura. Per me è questo il te. E anche se la cantina originale era molto piccola, senso identitario. Poi l’incontro con già ai primi del Novecento si occupava di imbottiglia- Veronelli, in occasione del primo con- vegno in Italia sulla barrique, è stato mento, sotto la guida della nobil famiglia fi orentina l’evento di iniziazione. Era necessario, dei Busatti, che conferì l’attuale aspetto settecente- in quel periodo di grandi cambiamenti sco alla Villa, alla chiesa e agli altri edifi ci della corte. sociali ed economici, dare una scossa al contesto cristallizzato e autoreferen- Domenico Poggiali, imprenditore ra- 1976, quando Gloria, fi glia di Domeni- ziale della mezzadria, che viveva anco- vennate, acquistò la fattoria di Fèlsina co, sposa nella cappella della fattoria il ra l’economia agricola quasi come un nel 1966 e, con un atto coraggioso in veneto Giuseppe Mazzocolin, giovane sistema medievale. La rottura di que- quel momento davvero diffi cile della laureatosi a Firenze in Lettere e Filoso- sto equilibrio è stato un passaggio im- viticoltura, scelse di investire sulla qua- fi a, che ricevette l’incarico di sviluppare portante, la modernità ha introdotto lità del vino. Appassionati di viticoltura, l’azienda. Giuseppe riuscì a introdurre logiche di produzione industriali, ridise- Domenico insieme al fi glio Giuseppe a Fèlsina quell’approccio umanistico gnando una nuova economia d’impre- modernizzarono subito la conduzione che mancava, con lui l’azienda riesce sa agricola, anche se mi sarebbe pia- delle attività agricole, senza abbando- a comunicare meglio il vino e i suoi va- ciuto che tutto questo fosse avvenuto nare lo spirito della tradizione. Nel vol- lori, a dare un senso al fare viticultura: in maniera più graduale, con un per- gere di pochi anni, i nuovi vigneti spe- la consapevolezza della responsabilità corso più meditato e meno frettoloso cializzati diventarono più di quaranta. dell’uomo nel lavoro contribuirono a perché inevitabilmente la chimica ha La costruzione della nuova cantina farne veicolare il nome nel mondo, ot- avuto un ruolo determinante e mi riferi- sotterranea fu completata nei primi an- tenendo i primi riconoscimenti interna- sco a tutto il territorio nazionale. Solo ni Settanta, collegando la stalla, che zionali. “Già producevano vino con oggi fi nalmente, con la riscoperta della ospitava un tempo i cavalli importanti un’etichetta ispirata da Veronelli e cre- cultura del bio e biodinamico siamo della tenuta, con la vecchia cantina di ata da Silvio Coppola, grande artista tornati a comprendere che non c’è bi- sasso, piccola, ma suggestiva, dalla che seppe immediatamente cogliere sogno di nulla, la natura ci dà già tut- larga volta in mattoni e incastonata nel un senso di territorialità da attribuire a to”. L’amicizia di Giuseppe con l’indi- tufo. Data importante per Fèlsina è il Fèlsina - ci dice Mazzocolin - e mi ac- menticato Veronelli e la collaborazione

48 Giovanni Poggiali e Giuseppe Mazzocolin con un grande professionista come legge e inizio subito a occuparmi an- tecnologie e innovazioni. Il lavoro nelle l’enologo Franco Bernabei portarono a che dell’azienda, rimanendo affascina- vigne è fi nalizzato a preservarne l’attivi- una svolta decisiva sui vini, tracciando to dal mondo del vino e iniziando un tà microbiologica, infatti vengono ap- un cammino di estrema coerenza, a gran lavoro di reimpianto dei vigneti. plicati esclusivamente dei composti partire dall’annata 1983, la prima del Sorta nel pieno rispetto del paesaggio naturali. Un’azienda delle dimensioni e Fontalloro e del Rancia. Fu deciso di agricolo che ha caratterizzato la zona della varietà di Fèlsina esige una re- puntare sul Sangiovese, creando una del Chianti fi no agli anni Cinquanta – sponsabilità profonda non solo in vi- selezione genetica col risultato di poter racconta Giovanni, che, durante la set- gna, ma in tutto il suo ecosistema per disporre di molteplici cloni piantati in timana, si divide tra la sua amata Ra- preservare l’ambiente, controllando territori molto eterogenei, consenten- venna e la Toscana – Fèlsina non è una l’impatto umano e della tecnologia. do di avere, come un pittore, una tavo- semplice azienda vitivinicola, ma una Boschi, campi seminati a cereali, olive- lozza dalle infi nite sfumature e possibi- tradizionale fattoria toscana, che inte- ti, macchia, fossi e corsi d’acqua, i lità. Oggi Fèlsina è inserita nella gra e armonizza, per vocazione stori- campi più piccoli della riserva di caccia divisione Agrifood - che opera nel set- ca, diverse attività agricole. La tradizio- coltivati a erba medica, lupinello, sag- tore dell’agricoltura e della ristorazione nale suddivisione in poderi e il ricorso gina, girasole, favino, tutto concorre di qualità - del Gruppo Setramar, gui- alla tipica coltivazione a terrazzamenti alla fondamentale salvaguardia della dato da Giuseppe Poggiali insieme ai si integrano ancor oggi armoniosa- biodiversità”. Posizionata tra le ultime fi gli Giovanni, Nicolò e Domenico, lea- mente nel contesto dei nuovi impianti propaggini dei monti del Chianti e la der nel settore dei servizi logistico por- specializzati di piccole dimensioni. In- parte iniziale della valle dell’Ombrone, tuali e marittimi a Ravenna. La continu- fatti i poderi di Fèlsina, sviluppatisi in Fèlsina si sviluppa su un’estensione di ità del progetto imprenditoriale Fèlsina più di mille anni, costituiscono ancor quasi seicento ettari, di cui quasi cento ha un garante in Giovanni, in un per- oggi la nostra unità colturale di base, consacrati a vigna per una produzione corso che lo vede oggi amministratore nonostante l’abbandono delle campa- totale di circa 600mila bottiglie. Qui lo delegato: “Mio nonno Domenico, det- gne da parte delle famiglie contadine sguardo può correre liberamente tra le to Mecco, era un romagnolo di Raven- di tradizione mezzadrile a partire dal colline fi no al monte Amiata, imponen- na, imprenditore di legname, che fre- secondo Dopoguerra. I poderi sono gli te e maestoso sopra l’orizzonte e spa- quentava la Toscana attratto dal gusto stessi di sempre: Rancia, Rancino, Ar- ziare in direzione di Montalcino e della della buona cucina, del buon bere e cidosso, Arcidossino/Santa Letizia, Maremma, fi no al mare. Da un punto dalla caccia, così comprò questa pro- Casale di Fèlsina, Fèlsina, Casalino, di vista geologico si presenta come prietà da un gruppo di amici, sempre Santa Maria, San Giuseppe, Ruzzato- “terra di frontiera” tra Chianti Classico di Ravenna, che, come lui, avevano le io, Molino d’Ombrone, Valli, Molinuzzo, e Crete Senesi: di natura calcareo-pe- stesse passioni. All’epoca c’erano Terra Rossa. Come per tutti i buoni trosa con predominanza di marna la- molti olivi, ma pochi vigneti e i poderi agricoltori, la nostra principale preoc- mellare tipica del Chianti oppure for- erano ancora abitati dai mezzadri. Il cupazione è la difesa della fertilità na- mati da arenarie stratiformi con pillola primo vino fatto con le nostre mani con turale del terreno, che mettiamo in pra- alluvionale e argilla, mescolate a sedi- etichetta Fèlsina è del 1966 perché co- tica mantenendo una mente aperta menti marini ricchi di minerali, i terreni munque mio nonno si inserì in un siste- alle novità, senza eccessi e lavorando imprimono caratteristiche unitarie e ma di produzione già consolidato. Io in un contesto di sperimentazione che specifi che ai vini di Fèlsina, le cui sfu- arrivo nel 1990 a Siena per studiare va dalla biodinamica alle più moderne mature sono fi glie delle singolarità e

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dei movimenti del territorio. I vigneti, che adottiamo per il vino – ci racconta il mondo della cultura per favorire quel- orientati quasi interamente a sud, sud- Giuseppe Mazzocolin - le tre zone pro- lo della vendita, che non sempre è ca- ovest, sono posti su declivi ventilati e, duttive di Fèlsina, Pagliarese e Boschi pace di esprime quell’esperienza, durante le abituali siccità estive, la cal- hanno distinti terroir per ciascuna delle quell’intensità e quel valore aggiunto da e asciutta infl uenza del Tirreno fa- quattro varietà di olive presenti (Pen- che, quando non è riconosciuto, di- vorisce una maturazione completa e dolino, Leccino, Moraiolo e Correggio- venta il dramma di tutte le aziende. An- uniforme delle uve. La salvaguardia e lo) e il risultato è un olio denocciolato che le banche hanno troppo bisogno la valorizzazione del Sangiovese, che che rispetta le caratteristiche di cia- che i numeri tornino sempre secondo costituisce l’80% dei vigneti - frutto di scuna varietà d’oliva, la cui tracciabilità determinati parametri, ma in agricoltu- un connubio tra terra e vitigno, cultura è garantita in tutta la fi liera produttiva ra le cose spesso vanno in un’altra di- e fatica delle mani, scienza enologica e da pratiche colturali e tecniche di tra- rezione. La domanda è: vogliamo stare sapienza del cantiniere - è la costante sformazione accompagnate da co- dalla parte della cultura che fa crescere di un lavoro che dà senso alla parola stanti e serie verifi che analitiche e de- un territorio o di chi pretende, in tempi tradizione, donando vini dal penetran- gustative. Ma quando si dice che per brevi, un tranquillizzante rendiconto te bouquet con aromi di terra, tabacco un litro d’olio extravergine d’oliva non economico? Il risultato attuale è che ci e fumo, sentore di spezie e liquirizia. si è in grado di spendere 13 euro vuol troviamo impoveriti, nonostante la no-

Ma Fèlsina è una vera e propria fattoria dire che stiamo affermando non solo la stra ricchezza”. Nata dall’amore per la in cui attività agricola importante, al nostra inadeguatezza economica, ma terra e da una cultura enologica che pari del vino, è la produzione d’olio ex- anche culturale. Quando si afferma un privilegia la materia prima e la tradizio- tavergine d’oliva. “Abbiamo circa tren- valore, non solo a livello di territorio e ne, Fèlsina è diventata negli anni una ta ettari di oliveti, che rappresentano persone, ma anche di prodotto, ci sa- delle aziende di riferimento della viticol- un pò la roccaforte della nostra produ- rebbe sempre bisogno di tutelarlo, bi- tura toscana e italiana, affermandosi zione per difendere e mantenere, an- sognerebbe costruire un rapporto tra i come cantina di prestigio internaziona- che economicamente, il nostro pro- produttori anche dal punto di vista le, i cui prodotti si trovano nei migliori getto di cultura e coltura dell’olio. Dal umano, gioire per le differenze del ter- ristoranti di New York, Londra, Tokyo... 2002 abbiamo intrapreso il progetto ritorio. Questo momento di crescita Ma la cosa veramente bella è che, ap- ‘Olio secondo Veronelli’, che vuol far non solo è auspicabile, ma necessario: pena si mette piede in questa campa- corrispondere l’olivo alla sua terra, la crisi economica è anche una crisi di gna, si percepisce l’abbraccio ospitale l’olio all’oliveto da cui ha origine, se- valori. E’ stato attribuito troppo potere della terra accompagnato alla respon- guendo la stessa fi losofi a del terroir al mondo commerciale, si è esautorato sabilità morale verso il territorio.

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Kádárfi ora bonelli

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L’azienda agricola Renzo Marinai, situata vicino all’antica chiesa di San Martino in Cecione, poco di- stante dal castello di Panzano, occupa uno dei più af- fascinanti scenari del Chianti Classico, posta su una collina che sovrasta le valli e i terreni circostanti. Il panorama che circonda la sobria eleganza del pode- re Cecione, che prende il nome dalla vicina chiesa, è fra i più suggestivi della Toscana: al centro di grandi vigneti, delimitati da ampi boschi, occupa una posi- zione aperta e soleggiata con una suggestiva vedu- ta sulla “Conca d’oro”, famosa per i terreni sassosi caratteristici dei territori più vocati del Gallo Nero. oinos • produttori

L’azienda prende il nome dall’attuale del terroir chiantigiano, ma anche la il vino, all’interno del tonneau, non ha proprietario Renzo, ma deve molto voglia proprio di stupire attraverso il bisogno di niente, ma, per la buona del suo spirito al padre Iori Marinai – territorio. “Il nome Kàdàr è ungherese, riuscita della lavorazione, è opportuno poeta, scrittore e artista nell’art de vi- deriva da un particolare tipo di ton- avere l’uva veramente al giusto grado vre – che ha lasciato in eredità al fi glio neau in pregiato legno di rovere che di maturazione: l’unica diffi coltà è che quel forte legame con la campagna là vengono prodotti – ci dice Renzo non si può assaggiare, alla fi ne è sem- che caratterizzò tutta la sua vita. In - ma è un termine che assume, nella pre una sorpresa! Quando decido di queste vigne c’è tanta storia agrico- cultura di quel paese, più signifi cati, toglierlo, faccio un’ammostatura e lo la dei vecchi contadini chiantigiani, tutti nell’ambito dell’orbita enologica. metto in damigiane per circa un anno, che, per secoli, con solo la forza delle Il progetto è partito sei anni fa da un naturalmente cambiando damigiana braccia e il sudore della fronte hanno scambio d’idee con un enologo fran- più volte per togliere i sedimenti, infi ne plasmato il territorio, ma in maniera cese, che mi propose di provare un gli faccio fare altri quattro-cinque mesi intelligente e delicata, sempre se- nuovo tipo di vinifi cazione in tonneau di bottiglia prima della commercializ- condo il dettato della natura. Renzo, chiusi: incuriosito, decisi di dargli fi du- zazione. Le caratteristiche di questo raccolta nel 1996 l’eredità di pensiero cia e intraprendere l’avventura di que- vino, che potrebbe rivelarsi anche da del padre, con entusiasmo, cura, at- sta nuova tecnica di lavorazione. Si grande invecchiamento, sono con- tenzione, passione e nel più assoluto cerca di lasciare le uve raccolte, che trastanti fra naso e bocca perché ha rispetto delle tradizioni, ha introdotto non vengono pigiate, a chicco intero, i profumi fruttati di un vino giovane e il vitigni selezionati a coltivazione bio- mettendo dentro ai tonneaux, che sapore di un vino vecchio, elegante e logica, ricreando l’originale ambiente vengono riempiti per tre quarti e chiusi morbido. Riscontro sempre, durante naturale. L’azienda si estende su circa ermeticamente, prima le uve dal chic- le degustazioni, che il Kádár spiazza trenta ettari di terreni, sei dei quali col- co piccolo, come il Colorino e il Mam- perché è veramente un vino diverso, tivati a vigneto e il rimanente a oliveti, molo e infi ne quelle dal chicco più ha proprio il colore, i profumi e il gu- seminativi e boschi di querce e lecci. grosso, come il Foglia Tonda. Le uve sto di un grande vino. Bisogna anche I terreni, tutti galestrosi, si trovano a vengono tenute circa un anno dentro sottolineare che questa particolare un’altezza media di circa 400 metri ai tonneaux, che sono mantenuti in tecnica di lavorazione esalta molto la d’altezza sul livello del mare e sono piedi e hanno una valvola, chiamata diversità delle annate. Per ogni anna- coltivati a bassa intensità d’impianto: comunemente ‘camino’, che, quando ta facciamo due tonneau, che ci dan- il Sangiovese occupa il primo posto, parte la fermentazione, è opportuno no massimo 300 bottiglie l’uno, che seguito dal Canaiolo e da una piccola aprire. Questi legni provengono dalla vanno in commercio a 70 euro ma, vigna “autoctona”, costituita da anti- zona del Tokaji e hanno la capacità di essendo così poche bottiglie, cerco chi vitigni quali Pugnitello, Mammolo, trasmettere un’importante quantità di sempre di tenerne un pò in cassafor- Cilegiolo, Prugnolo, Colorino e Foglia antiossidanti naturali – continua Ren- te per me”. E per fi nire non possiamo Tonda. E proprio da questo mezzo et- zo Marinai – ma, allo stesso tempo, non ricordare che la cantina di Ren- taro di vecchi cloni di circa vent’anni proprio per questa capacità di liberare zo Marinai, da vero uomo di classe, d’età è scaturita l’idea molto innova- antiossidanti, è opportuno cambiare i è il luogo dove il vino ascolta musica tiva del Kádár, un rosso a Indicazione tonneaux a ogni annata. Il primo anno classica, essendo accompagnato nel Geografi ca Tipica composto da sei di produzione fu il 2008 e, per timore di suo lento affi namento da un sottofon- vitigni autoctoni toscani macerati a rovinare l’intera lavorazione, ho tenute do con brani di Mozart. chicco intero in tonneau per circa un le uve solo quattro mesi, ma mi sono anno. L’interessante Kádár, dal color accorto che questo vino era già me- Renzo Marinai col vecchio bastone più che centenario che serviva ad ammostare rosso rubino intenso e profumi estre- raviglioso, con una splendida grade- le uve quando ancora si faceva la vendemmia mamente fruttati, è un vino di gran volezza di profumi. Il 2009 l’ho tenuto col tinello sul carro in campo e che ancora corpo, che rappresenta il carattere dentro già per 10 mesi, durante i quali oggi si usa per il Kádár

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ILMadonna BRUNELLO Nera andrea cappelli • foto bruno bruchi

L’azienda agricola “La Madonna” si sua storia nel Medioevo: da alcune ricerche fatte, siamo trova in una delle zone storiche di pro- venute a sapere che, per tradizione, questa zona era chia- mata appunto della ‘Madonna Nera’, infatti qui intorno, duzione del Brunello, a poche centi- lungo le mura di cinta, ci sono molti tabernacoli campa- naia di metri sotto al paese, proprio a gnoli, posti a protezione divina della città di Montalcino, ridosso della duecentesca cinta mu- che tanti attacchi dovette subire nei vari assedi – continua- raria che cinge il centro storico, tan- no le sorelle Borgogni – l’iconografi a della madonna nera è molto diffusa nel mondo cristiano, diverse sono le statue to che, all’interno della proprietà, si e le icone che la celebrano, da quella di Loreto nelle Mar- trova anche una torre d’avvistamento che a quella polacca di Czestochowa e la leggenda vuole medievale, facente parte del sistema che questo culto derivi addirittura da quello pagano della difensivo della città di Montalcino. dea Iside, rappresentando una commistione tra sacro e profano”. Grazie a una buona composizione del terreno scisto argilloso, al perfetto microclima e ad altri fattori de- “Il podere, di quattro ettari, situato in una posizione domi- terminanti, quali l’altitudine, la posizione e le caratteristiche nante, tanto che, dal giardino lo sguardo spazia abbrac- del suolo, nonché le basse rese in vigna, l’igt Madonna ciando la Valdarbia e la Valdorcia, fu acquistato nel 2006 Nera, blend 60% Sangiovese, 30% Merlot e 10% Caber- e aveva anche un ettaro di vigna – ci raccontano le sorelle net Sauvignon (le percentuali comunque potranno varia- Benedetta ed Elisabetta Borgogni – ma a noi non inte- re, a seconda dell’annata, tenendo ferma l’ampia base di ressava, almeno inizialmente, produrre vino, anche se, in Sangiovese), affi nato in tonneaux per 14 mesi, è un vino realtà, una reminiscenza di storia agricola in famiglia c’era, equilibrato, ma di gran corpo, dallo stile internazionale, ma infatti non solo i nostri bisnonni da parte materna erano con una forte vena territoriale. In seguito ad attente analisi proprietari terrieri a Montalcino, avevano due poderi nella sul grado di maturazione dell’uva, viene scelto, anno per zona di Tavernelle, ma di mestiere, già all’epoca, commer- anno, il periodo più consono per la vendemmia, che viene cializzavano vino e olio. E’ stata l’amicizia con Carlo Ferrini, fatta interamente a mano scegliendo con cura soltanto i premiato come enologo dell’anno nel 2000 dal ‘Gambero grappoli migliori. La vinifi cazione primaria e secondaria vie- Rosso’ e nel 2008 dalla rivista statunitense ‘Wine Enthu- ne fatta in grandi tini d’acciaio inox a temperatura control- siast’, a farci poi intraprendere questa nuova avventura: lata, fi nché tutti i principi organolettici, i polifenoli, i tannini e dopo aver ristrutturato in maniera conservativa il podere, le sostanze aromatiche e coloranti passino dalle bucce al abbiamo realizzato, con la consulenza di due bravissimi mosto. Alla seconda vendemmia, non solo la produzione architetti del verde, un bellissimo giardino e infi ne il cuore sale a 20mila bottiglie, ma il millesimo 2007 viene addirittu- dell’azienda, la cantina interrata, completamente scavata ra scelto come vino uffi ciale per le tavole dei capi di stato nella roccia, un piccolo gioiellino che coniuga tradizione e del G8 abruzzese de L’Aquila e le cronache raccontano innovazione, dove tutte le lavorazioni avvengono per ca- che fu molto apprezzato dagli illustri commensali. L’annata duta, in maniera molto naturale: a far da sfondo alle botti, un muro di pietre a vista e, come cornice, parti lucide color vinaccia in un contrasto di materiali nobili, che creano un quadro d’insieme intenso e suggestivo, così come lo è il sapore del vino che invecchia in silenzio tra quelle mura. Così nel 2008, anche con alcune vigne prese in affi tto, so- no uscite le nostre prime ottomila bottiglie di IGT Toscana rosso 2006 Madonna Nera, un vino di nicchia per palati Le sorelle Elisabetta (a sinistra) e Benedetta Borgogni alla ricerca di qualità ed etichette rare, imbottigliato in una borgognotta francese a collo lungo e spalle scese, vestita con un’etichetta moderna, naturalmente nera come il suo nome, che gioca sul contrasto di lettere lucide e opache”. Cosa signifi ca questo interessante toponimo? “Affonda la

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2009 di questo Supertuscan, prodotto in 25mila bottiglie, perché il nostro enologo vorrebbe inserire questo vitigno che presenta un naso di buona concentrazione, i piccoli nell’igt. Pian piano abbiamo iniziato a conoscere le poten- frutti rossi in evidenza con una ciliegia di sottofondo al pari zialità dei nostri vini e a misurarci con le nostre capacità, di toni più complessi di spezie e tabacco, ha avuto un otti- consapevoli che potevamo diventare una piccola, grande mo punteggio di 91/100 sulla “Guida ai migliori vini d’Italia realtà, così abbiamo iniziato a incrementare la produzione. 2013” di Ian D’Agata e Massimo Comparini. Quest’anno, Oggi, per quanto riguarda l’Italia, vendiamo soprattutto durante il Vinitaly, è stato presentato a numerosi sommelier in Toscana, Roma e Milano e all’estero abbiamo aperto e giornalisti del settore anche il primo Brunello di Montalci- i mercati di Stati Uniti, Russia, Germania, Svizzera e stia- no “Madonna Nera” 2008, che, uscito in soli 2.700 esem- mo studiando il mercato cinese, infatti i nostri vini, insie- plari – per l’Italia la commercializzazione è stata data in me a quelli di altre dodici piccole e medie aziende italiane esclusiva solo a quattro enoteche di Montalcino – fa affi - d’alta qualità – concludono Benedetta, che, avendo una namento in tonneaux di rovere francese da cinque ettolitri predisposizione innata alla creatività, si occupa dell’imma- di primo e secondo passaggio per trenta mesi e successi- gine aziendale ed Elisabetta, alla quale, essendo avvoca- vamente riposa in bottiglia per minimo dieci mesi: questo to, tocca la gestione della parte burocratica – sono stati elegante vino lascia un palato molto morbido con richiami presentati con successo a Pechino difronte a numerosi di liquirizia, mentre il tannino vellutato è levigato dal legno. importatori, distributori e ristoratori cinesi, nell’ambito del L’accoglienza della critica è stata molto favorevole, tanto Progetto 100ITA, promosso dalla West East Corporation, che, al suo debutto, si è aggiudicato ben 92 punti dai critici alla presenza dell’ambasciatore Ballardini, dei rappresen- statunitensi della rivista Wine Enthusiast, arrivando, su 250 tanti dell’Istituto del Commercio Estero e della Camera di etichette degustate, nel gruppo delle prime dieci. E mentre Commercio Italo-Cinese”. Madonna Nera è il nome antico della vendemmia 2009 si prevedono circa seimila bottiglie, di questi terreni collinosi avvolti in un paesaggio incantato, dall’annata 2010 si arriverà al 100% della produzione, circa dove natura e arte si alleano tra loro con quell’incredibile 10mila esemplari, da cui forse usciranno anche un migliaio maestria che è il marchio specifi co della civiltà Toscana di bottiglie di Riserva. “Nel frattempo abbiamo acquista- e che oggi ospitano un’azienda agricola di giovani donne to due ettari di vigne a Sant’Antimo, proprio vicino all’Ab- ispirata dal rispetto profondo delle tradizioni della terra e bazia, poi abbiamo piantato mezzo ettaro di Petit Verdot dal gusto imprenditoriale di osare il nuovo.

