GENNAIO / APRILE 2017 N°27 - ANNO VIII ISSN: 2036-3028 ISSN:

L’ARCHEOLOGIA IN

Poste Italiane s.p.a. – Spedizione in Abbonamento Postale –70% - S1/CB –70% Postale – Spedizione in Abbonamento Italiane s.p.a. Poste RACCONTATA DAI PROTAGONISTI INDICE ARCHEOLOGIA E STORIA ITALICA

di Adriano La Regina pag.6 RIFLESSIONI SULLA RICOGNIZIONE ARCHEOLOGICA NELLA VALLE DEL BIFERNO: ORIGINE, SVILUPPO E RICADUTE di Graeme Barker pag.18 . DAL MONTE ALLA PIANA: TERRAVECCHIA, SAN PIETRO DI CANTONI, SAEPINUM.

a cura di Maurizio Matteini Chiari pag.28 ISERNIA LA PINETA: PRIMA, DURANTE E OLTRE.

di Carlo Peretto pag.38 “IL PROGETTO SAN VINCENZO” 1980-99: VARIE MEMORIE DI UN PRIVILEGIO STRAORDINARIO.

di Richard Hodges pag.50 L’ODISSEA DI SAN VINCENZO. TRENT’ANNI DI RICORDI E RIFLESSIONI.

di Federico Marazzi pag.60 RICERCHE SULL’ETÀ DEL BRONZO DEL MOLISE: INDAGINI SU DUE AREE INTERNE.

a cura di Alberto Cazzella pag.68 IL CASTELLO DI GERIONE PRESSO . QUINDICI ANNI DI SCAVO.

di Lorenzo Quilici pag.78 MAGAZINE EDITORIALE

GENNAIO/APRILE 2017

ASSOCIAZIONE CULTURALE ARCHEOIDEA HANNO COLLABORATO via Francesco Longano 58, 86100 . A QUESTO NUMERO Graeme Barker DIRETTORE RESPONSABILE Alberto Cazzella iamo giunti al 27° numero di ArcheoMolise. Con quest’uscita abbiamo voluto ribadire Giuseppe Lembo Valentina Copat gli intenti e gli scopi che ci eravamo prefissati fin dal primo numero, ormai 7 anni Michela Danesi REDAZIONE Richard Hodges fa: essere un medium per stimolare la ricerca e la condivisione di conoscenza della Gabriella Di Rocco Adriano La Regina storia del territorio della nostra regione così poco nota e identificabile se non agli Giovanna Falasca Federico Marazzi occhi di chi ci vive. Ci siamo sempre detti che non si può far fruttare un tesoro che Brunella Muttillo Maurizio Matteini Chiari Ettore Rufo non si conosce diffusamente e bene e che non c’è condivisione di valore culturale senza una seria Brunella Muttillo ricerca scientifica a monte. D’altro canto non c’è utilità sociale per la ricerca se non nella sua Alessandro Testa Anna Paterlini Carlo Peretto divulgazione, nei vari livelli e modi in cui è corretto e giusto declinarla. PROGETTO GRAFICO Lorenzo Quilici Nelle riviste e nelle trasmissioni divulgative del settore storico-culturale e turistico quasi mai sono www.giodimaggio.com Giulia Recchia presentate e analizzate le testimonianze storico-archeologiche e storico-artistiche molisane, forse FOTOGRAFIA Cristiana Ruggini come riflesso di un atteggiamento generale di disattenzione nei confronti dei luoghi “minori”. Antonio Priston Valeria Scocca Se invece capita, lo sono in maniera molto generale o -al contrario- molto parziale, a volte Alessandro Testa SEGRETERIA scorrettamente e mai compiutamente. In definitiva si può dire che raramente potremo ricevere da [email protected] ARCHEOMOLISE ON-LINE qualsiasi fonte di informazione uno stimolo vero di conoscenza su questo territorio (evidentemente www.archeomolise.it ancora ritenuto secondario perché periferico geograficamente ed economicamente e perché STAMPA www.facebook.com ha lasciato un’impronta di sé all’apparenza più evanescente rispetto ad altre regioni), quasi Grafica Isernina - Via Santo Spirito 14/16 86170 Isernia - www.twitter.com nessun cenno poi si fa alla storia degli studi senza i quali nessun tentativo di identificazione e COMITATO TECNICO E SCIENTIFICO valorizzazione può avere fondamento. Marta Arzarello Università di Ferrara La finalità di questo numero, a suo modo monografico, di ArcheoMolise, allora, è stata quella di Isabella Astorri SIPBC Molise riunire le testimonianze di tutti gli archeologi che -da un cinquantennio a questa parte- scavano i più Marco Buonocore Sezioni Archivi BAV importanti siti della regione, da quelli di epoca paleolitica a quelli altomedievali, approfondendo, Annalisa Carlascio Archivio di Stato di Campobasso Dora Catalano BSAE Lazio raffinando ed estendendo la conoscenza della nostra storia e facendo anche notevoli ritrovamenti Carlo Ebanista Università del Molise ed identificazioni la cui notizia, purtroppo, non arriva sempre al grande pubblico. Rosalia Gallotti Università La Sapienza Roma È un dato che l’aggiornamento degli studi e le conseguenti scoperte, invece, sono fondamentali Richard Hodges The American University of Rome per il progresso nella conoscenza del nostro passato. Al setaccio dalle maglie strettissime Rosa Lanteri BB. CC. AA. di Siracusa Registrazione del Tribunale di Isernia dell’Archeologia, infatti, non sfuggono i molteplici dati concreti che, correttamente interpretati, Adriano La Regina INASA n. 72/2009 A.C.N.C.; n. 112 Cron.; n. permettono la ricostruzione dettagliata di millenni e millenni di civiltà fatte di contesti ambientali, Roberto Lleras Univeridad Externado de Colombia 1/09 Reg. Stampa del 18 febbraio Luigi Marino Università di Firenze 2009 di uomini, di esigenze, di cose, di scelte che compongono un quadro più ricco ed eterogeneo di Maurizio Matteini Chiari Università di Perugia quanto sospettabile e che può ancora sorprenderci. Ci auguriamo di essere riusciti a costituire, se Alessio Monciatti Università del Molise Per ricevere i 3 numeri di ArcheoMolise pur nel nostro limitato raggio d’azione, il mezzo per far risuonare l’eco della storia delle popolazioni Alessandro Naso Università di Innsbruck fornire un contributo di €15,00 tramite che vissero in questo territorio. Buona lettura. Luiz Oosterbeek Instituto Politécnico de Tomar bollettino postale o bonifico intestati Marco Pacciarelli Università Federico II di Napoli ad Associazione Culturale ArcheoIdea Stella Patitucci Uggeri Università di Cassino via Francesco Longano 58, 86100 Massimo Pennacchioni Università Roma 3 Campobasso Causale del versamento: Carlo Peretto Università di Ferrara contributo per 3 numeri di ArcheoMolise. Giovanna Falasca Antonella Presutti Ministero Pubblica Istruzione Per il bollettino postale il numero di Lorenzo Quilici Università di Bologna conto corrente è 50357649 Michele Raddi Università Udayana di Bali Per il bonifico l’IBAN è IT02 I076 0115 Raffaele Sardella Università La Sapienza Roma 6000 0005 0357 649 Franco Valente Ricercatore indipendente IN COPERTINA La pubblicazione delle foto dei siti e dei reperti archeologici sono pubblicate Illustrazione di Giovanni Di Maggio grazie all’autorizzazione della Soprintendenza Archeologia del Molise e Marco 'er Cinese' Zilioli

4 5 on una celebre conferenza cilia. Egli sosteneva, tuttavia, che solo Nell'altra pagina: tenuta a Firenze nel 1925, quando gli Italici divennero cittadini 1. Alfedena, Disco di corazza con decorazione dal titolo «Storia italica», il romani l’Italia fu “la madre di tutti i a sbalzo; Chieti, Museo cui testo fu pubblicato l’an- suoi figli” e che il popolo italico conti- (da G. Tomedi, Italische Panzeplatten und noC successivo nella «Rivista di Filolo- nuò a esistere anche quando l’impero Panzerscheiben, Stuttgart gia e di Istruzione Classica», Ulrich universale si dissolse. Con il saggio 2000, tav. 32). von Wilamowitz-Moellendorf esortava «Sul concetto di storia italica» Massi- allo studio della storia dell’Italia antica mo Pallottino ribadiva nel 1976 la ne- facendo uso delle fonti dirette e auten- cessità di un’interpretazione unitaria tiche, i monumenti, per sopperire alla dell’Italia preromana parallela a quella mancanza di quella tradizione lettera- del mondo greco prima della confluen- ria di cui si potevano avvalere gli studi za “comune all’Italia e alla Grecia, nella della storia greca e della storia romana. sfera dell’affermazione universalistica Nello stesso anno (1926) quello scritto di Roma”. Nel mezzo secolo trascorso ebbe nella rivista «La Critica» una re- tra la conferenza del filologo tedesco e censione di Benedetto Croce, il quale vi lo scritto di Pallottino si era gradual- vedeva una posizione storica analoga a mente affermata una visione storica quella che, a cominciare dal «Platone di popoli, o gruppi di popoli, dell’Italia in Italia» di Vincenzo Cuoco, si era de- antica basata sui caratteri linguistici lineata nell’età del Risorgimento con con «Gli antichi Italici» di Giacomo l’intento di restituire valore ai caratteri Devoto (1931), oppure sui dati arche- originali della civiltà italica. In partico- ologici come è stato per gli Etruschi lare con «L’Italia avanti il dominio dei con l’«Etruscologia» dello stesso Pal- Romani» (1810, 1821) Giuseppe Micali lottino (1942) e per altre popolazioni aveva proclamato la medesima esigen- illustrate da una serie di studi specifici za un secolo prima di Wilamowitz ma il e da mostre archeologiche. Tra queste suo tentativo di creare un nuovo ambi- interessa qui ricordare «Antiche civiltà to disciplinare, nel quale la storia itali- d’Abruzzo» con cui Valerio Cianfarani ca potesse assurgere alla stessa dignità (1969) aveva esposto a Roma, nel Pa- della storia greca e di quella romana, lazzo di Venezia, i documenti di quella era rimasto confinato ai margini della cultura “medioadriatica” da lui stesso storiografia contemporanea. Preva- delineata fin dal 1966 con la pubblica- levano infatti le posizioni dottrinarie zione della stele di Guardiagrele nel germaniche, e più generalmente eu- «Bollettino d’arte»; si ricostruiva, con ropee, che identificavano con la storia quella esposizione, il contesto cultu- romana quella degli altri popoli dell’I- rale del principale monumento della talia. Contrario all’esaltazione roma- scultura italica, il “Guerriero di Cape- ARCHEOLOGIA E no-nazionalista dell’epoca, Croce so- strano”, aprendo così la strada al rico- steneva che la ricerca storica della na- noscimento di una fase unitaria della zionalità italiana doveva attingere “alla civiltà arcaica delle genti sabelliche e Italia preromana e a quella post-roma- della sua ampia diffusione nella me- na, considerando la romanità come un dia Italia tirrenica ed adriatica, fino elemento essenziale e primario bensì ad allora non emerse per la frammen- STORIA ITALICA dell’intera civiltà moderna, al pari del taria attestazione archeologica e per DI ADRIANO LA REGINA cristianesimo, ma non come storia un’interpretazione riduttiva dei feno- particolare della nazione italiana”. La meni culturali. Ciò nonostante i line- concezione storica di Wilamowitz, che amenti che si venivano proponendo Il Molise si è dimostrato una terra particolarmente generosa nel rivelare in effetti si avvicinava per molti aspetti delle antiche civiltà italiche non erano monumenti di straordinaria originalità e nel restituire documenti a quella di Micali, riconosceva ai popo- riusciti a superare i confini di conce- d’inatteso interesse per la ricostruzione di aspetti riguardanti la storia li dell’Italia forme autonome di civiltà zioni etnografiche basate soprattutto politica e istituzionale, la cultura artistica, la lingua e la religiosità delle poi distrutte da Roma, come del resto su documenti della cultura materiale. genti che la abitarono nei secoli precedenti l’egemonia romana. avvenne anche per la grecità della Si- Quando Pallottino scriveva il suo sag-

6 Archeologia e storia italica 7 In questa pagina: to degli elementi di base per la formazione di iden- 2. Guardiagrele, Stele di tità contrapposte, secondo nozioni antropologiche arte italica; Chieti, Museo (da Cianfarani, Antiche definite negli anni Sessanta, come quelle di Fredrick civiltà d’Abruzzo, Roma Barth (1969) in «Ethnic Groups and Boundaries», 1969, fig. 3). che hanno influito sullo studio dell’identità etnica, Nell'altra pagina: culturale e politica nel mondo classico. A regolare 3. Penna Sant’Andrea, la prospettiva storica è stato in questi casi il fulcro Stele di arte italica con iscrizione paleosabellica dell’ideologia dominante. Così, come nei secoli XIX (da Italia, omnium e XX il nazionalismo ha offuscato in Europa la visio- terrarum parens, Milano ne unitaria di fenomeni di dimensione continenta- 1989, fig. 220). le, qual è stata la storia di grandi popoli come i Celti o i Germani, anche nei confronti delle popolazioni dell’Italia preromana sono prevalse concezioni che hanno privilegiato gli aspetti distintivi rispetto a quelli unitari. Ora, a novant’anni dall’esortazione di Wilamowitz ed a quaranta dal saggio di Pallottino, potremmo do- mandarci se alla luce degli orientamenti più recenti siano ancora attuali gli obiettivi a quei tempi deline- ati per la ricostruzione di una storia dell’Italia che non si esaurisca in quella di Roma. Naturalmente la Roma protostorica, arcaica, e finanche quella dell’al- ta e media repubblica appartiene in pieno a quella storia d’Italia non ancora precipuamente romana; se invece essa è stata intesa in una prospettiva es- senzialmente romana, ciò si deve all’influenza della storiografia antica successiva all’unificazione dell’I- che ne illustrano nel corso dello svolgimento storico talia sotto il dominio di Roma. gli aspetti economici e sociali, l’ambiente naturale e Per lo studio dei rapporti tra genti italiche e greche le forme di insediamento, nonché i caratteri cultu- contributi notevoli provengono dall’archeologia rali; non ne scaturisce tuttavia quella ricomposi- della Magna Grecia e della Sicilia, soprattutto della zione sincronica della storia italica che, sola, può Lucania, del Bruzio, della Campania. Anche in que- consentire di intendere i motivi che hanno condotto sti casi tuttavia la prospettiva prevalente è ancora alla formazione e allo sviluppo delle singole entità quella greca, intesa a riconoscere gli influssi della etniche nella complessità e nella pienezza dei vi- grecità sul mondo italico, con minore attenzione ai cendevoli rapporti. Per citare un esempio, i Sanni- riflessi di questo, quando diviene dominante, sull’as- ti e i Lucani avevano la medesima organizzazione setto sociale, economico e culturale delle comunità gio sulla storia italica, l’unica ricostru- diretta del territorio, senza tuttavia sociale, parlavano la stessa lingua, ma la scrivevano italiote. Sotto questo profilo saranno, per esempio, zione storica riguardante un popolo avvalersi pienamente della gran mole con alfabeti nazionali diversi e costituivano entità le esplorazioni nell’area urbana di Paestum che po- italico era il «Samnium and the Sam- di dati archeologici a quell’epoca già politiche autonome: i due popoli hanno avuto una tranno chiarire cosa significava per le genti lucane nites» di Edward T. Salmon (1967); in disponibili soprattutto nelle città san- storia per certi aspetti distinta e per altri comune, non abituate alla condizione urbana insediarsi in essa l’autore si era posto in una pro- nitiche della Campania. Ad ogni modo, sicché è solo la prospettiva storica a condizionarne una città greca e al tempo stesso per gli abitanti greci spettiva non romana della storia san- se si fa eccezione dell’opera di Salmon una concezione individuale piuttosto che unitaria. È non espulsi vivere integrati, in condizione subalter- nitica, nel senso di interpretare, nei per i Sanniti e del profilo sintetico della quindi evidente la distanza concettuale rispetto alla na, in una società prevalentemente italica. Ad ogni limiti in cui ciò era consentito da fonti «Storia degli Etruschi» di Mario Torel- nozione di storia greca, che non è mai intesa come modo la seconda generazione degli abitanti di Pae- essenzialmente romane, le ragioni del- li (1981), ancora oggi non vi sono rico- una somma di storie autonome riguardanti le stirpi stum dopo l’instaurazione della dominazione lucana la resistenza tenacemente opposta alla struzioni storiche riguardanti i singoli che componevano la grecità nel suo insieme. A cre- doveva costituire una comunità che aveva assunto supremazia romana dai Sanniti più popoli, e tanto meno una storia com- are questo limite nella storiografia dell’Italia antica caratteri culturali nuovi rispetto a quelli delle due che da ogni altro popolo d’Italia. Per plessiva dell’Italia antica prima della hanno di certo pesato interessi di ricerca rivolti per componenti originarie. Non diversamente convi- ottenere questo Salmon si era giovato sua integrazione nel mondo romano. lo più a individuare i caratteri distintivi, strutturali vevano Greci e Sanniti a Cuma e in altre città del- di fonti e metodi storiografici tradizio- Esistono, naturalmente, trattazioni e culturali, delle entità etniche. Sono stati quindi de- la Campania, Etruschi e Sanniti a Capua, Etruschi, nali, cui aggiungeva una conoscenza dedicate alle civiltà delle genti italiche, terminanti gli orientamenti intesi al riconoscimen- Greci e Lucani nella Campania meridionale. L’e-

8 Archeologia e storia italica 9 Nell'altra pagina: sud-piceni o paleosabellici (secoli VI- né si può ignorare la persistenza della 4. a-b. Pietrabbondante, V), devono necessariamente trovare denominazione etnica Sabini/safinos Testa di arte italica, Campobasso una spiegazione che non si risolva nel che salda le informazioni provenien- Soprintendenza (foto respingere l’italicità dell’ethnos sabino. ti dalla tradizione romana con quelle Soprintendenza Chieti). L’interazione culturale, nel variegato della documentazione epigrafica delle In questa pagina: panorama etnico dell’Italia antica, è regioni italiche. A che pro, con quali 5. Pettoranello del stata alla base di specifici caratteri re- intenti ideologici, la nobilitas romana Molise (IS), disco di corazza, circa 550 gionali, i quali a loro volta devono aver di età repubblicana avrebbe dovuto in- a.C.; Campobasso condizionato la formazione di entità ventare un’originaria componente al- Soprintendenza (da A. etniche autonome. logena nel proprio corpo sociale attri- Russo Tagliente). Dopo le indagini eseguite in anni re- buendole il merito di aver partecipato centi a Roma e nel retroterra sabino, alla fondazione della Roma romulea? sappiamo bene che per quell’età non Non si potrebbe di certo attribuire ai è possibile distinguere le comunità Claudii, discendenti di quell’Appius sabine da quelle latine sulla base dei Claudius immigrato con il suo folto se- dati archeologici. Non vi sono quindi guito nei primi anni della repubblica, motivi sufficienti per dubitare di tra- la capacità di accreditare la leggenda di dizioni così radicate. Non sarebbe faci- un elemento sabino dominante nella le trovare le ragioni che in età storica fase formativa della città e costitutiva avrebbero potuto condurre alla costru- dello stato. Vero appare, piuttosto, il zione fittizia di una prevalenza sabina, contrario.

spansione romana in Italia avrebbe coinvolto genti ra greca ed etrusca sul versante campano, dall’altra per lo più assuefatte alla commistione culturale, alla consente di ricostruire il reciproco influenzarsi tra pluralità linguistica, alla comunicazione interetni- il mondo latino e quello italico fin dalla formazione ca. Del resto l’egemonia romana sui popoli aggregati della prima Roma. come alleati, o socii, non comportava l’esautora- Dubbi sono stati sollevati sulla storicità della pre- mento delle forme di cultura locale: solamente la senza sabina nella Roma delle origini, fino a scredi- civitas richiedeva necessariamente il latino nell’uso tarla del tutto: così nelle «Recherches sur la légende pubblico. Quanto fossero comuni alcune forme di sabine» di Jacques Poucet (1967), il quale ha soste- rapporti interculturali, e a quali livelli di diffusione nuto che quella tradizione non può essersi formata sociale questi fossero arrivati in Italia intorno al 100 prima degli inizi del III sec. a.C.; più recentemente a.C., quindi negli anni di poco precedenti la guerra nei «Beginnings of Rome» Tim Cornell (1995) ha sociale, lo può ben dimostrare un documento rin- osservato che non vi sono dati archeologici che pos- venuto nel santuario sannitico di Pietrabbondante. sano confermare l’insediamento di una comunità Due schiave addette alla fabbricazione di tegole, di sabina nella Roma delle origini. Per altro verso in lingua osca l’una e latina l’altra, incidono per gioco sede linguistica, con il saggio «La lingua di Numa» su una delle tegole alla quale stavano lavorando, cia- Mario Negri (1992) ha ripreso le indagini sul tema scuna nella propria lingua, due frasi non identiche del protosabino, ossia la lingua dei Sabini di età regia ma simili: si comprendevano reciprocamente in en- a Roma distinto dal sabino della prima repubblica, trambe le lingue, ma la donna di cultura latina rive- secondo una dicotomia già proposta da Giacomo la la sua condizione subalterna rispetto al padrone Devoto. Negri conclude che “il sabino è una lingua, sannita scrivendone il nome in latino con la dizione benché ovviamente non estranea a quelle indoeu- osca. ropee della stessa area ed età, sostanzialmente non La documentazione dell’Italia centrale, e in partico- riconducibile a nessuna di queste, e quindi autono- lare quella riguardante le genti sabelliche, riveste un ma”. interesse particolarissimo ai fini della storia italica. Occorre però osservare che i caratteri distintivi tra Da una parte, infatti, documenta i complessi rappor- il poco noto protosabino (secoli VIII-VII) e il sabi- ti tra le popolazioni di lingua osca e quelle di cultu- no documentato dai testi che vanno sotto il nome di

10 Archeologia e storia italica 11 In basso: A mio avviso in età repubblicana, quan- poneva alle origini della città ha un etrusca a Roma, come fa intendere il ruolo svolto molo sono una sfida al buon senso, prima che a qua- 6. , Capitello do si poté elaborare una ricostruzione evidente fondamento storico, e il ratto dall’augure Atto Navio nell’impedire a Tarquinio lunque forma di pensiero critico nei confronti delle figurato di arte ellenistica (foto: R. Mazzeo). ideale delle origini romane, si volle af- delle Sabine altro non è che la sua in- Prisco di innovare l’ordinamento centuriato. Per origini di Roma, mentre resta il compito arduo ma fermare il primato dell’elemento lati- terpretazione leggendaria. La tradizio- quanto possano essere state ammantate di mitiche non disperato di rintracciare elementi concreti che no creando la figura di Romolo per an- ne antica riguardante la fase regia della virtù, queste figure non si riconducono facilmente a consentano di ricostruire la realtà storica che fu alla teporlo al primo vero re di Roma, un re storia romana riconosce quindi un’e- entità leggendarie e comunque, anche se così fosse, base di ogni successiva interpretazione leggendaria. sabino, vero o fittizio che sia il Tito Ta- gemonia sabina con Tito Tazio, Numa resterebbe pur sempre radicato nella tradizione ro- Molto può fare in questa direzione l’archeologia zio presentato dalla tradizione come Pompilio, Anco Marcio; riconosce an- mana il fortissimo influsso sabino sull’ordinamento dell’Italia sabellica, ossia quella dei popoli che la re di Cures e poi, con Romolo, di Roma. che una capacità dell’elemento sabino politico, istituzionale e religioso della prima Roma. tradizione romana identifica con i Sabini, i Piceni, Il sinecismo latino-sabino che così si di condizionare il potere della regalità I recenti tentativi di riaccreditare la storicità di Ro- i Vestini, i Marrucini, i Peligni, i Marsi, i Sanniti, i Lucani ed i Bretti, senza elencare entità etniche mi- nori. Il territorio dei Vestini, che in anni recenti più di altri è stato indagato sotto il profilo delle forme di insediamento (Mattiocco 1986; Bourdin et al. 2006-2011) e della ritualità funeraria (Cosentino et al. 2001; D’Ercole & Copersino 2003; D’Ercole & Benelli 2004), ha anche restituito un monumento dell’arte italica della prima metà del VI secolo a.C., il “Guerriero di Capestrano” (Franchi Dell’Orto et al. 2011) il cui significato non si è ancora appieno riverberato sulla storia antica, italica e romana. La scultura, cui è associata quella frammentaria di una figura femminile eseguita dallo stesso artista, reca anche incisa una dedica scritta in alfabeto paleosa- bellico e in una variante locale della lingua sabina, che sarà poi quella dei Vestini. La sua decifrazione, cui sono potuto giungere parzialmente nel 1978 e integralmente nel 1986 (ne ho trattato più recente- mente nel 2010 in «Pinna Vestinorum»), documen- ta a mio avviso la regalità presso gli italici all’epoca di Servio Tullio. Le fonti di tradizione letteraria sull’ordinamento monarchico nel mondo italico sono tutte secondarie, alcune delle quali attendibili, e nondimeno sono state messe in discussione come si è detto per i Sabini, altre sono effettivamente assai sospette come l’estratto delle politeiai aristo- teliche compilato da Eraclide Lembo concernente Lamiskos, re dei Lucani. Il testo dell’iscrizione del “Guerriero”, che merita di essere qui considerato, è ma kuprí koram opsút aninis raki nevíi pomp[…]íi e può essere inteso “me bella immagine fece Aninis per il re Ne- vio Pomp(…)o” Aninis è lo scultore italico che, consapevole del pre- stigio che gli derivava dall’arte sua, appone la firma nella dedica, concepita nella forma di un oggetto parlante, alla figura regale di Nevio Pomp(uledi)o. Il re ha un nome bimembre, quindi simile nella strut- tura ai nomi dei re sabini, e non distante nella forma da quelli di Numa Pompilio e di Atto Navio. Tra gli otto re di Roma, includendo Tito Tazio, solamente

