Comune di Cinigiano - Regolamento Urbanistico

IL SINDACO CONSULENTE URBANISTA MARZIO SCHEGGI COORDINATORE PROF. ARCH. GIANFRANCO GORELLI IL RESPONSABILE DEL PROCEDIMENTO PER LA FORMAZIONE DEL P.S. E COLLABORATORE UFFICIO DI DEL R.U. PIANO DIRIGENTE DEL SETTORE ARCH. ELISABETTA BERTI EDILIZIA ED URBANISTICA GEOM. MASSIMO BOVINI ASPETTI GEOLOGICI: PROF. PAOLO CANUTI IL GARANTE DELLA GEOLOGO PELLEGRINO PARTECIPAZIONE INNOCENTI MASSIMO CIPRIANI ENGINEERING GEOLOGY SERVICE SRL

FACILITATORE PER LA PARTECIPAZIONE VALUTAZIONE DI INCIDENZA ANDREA CALDELLI DOTT. GIUSEPPE MONACI CONTRIBUTI DI SETTORE

VALUTAZIONE INTEGRATA IL RESPONSABILE DEL SETTORE ARCH. SILVIA VIVIANI OPERE PUBBLICHE: ING. PAOLO VITI GEOM. CRISTINA CATOCCI

NORME

Comune di Cinigiano - Regolamento Urbanistico

TITOLO I DISPOSIZIONI GENERALI

CAPO I CONTENUTI E ARTICOLAZIONI DEL REGOLAMENTO URBANISTICO art. 1 Contenuti del Regolamento Urbanistico...... 13 art. 2 Articolazione del regolamento urbanistico...... 17

CAPO II TRASFORMAZIONI E RIQUALIFICAZIONI DEGLI ASPETTI INSEDIATIVI E/O AMBIENTALI art. 3 Aree TR/ Trasformazione degli assetti insediativi ...... 21 art. 4 Aree RQ / Riqualificazione degli assetti insediativi e/o ambientali 23

CAPO III DISCIPLINA E PIANI DI SETTORE RELAZIONI CON IL REGOLAMENTO URBANISTICO art. 5 Disciplina della distribuzione e localizzazione delle funzioni ...... 26 art. 6 Piani di settore di competenza comunale...... 27

CAPO IV VALUTAZIONE E MONITORAGGIO DEGLI EFFETTI art. 7 Valutazione integrata ...... 30 art. 8 Valutazione degli effetti ambientali delle trasformazioni...... 33 art. 9 Monitoraggio degli effetti ...... 39

CAPO V DISPOSIZIONI RELATIVE AGLI ASSETTI INSEDIATIVI art. 10 Parametri urbanistici ...... 41 art. 11 Tolleranze di costruzione...... 47 art. 12 Dotazioni di parcheggio per la sosta stanziale ...... 47 art. 13 Dotazioni di parcheggio per la sosta di relazione...... 50 art. 14 Contenimento dell'impermeabilizzazione superficiale e smaltimento delle acque meteoriche...... 51 art. 15 Distanze minime tra fabbricati ...... 52 art. 16 Distanze minime dei fabbricati dai confini ...... 53 art. 17 Edilizia sostenibile / incentivi economici e urbanistici...... 55

NORME 1 INDICE GENERALE

Comune di Cinigiano - Regolamento Urbanistico

TITOLO II ATTUAZIONE DEL REGOLAMENTO URBANISTICO CAPO I MODALITÀ DI ATTUAZIONE art. 18 Modalità di attuazione del Regolamento Urbanistico ...... 63 art. 19 Piani attuativi...... 64 art. 20 Interventi convenzionati con Progetto Unitario ...... 66 art. 21 Nuova edificazione residenziale con finalità sociali ...... 67 art. 22 Intervento urbanistico – edilizio diretto, convenzionato o soggetto a sottoscrizione di atto d'obbligo ...... 69

CAPO II ARTICOLAZIONE DI SPECIFICHE CATEGORIE O TIPOLOGIE DI INTERVENTO URBANISTICO- EDILIZIO art. 23 Interventi di manutenzione ordinaria recanti mutamento dell'aspetto esteriore degli immobili...... 72 art. 24 Ristrutturazione edilizia ...... 77 art. 25 Addizioni funzionali ...... 80 art. 26 Addizioni volumetriche...... 81

CAPO III DISPOSIZIONI PARTICOLARI art. 27 Interventi pertinenziali / articolazione e titoli abilitativi ...... 83 art. 28 Immobili meritevoli di tutela per particolari motivi di carattere storico, culturale, architettonico od estetico. Individuazione e disposizioni procedurali...... 85 art. 29 Interventi di manutenzione straordinaria con carattere di urgenza ...... 86 art. 30 Autorizzazioni amministrative per interventi e/o manufatti di carattere temporaneo...... 87 art. 31 Interventi in deroga alle previsioni del Regolamento Urbanistico 87 art. 32 Ricostruzione di edifici diruti ...... 88 art. 33 Interventi ammissibili su edifici e/o consistenze edilizie legittimati in forza di provvedimenti di sanatoria straordinaria...... 89 art. 34 Interventi ammissibili su consistenze edilizie oggetto di sanzioni sostitutive della rimessa in ripristino...... 91