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Vigneto ALTO ADIGE massimo lanza

L’Alto Adige, coi suoi poco più di 5.300 ettari di vigneto, può considerarsi un’isola a parte nel variegato mondo della viticultura italiana, vuoi per il particolarissimo terroir, unico nel suo ge- nere e lo stesso dicasi per il microclima, capace di cambiare completamente a pochi kilometri di distanza, così come la composizione dei terreni.

60 Non a caso il prezzo di un ettaro di vi- mese”. Harald Schraffl , enologo della gna in Alto Adige, ammesso che se ne cantina Nalles-Magrè, si dice convito trovino in vendita, è tra i più alti d’Italia. che, per Chardonnay, Gewurtraminer, Pochissime anche le cantine iscritte al Sauvignon e Pinot bianco sarà un’otti- “Consorzio Vini Alto Adige,” solo 160, ma annata, a livello delle migliori degli mentre sono cinquemila i piccoli pro- ultimi anni, opinione condivisa appieno duttori che conferiscono alle cantine anche Stefan Kapfi nger, enologo della sociali. Altro unicum dell’Alto Adige è Cantina di Merano, che spiega: “È vero rappresentato dalle cantine sociali o di che le precipitazioni hanno rallentato il tipo cooperativistico, probabilmente è processo di maturazione, ma nei vi- la regione in Europa dove questo tipo gneti migliori le uve si sono riprese alla di strutture, alcune con storie anche grande e, alla fi ne, abbiamo vendem- vecchie più d’un secolo, funziona- miato dappertutto delle uve sane e con no meglio, valorizzando al massimo una maturazione fenolica eccellente”. l’estrema parcellizzazione dei fondi e Per Mathias Hauser della Tenuta Ca- garantendo così ai soci delle remune- stel Sallegg di Caldaro le uve nel 2012 razioni in altri posti impensabili. Basti sono arrivate alla maturazione ottima- pensare che il 70% dei 330mila ettolitri le, ricche di acidità e sostanze aroma- di vino prodotti mediamente ogni an- tiche. Nell’Oltradige prevale quindi tra i no in Alto Adige è lavorato nelle can- produttori la convinzione che, a propi- tine sociali, il 25% dall’associazione ziare queste caratteristiche positive, sia delle tenute vinicole altoatesine e solo stata soprattutto la prima parte della il 5% da vignaioli indipendenti. Altra maturazione con condizioni atmosferi- caratteristica, praticamente unica di che ottimali e, come negli ultimi anni, questa regione, è l’alto numero di va- assenza di grandinate. Il 2012 sembra rietà coltivate: i produttori altoatesini essere un’ottima annata anche per la hanno saputo mettere a frutto anche Schiava, che denota in genere ottima l’estrema varietà del terroir, trovando, acidità, tanto frutto e tannini morbidi e di volta in volta, il vitigno più adatto a levigati. In alcune zone ottimi risultati esser coltivato in un determinato luo- anche per il Lagrein e il Pinot Noir, che go. Una ventina i vitigni più diffusi, la mostrano, già da adesso, eleganza ac- Schiava in testa, che, da sola, occupa compagnata da un bel frutto perfetta- poco più del 22% dell’intera superfi cie mente maturato. Anche in Val d’Isarco vitata, seguita da un gruppo di vitigni il risultato della vendemmia, secondo a bacca bianca, come il Pinot grigio, Hannes Baumgartner della cantina il Gewurtraminer, lo Chardonnay e il Strasserhof di Novacella, può dirsi Pinot bianco, che, in percentuali simili, più che soddisfacente, nonostante la coprono un altro 40% di vigneto altoa- pioggia, le analisi descrivono infatti un tesino: in totale le uve a bacca bianca buon rapporto tra zuccheri e acidità ed rappresentano il 58% dell’intera pro- estratti nella norma, si avranno quindi duzione regionale. L’annuale “Mostra vini un pò meno alcolici, ma più fre- dei Vini di Bolzano” è stata l’occasio- schi ed eleganti. Coi vini già in bottiglia ne giusta per saggiare le nuove anna- o ad affi nare in cantina, come hanno te, appena messe in commercio, dei evidenziato i nostri assaggi, possia- vini dell’Alto Adige, vista l’ampia pla- mo parlare di una vendemmia 2012 tea di cantine che hanno partecipato di buon livello in Alto Adige, segnata sì all’evento. Nonostante le rese, scese da un calo anche evidente delle rese, mediamente dal 10 al 20%, l’annata come d’altronde era prevedibile, visto il 2012 si prospetta molto interessante, freddo intenso e sopra le media duran- soprattutto per i bianchi, infatti in canti- te la fi oritura e il caldo con temperature na, a detta di molti produttori, sono ar- sopra la media di luglio. Nonostante rivate uve sane, mentre le analisi hanno ciò, la qualità delle uve arrivate in canti- evidenziato acidità e tenori zuccherini na è stata indubbiamente alta, con vini a livello ottimale. “Nella Bassa Atesina bianchi freschi, eleganti con una mine- - ci dice Ivan Giovannett della cantina ralità esaltata sia al naso che sotto for- Castelfeder di Cortina - la vendemmia ma di sapidità al palato, mentre i rossi, è cominciata a fi ne agosto per prose- con qualche differenza a macchia di guire nella prima decade di settembre, leopardo, risultano più carichi di colore in tempo per evitare le piogge, che all’esame visivo, di buona concentra- hanno interessato la seconda parte del zione e gran bevibilità. oinos • produttori

daniela fabietti L’ Orcia doc DI DONELLA E SERENELLA La Canonica si trova in collina, situata in una zo- na particolarmente felice del Comune di San Gio- vanni d’Asso, spartiacque tra le Crete Senesi e la Valdorcia: dalla strada statale rimane un pò nasco- sta, ma all’arrivo i visitatori e gli amici dicono sem- pre: “Che bel posto e che splendida vista a 360°!”.

Ed è proprio vero: seduti comodamente mo nei viaggi riconoscono la persona- in terrazza, magari degustando un otti- lità della nostra famiglia nei vini, così mo rosso Orcia prodotto dalle simpati- schietta, vivace e generosa insieme”. Il che e solari sorelle Donella e Serenella Dongiovanni Orcia doc, la cui etichet- Vannetti, potete ammirare il suggestivo ta offre un richiamo al famoso castello paesaggio circostante, i forti colori delle medievale di San Giovanni d’Asso con stagioni, i tramonti dolcissimi e respirare la riproduzione dei suoi affreschi, è un i profumi dei fi ori e della terra. E come vino volutamente tipico, del quale qual- tradizione toscana vuole, un bellissimo cuno ha scritto “un signor vino”: 90% cipresso secolare vi dà il benvenuto al- Sangiovese e 10% Colorino con 18 la Canonica, bel casolare un tempo di mesi d’affi namento in piccole botti di proprietà della Chiesa e suddiviso oggi rovere, seguiti poi da un anno di vetro in comodi e graziosi appartamenti, cir- prima di entrare in commercio, esprime condato da un bel parco con piscina. di qualità per un totale medio di circa una forte tradizione territoriale, come ri- Sia l’azienda agricola che l’agriturismo 10mila bottiglie annue, suddivise tra Or- chiede sempre più il mercato ai vignaioli sono curati direttamente da donne di cia Dongiovanni, Orcia Terre dell’Asso e senesi. E non poteva essere altrimenti, famiglia, che renderanno piacevole il l’igt Orfeo – ci dicono Donella e Sere- visto che Donella è stata fra i fondatori vostro soggiorno, accompagnandolo nella – ma facciamo anche olio extra- e per oltre dieci anni primo Presidente magari con una visita alla cantina, al- vergine d’oliva, miele, ortaggi, abbiamo del Consorzio del vino Orcia Doc, in- lietandovi coi racconti dell’antica storia alcuni alberi da frutta e una piccola riser- carnando nel suo mandato l’amore e agricola della Val d’Asso o organizzan- va di tartufi bianchi pregiati delle Crete la tutela per i vitigni autoctoni. L’Orcia do una degustazione dei prodotti tipici Senesi. Le prime bottiglie prodotte risal- “Terre dell’Asso” è un vino più giovane, di queste terre: vino, olio, tartufo bianco gono al 1990 e, grazie al vino, abbiamo fruttato, fresco, senza passaggi in legno delle Crete Senesi, tartufo marzuolo, trovato tanti amici, che ci hanno poi sti- e una piccola aggiunta di Merlot, men- pecorini, salumi, miele, pane, ortaggi molato anche a ristrutturare il casolare. tre l’Igt Orfeo è un blend 50% tra San- e erbe spontanee. I vigneti, coltivati di- Cerchiamo di produrre con tecniche giovese e Cabernet Sauvignon con 15 rettamente a mano, sono dislocati un colturali salubri per il consumatore e mesi d’affi namento in barriques. “Dalla pò in tutte le esposizioni, anche se la rispettose dell’ambiente, infatti racco- Canonica con pochi minuti di macchina superfi cie vitata non è molto estesa, il gliamo le acque piovane e abbiamo si possono visitare splendidi borghi e che ne ha permesso un’adeguata cura installato un impianto fotovoltaico per il paesi ricchi di storia, tradizioni, cultura, diretta da parte della proprietà. Fra i vi- fabbisogno aziendale. Con questo vo- ottima gastronomia, terme e anche fe- tigni primeggia il Sangiovese, affi ancato gliamo sottolineare l’attaccamento della ste popolari che vi faranno divertire. Do- da altri autoctoni, come il Colorino e la nostra famiglia a questa terra, infatti per po tanti anni, anche oggi – concludono Malvasia nera, ma sono stati messi a noi fare vino è una passione, nella quale Donella e Serenella - quando riusciamo dimora, seppur in piccole quantità, an- desideriamo esprimere tutte noi stesse a prenderci una pausa, ciò che ci cir- che vitigni internazionali come Merlot e e ci fa piacere quando i nostri ospiti alla conda ci sorprende sempre per le sue Cabernet Sauvignon. “Produciamo vini Canonica oppure coloro che incontria- bellezze e la sua quiete”.

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SULLA VIA PER BORDEAUX EN PRIMEUR ANNATA 2012 PRIMA PARTE

paolo baracchino

[email protected] [email protected] www.baracchino-wine.com

Anche quest’anno, purtroppo, la data dell’En Primeur dei già organizzato tutto, ero pronto per fare il conto alla rove- vini bordolesi ha coinciso con le date del Vinitaly. Ho dovu- scia, provando già l’emozione del mistero della scoperta to prendere una decisione: andare a Bordeaux oppure a dell’annata. Sono partito il venerdì in direzione Cannes per Verona. Sono italiano e, in genere, mi piacciono i vini buo- fare la consueta degustazione di ostriche, che amo parti- ni italiani, come pure mi piace andare negli stand di pro- colarmente, anche perché, quando incomincia ad arrivare duttori amici a sentire i loro vini. Allo stesso tempo, mi il caldo, diventano grasse e, almeno per me, non sono più sento un pò responsabile perché i giornalisti italiani che piacevoli. Il bello e il piacere dell’ostrica è quando è magra, vanno a Bordeaux per l’En Primeur e che poi scrivono sui delicata e non ti riempie la bocca, ma ti permette di senti- vini francesi si contano sulle dita d’una mano e qualche re nitidamente il suo vero gusto, accompagnato dall’ac- dito rimane vacante. Non nego che amo andare a Borde- qua di mare, col suo sapore sapido e naturale. Tante volte, aux e avere una personale idea sull’annata appena passa- nel degustare il vino, mi capita di sentire all’olfatto l’acqua ta. Non voglio sembrare presuntuoso, ma non mi fi do di delle ostriche. Mi sono fermato a dormire a Cannes per quello che scrivono gli altri. Ricordo che, quando non an- poi ripartire, la mattina dopo senza sapere dove far sosta davo ancora a Bordeaux per l’En Primeur e a quel tempo il sabato sera. Durante il viaggio mia moglie Sara ha cerca- era appena stata degustata l’annata 1999, volli compera- to un albergo su varie guide di hotel e ne ha trovato uno, re da un importatore italiano due bottiglie di vino di tutti che, però, ci faceva allungare il viaggio per Bordeaux di quegli Châteaux dallo stesso importati per poter esprime- 150 kilometri. L’albergo era a 500 Km da dove ci trovava- re una mia opinione sull’annata e i vini. Tutto questo lo fa- mo. Telefono all’albergo, che si trova a Eugénie-Les-Bains cevo per il mio sapere personale. Dopo tre anni sono en- e si chiama “Les Prés d’Eugénie” e vedo che il ristorante trato a far parte del Grand Jury Européen e quindi ho dell’albergo ha tre stelle Michelin e lo chef è Michel avuto la fortuna di degustare varie annate dei vini bordole- Guéraud. Mi sono incuriosito, quindi ci siamo recati alla si, dai più blasonati ai meno conosciuti. Ma, tornando alla meta, arrivandoci a metà pomeriggio. Non appena arrivati, mia scelta, da una parte sono stato felice di andare a Bor- ci viene data la camera e, subito dopo, giriamo per l’hotel, deaux e, dall’altra, mi è dispiaciuto non andare al Vinitaly: incuriositi e interessati. L’hotel è arredato con gran gusto e mi sono rincuorato pensando che i vini italiani avrei potuto le camere sono in stile coloniale, come pure la Spa. Pre- sentirli, senza grossi problemi, mentre per quelli francesi noto per la cena al ristorante dell’Hotel, che, durante la sarebbe stata un’occasione persa. Quest’anno, per la pri- serata, si è riempito ma volta, sono riuscito a portare con me un discreto nu- completamente: con- mero di copie della rivista “OINOS” appena uscita con la fesso che non amo traduzione dei miei articoli in lingua francese e l’ho conse- mangiare in sale vuote, gnata personalmente a vari produttori, enologi e agronomi poiché, normalmente, di vari Châteaux, ai quali normalmente la spedisco per po- ciò signifi ca che il risto- sta. Quest’anno una mia segretaria ha inoltrato per l’En rante facilmente ti delu- Primeur, a vari usuali Châteaux, la mia richiesta d’appun- de. Tutto questo non è tamento per la degustazione e, per la prima volta, in due stato e devo dire che, giorni, incredibile, ma vero, ho avuto tutte le conferme alle per la prima volta, ho vi- mie richieste. I primi giorni di gennaio di quest’anno avevo sto un ristorante france-

64 ze”. Gli rispondevo che ero stato diverse volte al Roof dell’Hotel Excelsior perché è l’unico locale di Firenze ad avere una visuale della città a 360 gradi, un posto magni- fi co! Dalla faccia di Michele spuntava un sorriso di compia- cimento, come quello di un naufrago in mezzo al mare, che riesce ad aggrapparsi a un pezzo di legno per restare a galla. Il viaggio proseguiva il giorno dopo verso Martillac, all’hotel Les Sources de Caudalie, di proprietà della fami- glia Cathiard, proprietaria anche dello Château Smith Haut Lafi tte. Siamo arrivati all’ora di pranzo e ho incontrato il direttore dell’hotel Sebastien Renard, il direttore della ri- storazione Guillaume Carpel e il mio amico sommelier Au- rélien Farrouil, col quale ho scambiato subito delle opinioni sui vini di Bordeaux annata 2011 e ho chiesto notizie sull’annata 2012, che poi nei giorni successivi mi hanno trovato concorde, dopo i numerosi assaggi fatti. Il pome- riggio di domenica mi sono recato allo Château Guiraud nel , poiché avevo ricevuto un invito da Laurie Planty, fi glia di uno dei quattro soci di questo Château, dove ho incontrato Olivier Bernard, uno dei soci, proprie- tario anche del Domaine de Chevalier, che mi ha fatto un’accoglienza piena di affetto e calore. Ho incontrato l’al- tro socio, il Conte Von Neipperg, proprietario anche di altri sei Châteaux, tra cui La Mondotte e lo Château Canon-la- Gaffelière. Ho degustato vari vini, in modo un pò frettolo- so, ripromettendomi di riassaggiarli nei giorni seguenti con calma e seduto a un tavolo. Laurie mi ha fatto degustare lo Château Guiraud 2012, facendomi presente le diffi coltà Florence e Daniel Cathiard, proprietari dello Château Smith Haut Lafi tte incontrate nell’annata 2012 e la minor produzione fatta: invece delle usuali 100mila bottiglie, ne sono state prodot- se con tre stelle Michelin che offriva anche dei menù degu- te solo 7.500. Finito di degustare i vini, ho incontrato la stazione a prezzi possibili e aveva anche una carta dei vini cara amica Bernadette Thienpont e l’ho invitata a cena, speciale con annate, non certo le migliori, ma accettabili, invito che, con suo e mio rammarico, non veniva accettato a dei prezzi veramente interessanti. Ho mangiato “l’Oeuf causa impegni di lavoro, ma mi consigliava di andare a poule au caviar à la coque”, che era eccezionale, non solo cena a Bordeaux in un nuovo ristorante dove si potevano a vedersi, ma anche a mangiarsi. Successivamente abbia- trovare vini di Borgogna piuttosto rari, il ristorante “Univer- mo degustato un gustosissimo piccione, “Le tendre pige- re”. Bernadette telefonava al ristorante, che è piccolo, con onneau en bécasse, cuit en cocotte de foute” e, per fi nire, pochi tavoli e riusciva a prenotarmi un tavolo per due per- abbiamo assaggiato vari formaggi francesi del territorio, sone. Arrivato al ristorante, ho trovato un tavolo di quattro dal più delicato e fresco al più stagionato. Per terminare amici e colleghi del Grand Jury Européen, tra cui Christian con un dolce eccezionale, “Le millefeuille comme un palais Roger e Laurent Violette, che subito mi hanno detto: fenilleté aux framboises d’Eugénie”. Questa favolosa cena “Guarda in quel mobile frigo a parete che vini ci sono!”, non poteva che essere accompagnata da due piacevoli vado e vedo bottiglie abbastanza rare, tra cui una bottiglia vini, lo Perrier Jouet Belle Epoque 2004 e lo di Henry Jayer, Vosne Romanée, Cros Parantoux, annata Château Evangile, Pomerol, annata 1990. Confesso che 1982, nonché una bottiglia di La Tâche del Domaine Ro- non ho avuto voglia di scrivere le mie note di degustazione manée Conti 1942. Christian Roger aveva sul proprio ta- sui vini perché ero troppo appagato dai piaceri della sera- volo una bottiglia di Silex di Dagueneau, annata 1990 e ta, del cibo e dei vini, che mi sono piaciuti molto. Durante me lo fa sentire, era tuttora giovanissimo e piacevole. la cena è venuto al nostro tavolo un cameriere, che, par- Christian e Laurent non hanno retto, hanno trattato il prez- lando in italiano, si è presentato dicendo di chiamarsi Mi- zo del La Tâche 1942 e lo hanno acquistato e me lo hanno chele, venire dalla Puglia, esser arrivato appena un mese fatto assaggiare. Era un vino, per me, ormai arrivato alla prima e non conoscere bene il francese, ma di essersi fi ne con color mattone scuro e profumi terziari di terra, applicato molto, avendo avuto la fortuna di esser stato as- foglie morte, humus e goudron. Al gusto il vino aveva sem- sunto in un ristorante così famoso e importante. Michele pre una discreta acidità, ma il corpo defi citava non poco. mi chiedeva poi da quale città provenivamo e gli risponde- Sono sicuro che degustare questo vino da Aubert de Vil- vo che abitavamo a Firenze. A tal risposta, sorpreso, mi laine, proprietario del Domaine Romanée Conti alla sua guardava e mi diceva: “Io lei l’ho già vista, ho lavorato per cantina, conservato perfettamente nel suo luogo di produ- un anno al ristorante del Roof dell’Hotel Excelsior di Firen- zione, sarebbe stato completamente diverso. La mattina