12 Archeologia e storia italica 13 si contrappone a quello di Roma su In queste pagine: monete coniate dagli insorti italici. In 7. Pietrabbondante, Dedica alla Vittoria in una delle stele di Penna Sant’Andrea è lingua osca, dal Tempio B menzionata esplicitamente, in un con- (foto: A. La Regina). testo non chiaro, una touta safina: è una definizione di natura istituzionale che individua un ordinamento repub- blicano e un “popolo sabino”, ma qual era la sua estensione geografica e con quale ordinamento politico? Sabini e Sanniti si consideravano un’unica stir- pe, oltre ogni distinzione in entità po- litiche autonome. Il nucleo principale dei Sanniti, a differenza degli altri che hanno assunto per tempo un etnico di- stintivo usato in senso assoluto (come i Carricini, Frentani, Hirpini, Caudini), ha sempre mantenuto nella nozione romana la denominazione originaria di Samnites; così è stato, per esempio, per i Samnites inquolae che ad Aesernia dedicano una statuetta a Venere, e per Romolo ha il nome di un singolo elemento, come dipendenti, individuate separatamente anche nella certo che, qualora si tratti di un moti- i Samnites elencati da Plinio il Vecchio i mitici fondatori di popoli: Italo, Enotro, Siculo, denominazione assunta da ciascuna di esse nella vo non connesso soggettivamente con nella «Storia Naturale». Solo per evi- Dauno, Peucezio, Messapo, e così via. Afferiscono lingua latina a seguito di rapporti istituiti in condi- aspetti di identità etnica, ma adottato denti esigenze di chiarezza compare alla sfera concettuale della regalità, piuttosto che zioni storiche diverse. Tuttavia, a parte l’aspetto po- per decorare una produzione destinata talvolta nelle fonti, aggiunto all’etnico a quella di una funzione pubblica di tipo repubbli- litico, in che misura questi popoli si ritenevano di- ad ambienti sabellici, anche in questo principale, l’aggettivo Pentri, non an- cano, le figure dei condottieri che attraverso la mi- stinti tra loro e quanto restava invece dell’originaria caso il significato della raffigurazione cora documentato nella lingua osca. grazione rituale del ver sacrum fondavano un nuovo identità comune? Su dischi di corazza bronzei del doveva essere di immediata percezio- La tradizione antica non offre elemen- popolo, come Como Castronio che guidò i Sabini VI sec. a.C., diffusi nell’area sabellica fino ai confini ne, doveva insomma riferirsi a un tema ti per stabilire in maniera certa che nella terra che poi fu il Samnium. Nella raffigura- con la Daunia, compare la raffigurazione di un ani- particolare e ben noto della mitologia prima del IV secolo il ramo sabellico zione che i Sanniti ne davano all’epoca della guerra male fantastico, un quadrupede con due teste, una italica. dell’ethnos italico si fosse già articolato sociale Como Castronio, che calpesta la lupa abbat- sorta di chimera di tradizione orientalizzante tal- Una nozione unitaria di questo mondo, in una pluralità di entità nazionali. Le tuta, era astato come Romolo, e affiancato dal toro, volta sormontata da una figura umana (Papi 2007), almeno nelle sue componenti princi- fonti dirette, epigrafiche, appartenenti animale delle origini come la lupa; oltre a reggere la un eroe domatore di cavalli. Corazze di questo tipo pali, quella sabina e quella sannitica è sotto il profilo linguistico e alfabetico lancia, egli indossa ornamenti raffigurati anche sul sono state trovate anche a Pettoranello del Molise certo dimostrata dalla tenace conser- all’orizzonte paleosabellico, sono a tal corpo del “Guerriero di Capestrano”: le armillae e (Russo Tagliente 2013). I caratteri iconografici e vazione presso di esse, sino alla fine fine più utili perché indicano che nel V la bulla. L’assimilazione alla figura mitica di Romo- formali sembrano discendere da elaborazioni etru- di ogni forma di autonomia, della de- secolo esisteva una contrapposizione lo riguardava però nel caso di Como Castronio un sche e picene di un motivo che ha origine nel Medi- nominazione etnica comune, safinús identitaria tra genti che definivano se personaggio che ha parvenza storica, proprio come terraneo orientale. È cosa molto dubbia che si possa (nominativo plurale). Nel V secolo il stesse da una parte púpúnús e dall’altra quell’Atta Clausus, poi Appius Claudius, che con i trattare di una rappresentazione simbolica connes- nome compare sul versante adriatico safinús, dislocate su aree confinanti suoi Sabini alla fine del VI secolo era stato accolto sa con l’identità etnica, che in tal caso avrebbe dovu- dell’Abruzzo settentrionale, al confine lungo fiume Tordino, nell’Abruzzo te- dai Romani nella civitas e nella communio agrorum. to riferirsi all’intera dimensione sabino-sannitica, con gli ambienti piceni, nelle stele di ramano. Le prime hanno un’area di Ancora poco esplorato è il tema dell’unità sabellica ma se così fosse ciò significherebbe che alla metà Penna Sant’Andrea: sono questi i Sabi- diffusione corrispondente al nucleo e della sua disgregazione in entità nazionali autono- del VI secolo non si era ancora compiuto il processo ni del litorale che, stando alle notizie di storico dei Picentes, con i quali sono me: non sono stati definiti i tempi di queste trasfor- di formazione delle singole nazioni italiche. La stele Floro, Manio Curio Dentato sottomise in evidente rapporto, le altre manten- mazioni identitarie e politiche, e le informazioni di Guardiagrele, che si data sempre nel corso del VI nel 290 a.C. spingendosi Hadriano te- gono ancora a quell’epoca, lungo il li- che abbiamo dalle fonti letterarie si riferiscono a secolo, rappresenta anch’essa un guerriero in for- nus mari; nel II secolo in una dedica torale adriatico, la denominazione di un’epoca pienamente storica in cui la geografia et- ma estremamente stilizzata; reca tuttavia una no- trovata nel santuario di Pietrabbon- Sabini. nica ha già assunto la conformazione che resterà tazione molto particolareggiata proprio sui dischi dante è documentato il nome osco del Non sappiamo pertanto quando si fos- definitiva fino alla guerra sociale. Nella tradizione di corazza raffigurati sul petto e sulla schiena con Sannio, safinim; durante l’ultima fase sero costituite le nazioni medio-itali- romana Sabini e Sanniti sono considerati entità in- l’immagine della “chimera” italica. È ad ogni modo della guerra sociale il nome safinim che che nelle fonti romane compaiono

14 Archeologia e storia italica 15 8a 8b Così, l’individuazione delle funzioni amministra- tive svolte dai luoghi di culto chiarisce il carattere Bibliografia dello stato costituito su base non urbana: nel ca- Barth, F 1969, Ethnic groups and boundaries. lendario delle festività religiose – inciso sulla Ta- The social organization of culture difference, vola di Agnone in lingua osca – che si tenevano nel Universitetsforlaget, Oslo. santuario presso Fonte del Romito di Capracotta, Bourdin, S 2006-2011, ‘Les sites de hauteur des si enuncia che il “Giardino di Cerere” era destinato Vestins : Étude de l’organisation territoriale d’un alla raccolta del vectigal, la tassa che doveva essere peuple de l’Italie préromaine’,in MEFRA. versata allo stato sannitico dai decumanii, ossia da Cianfarani, V 1966, ‘Stele d’arte medio-adriatica da chi occupava a titolo oneroso l’agro pubblico, o ager Guardiagrele’ in Bollettino d’Arte, Serie V, numero LI, pp. 1-6. decumanus. Se ne può dedurre che la distribuzione dei luoghi di culto nel territorio sannitico servisse Cornell, T 1995, The Beginnings of Rome: Italy and anche per la riscossione di tributi, decime e di altri Rome from the Bronze Age to the Punic Wars (c. 1000-264 BC), Routledge. introiti pubblici, nonché per le attività che richiede- vano un’organizzazione capillare, quali il censo, la Cosentino, S, D’Ercole, V & Mieli, G 2001, La Necropoli di Fossa: 1, Carsa Edizioni. leva militare, i comizi elettorali. Talvolta i santuari 9a 9b hanno costituito il primo nucleo di un insediamen- D’Ercole, V & Copersino, R (eds) 2003, La Necropoli to urbano. È questo il caso di Terventum, l’odierna di Fossa: 4, Carsa Edizioni. Trivento, ove un luogo di culto con edifici del III e D’Ercole, V & Benelli, E R (eds) 2004, La Necropoli del II secolo a.C. ha dato origine alla formazione del di Fossa: 2, Carsa Edizioni. municipio romano. Devoto, G 1931, Gli antichi Italici, Vallecchi, Firenze. I negotiatores italici che nel II secolo operavano a Franchi Dell’Orto, L, La Regina, A & Buonocore, M Delo, individui appartenenti a genti prevalente- 2011, Pinna Vestinorum e il popolo dei vestini, Vol. 1, mente sabelliche, alleate di Roma e quindi anco- L’Erma di Bretschneider. ra prive della cittadinanza romana, si definiscono Mattiocco, E 1986, Centri fortificati vestini, Sulmona. complessivamente Italicei, ossia si accomunano in una identità italica che costituirà il punto di forza Micali, G 1810, L’Italia avanti il dominio dei Romani, 1th edn. (2th edn. 1821). nelle rivendicazioni della cittadinanza romana e che condurrà alla guerra sociale. Nel libro «Italian Mouritzen, H 1998, Italian Unification, Institute of Classical Studies, School of Advanced Study, Unification» Henrik Mouritzen (1998) ha sostenuto University of London. che gli Italici non volessero ottenere la cittadinanza romana, bensì costituire con Roma una confedera- Negri, M 1992, ‘La lingua di Numa’, in Papers in Honour of Oswald Szemerényi. II, Amsterdam- nella seconda metà del IV secolo: Mar- In alto: È indubbio che l’esplorazione di con- zione di stati con ordinamento rappresentativo in Philadelphia, pp.229-265. si, Vestini, Peligni, Marrucini, Frenta- 8 a-b. Moneta d’argento testi quali le necropoli, come Fossa cui avessero pari peso le entità nazionali che la com- della guerra sociale Papi, R 2007, ‘Produzione metallurgica e mobilità ni. Le prime testimonianze dirette ri- coniata dagli insorti italici; nei Vestini, e gli insediamenti, come ponevano. È difficile pensare che questi potessero nel mondo italico. Nuovi dati dal Fucino sui dischi guardano i Marrucini (touta marouca con raffigurazione ideale Monte Vairano nel Sannio pentro, pos- essere gli obiettivi di una rivolta in cui l’aristocrazia di bronzo laminati’ in Abruzzo, XLV, pp. 3-159. dell’Italia, il cui nome è nella legge di Rapino del III secolo) sano contribuire a individuare carat- italica aveva aspirazioni di potere politico mentre scritto in osco (víteliú); Pallottino, M 1976, ‘Sul concetto di storia italica’, ed i Marsi (pro l[ecio]nibus martses sul rovescio Como teri specifici delle singole nazionalità; le masse contadine, che costituivano il nerbo degli Castronio, che calpesta in L’Italie préromaine et la Rome républicaine. nell’iscrizione di Caso Cantovio del la lupa, con a fianco resterà però difficile stabilire a quale eserciti, rivendicavano i benefici che potevano deri- I. Mélanges offerts à Jacques Heurgon, École 294 a.C.). Vi è però anche la possibilità il toro sannita; Roma, livello cronologico le forme identita- vare loro dalla piena partecipazione ai frutti dell’im- Française de Rome, Roma. Museo Naz. Romano, che il nome dei Marrucini compaia già Medagliere, inv. 85181 rie abbiano dato luogo a innovazioni perialismo romano. Insomma la nobilitas italica Poucet, J 1967, Recherches sur la legende sabine nel V secolo, (maroum nell’iscrizione (foto Soprintendenza strutturali nell’organizzazione politi- voleva essere assimilata a quella romana, mentre i des origines de Rome, Editions de l’Université Roma). di Crecchio ?). D’altra parte l’interpre- ca. Alcune conclusioni si possono trar- populares volevano acquisire i medesimi privilegi Lovanium. tazione che ho dato del testo di Cape- 9 a-b. Moneta d’argento re per altro verso dall’incidenza della delle masse urbane. D’altra parte la guerra sociale si Russo Tagliente, A 2013, Armamento sannita e della guerra sociale identità culturale: dischi-corazza da Pettoranello del strano comporta il riconoscimento coniata dagli insorti italici; struttura politica sulle forme orga- comprende appieno solamente nella prospettiva di Molise, Polistampa, Firenze. della regalità, e quindi di una forma con raffigurazione ideale nizzative dell’insediamento. È questo una guerra civile, quale in effetti fu: la prima delle dell’Italia, il cui nome è Salmon, ET 1967, Samnium and the Samnites, costituzionale che denota autonomia scritto in osco (víteliú); il caso dei santuari. Pietrabbondante guerre civili che condussero alla fine della repubbli- rispetto all’originario ethnos sabino. sul rovescio Como è un santuario etnico dei Samnites ca con la vittoria di Ottaviano ad Azio. Agli inizi del Cambridge Univ. Press. Castronio, che calpesta la Occorre per ora limitarsi a riconoscere lupa, con a fianco il toro Pentri, e l’accertamento dell’epoca in I secolo a.C. sotto il profilo culturale l’integrazione Torelli, M 1981, Storia degli Etruschi, Laterza. che il processo formativo delle singole sannita; Roma, Museo cui esso assume questo carattere po- romano-italica era un processo ormai compiuto da Naz. Romano, Medagliere, von Wilamowitz-Moellendorf, U 1926, ‘Storia italica’ entità sabelliche si è svolto tra il VI e il inv. 85187 (foto: trà porre un termine ante quem per molto tempo. Ne fanno fede le tre anime del grande in Rivista di Filologia e di Istruzione Classica. V secolo. Soprintendenza Roma). la costituzione dello stato sannitico. Ennio, poeta di Roma.

16 Archeologia e storia italica 17 A sinistra: 1. La copertina del resoconto finale della ricognizione archeologica della valle del Biferno. La fotografia, di Frank Monaco, ritrae una donna che lavora nei campi vicino a Cantalupo nel 1953. RIFLESSIONI SULLA RICOGNIZIONE ARCHEOLOGICA NELLA VALLE DEL BIFERNO Origine, sviluppo e ricadute

DI GRAEME BARKER McDonald Institute for Archaeological Research, University of Cambridge, UK

Sono ormai trascorsi più di 40 anni da quando ho intrapreso la ricognizione archeologica nella valle del Biferno (Biferno Valley Archaeological Survey), nel settembre del 1974. Due anni prima, al termine del mio dottorato a Cambridge sulla preistoria dell’Italia centrale, ero stato nominato, per il mio primo incarico Ero ansioso di sviluppare un progetto una ricognizione archeologica di su- accademico, docente di archeologia preistorica presso l’Università di Sheffield. archeologico sul campo, in particolare perficie richiedesse meno risorse eco- uno in cui avrei potuto coinvolgere gli nomiche rispetto ad un vero e proprio studenti per indagare lo sviluppo di un scavo, e che fosse meno complicato ot- paesaggio archeologico utilizzando la tenere un permesso. La giustificazione tecnica del field walking, la mappatura intellettuale era che desideravo intra- sistematica dei siti archeologici trami- prendere uno studio sullo sviluppo di te la raccolta di reperti visibili sulla su- un paesaggio mediterraneo sul lungo perficie dei campi arati. periodo, piuttosto che lo studio di un Le ragioni pratiche di questa scelta singolo periodo. erano dettate dalla constatazione che Nell’ambito del mio dottorato di ricer-

18 Riflessioni sulla ricognizione archeologica nella valle del Biferno: origine, sviluppo e ricadute 19 A destra: il concetto di longue durée nella storia del Mediter- grasse l’approccio archeologico, geografico e storico 2. Tipico canale di raneo, sviluppato dallo storico francese Fernand nell’indagine della longue durée (anzi della lunghis- erosione nella bassa valle del Biferno negli anni Braudel nel suo magistrale La Méditerranée et le sima durata) di un paesaggio mediterraneo. Settanta, conseguenza Monde Méditerranéen à l’époque de Filippo II (Brau- L’insegnamento principale di cui ero stato incarica- della combinazione di agricoltura meccanizzata del 1949), che lessi nella traduzione inglese pubbli- to a Sheffield era sul Neolitico e sull’età del Bronzo e monocoltura (foto: G. cata nel 1972. dell’Europa centrale e orientale, l’area di specializ- Barker). Ho condotto i miei studi di dottorato presso la Bri- zazione del mio predecessore Colin Renfrew. Quin- tish School at Rome sotto la supervisione del suo di- di, alla conclusione del mio primo anno di insegna- rettore John Ward-Perkins, che era principalmente mento, nell’estate del 1973 feci il giro completo della un archeologo classico. Negli anni Cinquanta Ward- allora Jugoslavia, dai confini italiani a quelli albane- Perkins aveva intrapreso una ricognizione archeo- si lungo la costa adriatica, poi attraverso il confine logica di superficie, pionieristica a quel tempo, nel- greco, tornando indietro attraverso la Serbia. la campagna intorno alla città etrusca e romana di Incontrai diversi archeologi che si occupavano di Veio. Si trattò di un progetto di ‘archeologia preven- Neolitico, documentai fotograficamente siti neoli- tiva’, poiché egli aveva constatato che lo sviluppo tici e collezioni museali di manufatti per il mio cor- dell’agricoltura meccanizzata - con vomeri trainati so, e valutai le possibilità di un nuovo progetto sul da trattori che fendevano il terreno molto più in campo. Fui fermato due volte da poliziotti sospet- profondità rispetto agli aratri tradizionali trainati tosi (“solo le spie scattano fotografie delle nostre da buoi, cavalli o asini - stava distruggendo i siti ar- campagne”): sembra che avere gruppi di studenti cheologici sepolti ad una velocità spaventosa. che camminavano a piedi in campagna raccogliendo Nel corso degli anni Cinquanta e Sessanta, per lo reperti archeologici potesse essere problematico al più su piccola scala, gruppi di studenti della British fine di ottenere un permesso da parte delle autorità School at Rome sotto la direzione di John Ward- archeologiche! Perkins e una serie di dottorandi realizzarono una Decisi che sarebbe stato molto meglio investire mappatura dettagliata della distribuzione dei siti sulla mia esperienza di dottorato e sviluppare un archeologici in diverse zone dell’Etruria meridio- progetto sul campo in Italia. Pochi anni prima del nale, raccogliendo frammenti di vasi ‘diagnostici’ mio dottorato di ricerca, Ruth Whitehouse aveva (in grado cioè di esser datati con precisione) da con- intrapreso un dottorato di ricerca a Cambridge sul- centrazioni di frammenti nel terreno arato. Il risul- la preistoria del sud Italia (e.g., Whitehouse 1968) e, tato è stato una notevole serie di mappe dell’antico nel suo studio, la Puglia costituiva la ‘frontiera’ set- insediamento umano indicative di diversi periodi tentrionale del lato orientale della penisola. Il mio consecutivi. In base alle differenti densità e qualità dottorato di ricerca aveva raccolto evidenze per ri- di vari tipi di manufatti, sono state ad esempio iden- costruire le tendenze dell’insediamento preistorico tificate diverse tipologie di siti romani come ville e e delle strategie di sussistenza dell’Italia centrale, piccole aziende agricole (Ward-Perkins et al. 1968). dalla Toscana e le Marche a nord fino alla Campa- Nello stesso periodo Ward-Perkins e colleghi con- nia e Abruzzo a sud. Nessuno di noi aveva incluso il dussero anche scavi archeologici in siti variamente Molise nelle nostre tesi, perché praticamente non si datati dall’età del Bronzo ai periodi altomedievali; sapeva nulla della sua preistoria. Un atlante dei siti altri studi geomorfologici e palinologici aggiunsero preistorici pubblicato nel 1962 mostrava il Molise ca avevo studiato il passaggio dai cac- quello dei primi agricoltori – avevo in nuove interessanti analisi sul cambiamento del pae- come un vuoto completo sulla carta dell’Italia prei- ciatori-raccoglitori ai primi agricoltori realtà osservato il cambiamento dei saggio naturale nel corso del tempo, anche ad opera storica (Radmilli 1962). nel centro Italia, come contributo a modelli di sussistenza preistorici dal di azioni umane come la deforestazione. Durante la mia ricerca di dottorato avevo svilup- un progetto più ampio di Cambridge Paleolitico medio fino alla fine dell’età Questi diversi approcci, ulteriormente amplia- pato un particolare interesse per i modelli storici sulla Early History of Agriculture, di- del Bronzo, ovvero a partire da 100.000 ti dagli studi documentari, sono stati riuniti nella e recenti della transumanza degli animali in Italia retto dal mio relatore di tesi Eric Higgs anni fa circa fino al 1.000 a.C. circa. brillante sintesi di Tim Potter, studente di Ward- peninsulare, laddove grandi greggi di pecore e capre (Higgs 1972, 1975). Sebbene le strate- Forse perché avevo studiato i classici Perkins, nel 1979, l’anno successivo alla conclusione erano state guidate tra i pascoli estivi dell’Appenni- gie di sussistenza del Mesolitico e del a Cambridge, prima di passare, a metà del survey lungo la valle del Biferno. Tuttavia, come no e i pascoli invernali sulle pianure della Marem- Neolitico fossero quindi l’obiettivo percorso, al corso di laurea in arche- studente di dottorato avevo preso parte per pochi ma e della campagna romana ad ovest e verso la Pu- primario del mio studio – intendendo, ologia preistorica, mi interessava il giorni alla ricognizione nell’Etruria meridionale, glia sul lato orientale della penisola, lungo i tratturi. come si vuole convenzionalmente, il cambiamento del paesaggio, non solo avevo impiegato gli studi geomorfologici e palino- Nel corso della mia attività di ricerca sul campo, Mesolitico come il periodo degli ulti- durante la preistoria ma anche du- logici nel mio dottorato di ricerca, ed ero eccitato avevo incontrato un paio di pastori durante la visita mi cacciatori-raccoglitori e il Neolitico rante i periodi storici. Mi affascinava dalle potenzialità di un progetto sul campo che inte- di siti archeologici noti come grotte di montagna.

20 Riflessioni sulla ricognizione archeologica nella valle del Biferno: origine, sviluppo e ricadute 21 Praticamente tutti questi pastori tra- recenti scavi della Scuola nel centro sportavano il loro bestiame per mezzo storico di Tuscania, e poi trascorsi una dei camion tra i pascoli estivi e quelli settimana andando in giro con la mac- invernali, ma serbavano ancori ricordi china attraverso l’Abruzzo pensando a vividi della loro esperienza della tran- possibili aree di indagine. sumanza via terra quando erano più In realtà non mi ero mai spinto fino giovani, fino agli anni Cinquanta. al Molise, ma una archeologa brasi- Uno dei temi più importanti di Braudel liana Marlene Suano stava lavorando era il rapporto mutevole tra pianura e lì alle collezioni museali provenienti montagna, tra contadini e pastori, che dal recente scavo di necropoli dell’età ha descritto in maniera mirabile come del Ferro, nell’ambito del dottorato di flusso e riflusso di una ‘lenta avvolgen- ricerca presso la University College te ondata’ nella storia del Mediterra- di Londra sulle società pre-romane neo. Quanto era antica la transuman- dell’età del Ferro della fascia adriatica za? Uno studio suggestivo sulla tran- di Abruzzo e Molise. sumanza classica in Italia peninsulare, Ci eravamo conosciuti da studenti che avevo letto durante il mio dottora- universitari su uno scavo neolitico to di ricerca, si trovava nel resoconto nel nord Italia diretto dall’archeologo magistrale di E.T. Salmon sui Sanniti, inglese Lawrence Barfield, che può es- nemici temuti di Roma in Abruzzo e sere considerato il responsabile della Molise (Salmon 1967). mia attrazione per la preistoria italia- Il suo libro si basava principalmente su na, quando a seguito della mia prima fonti scritte, ma una delle migliori evi- esperienza in uno dei suoi scavi, presi denze relative alla transumanza a lun- la decisione di cambiare percorso di ga distanza in epoca romana, citate nel studi, dall’archeologia classica a quella testo, era un’iscrizione imperiale (CIL. preistorica. Marlene Suano riferì a La IX.2438) risalente al regno di Marco Regina il mio interesse per un poten- Aurelio, ubicata sulla porta occidenta- ziale progetto sul campo e, circa una le di Saepinum, all’inizio della valle del settimana dopo il mio ritorno a Shef- Biferno in Molise. L’iscrizione parla di field, ricevetti da lui una telefonata un contenzioso fiscale tra i cittadini e nella quale mi invitava ad intrapren- i pastori transumanti, ricordando che dere una ricognizione archeologica in analoghi avvisi relativi ai diritti dei Molise. Si trattava della tipica combi- In alto: transumanti. Gli affluenti del Biferno si riunivano ai al suo entusiasmo contagioso per le opportunità e le pastori erano in fase di realizzazione nazione di interessi intellettuali e pra- 3. Aratura meccanizzata piedi del Matese in un antico bacino lacustre tra Bo- sfide dell’archeologia del Molise. nella bassa valle del anche nella città principale, Bovianum tici, di pianificazione e fortuna, da cui Biferno negli anni iano e Sepino (definito, ai fini dell’indagine, alta val- Abbiamo guidato su e giù per la valle del Biferno per (la moderna Boiano), e in altri luoghi derivano molti progetti archeologici! Settanta (foto: G. Barker). le), e il fiume scorreva poi attraverso un paesaggio lo più a una velocità tremenda, nella sua Alfa Ro- di sosta lungo i tratturi. Gli descrissi come avrei voluto intra- ripido, altamente dissestato e instabile, formato da meo sportiva, in parte lungo la Bifernina, la nuova Salmon menzionava inoltre gli scavi prendere una indagine archeologica in sabbie tenere e argille (media valle) per poi emerge- superstrada che si stava costruendo a valle, e che in corso di siti sannitici pre-romani in un’area delimitata da confini naturali, re nella pianeggiante piana alluvionale a 20 km dal era sorretta per diversi chilometri da un viadotto su altri luoghi in Molise condotti da un piuttosto che, ad esempio, indagare il mare (bassa valle), scorrendo fino al suo estuario a piloni di cemento su quello che sarebbe diventato giovane archeologo, Adriano La Regi- presunto territorio di una città antica . un lago (lago di ) dietro a una grande na, nominato nel 1971 Soprintendente alla stregua dell’indagine condotta da Nei mesi successivi riuscii ad ottenere una modesta diga, anch’essa in fase di costruzione, a livello del- Archeologico della regione. Con stra- Ward-Perkins intorno a Veio. Con un borsa di studio dalla mia università, noleggiai un la giunzione tra le valli medie e basse. La Bifernina ordinaria fortuna per me, anche lui era bacino totale che misurava circa 100 vecchio Land Rover da 12 posti da un collega di Shef- stava trasformando le comunicazioni, dimezzando ansioso di intraprendere nuovi scavi km di lunghezza per 30 km di larghez- field, e selezionai undici studenti volontari dal mio il tempo di viaggio da Campobasso a Termoli. Gra- archeologici in Molise proprio mentre za, il Biferno attraversava il territorio dipartimento. Organizzai per loro il viaggio in Italia zie alla nuova strada sembrava fattibile l’avvio della io ero alla ricerca di un progetto sul tipico del versante adriatico della pe- in treno, e raggiunsi il Molise per conto mio, per ar- ricognizione archeologica in tutta la valle. All’inizio campo. nisola italiana. rivare un paio di giorni prima di loro. Nel frattempo del mese di settembre recuperai il gruppo alla sta- Durante le vacanze di Pasqua del 1974, All’inizio della valle c’era il Matese, un La Regina era riuscito a reperire risorse sufficienti zione di Campobasso con la Land Rover, li portai in trascorsi due settimane a lavorare su massiccio appenninico con vette fino per la sistemazione in albergo del gruppo per tre hotel a Boiano dopo aver visitato la Soprintendenza, collezioni di ossa di animali presso la a 2000 m, che chiudevano gli altipia- settimane. Ricordo di averlo incontrato nel suo uffi- e il giorno successivo iniziammo il progetto, cammi- British School at Rome provenienti da ni, il tipico pascolo estivo delle greggi cio a Campobasso e di essermi entusiasmato grazie nando tra Boiano e Saepinum.

