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MARIO GORI SASSOLI

DI UN MISCONOSCIUTO RAFFAELLESCO E PRETESO SIGNORELLIANO: TOMMASO BERNABEI DA CORTONA DETTO IL PAPACELLO

Nel disinvolto adoperare, di noi moderni, delle in­ 1540 (fig. I) e che, tuttora esistente, mostra chiara­ fo rmazioni, attendibili o improbabili poco importa, mente di ispirarsi a moduli raffaelleschi,4) e in una lasciate ai posteri dal Vasari, capita spesso di imbat­ firma apposta a Montone, nella chiesa di San Fedele, tersi in personaggi che l'odierna storiografia artistica, in una pala raffigurante 1" Annunciazione con i Santi per voluti o casuali palleggiamenti a seconda dei casi, Fedele e Lazzaro' (fig. 2) lavorata di concerto col ha incasellato velocemente in questo o in quel parti­ colare filone finché, alla riscoperta di tutto ciò che i predecessori ci hanno lasciato come "scorie" della Grande Pittura, noi non si vada a ripescare nelle acque di quelli e si sia, poi, costretti a riacciuffare, rime­ stando, nel torbido delle prime fonti rese impure da troppi risciacquii succedutisi nel tempo. Una simile operazione a ritroso abbiamo intrapreso con un pittore che, proprio dal Vasari citato per la prima volta, ha avuto la ventura di divenire autore di opere che non aveva dipinto e, viceversa, orbato della patria potestà di molto di quello che, nonostante la concordanza delle liste di vetusti repertori, da più di mezzo secolo gli è stato sottratto. T ommaso di Arcangelo Bernabei cortonese, nato sullo scorcio del '400, è menzionato dunque dal bio­ grafo aretino in veste di ex allievo di Giulio Romano e al servizio di Benedetto [leggi G.B.] Caporali, im­ pegnato nella decorazione della sontuosa residenza del Palazzone, fuori Cortona, del cardinale Silvio Passerini; e questi, al medesimo Caporali avrebbe affidato la costruzione della grande villa turrita. Insieme col Papacello erano a dipingere altri aiuti, tra cui un Tom­ maso non meglio specificato che sarà all' origine di alcuni equivoci a proposito del Nostro, e suo, omo­ I nimo. ) Altre due volte Vasari nomina l'artista: nella vita di Giulio Romano, tra i discepoli del maestro nelle imprese romane, insieme con Bartolomeo da Castiglione e Benedetto Pagni; e in quella di Cristo­ fano Gherardi, per gli affreschi nella Rocca di Paolo III a , con Raffaellino del Colle e Dono Doni.2 ) Se quindi le scarse opere ricordate dalle fonti come del Papacello sono tutte riconducibili a matrice roma­ no-raffaellesca e ogni cosa che, al contrario, gli è stata appioppata, soprattutto a partire dal Salmi,3) sia oggi di chiara impronta signorelliana, occorre subito ricercare, come tenteremo di dimostrare, se il pittore non sia stato, appunto, gratificato con creazioni arti­ stiche non sue e, oltretutto, di minore interesse di queste. I due soli documenti attendibili fin qui cono­ I - CESI (TERNI), COLLEGIATA DI SANTA MARIA sciuti consistono nel ricordo di una • Madonna con TOMMASO BERNABEI DETTO IL PAPACELLO : il Bambino benedicente' per la Collegiata di Santa MADONNA CON IL BAMBINO BENEDICENTE Maria a Cesi nello spoletino, dipinta a fresco verso il (foto Soprintenden za B.A.A.A.S. del/' ) ©Ministero per beni e le attività culturali-Bollettino d'Arte

2 - MONTONE (PERUGIA), CHIESA DI SAN FEDELE - TOMMASO BERNA BEI DETTO IL PAPACELLO : ANNUNCIAZIONE CON I SANTI FEDELE E LAZZARO (PRIMA DEL RESTAURO) (foto Soprintendenza B.A .A .A .S . dell' Umbria)

r8 ©Ministero per beni e le attività culturali-Bollettino d'Arte pressoché ignoto Vittore Cirelli nel 1532. 5) Tutto ciò l'insegnamento di un Caporali portatore delle novità è accompagnato dalle notizie vasariane sugli affreschi romane al poco più che ragazzo di bottega. Così la del Palazzone a Cortona e sui lavori sopradetti a Peru­ diretta, e, per logica di date, antecedente, discendenza gia; dalle concordi menzioni del fregio con le ' Storie dalla cerchia di G iulio Romano sempre tramandata di Braccio da Montone ' nel Palazzo dei Priori nella viene accantonata definitivamente nonostante l'evi­ Sala Rossa,6) e, sempre nella città umbra, di una ta­ denza offerta dall" Assunzione '. Ora, anche a credere vola con la ' Trinità e Santi ' per la famiglia Oddi in ad una simile conversione auspice il Caporali (ma la San Francesco. 7) A questo si aggiunga ancora una malizia dell'allievo sembra a noi troppo grande arri­ memoria intorno ad una perduta vetrata per San Lo­ vando egli a inventarsi una maniera assente nel suo renzo a 8) e il regesto papacelliano può dirsi presunto passato signorelliano, e, addirittura, a citare concluso senza neanche un qualsivoglia legame col brani di figurazioni soltanto " sentite dire " ), si deve Signorelli. Eppure molte opere della vecchiaia di tenere presente che, poiché le tre pale omologhe sono L uca, ed altre successive alla sua morte, tutte goffa­ databili tra il 1524 e il '27, la ' Assunzione " è ad esse mente imitatorie tanto da dirsi spesso eseguite su contemporanea in quanto ne è documentata la com­ 1 2 cartoni del maestro, gli sono state, anche recentemente, missione nel 1525 e il saldo di pagamento nel '28. ) A attribuite. 9) capacità assolutamente camaleontiche, sconosciute ai L'equivoco risale, come si è accennato, al commento più periti falsari, sarebbe dunque ricorso il Papacello delle Vite del Vasari del Milanesi il quale, riprendendo secondo il Salmi e questo solo per far quadrare una un'opera a stampa del 1792 di Gregorio Pinucci in memoria della fine del Settecento di un bonario pre­ cui si dichiaravano tre pale conservate nella chiesa lato devoto della sua Madonna. Ed è precisamente in del Calcinaio a Cortona di T ommaso Bernabei, e una base a quest'unica complicata notizia attributiva che quarta, 1" Assunzione della Madonna ', di Maso Pa­ numerosi lavori della bottega di Luca sono passati pacello, accorpava il gruppo di tavole ricordando, nel curriculum bernabeiano quando ci sembrano spes­ giustamente, come il Bernabei e il Papacello fossero so i frutti, più o meno maturi, di un Francesco Si­ la medesima persona. IO) Ma le tre opere già dal Pi­ gnorelli e della sua mai studiata bottega, stante le simi­ nucci riferite al Bernabei altra cosa sono da quella litudini con l'unica opera certa del nipote di Luca, raffigurante Maria in cielo col sepolcro vuoto e con quella firmata a , o da altri tardi epigoni atti­ gli apostoli testimoni sbalorditi del miracoloso avve­ vissimi ancora per decenni tra Cortona e il territorio nimento (TAV. III). umbro. I3) La discendenza di quest'ultima tavola dalla 'Tra­ Tornando alla romanità papacelliana, o bernabeiana sfi gurazione ' di Raffaello, oltreché nella generale com­ che si voglia chiamare, limitandoci per il momento a posizione, nel cromatismo brillante e ricco di can­ quelle opere tuttora accettate come sue, prendiamo in giantismi elaborati, appare evidentissima. Ma risulta esame gli affreschi esistenti al Palazzone Passerini, addirittura letterale nel San Pietro dipinto in primo studiati quasi esclusivamente per l'aspetto più pro­ piano che ricalca, in controparte, il San t' Andrea del­ priamente " architettonico-scenografico ", e che pure l'urbinate. La Madonna, anch'essa riproducente, all'in­ rappresentano un ciclo decorativo di grande interesse verso, nelle forme del corpo, il Cristo raffaellesco, risultando uno dei primi e più estesi episodi di diffu­ deriva poi manifestamente nel volto dalla contamina­ sione del verbo raffaellesco in terra toscana, sia pure zione della Vergine della 'Pala Oddi' e di quella di confine, qual è il cortonese. Anche a voler sorvolare, dell" Assunta incoronata ' di Monteluce, di Giulio per ora, sulla ideazione da parte del Papacello della Romano e del Penni; e il pittore mostra anche di intera decorazione pittorica, o sulla dipendenza dal conoscere la variante del sepolcro di Maria che per Caporali, come vuole lo Scarpellini,'4) non si può quest'ultima opera era stata prevista e non fu poi rea­ non rilevare la totale ripresa al Palazzo ne delle forme lizzata, con gli ornati dei mostri popputi scolpiti nel romane del secondo decennio del secolo; sia che si marmo. II) La differenza con l" Annunciazione', la osservi l'impostazione spaziale che presiede all' intero , Concezione' e la ' Adorazione dei Magi' del Calci­ discorso figurativo, sia che si riguardi alla specificità naio, dalle tozze forme plasticamente ritagliate in una tipologica delle singole scene, e sotto il profilo stili­ colorazione netta, ancora quattrocentesca, di pedis­ stico e sotto quello iconografico (fig. 3). Nella parte sequa derivazione signorelliana, è talmente evidente inferiore del salone di rappresentanza, condotta con che sembra strana l'accettazione al medesimo autore, partizioni architettoniche costituite da arcate e colon­ sic et simpliciter, da parte di coloro che l'hanno placi­ ne e frequenti sfondamenti illusionistici con brani di damente riportata e che è servita, di conseguenza, campagna e rovine romane (ricorrono insistentemente come supporto per le attribuzioni stilistiche successive. nello sfondo, per ben quattro volte, le vedute trattate Il Salmi stesso, venendosi a trovare in difficoltà per in maniera quasi compendiaria del Colosseo, del giustifi care la cesura apparentemente creatasi nello Septizonio e dell' Acquedotto Claudio), si ha una rivi­ stile del Papacello in lavori di così diversa origine sitazione chiarissima dello schema della Sala delle figurativa e area culturale, ricorre ad un escamotage Prospettive alla Farnesina (TAV. IV). Superiormente è di dubbia riuscita affermando che, dal primitivo si­ una fascia a metope e triglifi, delimitante i riquadri gnorellismo (mai, si ripete, accennato dalle fonti) il con le storie, interrotta da ghirlande floreali incorni­ Bernabei si sarebbe emancipato repentinamente sotto cianti stemmi cardinalizi e medicei, che richiama pre-