65 Da sinistra Pierre Lurton dello Château Cheval Blanc, Alexandre Thienpont del Vieux Château Certain Sotto lo Château Haut Brion

seguente incominciavo il mio tour e, come sempre, inizia- pensassi dei suoi vini. Quest’anno, come il 1952, 1972, vo con la riva sinistra: Margaux, Saint Julien, Pauillac e 1992 e 2012, lo Château d’Yquem non è stato fatto, cau- Saint Estèphe. Il martedì con la denominazione Pessac- sa l’annata avversa. Ho detto a Pierre: “È la maledizione Léognan, il mercoledì con Saint Emilion e Pomerol e il gio- del ventennio”. Sono stato a Pomerol al Vieux Château vedì mattina di nuovo a Saint Emilion per poi tornare a Certain a trovare Alexandre Thienpont, anche perchè Ber- Saint Estèphe, dove, Tìtra i vini da me degustati, manca lo nadette, sua cugina, mi aveva detto: “Quando vai, portagli Château Cos des Estournel poiché, in pratica, non mi è la rivista perché a lui piace molto leggere i tuoi articoli”. È più stato permesso dallo Château di degustare questi vini stato come invitare la lepre a correre. Degustando il suo durante l’En Primeur perché, con l’annata 2009, ho scritto vino gli ho detto che era piacevolissimo, la ciliegia era fre- che i vini erano troppo legnosi e fi nivano sull’amarognolo. sca e non sovramatura, la struttura inferiore al robusto Lo Château Cos des Estournel, al quale, correttamente, 2010, ma superiore a quella del 1998. Secondo Alexandre avevo inviato una copia della rivista contenente le mie no- il suo vino, per essere e chiamarsi “Vieux Château Cer- te di degustazione, non ha gradito il mio commento e mi tain”, non deve avere tanta struttura perché, altrimenti, lo ha scritto ciò, inviandomi una lettera. Nelle due edizioni defi nisce un “Pomerol”. Devo esser sincero, anche se Ale- successive, alla mia richiesta di andare allo Château per xandre non sarà d’accordo con me, a me piace di più il degustare i vini, mi è stato risposto che non potevano suo vino quando ha un corpo medio. Amo tutti i suoi vini, soddisfare la mia richiesta durante l’En Primeur a causa sono sinonimo di piacevolezza, delicatezza, carattere ed delle numerose richieste: sarei potuto andare la settimana eleganza. La mia visita allo Château Haut Brion è durata successiva e ciò è successo per due anni. Viva la libertà due ore, come al solito un’ora e mezza l’ho impiegata per d’espressione! Mi sono ben guardato, successivamente, degustare i nove vini e mezz’ora per raccontare a Jean di chiedere di poter andare in questo Château per l’En Philippe Delmas, direttore generale dello Château, le mie Primeur. Durante il mio soggiorno a Martillac sono stato note di degustazione. Consueta gentile accoglienza ho invitato da Daniel Cathiard al suo Château Smith Haut La- avuto anche allo Château Ausone, dove Pauline Vauthier fi tte, dove, durante una cena, ci ha fatto bere tre bianchi e mi ha fatto accomodare seduto a un tavolo e, personal- tre rossi bendati. E’ emerso che i vini, sia bianchi che ros- mente, mi ha servito i suoi vini, chiedendomi l’analisi delle si, erano lo Château Smith Haut Lafi tte, annate 1985, mie note di degustazione per ogni vino: è stato un gran 1995 e 2005: tutti molto piacevoli, ma il vino che ho gradi- piacere essere ascoltato da Lei. Piacevole è stato anche il to di più è stato il rosso 1985. Il bianco 1985 era molto mio incontro con Nicolas Glumineau, proprietario dello evoluto e sapeva tantissimo, sia all’olfatto che al gusto, di Château Pichon Longueville Comtesse de Lalande, che si zabaione, sapore che conosco molto bene poiché lo amo è seduto accanto a me al mio stesso tavolo, chiedendo la particolarmente. Durante il mio girovagare per gli Châte- aux ho fatto i miei usuali piacevoli incontri e ho ricevuto complimenti per i miei articoli e per la rivista “Oinos” non solo dai proprietari, ma da enologi, agronomi e dal perso- nale femminile degli Châteaux, che ha molto apprezzato il mio modo di scrivere e raccontare le mie esperienze in modo, a loro dire, così semplice e naturale. Un vino che mi ha colpito in modo particolare quest’anno è stato il Pichon Comtesse, l’anno passato era stato il Brane Cantenac e l’anno prima lo Château Nenin. Piacevole, come sempre, è stato il mio incontro allo Château Cheval Blanc con Pier- re Lurton, che è venuto a salutarmi e mi ha accompagnato a un tavolo per poi lasciarmi per poter degustare, come mia abitudine, in silenzio per poi alla fi ne chiedermi cosa

66 eccessiva del corpo, rispetto alla tipologia dei 2011, che non avevano molta struttura. Il 2012 mi è piaciuto perché l’ho sentito un vino più naturale, con un corpo non rinfor- zato. Sono andato poi a Château Lafi te, dove ho incontra- to il direttore generale Christophe Salin, al quale ho detto che il suo 2011 aveva una struttura troppo in evidenza, rispetto all’annata. Ho ricordato il fatto che, in generale, i tannini del 2011, come quelli del 2012, fi nivano un pò asciutti e ho trovato in lui piena condivisione. Dopo aver completato i miei giri di degustazione, ho preso la strada del ritorno in Italia e, dovendo scegliere una tappa inter- media, prima di arrivare a Firenze ho scelto di fermarmi a Monte Carlo e ho trovato un bellissimo albergo, il Monte Carlo Beach a Roquebrune, socio dell’associazione Relais & Châteaux, la mia preferita. Ho avuto bisogno di riposare due giorni perché, seppur molto appagato per quanto fat- to, ero anche molto stanco. Sono stati due giorni di sole e pieno relax. Camera sul mare con terrazza a pochi metri dal mare. Albergo con grande charme ed eleganza e, più che altro, molta pace e tranquillità. La prima sera ho chie- sto di poter cenare a un tavolo in una piccola veranda vista mare (ce ne sono solo due), ho consumato una piacevo- lissima cena a base di pesce e, durante la cena, improvvi- Lavori in vigna presso lo Château Ausone samente il cielo davanti a noi si è colorato con stupendi Château Pichon Longueville Comtesse de Lalande fuochi d’artifi cio, anche con continui cuori rossi e il tutto è Sotto, una bottiglia di Mouton Rothschild del 1918 durato per circa venti minuti. Questo è stato un bellissimo regalo, fatto, penso, da un facoltoso innamorato alla sua mia opinione sui suoi due vini. Mi sono complimentato con anima gemella. Subito ho pensato a quante persone lui perché ho sentito un 2012 davvero incredibile al gusto, avranno bleffato, raccontando all’amata donna di esser con note fruttate di prugna fresca e fi nale di prugna e cilie- stati i committenti di quello stupendo spettacolo. Il mio ri- gia marasca. Di mio gusto è stato il Brane Cantenac 2012, poso in questo splendido hotel è stato, per me, come per che ho trovato, rispetto al 2011, con una ciliegia un pò più i legionari Romani, che, di ritorno dalle battaglie, andavano matura, ma una maggiore persistenza gustativa. Ho degu- alle terme a riposarsi. Dopo questa sosta ho fatto ritorno a stato lo Château Laroze 2012 di Guy Meslin, trovandolo Firenze appagato per le piacevoli esperienze vissute du- con una struttura superiore alla media, ma un tannino un rante questo viaggio enogastronomico. Passo ora a fare pò più asciugante nel fi nale, rispetto al 2011, che, per me, l’analisi generale climatica dell’annata. Durante i cinque rimane la migliore annata fatta dal 2009. Entusiasmante è mesi invernali c’è stato un importante defi cit idrico, in mi- stato degustare il Petrus, che aveva un naso molto balsa- sura di circa il 30% rispetto alla normalità. La prima quin- mico, corpo medio e un tannino, inizialmente setoso, che si asciugava un pò nel fi nale. E’ stata una buona annata, ma, ovviamente, non al livello del 2009 e 2010. Interes- sante è stato anche andare a Le Pin da Jaques Thienpont, dove ho degustato un ottimo 2012 con più struttura ri- spetto al 2011 e un tannino completamente largo. Jac- ques mi ha fatto assaggiare il suo nuovo “l’IF” denomina- zione Saint-Emilion, molto piacevole, con tannino completamente largo, setoso, spesso, che, nel fi nale, si asciugava un pò. A Château Palmer ho degustato un otti- mo Alter Ego, che, per il primo anno, ha il Petit Verdot. Piacevole è stato pure il Palmer, nel quale, al gusto, ho sentito un pò più la presenza del legno, rispetto al 2011. A Château Margaux ho sentito un gran Pavillon Blanc, ricco di sapidità e mineralità. È dal 2009 che, ogni anno, sento un gran vino bianco di questo Château. Mi è piaciuto an- che lo Château Latour, pur se, nel fi nale, il tannino si asciu- gava un pò. Ho incontrato Philippe Dhalluin, direttore ge- nerale dello Château Mouton Rothschild, al quale ho fatto presente che il Mouton 2011 aveva una concentrazione dicina di febbraio ha fatto freddo, ma le temperature sono mo di fronte a una buona annata, per me, in generale, state dolci. Il mese di marzo ha avuto poche precipitazioni migliore del 2011, ma non di fronte a una grande annata. e le temperature sono state leggermente superiori alla me- Sicuramente nella riva destra, specialmente grazie al Mer- dia degli ultimi trent’anni. La primavera è stata molto umi- lot, ho sentito tannini meno asciutti nel fi nale. Per quanto da, mentre l’estate è stata molto secca e, a partire dal 20 riguarda i vini bianchi, devo confessare che, in questi ultimi settembre, ha rincominciato a piovere. A partire dal 15 lu- anni, in generale li ho trovati più minerali e sapidi, ricchi di glio il tempo è stato molto secco, moderatamente caldo, freschezza, molto più completi, rispetto a qualche anno fa. con qualche giorno di gran caldo. Il tempo è nuovamente Saranno vini destinati a lungo invecchiamento. Il 2012 per cambiato i primi giorni d’autunno, le piogge sono state i vini bianchi, in generale, è stata una buona annata, come moderate e sono cadute regolarmente, a partire dal 20 il 2011, il 2010 e il 2009. Per i Sauternes il 2012 è stata settembre. Alcune mie considerazioni sull’annata 2012: un’annata pessima, infatti molti Châteaux non hanno pro- ho trovato, in generale, salvo rare eccezioni, che l’annata dotto i loro vini e, chi li ha prodotti, ha ridotto drasticamen- 2012 è stata migliore rispetto al 2011. Sia nel 2011 che te il numero delle bottiglie. Il clima non ha permesso il for- nel 2012 ho degustato vini rossi con sentori fruttati, salvo marsi della botritis cinerea, come nelle annate normali. rare eccezioni, dove ho sentito anche note fl oreali (Châte- Passando ai vini rossi, per quanto riguarda la larghezza del au Latour con la lavanda, Château Larrivet Haut Brion con tannino, è importante che faccia le precisazioni che se- la rosa, Château Giscours con la violetta, come pure lo guono, affi nché possa esser compresa: io sento il tannino Château de Fonbel e lo Château Cheval Blanc con la rosa del vino sulla gengiva superiore. La totale larghezza del rossa e pochi altri). Il 2011 ha dato vini rossi talvolta con tannino è 6/6, cioè tutta la larghezza della gengiva supe- frutta un pò matura, non tanta struttura e non lunga persi- riore. Ovviamente, se il tannino è meno largo, potrà esse- stenza gustativa. I tannini, sia nel 2011 che nel 2012, in re, per esempio, 5/6 e così via. La larghezza del tannino è generale sono inizialmente setosi o vellutati, per poi anda- importante quando la qualità dello stesso è di buono o re ad asciugarsi nel fi nale. Nel 2012 ho sentito vini rossi alto livello. Più il tannino è largo, più il vino è degno d’at- con frutta meno matura, più fresca, buona struttura e più tenzione, ma il tannino, come ho precisato, dev’essere, in lunga persistenza gustativa, rispetto all’annata 2011. Sia- ogni caso, di buona qualità.

ALTER EGO 2012 Margaux - rosso (Merlot 51%, Cabernet Sauvignon 40% e Petit Verdot 9%) Veste rosso porpora. Profumi vari e piacevoli di cassis, prugna, ciliegia rossa, grafi te, inten- si, menta, speziati, lievi di pepe nero e noce moscata, boisé, dolci, piacevoli, pera, lievi, per terminare con tocchi di conserva di pomodo- ro. Al gusto è equilibrato, con freschezza in evidenza sulla massa alcoolica, grazie anche al tannino, che è largo (5/6 +), inizialmente setoso, per poi asciugarsi un pò nel fi nale. Il corpo è misuratamente medio. Lunga è la sua persistenza aromatica intensa con fi nale un pò Le vigne dello Château Ausone boisé e lo è un pochino di più rispetto al 2011. AÎLE D’ARGENT E’ il primo anno che viene utilizzato il Petit Ver- AUSONE 2012 DI MOUTON ROTHSCHILD 2012 dot. Il tannino è lievemente più largo di quello Saint – Emilion - rosso Bordeaux - bianco del 2011 e 2010. Il tannino del 2011 aveva più ( 55% e Merlot 45%) (Sauvignon 63% e Sémillon 37%) spessore di quello del 2012. Il 2011 aveva an- Rosso rubino intenso con trame e bordo por- Giallo paglierino intenso. Al naso si godono che un pochino più di struttura. 90/92 pora. All’esame olfattivo rivela profumi di cioc- profumi di limone, sale, biancospino, pepe colata, prugna, grafi te, intensi, menta, euca- bianco, episperma (seconda pelle del mar- lipto, pelle vegetale (tende al dolce del cuoio), rone bollito), iodio, per terminare con note di pepe nero, noce moscata, lievi, chiodi di garo- foglia di ruta e foglia di pomodoro. Al gusto fano, dolci, boisé, per terminare con sussurri di si rimane colpiti dalla copiosa presenza di liquirizia. Al gusto svela un corpo medio, vestito sale e limone. Vino equilibrato, grazie all’aci- da frutta lievemente matura, ma piacevole. Vino dità, al minerale e alla sapidità. Vino dotato ben equilibrato con asse acido-alcool-tannino in di struttura appena suffi ciente. Lunga è la perfetta armonia. Il tannino è dolce, largo (5/6), sua persistenza aromatica intensa con fi nale inizialmente setoso, per poi, nel fi nale, asciugar- agrumato e salato. Nel fi nale brucia lieve- si un pò. Lunga è la sua persistenza aromatica mente la gengiva superiore. Questo 2012 ha intensa con fi nale di ciliegia e lieve boisé. Que- più struttura e persistenza gustativa rispetto sto vino ha la frutta più matura di quella dello al 2011 e al 2010. Nel 2012 si sente meno Chapelle. Il vino è elegante e piacevole, nono- la presenza del legno, rispetto a quest’ultime stante l’annata diffi cile. Il 2012 ha più struttura due annate. Ho preferito, nel complesso, il del 2011 e trovo che, nell’insieme, il 2012 sia 2012, rispetto al 2011. 90/92 leggermente superiore al 2011. 92/94

68 BRANE CANTENAC 2012 LA CHAPELLE DE LA MISSION Margaux - rosso HAUT BRION 2012 (Cabernet Sauvignon 68% e Merlot 32%) Pessac – Leognan - rosso Alla visiva ha un rosso rubino con larghe tra- (Cabernet Sauvignon 56%, Merlot 28,5% me porpora. Olfatto elegante e piacevole di e Cabernet Franc 15,5%) ciliegia un pò matura, cioccolata, menta, eu- Intenso rosso rubino con fi ne bordo porpo- calipto, intenso, pelle vegetale (si avvicina al ra. Naso didascalico con profumi di grafi te, dolce del cuoio), pepe nero, noce moscata, intensa, oliva nera, mora selvatica, confetto tabacco biondo della Virginia, fi eno, alloro, (bon bon del matrimonio), menta, eucalipto, tartufo nero, lievi, episperma (dolce della se- prugna, pepe nero, noce moscata, ciliegia conda pelle del marrone bollito), per termina- rossa, pelle vegetale (si avvicina al dolce del re con soffi d’anice. Al gusto esplodono sa- cuoio), cassis, conserva di pomodoro, cioc- DOMAINE DE CHEVALIER 2012 pori di tartufo nero, prugna e cassis. Vino ben colata, alloro, cipresso, per terminare con Pessac – Léognan - rosso equilibrato con la spalla acida e il tannino che rimandi di cenere. Al gusto sfoggia una pia- (Cabernet Sauvignon 65%, Merlot 30% riescono, senza alcuna esitazione, ad avere cevole prugna fresca. Sapido e minerale con e Petit Verdot 5%) il dominio sulla massa alcoolica. Il tannino è corpo medio. Vino equilibrato con spalla acida Alla visiva è rosso porpora. Al naso emergono dolce, largo (6/6- -), inizialmente setoso per e tannino che dominano la massa alcoolica. Il ricordi di ciliegia, prugna, fi ori, sigaro toscano, poi nel fi nale asciugarsi lievemente. Il corpo tannino è dolce, abbastanza largo (5/6 -), ini- scatola di sigari, cedro del Libano, pepe nero, è medio, mentre lunga è la sua persistenza zialmente setoso, per poi nel fi nale asciugarsi menta, per terminare con rimandi boisé di epi- aromatica intensa con fi nale di ciliegia. Con un pò. Abbastanza lunga è la sua persistenza sperma (seconda pelle del marrone bollito). Al l’annata 2011, questo vino colpì la mia atten- aromatica intensa con fi nale di mora di rovo gusto riemerge quanto già sentito all’olfatto: il zione perché lo trovai fi ne ed elegante con e prugna. Nel fi nale brucia lievemente la gen- sigaro toscano accompagnato da note affu- tannini setosi e piacevoli, l’unico difetto era giva superiore. Naso strepitoso, il vino difetta micate. Vino equilibrato con la freschezza che che gli mancava un pochino di struttura, ma un pò di persistenza gustativa. Vino sulla scia domina la massa alcoolica. Il tannino è dolce, più che altro era un pò corto di persistenza del 2011. Il 2010 è stato superiore sia al 2011 abbastanza largo (5/6), inizialmente vellutato, gustativa. Il 2012 invece ha più struttura, per- che al 2012, sia per qualità del tannino che per poi, nel fi nale, asciugare la gengiva supe- sistenza gustativa, potenza e, all’olfatto, ha per persistenza gustativa.89/91 riore. Corpo medio e lunga è la sua persisten- una ciliegia lievemente matura, è più grasso za aromatica intensa con fi nale di prugna e al gusto e lievemente meno elegante. Anche sigaro toscano. 91/93 se in modo diverso, le due annate, per me, si equivalgono in positivo. 91/93 CHEVAL BLANC 2012 Saint – Emilion - rosso CARRUADES DE LAFITE 2012 (Merlot 54% e Cabernet Franc 46%) Pauillac - rosso Rosso rubino con trame porpora. Olfatto fe- (Cabernet Sauvignon 53%, Merlot 42%, lice e gaudente con piacevoli sentori di cilie- Cabernet Franc 3% e Petit Verdot 2%) gia rossa, menta, eucalipto, grafi te, fragola, Robe rosso rubino con trame porpora. Olfatto prugna, cassis, mirtillo, rose rosse, lievi, mo- piacevole con profumi di prugna, ciliegia, men- ra e liquirizia, per terminare con un pizzico di ta, eucalipto, note dolci, pera, cenere, pepe pepe nero. Al gusto mostra una buona strut- nero, noce moscata, per terminare con una tura e una piacevole frutta di cassis e mora. sensazione di liquirizia. Al gusto rivela una strut- Vino ben equilibrato con piacevole tannino tura lievemente esile. Vino equilibrato con spalla dolce, largo (6/6 -), inizialmente setoso, per acida in rilievo sulla massa alcoolica. Il tannino è poi nel fi nale asciugarsi un pochino. Lunga dolce, abbastanza largo (5/6), inizialmente se- è la sua persistenza aromatica intensa con toso, per poi asciugarsi un pò nel fi nale. Lunga fi nale di frutta a bacca nera. Questo 2012 è la sua persistenza aromatica intensa. Il tan- è superiore al 2011 perché ha più struttura, nino del 2012 è un pò più largo del 2011, ma tannino più largo e più lunga persistenza gu- quest’ultimo ha più struttura del primo. 89/91 stativa. Bel vino, piacevole. 92/94

CHAPELLE D’AUSONE 2012 LE CLARENCE DE HAUT BRION 2012 Saint – Emilion - rosso Pessac – Leognan - rosso (Cabernet Franc 60%, Merlot 25% (Cabernet Sauvignon 43%, Merlot 41%, e Cabernet Sauvignon 15%) Cabernet Franc 14% e Petit Verdot 2%) Rosso porpora concentrato. Intenso e largo Robe rosso rubino intenso con larghe trame nei profumi di pelle in lavorazione, menta, DOMAINE DE CHEVALIER 2012 porpora. Naso ampio e vario con profumi di eucalipto, cioccolata, intensi, grafi te, prugna, Pessac - Léognan - bianco cioccolata, grafi te, intensi, oliva nera, menta, rosmarino, alloro, per terminare con lievi ricor- (Sauvignon 70% e Sémillon 30%) eucalipto, confetto (bon bon del matrimonio), di di mora. Al gusto regala una piacevolezza Giallo paglierino chiaro. Incisività aromatica pepe nero, noce moscata, chiodi di garofano, fruttata di prugna lievemente acerba. Vino ben fatta di foglia di ruta, foglia di pesca, foglia di lievi, mora, ciliegia, intensi, prugna, pelle vege- equilibrato con massa alcoolica sovrastata pomodoro, pepe bianco, cuoio fresco, lieve, tale (si avvicina al dolce del cuoio), conserva di dalla freschezza e dal tannino. Quest’ultimo episperma (seconda pelle del marrone bolli- pomodoro, incenso e cipresso, per terminare è dolce, abbastanza largo (5/6 -), inizialmente to), fi ori bianchi, per terminare con lievi toni con toni fruttati di ciliegia. Al gusto si gode una setoso, per poi asciugarsi nel fi nale. Il corpo boisé. Al gusto esordisce il sapore agrumato. piacevole prugna. Vino equilibrato con tanni- è medio, appena suffi ciente. Lunga, ma non Riccamente sapido, equilibrato con massa no dolce, abbastanza largo (4/6 + +), inizial- lunghissima, è la sua persistenza aromatica alcoolica magistralmente dominata dalla fre- mente è vellutato, ma, nel fi nale, si asciuga un intensa con fi nale di prugna e cioccolata. Il schezza. Lunga è la sua persistenza aromati- pò. Corpo medio e lunga è la sua persistenza 2011 aveva più struttura del 2012. Nell’insie- ca intensa con fi nale sapido e agrumato. Nel- aromatica intensa con fi nale di prugna. Il 2011 me, trovo che sia il 2011 che il 2012 abbiano le mie note ho scritto: “Vino entusiasmante aveva i tannini più larghi, ma la frutta era più una bella piacevolezza. 90/92 per la sapidità e freschezza”. 93/95 matura, rispetto al 2012. 89/92