22 Riflessioni sulla ricognizione archeologica nella valle del Biferno: origine, sviluppo e ricadute 23 conservati in essi, ci fornì informazioni preziose ni di spazio destinato alla vegetazione, ma in modo sull’impatto dei cambiamenti climatici e degli in- particolare nei secoli a cavallo tra la fine dei Sanniti terventi umani sul paesaggio (aratura, pascolo, etc.). e l’inizio dei Romani, anche se tali impatti veniva- I risultati documentari relativi agli insediamenti e no sminuiti dagli effetti di erosione della moderna alla storia dell’uso del suolo degli ultimi 2000 anni agricoltura industriale, nel contesto del cambia- furono raggruppati e comparati con gli studi arche- mento dal sistema tradizionale della policoltura a ologici e geomorfologici. quello della monocoltura (Fig. 2), quest’ultimo pur- La relazione finale sul progetto integrava i risultati troppo tipico di molti paesaggi mediterranei. di tredici ricercatori di differenti specializzazioni Uno dei risultati più sorprendenti per me fu il ren- in archeologia, storia, geografia e antropologia, con dermi conto che la valle era davvero diventata l’en- la conseguente ricostruzione della storia del pae- tità unitaria del mio disegno di progetto iniziale saggio della valle a partire dall’inizio dell’Olocene, solo con la costruzione della Bifernina! Per la mag- circa 11.000 anni fa, fino agli ultimi decenni (Barker gior parte della sua preistoria e storia la bassa valle è 1996; Tab. 1). Le attività di agricoltori e pastori ave- stata costantemente collegata più alla zona circum- vano sempre avuto un impatto sulla valle in termi- Adriatica che all’alta valle a causa degli ostacoli

Tab. 1. Tabella riassuntiva (alla fine del resoconto del 1996) che pone a confronto le evidenze archeologiche ascrivibili all’Olocene con il record dei sedimenti fluviali (entrambi notevolmente semplificati) nella valle del Biferno.

Record degli Insediamenti Record dei sedimenti fluviali

Mesolitico: bassa valle Nessuna evidenza In alto: Descrivo in dettaglio le metodolo- romani che erano appena stati messi 4. Aratura con i buoi nella gie che abbiamo usato nel corso delle in luce dalle arature in profondità. Le Neolitico: insediamenti principali nella bassa valle, agri- Fase 1: spazi aperti su piccola scala media valle del Biferno coltura negli anni Settanta (foto: successive cinque stagioni di lavoro indagini geofisiche condotte dal perso- G. Barker). sul campo nella relazione finale che nale della Fondazione Lerici si dimo- Età del Bronzo: insediamenti in tutta la valle, coltivazio- Fase 1: spazi aperti su piccola scala abbiamo pubblicato sul progetto (Bar- strarono estremamente informative ne cereali misti e allevamento ker 1996; Fig. 1). Di norma dividevo il in tali siti. In diversi siti preistorici la gruppo in tre o quattro squadre, che realizzazione di carotaggi a mano fino Età del Ferro: insediamenti in tutta la valle, primi villag- ? Fase 1: spazi aperti su piccola scala lavoravano in diverse parti della stessa a un metro al di sotto della superficie gi, viticoltura nella bassa valle? zona, come ad esempio un chilometro arata ci ha consentito di monitorare Periodo sannitico: insediamento rurale, policoltura, sur- Fase 2: predominanza spazi aperti quadrato delle carte IGM con scala l’entità dei depositi ricchi di carbone. plus alimentare, struttura economica proto-urbana 1:25.000. Ogni squadra ricercava si- Avevamo anche il permesso della So- stematicamente campi arati e campi printendenza per condurre dei son- Periodo romano: diminuzione della popolazione rurale, Fase 2: predominanza paesaggio aperto con copertura a pascolo basso nella daggi di scavo in siti selezionati, e nel crescita della proprietà fondiaria, economia di mercato sua area designata, e ogni membro di corso del progetto siamo stati in grado Periodo altomedievale: drastica riduzione della popola- Fase 3: spazi aperti su piccola scala come nella Fase 1 ciascuna squadra camminava a piedi di indagare una serie di siti del Neoli- zione, modesta espansione attorno al 1000-1300, agri- lungo linee parallele ad una distanza tico, dell’età del Bronzo e del Ferro, di coltura su piccola scala di 5-7 m alla ricerca di reperti arche- età romana e altomedievale. ologici visibili sulla superficie. Furono Questi scavi ci fornirono non solo in- XV, XVI, XVII sec.: seconda fase di espansione dei vil- Fase 4: aumento della scala di impatto mappate differenti concentrazioni ri- formazioni sul tipo di strutture sub- laggi feribili a siti antichi e furono raccolti superficiali connesse con le concen- XIX sec.: terreni marginali coltivati, incremento drastico Fase 5: incremento significativo delle aree aperte e manufatti. In totale, in 14 settimane di trazioni di superficie di manufatti che della popolazione dell’erosione lavoro sul campo, coprimmo circa 400 mappavamo, ma ci permisero anche chilometri quadrati o, in altri termini, di raccogliere campioni di ossa di ani- Anni Venti, anni Trenta: terreni marginali coltivati, ‘Bat- Fase 6: paesaggio aperto, erosione molto attiva il 18 per cento dell’intero bacino della mali per setacciatura a secco e resti di taglia del grano’ di Mussolini, etc. Valle Biferno. piante carbonizzate per flottazione, in Anni Sessanta, anni Settanta: passaggio alla meccaniz- Fase 7: incremento drammatico del tasso di erosione In alcuni siti abbiamo anche raccolto il grado di caratterizzare la storia agrico- zazione, aratura profonda, costruzione dighe materiale in base a reticoli sistematici la della valle dal tempo dei primi agri- per tracciare la distribuzione dei re- coltori fino alla creazione del modello Anni Ottanta, anni Novanta: espansione delle aree col- Fase 8: erosione intensa, rapido riempimento sedimen- perti, come ad esempio la documenta- odierno di villaggi collinari. Lo studio tivate, incremento della monocoltura tario dei laghi artificiali zione della morfologia di siti sannitici/ di sezioni di sedimenti e dei molluschi

24 Riflessioni sulla ricognizione archeologica nella valle del Biferno: origine, sviluppo e ricadute 25 topografici naturali, e l’alta valle molto più alla zona il fatto che i proprietari furono altrettanti generosi appenninica e trans-appenninica. con me quando chiesi il permesso di scavare piccole Bibliografia Dall’epoca del progetto le tecniche di archeologia trincee di prova nel loro terreno. Alcock, S, Cherry, JF (eds) 2004, Side-by-Side Hodges, R 1997, Light in the Dark Ages: the Rise del paesaggio si sono sviluppate in modo significa- Il progetto ha posto le basi per le successive inda- Survey: Comparative Regional Studies in the and Fall of San Vincenzo al Volturno, Duckworth, Mediterranean World, Oxbow, Oxford. London. tivo (e.g., Alcock & Cherry 2004; Francovich et al. gini di John Lloyd sui processi di romanizzazione 2000; Leveau et al. 1999; Van Leusen et al. 2011). La della villa di (Lloyd 1991) e per lo studio Barker, G 1996, A Mediterranean Valley: Landscape Leveau, P, Trément, F, Walsh, K, Barker, G (eds) 1999, Archaeology and Annales History in the Biferno Environmental Reconstruction in Mediterranean copertura della ricognizione oggi sarebbe molto più di Richard Hodges sul monastero di San Vincenzo Valley, Leicester University Press, Leicester. Landscape Archaeology, Oxbow, Oxford. dettagliata, con un focus su off-site e site archaeo- a Volturno (Hodges 1997). Insieme ad altri lavori Barker, G (ed) 2013, Rainforest Foraging and Lloyd, JA 1991, ‘Farming the highlands: Samnium logy. Le tecniche di indagine geofisiche sono estre- intrapresi negli anni Settanta, come gli importanti Farming in Island Southeast Asia: the Archaeology and Arcadia in the Hellenistic and early Roman mamente più potenti, con la possibilità di rapida scavi di Gianfranco De Benedittis presso il sito san- of the Niah Caves, McDonald Institute for imperial periods’, in G Barker & JA Lloyd (eds), copertura di ampie zone. Oggi, ad esempio, si po- nitico di Monte Vairano (De Benedittis 1974), abbia- Archaeological Research, Cambridge. Roman Landscapes: Archaeological Suvvey in the Mediterranean Region, British School at Rome, trebbe impiegare il telerilevamento satellitare, tra mo aperto la strada ad un incremento esponenziale Barker, G, Gilbertson, D, Jones, GDB, Mattingly, D London, pp. 180-193. cui il LiDAR, per studiare l’archeologia ‘invisibile’ di delle ricerche archeologiche in Molise nei decenni (eds) 1996, Farming the Desert: the UNESCO Libyan Valleys Archaeological Survey, UNESCO, Paris. Pelgrom, J, Marchi, M-L, Cantoro, G, Casarotto, A, foreste e pascoli. successivi (e.g., Capini & Di Niro 1991). Hamel, A, Lecce, L, García Sánchez, J, Stek, TD 2015, Barker, G, Gilbertson, D, Mattingly, D (eds) 2007, Esistono oggi molte nuove tecniche di analisi dei Il progetto Valle del Biferno si è rivelato estrema- ‘New approaches to the study of village sites in the Archaeology and Desertification: the Wadi Faynan territory of Venosa in the Classical and Hellenistic materiali e analisi biomolecolari che potrebbero es- mente importante per la mia carriera, spianando Archaeological Survey, Southern Jordan, Council for periods’, Agri Centuriati, vol. 11, pp. 31-59. sere applicate ai materiali archeologici che abbiamo la strada per gli approcci che ho adottato nei suc- British Research in the Levant, London. Potter, TW 1979, The Changing Landscape of South raccolto nel corso della ricognizione e dei sondaggi cessivi progetti sul campo con differenti priorità di Braudel, F, 1949, La Méditerranée et le Monde Etruria, Paul Elek, London. di scavo. Nella sua formulazione teorica il progetto ricerca, ma con un comune interesse per lo studio Méditerranéen à l’Époque de Philippe II, Librairie è stato anche un prodotto della New Archaeology o dell’interazione uomo/ambiente, tra cui lo studio Armand Colin, Paris. Radmilli, AM 1962, La Piccola Guida della Preistoria Italiana, Sansoni, Firenze. ‘archeologia processuale’ con la quale mi sono for- dell’agricoltura del periodo romano in Libia (Bar- Braudel, F, 1972, The Mediterranean and the mato, mentre oggi si dedicherebbe più attenzione ker et al. 1996), dei processi di desertificazione in Mediterranean World in the Age of Philip II, Fontana, Reynolds, T, Boismier, W, Farr, L, Hunt, C, London. Abdulmutalb, D, Barker, G 2015, ‘Renewed ai paesaggi sociali che hanno plasmato la vita delle Giordania (Barker et al. 2007), lo studio della caccia investigations at Shanidar Cave, Iraqi Kurdistan’, Breda, M, Peretto, C, Thun Hohenstein, U 2015, persone nel passato, nonché alla storia dell’uso del e dell’allevamento nella foresta pluviale nel Borneo Antiquity, Project Gallery. ’The deer from the early Middle Pleistocene suolo, delle forme di insediamento, dei sistemi di (Barker 2013), degli adattamenti umani recenti ai site of Isernia la Pineta (Molise, Italy): revised Salmon, ET 1967, Samnium and the Samnites, produzione e consumo, temi che per me sono co- cambiamenti climatici in Libia (Douka et al. 2013) identifications and new remains from the last Cambridge University Press, London. 15 years of excavation’, Geological Journal, vol. 50, munque centrali. e, attualmente, degli adattamenti del Neanderthal Stek, TD 2015, ‘The importance of rural sanctuaries pp. 290-305. Il progetto fu intrapreso con un modesto budget ai cambiamenti climatici nel Kurdistan iracheno in structuring non-urban society in ancient rispetto al finanziamento che servirebbe oggi per (Reynolds et al. 2015). Capini, S, Di Niro, A (eds) 1991, Samnium: Samnium: approaches from architecture and Archeologia del Molise, Quasar, Roma. landscape’, Oxford Journal of Archaeology, vol. sostenere un’indagine archeologica interdiscipli- Molte delle collaborazioni personali avviate nel 34(4), pp. 397-406. Coltorti, M, Feraud, G, Marzoli, A, Peretto, C, Ton- nare di tale ambizione. Tuttavia, guardando indie- corso del lavoro sul campo nella valle del Biferno That, T, Voinchet, P, Bahain, J-J, Minelli, A, Thun Stek, TD, Modrall, EB, Kalkers, RAA, van Otterloo, tro ai nostri risultati, ho da tempo realizzato quanto hanno sostenuto questi progetti. Dal suo status di Hohenstein, U 2005, ‘New 40Ar/39Ar, stratigraphic RH, Sevink, J 2015, ‘An early Roman colonial sia stato straordinariamente fortunato per quan- Cenerentola dell’archeologia italiana nei primi anni and palaeoclimatic data on the Isernia La Pineta landscape in the Apennine mountains: landscape to riguarda la tempistica del progetto: da un lato, Settanta, il Molise ora si distingue come uno dei più Lower Palaeolithic site, Molise, Italy’, Quaternary archaeological research in the territory of Aesernia International, vol. 131, pp. 11-22. (Central-Southern Italy)’, Analysis Archaeologica, in termini di condizioni di scoperta, con l’aratura importanti e attivi settori della ricerca archeologi- vol. 1, pp. 229-291. meccanizzata (Fig. 3) che stava allora rimpiazzan- ca in Italia, contribuendo in modo significativo ai De Benedittis, G 1974, Il Centro Sannitico di Monte Vairano, Soprintendenza Archeologica (Documenti Van Leusen, M, Pizziolo, G, Sarti, L (eds) 2011, do i sistemi tradizionali di aratura superficiale (Fig. dibattiti su scala mediterranea sulla storia umana di Antichità Italiche e Romane 7), Campobasso. Hidden Landscapes of Mediterranean Europe: 4) e che portava alla luce nuovi siti archeologici in dalle diffusioni dei primi esseri umani dall’Africa in Cultural and Methodological Biases in Pre- and Douka, K, Grün, R, Jacobs, Z, Lane, C, Farr, L, Hunt, Proto-historic Landscape Studies, Archaeopress, superficie più o meno nello stesso periodo in cui Europa (e.g., Breda et al. 2015; Coltorti et al. 2005) C, Inglis, R, Reynolds, T, Albert, P, Aubert, M, Cullen, Oxford. camminavamo a piedi nei campi; dall’altro lato, da all’impatto dell’imperialismo romano (Pelgrom et V, Hill, E, Kinsley, L, Roberts, R, Tomlinson, E, Wulf, S, un punto di vista del contesto politico, esemplifi- al. 2015; Stek 2015; Stek et al. 2015; Waagen 2014) Barker, G 2013, ‘The chronostratigraphy of the Haua Waagen, J 2014, ‘Evaluating background noise: Fteah cave (Cyrenaica, northeast Libya)’, Journal of assessing off-site data from field surveys around cato da una nuova Soprintendenza brillantemente e allo sviluppo della modernità (Francovich & Hod- Human Evolution, vol. 66, pp. 39-63. the Italic sanctuary of S. Giovanni in Galdo, Molise, guidata da un archeologo appassionato del terri- ges 2003). Per tutti i suoi molti limiti teorici e me- Italy’, Journal of Field Archaeology, vol. 39(4), pp. Francovich, R, Hodges, R 2003, From Villa to Village, 417-429. torio e della sua storia e desideroso di persuadere todologici, e le condizioni di avanguardia in cui si è Duckworth, London. l’amministrazione della nuova Regione, e in genera- sviluppato, la Biferno Valley Archaeological Survey Ward-Perkins, JB, Kahane, A, Murray-Threipland, L Francovich, R, Patterson, H, Barker, G (eds) 2000, 1968, ‘The Ager Veientanus north and east of Veii’, le l’intera popolazione del Molise, dell’importanza testimonia l’efficacia dei progetti interdisciplina- Extracting Meaning from Ploughsoil Assemblages, Papers of the British School at Rome, vol. 36, pp. della salvaguardia del suo patrimonio archeologico. ri di archeologia sul campo per scrivere la ‘storia a Oxbow, Oxford. 1-218. Inoltre, i Molisani furono straordinariamente ge- lungo termine’ (‘long term history’) delle intera- Higgs, ES (ed), 1972, Papers in Economic Prehistory, Whitehouse, RW 1968, ‘Settlement and economy Cambridge University Press, London. nerosi e ospitali nei confronti di gruppi di studenti zioni tra le persone e il paesaggio nel Mediterraneo, in southern Italy in the neothermal period’, (soprattutto) britannici con una (perlopiù) minima sulle orme di Braudel. Higgs, ES, 1975, Palaeoeconomy, Cambridge Proceedings of the Prehistoric Society, vol. 34, pp. conoscenza della lingua italiana ‘in cerca di cose University Press, London. 332-367. vecchie’ nei loro campi. Ancora più sorprendente Traduzione italiana di Brunella Muttillo e Alessandro Testa

26 Riflessioni sulla ricognizione archeologica nella valle del Biferno: origine, sviluppo e ricadute 27 1. Santuario di San Pietro di Cantoni di Sepino. Veduta aerea (foto: Laboratorio di Fotogrammetria Università IUAV di Venezia)

Dal monte alla piana: Terravecchia, San Pietro di Cantoni, Saepinum

DI MAURIZIO MATTEINI CHIARI E VALERIA SCOCCA

L’impegno di ricerca scientifica profuso dall’Università degli Studi di Perugia nell’ambito del territorio sepinate affonda radici lontane, dispiegandosi con rare soluzioni di continuità dal 1976 ad oggi.

u l’Istituto di Archeologia ad intraprende- ti fortuiti o, nel caso di tombe monumentali, di ri- re tra il 1976 ed il 1978 i primi interventi pristino e di restauro. All’impegno sul campo seguì di scavo sistematico nell’area urbana di la prima coerente ed esaustiva pubblicazione dei Saepinum. Questi, articolati in diversi risultati conseguiti nel corso delle indagini che in- saggi,F riguardarono l’area forense (lato lungo nord teressarono, in epoche diverse, l’impianto urbano e orientale e lato corto sud orientale, obliterato da un le sue necropoli nonché nell’allestimento, in colla- sepolcreto altomedievale), il teatro (edificio scenico borazione con la Soprintendenza per i Beni Arche- e sepolture ad esso sovrapposte), infine una ristret- ologici del Molise, della sezione museale di Porta ta area prospiciente la crepidine meridionale del Benevento e del Museo Archeologico di Saepinum- decumano nel tratto compreso tra il foro e Porta Altilia, inaugurato il 15 aprile 2002. Benevento. Tra il 1981 e il 1983 fu compiuto per la Le attività di ricerca scientifica promosse dall’Ate- prima volta uno scavo programmato e sistematico neo perugino ripresero, ad opera della Cattedra di della necropoli romana, fino ad allora oggetto di Topografia e Urbanistica del Mondo Classico, nel interventi di emergenza susseguenti a ritrovamen- 1987 attraverso una sistematica azione di ricogni-

28 Sepino. Dal monte alla piana: Terravecchia, San Pietro di Cantoni, Saepinum 29 A sinistra: L’ipotesi ricostruttiva del tempio, tenendo conto Intorno al V sec. d.C. si assiste alla rinascita dell’an- 2. Santuario di San Pietro che il piano d’attesa del concio d’angolo meridionale tico luogo di culto di matrice italica in chiave cri- di Cantoni di Sepino. Porticus (foto: V. Scocca). dello stilobate reca un’impronta di lavorazione for- stiana con l’edificazione di un’imponente chiesa a se atta ad accogliere l’anta della muratura d’alzato tre navate. Massiccio è il reimpiego di strutture e Nell'altra pagina: del lato lungo, sarebbe dunque quella di un edificio componenti architettoniche del tempio, di cui sono 3. Santuario di San Pietro di Cantoni di Sepino. prostilo tetrastilo in antis. ricalcate soluzioni costruttive e strutturali. L’acces- Deposito votivo (foto: M. Una parte considerevole della congerie di reperti so all’edificio si realizza in questa fase al centro della Matteini Chiari). documentata dallo scavo, in particolare i materiali fronte mediante una rampa, costruita sull’asse me- di alta cronologia relativa (fine IV e soprattutto III diano longitudinale del podio, nell’area compresa sec. a.C.) delle stipi votive (fig. 3) e dei depositi ce- tra la struttura templare minore, riutilizzata come ramici collocati in prevalenza alle spalle e a monte corte acciottolata e scoperta, e il podio stesso. Ai lati del tempio pertiene tuttavia verosimilmente a un del breve lastricato e della gradinata d’accesso alla primo, più antico, edificio di culto. Di quest’ultimo, chiesa vengono edificati, in addossamento al podio, immediatamente prospiciente la fronte del tempio due avancorpi di pianta rettangolare, probabili am- maggiore, lo scavo ha riproposto il solo disegno pe- bienti di servizio e di ricovero. Contestuali alla vita rimetrale a pianta rettangolare, limitato al primo della chiesa sono le ventidue tombe rinvenute, tut- filare di spiccato con la perdita di tutte le parti in te, con tre sole eccezioni, a sepoltura singola, prive elevato. Risalente con buona probabilità agli inizi di corredo e contraddistinte da uniformità di orien- del III sec. a.C., dovette godere di una certa impor- tamento e soluzioni costruttive. Ancora poco chia- zione di superficie, condotta estensi- pressoché triangolare. Il rinvenimen- tanza, a dispetto delle sue dimesse dimensioni e, per re risultano le motivazioni che decretarono il defi- vamente nell’intero territorio di perti- to di 7 basi di colonna troncoconiche un certo periodo almeno, mantenere funzionalità nitivo abbandono del sito e la conseguente rovina nenza del municipio romano. (fig. 2), sommariamente lavorate e ve- e convivere con il grande tempio edificato alle sue della chiesa, che si attesta forse all’VIII/IX secolo Ben 119 siti furono individuati, evi- rosimilmente ancora in situ, poste a spalle nel II secolo a.C. d.C., quando lo scavo non rileva più tracce di assi- denziando in maniera tangibile tracce distanza cadenzata e regolare rispetto Una prima fase di notevole vitalità del complesso dua presenza e sembra anzi registrare la definitiva sparse di frequentazione di età prei- al paramento interno del muro di re- si colloca a partire dagli inizi del III sec. a.C., regi- interruzione della frequentazione e della fruizione storica e protostorica, ordinati assetti cinzione, lascia supporre l’esistenza di strando una lieve flessione durante il II sec. avan- del luogo di culto. occupazionali di età repubblicana, as- una porticus estesa almeno lungo il lato zato ed il I sec. a.C., in relazione al progressivo svi- Quanto alla titolatura al Santo contenuta nel topo- solutamente diffusi, nonché una vita- nord-orientale del recinto medesimo, luppo del polo commerciale di valle nonché al forte nimo, i dati forniti dall’attività di scavo dell’edificio lità perdurante, in molti casi, anche in edificata con buona probabilità conte- richiamo esercitato dalle molteplici opportunità of- ecclesiale non permettono di accertarne l’esattezza. età imperiale romana, talora avanzata. stualmente alla prima monumentaliz- ferte, ma anche di fatto imposte, dalla nuova realtà Né esiste documentazione cartacea e d’archivio a Gli esiti delle indagini permisero di zazione del sito, in piena coerenza con insediativa municipale. riguardo. È stata invece correttamente identificata delineare le variegate dinamiche in- il disegno di definizione perimetrale e sediative del territorio in un arco cro- di recinzione dell’area sacra. nologico ampio e, contestualmente, di Il monumentale tempio italico sorge riportare alla luce un sito di nodale im- in posizione defilata all’interno del te- portanza per la topografia del distret- menos e si innalza su un podio realiz- to territoriale indagato, divenuto, dal zato in opera poligonale di eccellente 1991 in poi, oggetto di una proficua e fattura. I blocchi si dispongono per continuativa azione di scavo. Il santua- assise orizzontali, per quanto flesse, a rio di San Pietro di Cantoni di Sepino definire un volume squadrato del tutto (fig. 1) si colloca lungo il versante nord- sprovvisto di cornici o di altre parti- orientale del Matese, a mezza costa zioni architettoniche di base e di co- (666 m s.l.m.), assoluto baricentro tra ronamento. L’organica redazione co- due altre importanti e complementari struttiva in poligonale è parzialmente realtà strutturali del pagus, Saepinum spezzata in corrispondenza della fron- o, meglio, il coerente insieme degli edi- te del podio dall’inserzione di blocchi fici pertinenti alla fase pre-municipale squadrati di pezzatura medio-piccola di Saepinum (553 m s.l.m.), e Terravec- che ne costituiscono l’intero tratto chia (953 m s.l.m.). centrale e superiore e rispondono ve- Il complesso sacro sorge su un ampio rosimilmente all’intento di consentire terrazzo artificiale delimitato da un la regolare posa in opera dei sovrastan- recinto in opera poligonale di forma ti filari in opus quadratum.