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potentemente la filiazione romana da quella tendenza ostentazione di romanità - con tutti quegli esempi di antiquaria, tra Peruzzi e Sangallo, che costituiva il sacrifici eroici e di virtù sovrumane gettati sulle pareti punto più alto del moderno studio delle vestigia del­ senza un digerito programma ideologico - che tra­ l'Urbe "riscoperta" nella renovatio da Giulio II e disce l'assenza di una sincera vis etica e, crediamo, Leone X. 'S) Ancora dichiaratamente storicizzato è testimonia più semplicemente solo la pomposa vo­ il riferimento al • Laocoonte ' (fig. 4), raffigurato al lontà di una dichiarata ideale appartenenza del com­ centro della parete sinistra, e quello, egualmente preciso mittente Passerini alla corte pontificia. 18) Un giudizio, (e lontano come tutto, dalla genericità antichizzante questo, che tuttavia non vogliamo far passare tutto in del Signorelli) del gruppo di • Ercole e Anteo' nella negativo (altro è lo scopo puramente lessicale che ci parete di testata del salone. , 6) E, di nuovo, le complesse si propone) ma che serve proprio perché si vuole paraste con grottesche e motivi a candelabra di alta evidenziare come nelle opere del Papacello - e gli qualità esecutiva, derivanti dalle Logge Vaticane e dal affreschi cortonesi sono la sua maggiore fatica, sia pure repertorio di Giovanni da Udine, e i tre scorci a trom­ giovanile - non manchi mai la cultura figurativa più pe-t re il con gli edifici a pianta centrale originati dai " attuale " nonostante che questa, da sola, non sia prototipi dei cartoni per gli arazzi della Sistina.'7) qui sufficiente per sopperire alla mancanza di autoge­ Sopra a tale abbondanza di aggiornata cultura (che nerarsi in quanto eminentemente citazionistica, oltre­ può sembrare epidermica perché decisamente indotta e ché, naturalmente alla limitatezza puramente tecnica. " troppo " erudita per i mezzi espressivi posseduti Venendo ad un aspetto più intimamente immagina­ dall'autore), è però ancora una volta il trionfo della tivo si ricava un'impressione di coacervo di situazioni

3 - CORTONA, PALAZZONE PASSERINI - TOMMASO BERNABEI DETTO IL PAPACELLO : VEDUTA D'INSIEME DEL SALONE CON SCENE DI STORIA ROMANA (foto Soprintendenza B.A.A .A.S. di Arezzo)

20 ©Ministero per beni e le attività culturali-Bollettino d'Arte TAV. III

CORTONA, CHIESA DELLA MADONNA DEL CALCINAIO TOMMASO BERNABEI DETTO IL PAPACELLO: ASSUNZIONE DELLA VERGINE (foto Soprintendenza B .A.A.A.S . di Arezzo) ©Ministero per beni e le attività culturali-Bollettino d'Arte ©Ministero per beni e le attività culturali-Bollettino d'Arte TAV. IV

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CORTONA, PALAZZONE PASSERINI, SALONE CON SCENE DI STORIA ROMANA - TOMMASO BERNABEI DETTO I L PAPACELLO :

a) CURIO DENTATO CON GLI AMBASCIA TORI SANNITI

b) VEDUTA PROSPETTI CA CON ROVINE (foto Soprintendenza B.A.A.A.S. di A rezzo) b ©Ministero per beni e le attività culturali-Bollettino d'Arte

già viste, o, almeno, intraviste: mozziconi anatomici che ricordano qualcosa d'altro, qualcosa di molto familiare che, presi alla sprovvista, non riusciamo sempre a identificare subito. E in effetti il pittore è abbastanza abile a mascherare, con maggiore o mi­ nore spudoratezza, il taccuino di pose da cui compone e dispone di nuovo. Apportando tagli e modifiche in un disegno, in fondo, personale e riconoscibilissimo e sorretto a tratti anche da felici intuizioni. È, come vedremo di continuo, il fare tipico di Papacello che caratterizzerà tutta la sua produzione. Così, ad esem­ pio, ricopia dall' episodio di 'Giosuè che arresta il sole', nelle Logge, un gruppo di soldati nella scena della battaglia del Trasimeno, ambientata sotto le mura di Cortona e con vista sul Calcinaio e il Palaz­ zone, in una operazione certo suggerita dal cardinale Passerini che veniva, anche con tali richiami, a riba­ dire un ulteriore legame tra la sua patria e il mondo romano del quale si sentiva orgogliosamente parte­ cipe. Nel medesimo riquadro il personaggio al :centro dell'azione è lo stesso dipinto nella fonte originaria, ma la parte inferiore del corpo è invece ispirata dal celebre fuggiasco, quasi un esercizio di nudo, appeso alla muraglia nella stanza dell'Incendio di Borgo. E così nella 'Lucrezia violentata da Tarquinio' 19) e nel successivo 'Suicidio di Lucrezia' sono ancora situazioni suggerite dal repertorio raffaellesco: dalla , Visita di Esaù a Isacco ' (nella quinta volticella delle Logge) con l'inserzione però della' Lucrezia ' e della , Didone' incise da Marcantonio. E nel gruppo a sinistra dell' episodio del campo di Annibale è, questa 4 - CORTONA, PALAZZONE PASSERINI volta più di nascosto, ancora un'idea proveniente da SALONE CON SCENE DI STORIA ROMANA TOMMASO BERNABEI DETTO IL PAPACELLO ; LAOCOONTE due prigionieri nella I Battaglia di Ostia' e che ritro­ (foto Soprintenden za B.A .A .A.S. di Arezzo) veremo, non più camuffata, nel Palazzo dei Priori a Perugia venti anni più tardi.2o) Ma i collegamenti con l'inesauribile calderone da saccheggiare, che di pro­ della donna che si copre il volto col mantello a fianco posito si è definito romano-raffaellesco, si fanno più dell' eroina e l'altra, di spalle con le braccia levate, per definiti e illuminanti - nel senso di una diretta cono­ i quali l'attribuzione al Caldara di disegni analoghi scenza da parte del pittore del Palazzone, e quindi, rinforza, se mai ce ne fosse bisogno, il sempre tra­ conseguentemente, della sua formazione, di quanto mandato soggiorno di T ommaso Bernabei nella ampia si andava facendo nella città papale - quando si ritro­ fucina dei cantieri romani avanti la partenza di Giulio vino le matrici di altri episodi la cui invenzione è per Mantova nel '24 (figg. 9 e ro).23) difficile ritenere egli potesse apprendere" da lontano" Terminate queste considerazioni sull' habitus men­ attraverso riproduzioni incise a stampa. Questo av­ tale all' origine degli affreschi del Palazzo ne (che è viene nella scena di I Clelia in fuga attraverso il T e­ quanto di più lontano si possa ritrovare dal signorel­ vere " dove l'originale idea è da un brano di affreschi lismo imperante nel territorio proprio per il luogo e perduti di Polidoro sulla facciata di una casa alla chia­ la cronologia degli affreschi), crediamo di essere in vica di Santa Lucia. 21 ) Sola modifica di rilievo appor­ grado di ribadire la paternità proposta senza condizio­ tata sembrerebbe, come d'uso, l'inversione dei volti namenti da parte del Papacello. È infatti difficilmente delle due fanciulle aggrappate al cavallo per persona­ sostenibile che l'effettivo ideatore, al di là di una super­ lizzare l'episodio. Al medesimo Poli doro pare attin­ visione del lavoro concessa dall' età matura e dal forse gere familiarmente l'artista nel I Combattimento di riconosciuto ruolo di progettista architettonico, sia ~razio Coclite al ponte SubIi cio " per il gruppo dei quel Bitte Caporali per il quale, semmai, il collega­ plcconatori a destra, facente parte della decorazione mento con le più moderne tendenze romane è, al di un edificio a Montecavallo vicino San!' Agata dei massimo, sentito attraverso il filone peruginesco del Goti, come riferisce sempre il Vasari. 2 2 ) E, nuovamente Raffaello giovanile (cui mostra timidamente di acco­ è a Poli doro, o almeno ad un suo stretto collaboratore, starsi alla fine del secondo decennio del secolo), ma che si imparentano altri spunti fortemente caratte­ non certo al primo manierismo - e con tanti e tali riz.zati nei riquadri di I Virginia in giudizio' e nella richiami precisi - che immediatamente nasce dalla adlacente sua uccisione (figg. 5-8): quei particolari cerchia delle Logge ancora prima della diaspora del