TITOLO III DISCIPLINA DEGLI ASPETTI GEOLOGICI E IDROGEOLOGICI art. 35 Disciplina degli aspetti geologici e idrogeologici Contenuti e finalità ...... 93

NORME 2 INDICE GENERALE

Comune di Cinigiano - Regolamento Urbanistico

CAPO I RISCHIO SISMICO art. 36 Elementi per la valutazione degli effetti locali e di sito per la riduzione del rischio sismico ...... 96 art. 37 Instabilità dinamica per cedimenti e cedimenti differenziali ...... 97

CAPO II RISCHIO IDRAULICO art. 38 Ambiti di reperimento di aree per interventi di regimazione idraulica ...... 99 art. 39 Reticolo idrografico superficiale...... 99

CAPO III PERICOLOSITÀ GEOLOGICA E IDRAULICA art. 40 Aree con pericolosità geologica Classificazione ai sensi delle vigenti disposizioni regionali ...... 101 art. 41 Aree con pericolosità idraulica Classificazione ai sensi delle vigenti disposizioni regionali ...... 103

CAPO IV INDIRIZZI E PRESCRIZIONI IN MERITO AL RISCHIO IDROGEOLOGICO art. 42 Rischio di inquinamento delle acque sotterranee...... 106 art. 43 Aree sensibili e salvaguardia dei corsi d’acqua...... 109 art. 44 Governo della risorsa idrica ...... 118 art. 45 Prescrizioni inerenti le attività che comportano movimenti di terra ...... 123

CAPO V FATTIBILITÀ E PRESCRIZIONI PER GLI INTERVENTI DI TRASFORMAZIONE URBANISTICO - EDILIZIA art. 46 Fattibilità geologica delle aree oggetto di interventi urbanistico – edilizi...... 127 art. 47 Fattibilità di possibili interventi che ricadono nel tessuto insediativo esistente e nel territorio aperto ...... 130

CAPO VI SUOLO E SOTTOSUOLO art. 48 Realizzazione o manutenzione di viabilità di interesse rurale ... 133 art. 49 Recinzioni di fondi ed appezzamenti di terreni ...... 133

NORME 3 INDICE GENERALE

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TITOLO IV DISCIPLINA DELLE INVARIANTI STRUTTURALI art. 50 Contenuti e finalità ...... 136

CAPO I INVARIANZA STORICO - INSEDIATIVA art. 51 Siti archeologici e aree di interesse archeologico ...... 139 art. 52 Patrimonio edilizio presente alla seconda Guerra Mondiale..... 140 art. 53 Tracciati viari fondativi ...... 142 art. 54 Viabilità vicinale...... 143 art. 55 Spazi pubblici centrali...... 145 art. 56 Opere di captazione ...... 147 art. 57 Seccatoi ...... 149

CAPO II INVARIANZA PAESISTICO - AMBIENTALE art. 58 Riserva naturale di Poggio all'Olmo...... 151 art. 59 Ambiti paesistici dei corsi d'acqua ...... 152 art. 60 Sistemazioni agrarie storiche (muri a secco) ...... 153 art. 61 Ambiti per l'istituzione dell'A.N.P.I.L del "Parco fluviale dell'Orcia e dell'Ombrone" ...... 156 art. 62 SIR – Sistemi di interesse regionale...... 159 art. 63 Boschi di rilevanza vegetazionale e /o ambientale...... 161 art. 64 Formazioni arboree decorative (lineari o areali) ...... 162 art. 65 Formazioni calanchive ed emergenze geologiche ...... 164 art. 66 Pertinenze paesistiche delle ville e dei complessi rurali ...... 166 art. 67 Patriarchi vegetali ...... 169 art. 68 Sorgenti ...... 170 art. 69 Luoghi di eccezionale apertura visuale ...... 170 art. 70 Aree per la trasformazione di energia eolica e solare...... 171 art. 71 ARPA 21 ...... 177

CAPO III INVARIANZA CULTURALE E SOCIALE art. 72 Usi civici e demani ...... 181 art. 73 Il mercato settimanale, La festa dell'Uva, La sagra del Capitone, La festa della castagna...... 181 art. 74 La via della castagna , le strade dell'olio, la via delle fonti, la via del fiume, la via di Dogana...... 182 art. 75 La vigna – museo e la Casa Museo di ...... 182

NORME 4 INDICE GENERALE

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TITOLO V INFRASTRUTTURE, ATTREZZATURE E SERVIZI PUBBLICI E/O DI INTERESSE PUBBLICO O GENERALE art. 76 Disciplina delle infrastrutture, attrezzature e servizi pubblici e/o di interesse pubblico o generale Contenuti e finalità...... 185

CAPO I INFRASTRUTTURE VIARIE E DI TRASPORTO E RELATIVI SERVIZI art. 77 Aree per sedi stradali, piazze e spazi pubblici ad esse accessori187 art. 78 Linee di arretramento e fasce di rispetto stradale ...... 188 art. 79 Impianti di distribuzione carburanti ...... 190