30 Sepino. Dal monte alla piana: Terravecchia, San Pietro di Cantoni, Saepinum 31 l’identità della divinità titolare del culto all’inter- re ogni evidenza strutturale riscontra- breve distanza l’uno dall’altro. In par- Nell'altra pagina: no del santuario, le cui sembianze sono riprodotte ta all’interno dell’area racchiusa dalla ticolare l’indagine si è soffermata su 4. Santuario di San Pietro di Cantoni di Sepino. da un’elegante statuina in bronzo (fig. 4) rinvenuta cinta muraria e il tracciato della cinta uno degli accessi lungo cinta, conven- Statuetta di divinità nella più importante stipe votiva restituita dallo stessa. L’intervento consentì anche di zionalmente denominato Porta dell’A- femminile (foto: V. Scocca). scavo. Benché l’iscrizione in caratteri oschi incisa riportare in luce murature e materiali cropoli. Individuata da Giovanni Co- sulla base della statuetta non ne menzioni espres- medievali, rivelando una sorprenden- lonna nel 1961 e portata parzialmente In questa pagina: samente il nome, definendola solo genericamente te e tangibile testimonianza di ripresa alla luce nel 1963 da Adriano La Regi- 5. Terravecchia di Sepino. Veduta aerea (foto: de(ì)va, nuovi recenti ritrovamenti lasciano ipotiz- sostanziale di vitalità dell’area e della na, la porta non risultava più visibile, Archivio Soprintendenza zare un’attendibile e documentata identificazione sua stessa trasformazione in un artico- obliterata da spessi depositi di terra e per i Beni Archeologici del Molise). con la dea Mefite. lato ed esteso insediamento, seppure ricoperta da vegetazione infestante. Lo scavo del santuario è tuttora in corso attraverso di breve durata (dato confermato dai Lo scavo ha dunque rimesso a vista la campagne annuali che registrano la partecipazione documenti di archivio). Fra 1980 e 1981 struttura nella sua interezza e un buon di professionisti, dottorandi, specializzandi e stu- Umberto Scerrato e Giovanna Vassallo tratto della cortina poligonale ai fian- denti provenienti dalle più disparate università ita- Ventrone posero rinnovata attenzione chi, consentendone il rilievo in scala di liane e straniere. a Terravecchia, riproponendo l’esigen- dettaglio. Il prolungato impegno di ricerca sul campo è sfo- za di un intervento di scavo finalizzato, Poco discosto, nel tratto immediata- ciato, nel maggio del 2003, ad Altilia di Sepino, nella questa volta programmaticamente, ad mente interno alla cinta, si è rimesso realizzazione della Mostra, “La Dea, il Santo, una indagare la fase tarda di rioccupazio- in luce nella sua integrità residuale un Terra. Materiali dallo scavo di San Pietro di Cantoni ne del sito. Si rimisero in luce ambiti minuto complesso ecclesiale, segnala- di Sepino” e nella pubblicazione del relativo catalo- privati di abitazioni e una ricchissima to nel 1961 da Colonna ma non altri- go. Lo scavo del santuario inoltre ha riproposto ne- congerie di reperti di cultura mate- menti descritto o documentato (ma gli ultimi anni l’esigenza di una ripresa d’iniziativa riale. Nel corso delle più recenti cam- verosimilmente scavato, almeno in nelle aree di Terravecchia e di Saepinum al fine di pagne tra il 2012 ed il 2014 lo scavo si parte, nel 1963 da La Regina). La chie- operare un approfondimento conoscitivo delle di- è articolato in più cantieri dislocati a sa è ad unica navata con catino absi- namiche di strutturazione e di sviluppo del cantone sepinate in età preromana nonché di integrare e ve- rificare molti dei dati che l’attività di ricerca scien- tifica a San Pietro di Cantoni ha offerto, tanto per l’originaria fase santuariale quanto per la ripresa di vitalità dell’area in età tardoantica/altomedievale. Terravecchia (fig. 5), nel comune di Sepino, è stata a più riprese oggetto di indagini. Le prime rappresen- tazioni cartografiche del sito si devono ad agrimen- sori molisani del XVIII e XIX secolo e a Luigi Mucci, mentre la prima documentazione fotografica edita si deve ad Amedeo Maiuri che fornì anche una bre- ve descrizione della località. La facile e trasparente identificazione con la liviana Saepinum, al centro di importanti avvenimenti nel corso della terza guerra sannitica, ha da sempre sollevato curiosità, sugge- rito e sollecitato interventi conoscitivi attraverso azioni di rilievo, di ricognizione e di scavo. Tuttavia le difficoltà insite nella materiale esecuzione degli interventi, dovute all’acclività dei versanti, all’as- senza di collegamenti praticabili, allo spontaneo rimboschimento, insomma alla marginalità del luo- go, non ne hanno consentito un’esplorazione este- sa, articolata e sistematica. Al 1943 risale un primo tentativo di scavo ad opera della Soprintendenza alle Antichità degli Abruzzi, ma è solo nel 1961 che, auspice Valerio Cianfarani, si diede vita ad una cam- pagna organica d’intervento, la quale valse a rileva-

32 Sepino. Dal monte alla piana: Terravecchia, San Pietro di Cantoni, Saepinum 33 A sinistra: tere in luce un tratto delle mura megalitiche del ver- profondo fossato ricavato nel terreno, scolpendo 6. Terravecchia di Sepino. sante meridionale della cinta volto al Matese (fig. ad arte la roccia affiorante all’intorno, quasi che la Chiesa di San Martino (foto: V. Scocca). 7), è parso opportuno concentrare l’attenzione sugli struttura valesse anche come luogo di raccolta delle accessi che si schiudono su questo lato: la Postierla acque e di approvvigionamento idrico per la comu- In questa pagina, in basso: del Matese e la Porta Medioevale, accuratamente nità. Un ultimo settore d’intervento ha riguardato 8. Terravecchia di Sepino. Torretta (foto: Laboratorio rilevate mediante strumentazione laser scanner e il fronte sud della cinta medioevale, investendo un di Fotogrammetria tecnologia UAV. L’impiego di un quadricottero mul- esteso tratto di mura e una saliente torre circolare Università IUAV di Venezia). tirotore ha reso possibile una dettagliata documen- noti solo attraverso la tradizione cartografica. Lo tazione del lungo tratto murario antico rimesso allo scavo ha dunque restituito, per largo tratto, orien- Nell'altra pagina: scoperto, evidenziandone il tracciato, le caratteri- tamento, misura e dimensione planimetrica della 7. Terravecchia di Sepino. Mura poligonali stiche costruttive complessive e la stessa accurata cinta muraria medioevale di Terravecchia, al cui in- (foto: Laboratorio preparazione e disposizione delle componenti lapi- terno si sviluppa un intricato reticolo di murature di Fotogrammetria Università IUAV di dee in fase di edificazione e messa in opera. con evidente funzione abitativa. Venezia). Un’ulteriore area d’intervento si è realizzata sul lato Nell’estate del 2014 la Cattedra di Urbanistica del sud della cosiddetta torretta (fig. 8) al fine di deline- Mondo Classico ha ripreso l’attività di ricerca su are la forma urbana di età medioevale che, ormai concessione nell’area urbana di Saepinum e nelle documentatamente, investe l’intera estesa area di necropoli fuori Porta Boiano e fuori Porta Bene- sommità dell’altura. Si tratta di un assetto urba- vento. In particolare si sono intraprese azioni cono- nistico invasivo e obliterante, reso da una serrata scitive di un edificio ecclesiale, la cosiddetta chiesa dale semicircolare, rialzato mediante rilievo fotogrammetrico di una consi- e ripetitiva contiguità di plessi abitativi di pianta dell’Annunziata (di cui si conserva una rilevante do- gradini rispetto al livello di calpestio stente parte delle singole componenti all’apparenza elementare, alcuni dei quali tuttavia, cumentazione d’archivio e letteraria), posta all’in- di navata (fig. 6). L’originale pavimen- architettoniche del complesso, con- contraddistinti da dimensioni più estese e da un co- terno dell’antica cinta sepinate e mai interessata tazione a grandi lastre è conservata in sentendo l’elaborazione di modelli erente raddoppio degli spessori murari, verosimil- da indagini archeologiche. Gli interventi in quest’a- situ per una modesta estensione. Gran 3D, texturizzati in scala 1:1 mediante mente pertinenti a complessi di natura pubblica. rea si sono al momento limitati a un preliminare e parte delle lastre, scalzate dal piano il processamento delle immagini ac- Lo scavo, portato in profondità, ha consentito di prolungato intervento di bonifica della superficie pavimentale, sono state ritrovate ad- quisite sul campo con software di mo- rimettere in luce situazioni costruttive nuove che del terreno e a una sistematica indagine conosciti- dossate al paramento interno della dellazione 3D image-based, funzionali consentono di ipotizzare una destinazione d’uso va di profondità mediante prospezioni geofisiche, parete settentrionale. Le murature si all’anastilosi e alla restituzione virtua- della torretta, per quanto ancora incerta, diversa da rinviando al 2017 ogni azione diretta di scavo. La ri- conservano in alzato per tratti talora le dell’impianto della chiesa. quella corrente che identifica in essa la torre comu- presa delle indagini nelle aree di necropoli ha inteso notevoli. In particolare la parete me- Dopo un’opera imponente di defore- nitaria di rappresentanza e di avvistamento. Que- invece riproporre un’iniziativa mai portata a com- ridionale funge da rivestimento di un stazione e diserbo, finalizzata a rimet- sta, difatti, si imposta su una sorta di modesto ma pimento, nonostante gli esiti importanti degli sca- tratto di fronte di cava allo scopo di nasconderne alla vista la superficie e di uniformarne la sezione irregolare. Nel corso di due successive campagne di scavo la navata è stata riportata in- tegralmente alla luce, sgomberando il piano di calpestio dalle innumerevoli componenti strutturali e architetto- niche disposte in addossamento alla cortina muraria di valle. Ne è scatu- rita una rinnovata dimensione degli alzati, ma anche una sicura configu- razione planimetrica del complesso. L’intervento ha inoltre consentito di rimettere a vista ampi tratti dell’ori- ginale lastricato pavimentale e tratti, ancora più estesi, di livelli preparatori realizzati mediante stesura di spessori di malta e di inerti minuti. Ma, più an- cora, è valso a portare a compimento l’azione di documentazione attraverso

34 Sepino. Dal monte alla piana: Terravecchia, San Pietro di Cantoni, Saepinum 35 noti in area urbana ed extraur- rese da due laterizi affiancati po- bana. Fuori Porta Boiano lo sca- sti di taglio, sono spesso comuni Bibliografia essenziale: vo, oltre ad evidenziare, nell’a- a tombe contigue. Colonna, G 1962, ‘Saepinum. rea prossima alla porta, una Le coperture sono realizzate Ricerche di topografia sannitica e medioevale’, modesta serie di ambienti tardi, alla cappuccina, ma ricorrono Archeologia Classica, XIV, pp. verosimilmente a destinazione anche coperture in piano, talora 80-107. produttiva o commerciale, si è alternando piani di calce a late- Cuozzo, E & Martin, JM 1998, incentrato su una serrata serie rizi. I defunti sono quasi esclu- Le pergamene di Santa Cristina di Sepino (1143- di tombe a inumazione (fig. 10), sivamente adulti disposti supini 1463), Sources et documents scavate in un terreno sterile e sul piano di fondo, con il capo d’Historie du Moyen Age ghiaioso che impone l’uso gene- rivolto verso est. La generalità publiés par l’Ecole Francaise de Rome, 1, Roma. ralizzato di piani di fondo e di delle deposizioni presenta un De Benedittis, G, Gaggiotti, foderature in laterizio, restitui- modesto corredo di recipienti M & Matteini Chiari, M te da tegole o porzioni di tegole ceramici, per lo più forme chiu- 1993, Saepinum. Sepino, quanto anche da mattoni, im- se, rinvenuti integri ai piedi o a Campobasso. piegati tuttavia soprattutto per lato del defunto. Al loro interno Guerra, F, Balletti, C, Scocca, V & Gottardi, C 2015, ‘3D la realizzazione delle coperture. è posta costantemente una mo- integrated methodologies Fra questi ultimi prevale il ricor- neta. La cronologia delle tombe for the documentation and so a sesquipedali interi e, meno sembra compresa fra l’avanzata the virtual reconstruction of an archaeological site’, spesso, fratti. Le foderature la- prima età imperiale e la media ISPRS Archives of the terali o di testata, peraltro talora età imperiale. Photogrammetry, Remote Sensing and Spatial Information Sciences, Vol. XL-5/W4, 2015, 3D In questa pagina: vi eseguiti fra 1981 e 1983 fuori Porta rasato poco sopra la quota del piano Virtual Reconstruction and Visualization of Complex 9. Scuola Estiva di Rilievo Benevento, che riportarono in luce un di campagna antico, contraddistinto e Modellazione 3D, Architectures, 25-27 February edizione 2014. Foto di settore della necropoli antica, eviden- da un rivestimento in opera reticolata. 2015, Avila, Spain. gruppo (foto: N. Brussa). ziando anche una ulteriore fase di vita- La ripresa delle indagini fuori Porta Matteini Chiari, M (ed.) le occupazione insediativa realizzatasi Benevento, precedute da una serrata 1982, Saepinum. Museo Nell'altra pagina: documentario dell’Altilia, 10. Saepinum, necropoli fra XI e XIII sec. Il disegno e la distri- battuta di prospezioni geofisiche, si è Ministero per i Beni Culturali e fuori Porta Boiano. Tomba buzione delle tombe scavate parvero pertanto incentrata sulla bonifica am- Ambientali, Campobasso. 5 (foto: V. Scocca). da subito condizionati dalla presenza bientale delle emergenze già indagate, Matteini Chiari, M 2000, ‘Il di un monumento e di un recinto fu- volgendosi poi al completamento del- santuario italico di San Pietro di Cantoni di Sepino’, in A La nerari posti lungo il margine setten- lo scavo del recinto funerario rimasto Regina (ed.), Studi sull’Italia trionale della via tratturale. Apparve incompiuto nel corso delle precedenti dei Sanniti, catalogo della inoltre evidente l’uso promiscuo, a pa- campagne che ne avevano rimesso in mostra, Electa, Roma, pp. 280-291. rità cronologica (dalla seconda metà, luce due soli lati perimetrali. Matteini Chiari, M (ed.) 2004, forse anche avanzata, del I sec. d.C.), La programmazione dei nuovi inter- La dea, il Santo, una Terra. degli usi funerari: tombe ad incinera- venti prevedeva inoltre la ripresa dello Materiali dallo scavo di San zione e tombe ad inumazione, difatti, scavo della necropoli antistante Porta Pietro di Cantoni di Sepino, Electa, Roma. si affiancano senza apparenti cesure Boiano, a sua volta preceduto da pro- Scerrato, U 1981, ‘Ricerche cronologiche, con minima prevalenza spezioni magnetometriche. Fonda- di archeologia medioevale dell’incinerazione sull’inumazione. mentale e propedeutico allo scavo è a Terravecchia di Sepino Gli inumati sono deposti, per lo più, stato il contributo offerto dalla Scuola (notizia preliminare)’, Almanacco del Molise, pp. entro casse lignee, gli incinerati indif- Estiva di Rilievo e Modellazione 3D 109-122. ferentemente entro cassetta lignea o (fig. 9), organizzata per due successive Scocca, V 2015, ‘Saepinum entro olla. Di norma le tombe risultano edizioni in collaborazione con il Labo- (Altilia)’, in S Capini, P Curci prive di corredo, ad eccezione di quat- ratorio di Fotogrammetria dell’Uni- & MR Picuti (eds.), Fana, Templa, Delubra. Corpus tro casi che pure presentano corredi versità IUAV di Venezia. Le campagne dei luoghi di culto dell’Italia poverissimi. Più alta di una genera- di rilevamento, compiute con tecniche antica (FTD), 3, Regio IV. zione o due appare la cronologia delle integrate (GPS, fotogrammetria aerea Alife, , Sepino, Edizioni Quasar, Roma, pp. 55-76, tombe scavate all’interno del recinto e terrestre, laser scanning), hanno in- 78-83. funerario, che presenta uno spiccato, teressato l’intero complesso di edifici

36 Sepino. Dal monte alla piana: Terravecchia, San Pietro di Cantoni, Saepinum 37 DI CARLO PERETTO Università degli Studi di Ferrara

Non è possibile raccontare la mia attività di ricerca preistorica nel Molise senza provvedere ad un’analisi del mio operato in generale e, in particolare, senza una presa d’atto della sequenza di eventi che hanno caratterizzato i miei interventi e i miei pensieri nel corso dei decenni passati. Oggi sono più che mai convinto di avere la fortuna di poter raccontare (fortuna non solo mia!) la lunga storia dell’uomo, della sua evoluzione biologica e culturale nel contesto di quell’ambiente naturale che nel corso dei millenni, anzi dei milioni di anni, ne ha condiviso lo sviluppo, limitato i processi, favorito o negato il risultato finale.

1. Isernia La Pineta, 1979: l’area dello scavo con a sinistra il muro di cemento del ponte successivamente spinto a pressione sotto il rilevato ferroviario. A destra in alto i teli che venivano distesi sullo scavo in caso di pioggia (foto: C. Peretto).

38 Isernia La Pineta: prima, durante e oltre 39 una conoscenza scevra da ogni influenza dei risultati. In questo periodo, ancora studente, si A sinistra: che oltrepassi il limite imposto dal me- aprirono importanti contatti con il mondo interna- 2. Isernia La Pineta, 1981: la superstrada todo sperimentale; conoscenza stretta- zionale, con personaggi di spicco (tra questi basti ri- in costruzione e il mente connessa al recupero e al ricono- cordare Laplace e Bordes). Dopo la laurea trascorsi prefabbricato costruito a protezione degli scavi scimentoÈ delle prove tangibili provenienti il più del- due anni e mezzo presso l’Università di Siena con a destra del ponte le volte da scavi sistematici e da specifiche analisi di una borsa di studio del Ministero2; in seguito vinsi della ferrovia (foto: A. Guerreschi). laboratorio che costituiscono le fondamenta sulle il posto di assistente di ruolo a Ferrara con presa di quali ricomporre la nostra storia e i suoi molteplici servizio nel ‘73. Seguirono scavi e ricerche con nu- aspetti nel corso del tempo. merose pubblicazioni su importanti siti quali Ripa- Ma il godimento attuale ha, per quel che mi riguar- ro Tagliente (Verona), Palù di Livenza (Pordenone), da, un’origine precoce. Avevo meno di dieci anni Erbarella (Ancona), Visogliano (Trieste), ecc. E da quando mi ritrovai invischiato in temi e contenuti ultimo, già nel 1975, a 27 anni, tenni la relazione ge- a carattere archeologico, con quei reperti di super- nerale sul Paleolitico dell’Emilia Romagna assieme ficie che mio padre Rodolfo rinveniva nei terreni di a Mauro Cremaschi alla XIX Riunione Scientifica famiglia. Reperti romani in grande quantità e aned- dell’Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria3. doti curiosi, come quando a dieci anni mi arrabbiai Cambiammo la cronologia di quella regione crean- moltissimo con lui per non aver accettato di por- do non poco scompiglio in ambito accademico. tarmi nei campi. Non fu una folgorazione, ma for- Da allora le cose si sono ampliate in termini di inte- se fece sì che questa curiosità per il passato non mi ressi di ricerca, interdisciplinarietà, collaborazioni abbandonasse più: seguirono vicende importanti nazionali e internazionali, progetti europei e altro, come la fondazione e l’adesione al CPSSAE (Centro nella consapevolezza che l’apporto dei singoli, dei Polesano di Studi Storici Archeologici Etnografici) gruppi di ricerca e delle istituzioni sia la via maestra e, di seguito, l’individuazione di siti di varie epoche, da seguire evitando di confondere la gestione dal dall’età del bronzo al medioevo. Fra questi ricordo possesso delle cose. In questo contesto si inserisce l’importante sito di Frattesina di Fratta Polesine1 una infinità di iniziative che superano il localismo, o dove ebbi la fortuna di raccogliere nel terreno arato meglio il provincialismo, insito nei comportamenti una “pignata” in bronzo piena di perline in pasta vi- degli sprovveduti. Nascono e si sviluppano forti rap- trea, grossi vaghi d’ambra, pettini in avorio, fibule di porti con i principali gruppi di ricerca in ambito eu- bronzo…insomma, un tesoretto. ropeo che portano ad attivare progetti di formazio- seggiava nei campi, negli affioramenti Mauro Cremaschi6 e Mauro Coltorti7, Queste attività mi portarono fin da ragazzo a con- ne ad alta valenza scientifica quali Human Capital naturali, osservava le sezioni artificiali nel maggio del 1979 iniziarono gli scavi tatti con gli specialisti di vari ambiti di ricerca di and Mobility (HCM), Training and Mobility of Re- dei terreni cercando di individuare sistematici. Per risparmiare ci siste- differenti università e musei (Milano, Padova, Fer- searchers (TMR), RAFFAELLO, il master Erasmus qualcosa di interessante. E interes- mammo nell’allora costruendo Museo rara, Verona, ecc.) e mi consentirono di interpreta- Mundus e il dottorato internazionale in Quaternary santi lo erano i reperti di Isernia del di Santa Maria delle Monache con letti re fin da subito in modo corretto il significato delle and Prehistory finanziati dalla Commissione Eu- sacchetto, in particolare per una selce e cucina improvvisati. raccolte (seppur di superficie), l’importanza della ropea ed ancora attivi e rifinanziati per i prossimi lavorata concrezionata su un osso a Da allora molto è stato fatto, con fasi loro conservazione in abito museale e la necessità anni. In questo contesto a Bratislava nel 1991 venni testimoniare la loro associazione in intense di esplorazione, studio e valo- di studi interdisciplinari. Si, proprio quest’ultimo nominato Segretario Generale del XIII congresso qualche strato geologico. rizzazione con gruppi di ricerca sem- elemento ha poi acquisito un particolare significa- mondiale di preistoria che si tenne a Forlì nel 19964. Fu così che dopo una settimana, sotto pre più ampi, con specialisti di diffe- to nel mio futuro da ricercatore comprendendo che Il racconto qui brevemente riportato ha senso per la pioggia, partimmo per Isernia, io, renti ambiti che hanno consentito di la conoscenza non è unifocale, quanto piuttosto la comprendere in quale realtà ben consolidata di ri- Alberto Solinas e Benedetto Sala5, dor- definire i parametri della valenza e del somma di tanti dati e prove non solo a valenza uma- cerca e di internalizzazione si inserisce il sito de La mendo, per risparmiare, a casa dei suo- significato dell’insediamento umano nistica. In questo contesto ebbi occasione di parte- Pineta di Isernia. Tutto ebbe inizio con quel fortui- ceri di Alberto. Il tempo di recarci sul nel contesto del bacino mediterraneo cipare, al di fuori del mio piccolo ambiente polesa- to incontro del 1978 quando Alberto Solinas arrivò luogo dei ritrovamenti lungo le sezioni e della storia del più antico popola- no, ad iniziative promosse da docenti universitari e sullo scavo del Riparo Tagliente a Verona con un esposte di quella che oggi è la super- mento umano del nostro continente, non, quali Broglio, Bartolomei, Fasani, Aspes, Bago- sacchetto contenente qualche piccolo frammento strada Napoli-Vasto per comprendere l’Europa. lini, allora anche loro giovani ricercatori di ottime di ossa e di selci raccolte nelle immediate vicinanze che valeva la pena di ampliare l’inda- Si è costantemente lavorato affinché la speranze, già in qualche modo inseriti nei contesti di Isernia, dove lavorava già un gruppo di ricercatori gine e verificare con maggiore atten- realtà paleolitica di Isernia, conosciu- di ricerca. dell’Università di Amsterdam. Solinas aveva passa- zione il tutto, evitando che un muro ta poi col nome di La Pineta8, avesse Da lì gli eventi si sono susseguiti con grande rapi- to le vacanze a Montaquila presso la famiglia della di cemento celasse per sempre ogni una risonanza nazionale e internazio- dità, e anche responsabilità, con la partecipazione moglie e, data la sua passione per le cose antiche evidenza. Informato l’allora Soprin- nale. Costante è stato lo studio delle già durante gli anni universitari a campagne di sca- (anche lui come suo padre, noto nell’ambiente vero- tendente Bruno D’Agostino, ritornati testimonianze poste in luce, intensa vo con ruoli di coordinamento e di monitoraggio nese per numerose scoperte e pubblicazioni), pas- sul luogo del rinvenimento anche con l’attività di restauro in particolare per i