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5 - CORTONA, PALAZZONE PASSERINI 6 - CORTONA, PALAZZONE PASSERINI SALONE CON SCENE DI STORIA ROMANA SALONE CON SCENE DI STORIA ROMANA TOMMASO BERNABEI DETTO IL PAPACELLO: LUCREZIA OLTRAGGIATA TOMMASO BERNABEI DETTO IL PAPACELLO: FUGA DI CLELIA (foto Soprintendenza B .A .A .A .S . di Arezzo) (foto Soprintendenza B.A.A .A.S. di Arezzo)

7 - CORTONA, PALAZZONE PASSERINI 8 - CORTONA, PALAZZONE PASSERINI SALONE CON SCENE DI STORIA ROMANA SALONE CON SCENE DI STORIA ROMANA TOMMASO BERNABEI DETTO Il· PAPACELLO : VIRGINIA IN GIUDIZIO TOMMASO BERNABEI DETTO IL PAPACELLO : UCCISIONE DI VIRGINIA (foto Soprintendenza B.A .A .A .S . di Arezzo) (fo to Soprintendenza B.A.A .A .S. di A rezzo)

'27. Onde, tutt'al più, si potrebbe pretendere di ag­ right altrui, come già risultato dall'esame della pala giornare lui, e quindi Maso Papacello, con materiale dell' I Assunzione ' del Calcinaio. E le notizie vasariane che già da anni trovava modesti diffusori, di solito sul Papacello o Paperello, che aveva " imparato assai " calligrafici e melensi, nelle chiese umbre, dove la dal Pippi, tornano a quadrare tranquillamente.24) grazia profusa è sentita però con cadenze pinturic­ Allo stesso modo anche la datazione degli affre­ chies che ed è, ormai, a questo tempo, routine ritar­ schi per Silvio Passerini, la cui esecuzione è con­ dataria e provinciale. cordemente ritenuta, al più tardi, del principio L'artista nuovo, che decide virtualmente l'indirizzo del 1527, permette di stabilire la già avvenuta da seguire e porta con sé da Roma, insieme con volu­ acquisizione di un linguaggio che, pure ancora aspro minosi pacchi di incisioni, schizzi su taccuini e perfino e scolastico nei modi, è da considerarsi pienamen­ interi cartoni, è invece, in ragione di tutti i suoi ec­ te formato e "indirizzato " culturalmente. L'anno cessi e del suo strafare, un giovane e un entusiasta che ricordato, poi, è solo il termine massimo entro pecca tuttavia di disinvolta appropriazione del copy- il quale la decorazione dell'intero ciclo di affreschi

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(comprendente, oltre al salone romano, le pitture­ di cui parleremo tra poco - della camera del cardi­ nale, della sala col fregio araldico dei Passerini e delle stanze della torre ornate da ricche grottesche e caria­ tidi) sarebbe stato ultimato, poiché, almeno per il gran­ de salone di rappresentanza i lavori dovevano essere pressoché finiti già due anni avanti, in base alla documentata festa in onore del cardinale Pucci svol­ tasi al Palazzone in occasione della venuta a Cortona dell' ecclesiastico, intimo amico del Passerini, e il cui stemma compare, in posizione dominante, affrescato nella parete di testa della sala e, affiancato dalle armi de' Medici, sopra il camino tra due putti alati. 2 5) Ma un'altra illustre visita, di un anno antecedente quella del potente titolare della Basilica dei Santi Quattro, di Ippolito de' Medici nel giugno del 1524, pupillo del cardinale di Cortona, e a nome del quale e del fratello Alessandro il Passerini reggeva il governo di Firenze, conferma l'avanzato stato di agibilità del 9 - WINDSOR CASTLE, ROYAL LIBRARY salone, in quanto, già in questa circostanza, le ono­ POLIDORO DA CARAVAGGIO: TRASPORTO DI CRISTO AL SEPOLCRO ranze deliberate dalla comunità cortonese si svolgono qui, dove, tra l'altro alloggia l'ospite" cum maxima comitiva equitum", e non nel Palazzo Passerini di città come per altri precedenti festeggiamenti a per­ sonalità di rango di passaggio a Cortona.26) L'anno 1525 dunque può essere ragionevolmente ritenuto come comprovato termine della decorazione del salone e ciò anche in base ad una ulteriore riprova induttiva. Le due rappresentazioni del 'Laocoonte' affrescate al Palazzone, seppure derivanti entrambe dall'incisione di Marco Dente, sono, nello stesso tem­ po, egualmente legate alla copia marmorea eseguita da Baccio Bandinelli a Roma e del cui trasporto, nel dicembre del 1524, fu incaricato lo stesso cardinale Passerini.27) Oltre all'avvenimento, degno in sé di essere tramandato con le raffigurazioni nella propria casa, crediamo che il cardinale intendesse anche far evidenziare l'esistenza stessa dei due esemplari del • Laocoonte ': l'originale (" ricostruito" in pittura nelle parti mancanti) e la copia scolpita dal Bandinelli. E questo perché l'unica differenza significativa tra le IO - ROMA, COLLEZIONE PRIVATA - POLIDORO DA CARAVAGGIO : due versioni dipinte riguarda proprio il rifacimento del STUDIO PER LA DEPOSIZIONE DI CRISTO braccio destro del' Laocoonte ' da parte dell'artista to­ scano molto avanti il restauro interpretativo propo­ sto dal Montorsolii e la decisione di dipingere a mo­ mentata del pittore e alla quale SI e accennato in nocromia il gruppo bandinelliano e, invece, a vivaci principio. Si tratta della raffigurazione di una • Ma­ colori, quello " vero" del Belvedere, ci sembra possa donna col Bambino benedicente ' il cui cartone è confermare l'intenzionale significato voluto dal com­ gemello di quello adoperato dal Papa celio in Santa mittente.28) Maria a Cesi verso il 1540 e che costituiva la parte Della attività del Papacello a Cortona, iniziata al centrale di una più estesa ornamentazione andata Palazzone, si ritrovano poi le tracce in altri lavori che perduta (fig. II).29) crediamo gli si possano attribuire. Il primo è l'affre­ Non troppo agevole, a questo stadio conoscitivo sco staccato raffigurante un • Santo Vescovo' e rite­ (pure ingrandendosi, ci pare, il catalogo bernabeiano), nuto opera del Marcillat, il secondo, ancora un affre­ è lo stabilire in base a meri criteri stilistici una puntua­ ~co frammentario, è inedito e necessita di urgenti lizzata cronologia, poiché, come si è osservato, il pit­ lOterventi restaurativi. Quest'ultimo infatti, benché tore sembra riprendere, acconciando a piacimento e di difficile lettura per il pessimo stato di conservazione con disinvoltura, i modelli ispirativi, e, forse, anche i e le grossolane operazioni di " ripristino " sette-otto­ medesimi ad intervalli di tempo. E, naturalmente, ~entes che , testimonia la presenza certa del Bernabei non potendo per ora disporre di quella sufficiente lO quanto ricalca lo schema di un' altra opera docu- distanza critica che potrebbe consentire una maggiore