69 LA CLARTÉ DE HAUT BRION 2012 freschezza, che, aiutata dal tannino, insieme Pessac – Léognan - bianco creano un piacevole connubio, che conduce (Sémillon 58% e Sauvignon 52%) l’equilibrio gustativo. Il tannino è dolce, ab- Si tinge di giallo paglierino abbastanza bastanza largo (5/6- -) e setoso per fi nire con intenso, lucente, con piccoli rifl essi grigi. l’asciugarsi lievemente. Il corpo è medio, Articolato e ricco nei toni di grafi te, epi- mentre lunga è la sua persistenza aromatica sperma (seconda pelle del marrone bollito) intensa con fi nale di ciliegia matura. Il 2012 e biancospino, seguiti dal sapone di Marsi- ha una ciliegia matura come quella del 2010, glia, iodio, pepe bianco, intensi, menta, lie- mentre il 2011 è un pò più boisé del 2012, ve tostato, sale, mandorla e fi ori di zagara, ma ha una ciliegia fresca. Il tannino del 2011 per terminare con note agrumate di limone era completamente largo (6/6). 90/92 e pompelmo giallo. Al palato risalta la sua ricchezza sapida, accompagnata al mine- Lo Château Haut Brion L’EGLISE CLINET 2012 rale. Il corpo non è dirompente, ma suffi - Pomerol - rosso ciente. Vino equilibrato, grazie alla gene- (Merlot 90% e Cabernet Franc 10%) rosa freschezza e sapidità, che dominano, Si tinge rosso rubino intenso con trame por- magistralmente, la massa alcoolica. Lun- pora. L’effi cacia olfattiva mostra piacevoli ga è la sua persistenza aromatica intesa profumi di pelle in lavorazione, cioccolata, con fi nale di agrumi e sale, bagnati da una intensi, pepe nero, noce moscata, menta, copiosa freschezza. Per struttura il 2012 eucalipto, liquirizia, ciliegia marasca, intensi, ricorda più il 2010 che il 2011, quest’ul- amido spray per stirare e per fi nire il profumo timo era più strutturato. Nell’insieme mi è tipico, che poi si perde nel tempo, del bel piaciuto un pochino di più il 2012 rispetto Merlot, la cassetta di medicine. Gusto gau- al piacevole 2011. 92/94 dente con una bella ciliegia, arricchita dalla cioccolata e accompagnata anche dalla no- CLERC MILON 2012 ta boisé. Vino sapido e minerale. Bell’equili- Pauillac - rosso brio gustativo con freschezza e tannini che (Cabernet Sauvignon 60%, Merlot 29%, conducono la guida dell’equilibrio gustativo. Cabernet Franc 9%, Petit Verdot 1% Il tannino è dolce, largo (5/6), inizialmente e Carmenière 1%) setoso per poi nel fi nale asciugarsi un pò. Il Splendente rosso rubino con rifl essi por- corpo è medio e lunga è la sua persistenza pora. Profumi di menta, eucalipto, salvia, aromatica intensa con fi nale di ciliegia e boi- prugna, ciliegia, boisé, pepe nero, noce sè. Rispetto al 2012, il tannino del 2011 era moscata, vinosità (odore che c’è in cantina più largo e il fi nale gustativo era meno boisé. durante la vinifi cazione) e mirtillo per termi- Il 2012 è un bel vino, ma in questo momento nare con rimandi di episperma (seconda il 2011 è lievemente superiore. Siamo un pò pelle del marrone bollito). Gusto caratteriz- CLOS FOURTET 2012 distanti dal 2010, che aveva sentori di tartufo zato da una piacevole ciliegia, accompa- Saint – Emilion - rosso nero e violetta. 91/93 gnata da una nota lievemente boisé. Sapi- (Merlot 83%, Cabernet Sauvignon 13% do e minerale con corpo medio. Vino ben e Cabernet Franc 4%) L’EVANGILE 2012 equilibrato con freschezza e tannino in evi- Bel rosso rubino con bordo porpora. Rega- Pomerol - rosso denza sulla massa alcoolica. Quest’ultimo è la un naso dolce nei profumi di ciliegia un (Merlot 93% e Cabernet Franc 7%) dolce, largo (5/6) e inizialmente setoso per pò matura, seguiti dalla prugna, cioccolata, Color rosso porpora. Olfatto intrigante con poi asciugarsi, lievemente, nel fi nale. Que- intensi, menta, tartufo nero, dolci, boisé, ta- profumi di cioccolata, intensi, liquirizia, cilie- sto 2012 mi è piaciuto più del 2011 anche bacco biondo dolce da pipa, oliva nera, ca- gia, cioccolatino Mon Chêri, menta, eucalip- perché la nota fruttata del primo ha una giu- ramella mou al latte ed eucalipto per termi- to, alloro, confetto (bon bon del matrimonio), sta maturazione, mentre il secondo aveva nare con note balsamiche di cipresso. Vino cassis, dolce dosato boisé, caucciù, pepe una sovramaturazione della frutta. 91/93 equilibrato con spalla acida in evidenza sulla nero e noce moscata per terminare con massa alcoolica. Il tannino è dolce, largo carezze intense di pesca rossa. Precisa ed CLINET 2012 (6/6), inizialmente vellutato per poi nel fi nale equilibrata intelaiatura acido-alcool-tannino. Pomerol - rosso asciugarsi un pò. Il corpo è medio e delicato, Il tannino è dolce, largo (6/6), inizialmente (Merlot 90%, Cabernet Sauvignon 9% mentre lunga è la sua persistenza aromatica setoso per fi nire lievemente asciutto. Vino e Cabernet Franc 1%) intensa con fi nale di cioccolato e boisé. La sapido e minerale con corpo medio. Lunga Bel rosso rubino. Ventaglio di sensazioni ol- larghezza del tannino del 2012 ricorda quel- è la sua persistenza aromatica intensa con fattive caratterizzate dalla cioccolata e dalla lo del 2010, mentre quello del 2011 era un fi nale di cioccolata, ciliegia e cassis. Vino di ciliegia un pò matura, intense, seguite dalla pochino meno largo. Il 2012 ha la ciliegia più grande interesse e piacevolezza. 94/96 pelle vegetale (dolce che tende al cuoio) e matura, rispetto a quella del 2011. 90/92 dal confetto (bon bon del matrimonio) per LES FORTS DE LATOUR 2012 terminare con una nota di boisé (buccia di LA CONSEILLANTE 2012 Pauillac - rosso arancia strizzata). Esame gustativo caratte- Pomerol - rosso (Cabernet Sauvignon 76%, Merlot 23% rizzato dalla ciliegia un pò matura. Vino equi- (Merlot 89% e Cabernet Franc 11%) e Petit Verdot 1%) librato con tannino dolce, largo (5/6), inizial- Bel rosso rubino. Olfatto che si apre a no- Al colore è rosso porpora. L’impianto olfat- mente setoso per poi, nel fi nale, asciugarsi te di ciliegia lievemente matura, seguita da tivo declina toni di fumé, prugna, ciliegia, un pò. Il corpo è medio, mentre lunga è la cioccolata, menta, eucalipto, pelle e stoppa pelle vegetale, colla coccoina (latte di coc- sua persistenza aromatica intensa con fi nale intrisa di vino, per terminare con speziatura co e mandorla), pepe nero, noce moscata di cioccolata e boisé. Il boisé è presente, in di pepe nero e noce moscata. Al gusto si e menta per terminare col cassis. Bocca modo generoso, sia all’olfatto che al gusto. godono una piacevole cioccolata e una ci- ammaliante con sapori di prugna fresca, ci- Per il legno ricorda il 2011, mentre il 2010 liegia un pò matura, che ricordano il ciocco- liegia e scatola di sigari. Vino ben equilibrato aveva un legno misurato. 89/91 latino Mon Chêri. Vino ben equilibrato con la con, in evidenza, la freschezza sulla massa

70 alcoolica. Il tannino è dolce, abbastanza lar- HAUT BAILLY 2012 go (5/6 -), inizialmente setoso per poi, nel Pessac – Léognan - rosso fi nale, asciugarsi lievemente. Vino con corpo (Cabernet Sauvignon 60% e Merlot 40%) medio e lunga persistenza aromatica inten- Alla visiva risplende rosso rubino con bordo sa con fi nale di prugna. Il tannino del 2011 porpora. Naso ricco di profumi di cioccolata, era più largo di questo. Nell’insieme, il vino è ciliegia, prugna, cassis, menta, pepe nero, piacevole. 91/93 noce moscata e vegetale (lievi) per termina- re con un profumo abbastanza tipico, il fumé GAZIN 2012 (tizzone del legno). Al gusto è piacevole con Pomerol - rosso sapori di prugna, ciliegia, cioccolata e mine- (Merlot 100%) rali. Il corpo è medio. Vino ben equilibrato con Veste rosso rubino abbastanza intenso. asse acido-alcool-tannino in perfetta armo- L’approccio olfattivo evidenzia una nota ve- nia. Il tannino è dolce, largo (6/6 -) e inizial- getale seguita da ciliegia, menta, appretto mente setoso per poi asciugarsi un pò nel (amido spray per stirare), eucalipto e cassis fi nale. Lunga è la sua persistenza aromatica La cantina dello Château Haut Bailly per terminare con carezze di pomodoro sec- intensa con fi nale di prugna e cioccolata. Al co. Al gusto mostra subito piacevole cioc- naso questo 2012 ricorda il 2011, a ecce- nare con sentori intensi e piacevoli d’incen- colata, accompagnata dalla ciliegia. Vino zione della nota vegetale presente nel primo. so. Al gusto il palato rimane piacevolmente abbastanza equilibrato con tannino dolce, Il tannino del 2012 è più largo di quello del colpito dalla nota fruttata di ciliegia. Il corpo largo (6/6 - -), spesso, inizialmente setoso 2011. La giusta presenza del legno è uguale è medio, rinforzato. Il vino è ben equilibrato per poi nel fi nale asciugarsi un pò e diventare sia nel 2012 che nel 2011. Bel vino! 92/94 con spalla acida che domina, senza esitazio- aggressivo sulla gengiva superiore. Il corpo è ni, la massa alcoolica, grazie anche al tanni- medio e lunga è la sua persistenza aromati- no, che è dolce, largo (5/6 +) e inizialmente ca intensa con fi nale di cioccolata e ciliegia. setoso per poi, nel fi nale, andare ad asciu- Ricordo che il 2011 aveva un naso pigro, un garsi un pò e lasciare una sensazione calo- pò chiuso, al contrario del 2012. Per fortu- rica lieve sulla gengiva superiore. Lunga è la na la nota vegetale sentita all’olfatto non si è sua persistenza aromatica intensa con fi nale sentita al gusto. 90/92 fruttato di ciliegia. Ha più corpo e potenza de La Mission Haut-Brion. Il tannino del 2012 è GRAUD – LAROSE 2012 un pò più stretto di quello del 2011. Ho tro- Saint – Julien - rosso vato, nel complesso, lievemente superiore il (Cabernet Sauvignon 66,5%, Merlot 27% e 2011 rispetto al 2012. 93/95 Petit Verdot 6,5%) Rosso rubino intenso. Naso elegante e ricco LAFITE ROTHSCHILD 2012 di profumi, che iniziano con la cioccolata, in- Pauillac - rosso tensa, seguita da prugna, cipresso, ciliegia, (Cabernet Sauvignon 91%, Merlot 8,5% cassis, episperma (seconda pelle del marrone e Petit Verdot 0,5%) Lo Château Graud – Larose bollito), mora, pelle vegetale (tende al dolce Veste rosso rubino con bagliori porpora. del cuoio), confetto (bon bon del matrimonio), Naso vario e interessante con profumi di liquirizia, menta, eucalipto, pepe nero, lieve, HAUT – BRION BLANC 2012 ciliegia marasca un pò matura, smalto di caffè e cuoio stagionato per terminare con Pessac – Léognan - bianco vernice, latte bollito, lievi, prugna, pepe ne- soffi di mandorla. Al gusto dà piacere sentire (Sémillon 45% e Sauvignon 55%) ro, noce moscata, cenere, alloro e menta una bella fruttata dolcezza di cassis e mora, Veste giallo paglierino con rifl essi grigio- per terminare con sentori di cassis. Al gu- lievemente matura. Precisa intelaiatura acido- verdi. Naso caratterizzato da profumi di sa- sto si sente, da subito, un piacevole sapore tannica, che anima la sua struttura densa e le, iodio, biancospino, grafi te, pepe bianco di scatola di sigari. Corpo medio. Vino ben carnosa. Il tannino contribuisce a rendere il vi- ed episperma (seconda pelle del marrone equilibrato con la spalla acida che sovrasta no ben equilibrato. Tannino dolce, largo (5/6), bollito) per terminare col limone. Al gusto la massa alcoolica, grazie anche a un tanni- inizialmente setoso per poi, nel fi nalissimo, di- è molto sapido con note minerali. Vino ben no dolce, largo (5/6 +) e inizialmente setoso ventare lievemente asciutto. Il corpo è medio, equilibrato con massa alcoolica in completo per poi asciugarsi un pò nel fi nale. Il 2011 mentre lunga è la sua persistenza aromatica sottotono rispetto alla freschezza e alla sapi- aveva troppa struttura, in tendenza opposta intensa con fi nale di prugna, cassis e mora. dità. Il corpo è medio, mentre lunga è la sua rispetto all’annata. Col 2012 si è tornati alla Questo vino mi ha entusiasmato, rispetto al persistenza aromatica intensa con fi nale di li- normalità, rispetto all’annata particolarmente 2011, che non aveva tanta struttura e persi- mone e sale. Questo vino è più sapido de La diffi cile per la qualità dei tannini. Ho trovato stenza gustativa. 92/94 Mission, più fi ne al gusto e non ha il bruciore questo 2012 più fi ne e piacevole del 2011, alla gengiva superiore. Il 2012 ha più struttu- anche se i tannini del 2011 erano un pò più CHÂTEAU GUIRAUD 2012 ra di quella che aveva il 2011. Ho trovato che larghi di quelli del 2012. 92/94 Sauternes l’Haut-Brion è, nell’insieme, superiore all’ot- (Sémillon 65% e Sauvignon 35%) timo La Mission Haut Brion. 95/97 LAROZE 2012 Robe giallo oro opaco. Profi lo olfattivo con Saint – Emilion - rosso note di miele, agrumi, camomilla, fi ori gialli HAUT – BRION 2012 (Merlot 80% e Cabernet Franc 20%) e menta per terminare col profumo di euca- Pessac – Léognan - rosso Carica cromatica rubino scuro con trame lipto. Vino con non tanta struttura, ma ben (Merlot 65,5%, Cabernet Sauvignon 32,5% porpora. Ampiezza aromatica accattivante equilibrato. Sensazione di dosata morbidez- e Cabernet Franc 2%) con profumi di grafi te, cassis, menta, euca- za. Va a crescere in bocca, elargendo sapori Color rosso rubino e porpora scuri. Naso lipto, vernice a olio, ciliegia marasca un pò di miele. Lunga è la sua persistenza aroma- ampio, vario e interessante con profumi di matura, alloro, lieve, pepe nero, prugna, mir- tica intensa con fi nale di episperma (secon- cipresso, pepe nero, noce moscata, pelle tillo, mora, episperma (seconda pellolina del da pelle del marrone bollito), miele e arancia vegetale (tende al dolce del cuoio), menta, marrone bollito) e asfalto bagnato per termi- candita. Vino piacevole, anche se non è par- eucalipto, ciliegia, cioccolata, alloro, prugna, nare con soffi di liquirizia. Palato ammaliato ticolarmente muscoloso. 88/90 mirtillo e conserva di pomodoro per termi- dal tartufo nero con piacevole sapidità e mi-

71 neralità, dotato di un generoso corpo medio. mineralità. Vino abbastanza equilibrato con Vino ben equilibrato con spalla acida che lieve altalena tra alcool e freschezza. Il corpo conduce l’equilibrio gustativo, grazie anche è medio e lunga è la sua persistenza aro- al tannino che è dolce, largo (6/6) e inizial- matica intensa con fi nale di limone. Vino con mente vellutato per poi nel fi nale asciugarsi naso interessantissimo e ricca presenza di un pò. Lunga è la sua persistenza aromatica sapidità, ma che, a mio avviso, avrebbe avu- intensa con fi nale di prugna e mora. Bel vi- to bisogno di maggior spalla acida. Vino gio- no! Il 2012 è leggermente inferiore al 2011, vane, che avrà bisogno di sosta in bottiglia quest’ultima annata rimane, tra le annate da per acquisire un pò più di equilibrio gustati- me degustate, la migliore. 90/92 vo. Naso vario e piacevole, gusto non all’al- tezza dell’olfatto. Il 2012 è stato superiore LASCOMBES 2012 per equilibrio gustativo e maggior presenza Margaux - rosso di freschezza. 90/92 (Merlot 50%, Cabernet Sauvignon 45% e Petit Verdot 5%) LYNCH BAGES 2012 Bel rosso rubino vino con trama porpora. Pauillac - rosso Naso vario e interessante con profumi di (Cabernet Sauvignon 71%, Merlot 26%, ciliegia lievemente matura, cioccolata, men- Cabernet Franc 2% e Petit Verdot 1%) ta, eucalipto, prugna, alloro, pelle vegetale Bel rosso porpora. L’olfatto rivela, senza ti- (tende al dolce del cuoio), grafi te, lievi, pepe midezza, piacevoli profumi di pelle, confet- nero e noce moscata per terminare con ca- to (bon bon del matrimonio), fumé, prugna, rezze di liquirizia. Al gusto è equilibrato con ciliegia, menta, eucalipto, inchiostro, pepe spalla fresca che domina la massa alcoolica. nero, noce moscata e amido del riso bollito Il tannino è dolce, largo (5/6) e inizialmente per terminare con sensazioni di liquirizia. Al setoso per poi asciugarsi un pò nel fi nale. gusto il corpo è medio, con sapori di pelle e Lunga è la sua persistenza aromatica in- prugna, che richiamano, in parte, quanto già tensa con fi nale di ciliegia. Per me il 2011 è sentito all’olfatto. Vino equilibrato con tanni- lievemente superiore al 2012, anche se nel no dolce, largo (6/6 - -) e inizialmente seto- primo si sentiva un pò di più al gusto la pre- so, che si asciuga un pò nel fi nale. Lunga senza del legno e aveva, sempre al gusto, la è la sua persistenza aromatica intensa. Vino ciliegia lievemente matura. 91/93 piacevole, non pronto come il 2011. All’inizio rosmarino, oliva nera e vernice a olio per dell’esame gustativo ho scritto “In bocca è terminare con rimandi di lemongrassa. La GRAND VIN LATOUR 2012 un pò crudo”. Nel 2011, al gusto, ho sentito bocca è inebriata da una piacevole, frutta- Pauillac - rosso un pò più la presenza del legno, rispetto al ta dolcezza di prugna. Vino ben equilibrato (Cabernet Sauvignon 90,2%, Merlot 9,6% 2012. Nell’insieme, questo 2012 è lievemen- con massa alcoolica in sottotono, rispetto e Petit Verdot 0,2%) te inferiore al 2011. 91/93 alla spalla acida. Il tannino è dolce, abba- Rosso porpora intenso. Il profumo si apre stanza largo (5/6 -) e inizialmente setoso con note di pelle in lavorazione, menta, eu- LEOVILLE LAS CASES 2012 per poi asciugarsi un pò nel fi nale. Il corpo calipto, pepe nero, noce moscata, lavanda, Saint – Julien - rosso è medio, mentre lunga è la sua persisten- prugna, ciliegia e pane appena sfornato per (Cabernet Sauvignon 74%, Merlot 15% za aromatica intensa con fi nale di prugna terminare con rimandi di scatola di sigari. Al e Cabernet Franc 11%) e cioccolata. Ho scritto: “Vino piacevole”. Il gusto è un tripudio di piacevolezza con la Bel color rosso porpora. Naso subito ben 2012 ha più struttura del 2011 e mi ricorda, prugna fresca che fa da prima attrice, ac- leggibile con profumi di prugna, mora, ci- quindi, di più il 2010. 90/92 compagnata dalla ciliegia marasca. Asse liegia, pepe nero, noce moscata, chiodi di acido-alcool-tannino in perfetta armonia, garofano, pelle e menta per terminare con MARGAUX 2012 ognuno nel suo ruolo, nel pieno rispetto soffi di eucalipto. Vino equilibrato con asse Margaux - rosso dell’equilibrio. Il tannino è dolce, abbastanza acido-alcool-tannino in perfetta armonia tra (Cabernet Sauvignon 87%, Merlot 10% largo (5/6) e inizialmente setoso per poi nel loro. Corpo medio con tannino dolce, ab- e Cabernet Franc e Petit Verdot 3%) fi nale asciugarsi lievemente. Vino con corpo bastanza largo (5/6) e inizialmente setoso, Bel rosso rubino con bordo porpora chiaro. medio e lunga persistenza aromatica inten- che, nel fi nale, si asciuga lievemente. Lunga Dispiega un’articolazione aromatica raffi nata, sa con fi nale di prugna. Questo 2012 ha la è la sua persistenza aromatica intensa con che abbraccia profumi di ciliegia, prugna, in- ciliegia fresca, non matura, come quella del fi nale di frutta a bacca nera. I tannini sono tensi, confetto (bon bon del matrimonio) inten- 2011. I tannini del 2012 sono un pò meno un pò legati, non li ho sentiti sciolti come nel si, mandorla, menta, abbastanza intensi, eu- larghi di quelli del 2011, che aveva, al gusto, 2010. Confermo che la nota boisé, sia nel calipto, boisé, lievi, pepe nero, noce moscata un pò più la presenza del boisé, rispetto al 2012, che nel 2011 e 2010 è stata molto e iuta per terminare con una lieve sensazione 2012. Bel vino! 94/96 dosata,rispetto al 2009, che, invece, ricor- vegetale. Sorso piacevole e delicato, tipico di do esser stata più marcata. Vino similare al un bel vino non particolarmente strutturato. LYNCH – BAGES 2012 2011, ma un pò inferiore rispetto al 2010. Vino equilibrato con massa alcoolica non in Pauillac - bianco 92/94 rilevanza rispetto alla freschezza e al tannino. (Sauvignon 60%, Sémilllon 27% Quest’ultimo è dolce, abbastanza largo (5/6 e Muscadelle 13%) LUCIA 2012 - -) e inizialmente setoso per poi diminuire la Bel giallo paglierino. Si apre su aromi tipici Saint – Emilion - rosso sua larghezza e tendere ad asciugarsi un pò. del Sauvignon e cioè foglia di ruta, foglia di (Merlot 90% e Cabernet Franc 10%) Il corpo è abbastanza medio. Lunga, ma non pomodoro e biancospino, seguiti da note di Color rosso rubino intenso con trame por- lunghissima, è la sua persistenza aromatica menta, limone, pompelmo giallo, cuoio fre- pora. Naso piacevolmente fruttato con ci- intensa con fi nale di prugna e boisé. Il tannino sco, minerale, salsedine, per terminare con liegia rossa croccante, prugna, cassis, ac- del 2012 è meno largo di quello del 2011 e delle pennellate di episperma (seconda pelle compagnato da cioccolata, intensa, menta, questo 2012 ha meno struttura e persistenza del marrone bollito). Al gusto ha una ricca eucalipto, pelle vegetale (si avvicina al dol- rispetto al 2011. Nell’insieme, è un vino che si presenza di sapidità, accompagnata dalla ce del cuoio), pepe nero, noce moscata, beve con piacere. 91/93