40 Isernia La Pineta: prima, durante e oltre 41 In queste pagine: reperti paleontologici, continua la pre- zione del sito preistorico, inaugurato cesso. Come ogni storia, tuttavia, anche questa è fat- osuperficie 3a, ora esposti nel nuovo museo e visi- 3. Isernia La Pineta sentazione del sito in contesti scien- nel 2013. Si annoverano inoltre nume- ta di alti e bassi, momenti di grande spinta e altri di bili nel padiglione degli scavi. Si impostano i pre- 1982: pausa notturna durante il rilevamento tifici, pubblicazioni ed esposizioni a rose iniziative a carattere scientifico e rallentamento, di contrasti e polemiche, di confron- supposti di quello che potrà essere l’assetto defini- fotogrammetrico delle valenza mondiale. Tra queste ultime divulgativo quali seminari, workshop, ti e di dibattiti. Ripercorro gli anni trascorsi anche tivo dell’area e soprattutto dei contenuti del futuro superfici esplorate. Le riprese erano possibili si ricordano quelle presso il Musée convegni e congressi con la partecipa- da questo punto di vista, almeno a grandi linee. museo. Lo studio e la valorizzazione del complesso grazie al tavolato in de l’Homme di Parigi, il Museo Prei- zione di eminenti studiosi provenienti L’inizio è stato travolgente un po’ per tutti: ricer- procedono alacremente. Nel 1986 vengono vincola- legno visibile in alto nella 11 foto che consentiva agli storico Etnografico Luigi Pigorini di da ogni parte del mondo. catori, politici molisani, istituzioni italiane e non. ti 10 miliardi di lire per la realizzazione del museo operatori di posizionare le Roma, il Centro Piero della Francesca La Pineta entra così a pieno titolo nel La fase che inizia nel ‘79 dura un po’ più di un de- e del parco archeologico. Su progetto dell’architetto attrezzature fotografiche. 12 Il sottoscritto è seduto su a Torino, il Palazzo Ducale di Venezia, gotha della preistoria mondiale e il cennio, in cui l’impegno dell’Università di Ferrara, Benno Albrecht , iniziano i primi lavori, ma subito un ripiano sulla sinistra, il Museo di Quinson in Alta Provenza, percorso seguito per la sua valorizza- Provincia e Soprintendenza - che lavorano in stretta dopo le attività rallentano e quasi si arrestano. Vari appoggiato al muro del capannone costruito a il Museo di Tautavel nei Pirenei orien- zione ha portato buoni frutti. sintonia - per continuità e finanziamenti erogati è fattori determinano una situazione di impasse di protezione dello scavo tali, ecc. Sembra, così raccontato, un percorso sempre più intenso. Si avviano i complessi restauri10 ordine gestionale, amministrativo e non, tra cui: la (foto: A. Guerreschi). Tutto questo è stato realizzato per la idilliaco, privo di asperità e di solo suc- dei reperti paleontologici, in particolare dell’arche- supposta presenza di testimonianze più recenti poi grande attenzione dedicata al giaci- mento, in una comunione di intenti, da parte del Ministero dei Beni e delle At- tività Culturali e del Turismo, dell’U- niversità di Ferrara e delle istituzioni locali, in primo luogo la Provincia di Isernia10, a cui hanno fatto seguito, in anni recenti, il Comune e la Regione. Agli scavi, iniziati nel 1979, ha fatto così seguito una sequenza di interventi di notevole portata, supporto inalie- nabile per lo scavo, il restauro, l’inter- disciplinarietà della ricerca e la valo- rizzazione. In particolare vanno ri- cordati: la realizzazione dei fabbricati costruiti per la protezione dell’area di scavo (il primo nel 1979, poi ampliato nel 1980; il secondo, il grande padiglio- ne di scavo, inaugurato nel 1999); l’ac- quisto, a metà degli anni ‘80, dell’area interessata dai ritrovamenti da parte della Provincia di Isernia che provvide anche alla sua recinzione; la predispo- sizione di segreterie e foresterie (dap- prima con le due casette coloniche che insistono sull’area dello scavo utilizza- te fino al 2000; successivamente con la costruzione, nelle immediate vicinan- ze dell’area di scavo, di un fabbricato che consente la sistemazione di una ventina di persone); la costituzione nel 2001 dell’Associazione ONLUS de- nominata Centro Europeo di Ricerche Preistoriche (CERP) depositaria di biblioteca, collana scientifica, progetti nazionali del MIUR e della CE; la rea- lizzazione del complesso museale, fi- nalizzato, nella progettazione iniziale, alla completa ed esclusiva valorizza-

42 Isernia La Pineta: prima, durante e oltre 43 rilevatisi inconsistenti; l’alluvione che interessò l’area degli scavi a fine set- tembre del ’93; il gravissimo incidente aereo del 5 ottobre 1993 che costò la vita a Corinne Crovetto, Martino Fer- rari, Fabio Vianello13 e al pilota Mario Marcucci; la necessità di ricoprire l’a- rea degli scavi al fine di rimuovere il vecchio capannone per consentire la costruzione del nuovo padiglione degli scavi inaugurato, come già detto, nel 1999 alla presenza del sottosegretario alla cultura14. Particolarmente sentita e pesante sot- to ogni punto di vista fu la perdita dei tre validi collaboratori che avevano di- mostrato capacità uniche nello studio dei materiali preistorici, nella gestione e conduzione delle attività e nel tene- re rapporti costruttivi con studenti, mondo della ricerca e istituzioni locali e non. Dal ‘93 inizia un lungo periodo di ol- tre 6 anni senza scavi sistemaci, ma nel quale continuano le ricerche e gli sità di Ferrara conduce in ambito in- isernino. La condivisione delle ini- Nell'altra pagina, in basso: studi; prosegue lo sviluppo e il consoli- ternazionale, anche con l’approvazio- ziative conduce ad un impegno forte 4. Venezia, 1985: inaugurazione nel damento delle relazioni internazionali ne di importanti progetti europei ad dell’Università di Ferrara consenten- piazzale di Palazzo nel quadro delle attività che l’Univer- ampio respiro sui temi della preistoria, do a giovani molisani di acquisire il ti- Ducale dell’esposizione internazionale “Homo” dedicati alla preparazione di giovani tolo di dottore di ricerca, con supporto dove venne esposta ricercatori provenienti da tutta Euro- di borse di studio, assegni di ricerca e l’intera archeosuperficie 3a restaurata ed ora pa e non solo. contratti. La collaborazione tra le Uni- visibile nel Museo del È questo un lungo periodo che vede la versità di Ferrara e del Molise si am- Paleolitico di Isernia (foto: M. Liòn). riorganizzazione dei lavori di ricerca plia con la condivisione nel sostenere dopo la disgrazia del 1993, il lento pro- studenti, specializzandi e ricercatori Nell'altra pagina, in alto: gredire della costruzione del Museo provenienti da ogni parte del mondo. 5. Il francobollo emesso nel 1988 dall’Istituto del Paleolitico e la ripresa, a partire dal La collaborazione tra i due atenei tro- Poligrafico dello Stato 1999, dell’esplorazione del giacimento va la sua massima espressione nella al fine di sottolineare l’importanza del in seguito all’inaugurazione del padi- docenza che il sottoscritto tiene per giacimento di La Pineta glione costruito sull’area degli scavi. alcuni anni presso l’ateneo molisano e (web). Tutto riprende con una ulteriore fase nella istituzione di un posto di ricerca- In questa pagina, in alto: ricca di contenuti: partecipazioni di tore nel settore concorsuale BIO/08- 6. Forlì, 1996: nuovi giovani ricercatori; lunghi pe- Antropologia presso UNIMOL. In inaugurazione del XIII Congresso mondiale di riodi di scavo annuali; sviluppo delle questo contesto si avviano significativi preistoria tecnologie applicate allo scavo; il ruolo progetti con vari contributi tra i quali importante assunto dal CERP quale ricordiamo quelli del MIUR e del pro- luogo di riferimento e di coordina- gramma comunitario MOLI.G.A.L.15. mento che favorisce la collaborazione Alcuni di questi giovani molisani cre- tra istituzioni differenti, tra le quali ano l’Associazione ArcheoIdea16 che, si annoverano Provincia, Università sulla base di convenzioni con la Pro- del Molise, Università di Ferrara, as- vincia e con la Soprintendenza, prov- sociazioni del mondo imprenditoriale vede ad attività di divulgazione con le e una decina di comuni del territorio scuole, favorendo la visita all’area degli

44 Isernia La Pineta: prima, durante e oltre 45 Nell'altra pagina: sitivo nella capacità19 di terminare i le collaborazioni tra alcune istituzioni 7. Isernia La Pineta, 2016: lavori di costruzione e di allestimen- sono formali, ma prive dell’auspicato lo scavo all’interno del padiglione (foto: Alfredo to del museo inaugurato poi nel 2013. coinvolgimento e interazione. Donadio). Tuttavia il complesso architettonico Quali potranno essere gli sviluppi fu- e l’esposizione hanno risentito della turi? Ed ecco che allora in questa do- In questa pagina: 8. Isernia La Pineta, situazione e in esso sono presenti nu- manda, che avevo ben in mente ancora veduta del Museo merose differenze rispetto a quelle ini- prima di scrivere questo articolo, trovo Paleolitico dalla Città di Isernia (foto: A. Priston). zialmente progettate. riferimenti ai miei anni giovanili, in L’Università di Ferrara ha mantenu- ciò che ho descritto all’inizio di questo to alto l’impegno della formazione mio scritto. Nulla venne a quel tempo, universitaria20 e delle ricerche con un e negli anni che seguirono, secretato apporto interdisciplinare e interna- in termini di oggetti, di conoscenza e zionale ancora più consistente che ha di saperi, consapevole già allora che la consentito lo sviluppo di una nuova ricerca è un bene comune senza limiti primavera di conoscenze e approfon- e frontiere, rappresentando il livel- dimenti espressi in volumi tematici, lo più alto di libertà al quale ognuno articoli scientifici, conferenze, dibat- di noi può e deve ambire, spogliato di titi e convegni internazionali, anche vincoli, lacci e laccioli, assumendo at- su ricerche estese ad altri siti tra cui teggiamenti e scelte capaci di rifiutare Guado San Nicola (Monteroduni) e espressioni di possesso, cesure, ricatti Grotta Reali (Rocchetta al Volturno)21. e altro. E vorrei, così, avere la certezza L’apporto interdisciplinare si concre- di non sentirmi in questa splendida re- tizza, qui come in altri siti esplorati gione, il Molise, come quei frontalieri da UNIFE, nel contesto di ricercatori che lavorano nel Canton Ticino e che provenienti da più parti, non soltanto alcuni mesi fa hanno saputo dei risul- italiani. tati del referendum sulla loro eventua- In sostanza si sono così avviati, negli le possibilità di continuare o non con- ultimi anni, percorsi separati nei quali tinuare la loro attività.

scavi, contribuendo così notevolmente all’aumento aspre che non contribuiscono a favorire e mantene- del numero dei visitatori17. Si tratta di una modalità re solidarietà e condivisione, che portano a ricadute di gestione definita “leggera” in termini di impe- “pesanti” anche sotto il profilo della gestione. gno e costi, su imitazione di esempi presenti in altri Non riesco ancora a comprendere quali siano stati i contesti: in effetti è più facile copiare che inventare motivi che hanno portato a tutto questo. Credo che iniziative vincenti come questa. In questa attività alla visione moderna di gestione delle cose si sia so- si inseriscono anche alcuni progetti del program- vrapposto il criterio del possesso, connesso con una ma comunitario CULTURA 2000 e quello di SAFE ricerca di identità locale che tende ad isolare gli al- HARBOUR anche con il convegno internazionale tri. Si sono così cercate strade settoriali per la riso- tenutosi ad Isernia sulla gestione di parchi e siti ar- luzione di aspetti di varia natura, anche con eviden- cheologici. ti banalità nel favorire alcuni e colpevolizzare altri. Ma questo esperimento dura poco. In questo ambito il fragile sistema ha perso forza e Infatti in questo divenire decisamente positivo si le scelte sono rimaste orfane della condivisione e accumulano negli ultimi anni linee di intervento e dell’approvazione di alcuni soggetti interessati li- vicende che stridono tra loro, innescando un pro- mitandone la portata e le ricadute. cesso di contrapposizione e di polemiche18 piuttosto In tutto questo il Ministero è stato essenziale e po-

46 Isernia La Pineta: prima, durante e oltre 47 Note nate anche l’Arch. Paolo Corti di ArPa Ricerche (LC). 11 Legge 730 del 28/10/1986, art. 3, commi 12 e 13; Bibliografia 1 Qui nacque, il 22 maggio del 1885, l’Onorevole Gia- significativo per la sua approvazione fu l’impegno Peretto, C, Terzani, C como Matteotti. del politico Edilio Petrocelli. & Cremaschi, M (eds.) 2 Si trattò di una borsa di studio di addestramento 12 Il progetto del museo vince nel 1988 il Premio in- 1983, Isernia La Pineta, un didattico e scientifico presso la Cattedra di Paleon- ternazionale di Architettura “Andrea Palladio”. Ben- accampamento più antico tologia Umana e Paleoantropologia della quale era no Albrecht è Professore di Composizione Architet- di 700.000 anni, Calderini, titolare il Prof. Arturo Palma di Cesnola. tonica all’Università IUAV di Venezia. Bologna. 3 13 Istituto del quale sono stato presidente dal 1977 Corinne Crovetto del Principato di Monaco era Peretto, C, Terzani, C, al 1999. dottoranda dell’Institut de Paléontologie Humaine Vannucci, S, Vaselli, O & 4 Potrà sembrare strana la scelta di questa città per di Parigi, con borsa del Principato; la sua tesi riguar- Vianello, F (eds.) 1994, Le un evento così importante, ma ciò si deve alla Pro- dava lo studio delle industrie litiche. Martino Ferrari Industrie Litiche del vincia di Forlì che sottopose la propria candidatura era dottorando dell’Università di Ferrara e si occu- Giacimento paleolitico di durante il XVIII Congresso dell’Unione internaziona- pava della distribuzione planimetrica dei materiali Isernia la Pineta: la tipologia, le delle Scienze Preistoriche e Protostoriche che si litici e paleontologici, con particolare riferimento le tracce di utilizzazione, la sperimentazione, Cosmo tenne a Bratislava nel 1991. Il Congresso mondiale si all’archeosuperficie 3a. Fabio Vianello, dottorando 9 - Isernia La Pineta, 2016: il vaglio Iannone Editore, Isernia. tiene infatti ogni cinque anni e in quella occasione dell’Università di Firenze, svolgeva la sua ricerca dei materiali e la loro classificazione l’assemblea votò a favore della proposta italiana in sulle modalità di lavorazione dei reperti in selce con (foto: A. Priston). Peretto, C (ed.) 1996, I reperti alternativa a quella presentata da Israele. I motivi particolare riferimento alla sperimentazione. paleontologici del giacimento della candidatura sono la diretta conseguenza delle 14 Onorevole Gianpaolo D’Andrea. Paleolitico di Isernia La Pineta. 15 L’uomo e l’ambiente, Cosmo attività di ricerca che ho svolto negli anni ‘80/primi Progetto in convenzione tra Agenzia di Sviluppo Iannone Editore, Isernia. anni ‘90 nel sito di Ca’ Belvedere di Monte Poggiolo Rurale MOLI.G.A.L. (Molise Gruppo di Azione Loca- nel Comune di Castrocaro Terme, riconducibile ad le) e Università di Ferrara per la conoscenza e la Peretto, C (ed.) 1999, I suoli una età di un milione di anni da oggi. Il Convegno divulgazione delle risorse ambientali e culturali in d’abitato di Isernia La Pineta, venne organizzato in 18 sezioni in contemporanea, aree LEADER+ della provincia di Isernia. L’iniziativa natura e distribuzione dei reperti, Isernia, Cosmo 3.000 comunicazioni e 10.000 partecipanti prove- rientrava nel Programma Comunitario PIC LEADER Iannone Editore, 1999, pp. nienti da tutto il mondo. Anche l’impegno dello Sta- + Molisij_PSL; Asse; Misura 1.3 – Rafforzamento della 1-200. to venne garantito da un congruo finanziamento, conoscenza della diffusione e della fruizione delle ri- analogamente a quello devoluto dal MIBACT, dalla sorse dei territori rurali dal punto di vista ambientale Peretto, C (ed.) 2012, Regione Emilia Romagna e dalla Cassa di Risparmio e culturale; Azione 1.3.1 – Studi, ricerche. L’insediamento musteriano 16 di Grotta Reali. Rocchetta a di Forlì. Oltre sessanta volumi furono pubblicati su Peraltro ancora attiva con Presidente il Dott. Giu- Volturno, Molise, Italia. Annali tematiche della preistoria. seppe Lembo, assegnista di ricerca presso l’Univer- dell’Università di Ferrara, 5 Già Professore Ordinario di Paleontologia all’Uni- sità di Ferrara. volume 8/2, Ferrara. versità di Ferrara. 17 La documentazione relativa a questo concreto svi- 6 Oggi professore Ordinario in Geografia Fisica e luppo è disponibile su richiesta. Peretto, C, (ed.) 2013, Isernia 18 La Pineta. Isernia, Cosmo Geomorfologia dell’Università di Milano. Pubblicate anche sui quotidiani locali a più riprese. Iannone Editore, Isernia. 7 Oggi Professore Ordinario in Geografia Fisica e 19 Si veda ad esempio l’acquisto dell’area di proprie- Geomorfologia dell’Università di Siena. tà della Provincia favorendo così il procedere delle Muttillo, B, Lembo, 8 Il nome si deve al colle La Pineta antistante l’area iniziative. G & Peretto, C (eds.) degli scavi, posto al di là della superstrada. 20 Presso l’Università di Ferrara, in merito ai contenu- 2014, L’industria a bifacciali 9 di Guado San Nicola Particolare significato ha avuto l’impegno del Dott. ti sulla preistoria, sono attivi una Laurea magistrale (Monteroduni, Molise, Italia), Domenico Pellegrino che, fin dalla scoperta del gia- di Quaternario e Preistoria, un Master (dal 2004) e Annali dell’Università di cimento, pose al centro dei suoi impegni politici un Dottorato (dal 2013) MUNDUS in Quaternary and Ferrara, volume 10/1, Ferrara. anche quello di salvaguardare e valorizzare l’inse- Prehistory promossi e finanziati dalla Commissione diamento preistorico. Europea. Centinaia di giovani provenienti da ogni Peretto, C, Arnaud, J, Moggi- Cecchi, J, Manzi, G, Nomade, 10 Gianni Giusberti, ricercatore dell’Università di Bo- parte del mondo hanno frequentato e frequentano S, Pereira, A, Falguères, C, logna, a partire dai primi anni ‘80, mette a punto questi corsi. Bahain, J-J, Grimaud-Hervé, 21 le tecnologie e protocollo di restauro dei reperti Il ritrovamento del sito di Isernia, lo scavo e la D, Berto, C, Sala, B, Lembo, dell’archeosuperficie 3a con repliche delle superfici sua valorizzazione hanno attratto l’interesse di un G, Muttillo, B, Gallotti, R, di scavo allo scopo di riposizionarli all’interno del gran numero di persone che hanno osservato con Thun Hohenstein, U, Vaccaro, museo. Il lavoro continuò ad opera della CO.R.A. maggiore attenzione quanto il territorio restituiva. C, Coltorti, M & Arzarello, M S.c.a.r.l., Cooperativa di Ricerche Archeologiche In questo contesto ricordo le attività di prospezione 2015 ‘A human deciduous della quale era presidente il Dott. Michele Lanzin- di Bruno Paglione che ha segnalato e raccolto una tooth and new 40Ar/39Ar dating results from the Middle ger, ora direttore del Museo delle Scienze (MUSE) grande quantità di materiali di grande interesse poi Pleistocene archaeological site 2 di Trento. L’attuale archeosuperficie di circa 64 m pubblicati su articoli e monografie. Anche i siti di of Isernia La Pineta, Southern esposta nel Museo del Paleolitico di Isernia si deve al Grotta Reali e di Guado San Nicola sono frutto di 10 – Isernia La Pineta, 2016: veduta dell’area Italy’, in Plose One, (10/10) loro lavoro durato anni. Al restauro e al riposiziona- segnalazioni da parte di appassionati o proprietari dello scavo con studenti e ricercatori al lavoro pp. 1-19. (foto: A. Priston). mento dei reperti ha fornito un contributo determi- dei terreni interessati dai ritrovamenti.

48 Isernia La Pineta: prima, durante e oltre 49 1980-99: varie memorie di un privilegio straordinario

DI RICHARD HODGES

Scavare San Vincenzo al Volturno (IS) è stato un privilegio straordinario; un privilegio accordatomi dall’allora Soprintendente Bruno d’Agostino e pazientemente rinnovato dal suo successore, Gabriella d’Henry. Gli scavi, condotti in collaborazione con la Soprintendenza, ci permisero di esplorare l’archeologia di un enorme territorio da tantissimi punti di vista. Nessun altro sito alto medievale coevo a questo, in Europa, è altrettanto ricco di testimonianze materiali (dagli affreschi ai prodotti smaltati), e letterarie (la maggior parte delle quali è visibile sui pavimenti e sui muri), in grado di poter essere confrontate con la ricchissima narrativa del Chronicon Vulturnense del XII secolo.

1. Un santo del IX secolo rinvenuto nel 1981 (foto: J. Mitchell).

51 A sinistra: Una volta inteso questo, non fu difficile comprende- perte, il vero significato di San Vincenzo divenne ve- 2. Il profeta Micah re l’orizzonte archeologico in altre parti dello scavo. ramente chiaro. Nessun altro luogo in Europa era in rinvenuto nell’Assembly Room, 1983 (foto: J. Di certo, la più grande scoperta fu quella della basi- grado di fornire un quadro più illuminante dal pun- Mitchell). lica di San Vincenzo Maggiore con la sua cripta cir- to di vista archeologico sul tardo VIII e IX secolo. colare perfettamente conservata, durante la grande Senza dubbio, le scoperte hanno superato qualsiasi In basso: 3. Richard e William campagna di scavo nell’estate del 1994. La scala e le aspettativa che io abbia mai avuto all’inizio del pro- Hodges con Don Angelo caratteristiche di questa grande chiesa a tre absidi getto, nel 1980. Pantoni, Montecassino, 1986 (archivio R. Hodges). rivelarono le pretese del monastero di qualificarsi come una “San Pietro del sud”, rassomigliando la Conservazione grande casa a Fulda la “San Pietro del nord”. Anche la povertà materiale del villaggio del IX seco- Fin dall’inizio lavorammo con i funzionari della So- lo nelle vicinanze del monastero fu un forte segnale: printendenza di Campobasso mentre loro ricopri- questo enorme centro direzionale non condivise vano l’area intorno alla Cripta di Epifanio. Queste le sue ricchezze fino a poco tempo prima del sacco furono le scoperte più importanti: l’altare affresca- dell’881. Una volta sistemato il mosaico delle sco- to del VII secolo trovato durante la prima settimana

e si aggiunge poi l’archeologia conosciuto come la pianta di San Gallo dei luoghi conosciuti attraver- (c.820). La scoperta del refettorio dei so il Chronicon nell’alta valle monaci fu un segno particolarmente del Volturno, la terra di San importante. Distinto dal pulpito con Vincenzo,S non ci sono dubbi riguardo il leggio, offriva un punto fisso all’in- il significato caleidoscopico di questo terno del piano del monastero capace progetto. Avevo sperato fin dall’inizio, di identificare altri elementi dell’edi- nel 1980, di trovare una relazione ar- ficio (in larga parte ancora nascosti da cheologica con i villaggi nel territorio campi coltivati, vigneti e oliveti). Altri del monastero e, su questa base, di esa- segnali chiave arrivarono quando, du- minare l’economia di un centro di pe- rante la quarta stagione di scavi, furo- riodo carolingio. Ma fu solo con la terza no scoperte delle punte di freccia nei stagione di scavi che apprezzai piena- livelli bruciati delle botteghe monasti- mente la conservazione eccezionale che. Tali testimonianze risultavano ve- del sito e quindi anche l’opportunità rosimilmente ascrivibili al famigerato di usare San Vincenzo come modello sacco di San Vincenzo al Volturno del da confrontare con il tanto celebrato 10 ottobre 881 (descritto lungamente progetto di monastero alto medievale nel Chronicon Vulturnense).