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analisi della matrice culturale alla base dell' opera del Papacello, sebbene puntualmente rintracciabile anche in questa occasione. Ferme restando le premesse con­ siderazioni e l'assenza, per ora, di una documentazione in proposito, si potrebbe proporre per la ' Discesa dello Spirito Santo' una data leggermente posteriore alla , Assunzione' del Calcinaio ipotizzando la sua esecu­ zione allo scadere degli anni venti, anche in virtù di moduli più dichiaratamente complessi rispetto a quella. L'affezione dimostrata dall' artista in tutti i suoi lavo­ ri per la medesima tipologia fisionomica, del tutto alie­ na da caratterizzazioni ritrattistiche, e la cifra costante di astratta ripetitività espressiva in essa contenuta, ci permettono di attribuirgli una tavola (mai riprodotta), raffigurante l" Adorazione dei pastori' che, in stretti rapporti con quell'unica firmata da lui, a Montone, come si è detto, insieme con Vittore Cirelli, a questo ultimo artefice dal Salmi era stata attribuita e non al Papacello come è cosa ovvia ora che è stato sgom­ brato il campo dalla viziata immagine di un Papacello signorelliano che lo stesso studioso aveva contribuito a divulgare (fig. 13).33) Se la ' Madonna Annunciata' di Montone è infatti parente stretta di quella della , Assunzione' del Calcinaio e della ' Pentecoste' del Duomo di Cortona, il volto bruno del San Lazzaro di Montone, oltre ad apparire consanguineo degli I I - CORTONA, CHIESA DELLA MADONNA DEL CALCINAIO CANONICA - TOMMASO BERNABEI DETTO IL PAPACELLO: apostoli giovani che fanno ressa dietro il sepolcro di MADONNA CON IL BAMBINO BENEDICENTE Maria o le si assiepano in cerchio dintorno nella' Di­ scesa dello Spirito Santo ', sembra familiare di quel San Giuseppe della 'Adorazione' di Città di Castello, limpidezza conoscItiva concessa soltanto dallo stra­ precocemente invecchiato per la barba canuta posticcia tificarsi delle acquisizioni da noi invece enucleate ex e, allo stesso modo, appare del ceppo cui appartiene novo. Così una grande tavola collocata dalla fine del il pastore recante un agnello in dono al divino bam­ diciottesimo secolo nel coro della Cattedrale di Cor­ binello. Anche il lineare e appiattito profilo della tona, ma proveniente dalla chiesa di San Sebastiano,30 ) , Madonna ' di Città di Castello richiama altri sem­ e che reca tutte le caratteristiche di quell' eclettismo plificati sembianti di numerosi personaggi delle tavole scaturito da rapina inventiva tipico del Papacello, bernabeiane di Cortona e delle scene del Palazzone.34) parrebbe intuitivamente appartenere al medesimo E, inoltre, come altra impronta di una predilezione momento dell" Assunzione' del Calcinaio. insistentemente ripetuta, la veduta delle arcate di La ' Discesa dello Spirito Santo' (fig. 12) è infatti quell' acquedotto classico inserito nel paesaggio rie­ una elaborata composizione da due differenti fonti. merge puntuale a rievocare le precedenti invenzioni. Nella parte inferiore è un disegno di Raffaello dall'i­ Se un filo tutt'altro che esile lega la Pala di Città dentico soggetto, conosciuto attraverso incisioni e di Castello a tutte le altre esaminate, e di cui ritrove­ trattato, come solitamente, in maniera personale anche remo le echi in imprese pittoriche che successivamente se, questa volta, con minimi camuffamenti; 31) nella verremo a toccare, crediamo che questo sia offerto parte superiore è invece un'invenzione di Baccio da uno stile le cui caratteristiche di coerenza, nono­ Bandinelli, il 'Martirio di San Lorenzo', databile stante il passare degli anni, restano sempre le stesse, tra il 1525 e il '26, e ripetuta con alcune opportune profondamente attaccate a quei retaggi formativi che semplificazioni.32) Nonostante il pastiche il risultato il pittore andava plasmando dall'immenso universo è interessante per la ricercata artificiosità delle pose raffaellesco, così come veniva contemporaneamente e per l'uso di un colore intenso e anche qui marcata­ modificandosi a contatto con le diverse personalità che mente cangiante. Non manca una autocitazione nello gli si dovettero porre dinanzi. Ma i T amagni, gli sfondo con la visuale di rovine classiche ripresa tale Alfani o i Pagani, Dono Doni, Raffaellino del Colle e quale dagli scorci affrescati nelle vedute prospetti­ fino al Gherardi (ma persino, in principio, Jacopo che del Palazzone. La somiglianza tipologica con gli Siculo e i raffaellisti spagnoli), ossia anche alcuni di apostoli dell" Assunzione', così come con innume­ coloro che, nella moderna storiografia si sono spartiti revoli personaggi delle storie romane eseguite per il finora le opere del Bernabei, crediamo che dovettero, Passerini, è fatto evidentissimo e comprovante da solo a loro volta, ricevere qualcosa, in misura non ancora la paternità bernabeiana, anche senza il sussidio della quantizzabile, dal misconosciuto maestro cortonese.

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12 - CORTONA, DUOMO DI SANTA MARIA, CORO TOMMASO BERNABEI DETTO IL PAPACELLO : DISCESA DELLO SPIRITO SANTO (foto Soprintendenza B.A.A .A .S . di Arezzo)

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13 - CITTÀ DI CASTELLO, PINACOTECA COMUNALE TOMMASO BERNABEI DETTO IL PAPACELLO : ADORAZIONE DEI PASTORI

Dalla Pala di Montone alla 'Madonna ' di Cesi, cello, ci svelano la discendenza dal Pippi, e il piccolo alla lunetta che pensiamo gli appartenga, dipinta Battista, anch' egli emanazione di precedenti romani, a fresco sopra il portale maggiore del Calcinaio, anticipa nella caratteristica capigliatura stempiata, con la 'Madonna con il Bambino, San!' Anna, numerosi volti di ben più attempati personaggi nel San Giovannino e San Giuseppe ', il salto non è fregio della Sala Rossa con le ' Storie di Fortebraccio ' molto evidente ma ci induce ad una riflessione a Perugia. La data apposta sul portale sotto la lunetta, (fig. 14)· L'impianto, sempre naturalmente raffaelle­ l'anno 1543, ci sembra perciò plausibile attestando sco, sembra qui trattato con una maggiore sicurezza una accentuazione manieristicheggiante che tra pochi disegnativa. 35) Benché il fare sia meno accurato, una anni, nel '46, troverà l'ultima espressione proprio nel scioltezza che acquista classicità trapela dalle forme Palazzo dei Priori cogli episodi del capitano di ven­ matronali di Maria. Le altre figure, sotto gli incar­ tura umbro. Ma da qui si può nuovamente ritornare nati bronzei, presenti in ognuna delle opere del Papa- indietro nel tempo rivedendo i putti paffuti che erano ©Ministero per beni e le attività culturali-Bollettino d'Arte stati disposti, tra enormi girali, a giocare coi buoi araldici del cardinale Passerini nella camera del fre­ gio del Palazzone (fig. 15).36) In una colorazione esplo­ siva, tra lo spiccare delle carni rosate sul fondo di azzurrite, a contrasto cogli squillanti gialli, verdi e rossi delle volute vegetali, il giovane allievo degli allievi di Raffaello anticipava, a distanza, le smaglianti riquadrature della volta della Cappella Eroli nel Duomo di dove, oltre le coppie di angiolini a tutta figura in cadenze quasi di danza, altri grassocci cherubini, da oculi illusionistici, come nell'impluvium del Palazzone,37) si mostrano indifferenti ed estranei allo spettatore. Nelle piacevoli campiture azzurre spoletine e nei corpi vigorosi e senza età di Adamo, Me1chisedec, Noè e Mosè si riconosce lo stesso pittore che a Cortona lavorava a tavole sacre e all'abbelli­ mento della residenza dell'influente porporato (figg. 16 e 17, TAV. V). 14 - CORTONA, CHIESA DELLA MADONNA DEL CALCINAIO Se nell' Adamo ignudo è il tipo del giovanetto tante PORTALE MAGGIORE - TOMMASO BERNABEI DETTO IL PAPACELLO : volte ripetuto nelle composizioni che abbiamo esa­ MADONNA CON IL BAMBINO, SANT' ANNA, SAN GIOVANNINO minato (ma una diretta parentela è con lo stesso volto E SAN GIUSEPPE della ' Madonna Assunta' del Calcinaio, oltreché, e stavolta oltremodo letterale, col pastore inginocchiato nella' Adorazione ' di Città di Castello), nei vegliardi Determinare la cronologia della facciata graffita di dalle fl uenti barbe agitate da una inesistente brezza, Palazzo Racani e della Cappella Eroli alla luce delle tutta immaginata dalla maniera del pittore, è, accanto conoscenze acquisite dagli affreschi cortonesi diviene alla somiglianza dei tratti, anche l'identico modo di quindi cosa possibile, crediamo, a patto di sottostare riguardare, tutto assorto in una interiorità assoluta­ ad una duplice considerazione. Qualora si consideri mente non comunicante con la realtà mondana di cui la felicità inventiva manifestata nella volta della cap­ fa parte colui che osserva. La cosa si ripete nei fregi, pella rispetto alle secchezze ancora presenti negli purtroppo frammentari, della facciata di Palazzo episodi scenici del Palazzone saremmo propensi Racani a Spoleto e il confronto stilistico, già proposto infatti a ritenere questi ultimi antecedenti di molti da tempo, conduce alla logica conclusione di un'unica anni. Se tuttavia il confronto venga stabilito con le mano direttrice (fig. 18).38) Anche se, per il momento, parti prevalentemente architettoniche, o con i parti­ possiamo soltanto immaginare le circostanze storiche colari ornamentali, o con le grottesche della torre, che condussero il Papacello a lavorare per i commit­ appunto, o, infine, con le figure isolate del 'Lao­ tenti spole tini - circostanze che si vogliono ricon­ coonte ' e dell" Ercole ', o con le prospettive del Sa­ durre alla persona del cardinale Passerini, in funzione lone Romano, allora si vedrà come esista una dicoto­ della carica di Legato per l'Umbria conferitagli da mia netta nel procedere dell'artista cortonese. Decora­ Clemente VII -l'analisi delle forme e dello spirito tore di ottimo livello ma nel contempo inventore stori­ culturale che presiedettero all' esecuzione degli affre­ co ancora limitato come scaturisce dall' esame di tutti schi, nonostante la nuova attribuzione che proponia­ i dipinti studiati. Divengono allora spiegabili la mag­ mo, è quella individuata da sempre.39) E le chiare os­ giore risolutezza nell'affrontare le vele nella cappella servazioni offerte dalla Sapori, sulla discendenza dalla del Duomo spoletino (per la maggiore omogeneità cultura dell'affascinante scuola romana delle ultime eminentemente decorativa) e, come si vede, le cadute Stanze e dei decoratori delle facciate prima del Sacco, provinciali di gusto nelle parti narrative. E questo sulla ancora "inafferrabile" coppia Polidoro-Matu­ vale anche per i riquadri della facciata Racani, certa­ rino, sulle citazioni esatte da parte di chi (e non poteva mente non lontani temporalmente dal vicino cantiere essere altrimenti) era stato gomito a gomito cogli Eroli nella Cattedrale. artefici operanti a Roma, concordano, sovrapponen­ La sostanziale aderenza ai canoni romani delle dosi nei più minuti e sovrabbondanti particolari, con imprese vaticane e delle facciate graffite, che sarà lie­ quanto si è ritrovato al Palazzone e altrove. vemente turbata, più tardi, da suggestioni intellettua­ Anche il ricco impianto decorativo della volta Eroli listiche meno controllate, nel senso di una sensibile ~ invia nelle modalità stilisti che, oltreché nell'impianto inclinazione alla " maniera", ci porta a ritenere che Iconografico, alle grottesche della torre del Palazzone lo scarto temporale tra i cicli cortonesi e quelli spo­ (fin? ad ora inedite), che offrono in grande abbondanza letini non debba essere molto accentuato, e colloche­ gemetti, mascheroni, satiri, teste leonine e nudini remmo perciò i lavori umbri non oltre i primi degli in piedi e sdraiati, festoni e frutti con una tecnica, anni trenta del ' 500. La giustezza degli accostamenti per quanto è possibile riscontrare, identica (TAV. VI, proposti è ribadita dalla tavola centinata col ' Padre a - C).4o) Eterno e due angeli' che, pubblicata dalla Sapori e