72 LA MONDOTTE 2012 lemongrassa, eucalipto ed episperma (dolce Saint – Emilion - rosso della seconda pelle del marrone bollito) per (Merlot 85% e Cabernet Franc 15%) terminare con la buccia di limone. Al gusto ha Rosso porpora. Al naso mostra tutta la sua una sapidità molto marcata, accompagnata gioventù con sentori di pelle di conceria, da mineralità e sapore di limone. Vino equi- ciliegia, menta, pepe nero, eucalipto e una librato con spalla acida e sapidità che non carica importante di grafi te per terminare fanno pensare minimamente alla massa alco- con sentori di vernice a olio. Al gusto è equi- olica. Il corpo è medio e lunga è la sua persi- librato con spalla acida che supera la mas- stenza aromatica intensa con fi nale di sale e sa alcoolica, mentre il tannino è largo (5/6), limone. Questo 2012 mi ricorda il 2009 ed è inizialmente vellutato per poi asciugarsi e superiore, anche per l’equilibrio gustativo, sia diventare un pò amarognolo. Corpo medio al 2011 che al 2010. Bel vino piacevole e da e lunga è la persistenza aromatica intensa lungo invecchiamento. 94/96 con fi nale boisé. Ho trovato questo vino con tannini, nel fi nale, un pò asciutti, qualità che PAPE CLÉMENT 2012 rispecchia l’annata. Al gusto si sente un pò Pessac – Léognan - rosso d’amarognolo. 88/90 (Merlot 65% e Cabernet Sauvignon 35%) Robe rosso rubino con trame porpora. Al naso MOUTON ROTHSCHILD 2012 si articola su toni boisé, cioccolata, pepe nero, Pauillac - rosso noce moscata, menta, chiodi di garofano, ci- (Cabernet Sauvignon 90%, Merlot 8% liegia e crema del latte bollito per terminare con e Cabernet Franc 2%) rimandi di mora. Al gusto la spalla acida sovra- Rosso porpora. Il profumo si presenta con sta la massa alcoolica, grazie anche al tannino, particolare piacevolezza, segnata da note di che è dolce, largo (6/6) e inizialmente setoso cioccolata, prugna, mora, cassis, ciliegia, boi- per poi nel fi nale asciugarsi un pò. Il corpo è sé, menta, pepe nero, lievi, rosmarino e sca- superiore alla media. Lunga è la sua persisten- tola di sigari per terminare col cedro del Liba- za aromatica intensa con fi nale di cioccolata. Lo Château Pape Clément no. Al gusto è piacevole con sapori di prugna Nelle mie note ho scritto: “Vino potente”. Per il e mirtillo. Vino con ottimo equilibrio gustativo, mio palato questo vino è migliorato perché si l’asse acido-alcool-tannino è in perfetta ar- sente un pò meno la presenza del legno e non LA MISSION HAUT BRION BLANC 2012 monia. Il corpo è appena suffi ciente. Il tannino si sente, nel fi nale gustativo, la nota amarogno- Pessac – Léognan - bianco è dolce, largo (6/6- -) e inizialmente setoso la, che contraddistingue anche l’eccessivo uso (Sémillon 84% e Sauvignon 16%) per poi, nel fi nale, asciugarsi un pò. Lunga è del legno. Questo 2012, per me, è superiore al Riluce giallo paglierino intenso lucente con ri- la sua persistenza aromatica intensa. Questo 2011. 92/94 fl essi grigi. Espansiva e coinvolgente apertura 2012 mi è piaciuto più del 2011, anche se aromatica, raccontata da profumi di grafi te il primo ha una struttura lievemente sotto la PAVIE 2012 ed episperma (seconda pellolina del marro- media e il secondo aveva una struttura un pò Saint – Emilion - rosso ne bollito) intensi, seguiti da sale, iodio, limo- costruita. Ho sentito questo 2012 più piace- (Merlot 60%, Cabernet Franc 25% ne, sapone di Marsiglia e pepe bianco per vole alla beva. Il tannino del 2012 è più largo e Cabernet Sauvignon 15%) terminare con note balsamiche di menta ed di quello del 2011. 92/94 Rosso rubino e porpora intensi. Naso con eucalipto. L’intreccio acido-sapido-minerale profumi di ciliegia con perfetta maturazione, è integro e importante, tanto che la massa PALMER 2012 menta, eucalipto, cenere, boisé, cipresso e alcoolica non si percepisce. Il corpo è medio, Margaux - rosso incenso per terminare con nuvola di cioccola- mentre lunga è la sua persistenza aromatica (Merlot 48%, Cabernet Sauvignon 46% ta. Vino con corpo medio, ben equilibrato con intensa con fi nale di sale e limone. Brucia e Petit Verdot 6%) alcool in sottotono, rispetto alla freschezza e lievemente la gengiva superiore. Nel 2011 al Bel rosso porpora intenso. Al naso è piacevo- al tannino. Quest’ultimo è dolce, largo (5/6 +) gusto era più presente la nota boisé. Il 2012 le con note di fumé, pera, ciliegia marasca, in- e inizialmente setoso per poi, nel fi nale, diven- ha più spalla acida del 2011 e 2010. 94/96 tense, pepe nero e noce moscata, lievi, cene- tare un pò asciutto e astringente. Lunga è la re, prugna, intense, cassis, menta, eucalipto sua persistenza aromatica intensa con fi nale LA MISSION HAUT – BRION 2012 e boisé per terminare con rimandi di grafi te. Al di ciliegia, menta e boisè. Questo 2012 mi ri- Pessac – Léognan - rosso gusto è sapido e minerale con un buon equi- corda il 2011, a eccezione del tannino, che (Merlot 62% e Cabernet Sauvignon 38%) librio. La freschezza, grazie al tannino, che è è lievemente meno largo rispetto al secondo. Intenso rosso rubino nella parte centrale con dolce, largo (5/6 + +) e vellutato riesce a non Anche in questo vino, per me, si sente troppo bordo porpora (buccia di melanzana). All’olfat- far sentire la massa alcoolica. Corpo medio e la presenza del legno. 89/92 to offre profumi di ciliegia e oliva nera, intensi, lunga è la persistenza aromatica intensa con menta, eucalipto, cipresso, cioccolata, gra- fi nale di prugna e boisé. Il tannino del 2012 PAVIE MACQUIN 2012 fi te, intensi, conserva di pomodoro, prugna, è meno spesso, ma più largo di quello del Saint – Emilion liquirizia, alloro, pepe nero e noce moscata 2011. In questo 2012 si sente un pochino di (Merlot 85%, Cabernet Franc 14% per terminare con sospiri dolci boisé. Il gusto più la presenza del legno, rispetto al 2011. Vi- e Cabernet Sauvignon 1%) è marcato da piacevoli note fruttate di ciliegia no piacevole e ben fatto, che ha reagito bene Rosso rubino con trame porpora. Si apre su marasca e prugna. Vino equilibrato con asse a un’annata diffi cile. 93/95 percezioni di ciliegia un pò matura seguite acido-tannino-alcool in sintonia tra loro. Il tanni- da menta, eucalipto, liquirizia e prugna, lievi, no è dolce, largo (5/6 +), inizialmente setoso e, PAPE CLÉMENT 2012 per fi nire al dolce della pelle vegetale, che si nel fi nale, si asciuga un pò. Corpo medio e lun- Pessac – Léognan - bianco avvicina al cuoio. Assaggio fruttato di cilie- ga è la sua persistenza aromatica intensa con (Sauvignon Blanc 45%, Sémillon 44%, gia, prugna e cassis. Vino abbastanza equi- fi nale fruttato di ciliegia e boisé. Il 2012 ha un Sauvignon Gris 5% e Muscadelle 6%) librato con spalla acida che domina l’alcool, pò più struttura del 2011, ma il secondo aveva Color giallo paglierino con rifl essi grigi e verdi. mentre il tannino è dolce, spesso, largo (6/6 il tannino lievemente più largo. Il 2010 rimane Bouquet caratterizzato da note boisé, sale, - -), inizialmente setoso e, nel fi nale, si asciu- superiore alle due successive annate. 92/94 fi ori gialli, pepe bianco, menta, cuoio fresco, ga un pò, lasciando una sensazione calorica

73 sulla gengiva superiore. Il corpo è medio e cassis. Equilibrio gustativo perfetto con asse lunga è la sua persistenza aromatica inten- acido-tannico in assoluta supremazia sulla sa. Il tannino del 2012 è più largo di quello massa alcoolica. Il tannino è dolce, largo (6/6 del 2011 e del 2010. A mio parere il 2011, -), inizialmente setoso per poi, nel fi nalissimo, nell’insieme, è stato superiore sia al 2010 asciugarsi un pò e continuare a rimanere lar- che al 2012. 89/91 go. Corpo medio e lunga è la sua persistenza aromatica intensa con fi nale di cioccolata e LE PAVILLON BLANC DE MARGAUX 2012 ciliegia. Il 2012, per me, nel suo insieme è su- Margaux - bianco periore al 2011. Ricordo che il 2011, al gusto, (Sauvignon 100%) tendeva ad andare via più velocemente. Bel Limpido giallo paglierino. Coinvolgente al na- vino! Nel mio ricordo c’è anche il 2010, che so con profumi di biancospino, colla coccoi- era un vino superbo, con molta più struttura na (latte di cocco e mandorla), foglia di ruta, rispetto anche al 2009. 93/95 foglia di pomodoro, iodio, sale, intensi, menta ed episperma (seconda pelle del marrone PICHON LONGUEVILLE bollito) per terminare con sentori agrumati COMTESSE DE LALANDE 2012 di limone. Al gusto si rimane piacevolmente Pauillac - rosso travolti dalla sua generosa sapidità, avvolta (Cabernet Sauvignon 59%, Merlot 28%, da sapori agrumati, che prendono la bocca e Cabernet Franc 8% e Petit Verdot 5%) la gengiva superiore quasi in tutta la sua am- Color rosso porpora. Bouquet particolare e piezza. Freschezza abbondante, che travolge ricco con, in evidenza, l’erborinatura del for- completamente la massa alcoolica, grazie maggio, note dolci di crema, tabacco dolce, anche alla sua sapidità. Lunghissima è la sua caramella mou al latte, boisé, prugna, ciliegia persistenza aromatica intensa con fi nale di li- marasca, menta, eucalipto, grafi te e scatola mone e sale. Nelle mie note ho scritto “Bella di sigari per terminare con sussurri di cedro sapidità e acidità. Vino molto longevo, che mi del Libano. Al gusto si rimane estasiati dal- è piaciuto più del rosso”. Ricordo che il 2011 tannino. Quest’ultimo è dolce, largo (5/6) e la presenza di una bella prugna fresca, che aveva un pò più nota minerale e si sentiva di inizialmente vellutato per poi asciugarsi un prende tutta la bocca. Vino sapido e mine- più la nota boisé. Per il fi nale gustativo, que- pò nel fi nale. Il corpo è medio e lunga è la rale con corpo medio. E’ ben equilibrato con sto 2012 assomiglia di più al 2010. Le mie sua persistenza aromatica intensa con fi nale freschezza e tannino che dominano, senza preferenze sono nell’ordine 2010, 2012, 2011 di ciliegia e misurato boisé. Questo 2012 ha incertezze, la massa alcoolica. Il tannino è e 2009. Gran vino! 96/98 più persistenza gustativa di quella del 2011, dolce, largo (6/6 -) e inizialmente setoso per per il resto le due annate si equivalgono ab- poi, nel fi nale, asciugarsi lievemente. Lunga è LE PAVILLON ROUGE DE MARGAUX 2012 bastanza. Ricordo bene l’eleganza del Ca- la sua persistenza aromatica intensa con fi na- Margaux - rosso bernet Franc del 2010. 88/90 le di prugna e ciliegia marasca. Non ricordo, (Cabernet Sauvignon 63%, Merlot 33%, per quella che è la mia esperienza negli ultimi Petit Verdot 3% e Cabernet Franc 1%) LE PETIT MOUTON anni, di aver mai degustato questo vino e di Bel rosso chiaro con bagliori porpora. Naso DE MOUTON ROTHSCHILD 2012 averlo trovato a questo livello. Mi ha entusia- caratterizzato da sentori di guscio di man- Pauillac - rosso smato! Questo 2012 è sicuramente superiore dorla, caucciù, lievi, ciliegia, prugna e boisé, (Cabernet Sauvignon 79%, Merlot 19% al 2011 e al 2010. Ricordo che il 2011 non lievi, per terminare con fresche note di menta e Cabernet Franc 2%) era così equilibrato al gusto. 93/96 ed eucalipto. Al gusto si gode una bella frutta Robe rosso rubino. Naso percorso da note di ciliegia e prugna. Il corpo è medio, abba- di pelle vegetale (è la pelle che si avvicina al PICHON LONGUEVILLE BARON 2012 stanza suffi ciente. Vino equilibrato con asse dolce del cuoio), boisé, more piccole di rovo, Pauillac - rosso acido-alcool-tannino in armonia tra loro. Il pepe nero, menta, eucalipto, cioccolata e (Cabernet Sauvignon 80% e Merlot 20%) tannino è dolce, abbastanza largo (4/6) e ini- prugna per terminare con rimandi di ciliegia. Bel rosso porpora. Propone un quadro olfat- zialmente setoso per poi, nel fi nale, asciugare Al gusto non ha tanta struttura, ma è piace- tivo con, in evidenza, una ciliegia lievemente un pò la gengiva superiore. Abbastanza lunga vole. Vino ben equilibrato, grazie anche a un matura, seguita da prugna fresca, appretto è la sua persistenza aromatica intensa. Sicu- tannino che è dolce, largo (5/6) e setoso, poi (amido spray per stirare), menta, eucalipto, ramente, per me, il 2011 è stato superiore sia vellutato, ma che, nel fi nale, si asciuga un liquirizia, pepe nero, noce moscata e lieve per qualità del tannino che per larghezza dello pochino. Lunga è la sua persistenza aroma- vegetale per terminare con un piacevole stesso, nonché per il corpo e la persistenza tica intensa con fi nale di ciliegia e boisé. Vino profumo di pomodoro secco. L’incontro gu- gustativa. Vino piacevole, non particolarmen- ben fatto e piacevole con minor struttura ri- stativo mette in mostra una nota fruttata di te impegnativo. 89/91 spetto al 2011, che aveva un corpo anomalo prugna e ciliegia lievemente acerba. Il vino rispetto all’annata. Il tannino del 2012 è più è ben equilibrato, si gode una piacevole fre- LE PETIT CHEVAL 2012 largo di quello del 2011. 90/92 schezza, che copre, senza indugio, la mas- Saint – Emilion - rosso sa alcoolica. Il tannino è dolce, abbastanza (Merlot 54% e Cabernet Franc 46%) PETRUS 2012 largo (5/6 -) e inizialmente vellutato per poi E’ il secondo vino dello Château Cheval Pomerol - rosso asciugarsi un pò, forse a causa dei tannini Blanc. Rosso rubino con lieve bordo porpo- (Merlot 100%) non completamente maturi. Lunga è la sua ra. Corredo olfattivo caratterizzato da profu- Veste rosso rubino intenso con trame por- persistenza aromatica intensa. Il tannino del mi di prugna, cassis, mora, ciliegia, menta, pora. Olfatto entusiasmante con profumi di 2011 è più largo di quello del 2012 e del eucalipto, sapone di Marsiglia, pepe nero, ciliegia, cioccolata, menta, eucalipto, rosma- 2010. Il 2011 aveva una nota fl oreale che ri- lievi, noce moscata, pelle vegetale (tende rino, intensi, cassetta di medicine, pelle ve- cordava il 2008. il 2012 non ha note fl oreali, al dolce del cuoio) e liquirizia per terminare getale (tende al dolce del cuoio), alloro, con- come il 2009 e il 2010. Sicuramente il 2011 con soffi d’amido di riso bollito. Al gusto ha fetto (bon bon del matrimonio), salvia, cassis, mi è piaciuto di più. Normalmente preferisco una bella frutta a bacca nera, accompa- prugna, pepe nero, lievi e noce moscata per questo vino al Comtesse, mentre quest’an- gnata al boisé. Vino sapido e minerale, ben terminare con note di pomodoro secco. Boc- no il secondo è stato, per me, superiore ri- equilibrato con, in rilievo, la spalla acida e il ca piacevole, ricca di cioccolata, ciliegia e spetto al primo. 89/91

74 LE PIN 2012 vegetale (è la pelle che si avvicina al dolce Pomerol - rosso del cuoio), confetto (bon bon del matrimo- (Merlot 100%) nio) e crema del latte bollito per terminare Rosso rubino con ampi rifl essi porpora. Cor- con rimandi di alloro e rosmarino. Vino equi- redo olfattivo caratterizzato da profumi di librato con spalla acida e tannino che emer- ciliegia marasca, pelle, pietra focaia, intensi, gono piacevolmente sulla massa alcoolica. menta, eucalipto, sapone di Marsiglia, polve- Il tannino è dolce, largo (5/6) e inizialmente re da sparo e cioccolata per terminare con setoso per poi, nel fi nale, asciugarsi un pò. soffi d’inchiostro. Al gusto dirompe un piace- Il corpo è medio e lunga è la sua persisten- re fruttato di ciliegia, seguito dal mandarino za aromatica intensa con fi nale di prugna e e infi ne dalla liquirizia. Vino magistralmente cioccolata. Nel fi nale non ho sentito il fumé, equilibrato con spalla fresca e tannino che di- che avevo sentito nel 2011. Ho trovato, sia rigono l’equilibrio gustativo. Il tannino è dolce, nel 2012 che nel 2011, minor presenza di largo (6/6) e inizialmente setoso per poi nel legno, rispetto al 2010. Vino, per me, lieve- fi nale asciugarsi un pò. Il corpo è medio e lun- mente superiore al 2011. 92/94 ga è la sua persistenza aromatica intensa con fi nale di cioccolata e ciliegia. Questo 2012 ha SOUTARD 2012 un pò più di struttura del 2011 e ha la ciliegia Saint – Emilion - rosso giustamente matura. 94/96 (Merlot 63%, Cabernet Franc 28%, Cabernet Sauvignon 7% e Malbec 2%) PONTET – CANET 2012 Rosso rubino con fi ne bordo porpora inten- Pauillac - rosso so. Sprigiona piacevoli note intense di cioc- (Cabernet Sauvignon 65%, Merlot 30%, colata, seguite da ciliegia, lievemente ma- Cabernet Franc 4% e Petit Verdot 1%) tura, che ricorda il cioccolatino Mon Chêri, Color rosso rubino intenso. Il profumo si pelle, alloro, menta, eucalipto, prugna e liqui- presenta con note di confettura di ciliegia, rizia per terminare con rimandi dolci boisé. menta, prugna, pera rossa, smalto di verni- un pò matura, cassis, menta, eucalipto, pe- Fruttato al gusto con sensazioni dolci. Vino ce, tartufo nero, lieve, grafi te, cassis, scatola ra piccola rossa, pepe nero, noce moscata, equilibrato con freschezza in dominio della di sigari, rosmarino e cenere per terminare conserva di pomodoro, mirtillo, vernice a massa alcoolica. I tannini sono dolci, spessi, con soffi di cioccolata. Al gusto è largo e in- olio, cuoio fresco, alloro e lemongrassa per abbastanza larghi (5/6 -) e inizialmente setosi tenso con sentori di ciliegia e prugna. Vino terminare con note di pomodoro secco. Vi- per poi, nel fi nale, asciugarsi un pò. Il corpo ben equilibrato, grazie anche al tannino che no equilibrato con asse acido-alcool-tannino è superiore alla media, mentre lunga è la sua è dolce, largo (5/6) e inizialmente setoso per in perfetta armonia. Il tannino è dolce, largo persistenza aromatica intensa con fi nale di poi asciugarsi un pò nel fi nale. Il corpo è me- (5/6), spesso e inizialmente vellutato per poi cioccolata, prugna e ciliegia. Vino piacevole dio e lunga è la sua persistenza aromatica asciugarsi lievemente nel fi nale. Il corpo è me- e godibile già da adesso. 91/93 intensa con fi nale di prugna. Vino piacevo- dio, mentre lunga è la sua persistenza aroma- le con minor presenza di legno, rispetto al tica intensa con fi nale di cioccolata, mirtillo, VIEUX CHÂTEAU CERTAN 2012 2011. Ricordo che, in quest’ultima annata, prugna e boisé. Il 2011 aveva un pochino più Pomerol - rosso avevo sentito la violetta. Nell’insieme, prefe- presenza di legno. Vino piacevole, lievemente (Merlot 87%, Cabernet Franc 12% risco il 2012 al 2011. 92/94 superiore, per me, al 2011. 90/92 e Cabernet Sauvignon 1%) Bellissimo rosso rubino con bordo por- RÉSERVE DE LA COMTESSE 2012 SMITH HAUT LAFITTE 2012 pora. Ampiezza aromatica affascinante e Pauillac – rosso Pessac – Léognan - bianco accattivante con profumi di ciliegia, menta (Cabernet Sauvignon 65%, Merlot 30% (Sauvignon blanc 90%, Sauvignon gris 5% ed eucalipto, intensi, confetto (bon bon del e Petit Verdot 5%) e Semillon 5%) matrimonio), pelle vegetale (tende al dolce Si tinge di rosso rubino con bordo porpora. Color giallo paglierino con rifl essi grigio ver- del cuoio), lievi, pepe nero, noce moscata, L’impressione olfattiva si apre con note di di. Al naso è entusiasmante con profumi rosmarino, alloro, intensi, caucciù, caramel- pelle vegetale, prugna, grafi te, intense, cilie- di foglia di ruta, foglia di pomodoro, ami- la dura di lampone, boisè, lievi e stoppa in- gia, menta e pepe nero, lievi, per terminare do di cotone, boisé, menta, pepe bianco, trisa di vino per terminare con soffi intensi con rimandi di cioccolata. Al gusto il vino è tostati, limone e sale per terminare con ri- di cioccolata. Struttura simile a quella del piacevole ed elegante, il corpo non è com- mandi d’eucalipto. Al gusto si rimane colpiti 2011, ma inferiore a quella del 2010 e 2009, pletamente presente. Vino equilibrato con la dall’abbondante sapidità e mineralità. Vino quindi corpo medio, appena suffi ciente, nel- freschezza, che, con l’aiuto del tannino, diri- ben equilibrato con spalla acida e sapidità lo stile tipico dello Château. Vino ben equi- ge il comando dell’equilibrio gustativo. Il tan- che guidano il comando dell’equilibrio gu- librato con spalla acida, aiutata dal tannino, nino è dolce, abbastanza largo (5/6 +) e ini- stativo. Corpo medio e lunga è la sua persi- che domina la massa alcoolica. Si gode una zialmente setoso per poi nel fi nale asciugarsi stenza aromatica intensa con fi nale di sale piacevole ciliegia. Il tannino è dolce, largo un pò. Lunga è la sua persistenza aromatica e limone. Al gusto questo 2012 ha il sale del (6/6 -) e inizialmente setoso per poi nel fi nale intensa con fi nale di prugna. Vino piacevole 2010 e il limone del 2011. Vino, in generale, asciugarsi un pò. Lunga è la sua persistenza con tannino più largo e meno scontroso del al livello del 2011 e del 2010. Vino di bel aromatica con intenso fi nale di ciliegia. Bel 2011, che aveva però un pò più struttura. livello! 93/95 vino, è un gran piacere berlo, come pure è Vino che si beve molto volentieri. Questo emozionante, per me, scrivere queste note 2012, nell’insieme, mi è piaciuto di più sia SMITH HAUT LAFITTE 2012 di degustazione. Alexandre Thienpont, il pro- del 2011 che del 2010. 91/93 Pessac – Léognan - rosso prietario dello Château, considera un “suo (Cabernet Sauvignon 55%, Merlot 40%, vino” quello che ha una struttura delicata, SANCTUS 2012 Cabernet Franc 4% e Petit Verdot 1%) altrimenti lo considera un “Pomerol”. Ciò è Saint – Emilion - rosso Bel rosso rubino con bordo porpora. Naso successo per le annate 2010 e 2009, che (Merlot 70% e Cabernet Franc 30%) elegante, che schiude a profumi piacevoli avevano più struttura del solito. Per me sono Bel rosso rubino vino con trame porpora. di ciliegia, prugna, menta, eucalipto, pepe tutti dei grandi vini, che, sin da subito, hai Rivela piacevoli profumi di ciliegia marasca nero, scatola di sigari, grafi te, cassis, pelle desiderio e piacere di bere. 94/96