52 “Il progetto San Vincenzo” – 1980-99: varie memorie di un privilegio straordinario 53 italiani. Tutto cambiò col passare del attraverso un architetto di base a Vena- tempo. fro, Franco Valente. Valente, su richie- Ripensandoci, la Soprintendenza, l’I- sta dell’abate, comprese l’opportunità stituto di Restauro e il mio team in- per l’alta valle del Volturno derivante glese avevano dato vita ad una colla- dal completamento del restauro della borazione piuttosto armoniosa. Nono- nuova abbazia e della sua basilica e, stante i disaccordi occasionali, questa contestualmente, dall’apertura al pub- collaborazione favorì la crescita dello blico della cripta di Epifanio e dell’in- status del sito archeologico e tutti i tera area di scavo. rapporti con le numerose amministra- Valente fu un leale sostenitore del no- zioni locali. stro progetto, assicurandone un’ampia Questa collaborazione assicurò inoltre e annuale pubblicazione nell’Alma- che il sito venisse protetto, passo dopo nacco del Molise a partire dal 1983. La passo, con un tetto e con un program- sua passione tuttavia fu alimentata in ma dedicato di conservazione. Fino parte dai seri dubbi nei confronti del al 1991 la parte archeologica di questa lavoro della Soprintendenza. Nel 1993, impresa fu pagata da fondi di ricerca il nuovo Soprintendente del Molise era provenienti dal Regno Unito. Tutto ciò anche un architetto e sin dall’inizio fu cambiò nel 1993 con l’arrivo del nuovo indifferente nei confronti degli scavi di Soprintendente e con le crescenti am- San Vincenzo, revocando il permesso bizioni per San Vincenzo al Volturno. per quell’anno. Come spesso succede, il permesso alla CIPE 1 fine fu concesso, e nell’agosto del 1993 il limite occidentale dell’abside di San Dal 1991, i fondi inglesi furono imple- Vincenzo Maggiore fu intercettato in mentati grazie al supporto della pro- tre trincee. Queste scoperte accentua- vincia, rendendo possibile non solo la rono il bisogno di fondi più consistenti gestione del grande scavo, ma anche per scoprire il cuore del monastero tutti i lavori e gli studi necessari sui ri- altomedievale. All’inizio del 1994, con trovamenti. Nell’agosto del 1992 iden- grande sorpresa del Soprintendente, tificammo l’estensione di San Vincen- vennero assegnati fondi molto consi- zo Maggiore, e trovammo il suo abside stenti (CIPE 1). Sin dall’inizio questi in una trincea di prova il 25 agosto. Il fondi regionali furono destinati alla 1993 fu un anno estremamente signifi- trasformazione di San Vincenzo me- cativo per San Vincenzo. dievale e moderna, per consolidare di scavo, i dipinti rinvenuti durante le campagne del La qualità degli interventi di conservazione superò In queste pagine: Già a partire dal 1989 avevamo incluso l’esistente e con lo scopo di attrarre 1982 e 1983 nella cosidetta Stanza dell’Assemblea la prova del tempo e il merito è di tutti coloro che 4. Lo scavo della cripta di conservatori nel team, in modo da as- visitatori e, pertanto, anche ulteriori San Vincenzo Maggiore, e i pavimenti iscritti con le iniziali dei costruttori, furono coinvolti. Per contrasto, la pesante copertura agosto 1994 (foto: R. sicurare che i materiali fossero curati introiti nell’area. Il piano di Valente, soprattutto nomi Lombardi, dei quali la Soprinten- d’acciaio costruita sopra la cripta di Epifanio e le co- Hodges). secondo standard internazionali. Dal supportato dall’abate Bernando, coin- denza delegò la conservazione all’Istituto di Restau- struzioni associate alle scoperte effettuate nel 1980- 1992, l’abbazia di Montecassino iniziò volgeva gli scavi e il restauro della Nuo- ro sotto la direzione del Dott. Pippo Basile. L’istituto 85 ora appaiono datate e inadeguate. a interessarsi nuovamente a San Vin- va Abbazia, gli edifici monastici ad essa si era già impegnato, deve essere ricordato, in una Le critiche probabilmente non hanno tenuto conto cenzo. L’Abate, Don Bernando, con una associati e includeva inoltre l’acquisto nuova campagna di restauro della cripta di Epifanio, delle circostanze in cui si trovava il Molise del tem- mossa molto perspicace, permise alle del sito archeologico (a esclusione quindi le nostre scoperte semplicemente aumenta- po. Era una regione povera e nessuno all’interno suore dell’abbazia di Regina Laudis, della cripta di Epifanio) da parte della rono il carico di lavoro e l’interesse dei conservatori della Soprintendenza, dove l’archeologia romana e Connecticut, di vivere negli edifici di- regione. Infine, i nuovi fondi suppor- che avevano intrapreso questo lavoro di dettaglio. sannitica la faceva da padrone, era in grado di com- roccati associati con la nuova abbazia. tarono il grande scavo di San Vincenzo Basile era cortese e paziente con noi che scavava- prendere il vero significato delle scoperte effettuate Tra il convento e gli scavi, un nuovo Maggiore, in modo da renderla il pun- mo e cercavamo di comprendere l’importanza delle a San Vincenzo. vigore stava cominciando a muoversi to focale di una qualsiasi esperienza di nostre scoperte. Certe volte, senza dubbio, abbiamo L’archeologia medievale era agli albori e noi erava- intorno a San Vincenzo. visita. Valente credeva che ci sarebbe messo alla prova la sua pazienza, ma il programma mo considerati solo degli entusiasti se non eccen- Questo era il contesto in cui l’abate fece stata almeno un’altra, se non più quote fu incoraggiato dalla Soprintendenza per sette sta- trici stranieri che scavavano quello che al tempo era richiesta alla regione Molise dei fondi di altri importanti fondi CIPE. gioni fino al 1986. considerato un sito insignificante dai nostri colleghi europei di sviluppo regionale (CIPE 1), Con la presenza ormai prominente

54 “Il progetto San Vincenzo” – 1980-99: varie memorie di un privilegio straordinario 55 dell’abate nel progetto, la Soprintendenza accettò Nel 1994, furono osservate buone pratiche curato- Nell'altra pagina: nuovamente un nostro coinvolgimento, e per raffor- riali e scientifiche secondo gli standard dell’epoca, 5. L’Abate Giosue (792- 817), affresco nella cripta zare questo concetto, ma anche in segno di ricono- mentre migliaia di visitatori ebbero l’opportunità di di San Vincenzo Maggiore scimento del ruolo sistematico, cauto e curatoriale vedere le nuove scoperte. Tirando le fila di questo (foto: J. Mitchell). del nostro team nel creare un deposito nell’asilo di enorme progetto si arrivò all’autunno del 1995. La In questa pagina, in alto: Castel San Vincenzo, fu posto in essere un conve- promessa di ulteriori fondi regionali (CIPE 2) per 6. Interventi di niente accordo con il comune di Castel San Vincen- rendere San Vincenzo accessibile in maniera soddi- conservazione nella cripta di San Vincenzo zo, che fu quindi designato ufficialmente come sito sfacente al pubblico portò a circostanze che coinci- Maggiore, agosto 1994 per il deposito dei materiali provenienti dallo scavo. sero con la fine del mio coinvolgimento attivo negli (foto: R. Hodges). Qualsiasi scetticismo fosse esistito prima, svanì ve- scavi di San Vincenzo. In questa pagina, in basso: locemente non appena venne messa in luce l’ultima 7. John Mitchell, Richard parte dell’abside di San Vincenzo Maggiore dietro Hodges e il progetto CIPE 2 CIPE, 1994 (archivio R. Colle della Torre. La scoperta fu molto più impor- Hodges). tante di quanto ci aspettassimo. Tutti erano estre- La Soprintendenza giudicò il ruolo di Valente mamente eccitati e ben coscienti che i muri affre- (CIPE) nel progetto inaccettabile. Non appena il scati del nuovo anello della cripta – che includeva suo progetto finì nel 1994, la Soprintendenza cercò due ritratti degli abati di IX secolo a San Vincenzo un mediatore a Roma per supportare la ricerca per – meritavano la migliore conservazione possibile. un secondo finanziamento regionale (CIPE), di cui I membri del nostro team si prodigarono subito a stavolta la Soprintendenza sarebbe stata capogrup- conservare i dipinti. po, e non l’abate o il suo architetto. La Soprinten- Nel frattempo Valente riconobbe subito l’impor- denza in questo periodo cercava di mantenere una tanza di queste scoperte e mosse importanti risorse rappresentanza presso San Vincenzo al Volturno. (all’interno dei fondi CIPE) per creare una copertu- Come questo obiettivo sia stato raggiunto a livello ra protettiva sopra la cripta, nell’agosto del 1994. regionale, lo ignoro.

Prima di questi avvenimenti e cambia- ti dei pannelli informativi all’interno menti, l’architetto Valente, prima, e la dell’area di scavo. Il finanziamento Soprintendenza, poi, ottennero piccoli POM rese anche possibile la pulizia, la finanziamenti regionali che ci permi- mappatura e la costruzione di percorsi sero di trattenere un piccolo gruppo a sul Colle della Torre. San Vincenzo fino al mese di novem- Districare ciò che accedde in segui- bre del 1998. Parte di questi piccoli fi- to non è facile neppure a distanza di nanziamenti – l’ultimo chiamato POM quasi vent’anni. I fatti, tuttavia, sono – vennero destinati alle iniziative pre- piuttosto chiari. Essendo allo stesso paratorie per un secondo, più consi- tempo profondamente coinvolto nel- stente finanziamento europeo (CIPE). la conservazione e protezione del sito Quindi, in questo periodo, venne alle- patrimonio dell’UNESCO albanese di stito un piccolo museo nel campanile Butrinto, dove lavoravo a stretto con- dell’Abbazia nuova e vennero sistema- tatto con agenzie leader nel settore

56 “Il progetto San Vincenzo” – 1980-99: varie memorie di un privilegio straordinario 57 In questa pagina: come il Getty e l’UNESCO, mi apparve del 1994-95 meritavano interventi di scavi che seguirono sono stati in larga storia che iniziò in maniera così pro- In questa pagina, a sinistra: 8. John Mitchell, Richard estremamente chiaro che ciò di cui San conservazione su grande scala. Così, parte pubblicati, e ciò, tutto somma- mettente nel 1980. Per essere effica- 9. Le suore, Madre Philip, Hodges e Franco Valente, Madre Miriam e Madre agosto 1994 (archivio R. Vincenzo aveva bisogno nel 1998 era con tristezza, nell’estate del 1999 diedi to, è una cosa lodevole. Ciò che non è ce in futuro, la Soprintendenza deve Agnes, febbraio 2011 Hodges). che le aree scavate nelle stagioni pre- le dimissioni da qualsiasi ruolo in col- accettabile è lo stato del sito. L’inve- necessariamente comportarsi come (foto: R. Hodges). cedenti fossero protette. La creazione laborazione con la Soprintendenza e stimento nella conservazione è stato un’autorità europea attraverso la crea- In questa pagina, a destra: di un vero e proprio parco archeolo- con l’università Suor Orsola Beninca- frammentario e misero. zione di un comitato internazionale – 10. Monaco in avorio con gico con servizi per i visitatori era ora sa, esattamente vent’anni dopo la mia Solo oggi, nel 2016 sono state erette supportato dalla regione – incaricato occhi azzurri, IX secolo, rinvenuto nel 1992 (foto: essenziale. prima visita a San Vincenzo al Voltur- delle coperture permanenti. Colle del- di pianificare il futuro (incluso di un R. Hodges). Nel 1999, la Soprintendenza vinse un no su richiesta del Soprintendente. la Torre è ricoperto di vegetazione. La piano operativo) del sito, in grado di secondo gruppo di fondi regionali eu- promozione e la segnaletica esistono attirare ulteriori fondi europei. For- ropei (CIPE 2) e venimmo persuasi a Un comitato internazionale ma sono minime. Il museo associato se questo non è altro che un sogno. È portare avanti il progetto con l’univer- nel 2017? al sito non è mai stato aperto sebbene possibile tornare indietro nel tempo sità Suor Orsola Benincasa, di Napoli. fosse stato largamente completato a e riacquistare la capacità di visione e Spiegai per iscritto al Soprintendente, Tornai brevemente sette anni dopo per Castel San Vincenzo. Nessuno sa che la fiducia che Bruno d’Agostino e Ga- l’architetto M. Dander, che il nuovo mettere ordine nella pubblicazione di fine abbiano fatto quei reperti straor- briella d’Henry avevano negli anni ‘80 progetto archeologico proposto dava San Vincenzo Maggiore e onorare il dinari. per conto della Soprintendenza? troppa importanza allo scavo di ulte- privilegio di aver scavato un sito tanto Mi viene chiesto continuamente, cosa riori aree piuttosto che alla conserva- importante. Nei cinque anni seguenti, accadde? Quando si sommano tutte le Traduzione italiana di Anna Paterlini zione e protezione di quelle parti già completai il mio impegno scientifico, enormi cifre spese sul progetto, l’am- esposte dallo scavo. In ogni caso, la ponendo San Vincenzo al Volturno montare lascia l’amaro in bocca. University of East Anglia non avrebbe al cuore dei processi di costruzione La litania è vergognosa, considerato la rischiato di anticipare grandi somme dell’Europa medievale (Hodges, Lep- situazione ottima del 1998. Bibliografia essenziale per questo secondo progetto CIPE con pard & Mitchell 2011; Hodges 2012). San Vincenzo avrebbe potuto incenti- Hodges, R 2012, Dark Age Economics alle spalle un finanziamento POM del Senza dubbio, questi scavi sono diven- vare l’economia della comunità locale, – a New Audit, London. 1997-1998 che ancora non era stato pa- tati parte dell’interpretazione moder- ma questa opportunità è stata dissipa- Hodges, R, Leppard, S, Mitchell, J gato (i fondi arrivarono solo nel 2001). na del Medioevo in Europa. Questa ta. Senza dubbio oggi, con il suo sta- 2011, San Vincenzo Maggiore and its Non volevo essere associato con ulte- nuova narrativa rese la situazione del tus così alterato e sottofinanziato, la Workshops, London. riori scoperte del sito quando gli scavi sito ancora più dolorosa. Gli enormi Soprintendenza rimpiangerà questa

58 “Il progetto San Vincenzo” – 1980-99: varie memorie di un privilegio straordinario 59 astel San Vincenzo era tut- L’Italia, almeno a partire dal XVIII Nell'altra pagina: to un groviglio di ponteggi, secolo, al pari di altri Paesi mediter- 1. Cartiera, Castel San Vincenzo, anno 1984 e molti abitanti che avevano ranei, è stata terra oggetto d’interesse - Alcuni archeologi di avuto le proprie case dan- da parte delle nazioni del nord Europa ritorno dallo scavo (foto: F. Marazzi). neggiateC vivevano in prefabbricati, in che vedevano in essa la culla della loro una situazione di grande disagio. Non- stessa cultura e dei valori che stavano In questa pagina: dimeno, con uno sforzo di cui allora alla base della loro progressiva moder- 2. Castel San Vincenzo, L’ODISSEA DI anno 1984. Archeologi forse non potevo capire pienamente la nizzazione. Così, dai tempi del “Grand inglesi (e operai italiani) portata, il Comune si adoperò per acco- Tour” in poi, il nostro Paese è stato al lavoro sul sito di San Vincenzo al Volturno gliere comunque gli archeologi inglesi meta di letterati e artisti e poi, mano a (foto: F. Marazzi). che, da pochi anni, avevano iniziato le mano che gli studi scientifici progredi- indagini presso il sito monastico. Si- vano, di archeologi e storici dell’arte ve- SAN VINCENZO stemati alla meglio nella scuola della nuti per studiare e documentare l’im- Trent’anni di ricordi e riflessioni Cartiera, lavoravamo in condizioni di mane patrimonio che esso custodiva, estrema precarietà, ma senza che ciò con particolare attenzione per quello DI FEDERICO MARAZZI togliesse minimamente il buonumore di età classica. nell’affrontare la quotidiana fatica del Nel corso del secondo Novecento, poi, lavoro sul cantiere (fig. 1). con lo sviluppo anche dell’Archeologia Sono stato per la prima volta in Molise, per partecipare agli scavi di San Vincenzo Io e Stefano Coccia, un collega che ven- Medievale, le missioni archeologiche al Volturno, nell’estate del 1984. Armato dell’entusiasmo di uno studente, arrivavo ne con me da Roma, siamo stati in asso- estere (britanniche, tedesche, france- da Roma in una regione che non conoscevo affatto e vi giungevo in un momento luto i primi Italiani ad aver partecipato si, americane e scandinave) hanno ini- ad uno scavo che, sino a quel momento, ziato ad interessarsi a siti e monumenti del tutto particolare, dato che solo poche settimane prima la Valle del Volturno aveva annoverato al suo interno solo relativi a quest’epoca, avviando proget- era stata colpita da un sisma che, fortunatamente senza procurare vittime, aveva archeologi e studenti britannici: ma la ti di ricerca di grande importanza. però seriamente danneggiato i centri storici di molti dei borghi di quella zona. cosa non deve stupire. All’inizio degli anni ‘80, l’Archeologia

61 Medievale in Italia si trovava ancora in nell’apprezzare come anche uno scavo tendenza del Molise – sulla base di un accordo fra una posizione ancillare rispetto ad al- che non riguardasse i Sanniti o i Roma- Ministero per i Beni e le Attività Culturali e la Re- tre e più consolidate tradizioni di stu- ni potesse offrire risultati di primaria gione Molise, poi definitivamente formalizzato nel dio, sebbene già da una decina d’anni importanza per la conoscenza storica 2000 – a prendere in carico il compito di portare essa stesse dimostrando di costituire del territorio molisano. Soprattutto, avanti le attività di esplorazione di San Vincenzo uno dei campi di più viva e fertile inno- appariva arduo trasmettere quale im- al Volturno e di conservazione dei suoi resti mate- vazione concettuale e metodologica. portanza le eccezionali scoperte che riali. In quel quadro, alla Regione – sempre tramite Tuttavia, non in tutte le regioni erano avvenivano a San Vincenzo al Voltur- l’Abbazia di Montecassino – sarebbe comunque ri- già presenti archeologi interessati ad no rivestissero nel rivelare connessio- masto il compito di predisporre una serie di opere approfondirne le tematiche, ed il Mo- ni fortissime fra quanto era avvenuto di urbanizzazione (parcheggi, servizi di accoglien- lise (dove allora non esisteva ancora localmente, nel corso dell’VIII e del IX za, aree di sosta) nell’area circostante il sito arche- neppure l’università) era una di quelle secolo, e lo scenario della grande storia ologico. Contemporaneamente, la Regione ritenne in cui mancavano del tutto competen- europea dominata dalla figura di Carlo opportunamente di coinvolgere i due Comuni entro ze di questo tipo. Per tale motivo, il Magno. cui il sito archeologico ricade, assegnando a quello Soprintendente allora in carica a Cam- Non è un caso che si siano dovuti di Castel San Vincenzo la realizzazione del museo di pobasso, Bruno D’Agostino, dovendo aspettare altri dieci anni, sino al 1993, sito e a Rocchetta a Volturno quella di una serie di procedere a dei saggi preliminari agli perché un ente locale – la Provincia di percorsi ciclabili e di aree di accoglienza sul versante interventi di restauro di cui necessita- Isernia allora diretta da Domenico Pel- di propria pertinenza del sito archeologico. va la cripta di Epifanio, ritenne oppor- legrino – mobilitasse finalmente delle In alto: un parco archeologico a tutti gli effetti in grado di Purtroppo, la coda di dissidi e polemiche che aveva- tuno rivolgersi agli archeologi inglesi risorse per sostenere le attività in corso 4. Castel San Vincenzo, garantire, insieme alla fruizione dei resti riportati no caratterizzato gli anni precedenti ha avuto rica- anno 2001 - Le attività che a quel tempo lavoravano alle rico- sul sito. di restauro presso alla luce dagli archeologi, anche un sostenibile svi- dute anche su questa nuova fase di lavori. Mutando gnizioni della valle del Biferno, poiché Ma la vera chance arrivò nell’anno suc- le strutture murarie luppo economico dell’area. opinione rispetto ai suoi precedenti convincimenti, della basilica maior (foto: fra essi ve ne era uno, Richard Hod- cessivo, con il lancio di un progetto F. Marazzi). Grazie a quel finanziamento, si sono compiuti pro- Hodges affermò nel 1998 che il progetto predispo- ges, specializzato proprio nello studio assai più ambizioso, finanziato dalla gressi importanti nella esplorazione del sito: basti sto dalla Soprintendenza, alla cui formulazione pure dell’età postclassica (fig. 2). Regione Molise e attuato dall’Abbazia In basso: ricordare la scoperta della zona absidale e della egli aveva contribuito in modo consistente, non 3. Castel San Vincenzo, Ricordo molto bene che, nonostante di Montecassino, il cui scopo avrebbe anno 1994 - La cripta cripta della basilica maior, avvenuta nel 1994, che rispondesse alle esigenze primarie di restauro di la simpatia che la missione archeolo- dovuto essere quello di ampliare in della basilica maior al rappresentò uno degli eventi di maggiore spicco quanto già portato alla luce, privilegiando piuttosto termine dello scavo (da gica britannica attirava su di sé, vi era modo significativo l’area esplorata da- archivio Soprintendenza dell’archeologia medievale europea di quel periodo la scelta di condurre nuove esplorazioni archeologi- un’oggettiva difficoltà, in sede locale, gli scavi e conferire a tutta l’area una si- Beni Archeologici del (fig. 3). Operando già allora in qualità di condirettore che. Da questa sua convinzione scaturì la decisione Molise). nel coinvolgere l’opinione pubblica stemazione definitiva, che lo rendesse della Missione Archeologica (nel frattempo apertasi di dissociarsi dal partecipare alla nuova fase dei la- al contributo di molti italiani), posso dire che quel vori, mentre nel frattempo nuove polemiche (con- progetto avrebbe davvero potuto rappresentare un dite da diversi strascichi giudiziari) esplodevano fra momento di svolta decisiva nella storia e per il fu- la Soprintendenza e alcuni dei tecnici che avevano turo di San Vincenzo, se non fossero iniziati subito seguito i precedenti lavori, generate soprattutto dal a sorgere contrasti pesanti fra le diverse istituzioni fatto che la Soprintendenza fosse loro subentrata che per la sua riuscita avrebbero dovuto cooperare. nella direzione delle attività archeologiche e con- Nonostante siano ormai trascorsi più di venti anni, servative. è ancora difficile parlare di questa vicenda. È tutta- Nonostante queste condizioni di partenza non idil- via indubbio che il suo principale punto debole ri- liache, i risultati ottenuti in questa fase, che si è siedette soprattutto nel fatto che chi lo diresse non estesa fra il 2000 e il 2002, sono stati – se possibile seppe raccogliere intorno a sé il consenso necessario – ancora più cospicui di quelli precedenti. Nell’occa- per la sua piena attuazione, alimentando resistenze sione si è infatti proceduto ad un esteso intervento soprattutto presso le comunità locali che, di fatto, di restauro di tutte le strutture del sito (comprese erano state completamente estromesse dalla sua quelle che si venivano scoprendo proprio in quegli definizione e dalla sua successiva realizzazione. Il anni), nonché delle superfici pittoriche e dei princi- clima di polemiche che ne chiuse la parabola costituì pali reperti (fig. 4). Contestualmente, gli scavi han- purtroppo il peggiore esito per un’occasione che, già no riportato interamente alla luce la basilica maior alla fine degli anni ‘90, avrebbe potuto portare il sito e le aree comprese fra quest’ultima e il complesso in una posizione di assoluta preminenza nel pano- del c.d. “San Vincenzo Minore”, consentendo per la rama degli attrattori archeologici non solo a livello prima volta di avere una visione unitaria e compren- regionale, ma anche su scala nazionale. sibile dell’assetto topografico della parte centrale Successivamente, a partire dal 1998, fu la Soprin- dell’antico complesso monastico (fig. 5). In questo

62 L’odissea di San Vincenzo. Trent’anni di ricordi e riflessioni 63 quadro generale non sono poi mancate scoperte di cui costruzione era stata avviata nel 1999, sia rima- Nell'altra pagina, in alto: nel 2011 (e attuata all’inizio del 2012) ra della Missione Archeologica perma- specifica rilevanza, come le ricostruzioni della basi- sta sospesa ormai da oltre dieci anni, lasciando alla 5. Castel San Vincenzo, dalla Soprintendenza Archeologica del nente di Castel San Vincenzo. È stato, anno 2002. Gli scavi lica maior in età ottoniana o le cucine monastiche mercé degli elementi un edificio di grande pregio in corso nella navata Molise, di allestire nel Museo Nazio- quello, un passaggio doloroso che ha attive durante il IX secolo, che hanno restituito un architettonico, che ha ricevuto numerosi premi e ri- della basilica maior di nale di Venafro una sezione dedicata creato un vuoto di attività sul sito du- San Vincenzo al Volturno quadro di un’ampiezza e un dettaglio sinora unici, a conoscimenti anche a livello internazionale. Soprat- (foto: F. Marazzi). ai reperti di San Vincenzo, ha in buona rato sino al 2013, quando – all’interno livello europeo, sulla dieta e l’approvvigionamento tutto, il mancato completamento del museo di sito parte adempiuto all’esigenza di dispor- di un nuovo rapporto di concessione alimentare della comunità in questo periodo (fig. 6). ha privato il futuro di San Vincenzo al Volturno di In questa pagina, in alto: re di una sede espositiva per l’incompa- con la Soprintendenza – l’Ateneo napo- 6. Castel San Vincenzo, In quel frattempo, a Castel San Vincenzo l’Univer- un elemento che sarebbe stato essenziale per diversi anno 2002. Lo scavo rabile e variegato patrimonio di oggetti letano ha ripreso di nuovo a condurre, sità Suor Orsola Benincasa di Napoli, che aveva rile- aspetti: la possibilità per la comunità locale di avere in corso delle cucine restituiti dagli scavi, permettendo così durante la stagione estiva, campagne monastiche: particolare vato – per mio tramite – la direzione scientifica degli presso di sé un presidio culturale stabile, presso cui del focolare (foto: F. di superare l’impasse rappresentata di scavo didattico sul sito che stanno scavi, aveva allestito in convenzione con la Soprin- custodire i reperti emersi attraverso ormai quattro Marazzi). dal fallimento della realizzazione del aprendo nuove prospettive di cono- tendenza una Missione Archeologica permanente, decenni di scavi; un punto di riferimento per i visi- Museo di sito. scenza, soprattutto riguardo le aree del In basso: presso cui si svolgevano attività di ricerca, conser- tatori, attraverso cui conoscere la storia del sito e del 7. Castel San Vincenzo, Dopo questo intenso triennio, gli sca- Colle della Torre, che sovrasta il settore vazione e didattica su tutto il patrimonio archeo- territorio rimanendo a diretto contatto con esso; un deposito archeologico, vi sono proseguiti ancora sino al 2007. centrale del monastero. anno 2000: studenti del logico del sito. Nel periodo compreso fra il 1999 e il elemento di traino per i flussi turistici, che interes- Suor Orsola Benincasa In tale fase, meno tumultuosa e impe- Sempre in questi ultimi anni, si è svolta 2007 sono passati per gli scavi e per i laboratori della sasse direttamente l’abitato e non solo l’area a diret- intenti alla siglatura dei gnativa rispetto al periodo immediata- un’intensa attività di pubblicazione, in reperti (foto: F. Marazzi). Missione migliaia di studenti, provenienti non solo to contatto con gli scavi. mente precedente, si sono ampliate le sede sia scientifica, sia divulgativa, con dall’Ateneo napoletano, ma da numerosissime Uni- Fortunatamente, la benemerita decisione assunta indagini nell’area orientale del chiostro cui è stata resa integralmente dispo- versità italiane ed estere, che in quella particolare ed monastico ed è avvenuta l’eccezionale nibile la maggior parte dei dati emersi entusiasmante situazione hanno potuto vivere tap- scoperta del sistema di banchine e pon- dagli scavi dell’ultimo quindicennio pe fondamentali della loro formazione come arche- tili costruito nel IX secolo sul fronte del (fig. 10). ologi, restauratori, storici dell’arte e conservatori del Volturno, purtroppo poi fatti ricoprire Dovendo fare un bilancio, si deve pur- patrimonio culturale (fig. 7). da un intervento assolutamente non troppo dire che, in rapporto alle risor- Fu quella un’esperienza eccezionale, sino ad oggi ponderato, disposto nel 2008 dalla Di- se investite e alle eccezionali scoperte unica in Italia, di collaborazione in loco fra Universi- rezione Regionale MIBACT del Molise prodotte dalle indagini archeologiche, tà, Ministero per i Beni e le Attività Culturali ed Ente (fig. 9). che hanno confermato le caratteristi- locale che ricevette le lodi dell’allora Presidente del- Il periodo fra il 2009 e il 2010 ha visto che di unicità assoluta rappresentate la Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, venuto in visita purtroppo consumarsi un’altra “rottu- da San Vincenzo al Volturno nel pa- al complesso monastico il 26 marzo del 2002 (fig. 8). ra”: la situazione economica non facile norama europeo, la situazione che il Purtroppo, gli altri lavori che nel frattempo avreb- in cui si è via via venuto a trovare tutto sito presenta oggi non è pari a ciò che bero dovuto costruire, intorno all’area archeologi- il sistema universitario italiano, uni- le speranze di venti anni fa avrebbero ca, un sistema integrato di risorse e infrastrutture a ta a scelte non favorevoli a suo tempo potuto e dovuto autorizzare. servizio dei visitatori, o non sono stati mai effettua- sostenute in tal senso dalla Direzione Molti dei problemi che si sono riscon- ti o sono rimasti incompiuti. In particolare, duole Regionale, hanno portato l’Università trati sono a mio avviso derivati dalla segnalare come la costruzione del museo di sito, la alla decisione di procedere alla chiusu- carenza, riscontrata presso tutte le