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15 - CORTONA, PALAZZONE PASSERINI, SALA DEL FREGIO - TOMMASO BERNABEI DETTO IL PAPACELLO: PARTICOLARE RAFFIGURANTE I BUOI ARALDICI PASSERINI E PUTTI (foto Soprintendenza B.A.A .A .S. di Arezzo)

attribuita al pittore degli affreschi di Spoleto, ci è di In quest'ultima grande impresa di Tommaso Ber­ grande aiuto una volta sottoposta al raffronto con nabei, che, fino alle devianti supposizioni del Salmi tutte le opere del Bernabei esaminate (fig. 19). L'on­ non era mai stata messa in dubbio come sua creazione, nipotente vegliardo rimanda infatti a ben conosciute si possono ora finalmente vedere ragionevolmente tutte fisionomie, e, in particolare, al Sant'Andrea a destra le sfaccettature di una attività ultraventennale che nella 'Assunzione' del Calcinaio, così come negli riteniamo possa essere accettata quale più alta testi­ scattanti angiolini che gli sono a fianco si rivedono monianza di una carriera sempre dignitosa, e, qui a modelli dipinti nell" Adorazione dei pastori', valga Perugia, permeata di una originale carica inventiva, ad esempio su tutti 1'angelo reggicartiglio a destra. come è concorde giudizio da parte della critica che L'affresco, al quale si è già accennato, proveniente vi ha ritrovato anticipazioni, e non di poco, del manie­ 2 dalla chiesa cortonese di San Domenico, e recuperato rismo, ad esempio, di un Taddeo Zuccari.4 ) La pater­ alla fine degli anni cinquanta, ci sembra possa es­ nità che era sembrata inconcepibile, o, almeno diffi­ sere aggiunto alla lista dei lavori di Maso Papacello cilmente spiegabile per 1'assenza di affinità elettive per le strette somiglianze con le figure veterotesta­ con le pretese opere signorelliane, riappare senza diffi­ mentarie della Cappella Eroli, e, allo stesso modo, coltà, legittimata dal passato riscoperto del pittore con 1" Ercole ', il 'Laocoonte' e con le due figure cortonese. In ciascuno dei lavori di Perugia, nel fregio, allegoriche del Palazzone. Anche nei due angeli che nelle ' Storie di Braccio da Montone ', e anche nelle assistono il Santo Vescovo, probabilmente ' Sant' A­ tavole coi ' Guerrieri sdraiati ' ,43) della Galleria Na­ gostino ' (fig. 20), si rinvengono infatti invenzioni figu­ zionale dell'Umbria, ci si riallaccia con pignoli rife­ rative già espresse e che saranno ancora adoperate rimenti sia a radicate reminiscenze romane, sempre con profitto nei putti che accompagnano i giganteschi affioranti fino all'estrema produzione del Papacello, guerrieri del fregio della Sala Rossa nel Palazzo dei sia alle giovanili fatiche spoletine e cortonesi del Pa­ Priori a Perugia (figg. 21 e 22).41) lazzone. L'impianto decorativo si è fatto ancor più ©Ministero per beni e le attività culturali-Bollettino d'Arte TAV. V

SPOLETO, DUOMO DI SANTA MARIA, CAPPELLA EROLI TOMMASO BERNA BEI DETTO IL PAPACELLO : VEDUTA D' INSIEME DELLA VOLTA ©Ministero per beni e le attività culturali-Bollettino d'Arte ©Ministero per beni e le attività culturali-Bollettino d'Arte TAV. VI

CORTONA, PALAZZONE PASSERINI, SALA DELLA TORRE TOMMASO BERNABEI DETTO IL PAPACELLO :

a) RIQUADRO CENTRALE DELLA VOLTA RAFFIGURANTE LE PARCHE

b-c) PARTICOLARI DECORATIVI DELLA VOLTA E DELLE PARETI (foto Soprintenden za B .A .A .A .S . di Arezzo)

a

b c ©Ministero per beni e le attività culturali-Bollettino d'Arte ©Ministero per beni e le attività culturali-Bollettino d'Arte

16 - SPOLETO, DUOMO DI SANTA MARIA, CAPPELLA ERO LI 17 - SPOLETO, DUOMO DI SANTA MARIA, CAPPELLA EROLI TOMMASO BERNABEI DETTO IL PAPACELLO: TOMMASO BERNA BEI DETTO IL PAPACELLO: ADAMO (PARTICOLARE DELLA VOLTA) MELCHISEDECH (PARTICOLARE DELLA VOLTA) (foto Soprintendenza B.A.A .A.S. dell' Umbria) (foto Soprintendenza B.A.A.A.S. dell' Umbria) magniloquente nella ricchezza degli ornati e nella l) G. VASARI, Le Vite de' più eccellenti Pittori, Scultori e tendenza a esorcizzare un horror vacui sempre aborrito, Architettori, Firenze 1568, ed. a cura di G . MILANESI, Fi­ renze 1878-85 (1906), III, pp. 693-695: "Ne' medesimi del resto, dall' artista. Ma il repertorio dei nudini tempi, avendo a Silvio Passerini, cardinale di Cortona, mu­ - quelle tipiche statuette gessose -la quadra tura rato un palazzo un mezzo miglio fuor della città Benedetto esasperata delle scene, dove tante e fantasiose forme Caporali; il quale, dilettandosi dell'architettura, aveva poco della geometria piana vengono a occupare la superficie innanzi comentato Vitruvio; volle il detto cardinale che quasi tutto si dipignesse. Perché messo vi mano Benedetto, con (a Perugia come nella torre del Palazzone e come nella l'ajuto di Maso Papacello cortonese; il quale era suo discepolo, Cappella Eroli a Spoleto) appartengono in lolo, sem­ ed aveva anco imparato assai da Giulio Romano, come si dirà; pre e soltanto, al tempo dell'apprendistato romano. e da Tommaso, ed altri discepoli e garzoni; non rifinò, che E di più. Al di là delle individuali capacità artistiche l'ebbe quasi tutto dipinto a fresco n. Sul Palazzone Passerini : A. VENTURI, Storia dell' arte italiana, XI, Milano 1938, l, la pittura di Tommaso Papacello manifesta già anche pp. 886-895 ; B. FRESCUCCI, Il Palazzone, Sondrio 1965 : P . quelle medesime incertezze tra la grammatica for­ SCARPELLINI, Giovanni Battista Caporali e la cultura artistica mativa che viene dal raffaellismo e le nuove inquietu­ perugina nella prima metà del Cinquecento, in Arte e Musica dini appena intuite; come nel suo maestro Giulio in Umbria tra Cinquecento e Seicento. Atti del XIl Convegno di Studi Umbri, Gubbio-Gualdo Tadino 1979, Perugia 1981, Romano (con le dovute distanze), per il quale si assiste pp. 21-79; U . GNOLI, Pittori e miniatori nell' Umbria, Spo­ ad un analogo processo. Consistendo questo in uno leto 1923, pp. 332 e 333· stravolgimento nel senso di gigantismo per il capofila 2) VASARI, op . cit., V, p. 533; VI, p. 227. Nella Vita di degli ormai exraffaelleschi, a Mantova, e in una defor­ Giulio Romano il pittore è chiamato Tommaso Paperello mazione che porta alla creazione di stereotipi, e perfino mentre nella edizione del Vasari a cura di P . DELLA PERGOLA, quasi caricaturali, come in tante incisioni d'après, L. GRASSI e G . PREVITALI, Milano 1966, l'artista è ricordato come Tommaso del Papa Celio (Vita di Cristofano Gherardi, per il suo coetaneo pittore di provincia, ritornato, voI. VI, p. Il8). dopo la parentesi" eroica ", in patria. 3) M . SALMI, Tommaso Barnabei detto il Papacello, in E da un piccolo frammento di un ben più complesso Bollettino d'Arte, III, 1923, fase. IV, pp. 167-182. Lo stu­ fenomeno artistico, ricomposto faticosamente dopo dioso attribuisce al Papacello molti dipinti tardo signorelliani fuorvianti digressioni, si spera di potere acquisire una in base a raffronti stilisti ci con le tavole della chiesa del Cal­ migliore conoscenza anche di qualche altra tessera di cinaio a Cortona (vedi più avanti la nota lO). quel puzzle universale che ha costituito l'invenzione 4) L'opera, frammento residuo di una più ampia decora­ più feconda e rivoluzionaria della pittura del Cinque­ zione parietale, fu staccata nel 1922. Cfr. A. MARIOTTI, Let­ cento. tere Pittoriche Perugine, Perugia 1788, pp. 241 e 242; M . GUARDA BASSI, Indice guida dei documenti pagani e cristiani ri­ guardanti l' Istoria e 1'Arte nella Provincia dell' Umbria, Perugia Cortona, dicembre 1986 1872, p. 47; SALMI, op. cit., pp. 171 e 180; GNOLI, op. cit.,