75 ELENCO RIASSUNTIVO DEI VINI DEGUSTATI

CHÂTEAU D’AIGUILHE 2012 Côtes de Bordeaux Castillon rosso 89/91 AÎLE D’ARGENT DI MOUTON ROTHSCHILD 2012 Bordeaux bianco 90/92 ALCÉE 2012 Côtes de Bordeaux Castillon rosso 87/89 ALTER EGO 2012 Margaux rosso 90/92 D’ARMAILHAC 2012 Pauillac rosso 89/91 AUSONE 2012 Saint – Emilion rosso 92/94 BALESTARD – LA – TONNELLE 2012 Saint – Emilion rosso 89/91 BEAU – SÉJOUR BÉCOT 2012 Saint – Emilion rosso 88/90 BEAUSEJOUR – DUFFAU 2012 Saint – Emilion rosso 91/93 BELLEVUE MONDOTTE 2012 Saint – Emilion rosso 87/89 BERLIQUET 2012 Saint – Emilion rosso 88/90 BOUSCAUT 2012 Pessac – Léognan bianco 83/85 BOUSCAUT 2012 Pessac – Léognan rosso 89/91 BRAINAIRE DUCRU 2012 Saint – Julien rosso 90/92 BRANE CANTENAC 2012 Margaux rosso 91/93 CANON LA GAFFELIERE 2012 Saint – Emilion rosso 87/89 CAP DE MOURLIN 2012 Saint – Emilion rosso 89/91 CARBONNIEUX 2012 Pessac – Léognan bianco 85/87 CARBONNIEUX 2012 Pessac – Léognan rosso 89/91 CARRUADES DE LAFITE 2012 Pauillac rosso 89/91 CASTELNAU DE SUIDUIRAUT 2012 Sauternes bianco 87/89 CHAPELLE D’AUSONE 2012 Saint – Emilion rosso 90/92 LA CHAPELLE DE LA MISSION HAUT BRION 2012 Pessac – Leognan rosso 89/91 DOMAINE DE CHEVALIER 2012 Pessac - Léognan bianco 93/95 DOMAINE DE CHEVALIER 2012 Pessac – Léognan rosso 91/93 CHAPELLE DE POTENSAC 2012 Médoc rosso 89/91 LES CHARMES – GODARD 2012 Côtes de Bordeaux Francs bianco 86/88 CHEVAL BLANC 2012 Saint – Emilion rosso 92/94 LE CLARENCE DE HAUT BRION 2012 Pessac – Leognan rosso 89/92 LA CLARTÉ DE HAUT BRION 2012 Pessac – Léognan bianco 92/94 CLERC MILON 2012 Pauillac rosso 91/93 CLINET 2012 Pomerol rosso 89/91 CLOS DE BAIES 2012 Saint – Emilion rosso 90/92 CLOS DE L’ORATOIRE 2012 Saint – Emilion rosso 87/89 CLOS FOURTET 2012 Saint – Emilion rosso 90/92 CLOS LUNELLES 2012 Côtes de Bordeaux Castillon rosso 87/89 CLOS MARSALETTE 2012 Pessac – Léognan rosso 85/87 LA CONSEILLANTE 2012 Pomerol rosso 90/92 COUSPAUDE 2012 Saint – Emilion rosso 91/93 LES CRUSELLES 2012 Lalande de Pomerol rosso 87/89 LE DRAGON DE QUINTUS 2012 Saint – Emilion rosso 88/90 DUHART – MILON 2012 Pauillac rosso 86/88 ECHO DE LYNCH BAGES 2012 Pauillac rosso 86/88 L’EGLISE CLINET 2012 Pomerol rosso 91/93 L’EVANGILE 2012 Pomerol rosso 94/96 DE FIEUZAL 2012 Pessac – Léognan bianco 91/93 DE FIEUZAL 2012 Pessac – Léognan rosso 89/91 FIGEAC 2012 Saint Emilion rosso 91/93 DE FONBEL 2012 Saint - Emilion rosso 90/92 LES FORTS DE LATOUR 2012 Pauillac rosso 91/93 FRANC MAYNE 2012 Saint – Emilion rosso 87/89 FUGUE DE NENIN 2012 Pomerol rosso 87/89 LE “G” DE CHÂTEAU GUIRAUD 2012 Bordeaux Blanc sec bianco 87/89 LA GAFFELIERE 2012 Saint – Emilion rosso 90/92 GAZIN 2012 Pomerol rosso 90/92 GISCOURS 2012 Margaux rosso 88/90 GRAUD – LAROSE 2012 Saint – Julien rosso 92/94 CHÂTEAU GUIRAUD 2012 Sauternes bianco 88/90 HAUT BAILLY 2012 Pessac – Léognan rosso 92/94 HAUT – BRION BLANC 2012 Pessac – Léognan bianco 95/97 HAUT – BRION 2012 Pessac – Léognan rosso 93/95 HAUT SIMARD 2012 Saint – Emilion rosso 90/92 L’IF 2012 Saint – Emilion rosso 90/92 LAFITE ROTHSCHILD 2012 Pauillac rosso 92/94 LAFON - ROCHET 2012 Saint - Estèphe rosso 88/90 LAGRANGE 2012 Saint – Julien rosso 89/91 LARCIS DUCASSE 2012 Saint – Emilion rosso 89/91 LAROZE 2012 Saint – Emilion rosso 90/92 LARRIVET HAUT BRION 2012 Pessac – Léognan bianco 87/89 LARRIVET HAUT BRION 2012 Pessac – Léognan rosso 90/92 LASCOMBES 2012 Margaux rosso 91/93 GRAND VIN LATOUR 2012 Pauillac rosso 94/96 ANNATA 2012 E RELATIVE VALUTAZIONI

LATOUR MARTILLAC 2012 Pessac – Léognan bianco 89/91 LATOUR MARTILLAC 2012 Pessac – Léognan rosso 89/91 LESPAULT – MARTILLAC 2012 Pessac – Léognan bianco 87/89 LESPAULT – MARTILLAC 2012 Pessac – Léognan rosso 88/90 LIONS DE SUIDUIRAUT 2012 Sauternes bianco 85/87 LYNCH – BAGES 2012 Pauillac bianco 90/92 LYNCH BAGES 2012 Pauillac rosso 91/93 LEOVILLE BARTON 2012 Saint – Julien rosso 87/89 LEOVILLE LAS CASES 2012 Saint – Julien rosso 92/94 LEOVILLE POYFERRÉ 2012 Saint – Julien rosso 89/91 LUCIA 2012 Saint – Emilion rosso 90/92 LUSSEAU 2012 Saint – Emilion rosso 87/89 MALARTIC LAGRAVIERE 2012 Pessac – Léognan bianco 89/91 MALARTIC LAGRAVIERE 2012 Pessac – Léognan rosso 89/91 MARGAUX 2012 Margaux rosso 91/93 MARQUIS DE TERME 2012 Margaux rosso 87/89 LA MARTRE (1) 2012 Saint – Emilion rosso 88/90 LA MARTRE (2) 2012 Saint – Emilion rosso 89/91 LA MISSION HAUT BRION BLANC 2012 Pessac – Léognan bianco 94/96 LA MISSION HAUT – BRION 2012 Pessac – Léognan rosso 92/94 MONBOUSQUET 2012 Bordeaux bianco 89/91 MONBOUSQUET 2012 Saint – Emilion rosso 88/90 LA MONDOTTE 2012 Saint – Emilion rosso 88/90 MONTLANDRIE 2012 Castillon Côtes de Bordeaux rosso 89/91 MOULIN SAINT GEORGES 2012 Saint – Emilion rosso 88/90 MOUTON ROTHSCHILD 2012 Pauillac rosso 92/94 NENIN 2012 Pomerol rosso 89/91 OLIVIER 2012 Pessac – Léognan bianco 85/87 OLIVIER 2012 Pessac – Léognan rosso 87/89 ORMES DE PEZ 2012 Saint Estéphe rosso 88/90 PALMER 2012 Margaux rosso 93/95 PAPE CLÉMENT 2012 Pessac – Léognan bianco 94/96 PAPE CLÉMENT 2012 Pessac – Léognan rosso 92/94 PAUILLAC DE CHÂTEAU LATOUR 2012 Pauillac rosso 88/90 PAVIE 2012 Saint – Emilion rosso 89/92 PAVIE DECESSE 2012 Saint – Emilion rosso 87/89 PAVIE MACQUIN 2012 Saint – Emilion rosso 89/91 LE PAVILLON BLANC DE MARGAUX 2012 Margaux bianco 96/98 LE PAVILLON ROUGE DE MARGAUX 2012 Margaux rosso 89/91 LE PETIT CHEVAL 2012 Saint – Emilion rosso 88/90 LE PETIT LION 2012 Saint - Julien rosso 89/91 LE PETIT MOUTON DE MOUTON ROTHSCHILD 2012 Pauillac rosso 90/92 PETIT – VILLAGE 2012 Pomerol rosso 89/91 LA PETITE EGLISE 2012 Pomerol rosso 89/91 PETRUS 2012 Pomerol rosso 93/95 DE PEZ 2012 Saint – Estèphe rosso 89/91 PIBRAN 2012 Pauillac rosso 86/88 PICHON LONGUEVILLE COMTESSE DE LALANDE 2012 Pauillac rosso 93/96 PICHON LONGUEVILLE BARON 2012 Pauillac rosso 89/91 PHELAN SEGUR 2012 Saint – Estèphe rosso 87/89 LE PIN 2012 Pomerol rosso 94/96 PONTET – CANET 2012 Pauillac rosso 92/94 POTENSAC 2012 Médoc rosso 91/93 LA PRADE 2012 Côtes de Bordeaux Francs rosso 87/89 PRIEURE LICHINE 2012 Margaux rosso 90/92 PUYGUERAUD 2012 Côtes de Bordeaux rosso 87/89 QUINAULT L’ENCLOSE 2012 Saint – Emilion rosso 89/91 QUINTUS 2012 Saint – Emilion rosso 89/92 RÉSERVE DE LA COMTESSE 2012 Pauillac rosso 91/93 SANCTUS 2012 Saint – Emilion rosso 90/92 LE “S” DE SUIDUIRAUT 2012 Bordeaux bianco secco 88/90 SIMARD 2012 Saint – Emilion rosso 90/92 SMITH HAUT LAFITTE 2012 Pessac – Léognan bianco 93/95 SMITH HAUT LAFITTE 2012 Pessac – Léognan rosso 92/94 SOUTARD 2012 Saint – Emilion rosso 91/93 TALBOT 2012 Saint – Julien rosso 89/91 DU TERTRE 2012 Margaux rosso 83/85 LES TOURELLES DE LONGUEVILLE 2012 Pauillac rosso 87/89 TRIMOULET 2012 Saint – Emilion rosso 85/87 TROPLONG MONDOT 2012 Saint – Emilion rosso 88/90 VAL DE ROC 2012 Bordeaux Superieur rosso 88/90 VIEUX CHÂTEAU CERTAN 2012 Pomerol rosso 94/96 Buoconvento è intimamente lega- to alla via Cassia, che fu, durante l’Impero Romano, una delle più im- portanti vie consolari. Nel Medioevo poi un lungo tratto di quest’antica via iniziò a coincidere col percorso pellegrinale che conduceva i più fer- venti fedeli cattolici, che decidevano di compiere a piedi l’ardita impresa, fi no alle principali mete religiose del tempo, Santiago di Compostela, Ro- ma e Gerusalemme: divenne così la famosa via Francigena.

E all’altezza del km 200 di persone, che qui si sta- della Cassia, dove il fi ume bilirono attratte dalla fertile Arbia confl uisce nell’Om- terra. Rimasto pressoché brone, sorge il borgo me- intatto per secoli, al riparo dioevale di Buonconvento, del fossato e dei merli guelfi il cui nome deriva dal latino del camminamento di ron- “bonus conventus”, che da, è racchiuso entro una signifi ca buona adunanza robusta e alta cinta mura-

giovanna focardi nicita La Via di Mezzo DI BUONCONVENTO

78 ria in mattoni rossi con archetti pen- sili alla sommità, edifi cata tra il 1371 e il 1383. Oltre alla centrale via Soc- cini, che, attraversando il nucleo più antico dell’abitato, univa le sole due porte d’accesso - Porta Senese sul lato nord verso Siena, che conserva ancor oggi gli originari infi ssi in legno con ferrature e Porta Romana verso sud, distrutta nel 1944 dai tedeschi in ritirata - il borgo ha altre due vie prin- cipali, una dalla parte di Levante, Via del Sole e l’altra sul lato di Ponente, Via Oscura. Per questo, nella tradizio- ne orale locale, Via Soccini - che altro non è che l’antica via consolare roma- na - è chiamata “la Via di Mezzo” e, proprio nel rispetto delle tradizioni, si è voluto usare questa denominazione losa di materie prime d’alta qualità, la piccola cantina sotterranea, a cui per battezzare l’Osteria, che proprio fatta di prodotti freschi e solo italia- s’accede tramite una ripida scaletta lungo la via apre le sue porte. Il loca- ni, molti acquistati direttamente dalle - è semplice, ma selezionata e, a sa- le, con 50 posti interni, è frutto di una aziende agricole delle Terre di Siena. per scegliere, si trova anche qualche lunga e accurata ristrutturazione di Nei piatti - offerti non in porzioni da bottiglia di un certo interesse a prezzi un’antica macelleria, durata ben due fame - si cerca semplicità, rispettan- da enoteca. Buonconvento in Valdar- anni e seguita personalmente dall’at- do la stagionalità degli ingredienti per bia, con le sue giornate che scorrono tuale proprietario Luigi Bello, titolare valorizzare al meglio la cucina conta- lente e quiete, è un luogo che meri- anche di una conosciuta impresa edi- dina senese, visto che Buonconvento ta sicuramente una sosta da parte le, ma da sempre con la passione del ospita pure l’interessante “Museo del- del pellegrino moderno, non a caso cibo e un sogno nel cassetto, quello la Mezzadria”, vero e proprio tuffo nel infatti è stato inserito nella ristretta di creare una locanda toscana dal sa- vecchio mondo della civiltà agricola lista dei “borghi più belli d’Italia”. E, pore antico, dove le persone potes- toscana. Il menù, con qualche tocco quando vorrete rifocillarvi, ricordatevi sero incontrarsi, conversare piacevol- anche di contemporaneità, offre pa- dell’accogliente “Osteria la via di Mez- mente avvolti da una sensazione di sta fatta a mano tutti i giorni – i pici, zo” - visto che ormai di vere osterie vera familiarità e gustare piatti genuini vera specialità della casa e poi taglia- in Toscana ne sono rimaste davvero e sanguigni, accompagnati da un bic- telle, pappardelle, gnocchi, ravioli, poche - che il padrone di casa Luigi chiere di buon vino. Il locale, aperto tortelli maremmani - salumi di Cinta ha voluto aprire per ricevere con vero nel 2007, è stato sapientemente arre- Senese, formaggi delle Crete Senesi, spirito di convivialità e dove la buo- dato con gran gusto dal designer Lu- carni succulente e, per chi vuol “star na cucina del territorio ha un ottimo ca Bellaccini, che ha saputo farne un leggero”, una ribollita o un passato rapporto qualità/prezzo. L’equilibrata luogo di un certo fascino, dove nulla di legumi che vi farà rivivere la cuci- miscela di ospitalità, disponibilità e è lasciato al caso e grande attenzione na d’una volta, saporita, sincera e allegria ne fanno una tappa obbligata è dedicata anche ai particolari: vecchi schietta. La carta dei vini - suggestiva per il buongustaio. tavoli, panche e sedie in legno, tutti diversi l’uno dall’altro per dare dina- micità, pavimenti in cotto, soffi tti a travi e archi in mattoni contribuiscono a rendere l’ambiente caldo e sugge- stivo. L’Osteria ha due ingressi, uno sulla via principale, l’altro su quella che i buonconventini chiamano “stra- da di dietro” e, con la bella stagio- ne, si può mangiare all’aperto, circa trenta fortunati possono così godere della misteriosa atmosfera delle an- tiche vie dell’abitato. Luigi, di origini calabresi, precisamente di Rossano Calabro, come ci tiene a sottolineare, ma ormai da una vita in Toscana, ha voluto impostare la fi losofi a di cucina innanzitutto su una ricerca scrupo-

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LA qualità del vino L’IMPORTANZA DEL CONTADINO IN VIGNA

La gestione del vigneto dal risveglio vegetativo richiede la presenza quotidiana del contadino in vigna (non è giusto usare il termine operaio, CONTROCORRENTE di gianfranco soldera tipico dell’industria; il contadino è il conoscitore della terra, delle piante, delle essenze). Vorrei sottolineare che oltre il 90% del tempo necessario alla gestione di un’azienda vitivinicola deve essere dedicato alla vigna, la cantina abbisogna di uno Il 7 giugno u.s. ho parlato ai giovani scarso 10%; va spiegato ai giovani, che chiedono (molto attenti) delle ultime classi sempre di essere occupati in cantina: non vi è dell’Istituto Agrario di Siena, invitan- futuro occupazionale nelle cantine, mentre ci sarà doli a non andare al mare durante le vacanze estive, ma dedicare il tempo sempre più richiesta di contadini che sappiano e al lavoro all’estero - come è consuetu- vogliano occuparsi della terra e della vigna. dine negli Stati Uniti - e a innamorarsi del lavoro sulla terra in generale e nella vigna in particolare. La vigna neces- za e l’esperienza sulle mie vigne mi ha con il suo staff dello studio di questa sita di contadini che sappiano usare permesso di ampliare notevolmente i malattia, fl agello del patrimonio vi- il cervello, gli occhi e poi le mani; ci dati a mia disposizione per il migliora- ticolo europeo: le sue ricerche, speri- vuole attenzione, concentrazione ed è mento della gestione dei vigneti. Tutti mentazioni, osservazioni - anche sul indispensabile memorizzare ogni dif- questi strumenti sono molto utili e aiu- campo - danno la possibilità al conta- ferenza tra pianta e pianta, tra anno tano a sbagliare di meno, ma è l’uomo dino di operare al meglio sia preventi- e anno; certamente ci sono, attual- che deve essere attento a utilizzarli, vamente, sia per limitare la morte delle mente, centraline che danno per ogni confrontando i dati con la propria me- viti, che per recuperarne un certo nu- giorno temperatura; precipitazioni; moria storica e con l’attenta osser- mero; anche in questo caso l’aiuto e il bagnatura fogliare; radiazione solare; vazione delle piante, delle foglie, della controllo delle università è essenziale temperature medie; medie umidità rel- fi oritura, dell’allegagione e di tutte per migliorare la qualità del prodotto: ativa; indice infezione peronospora; in- le manifestazioni della vite che, nella viti malate non possono produrre uve dice sporulazione peronospora; indice sua continua trasformazione, indica al atte a dare un ottimo vino. I trattamen- possibili malattie muffa grigia; gravità contadino attento le sue necessità e ti non devono essere sistemici, non si oidio o malbianco e altri strumenti che le sue malattie. La vite malata neces- devono usare antimuffe, né prodotti misurano il consumo dell’acqua di sita di molto tempo e attente cure da che verranno trasmessi dalla pianta ciascuna vite; si possono inoltre avere parte del contadino, ma, senza l’aiuto all’uva, ma solo zolfo e rame e l’ultimo altri congegni per conoscere subito e il controllo sul campo del patologo, trattamento non oltre il 25 luglio. Le se ci sono altri attacchi dannosi per i risultati sono assolutamente negativi; la vite; possiamo inoltre, con analisi una delle malattie più pericolose e coi del terreno, conoscere le necessità peggiori risultati, che colpisce le nostre dei terreni (che sono diverse per ogni vigne, è sicuramente il “Mal dell’Esca”: appezzamento), in modo che le con- da anni il Professor Giuseppe Surico, cimazioni invernali siamo mirate, per- patologo dell’Università di Firenze, au- ché abbondanza o defi cienza di con- tore o coautore di oltre 250 pubblica- cimi naturali sono dannose. L’utilizzo zioni scientifi che e di tre opere coordi- dei droni riveste particolare importan- nate di patologia vegetale, si occupa

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deve affrontare e, se i giovani non ac- cetteranno di impegnarsi a imparare per diventare contadini vignaioli, non potrà esserci futuro per i grandi vini italiani; ho affrontato questo tema dell’apprendistato giovanile ipotizzan- do una legge che tenesse conto di: valutazione ogni sei mesi del miglio- ramento degli apprendisti (con rela- tiva possibilità di interrompere il rap- porto), valendo ciò sia per l’azienda che per l’apprendista; controllo che l’azienda non utilizzi gli apprendisti al posto dei dipendenti normali; durata massima di due-tre anni del periodo di apprendistato; distacco dai con- tratti collettivi e aziendali, salvi i diritti fondamentali; regolamento separato per i rapporti coi sindacati, sia dei di- pendenti che degli imprenditori: non si può pensare che le parti sindacali possono limitare l’utilizzo di uno stru- mento essenziale per dare lavoro, mazione dei grappoli devono esser prima della vendemmia, a seconda istruzione professionale e futuro ai fatte ogni qualvolta si tocca una vite, delle zone, verso fi ne agosto/primi di giovani, dato che i costi saranno sos- la legatura e la sfogliatura (operazione settembre, è scoprire l’uva, togliendo tenuti da tutti i contribuenti. Io sarei importantissima, alla quale bisogna le foglie che non danno più sostanza, pronto ad assumere immediatamente dare grandissima importanza, anche in modo che l’uva non trattenga ac- due giovani apprendisti (uno per la vi- studiando quanto la ricerca universi- qua e/o umidità: è evidente che anche gna e uno per il giardino). taria pubblica) non sono operazioni quest’importantissima operazione Ho notizie, da molte fonti, che il mer- meccaniche, ma lavori che richiedono deve esser fatta a mano da contadini cato del vino in Italia sia in sofferenza, la massima concentrazione degli oper- capaci. Quanto sopra risulta ancor del resto tutta l’economia italiana è atori perché condizionano moltissimo più importante nella situazione at- in crisi e le promesse elettorali non la qualità fi nale dell’uva; nello stesso tuale di cambiamenti climatici: piove potranno esser mantenute: sono tempo l’occhio attento vede e sistema continuamente da novembre 2012 al passati quattro mesi dalle elezioni e al meglio il grappolo nel suo evolversi; 12 giugno 2013 con notevole inten- non mi sembra che la politica abbia certamente è essenziale il dirada- sità; la sfi oritura è appena terminata; affrontato i problemi che affl iggono mento fi nale all’inizio dell’invaiatura, il caldo è iniziato da pochi giorni; gli l’Italia, sono convinto che l’agricoltura ma quest’operazione deve essere studiosi del tempo non riescono più del territorio, unita al turismo sempre il punto d’arrivo di una continua at- a fare previsioni attendibili, se non a del territorio sia, in questo momento, tenzione all’ottimale sistemazione pochi giorni. Tutto ciò richiede una l’arma vincente dell’economia italiana dell’uva sulla pianta; penso di aver maggior capacità, attenzione, con- (bisognerà però iniziare a ricostruire chiaramente indicato l’essenzialità e centrazione al contadino, che ogni l’industria di alta tecnologia). Abbia- l’indispensabilità dell’uomo capace, giorno è nella vigna; ma sarà sempre mo arte e cultura unici al mondo e poi attento e concentrato nella coltivazi- più diffi cile trovare contadini capaci mare, montagne, territori che tutto il one della vite. In tutte queste opera- e dotati di queste conoscenze, atte mondo ci invidia, ma perdiamo turisti, zioni l’uomo non può esser sostituito a ottenere un’uva che possa esser rispetto ad altre nazioni: forse dob- dalle macchine, se si vuol ottenere un trasformata in vino, senza che la st- biamo cominciare a interrogarci sui prodotto uva atto a divenire un grande essa abbia bisogno di aiuti; questa perché e trovare le risposte e i rimedi. vino. L’ultima operazione da farsi, è la grande sfi da che ogni viticultore Cosa ne pensate?