64 L’odissea di San Vincenzo. Trent’anni di ricordi e riflessioni 65 oltre ogni limite umanamente accettabile. Allo stato attuale, non vedo all’orizzonte elementi Bibliografia che mi facciano presagire sviluppi positivi nell’im- Hodges, R (ed.) 1993, San Vincenzo al Volturno mediato. Se è vero che – forse per esaurimento - l’at- 1. The 1980 – 1986 excavations, Part 1, The British School at Rome Archaeological Monographs, 7, mosfera intorno al sito è oggi più serena, sono però London. da tenere in considerazione alcuni altri fattori. Il Hodges, R (ed.) 1995, San Vincenzo al Volturno 2. Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del The 1980 – 1986 excavations. Part II, The British Turismo (alla cui azione si devono ascrivere i risul- School at Rome Archaeological Monographs, 9, London. tati sinora più positivi e duraturi) attraversa attual- Hodges, R, Marazzi, F 1995, San Vincenzo al mente una fase di profonda ristrutturazione di cui è Volturno. Sintesi di storia e archeologia, Roma. ancora difficile leggere tutti gli esiti operativi e che Hodges, R, Marazzi, F, Mitchell, J 1995, ‘San vedrà fra breve il pensionamento di molti dei fun- Vincenzo al Volturno scavi 1994: la scoperta del zionari che hanno seguito i lavori sul posto per quasi San Vincenzo Maggiore’, Archeologia Medievale, 22, un ventennio. pp. 37 - 92. Inoltre, proprio all’inizio di quest’anno, si è chiusa Marazzi, F 2008, ‘San Vincenzo al Volturno. L’impianto architettonico fra VIII e XI secolo, alla l’esperienza della comunità monastica benedettina luce dei nuovi scavi della basilica maior’, in F De installatasi nel monastero “nuovo” nel 1989, privan- Rubeis and F Marazzi (eds.), Monasteri in Europa do il luogo di una presenza simbolica di grande rile- Ocidentale. Topografia e strutture (secoli VIII - XI), Roma, pp. 323 - 390. vanza. D’altra parte, nel corso di questi ultimi anni Marazzi, F 2011, San Vincenzo al Volturno dal X non è emersa – né presso i Comuni direttamente al XII secolo. Le “molte vite” di un monastero fra interessati, né presso la Regione – alcuna volontà poteri universali e trasformazioni geopolitiche del precisa di riprendere le fila di un percorso che porti Mezzogiorno, Fonti per la Storia d’Italia, Subsidia, 10, Roma. alla creazione di un organismo di gestione per l’area archeologica, in cooperazione con il Ministero. Marazzi, F 2012, San Vincenzo al Volturno e il suo territorium fra VIII e XII secolo. Note per una storia La partita si presenta perciò ancora assai comples- insediativa dell’Alta Valle del Volturno, Studi e sa, ma ciò che più preoccupa è che essa si gioca sulle Documenti sul Lazio meridionale, 15, Montecassino. spalle di un giacimento archeologico fragile e unico, Marazzi, F (ed.) 2013, La cripta dell’abate Epifanio a per la cui salvaguardia sarebbe essenziale sapere di San Vincenzo al Volturno, un secolo di studi (1896 - 2007), Studi Vulturnensi, 3, Cerro a Volturno. poter disporre di forze e idee in grado di proiettarlo Marazzi, F 2013, La basilica maior di San Vincenzo diverse amministrazioni che si sono In questa pagina, in alto: verso un futuro degno della sua importanza. al Volturno, scavi 2000 - 2007, Studi Vulturnensi, 5, succedute alla guida della Regione 8. Castel San Vincenzo, Trentadue anni dopo il mio primo arrivo nel Mo- Cerro a Volturno. 26 marzo 2002: visita nell’arco di un ventennio, di idee ed del Presidente della lise mi è perciò molto più chiara l’importanza del Marazzi, F 2014, San Vincenzo al Volturno. Guida obbiettivi chiari rispetto ai risultati che Repubblica Carlo patrimonio culturale che esso conserva; ma mi è alla città monastica benedettina, Cerro a Volturno. Azeglio Ciampi al sito gli investimenti che si erano compiuti archeologico (web). altrettanto chiaro quanto sia rischioso continuare a Marazzi, F, Luciano, A (eds.) 2015, Iuxta flumen avrebbero dovuto produrre. In altre non vedere come buona parte del suo avvenire passi Vulturnum. Gli scavi sul fronte fluviale di San Vincenzo al Volturno, Studi Vulturnensi, 7, Cerro a parole, non ci si è chiesti abbastanza Nell'altra pagina: attraverso una “messa a sistema” di questa risorsa, 9. Castel San Vincenzo, Volturno. quali risultati sarebbe stato lecito che anno 2007: panoramica che ne ha costruito nei secoli l’identità e il fascino. i Molisani (ma anche tutti gli Italiani degli scavi sul fronte del Volturno, presso il Ponte e gli Europei) si aspettassero dal recu- della Zingara (foto: F. pero del sito, e si è perciò stati troppo Marazzi). distratti di fronte ai diversi problemi In questa pagina, in basso: che, via via, hanno indebolito e poi di- 10. La nuova guida agli sarticolato qualsiasi disegno coerente scavi di San Vincenzo al Volturno, anno 2014 per il loro conseguimento. (web). Questa persistente debolezza nella direzione “politica” di un’operazione complessa come quella della valorizza- zione di San Vincenzo al Volturno, ha determinato anche l’effetto collaterale – ma alla fine, per molti versi, esiziale – di lasciare che si creasse intorno al sito un clima litigioso, talora degenerato

66 L’odissea di San Vincenzo. Trent’anni di ricordi e riflessioni 67 FONTE TASCA

M. MAMMARELLA MANACCORA TORRE MILETO

BADIA DI SCHIAVI

FONTE MAGGIO

ORATINO COPPA NEVIGATA RICERCHE SULL’ETÀ MONTERODUNI

M. LORETO

CASTELLUCCIO CANNE

RIPALTA POZZILLO DEL BRONZO DEL MOLISE ARIANO IRPINO Indagini su due aree interne CALCARA

GRICIGNANO

DI ALBERTO CAZZELLA*, VALENTINA COPAT**, MICHELA DANESI*, GIULIA RECCHIA*** & CRISTIANA RUGGINI*

* SAPIENZA UNIVERSITÀ DI ROMA * * SOVRINTENDENZA COMUNALE DI ROMA * * * UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI FOGGIA

Le ricerche archeologiche in Molise condotte dalla cattedra di Paletnologia e prime indagini sul terreno sono state in- non hanno consentito, infatti, di individuarne altre. traprese nel territorio di Monteroduni, in Solo in un punto circoscritto, in cui il proprietario della Sapienza Università di Roma con la collaborazione dell’Università di località Paradiso, presso il corso del Vol- aveva scavato una fossa per piantare un albero, fu- Foggia (fig. 1) si sono svolte in un clima particolarmente favorevole dal punto turno, a partire dal 2003 (Cazzella et al. rono rinvenuti diversi frammenti riferibili a dolii L2005, 2007; Recchia et al. 2006; Cazzella et al. 2008; con pareti molto spesse. Non si può affermare con di vista dello spirito di collaborazione sempre dimostrato sia dalla competente Soprintendenza per i Beni Archeologici sia dalle Amministrazioni comunali e Cazzella & Ruggini 2010). Il sito, riferibile all’età del certezza che la struttura ovoidale fosse coperta, dal dalla relativa popolazione. Bronzo, ci fu segnalato dal dott. Michele Raddi, sul- momento che un ulteriore deposito di travertino la base delle indicazioni fornite dal proprietario del ricoprì l’area, rendendo difficilmente visibili anche terreno. eventuali buche di palo. A favore dell’ipotesi inter- Dopo una prima frequentazione dell’area nel corso pretativa della struttura coperta (in questo caso, di gran parte dell’età del Bronzo, indiziata dalla pre- presumibilmente, una capanna) va lo stato di con- senza di frammenti ceramici non in situ in un livello servazione di quattro grandi vasi (non dolii) rotti probabilmente costituitosi per trascinamento, si in posto, meno facilmente conciliabili con un’area formò un deposito di travertino. Al di sopra di tale scoperta delimitata (fig. 3). Sono state inoltre messe deposito si installò un insediamento, presumibil- in luce tracce di una struttura di combustione con mente di piccole dimensioni o comunque a tessuto pianta a ferro di cavallo (Recchia et al. 2006). Tra gli

1- Localizzazione dei siti oggetto di scavo da molto rado, riferibile a una fase avanzata del Subap- elementi importati dall’area costiera si può citare parte della cattedra di Paletnologia (Sapienza penninico (XII secolo a.C.). Numerosi saggi con- una conchiglia marina. Tra i reperti ceramici, oltre Università di Roma) in Molise, indicati in rosso, e segnalazione di alcuni dei principali siti dell’età dotti al di fuori dell’area in cui sono state rinvenute ai dolii, se ne possono ricordare in particolare due: del Bronzo (archivio cattedra di Paletnologia). tracce di una struttura a pianta sub-ovoidale (fig. 2) un frammento di ceramica italo-micenea (Bettelli

68 Ricerche sull’età del Bronzo del Molise: indagini su due aree interne 69 ne, probabilmente avvenuta localmen- In questa pagina, in basso: 2. Monteroduni - Paradiso: planimetria della struttura con analisi funzionale dei reperti ceramici te, considerato il peso dei vasi anche 3. Monteroduni - Paradiso: (elaborazione grafica: C. Ruggini). grandi olle rotte in posto vuoti, ad opera di specialisti (che po- rinvenute nei livelli trebbero essere stati itineranti), sia antropici superiori(foto: C. Ruggini). quello delle esigenze di conservazione:

pur in assenza di una situazione socia- In questa pagina, in alto: le gerarchizzata si era evidentemente 4. Monteroduni - Paradiso: frammento di ceramica di creato il bisogno di avere a disposizio- ispirazione egea (foto: G. ne grandi contenitori ceramici. Recchia). Nel 2005 è iniziata la messa in luce dei livelli dell’età del Bronzo presenti nel sito di Oratino – La Rocca (fig. 5): le operazioni di scavo sono tutt’ora in corso (Cazzella et al. 2006, 2007; Rec- durre nella funzione (non definibile) chia et al. 2008; Copat & Danesi 2010; un tipo di manufatto già attestato al- Copat et al. 2012). Il sito, che domina il trove. Su tali collegamenti esterni è corso del Biferno (fig. 6), era stato se- stata organizzata dalla Soprintenden- gnalato da G. Barker (Barker 1995) nel za per i Beni Archeologici del Molise suo lavoro sulle ricognizioni nella Val- nel 2010 una mostra a Isernia dal titolo le del Biferno ed era stato oggetto di un “Sulle rotte dei Micenei”. saggio da parte di G. De Benedittis (De Un altro aspetto per cui è importante Benedittis 1995), che aveva individua- porre in evidenza la presenza di dolii è to la presenza di livelli appenninici. quello del significato economico e so- L’area oggetto di scavo si trova ai piedi ciale che tali contenitori di grandi di- della cresta rocciosa (fig. 7), su cui in- mensioni possono aver avuto. La loro sistono i resti di una struttura difensi- presenza in relazione con un insedia- va medievale che ha dato il nome alla mento interno di piccole dimensioni località, e presenta un’articolata se- pone sia il problema della realizzazio- quenza. La fase più antica attualmente

2006), che dalle analisi archeometriche risulta di delli o di manufatti, sicuramente in modo mediato, fabbricazione italiana (fig. 4), senza che al momen- ma senza che sia possibile attualmente tracciarne i to sia meglio definibile l’area di origine (Jones et al. percorsi, avrebbero raggiunto un’area molto interna 2014), e un frammento di vaso con apertura laterale della penisola italiana: i dolii, che, pur essendo rea- e ansa bifora sulla sommità (Cazzella et al. 2008). Si lizzati presumibilmente a livello locale in ceramica tratta, in quest’ultimo caso, di un manufatto per il di impasto, riprendono modelli esterni, pervenuti quale è difficile trovare confronti precisi: l’ansa bi- attraverso relazioni con comunità maggiormente fora si collega bene, da un punto di vista cronologi- in contatto con i navigatori provenienti dal Medi- co, con il contesto generale tardo-subappenninico; terraneo orientale; il frammento di ceramica italo- sotto il profilo funzionale può ricordare alcune micenea, che invece molto probabilmente non fu produzioni attestate nel mondo egeo e in Sicilia prodotto in loco, ma che comunque derivava da una (qui probabilmente derivate a loro volta da modelli tradizione “esotica” che si era affermata in alcune egei). Qualora tale ipotesi fosse valida, si tratterebbe località dell’Italia meridionale e non solo; il vaso complessivamente di tre elementi che rimandano con apertura laterale, che, sebbene realizzato con al Mediterraneo orientale e che, sotto forma di mo- caratteri stilistici pienamente locali, poteva ripro-

70 Ricerche sull’età del Bronzo del Molise: indagini su due aree interne 71 documentata in strati in situ è caratte- Nevigata per una fase leggermente più rizzata dalla ceramica definita appen- antica dovrà essere approfondito. I due ninica (fine XV – XIV secolo a.C.), ma accumuli sono separati da una zona alcuni frammenti sporadici fanno pen- depressa, delimitata da due blocchi o sare a una frequentazione umana già parti della roccia di base, parzialmente nei secoli precedenti. Alla fase appen- scalpellati. In questo modo si ottenne ninica sono riferibili i resti di quello una sorta di passaggio in salita fra i due che sembra essere stato un sistema di accumuli di terreno. fortificazione: sono riconoscibili due La funzione difensiva sembra poi esse- accumuli artificiali di terreno di colo- re stata temporaneamente accantona- re giallastro, con un probabile rivesti- ta: nell’area depressa fra i due accumuli mento in pietrame, conservato solo in di terreno si realizzò una grande fossa pochi punti (fig. 8: strutture 6 e 7). Di di forma sub-ovoidale, con presenza di difficile interpretazione è la presenza molteplici livelli di riempimento con di alcuni resti umani sconnessi rinve- tracce di combustione (fig. 8: struttura nuti alla sommità di uno dei due accu- 3). Una spiegazione di carattere sim- muli di terreno: un possibile confronto bolico appare al momento la più veri- con il fenomeno documentato a Coppa simile, ma lo studio dei dati è ancora in

In questa pagina, in alto: corso. Al termine di questa fase fu rea- vi livelli di uso, intervallati da episodi In questa pagina: 5. Oratino - La Rocca: lizzata una struttura in pietrame a sec- di temporaneo abbandono o riallesti- 6. Oratino - La Rocca: scavo dei livelli dell’età un tratto della valle del del Bronzo durante la co che occupava una delle due estremi- mento dell’area. Si tratta di elementi Biferno dove spicca la campagna 2014 (foto: M. tà della fossa: la struttura è molto mal pertinenti ad attività di preparazione, cresta rocciosa (foto: V. Danesi). D’Anolfo). conservata, a causa dei successivi in- cottura e consumo degli alimenti (Rec- In questa pagina, in basso: terventi, ma è probabilmente di nuovo chia et al. 2008). L’analisi integrata dei 7. Oratino - La Rocca: connessa con lo scopo difensivo (fig. 8: dati a disposizione (dati di scavo, studio localizzazione dello scavo ai piedi della cresta struttura 5). Dopo che la grande fossa funzionale delle ceramiche e analisi rocciosa (foto: V. Epifani). era stata totalmente riempita, fu messa spaziale dei resti paleobotanici) è stata in opera una seconda struttura in pie- utile per formulare alcune ipotesi lega- trame a secco di forma allungata, che è te alle attività svolte, al funzionamento stato possibile seguire per alcuni me- delle strutture di fuoco e alla gestione tri: in questo caso la funzione difensi- dello spazio, con l’individuazione di va sembra ancora più probabile (fig. 8: aree funzionali anche diversificate. Nel struttura 4). Nell’ultima fase, risalente complesso è possibile documentare a un momento molto avanzato del Su- una selezione di forme ceramiche spe- bappenninico, parallela a quella docu- cifiche, con un’enfasi maggiore verso le mentata a Monteroduni – Paradiso, la funzioni del consumo collettivo e della situazione cambia, invece, completa- preparazione di alimenti, piuttosto che mente e l’area è occupata da una serie del solo consumo individuale (fig. 9). I di piani di frequentazione in un’area resti paleobotanici, in numero elevato, aperta, caratterizzati dalla presenza di rimandano ad attività legate alla mani- alcune piastre di cottura e dei rispetti- polazione o preparazione di cibi a base

72 Ricerche sull’età del Bronzo del Molise: indagini su due aree interne 73 8- Oratino - La Rocca: pianta del sito con evidenze strutturali (elaborazione grafica: V. Copat e M. Danesi). 9- Oratino - La Rocca: fase delle piastre – esempio di analisi integrata dei dati (rielaborata da Recchia et al. 2008).

di leguminose (favino, lenticchie, piselli, veccia) e & De Venuto 2008; Pizzarelli 2012; Recchia et al. ad attività più articolate legate alla manipolazione 2008). di cereali come farro, frumento e orzo. A Oratino non sono stati rinvenuti elementi che Si vuole inoltre ricordare come nell’area siano sta- si colleghino direttamente con il Mediterraneo te praticate anche altre attività: oltre alla filatura, i orientale (un ago crinale in osso con decorazione a risultati preliminari dell’analisi faunistica sottoli- globetti – fig. 10.17 – ricorda manufatti simili della neano, per l’area in esame, lo svolgimento di attivi- Puglia, che a loro volta rimandano a produzioni di tà di macellazione e forse di attività di lavorazione tipo miceneo), ma non mancano manufatti in am- dell’osso e del corno, oltre che delle pelli (Buglione bra (fig. 10.8-11), pasta vitrea (fig. 10.1-4,14) e metal-

74 Ricerche sull’età del Bronzo del Molise: indagini su due aree interne 75 Bibliografia frequentazione appenninica del sito di Oratino - La Rocca Barker, G (ed.) 1995, The Biferno Valley Survey. The (CB)’, in A Gravina (ed.), Atti del 32° Convegno Nazionale Archaeological and Geomorphological Record, Leicester sulla Preistoria Protostoria e Storia della Daunia, San University Press, Leicester. Severo, 12-13 novembre 2011, pp. 171-202. Bettelli, M 2006, ‘Un frammento di ceramica micenea da Copat, V, Danesi, M, De Dominicis A & Ruggini, C Monteroduni’, in A Gravina (ed.), Atti del 26° Convegno 2007, ‘L’approccio metodologico dell’archeologia dei Nazionale sulla Preistoria Protostoria e Storia della Daunia, paesaggi per una revisione critica di un caso studio: San Severo, 10-11 dicembre 2005, pp. 189-194. le ricognizioni di G. Barker nella Valle del Biferno’, in C Pisu & A Giuffrida (eds.),Atti del 1° Convegno Nazionale Buglione, A & De Venuto, G 2008, ‘Analisi preliminare “Federico Halbherr” per i Giovani Archeologi, Roma, 23-25 del campione faunistico dal sito dell’età del Bronzo di maggio 2006, pp. 13-34. Oratino (CB), loc. La Rocca’, in A Gravina (ed.), Atti del 28° Convegno Nazionale sulla Preistoria Protostoria e Storia D’Oronzo, C & Fiorentino, G 2008, ‘Le analisi della Daunia, San Severo, 25-26 novembre 2007, pp. 299- archeobotaniche nel sito dell’età del Bronzo di Oratino 310. (CB) Loc. La Rocca: implicazioni paleoeconomiche, paleoecologiche e modalità di funzionamento delle Cazzella, A & Recchia, G 2008, ‘A view from the strutture pirotecniche’, in A Gravina (ed.), Atti del 28° Apennines: the role of the inland sites in Southern Italy Convegno Nazionale sulla Preistoria Protostoria e Storia during the Bronze Age’, in S Grimaldi, T Perrin & J Guilaine della Daunia, 25-26 novembre 2007, San Severo, pp. 449- (eds.), Mountain Environments in Prehistoric Europe, BAR 473. In questa pagina: lo (fig. 10.5-7,12-13,15-16) che possono dere in esame i risultati delle ricerche Int. S. 1885, Oxford, pp. 137-143. 10. Oratino - La Rocca: D’Oronzo, C 2014, ‘Aspetti paleoeconomici e indicare una certa capacità economica di G. Barker nella Valle del Biferno Cazzella, A & Ruggini, C 2010, ‘Il XII secolo a.C. nella paleoambientali nell’insediamento dell’età del Bronzo materiali in pasta vitrea, Puglia settentrionale e in Molise: fenomeni di continuità ambra, bronzo e osso di questa comunità dell’interno, così (Copat et al. 2007; Danesi et al. 2009). di Monteroduni – Loc. Paradiso (Isernia): il contributo e trasformazione’, in N Negroni Catacchio (ed.), L’alba dell’archeobotanica’, in A Gravina (ed.), Atti del 34° (rielaborata da Copat & come si è visto anche per Monteroduni Alle attività di scavo si sono aggiunte dell’Etruria. Fenomeni di continuità e trasformazione nei Danesi 2010). Convegno Nazionale sulla Preistoria Protostoria e Storia (Cazzella & Recchia 2008; Copat & Da- negli ultimi due anni prospezioni di secoli XII-VIII a.C. Ricerche e scavi: Atti del IX Incontro di della Daunia, San Severo, 17-17 novembre 2013, pp. 251- Studi su Preistoria e Protostoria in Etruria, Valentano- 270. nesi 2010). È difficile stabilire su cosa superficie, coordinate dai dott. Vitto- Pitigliano, 12-14 settembre 2008, Edizioni Centro Studi di Preistoria e Archeologia, Milano, pp. 553-565. D’Oronzo, C & Fiorentino, G 2010, ‘Archaeobotanical si basasse tale capacità economica: le rio Mironti, Rachele Modesto ed En- and spatial analysis of functional activities near hearth analisi dei reperti archeozoologici e rico Lucci, nel territorio del Comune Cazzella, A, Copat, V & Danesi, M 2006, ‘I livelli structures: the Bronze Age settlements of Coppa subappenninici del sito della Rocca di Oratino (CB): nuovi Nevigata and Oratino (Italy)’, in C Delhon, I Théry- paleobotanici di Oratino (Buglione & di Oratino e di altri Comuni delle pro- dati dalla valle del Biferno’, in A Gravina (ed.), Atti del 26° Parisot & S Thiébault (eds.), Des hommes et des plantes: De Venuto; D’Oronzo & Fiorentino vince di Campobasso e Isernia, prospe- Convegno Nazionale sulla Preistoria Protostoria e Storia exploitation du milieu et gestion des ressources végétales della Daunia, San Severo, 10-11 dicembre 2005, pp. 137-170. 2008, 2010; Copat et al. 2012; Pizzarelli zioni che stanno dando interessanti de la Préhistoire à nos jours, Actes des XXXe Rencontres Cazzella, A, Copat, V & Danesi, M 2007, ‘Il sito dell’età del Internationales d’Archéologie et d’Histoire d’Antibes, 2012) e di quelli paleobotanici di Mon- risultati sui modelli di occupazione Bronzo Recente di Oratino - La Rocca (Campobasso)’, Antibes, 22-24 ottobre 2009, pp. 413-427. teroduni (D’Oronzo 2014) indicano del territorio nell’età del Bronzo e non Rivista di Scienze Preistoriche, vol. 57, pp. 277-309. Danesi, M, De Dominicis, A, Ruggini, C & Copat, V 2009, articolate attività primarie; non sono solo (Lucci et al. in stampa). Cazzella, A, Copat, V, Danesi, M & Recchia, G 2007, ‘Nuovi ‘Modelli di popolamento durante l’età del Bronzo nella dati sull’età del Bronzo nella valle del Biferno: il sito della Valle del Biferno’, in MG Melis (ed.), Uomo e Territorio: state fatte analisi per cercare di indi- Come accennato all’inizio, oltre al Rocca di Oratino (CB)’, Conoscenze, Rivista Semestrale dinamiche di frequentazione e sfruttamento delle risorse viduare il contenuto dei dolii di Mon- sostegno fornito dalla Soprintenden- della Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici naturali nell’antichità, Università degli Studi di Sassari, pp. del Molise, 1-2/2005 (2007), pp. 21-34. 128-133. teroduni, ma anche se non si trattasse za, di grande aiuto è stato il supporto Cazzella, A, De Dominicis, A & Ruggini, C 2008, ‘Recenti De Benedittis, G 1995, ‘La Rocca di Oratino’, in R Papi di olio essi indicherebbero comunque dato dalle Amministrazioni Comunali scavi nell’insediamento dell’età del Bronzo di Monteroduni (ed.), Insediamenti fortificati in area centro-italica, Atti del un’esigenza di conservazione di con- e dalle popolazioni locali, che si sono (località Paradiso)’, in A Gravina (ed.), Atti del 28° Convegno, Chieti, 11 aprile 1991, Università degli Studi di Convegno Nazionale sulla Preistoria Protostoria e Storia Chieti, Istituto di Archeologia e Storia antica, pp. 115-130. sistenti quantità di beni, che fa ugual- dimostrate particolarmente interes- della Daunia, San Severo, 25-26 novembre 2007, pp. 239- Jones, R, Levi, ST, Bettelli, M & Vagnetti, L 2014, Italo- mente ipotizzare una certa disponibi- sate alle ricerche e hanno partecipato 250. Mycenaean Pottery: The Archaeological and Archaeometric lità economica. in modo attivo ad alcune iniziative di Cazzella, A, De Dominicis, A, Recchia, G & Ruggini, C Dimensions, CNR – Istituto di Studi sul Mediterraneo 2005, ‘Il sito dell’età del Bronzo recente di Monteroduni - Antico, Roma. Gli scavi condotti in due siti dell’età divulgazione che sono state organiz- Paradiso (IS)’, Rivista di Scienze Preistoriche, vol. 55, pp. Lucci, E, Mironti, V & Modesto R in stampa, ‘Indagini di del Bronzo del Molise interno possono zate dal gruppo di ricerca. Questa par- 384-438. superficie nell’Alta Valle del Biferno: metodologia applicata Cazzella, A, De Dominicis, A, Recchia, G & Ruggini, C 2007, alla ricerca e osservazioni preliminari‘, in A Gravina (ed.), contribuire ad approfondire la cono- tecipazione è un’importante spinta a ‘Elementi di ispirazione egea dai livelli della tarda età Atti del 36° Convegno Nazionale sulla Preistoria Protostoria scenza della vita di gruppi umani lon- continuare le ricerche, nonostante le del Bronzo del sito di Monteroduni – loc. Paradiso (IS)’, e Storia della Daunia, San Severo, 14-15 novembre 2015. tani dalle direttrici di scambio maritti- difficoltà oggettive, soprattutto eco- Conoscenze, Rivista Semestrale della Direzione Regionale Pizzarelli, A 2012, ‘L’analisi dei resti archeozoologici del per i Beni Culturali e Paesaggistici del Molise, 1-2/2005 sito dell’età del Bronzo di Oratino (CB) Loc. La Rocca’, me, che sono quelle più evidenti in quel nomiche. D’altra parte c’è la speranza (2007), pp. 35-44. in A Gravina (ed.), Atti del 32° Convegno Nazionale sulla periodo, facendo in ogni caso pensare a che il nostro lavoro abbia costituito un Copat, V & Danesi, M 2010, ‘Recenti campagne di Preistoria Protostoria e Storia della Daunia, San Severo, una situazione non necessariamente utile contributo. scavo nel sito dell’età del Bronzo di Oratino – La Rocca. 12-13 novembre 2011, pp. 203-216. Manifestazioni funerarie e beni esotici’, in A Gravina Recchia, G, Copat, V & Danesi M 2008, ‘L’uso dello spazio tagliata fuori dagli sviluppi storici del Finora è mancato un rapporto integra- (ed.), Atti del 30° Convegno Nazionale sulla Preistoria nell’insediamento subappenninico di Oratino: note periodo. Anche lo studio delle affinità to con la Regione Molise: questo dovrà Protostoria e Storia della Daunia, San Severo, 21-22 preliminari’, in A Gravina (ed.), Atti del 28° Convegno novembre 2009, pp. 151-172. Nazionale sulla Preistoria Protostoria e Storia della Daunia, nella produzione ceramica d’impasto essere sviluppato nei prossimi anni, Copat, V & Danesi, M in stampa, ‘Il sito della Rocca San Severo, 25-26 novembre 2007, pp. 251-274. può contribuire a far conoscere meglio considerato anche il fatto che l’Arche- di Oratino (CB) nel contesto del versante adriatico Recchia, G, De Dominicis A & Ruggini, C 2006, ‘ tali direttrici di comunicazione (Copat ologia può dare un contributo impor- meridionale’ , in Atti della XLVII Riunione Scientifica Monteroduni – loc. Paradiso (IS): nuovi dati sulle fasi di dell’Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria, Preistoria e occupazione del sito’, in A Gravina (ed.), Atti del 26° & Danesi in stampa). tante oltre che all’incremento delle Protostoria della Puglia, Ostuni, 9-13 ottobre 2012. Convegno Nazionale sulla Preistoria Protostoria e Storia Le attività di scavo a Oratino hanno co- conoscenze anche a quello del senso di Copat, V, Danesi, M & D’Oronzo, C 2012, ‘Nuovi dati sulla della Daunia, San Severo, 10-11 dicembre 2005, pp. 171-188. stituito uno stimolo anche per ripren- identità storica dell’area.