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9) Per la situazione che si è venuta a creare dopo il saggio del Salmi, cioè l'uso di attribuire al Bernabei (quasi come nome di comodo) lavori signorelliani di dubbia autografia, o comunque quelli dove sono più che evidenti gli apporti della bottega, si veda: P. SCARPELLINI, , Firenze 1964, pp. 109, 140-146 e il più volte citato MANCINI, in Pittura ... , cit., pp. 34 e 35,44-46,82,129 e 130. IO) G. PINUCCI, Memorie istoriche della Sacra Immagine di Maria Santissima detta delle Grazie che si venera nella chiesa volgarmente chiamata del Calcinajo presso la città di Cortona, Firenze 1792. L'autore, che crede il Bernabei e Tommaso Papacello due pittori distinti, riporta le attribu­ zioni documentando solo le committenze e indicando anche le datazioni di due delle tre opere " signorelliane ": per la , Concezione' l'anno 1524 (data che appare segnata sulla pertinente predella) e il I 527 per 1" Annunciazione '. Sulla perlo meno discutibile attendibilità del Pinucci fa testo inoltre una sua citazione del Papacello secondo la quale l'artista sarebbe stato attivamente impegnato nel 1484 a occuparsi delle vicende per l'edificazione della chiesa del Calcinaio; una quindicina d'anni, cioè, avanti la sua nascita. I I) Anche volendo credere ad una ripresa da parte del pit­ tore delle invenzioni raffaellesche attraverso riproduzioni a stampa, come accadrà spesso nel corso dell'esame delle opere bernabeiane, ci si trova qui nella impossibilità di citare esem­ plari di incisioni antecedenti alla esecuzione del dipinto a meno di non volere per forza ipotizzare l'esistenza di stampe a noi non pervenute. Per le prime traduzioni incise della , Trasfigurazione' e della' Pala di Monteluce ' cfr. AA.VV., Raphael invenit, catalogo della mostra, Roma 1985, pp. 177, 214 e 215, al quale si rinvia per le successive comparazioni proposte. Comunque si vuole ribadire fin da ora come l'analisi dei dipinti del Papacello faccia ritenere più che probabile che egli usasse anche riprendere appunti direttamente dagli originali sia per la manifesta familiarità con le fonti sia, soprat­ 18 - SPOLETO , PALAZZO RACANI, FACCIATA tutto, per la assenza di " tramiti " tra le sue figurazioni e i TOMMASO BERNA BEI DETTO IL PAPACELLO: prototipi romani. PARTICOLARE DELLA DECORAZIONE DEL FREGIO 12) Il contratto di allogazione dell" Assunzione' reca la data I I gennaio 1525. Il documento, rintracciato all' Ar­ chivio di Stato di Firenze dal dotto Laurence B. Kanter, al p. 331 ; M . T. CALVANO, in Dizionario biografico degli Ita­ quale spetta un ruolo determinante nella compilazione di liani, IX, Roma 1967, p. 137 ; F . F . MANCINI, in Pittura in questo studio per le risolutive informazioni forniteci e che Umbria tra il 1480 e il 1540, Milano 1983, pp. 177 e 196. vogliamo qui ringraziare, testimonia che era stata prevista una predella a complemento della pala e che il pittore avrebbe 5) GUARDABASSI, op. cit., p. 129; SALMI, op. cit., pp. 170 anche dovuto dipingere un 'Padre eterno' nella volta della e 171; GNOLI, op. cit., p. 332. La datazione di questo dipinto cappella della chiesa: " Spectabilis vir Blasius olim Philippi è sempre stata ipotizzata intorno al 1540 (vedi MANCINI, in Bartolomei Aurificis civis cortonensis ex eius certa scientia Pittura ... , cit., p. 34). L'anno, chiaramente visibile sulla base dedit at locavit eximio pictorj M. o Tomasso Archangelj del leggio della Madonna, è apparso solo dopo le operazioni Nicolaj Michaelangeli de Cortona presenti et conducenti di pulitura iniziate nel 1985. opus unius tabule et picture dicte tabule in ecclesia Sancte 6) Sulla attribuzione al Papacello, insieme con Vincenzo Marie Virginis de Valle Calcinarij extra et propre civitatem e Lattanzio Pagani, delle 'Storie di Braccio da Montone' cortone et pro capella et altare dicte ecclesie: quod et qua m nella Sala Rossa esiste una testimonianza documentaria già fratres dictus ecclesie dicto Blasio concesserunt iuxta porta m a partire dalla fine del Cinquecento. L 'intervento bernabe­ dicte ecclesie superiorem versus conventum in angulo ad iano è stato fortemente messo in dubbio da Scarpellini manum sinixtram [. .. ] et que in dicta tabula debeat pingere (op. cit., p. 76) in quanto l'autore, accogliendo la tesi del Asumptionem Gloriosissime Virginis Marie in celum cum Salmi, considera il pittore un continuatore del Signorelli. angelis et seraphinis et apostolis et sepulchro et cum omni­ Per le notizie bibliografiche sugli affreschi si veda F. SANTI, bus misterijs convenientibus et concernentibus annumptiatio­ Galleria Nazionale dell' Umbria. Dipinti, sculture e oggetti nem patris eius Joachin ab angelo que usque assumpta fuit dei secoli XV-XVI, Roma 1985, pp. 191-193. Nel catalogo in celum [. .. ] H. (A.S.F., Notarile antecosimiano, O 64, C. 112, è confermata la antica attribuzione al Papacello con l'aiuto Notaio Pietro di Guidantonio Orselli). Il pagamento di tutta però del solo Lattanzio Pagani. la somma pattuita, 50 fiorini d'oro, venne saldato soltanto tre 7) SANTI, op. cit., pp. 197 e 198. La tavola, ricordata già anni più tardi. dal Mariotti (op . cit., p. 240), si trovava in pessime condizioni 13) G.B. CAVALCASELLE, J.A. CROWE, Storia della pittura nei depositi della Galleria Nazionale dell'Umbria ed è stata in Italia, VIII, Firenze 1898, p. 522 ; GNOLI, op. cit., pp. 318 recuperata grazie all'intervento di restauro intrapreso dalla e 319. Il dottor L.B. Kanter mi ha confermato queste attri­ Soprintendenza per i Beni Ambientali, Architettonici, Arti­ buzioni che saranno oggetto di un suo studio di prossima stici e Storici di Perugia. In MANCINI, in Pittura ... , cit., pubblicazione. p. 196 veniva ancora ritenuta dispersa. 14) SCARPELLlNI, op. cit., pp. 66-73. Nel saggio viene cor­ 8) Insieme con il maestro vetraio Maso Porro da Cortona rettamente esaminata la matrice culturale degli affreschi dei nel 1532 ; vedi A. ROSSI, Un'invetriata di due maestri corto­ quali è ritenuto responsabile il Caporali. Il Papacello è rele­ nesi per nome Tommaso, in Giornale d'Erudizione Artistica, gato a ruoli subalterni pure venendogli assegnati i riquadri I, 1872, pp. 83 e 84. storici del salone che, tuttavia, non sono analizzati. ©Ministero per beni e le attività culturali-Bollettino d'Arte

19 - ROMA, COLLEZIONE PRIVATA - TOMMASO BERNA BEI DETTO IL PAPACELLO: IL PADRE ETERNO E DUE ANGELI

15) Questa architravatura dipinta ricorda quella scolpita pittorica del • Lacooonte ' e dell" Ercole' (derivante questo nel cortile del Palazzo Baldassini a Roma di Antonio da San­ ultimo dalla tavoletta del Pollaiolo) si può ragionevolmente gallo il Giovane al quale sembra anche ispirarsi la costruzione ritenere che l'esecuzione sia simile a quella dei dipinti del spazi aie dell'intera ideazione architettonica della sala. Altri salone " romano " anche se è impossibile formulare ipotesi interessanti motivi di analogia (sui quali ci ripromettiamo di a ttribu ti ve. tornare) esistono poi proprio tra il fregio pittorico di Palazzo 17) Anche in F. GUALDI SABATINI, Giovanni di Pietro Baldassini, genericamente riferito alla bottega di Perin del detto , Spoleto 1984, I, p. 406, è avvertita, oltre le Vaga, e le storie del Palazzo ne. Sull' edificio sangallesco: R. U . evidentissime riprese dalle tipologie architettoniche raffael­ MONTINI, Palazzo Baldassini restaurato, in Studi Romani, lesche, la conoscenza di prima mano da parte del pittore del V, 1957, pp. 39-56; D . REDIG DE CAMPOS, Notizia su Palazzo Palazzone delle varianti immaginate per i cartoni e non rea­ Baldassini, in Bollettino del Centro di Studi per la Storia lizzate. Esiste tuttavia una notevole analogia formale di uno dell' Architettura, 1956 (1957), IO, pp. 3-22. Sulla Farnesina dei tre scorci papacelliani con un particolare raffigurante un si veda il catalogo della mostra I luoghi di Raffaello, Roma tempietto circolare nell'episodio del' Giudizio di Salomone' 1983, pp. 23-73. della cosiddetta Volta dorata nel Palazzo della Cancelleria, 16) Cfr. F . MAGI, Laocoonte a Cortona, in Rendiconti scena attribuita recentemente a Maturino da N . DACOS, della Pontificia Accademia Romana di Archeologia, XL, Ni Polidoro, ni Peruzzi : Maturino, in Revue de l'art, 1982, 1967-1968, pp. 275-294; M. WINNER, Zum Nachleben des 57, pp. 9-28. L aokoon in der Renaissance, in Jahrbuch der Berliner Museen, 18) I soggetti degli episodi storici sono riportati al com­ 1974, 16, pp. 83-121 (in particolare p. 117). Sul significato pleto per la prima volta dal Milanesi (VASARI op . cit., III, della rappresentazione di Ercole nella tradizione toscana: p. 695). La descrizione dettagliata in FRESCUCCI, op. cit., pp. L. EHLI NGER, Hercules Florentinus, in Mitteilungen des Kunst­ 34-48. historisches Institutes in Florenz, XVI, 1972, pp. 119-142. Nella sala detta "del cardinale" sono nuovamente raffigu­ 19) Raphael..., cit., pp. 232, 786 e 787. Il volto e il gesto rati il • Laocoonte " l" Ercole e Anteo' e, soltanto qui, il di Lucrezia paiono riprendere la • Venere e Amore ' incisa gruppo di • Menelao e Patroc1o ' (vedi MAGI, art. cit., pp. da Agostino Veneziano da un disegno della cerchia di Giulio 285-287). Gli affreschi sono stati completamente ridipinti (cfr. Raphael ... , cit., pp. 245 e 807). nel secolo scorso, ma attraverso saggi effettuati sulla superficie 20) SANTI, op. ciI., p. 192.