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SI FA PRESTO a dire Sangiovese IL FANTASTICO MONDO DELLA GENETICA

Vorrei fare con Voi un gioco che possa alleggerire THE WINE WATCHER questo argomento, che, per molti, potrà sembrare di paolo vagaggini ostico: un gioco ispirato da un produttore che mi pregio di avere come amico, grande persona, molto intelligente e sarcastico.

Vi racconto l’antefatto. Quest’estate ne sbatto altamente e continuo a fare lui arriva in cantina d’affi namento e la quello che ho sempre fatto. 3) Chiamo trova a 26 gradi centigradi: chiama i il dottor Vagaggini e chiedo cosa fare. cantinieri e chiede loro spiegazioni, L’altro giorno ho visto l’erba alta vici- dato che l’ambiente è dotato di un ef- no al cancello e le maestranze con un fi ciente impianto di condizionamento, altro foglietto in mano e aria stupita… che dovrebbe esser impostato fra i 16 Quale risposta mi darete se vi doman- e i 18 gradi centigradi. La risposta del- do la Vostra disponibilità a continuare le maestranze è stata: “Il dottor Vagag- la nostra chiacchierata? Se la risposta gini ha detto che, se la cantina fosse non è la 1 o la 2 posso cominciare a arrivata anche a 20 gradi centigradi, introdurVi in nel mondo fantastico della non sarebbe successo niente”. Natu- genetica. Naturalmente mi scuso con ralmente il mio amico è andato su tutte coloro che conoscono perfettamente le furie, dato che 26 gradi sono molto gli argomenti che cercherò di svilup- superiori al massimo previsto. Nei gior- pare in maniera sintetica e semplice, ni successivi sono arrivato in cantina e dato che il mio intento, in questi articoli ho trovato i cantinieri con un foglio in di enologia applicata, è quello di dif- mano e l’aria smarrita: quando ho letto fondere concetti scientifi ci in forma di- il foglio, ho compreso il loro imbarazzo scorsiva e piacevole, ovvero poco più per la simpatica trovata del datore di di chiacchierate fra amici. Quando sen- lavoro, che aveva organizzato un test tite friggere nelle trappole elettroniche i a caselle da riempire. Il test si svolgeva moscerini dell’aceto, quando li stermi- così: arrivo in cantina e trovo che ha nate a migliaia con vere e proprie ca- raggiunto i 26 gradi centigradi, come mere a gas confezionate con anidride mi comporto? 1) Mi butto a terra in una solforosa, quando li schiacciate senza crisi isterica e non so cosa fare. 2) Me pietà, dovete sapere che state distrug-

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a capire la formazione di un fenotipo con DNA vorrei fare un esempio pra- tico. Come mai un elemento può es- sere riconosciuto come un fenotipo appartenente a una razza, ma poi gli individui di questa razza sono tutti di- versi gli uni dagli altri, se il loro DNA è quello? Ovvero, tradotto in enologia, come mai un vitigno come il Sangio- vese è completamente diverso da un Cabernet Sauvignon o un Merlot, ma poi anche all’interno della famiglia del Sangiovese le piante sono diverse le une dalle altre? Per rispondere a que- ste domande è necessario valutare la variabilità genetica, che è indispen- sabile per l’evoluzione. Un genoma porta le informazioni specifi che di un individuo e, nella riproduzione sessua- ta, il genoma dell’individuo maschio e quello dell’individuo femmina si uni- scono per cedere il 50% di caratte- re all’individuo fi glio; questo vuol dire che un fi glio è per metà coi caratteri gendo uno degli animali più meritori mappe genetiche dette “geni”, lungo del padre e per metà della madre. A nello sviluppo della genetica e, invece lo sviluppo di questo fi lamento che si complicare il tutto il fatto che i geni di conferirgli medaglie, ne decimate la avvolge su se stesso. Allora come può possono essere dominanti o recessi- popolazione. La Drosophila Melano- il DNA trasmettere i dati immagazzinati vi, cioè con un carattere forte ovvero gaster o moscerino dell’aceto è stato per la costruzione dei fenotipi? Tramite dominante, capace di sottomettere un veramente uno degli organismi cardine RNA, che sono fi lamenti che copiano recessivo. La combinazione dei geni per lo studio della genetica, dato che i vari siti - ovvero i tratti specifi ci del aumenta la variabilità, dato che si può i suoi caratteri fenotipici, quali striatu- DNA - e formano modelli sui quali ven- avere dominante/dominante, domi- re, macchie o sviluppo delle nervature gono costruite le proteine, dato che gli nante/recessivo, recessivo/dominan- delle ali sono segni molto semplici da amminoacidi si legano ai nuocleotidi te o recessivo/recessivo. Per fare un interpretare per individuare le genera- per formare le sequenze stabilite per esempio, il gene occhi chiari è un gene zioni successive. Il tempo di emivita le proteine. Le proteine sono formate recessivo, mentre il gene occhi scuri di questi animaletti è molto breve, ov- da queste sequenze di amminoacidi e, è un dominante, quindi, per il calcolo vero nell’ordine di poche settimane e, una volta formate, agiscono secondo delle possibilità d’incontro, il gene oc- se pensate che lo stesso tempo per la loro specializzazione ovvero come chi chiari ha una possibilità su quattro un uomo vale quarant’anni, si capisce sostegno meccanico, enzima, parete di sopravvivere nella combinazione di come lo studio sia stato effettuato su cellulare e tanto altro, ovvero creano geni da due genitori. Pensateci bene: di essi. Questi caratteri fenotipici, ov- le condizioni per la vita. Detto così è quante persone conoscete cogli occhi vero fi sici, si sviluppano in conseguen- come dire che l’uva si schiaccia, fer- chiari? Sono più o meno di quelle con za a una matrice genetica, ovvero al menta e produce il vino, ma almeno gli occhi scuri? Cominciamo ad avere DNA. Ma cos’è questo famoso DNA? abbiamo un’idea della base della ge- un certo numero di informazioni sulla E’ una doppia elica di basi puriniche netica. Su questa base possiamo ap- genetica per poter abbozzare risposte e pirimidiniche, che conservano il mo- profondire il nostro discorso su geni alle domande di enologia applicata sul dello del genoma di ogni individuo, mutanti e copie di questi che non mu- nostro amato Sangiovese. Ma potete ovvero dell’essenza delle caratteristi- tano, oltre che sul riconoscimento dei sempre opzionare le risposte 1 e 2 del che fi siche e fi siologiche, distribuite in genomi con RNA circolari. Per riuscire famoso test...

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Tracciabilità del Brunello QUESTIONE DI ANALISI

FLATUS VOCI Di recente il Consorzio del Brunello di Montalcino di gianluca mazzella ha organizzato un convegno per presentare i metodi di tracciabilità del vino Brunello attraverso diversi tipi di analisi scientifi ca.

Un tema che, da qualche anno, è di- mondo a chiedere prove scientifi che accertare la rispondenza varietale del venuto importante, anche a livello in- e molto si sarebbe potuto fare con Brunello al disciplinare: 100% Sangio- ternazionale, in seguito allo scandalo commissioni d’assaggio delle camere vese. Per l’occasione c’erano ben tre di Brunellopoli: e perfi no il TTB Ameri- di commercio più competenti e me- ricercatori della Fondazione E. Mach cano (organo del Ministero del Tesoro) no inclini ad approvare “Blu-nello di dell’Istituto di San Michele all’Adi- è intervenuto per fi nanziare studi che Montalcino”. Cioè vini il cui colore ri- ge, cioè il più noto centro italiano di accertino un’autentica tracciabilità del corda solo vagamente quello del San- scienza enologica. Istituto che è stato prodotto dopo Brunellopoli. “La vice- giovese. Vini senza difetti, secondo i fi nanziato con 150mila euro dal Con- presidente del Consorzio Donatella membri delle camere di commercio, sorzio del Brunello e che gode di ben Cinelli Colombini è volata negli States che hanno invece per anni respinto al- altri fi nanziamenti pubblici e privati. Il per dare l’annuncio” si legge sul blog cuni Brunello dei più grandi interpreti professor Mattivi, esimio studioso, già di Ferraro sul Corriere della Sera. In di sempre, Biondi Santi o Soldera. E consulente tecnico dell’azienda Banfi , realtà, l’annuncio era già stato dato anzi, continuano a respingerli. Difat- ha riportato i dati di uno studio con- al TTB mesi prima. Comunque si è ti, per quanto passate sotto un altro dotto per anni sul profi lo antocianico organizzato un convegno a Montalci- ente, privato, che le ha ridotte e ac- del Sangiovese, che oggi permette, no per dire che ci sono ormai analisi corpate, le commissioni d’assaggio certe per comprendere che un Bru- mantengono un cursus honorum: nello sia fatto solo con Sangiovese: il grande Franco Biondi Santi, al te- di 180 campioni acquistati (a caso?) lefono con me, qualche mese prima del 2007, tutti sono risultati conformi della sua scomparsa, lamentava ironi- al disciplinare. Che poi, scusate la di- camente che il suo 2007 fosse stato gressione, se riconsideriamo alcune respinto in commissione d’assaggio. versioni di “Brunello” degli anni No- Ad ogni modo... torniamo al conve- vanta, forse tutta questa tracciabilità gno e alle analisi di tracciabilità. Sono non sarebbe stata necessaria, dato intervenuti ricercatori, che, da tempo, che siamo la prima area vinicola al mettono a punto metodi scientifi ci per

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do del DNA, dicendo che, pur essen- do potenzialmente il miglior metodo (e dunque in parte ridimensionando il ruolo del Mattivi), non ha oggi una totale garanzia scientifi ca (e dunque contestando o ignorando pubblica- zioni scientifi che imparziali), almeno stando a quello che è riuscita a fare lei all’Istituto di San Michele all’Adi- ge. Ora, frequentando io la scienza, come il vino, da tempo, questo mi è parso un atto inopportuno. E davvero poco scientifi co. E non solo a me, ma anche ad altri scienziati a cui ho sot- toposto la questione. Peraltro, con- testare un metodo come quello del DNA, che è usato da decenni, a diffe- renza della rilevazione antocianica, è un atto poco responsabile. Del resto, anche i colleghi dell’uffi cio stampa del Consorzio hanno fatto un pessimo la- voro: “Dalle evidenze emerse, è infatti il metodo del profi lo antocianico, cui si affi anca per un’ulteriore defi nizione territoriale quello degli isotopi stabili, a con trascurabile approssimazione di Montalcino, che ha patteggiato la far dormire sonni tranquilli ai produt- statistica, di rilevare la tracciabilità del pena in Brunellopoli. E dunque si vive tori, ma soprattutto al consumatore, vitigno non solo sui vini giovani. Un ri- il paradosso che il Consorzio ha dap- indicando la presenza del vitigno in sultato encomiabile, ma pure sfi zioso, prima disconosciuto e poi fi nanziato purezza. Questo metodo è risultato dato che rende omaggio anche al la- lo stesso tipo di analisi. E vabbuò. Un più attendibile, rispetto a quello del voro del professor Vincenzini, micro- altro curioso episodio del Consorzio è DNA, che, attualmente, non consente biologo dell’Università di Firenze, che quello di aver ignorato le ricerche del- risultati scientifi camente riproducibili ha lavorato per anni sul profi lo anto- la dottoressa Rita Vignani, ricercatrice per un controllo sicuro ed esteso su cianico del Sangiovese e a cui la Pro- che lavora per Serge Genomics, spin- tutta la produzione e soprattutto non cura di Siena ha chiesto consulenza off dell’Università di Siena - dunque è suffi ciente a stabilire la purezza di un proprio nello svolgimento delle inda- dietro l’angolo (Siena-Montalcino), vino (se è cioè monovitigno, nel caso gini su Brunellopoli. A quel tempo in anche se nessuno è profeta in pa- del Brunello), ma solo se quel tipo di molti (anche nel Consorzio del Brunel- tria - e che da anni svolge studi sulla varietà (in questo caso Sangiovese) è lo) si erano affrettati a sbandierare che tracciabilità del Sangiovese attraver- presente, senza escludere quella di la consulenza del Vincenzini non era so l’esame del DNA. Studi pubblicati altri”. Tutto questo è falso. Un’affer- stata accettata dal Tribunale (divenne sulla nota rivista internazionale in cui mazione falsa, scientifi camente inat- incidente probatorio) in quanto non ha pubblicato anche Vincenzini e che tendibile, come ho riscontrato con al- vi fossero Brunello davvero tarocca- sono stati e sono tuttora fi nanziati tri, alla luce delle pubblicazioni a oggi ti. Ma, invece, le analisi del Vincenzini dallo stesso TTB con costi considere- presenti nella letteratura scientifi ca. erano giuste, solo che non erano sta- volmente minori di quelli affrontati dal Dunque insostenibile. E di probabile te ancora riconosciute pubblicamente Consorzio del Brunello per San Mi- intento fazioso. Se, per una volta, noi dalla scienza. Lo sono state, anni do- chele all’Adige. Sembra assurdo, ma italiani ci affrancassimo dalle visioni di po, su un’importante rivista scientifi ca al convegno organizzato dal Consor- fazione e smettessimo di contrappor- internazionale, come è avvenuto per zio, la dottoressa Stella Grando, refe- ci gli uni agli altri, non dico che le cose quelle del Mattivi. Che è stato, però, rente per la genetica di San Michele andrebbero meglio, ma almeno evite- consulente dell’azienda più potente all’Adige, ha mosso critiche al meto- remmo di farci ridere dietro.

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PUBBLICITÀ QUANDO L’INGANNO È DIETRO L’ANGOLO...

Il successo di un prodotto, molto spesso, è dovuto a campagne pubblicitarie VINO LEX particolarmente brillanti, che riescono di danilo tonon a conquistare l’attenzione dei consumatori. Il suono indelebile di un jingle o il messaggio graffi ante di uno slogan creano un legame Studio Tonon, Ferrari & Partners Roma, Milano, New York mentale nel consumatore, che associa, quasi naturalmente, un particolare prodotto al messaggio pubblicitario.

Pertanto la tutela delle diverse forme pratiche commerciali scorrette. In attraverso cui si estrinseca un invito seguito all’introduzione della discip- promozionale è un elemento im- lina delle pratiche commerciali scor- prescindibile per ogni azienda che rette, avvenuta tramite il decreto vuol tenersi al riparo da tentativi legislativo 146/2007, che ha modifi - fraudolenti da parte di terzi, volti a cato un intero capo del Codice del ingannare il pubblico dei consuma- Consumo, il legislatore nazionale ha tori, approfi ttando della cassa di intrapreso un’opera estensiva del risonanza prodotta dalla notorietà concetto di “pubblicità ingannevole”, di una campagna pubblicitaria vin- dapprima limitato alle sole azioni e cente. Da diversi anni, in seguito omissioni poste in essere dal produt- all’attività armonizzatrice dell’Unione tore nei confronti del consumatore e Europea nel campo delle comunica- ora ampliato anche a qualsiasi com- zioni, l’ordinamento italiano prevede portamento confi gurato nell’ambito diverse forme di tutela in materia di di attività promozionali/commerciali

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idoneo a indurre il consumatore in quest’ultima è tenuta al risarcimento della zona, creando non solo una errore. Fortunatamente l’azienda del danno nei confronti dell’azienda falsa rappresentazione nei confronti “vittima” di atti di concorrenza sleale, danneggiata. A fi ni didascalici pos- del consumatore, ma anche una da parte di un’azienda concorrente, siamo menzionare un recente caso, pubblicità negativa per l’immagine può ricorrere alla tutela prevista dal concernente l’utilizzazione di una dell’azienda vinicola stessa. In tal Codice Civile agli articoli 2598 e s.s. nota DOCG di un’azienda vinicola caso il tempestivo intervento legale ovvero può agire giudizialmente per italiana per pubblicizzare un’iniziativa ha evitato i potenziali effetti dan- ottenere l’accertamento della con- di un’organizzazione no profi t. In nosi di tale campagna pubblicitaria, dotta idonea a confi gurare un’ipotesi particolare, l’utilizzo della DOCG, conseguendo l’immediata rimozione di concorrenza sleale e inibirne da parte di tale organizzazione, era della DOCG dal blog ed evitando, l’ulteriore prosecuzione, nonché decisamente negativo, poiché ac- contemporaneamente, l’inizio di una rimuoverne gli effetti; nel caso in cui costava impropriamente l’azienda controversia giudiziaria, che avreb- gli atti di concorrenza sleale fossero vinicola all’attività inquinante di uno be potuto richiedere un lungo peri- posti in essere con dolo o colpa, stabilimento industriale, che peral- odo di tempo e un inutile dispendio da parte dell’azienda concorrente, tro aveva colpito i numerosi vitigni di energie.

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L’IDEALE un’ideaÈ AVERE

Il vino mi piace e mi interessa. Però il vino è “diventato di moda”. Non smetterà, GENTE DEL VINO per questo, di interessarmi e di piacermi, di silvana biasutti come una delle piccole (e grandi) gioie della vita, ma vorrei sottolineare a chi legge – soprattutto a quelli che il vino lo producono e quindi sono attenti a tutto ciò che infl uenza il mercato – che “diventare di moda” non è affatto positivo.

Non solo perché le mode passano, cazione muscolare; anzi, mi pare che dentro e intorno alla rete di relazioni, ma anche perché diventare di moda quest’ultima, così com’era fi no a cir- che si costruisce a partire da questa. signifi ca soprattutto gestire tutta una ca cinque anni fa, non esista quasi Questo partire dalla reputazione è un serie di fenomeni subentranti. Comin- più. Ora infatti, dovendo fare i conti approccio molto più complesso, nel ciando, paradossalmente, dalla ne- con un (ex)consumatore messo alle caso in cui, anziché riguardare un sin- cessità di far fronte alla modifi ca della strette dalla contrazione del proprio golo soggetto, si debba tener conto domanda di prodotto (crescente); reddito, dalla decrescita generale e di un gruppo. può sembrare strana un’osservazio- dalla conseguente delegittimazio- Per un singolo infatti non è compli- ne di questo tipo, in un momento in ne sociale di tutto ciò che signifi ca cato costruire buone relazioni, se ha cui la penuria di lavoro, generalmente consumare (moralismo e depressio- davvero qualcosa da dire e “quelli che lamentata, è soprattutto conseguente ne, che amplifi cano la crisi), l’unico lavorano la terra”, di cose da dire ne alla scarsità di domanda. Non per ciò strumento effi cace per farcela rimane hanno un bel po’. Forse non tutti se che riguarda l’export dei vini, però. E l’autenticità e la verità; prima di pen- ne sono accorti, ma la terra – intesa allora mi sembra giusto ricordare che sare ad altro, occorre un prodotto come suolo coltivabile, che produce sono pochi quelli che sanno resistere eccellente (e non a parole). all’idea puerile che, se sei diventa- Le parole – ormai sarebbe urgente to famoso (per l’alta qualità del tuo che lo capissero fi nalmente anche gli prodotto), il tuo marchio (su qualsiasi uomini della politica – valgono sempre prodotto) diventerà automaticamente meno; la responsabilità di questo è di garanzia di successo e di conseguen- tutti quelli che non le hanno testimo- ti aumenti di profi tto, da cui il rifl esso niate coi fatti, subito dopo averle pro- automatico di moltiplicare i numeri di nunciate, raccontando troppe bugie e ciò che si produce. spesso fi nendo col crederci. Ormai tutti si stanno accorgendo che Ora perciò conta sempre di più la re- il passaparola prevale sulla comuni- putazione e i clienti possibili stanno

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sempre più frequentemente qualcuno più esigente e cauto: sono consuma- tori più informati, più colti (e infl uen- zano gli altri); chi fa prodotti d’eccel- lenza è a costoro che deve puntare. Perché? Perché non rivolgersi – per ciò che riguarda i vini, per esempio - a quelli che si accontentano di storie un po’ più di maniera, più happy end, più facili? Perché non cercare quelli a cui basta una terracotta col geranio o un marchio che orecchia il toponimo giusto, un castello rappresentato con abilità o il disegno di un podere o un nome più o meno famoso? Perché tutto questo va bene, ma se il nostro cliente-tipo è uno che preten- de che tutto sia vero e che si possa ‘toccare con mano’, vuol dire che è uno che ci tiene e, oltre a compra- re il nostro vino, sposerà anche la nostra ‘causa’, cioè il nostro modo di pensare: il che vuol dire che sarà pronto – anche nella crescente de- crescita – a sceglierci, tra i mille altri nutrimento (per il corpo e la mente) si sono infi lati un paio di brache di che cercheranno, con ogni mezzo, di – è diventata un argomento molto velluto a coste e la camicia di fl anella farci concorrenza. affascinante. Tutti ne parlano, magari per farsi fotografare in un campo tra i Stabilire una relazione duratura con per suggerire che puoi coltivare l’in- fi lari di una vigna, pochi paiono veri, una piccola audience (di clienti) non è salata sul balcone di città; tutti sono anche senza bisogno di controllargli il impossibile, se si tiene ben presente toccati dall’inquinamento ambientale, manicure. Per questo (e per altro) è che è come fare del surfi ng, che è un tutti guardano alla campagna con un molto più diffi cile costruire una rete di rapporto dinamico, in continua evolu- interesse rinnovato, tutti parlano di relazioni per conto di un gruppo. zione, da rinnovare con argomenti che cibo, tutti parlano di vino, tutti sono Il bisogno di verità – non è la prima devono tener conto del cambiamento spaventati dal consumo del suolo, volta che mi ritrovo a riportarlo – è (e che quest’ultimo durerà sempre), tutti vorrebbero avere un orto e pos- estremo e lo scetticismo è in cresci- che, mentre le stagioni passano, an- sibilmente una vigna. Chi la vigna ce ta. C’è un nuovo angelo custode per che le idee hanno continuo bisogno di l’ha – piccola o grande che sia – ha il nostro (ex)consumatore e si chiama essere contestualizzate. È un qualco- molto da raccontare e, se è capace di “conoscenza”: è quel fattore che ali- sa che non ha mai fi ne; un ballo che farlo bene – in modo fresco, sentito e menta la passione, ma è pure quel fe- richiede freschezza, lucidità e capaci- non costruito, ha un bel po’ di gente nomeno spontaneo che, da questa, è tà di rinnovarsi, continuando a tener pronta ad ascoltarlo. alimentato. Esattamente come acca- fede alle promesse fatte. Un lavoro Ma guai a raccontar balle e, da qual- de tra esseri umani; ti piace una per- non-lavoro; le pierre che si trasforma- che tempo in qua, guai ai toni retorici sona e sei stimolato ad approfondir- no in amicizie, i clienti che diventano e alle parole che pretendono di ‘sti- ne la conoscenza poi, se quello che tuoi sostenitori, i sostenitori cioè del- lizzare’ le storie del vino, alle tiritere, scopri ti piace, la tua passione ne sarà le tue idee, perché hanno imparato a che, alla fi ne, diventano tutte uguali, alimentata e così crescendo. conoscerle e sanno che sono vere e tutte inamidate e hanno tutte lo stes- I consumi si sono contratti, ma ci so- le condividono. Ideale per un singolo so sapore. E tra le legioni di uomini, no sempre quelli che consumano; tra soggetto, pressoché insostenibile per ometti, omaccioni e gentlemen, che di essi ora c’è più attenzione e c’è un gruppo che non condivida un’idea.