76 Ricerche sull’età del Bronzo del Molise: indagini su due aree interne 77 nese; nell’Italia continentale, invece, tale luogo presentava molto materiale da co- In basso: rinvenimento è unico e subito proietta sul struzione delle fasi precedenti, che venne 1. Castello di Gerione: pianta (da Quilici 2012). nostro abitato l’ombra di Annibale. riutilizzato. Tanit è stata la divinità più importante di In definitiva, in base alla stele ritrovata, Cartagine, la protettrice della città e della possiamo esser certi che Annibale sia sua fortuna, dea dell’amore e del piacere, passato per Gerione e che vi si sia anche della fertilità universale, dea delle messi fermato. Ma possiamo acquisire altri ele- IL CASTELLO DI e dei raccolti, dei commerci. La sua im- menti a supporto dell’identificazione di magine aniconica ricorda la figura uma- Gereonium in Gerione: l’abitato, come na: era delineata come un triangolo con risulta dai passi di Polibio e di Livio, il vertice in alto, sul quale posa una barra doveva essere di ridotte dimensioni per orizzontale; al di sopra il disco solare e poter essere adibito dai Cartaginesi a de- una falce lunare. Nel disegno il triangolo posito ed essere ad un tempo facilmente GERIONE PRESSO indica la Trinità venerata a Cartagine, con difendibile, essendo fuori degli accampa- Tanit al vertice in alto; agli altri vertici menti. Baal, il dio del cielo e possessore del tem- po e dell’universo, ed Eshmund dio salvi- fico, protettore della salute, il guaritore. CASACALENDA Il disco in alto simboleggia il sole come Quindici anni di scavo fonte di vita nel ciclo vegetativo; la falce lunare il ciclo universale della nascita, DI LORENZO QUILICI del crescere, della morte. Questa figura- zione della divinità è presente nel mondo punico fin da età arcaica e perdura fino Una delle più belle imprese che negli ultimi anni hanno distinto l’attività al I secolo a.C. e oltre, ma è soprattutto archeologica nel Molise è lo scavo del Castello di Gerione, in comune di diffusa tra IV e II secolo a.C.. Casacalenda, nel territorio di Campobasso. Il castello, come dice il nome, La stele rinvenuta a Gerione, calcarea, di riguarda un piccolo borgo fortificato di prevalente aspetto medievale: sorge forma triangolare, ben lavorata a gradina, su di una balza ovoidale di 112x45 m, a 616 m di quota, a lato del torrente si presenta con uno spiovente largo 53 cm e alto 18,5; è spessa da 20 cm alla base a Cigno, confluente del Biferno, nell’entroterra di . Occupa una posizione 18 in sommità; la base, sbrecciata, dove- dirupata, con una vista che spazia dai rilievi interni al mare, dove a cielo va posare su di un sostegno. Sulla fronte, sereno si giungono a vedere le Tremiti. incisi, figurano dal basso il triangolo sa- cro, la luna a falce voltata verso l’alto e il disco solare; un’incisione accompagna Il piccolo abitato medievale, nel suo semplice aspetto, I resti archeologici e il toponimo Gereonium, richia- lo spiovente a segnare come una cornice è completo: era cinto da mura turrite, presenta i resti mano direttamente una cittadina dell’antico popolo dei (fig.3). di un palazzetto baronale con due masti quadrangolari, Frentani legata alla guerra annibalica: alla vigilia della La forma del timpano, che comunemente una chiesa, un gruppo di abitazioni. Può apparire mo- battaglia di Canne, il generale cartaginese, che armava nelle steli è svettante, così abbassata è ab- desto, ma la sua storia è gloriosa (fig. 1). anche Iberi, Liguri e Galli, la cinse di assedio e la prese bastanza rara; anche il simbolo lunare de- L’insediamento infatti conserva avanzi ben più antichi: massacrandone gli abitanti o, secondo le diverse versio- lineato con la falce verso l’alto è pure non gli scavi archeologici hanno scoperto le mura sanniti- ni di Polibio e di Livio che narrano i fatti, la prese dopo frequente. Il motivo, anche per l’accurata che che cingevano il poggio, erette alla fine del IV o che i suoi abitanti erano fuggiti. Annibale vi si insediò lavorazione a gradina, si può riferire tra all’inizio del III secolo a.C. Sono alzate in opera poli- mantenendone le mura e gran parte delle case, così da III e II secolo a.C. gonale di massi calcarei ora di notevoli dimensioni, ora adibire la cittadina a deposito di grano per le sue truppe. Il blocco non è stato rinvenuto in sito, ma di pietre minori di rincalzo; non costruite a secco come Nel contesto dell’attività archeologica condotta nell’a- reimpiegato nella torre normanna del suo conosciamo avvenne normalmente per queste strutture bitato, una vera rivoluzione storica è venuta dalla sco- primo insediamento, costruita alla metà in quell’età, ma montate e legate con argilla sabbiosa perta di una stele con incisa la figurazione aniconica di dell’XI secolo. Sembra che fosse stato autocementante. Costruite con fronte a terrazza e in Tanit. Si può valutare l’eccezionalità del rinvenimento collocato sopra l’architrave della porta lieve scarpa sull’alto del ciglio, presentano una con- se si consideri che tali stele sono diffusissime in tut- stessa, coi suoi “strani” simboli riutiliz- troscarpa pure ben costruita; si conservano al massimo to il mondo punico, in Sicilia, in Sardegna, in Spagna, zato a uso apotropaico. La stele comun- poco sopra i 2 m (fig. 2). nell’Africa del nord dove si estese il dominio cartagi- que non può venire da lontano, dato che il

78 Il castello di Gerione presso Casacalenda. Quindici anni di scavo 79 Nei posti all’intorno si ponevano i loro campi fortifi- a un’epigrafe qui rinvenuta, Casacalenda si propone or- e nobile materiale architettonico e sculto- cati, mentre sul luogo giungevano Romani e Sanniti gogliosamente per quella città. reo in calcare, per quanto riutilizzato nel- tra loro alleati, che ponevano altre fortificazioni. Le L’abitato risulta quasi del tutto abbandonato dopo le le costruzioni posteriori. Le tracce di un descrizioni che abbiamo delle vicende presentano at- vicende annibaliche, in età tardo repubblicana e impe- esteso incendio, rilevate al di sotto degli torno un territorio in parte dolcemente collinare o di riale: il luogo è ricordato con il nome di Geronum, sul- edifici dell’XI-XII secolo, hanno eviden- pianura, per la presenza di campi di grano e di pascolo la direttrice viaria di Bovianum per Larinum e Teanum ziato un evento violento, che deve aver per il bestiame; al contrario le sortite, le scaramucce, Apulum: in quell’epoca, se il colle era quasi abbando- posto fine all’insediamento longobardo. gli agguati e il muoversi degli eserciti, le battaglie, lo nato, sul fondovalle orientale si era sviluppato un gros- Possiamo attribuire queste devastazioni spostarsi degli accampamenti romani e cartaginesi fan- so centro agricolo-commerciale, nel quale potremmo al primo arrivo dei Normanni, parallela- no intuire un paesaggio abbastanza accidentato, di colli riconoscere la stazione di tappa citata. mente al fatto che conosciamo, nel conte- e valli articolate e boschive. La azioni dei combattenti L’identificazione del Castello di Gerione in Ge- sto regionale, dopo la battaglia di Civitate culminano con l’indicazione che presso Gereonium era reonium è stata proposta fin dall’età umanistica del 1053, tra le distruzioni, lo sparire di la città di Calene, ricordata da Polibio, posta su un alto e rinascimentale, da Flavio Biondo alla metà del molti castelli longobardi. colle nel territorio di Larinum, l’attuale Larino: in base Quattrocento e da Leandro Alberti alla metà del In questo ambito, si può intuire la spar- Cinquecento. Si deve a G.A. Tria, vescovo di Larino tizione e l’occupazione del territorio all’inizio del Settecento, la segnalazione della sco- da parte dei nuovi padroni, soprattutto perta, nel castello, di un sigillo di rame con la legen- considerando il contesto della contea da «GERON †», che veniva ulteriormente a provare di Loritello, fondata nel 1059-1060, l’identificazione. dalla quale anche il nostro territorio L’ipotesi, poi costantemente seguita negli studi, è sarebbe venuto a dipendere. stata confutata da Filippo Cluverio, alla metà del Agli stessi Normanni si deve però la XVII secolo, che riconoscendo Teanum Apulum sul ripresa dell’insediamento. Si è rico- sito di S. Paolo di Civitate e spostando su di esso l’i- nosciuta, all’estremità meridionale tinerario proveniente da Boviano, ha portato a cer- del poggio di Gerione, la costruzione care Gereonium più in ambito daunio: quest’ultima dapprima di una semplice torre, un ipotesi è stata seguita da De Sanctis e poi da altri, donjon classico della prima architet- che hanno proposto per Gereonium Dragonara, o tura normanna: fondata da un signore Colle d’Armi e Masseria Finocchito, sulla destra del Nell'altra pagina, in alto: nium distava 200 stadi da Larino, tra- sulla cima di un colle, dall’alto del qua- Fortore. Si tratta però di luoghi aperti, occupati solo 2. Castello di Gerione: mandati da Polibio, cioè 35,6 km: tra le controllava quella che era divenuta un tratto delle mura da campi di frammenti fittili pertinenti a grosse fat- sannitiche (foto: L. questo centro e il Castello di Gerione la sua proprietà fondiaria, costituita torie o villaggi. Ben altra consistenza presenta il sito Quilici). sono 23,5 km in linea d’aria, non per- dai terreni lavorati e di facile accesso al di Gerione, per il quale la testimonianza del toponi- corribili però direttamente, dato un pascolo e al bosco (fig. 4). Nell'altra pagina, in basso: mo, la presenza delle mura poligonali e soprattutto 3. Castello di Gerione: rilievo intermedio assai contrastato, La torre, rettangolare, si alzava di al- il rinvenimento della stele di Tanit possono confer- la stele di Tanit (foto: L. ma che possiamo considerare nella meno 8 m, a tre piani; la porta era di- Quilici). mare l’identificazione. misura, volgendo un giro più prossimo fesa da un ballatoio. Dapprima protetta Indicazione molto importante è quella che Gereo- In questa pagina: a Larino, per e Serracapriola, o da una semplice palizzata, al suo inter- 4. Castello di Gerione: per Torre Maggiore e San Severo, dove no fu aggiunto subito a piano terra un assonometria del Palazzo Normanno e della Porta sappiamo correvano le strade antiche. casale con due ambienti, a uso di rico- dell’abitato (da L. Quilici). Ma veniamo alla descrizione del borgo vero e magazzinaggio: uno per la fami- nella sua fase medievale, che dall’età glia del signore, l’altra per i serventi. longobarda si è sviluppato in età norman- La fortuna del barone deve essere cre- na, raggiungendo il suo apice nel periodo sciuta rapidamente, perché vediamo federiciano e angioino, oltre il quale ne già alla fine dell’XI secolo addossarsi abbiamo la drammatica fine: anche qui alla torre e al casale un vero picco- gli scavi hanno recato a notevoli aggior- lo palazzo a due piani, preceduto da namenti storici. un’ampia corte. L’accesso al palazzo Nell’VIII-X secolo il colle appare an- avveniva da questa, attraverso una cora cinto dalle mura sannitiche, anche porta monumentale e l’interno, a due se allora notevolmente risarcite. Non si navate su pilastri lignei, aveva funzioni sono riconosciute all’interno di queste di rappresentanza, in quanto doveva fortificazioni strutture in opera, ma molto mostrare di contro all’ingresso l’alto importante è stato il recupero di notevole seggio da dove il feudatario dirimeva i

80 Il castello di Gerione presso Casacalenda. Quindici anni di scavo 81 suoi compiti; mentre la sala era dotata cata a Maria in base a un atto notarile In questa pagina: di ogni confort per la famiglia, per il che la ricorda nel 1172 e che è la prima 5. Castello di Gerione: la porta del palazzo, con pranzo, mobili, settori di attività lavo- testimonianza scritta dell’esistenza a sinistra la scala per il rativa, una cucina, un camino a muro del nostro abitato. Per accedere alla piano superiore (foto: A. Vallillo). (cosa assai rara per l’epoca), un gabi- chiesa, essendo stata costruita fuori le netto che dava direttamente sul preci- mura, si doveva scendere con una scala Nell'altra pagina: pizio, una scala in pietra che portava al al piano esterno: si presentava a gran- 6. Castello di Gerione: schizzo ricostruttivo piano superiore ove era il ricovero più de stanzone unico, rettangolare, orna- della cittadina in età privato (fig. 5). ta di pitture (fig. 7). A lato fu costruita federiciana (da L. Quilici 2012). La corte, che precedeva il palazzo, era la canonica, il campanile e il cimitero. fortificata, dato che l’accesso avveniva In base alla documentazione letteraria non normalmente con un portone a che ne abbiamo nei secoli seguenti, la piano terra, ma per maggior sicurezza chiesa fu retta da un arcipresbitero o da un ballatoio dal primo piano. Nel da un presbitero con chierico: fatto che XIII secolo, in età federiciana, al pa- rende edotti dell’importanza dell’edifi- lazzo fu aggiunta una seconda torre, cio e della presenza in essa della fonte che conteneva la cappella gentilizia e battesimale (fig. 8). la corte fu coperta da due capannoni, Dato che la chiesa era stata costruita, Era larga solo un metro, accessibile pertanto solo ai da, tra i feudatari del Giustizierato di Capitanata, attrezzandola meglio per le attività la- come accennato, fuori dalle mura, in pedoni: una piccola piazza antistante serviva di av- Tommaso de Stipite, barone di Gerione. Riferibile a vorative. età federiciana la cerchia fu allargata vicendamento o deposito temporaneo. Al di sotto questa fase è stato trovato lo stemma in pietra del- Ancora in età normanna, nei primi de- per comprenderla e le fortificazioni fu- ancora, con un dislivello a strapiombo dalla torre di la casa, già posto all’ingresso del castello entro uno cenni del XII secolo, la collina fu cinta rono fornite di torri (fig. 9). circa 16-17 m, direttamente controllate da questa e scudo gotico che presenta raffigurata la Viverna. Il da una fortificazione in muratura, più Monumentale fu la ricostruzione della da un potente bastione semicircolare, venne costru- mostruoso drago alato, le fauci spalancate, il dorso avanzata di quella sannitica, i cui resti porta, unica, dell’abitato. Era control- ita una piazza per l’accoglienza di uomini, bestie e di leone rampante, la grossa coda inanellata che ter- si trasformarono in terrazzi per acco- lata direttamente dalla primitiva tor- carri non ammessi al castello, forse un mercato. mina a dardo per colpire, simboleggia direttamente gliere le case di abitazione del villaggio re normanna, che le incombeva al di Al castello, con l’ultima torre, fu aggiunto un ren- il feudatario, nel suo valore guerriero, di dominio, di (fig. 6). sopra; si accedeva alla porta con una claustro, un muro avanzato di difesa, guardato da vigilanza, di fedeltà all’Impero (fig. 10). Circa alla metà dello stesso XII secolo difficile rampa alla base della quale do- un fossato che lo isolava anche dall’abitato. La vita del castello e del suo borgo si interruppe qua- fu costruita, sul ridosso esterno delle veva presumibilmente essere una po- Un importante documento di fase sveva, datato al si improvvisamente nel 1359, quando avvenne uno mura, una chiesa, che sappiamo dedi- sizione di guardia e un ponte levatoio. 1239-1241 ma risalente alla fase normanna, ricor- dei più terribili sismi che abbiano devastato l’Italia

82 Il castello di Gerione presso Casacalenda. Quindici anni di scavo 83 ria; soprattutto le ossa umane, mutile, blicato un piccolo libro della giovane Nell'altra pagina, in alto: rinvenute sparse. studiosa e, soprattutto importante fu Fig. 7. Castello di Gerione: la scala di ingresso della La definitiva fine del Castello di Gerio- l’acquisizione da parte dell’Ammini- chiesa (foto A. Vallillo). ne va legata a quella particolare fase strazione comunale del sito del castel- storica del regno di Napoli, dopo la lo, che fu destinata a Parco Naturalisti- Nell'altra pagina, in basso: Fig. 8. Castello di Gerione, metà del XIV secolo, di forte disordi- co-Archeologico. L’Università di Bolo- la chiesa nelle sue fasi: ne interno, di accese lotte baronali di gna, con il Ministero dell’Università e A, età normanna; B, età federiciana; C, dopo il parte aragonese o angioina, di carestie, della Ricerca Scientifica, fu coinvolta terremoto del 1359 (da L. di rivendicazioni ecclesiastiche, di bri- nell’interesse della ricerca. Quilici 2012). gantaggio, di sollevazioni popolari, che Chi scrive ha assunto la direzione del- In questa pagina: portarono nei territori saccheggi, stra- lo scavo, affiancato dalle archeologhe Fig. 9. Castello di gi, distruzione soprattutto di castelli Maria Teresa Occhionero e Antonia Gerione: le fortificazioni federiciane (foto: M.T. minori. Vallillo, questa di Larino. Come scuola Occhionero). La storia del borgo non giunse sicura- didattica, vi hanno partecipato studen- mente al XV secolo, quando del resto, ti delle Università di Bologna, del Moli- nel 1450, un altro documento lo dichia- se e della Seconda Università di Napo- ra deserto. li: studenti che, oltre a quelli emiliani, Gli scavi archeologici sul sito del Ca- molisani e campani, hanno annoverato stello di Gerione si svolgono dal 2003, piemontesi e veneti, abruzzesi, puglie- sotto la direzione della Soprintenden- si, lucani, siciliani. centrale. Gli scavi hanno riconosciuto za per i Beni e le Attività culturali del Determinante è stato l’impegno dei il crollo di notevoli parti dello stesso Molise e la partecipazione dell’Univer- Comuni ricordati e della Comuni- castello, assai rozzamente ripristinato sità di Bologna, della Regione Molise, tà Montana, che ne aveva fatto il suo con murature di fortuna, e la chiesa della Comunità Montana Cigno-Valle principale programma culturale. Lo scoperchiata e sostituita da una cap- Biferno, dei Comuni di Casacalenda e scavo è costato ogni anno in media 10- pellina: si sono riscontrati attraverso le di . 12.000 euro: i risultati mostrano quan- costruzioni dell’abitato le onde d’urto e La nascita e il percorso di questa bella to si può fare con una spesa contenuta. lo sconquasso tettonico che giunsero a impresa appaiono anche assai istrut- Piccole ditte di Casacalenda hanno disossarle e a farle cadere. tivi: l’iniziativa nasce da una tesi di fornito la manodopera e nell’impegno Contemporaneamente l’abitato fu in- laurea sul castello e il suo territorio veramente appassionato va ricordato il vestito dalla peste Nera che, dilagata discussa a Bologna da Maria Teresa capo-operaio Tommaso Ferrao. in Europa già nell’XI secolo, ha avuto Occhionero, di Montorio nei Frentani. Nel 2015 si è curato il restauro di circa i il massimo sviluppo in Italia verso il Le sue ricerche storiche hanno saputo due terzi delle strutture scavate e la si- 1350 e si è protratta devastante circa coinvolgere la parte più sensibile degli stemazione della carrareccia in modo fino al 1450. Il disordine del cimitero abitanti di Casacalenda, con il sindaco da permettere l’accesso a un sito per e le numerose fosse comuni che lo ri- di allora, Giovanni Tozzi: venne pub- l’avanti difficilmente raggiungibile. empiono e lo allargano, hanno fatto toccare con mano, durante gli scavi, la drammaticità di quelle generazioni. Un documento impressionante viene dallo scavo del palazzo baronale, che risulta, subito dopo i rozzi interventi di restauro, definitivamente distrutto da un incendio uno o due decenni dopo il terremoto. L’incendio si è presentato come la con- seguenza di una vera, violenta azione di guerra, come fanno intendere la por- ta del borgo abbattuta, sui pavimenti del palazzo i frantumi di armatura, le armi bianche abbandonate, le punte di freccia di balestra, le palle di artiglie-

84 Il castello di Gerione presso Casacalenda. Quindici anni di scavo 85 In questa pagina: Fig. 10. Castello di Gerione: la Viverna, emblema del castello e del suo feudatario (foto: L. Quilici).

Attività Commerciale via Carducci, 4Z Campobasso

ISSAN In questi anni ci si è impegnati in conferenze, pic- permesso di conoscere l’ambiente naturalistico che cole mostre, dépliants, che hanno girato tutto il lo circondava e le abitudini alimentari di una comu- Molise; visitatori e scolaresche hanno dato soddi- nità vissuta per quasi duemila anni. Vi è stato il re- sfazione con il loro interesse. Una esposizione più cupero di un vero tesoro di ceramiche, di materiali importante è stata curata al Museo Archeologico di scultorei, di oggetti lavorativi in uso per la cucina, Campobasso, Sulle tracce di Annibale, che è rimasta l’attività casearia, la carpenteria, la fucina, armi aperta un anno e mezzo, tra il 2010 e il 2011. La stele da guerra: manca ancora l’idea, per un paese come di Tanit è stata ospitata nella bella Mostra Annibale Casacalenda, di cogliere l’occasione di dotarsi di un in viaggio aperta a Barletta dal 2016. Attualmente Museo che altre comunità sarebbero orgogliose di si sta montando un’adeguata cartellonistica per gli possedere. Certo, la continuità degli scavi e della itinerari di visita ed è in stampa una piccola guida. valorizzazione del sito dipendono dall’intenzione Profondi legami di interesse al sito archeologico e delle Amministrazioni che si susseguono e dalla di amicizia si sono formati nell’occasione di questi sensibilità degli abitanti di questa cittadina. scavi tra i partecipanti e gli abitanti di Casacalen- Gerione si configura come un mito nel Molise: i pa- da e delle cittadine all’intorno; legami che si sono esi all’intorno, Casacalenda, , Morrone, estesi a , Termoli, Campobasso e Boiano. , , , Montorio, rico- I ragazzi in primo luogo mantengono con cuore le noscono la loro origine dalla distruzione di questo relazioni intraprese e tramite loro i magnifici pa- castello. Dalla pietraia informe che era, gli scavi di gnottoni di pane e il caciocavallo molisano hanno questi quindici anni hanno restituito il luogo alla conquistato nella propaganda non solo Roma e Bo- storia e soprattutto all’identità annibalica. Giannini logna, ma perfino la Calabria e Sicilia. I pranzi di fine Consulenza Assicurativa scavo organizzati ogni anno da Tommaso Ferrao, Bibliografia accompagnati da recite, hanno coinvolto non solo gli abitanti di Casacalenda: tutto questo ha formato Quilici, L & Quilici Gigli, S (eds.) 2012, Castello di Gerione. Ricerche topografiche e scavi, Atlante unità e legami che si prolungheranno nel tempo. tematico di Topografia antica, supplemento XVII- ISERNIA Un dato di fatto molto importante, derivato da que- XVIII, vol. I-II, ed. L’Erma di Bretchneider, Roma. Via dei Pentri 65/d sti scavi, sono gli attenti studi antropologici, che Alfa S.a.s. di Izzi & C. tel. 0865 50895 Quilici, L 2009, ‘Il castello di Gerione presso Via S. Ippolito snc- 86170 Isernia fax 0865 29191 hanno documentato età e stato di salute dei com- Tel. 0865.411582- Fax 0865.411542 Casacalenda. Da Annibale agli Angioini’ in e-mail: [email protected] [email protected] ponenti dell’abitato; nonché gli esami faunistici Archeomolise, vol. 2, pp.6-17. e botanici che li hanno accompagnati, che hanno

86 Il castello di Gerione presso Casacalenda. Quindici anni di scavo CAZZELLA BARER HODGES MATTEINI CHIARI MARAZZI PERETTO LA REGINA QUILICI