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cora al Louvre, • Erma e figura ammantata' (di cui esiste nella stessa collezione una replica in controparte) per il quale si veda: RAVELLl, op. cit., pp. 163 e 164, 274. Ma, soprattutto, col' Trasporto al sepolcro' di Windsor la cui datazione orda crediamo debba essere rivista per la letterale trasposizione pittorica al Palazzone. Sul foglio cfr. A.E. POPHAM e J. WILDE, The Italian Drawings of the XV and XVI Centuries in the Collection of His Majesty the King at Windsor Castle, London 1949, pp. 295 e 296; MARABOTTINI, op. cit., I, P.341; II, tav. CXVIII n. 2; RAVELLl, op. cit., pp. 178 e 179. Un altro disegno, • Studio per la Deposizione' rafforza la nostra ipotesi poiché trova precise citazioni nella' Uccisione di Virginia " ed è singolare che la sua" fodera " fosse costi­ tuita da una variante proprio del foglio di Windsor. Cfr. L. GRASSI, Due disegni inediti di Polidoro da Caravaggio, in Festschrift Luitpold Dussler, Miinchen 1972, pp. 255-262. 24) Deve essere qui evidente come non si voglia intendere in una accezione di .. esclusività" l'alunnato di Tommaso Bernabei presso Giulio Romano poiché, naturalmente, la complessa problematica dei rapporti tra i grandi scolari di Raffaello, e di questi coi propri aiuti, è tuttora una questione irrisolta. Per ogni tentativo di far luce sulle singole personalità artistiche operanti si rimanda al fondamentale lavoro di N. DAcos, Le Logge di Raffaello, 2" ed., Roma 1986. 25) Gli altri stemmi dipinti, mai esaminati, sono da identi­ ficarsi con quelli dei cardinali Giovanni Salvia ti, Innocenzo Cybo e Niccolò Ridolfi, tutti creati da Leone X e familiari al Passerini, i quali, insieme con lo stesso Pucci e Baldassarre Turini, erano stati designati esecutori testamentari di Cle­ mente VII per il monumento sepolcrale del papa in Santa Maria sopra Minerva. Sulla visita del cardinale Pucci si veda G. MANCINI, Cortona nel Medio Evo, Firenze 1897, p. 361. 26) Cortona, Archivio Comunale, Codice Q 11, Delibe­ razioni dal 1523 al 1527, c. 141V. Un anno dopo, nell'ottobre del 1525, a pochi giorni di distanza dal sopra ricordato sog­ giorno del Pucci, Ippolito de' Medici era nuovamente ospi­ tato al Palazzone (Ibidem, cc. 289 e 290). 27) VASARI, op. VI, p. 146 (puntualmente rilevato dallo 20 - CORTONA, CHIESA DI SAN DOMENICO cit., TOMMASO BERNABEI DETTO IL PAPACELLO (?) : SANT' AGOSTINO SCARPELLlNI, op. cit., pp. 71 e 72). (foto Soprintendenza B .A.A.A.S . di Arezzo) 28) Sulla traduzione dall'incisione di Marco Dente e sulle differenze tra i due affreschi cfr. MAGI, art. cit., p. 277 e ss. Un restauro degli affreschi del salone con le storie ro­ mane è stato intrapreso dalla Soprintendenza per i Beni Ambientali, Architettonici, Artistici e Storici di Arezzo tra 21) A. MARABOTTINI, Polidoro da Caravaggio, Roma 1969, il 1982 e 1'84 sotto la direzione dello scrivente. L'esame delle I, pp. 355 e 356; II, tav. CXXIX nn. 3 e 4; L. RAVELLI, superfici affrescate ha permesso di constatare che erano state Polidoro Caldara da Caravaggio, Bergamo 1978, pp. 251 e ridipinte soltanto alcune parti architettoniche (pilastri e co­ 252. L'episodio è conosciuto per un disegno agli Uffizi e lonne a finti marmi) e le riquadrature delle sovraporte con le per una incisione, in controparte, di Giulio Bonasone di nicchie contenenti busti classicheggianti. La tecnica di ese­ molti anni posteriore (vedi S. MAssARI, Giulio Bonasone, cuzione è apparsa sicura e basata su disegni preparatori sia catalogo della mostra, Roma 1983, I, pp. 67 e 68). L'identico tradotti a fresco mediante cartoni sommariamente incisi sia soggetto era stato dipinto negli affreschi di Villa Lante al a spolvero. Quattro episodi contigui della parete sinistra, e Gianicolo (poi trasportati a Palazzo Zuccari) e appare anche corrispondenti alla fascia superiore a sinistra del • Laocoonte ' a San Giustino nel Castello Bufalini (cfr. A. RONEN, .. Storie sono da attribuire ad una mano diversa da quella del resto de' fatti de' romani". Cristofano Gherardi and Polidoro da della decorazione e sono anche di qualità decisamente infe­ Caravaggio, in Storia dell'arte, 1974, 20, pp. 5-17, in parti­ riore rispetto alle altre dodici scene. Non sono emersi vistosi colare le pp. 8, l l e 14). Rappresenta una curiosa coincidenza pentimenti ad eccezione dell'arcata entro la quale è dipinto la menzione del Papacello tra gli aiuti di Giulio Romano il gruppo del Laocoonte; per questo, infatti, era stata pre­ nella Villa Lante riportato da A. DELLA CELLA, in Polimnia, vista, e realizzata, in un primo momento, una apertura archi­ I, 1924, 6-7; tale notizia verrebbe dal Morelli ma non siamo travata. La storia della' Battaglia del Trasimeno', dove com­ riusciti a trovarne traccia. paiono gli scorci, cui si è accennato, del Palazzo ne e della 22) MARABOTTINI, op. cit., I, p. 354; II, tav. CXXVIII chiesa del Calcinaio, sembra dipinta senza l'ausilio di cartoni n. l; RAVELLI, op. cit., pp. 247-249. Nel riquadro con lo preparatori, quasi tracciata quindi all'impronta, forse per stesso racconto al Palazzone il soldato al centro è ripreso esigenze di committenza .. estemporanea ". L'équipe dei dalla • Battaglia di Ostia' mentre quello a sinistra, con la restauratori è stata diretta dal Sig. Giovanni Cabras. lancia, è, al rovescio, ispirato dal guerriero ignudo al centro 29) Il dipinto si trova in una sala della originaria residenza dell'affresco di • Giosuè che ferma il sole '. dei religiosi reggenti il santuario. Alla fine del Settecento, o 23) I raffronti che si vogliono stabilire sono con il disegno al principio del secolo successivo, questo ambiente fu sud­ del Louvre raffigurante la • Messa ', pubblicato in E. BOREA, diviso verticalmente in due locali e l'affresco, probabilmente Vicende di Polidoro da Caravaggio, in Arte antica e moderna, per motivi devozionali, venne si risparmiato, ma la sua parte 1961, pp. 211-227 (in particolare p. 223); con il disegno, an- superiore risultò tuttavia incastrata nel soffitto della stanza

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21 - PERUGIA, PALAZZO DEI PRIORI, SALA ROSSA - TOMMASO BERNABEI DETTO IL PAPACELLO : STORIE DI BRACCIO DA MONTONE (foto I.C.C.D.) ricavata al pianterreno. Questa collocazione giustifica l'in­ soddisfacente riproduzione fotografica per le difficoltose con­ dizioni di inquadratura nella ripresa dal basso. I segni graf­ fiti sull'intonaco dal cartone preparatorio e la assoluta cor­ rispondenza dimensionale permettono di ritenere che il pittore si sia servito del medesimo disegno di Cesio 30) A. DELLA CELLA, Cortona antica, Cortona 1900, p. 204. 31) Sono note almeno due incisioni raffiguranti il soggetto raffaellesco per un arazzo della cosiddetta .. Scuola nuova" : una è attribuita al Caraglio e l'altra, in controparte, a Bat­ tista F ranco (cfr. Raphael ... , cit., pp. 143, 597 e 598). j2) B.F. DAVIDSON, Marcantonio's Martyrdom oj S. Lo­ renzo, in Bulletin oj Rhode Island School oj Design, III, 1961, pp. 1-6 i E. BOREA, Stampe da modelli fiorentini nel Cinque­ cento, in Il primato del disegno, catalogo della mostra, Firenze 1980, pp. 227-286 (in particolare le pp. 244 e 245). 33) SALMI, op. cit., p. 171 i V. CORBUCCI, Il Palazzo di Alessandro Vitelli e la Pinacoteca Comunale di Città di Castello, Città di Castello 1931, p. 57. La tavola è ricordata anche in MANCINI, in Pittura ... , cit., p. 34, a proposito della pala papacelliana di Montone firmata anche dal Cirelli. Di qUEsto artista completamente ignoto lo Gnoli ipotizzava l'identifi­ cazione con un certo Vittorio Anderlini da Montone al quale riferiva un pagamento avvenuto nel 1519 a Roma, nella casa del cardinale Armellini, un documento pubbli­ cato in Giornale di erudizione artistica, IV, 1875, p. 116 (cfr. GNOLI, op. cit., pp. 344 e 345). 34) Come, ad esempio, oltre l'angelo nunciante di Mon­ tone, molti profili femminili nell'episodio della • Fuga di