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UN LIBRO CHE RACCONTA

cinquant’anniDI QUALITÀ DOC E DOCG

C’è chi i cinquant’anni della legge, il Dpr 930, approvato dal Senato il 12 luglio 1963, SPAZIO LIBERO se li è ricordati e ha voluto dedicare a questo di pasquale di lena anniversario una serie di incontri e un libro “Figli dei territori – 50 anni di Doc del vino, una strategia italiana”, curato da Elio Archimede di Sagittario Editori di Agliana Terme (At) e presentato all’edizione 2013 del Vinitaly di Verona.

Parlo del comitato promotore per il organismo, affermando il suo ruolo e cinquantenario della legge della doc le sue fi nalità proprio nei momenti più dei vini italiani, voluto dal Circolo Ottavi diffi cili, quelli che hanno portato il vino di Casale Monferrato e composto dal italiano a vivere la qualità dell’origine presidente Andrea Desana, Vittorio al posto della quantità. La verità è che Camilla, Giusy Mainardi, Ettore Pon- il dpr 930 del 1963 (legge fi rmata, lo zo e Elio Archimede. Tutti piemontesi, dico da molisano, dall’allora Ministro come a signifi care l’impegno e le idee dell’Agricoltura Giacomo Sedati) ha degli uomini di questa terra del vino, modifi cato in profondità la cultura, che hanno lavorato e promosso il Dpr prima ancora che la coltura, della vite 930 del 1963: legge, che, non a caso, e del vino, che, come si sa, senza so- ha visto relatore e primo fi rmatario il luzioni di continuità, lega, come un fi lo piemontese Senatore Paolo Desana, magico, questo nostro Paese, carat- che, poco dopo la costituzione del terizzando coi suoi paesaggi e le sue comitato nazionale per la tutela e la tradizioni la gran parte dei territori. E promozione dei vini a d.o., prenderà questo sin dai primi anni, tant’è che la presidenza di questo fondamentale l’acronimo doc diventa subito sino-

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questa sua istituzione che, da subito, si è messa a disposizione, divenendo la vetrina dei vini a d.o. e sede del- la “Settimana dei Vini”, sponsorizza- ta dal comitato nazionale e vissuta dai suoi protagonisti. Uno strumento operativo importante, che ha trovato proprio nella discussione accesa dei primi anni Ottanta la rinascita e la sua ragion d’essere sempre più a dispo- sizione del vino italiano. Una rinascita che ha trasformato l’Enoteca in una fucina di iniziative, che hanno inciso in profondità, grazie al contributo so- stanzioso del Ministero dell’Agricol- tura e Foreste, soprattutto sotto la direzione Pilo, della Regione Toscana e del Monte dei Paschi, che racco- glieva le volontà delle istituzioni sene- si. Il lancio di tutta una serie di binomi con la promozione di iniziative a Siena e nelle regioni italiane, come Vino e Turismo; Vino e Arte; Vino e Alimen- tazione; Vino e Sport; Vino e Cultura; Vino e Donna; Vino e Giovani; Vino è e altre ancora, che hanno contribuito molto a quel “rinascimento del vino italiano” caratterizzato dalla crescita della qualità e dal riconoscimento di nuovi importanti territori, oggi codifi - cati nelle 330 Doc, 73 Docg e 118 Igt. E anche la scoperta di nuovi e vec- nimo di qualità e non solo del vino. fi losofi a o cultura, come prima sotto- chi mercati, dove l’Ente, con la sua Un libro davvero interessante, che lineavo, che ha inciso fortemente sul- Enoteca e l’aiuto dell’Alitalia e dell’Ice racconta la storia con la cronologia la cultura più in generale, a tal punto (tutto partì dal responsabile del vino dei fatti normativi e legislativi e i com- da anticipare questioni e temi fonda- Dr. Gabriele Gasparro, che convinse menti di storicizzazione per far capire mentali per il futuro stesso dell’Ita- il Presidente Margheriti a partecipare le rivoluzioni che hanno caratterizzato lia. Penso al valore e al signifi cato di alla prima edizione della Food Pacifi c i cinquant’anni passati, soprattutto territorio, che sono di gran attualità e di Vancouver in Canada per riempire quella che si è vista nella seconda non ancora patrimonio culturale del- gli spazi lasciati vuoti dalle aziende metà degli anni Novanta e che ha ri- la politica e della classe dirigente, ai dopo la tragedia del metanolo), ha guardato il vino italiano. Un libro tutto vari livelli, del nostro Paese. Avendo rappresentato il Comitato Nazionale e da leggere, che, secondo me, merita avuto la fortuna di guidare, proprio nel portato in alto il messaggio delle Doc l’attenzione prioritaria del mondo del periodo più critico della 930, L’Ente e Docg. Cinquant’anni che mostrano vino e delle istituzioni che di questo Mostra Vini - Enoteca Italiana di Sie- un percorso non sempre facile, ma primario prodotto del settore agroali- na, mi corre l’obbligo di sottolineare segnato da successi e anche il ruolo mentare italiano si occupano. C’è da il ruolo della Toscana - e di Siena in centrale che i senesi e gli astigiani, i dire che, oltre al racconto, la sua vera particolare - grazie alla forza dei pro- piemontesi e i toscani hanno avuto e mission è far capire la nascita di una duttori e alla presenza dal 1933 di continuano ad avere.

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FUNGHI: la psicologia della ricerca I funghi, limitando il discorso solo ai macromiceti, sono elementi controversi della gastronomia internazionale e italiana soprattutto. Forse in pochi lo sanno, ma polacchi e russi sono quelli che li usano GOLOSARIA di carlo bencini di più, altri, come i nordici, prediligono cantarelli, morchelle e prataioli, rispetto ai porcini; gli spagnoli vanno matti per alcuni lattari (le pennecciole dei fi orentini, per intendersi); gli orientali hanno abitudini consolidate dal tempo, il più delle volte nell’utilizzo di specie per noi strane e troppo mucillaginose.

I Romani apprezzavano ovoli, piopparelli questo caso mi verrebbe voglia di farvi identiche morfologicamente e tassono- e altri funghi, tra cui i porcini erano lonta- riferimento, tanto è evidente l’omogenei- micamente, perciò, se usando la no- nissimi dal primeggiare. L’orografi a, il cli- tà degli atteggiamenti. Cominciamo da menclatura scientifi ca sarei sicuramente ma e la latitudine dei luoghi determinano ciò che ci spinge a muoverci nella natura più preciso, creerei, d’altro canto, smar- le scelte distintive nella raccolta delle per trovarli. In Italia vi è una gran tradizio- rimento in chi le conoscesse solo per specie. Il fungo non è solo un alimento, ne familiare al riguardo e, fi n dalla fanciul- tradizione. Preferisco la confusione colo- ma ha condizionato in passato la visione lezza, può capitare di andar con nonni o rita della consuetudine alla precisione del mondo di alcune popolazioni antiche genitori a funghi; le specie conosciute in asettica della scienza, almeno in questo in tutti i continenti: l’Amanita muscaria è ambito domestico sono sempre nume- caso! A volte i nomi cambiano da fami- stata, con la sua capacità di alterare la rose, ma cambiano, a seconda delle re- glia a famiglia, creando un universo po- mente, preda ambita di sciamani e stre- gioni e delle zone: in Toscana, ad esem- polare ancor più caotico! Il “fungaiolo” è goni. Le loro sostanze tossiche hanno pio, quelle preferite, in assoluto, sono la fi gura centrale di questo mondo, sem- consentito di ricavare veleni e medicine, contenute nei generi Boletus e Amanita: pre sicuro di sé, munifi co in consigli e eliminando dalla faccia del creato impor- i porcini – termine commerciale che in- strategie di ricerca, s’innalza non come tanti personaggi o, più raramente, aiu- clude Bol. aereus, Bol. aestivalis, Bol. un “pinco” qualunque – mi si perdoni tandoli a sopravvivere a pericolose ma- pinophilus e Bol. edulis – e gli ovoli o l’immagine forse troppo carducciana - lattie. Ci sarebbe da scrivere e dire molto cucchi – Aman. Caesarea. Ci sono poi, ma come un vero “padreterno” su que- al riguardo, ma è mia intenzione occu- sempre restando a livelli d’eccellenza e sto panorama multicolore. Ci sono due parmi, in questo caso, di un aspetto nella nostra regione, alcune specie che grandi categorie di fungaioli, una più sempre trascurato del loro “esserci”: gli vengono raccolte in base alla tradizione schiva e scaltra, l’altra più esibizionista e aspetti psicologici della ricerca. In anni locale e casalinga, tra queste citiamo so- teatrale. La prima è diffi cile che ammetta trascorsi ad andar per boschi, prati e lo i cimballi o ordinali veri, i prugnoli, i di aver trovato qualcosa, se proprio vi parchi cercandoli, all’inizio solo per scopi marzuoli o dormienti, le spugnole e po- deve confessare un successo lo farà ri- alimentari, poi anche per studio – sono che altre. E c’è infi ne una base comune ducendolo ai minimi termini con scarne micologo dal 2002 – ho maturato la con- a tutta la regione di funghi apprezzati, ma vinzione che le caratteristiche più primiti- non considerati così appetibili come le ve dell’animo umano si evidenziano prime due categorie, tra questi i gallinac- chiaramente quando è alle prese con la ci o giallarelle, i prataioli, i leccini, i pinarel- caccia ai miceti; siano essi epigei o ipo- li, le paiciole o colombine o mazze di gei provocano infatti le stesse reazioni. tamburo, le pennecciole, le rosselle o Non credo ad archetipi primigeni condi- verdelle, i paonazzi e tantissimi altri. Uso zionanti il comportamento umano, né solo i nomi volgari perché ogni paese e alla coscienza collettiva junghiana, ma in città chiama con nomi diversi qualità

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porcino…”, “…quando i biancospini fi o- riscono si può cominciare a cercare i prugnoli…”, così sentenzia - e spesso non sbaglia di molto - perché in effetti ci sono specie, purché nello stesso habitat, che si presentano in successione o in contemporanea: ma non sempre è così, né tantomeno è regola scientifi ca com- provata che, se si trova il Clitopilus pru- nulus o l’Amanita muscaria nella stessa parole “… si, poca roba. Ancora il bosco così come tra le mura domestiche è mol- zona, vi sia necessariamente vicino un non si è mosso…”, sfuggendo rapida- to parco nel loro consumo: in questo ca- porcino. Ciò che colpisce del personag- mente alle vostre domande. Questo tipo so è evidente come sia la ricerca in sé – e gio è che la sua abilità riconosciuta e in- è un vero rullo compressore nella sua ri- il fascino che essa ha impresso indelebil- discussa divenga scaturigine di teatralità cerca – metodico, conosce e controlla mente nella sua psiche – a farlo muovere compiaciuta: non scappa dai suoi inter- con meticolosità le sue fungaie, ai più verso valli, colline e monti. Si direbbe locutori, ma anzi li intrattiene volentieri, si sconosciute – spesso viene da famiglie quasi che, al momento della nascita, la atteggia umilmente a persona baciata in cui una tradizione di boscaioli o carbo- prima cosa che ha visto sia stata una dalla fortuna, ben sapendo che tutti san- nai ha tramandato luoghi e specie. È dif- fungaia e che questa gli abbia condizio- no che non si tratta di fortuna, ma di ca- fi cilissimo incontrarlo perché abile nel nato la mente, come una sorta di im- pacità personale, dovuta a dedizione e muoversi e mimetizzarsi: sovente parte pressione o meglio impronta, tanto da tradizione familiare; non nasconde i fun- da casa in orari impensabili, non neces- riuscire successivamente a evocare nel ghi, ma li espone ben sistemati, magari sariamente al levar del sole, ma magari suo cervello una sorta di bisogno com- circondati da felci, anche nei locali pub- nelle ore più calde, quando tutti sono a pulsivo verso la ricerca di porcini e ovoli: blici. Li espone sì, ma certamente non tavola o il tempo inclemente scoraggia un pò come le paperelle del grande Lo- tutti, solo quelli che servono, un cinque o chiunque dall’intraprendere una qualsiasi renz, è rimasto segnato a vita da quei sei kg per far morire di rabbia gli amici. attività silvicola. Come tutti, ai nostri gior- funghi, che, certamente, suo padre gli La sua famiglia è completamente parte- ni, si sposta in macchina se cittadino, se insegnò a trovare fi n dall’infanzia. L’altro cipe dei successi e rispecchia fedelmen- paesano invece con l’apino, ma par- tipo di fungaiolo ama farsi vedere partire te il suo comportamento: anch’essa si cheggia sempre in punti da cui è pratica- armato di bastone e cestino, talvolta gli esporrà volentieri a chiacchiere e esibi- mente impossibile per chiunque risalire piace aggregarsi a comitive limitate di zioni, lodandolo e mostrandosi orgoglio- alla sua reale zona di ricerca: si tratta, in persone, è affabilmente socievole, mai sa di tanto fungaiolo. In questo caso si poche parole, di veri e propri depistaggi! millantatore. All’interno della macchia potrebbe parlare, più che di imprinting, di Più che per singoli esemplari di dimen- scompare silenziosamente per riapparire atteggiamenti esibizionistici controllati, al sioni eccezionali, è un asso nel riportare ogni tanto col cestino pieno, provocan- servizio di un desiderio di potenza occul- a casa quantità industriali da tener ben do invidia e rabbia in chi è con lui, poi, tato, magari profondamente, da un’at- nascoste: al massimo ne regala un pò a fi ngendo indifferenza, scompare nuova- mosfera teatrale adatta alle circostanze. parenti fi dati, ma mai ad amici, mai! mente, così com’era apparso. Alla fi ne Ci sono poi i comuni mortali, che vanno Nemmeno a quelli più cari! Se ha fi gli e della spedizione lui è quello che ne ha volentieri a cercar funghi, trovandone moglie, solo con loro può condividere le trovati cinque, dieci volte più di tutti. Allo- qualche volta anche tanti, ma che non avventure predatorie, anche se lo fa mal- ra il suo simulato, disarmante stupore ne fanno una ragione di vita: cercatori volentieri, perché il gruppo, pur esiguo, è difronte ai cestini semivuoti dei compa- della domenica e non; cercatori appas- più individuabile e impacciato nella ricer- gni se ne esce con un “…ma come, ne sionati, ma senza un metodo e una fi lo- ca di quanto non lo sia il singolo. Ho par- avete trovati così pochi…”: gli altri ab- sofi a; cercatori non “cercatori”, che ama- lato una volta con un fungaiolo aretino bozzano sì sorrisi, ma sono di circostan- no solo stare in mezzo alla natura… specializzato in cimballi (Clitocybe geo- za, sono, più che sorrisi, smorfi e di odio Vanno a funghi anche i micologi, ma è tropa), che, a causa di alcuni infarti – non represso. Qualcuno se lo immagina tutta un’altra questione. Questi sono uno, ma alcuni! – aveva dovuto abban- stecchito da quei funghi, sperando che, “animali” rari, non troppo, ma rari e han- donare la sua passione: sebbene consa- tra quelli, ce ne sia uno fi nalmente mor- no una psicologia tutta loro, da affrontare pevolissimo che nemmeno i suoi familia- tale! Se si ferma al bar – questo special- in separata sede. Forse un’altra volta. E ri conoscessero tutte le sue fungaie, si mente nei paesi – racconta volentieri di un’altra volta ancora potrei parlare dei rifi utava categoricamente di indicarle a come bisogna seguire fasi lunari, anda- tartufai, che, pur sembrando così diversi chicchessia, fi gli compresi. È diffi cile che mento climatico e soprattutto i segnali dai fungaioli, vi posso garantire che sa- sia vittima di intossicazioni perché è che mandano piante e altri funghi sulla ranno anche una “specie” diversa, ma il estremamente prudente e abitudinario presenza di specie pregiate. “Quando “genere” è lo stesso: lo so per certo, vi- nella scelta di specie e luoghi, inoltre ra- trovate quel tal fungo, guardate bene in- sto che vado – o meglio andavo – anche rissimamente mangia funghi fuori casa, torno, che troverete senz’altro anche il a tartufi .

93 Impariamo AD AGIRE!

Viviamo in un periodo tormentato. Se ropa e il mondo conosciuto per intel- ne sono resi conto per primi quelli che ligenza, eleganza e fi nezza d’ingegno, abitano nelle grandi città (il re è nudo), tanto che ancor oggi le nostre capacità ma da un pò il fenomeno si è esteso artistiche, creative e intellettuali sono ovunque, anche nei piccoli centri sper- ammirate nei musei di tutto il mondo. duti della penisola. Le nostre certezze, Politicamente, nel Cinquecento, l’Italia il nostro trend di vita agiato, i parame- era ben lontana dall’essere uno stato tri entro cui ci sembrava impostata la unitario ed è comprensibile che i nostri nostra vita stanno lentamente, ma illustri avi dovessero adattarsi, con mille inesorabilmente cambiando e questo astuzie e dissimulazioni, a compiacere ci inquieta. Perché, ci domandiamo, il signore di turno (laico o religioso che siamo arrivati a questo punto? Molti fosse) per tirare avanti. Erano all’ordi- danno la colpa alla crisi economica e ne del giorno le invidie, i tradimenti, le al meccanismo perverso della fi nanza delazioni per compiacere il potente del creativa delle banche, alla corruzione momento, che teneva stretti in mano memente all’estero, cerchiamo di non e incapacità della classe politica, agli i cordoni della borsa. Dobbiamo forse accettare tutti i compromessi, ma solo di laura censi sprechi dei boiardi di Stato, all’ineffi - ai nostri lontani predecessori il nostro quelli leciti, che non ci faranno vergo- cienza amministrativa, ecc… Ma sarà adattamento al vizio e alla corruzione, gnare. Non ci lamentiamo di noi stessi solo quello? Non c’entrerà forse anche all’intrigo e alla ricerca dell’interesse continuamente e passivamente, ma la nostra incapacità di reazione difronte personale? Dobbiamo a loro la nostra guardiamo al futuro con ottimismo e agli episodi negativi e agli scandali che atavica incapacità a pensarci popolo e alacrità. Sviluppiamo la tenacia e por- ci affl iggono? Faccio un esempio. Pen- civis, il nostro eccessivo individualismo? tiamo l’orgoglio di ciò che siamo stati siamo per un momento alla Germania. Alcuni commentatori, nelle analisi delle e di ciò che possiamo ancora fare e Come reagisce un tedesco difronte alla cause, hanno persino dato la colpa alla dare al mondo per guardare in faccia crisi economica, che anche da loro è Chiesa della mancata unifi cazione ita- gli stranieri con la fi erezza delle nostre stata pesante? Se la prende con chi ri- liana. Insomma, senza voler dilungarci tradizioni, del nostro gusto e della no- tiene sia responsabile del dissesto eco- troppo, perché non prendiamo atto dei stra storia. Questo è il patrimonio che L’opinione L’opinione nomico oppure si rimbocca le maniche nostri difetti e imitiamo invece le qualità possiamo trasmettere: la cultura, l’arte, sacrifi candosi per favorire l’interesse e l’intelligenza dei nostri predecessori? il senso del bello, l’amenità del nostro collettivo? Perché noi, difronte alle dif- Coltiviamo le nostri doti d’ingegno e la paesaggio, la bontà della nostra cucina fi coltà, ci scagliamo contro il governo nostra eleganza, riconosciuta unani- e del vino. Vi sembra poco? o chi riteniamo responsabile dello sfa- scio, senza reagire in positivo, metten- docela tutta per migliorare la nostra situazione e risollevarci dalle umiliazioni e dal degrado? Perché, invece di dar- ci da fare, siamo spinti a emulare al massimo i vizi e i difetti dei peggiori? Perché ci siamo guadagnati all’estero la fama di furbi? Domande impegnati- ve, che richiedono un’analisi seria del nostro passato per capire cosa siamo oggi. E’ indubitabile che siamo i suc- cessori ed ereditiamo lo spirito che ha animato i nostri avi del Rinascimento. Leonardo, Michelangelo e tanti artisti, letterati e umanisti hanno stupito l’Eu-

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005 VIVEREDIVINO

anno II, n. 5 aprile-maggio-giugno 2013

direttore responsabile Andrea Cappelli [email protected]

capo redattore Fiora Bonelli

direttore artistico Paolo Rubei

progetto grafi co e impaginazione Silvia Filoni

in redazione Alessandro Ercolani

hanno collaborato Paolo Baracchino – Carlo Bencini Silvana Biasutti – Alessia Bruchi Laura Censi – Nicola Ciuffoletti Pasquale Di Lena – Michele Dreassi Daniela Fabietti – Giovanna Focardi Nicita Piera Genta – Massimo Lanza Gianluca Mazzella – Melissa Sinibaldi Gianfranco Soldera – Danilo Tonon Paolo Vagaggini

fotografi a Bruno Bruchi

stampa Baroni & Gori, Prato

coordinamento editoriale Mario Papalini

amministrazione e uffi cio pubblicità Francesca Brogi

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Regisrazione n. 3 2012 presso il registro stampa del Tribunale di Grosseto

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Il nostro vino siamo noi. Noi vignaioli che immaginiamo un’idea e la inseguiamo per anni. Noi uomini e donne, che trasformiamo l’uva in vino con le nostre conoscenze, i nostri errori, le nostre tecnologie. L’uomo e il suo sapere appartengono al terroir come il sole e la pioggia, la terra e la vite. Non possono esistere grandi vini senza la grande passione degli uomini.

Massimo Piccin

Localita’ Lo Scopaio 212 57022 Castagneto Carducci, Livorno, Italia tel. 0039 0565.765239 fax 0039 0565.765728 www.sapaio.com - [email protected] OINOS • VIVEREDIVINO 005 OINOS

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