22 - PERUGIA, PALAZZO DEI PRIORI, SALA ROSSA - TOMMASO BERNABEI DETTO IL PAPACELLO : GUERRIERO E PUTTO (PAR­ TICOLARE) (foto I .C.C.D. )

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Clelia', la 'Lucrezia violentata' e 'Virginia in giudizio'. del cardinale Cybo che quello del cardinale Ridolfi (i cui E, ancora, il ' San Giacomo' in piedi a sinistra nell" Assun­ stemmi abbiamo rintracciato al Palazzo ne) siano stati Go­ zione' del Calcinaio e, nella 'Pentecoste' del Duomo di vernatori di Spoleto (L. PASTOR, Storia dei Papi, IV, Roma Cortona, il volto del giovane ammantato a destra in alto. Ig08, I, pp. 355 e 356). 35) L'affresco, in condizioni assai precarie, è compreso 40) Gli affreschi si trovano in due stanze adiacenti il Sa­ senza alcun commento nell' elenco delle opere del pittore lone Romano. Si tratta di ambienti di limitate dimensioni compilato dal Salmi (op. cit., p. 180). Tutte le figure sono interamente decorati con motivi ripresi dal repertorio delle chiaramente riprese da situazioni inventive provenienti da Logge e dagli impianti romani sempre genericamente riferiti disegni o dipinti di Raffaello. a Giovanni da Udine. Le partiture interessano sia le volte 36) Lo Scarpellini (op. cit., p. 72) mette giustamente in coi peducci che le pareti, anche se in una sala la pittura è relazione il fregio con gli ornati nel Palazzo Vitelli alla Can­ stata "rinfrescata" abbondantemente nel secolo scorso. noniera di Città di Castello. Sugli affreschi, più tardi di que­ Nella più piccola delle stanze (dove gli interventi moderni sti a Cortona, si veda: A. RONEN, Palazzo Vitelli alla Can­ sono limitati) la volta è scompartita geometricamente e in­ noniera, in Commentari, 1976, 1-2, pp. 56-88. torno al medaglione centrale raffigurante le 'Parche' sono È interessante notare anche nella decorazione, tutto som­ disposti nudini ed eroti danzanti. Nelle lunette e nelle vele mato semplicisticamente ripetitiva, del fregio Passerini, la sono complessi ornati vegetali e i motivi araldici col bue presenza di elementi che, una volta di più, accennano alle Passerini. Nella fascia dove impostano le vele è dipinto un inconfondibili fantasie polidoresche concepite per le facciate motivo di grifi e girari su fondo nero, alternato a composi­ dei palazzi romani Si allude in particolare ad un grande tri­ zioni di frutta sui peducci. Sulle pareti, infine, è un drap­ pode ardente con motivi caprini e ad un' Arpia che rimanda, peggio regolare sul quale posano moltitudini di piccoli ani­ però, a numerosi dettagli presenti nelle 'Storie romane': mali naturalisticamente descritti, e, a guisa di erme sorreg­ alla tavola imbandita e ai grandi vasi nel 'Curio Dentato genti i peducci, sono figure monocrome che riprendono le riceve i Sanniti " alle anfore dipinte sul camino ed ai masche­ cariatidi e le due allegorie delle nicchie nel Salone princi­ roni del braciere nell'episodio di ' Muzio Scevola '. Proprio pale. Esistono anche per questi affreschi richiami con quanto la figura dell' eroe e della ammantata testimone dell' avveni­ rimane della volta con le grottesche al piano terra di Palazzo mento derivano nuovamente da un foglio attribuito a Perino Baldassini (su questo lavoro si veda A. CAVALLARO in Oltre (forse da Polidoro) in quanto si trovano in un affresco del Raffaello. Aspetti della cultura figurativa del Cinquecento Palazzo Baldassini (si veda RAVELLI, op. cit., pp. 463 e 464). romano, catalogo della mostra, Roma Ig84, pp. 43-48. a 37) I putti che spargono fiori, dipinti nella prospettiva 41) L'opera fu pubblicata da L. BERTI, in 2 Mostra degli della testata principale del ' Salone Romano', ricordano gli affreschi staccati, Firenze Ig58, pp. 57 e 58. Cfr. inoltre L. angeli coi libri dei Vangeli nella 'Stanza della Segnatura'. BELLOSI, in Arte in Valdichiana, catalogo della mostra, Cor­ Nello schema ornamentale della Cappella Eroli sono stati tona Ig70, pp. 38 e 39; A.M. MAETZKE, in La Toscana nel invece notati dalla Sapori punti di contatto con la decorazione '500. , catalogo della mostra di Arezzo, Fi­ della 'Stanza di Eliodoro' (cfr. nota 38). renze Ig81, p. 322. L 'attribuzione era basata sulle "carat­ teristiche culturali di classicismo romano" che il Berti, a 38) Per la travagliata vicenda attributiva dei due cicli di ragione, ritrovava nell'affresco e di cui l'unico divulgatore affreschi spoletini si rinvia alla più recente e documentata allora noto nel territorio cortonese era il Marcillat. ricerca di G. SAPORI, Rinascimento tra centro e periferia: il , pittore di Francesco Eroli " in Paragone, Ig80, 363, pp. 3-20. 42) Il Salmi stesso, tuttavia, attribuiva al Papacello gli La moltitudine di nomi avanzati dagli storici (lo Spagna, affreschi anche se, notando la "maniera mutata" e la pro­ Vincenzo Tamagni, Jacopo Siculo, i Torresani, il Doni, per fonda lontananza dalla formazione giovanile (che lo studioso, non parlare di antiche e generiche attribuzioni a Bramante) come si è detto, riteneva signorelliana) finiva per concedere hanno sempre lasciato l'insoddisfacente sensazione (e in il merito di queste figurazioni accentuatamente mani eristiche primo luogo agli stessi proponenti le differenti paternità), agli interventi di aiuti (SALMI, op. cit., pp. 172 e 181). Oltre che non si riuscisse mai pienamente a decifrare le variegate alla già ricordata riserva avanzata dallo Scarpellini, e accet­ componenti linguistiche possedute dall' autore delle opere. tata da Mancini (in Pittura ... , cit., pp. 15, gl e 196), occor­ Nella ipotesi di attribuzione da lei sostenuta, la Sapori, risco­ re sottolineare nuovamente il recente recupero del Santi al prendo acutamente suggestioni estranee ad ognuno degli quale si rimanda per l'esaustiva bibliografia (cfr. la nota 6). artisti tradizionalmente chiamati in causa, si è orientata verso 43) SANTI, op. cit., pp. 195 e Ig6. Le quattro tavole ven­ la giusta direzione. Quella, cioè, di rivolgersi ad una perso­ gono date a Lattanzio Pagani, sia pure dubitativamente, per nalità nuova e totalmente sconosciuta. Così il nome di Gio­ le forti affinità esistenti coi 'Guerrieri e putti' dipinti a vanni da Spoleto, di cui resta soltanto la memoria in una fianco degli episodi storici del fregio, dove l'autore ritiene firma che accompagna quella di Vincenzo Tamagni negli affre­ debba essersi manifestata la collaborazione del pittore col schi absidali in Santa Maria di Arrone, nel 1516, è stato dubi­ Papacello. Da parte nostra, al contrario, proprio il rivedere tativamente accostato alle imprese di Palazzo Racani e della ancora immutata la cifra fisionomica di sempre, e il ritrovare, Cappella Eroli. Ora ci sembra che le limitate corrispondenze accanto ai baldanzosi guerrieri, quel colossale vaso di ben stilisti che fra alcuni episodi marginali ad Arrone (SAPORI, conosciuta memoria polidoresca, ci convince della respon­ art. cit., tavv. 21 e 22a) siano superate per i molti riscontri sabilità inventiva del Papacello. Se si devono ricercare con­ possibili con le opere del Bernabei; e persino quel singolare tributi del Pagani, questi sono invece osserva bili nelle ' Sto­ " spagnolismo .. avvertito dalla Sapori (ma anche dal Grassi rie', e principalmente nelle affollate rappresentazioni dei per i fogli polidoreschi ispiranti i due riquadri storici di fondi. , Virginia ' al Palazzone; cfr. nota 22), è rinvenibile frequen­ temente nell'artista cortonese. Nota d'Autore 39) Che il pittore si muovesse abitualmente nel territorio A bozze ultimate ci è consentito soltanto di aggiungere, spoletino è d'altronde provato dalle documentate commit­ a integrazione della nota 7, lo studio di F. F. MANCINI, tenze a Spello nel 1532 e a Cesi nel 1540 (cfr. le note 4 e 8). Miniatura a Perugia tra Cinquecento e Seicento, Milano 1987 Costituisce una curiosa combinazione il fatto che sia il padre (in particolare le pp. 16 e IIg).

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