CAPO II AREE, ATTREZZATURE E SERVIZI DI INTERESSE SOVRACOMUNALE art. 80 Aree per attrezzature, impianti e infrastrutture di interesse sovracomunale...... 192 art. 81 Aree a destinazione pubblica ricadenti in parchi di interesse sovracomunale...... 193

CAPO III AREE, ATTREZZATURE E SERVIZI DI INTERESSE COMUNALE art. 82 Aree cimiteriali e relative fasce di rispetto ...... 194 ART. 83 Aree ad edificazione speciale per standard (attrezzature pubbliche e di interesse comune) ...... 195 art. 84 Aree per strutture private di uso pubblico e collettivo ...... 198

CAPO IV RETI E INFRASTRUTTURE TECNOLOGICHE art. 85 Reti ed impianti per il trasporto e la distribuzione dell’energia elettrica ...... 201 art. 86 Impianti e/o installazioni per telefonia mobile e/o telecomunicazione ...... 205 art. 87 Linea metanodotto ...... 205

TITOLO VI CLASSIFICAZIONE DEL PATRIMONIO EDILIZIO ESISTENTE

CAPO I DISPOSIZIONI GENERALI

NORME 5 INDICE GENERALE

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art. 88 Classificazione del patrimonio edilizio esistente Contenuti e finalità ...... 208 art. 89 Edifici privi di classificazione Disciplina e procedimento di classificazione ...... 209 art. 90 Edifici specialistici ...... 210

CAPO II PATRIMONIO EDILIZIO PRESENTE AL 1940 art. 91 CLASSE 1 : Edifici e/o complessi edilizi di alto valore storico - architettonico...... 211 art. 92 CLASSE 2 : Edifici e/o complessi edilizi di valore storico - architettonico...... 214 art. 93 CLASSE 3: edifici e/o complessi edilizi di interesse storico testimoniale in rapporto agli assetti territoriali di origine rurale ...... 216

CAPO III PATRIMONIO EDILIZIO POSTERIORE AL 1940 art. 94 CLASSE 4 : edifici e/o complessi edilizi di interesse storico testimoniale in rapporto agli assetti territoriali di origine rurale ex Ente Maremma...... 219 art. 95 CLASSE 5 : edifici e/o complessi edilizi di interesse storico testimoniale in rapporto al contesto urbano ...... 222 art. 96 CLASSE 6:edifici e/o complessi edilizi di modesto interesse architettonico e/o storico - testimoniale ...... 225 art. 97 CLASSE 7: edifici multipiano o comunque aggregati di interesse architettonico o morfologico ...... 228 art. 98 CLASSE 8 : edifici unifamiliari o plurifamiliari di modesto o nullo interesse architettonico e/o morfologico rispetto al contesto di riferimento ...... 232 art. 99 CLASSE 9: edifici e complessi di interesse architettonico modesto o nullo incoerenti con i caratteri morfologici prevalenti nel contesto di riferimento ...... 235 art. 100 CLASSE 10 : edifici produttivi privi di interesse architettonico o morfologico ...... 238

CAPO IV EDIFICI INCONGRUI, VOLUMI SECONDARI E MANUFATTI ETEROGENEI art. 101 CLASSE 11 : edifici privi di interesse architettonico ed incompatibili con il contesto insediativo...... 241 art. 102 VS – Volumi secondari ...... 242 art. 103 TL – Edifici e manufatti a trasformabilità limitata ...... 244

NORME 6 INDICE GENERALE

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TITOLO VII DISCIPLINA DELLE AREE URBANE art. 104 Aree urbane e/o di influenza urbana Contenuti e finalità ...... 247

CAPO I TESSUTI INSEDIATIVI PREVALENTEMENTE RESIDENZIALI art. 105 Tessuti storici ed edifici sparsi storicizzati ...... 252 art. 106 Tessuti consolidati prevalentemente residenziali ...... 255 art. 107 Tessuti incoerenti...... 258 art. 108 Definizione architettonica dell’edificato nelle aree centrali in rapporto allo spazio pubblico ...... 260

CAPO II TESSUTI INSEDIATIVI PREVALENTEMENTE PRODUTTIVI art. 109 Tessuti consolidati prevalentemente produttivi ...... 262

CAPO III DISCIPLINA DEL VERDE PRIVATO E DEI SUOLI PREVALENTEMENTE INEDIFICATI art. 110 Aree prevalentemente non edificate di tutela degli insediamenti ...... 269 art. 111 Aree prevalentemente non edificate integrative degli insediamenti ...... 270 art. 112 Verde privato vincolato ...... 272

TITOLO VIII DISCIPLINA DEL TERRITORIO RURALE art. 113 Territorio rurale Contenuti e finalità ...... 275

CAPO I DISPOSIZIONI GENERALI art. 114 Operatori agricoli ...... 277 art. 115 Programma Aziendale Pluriennale di Miglioramento Agricolo Ambientale P.M.A.A...... 280 art. 116 Interventi di sistemazione ambientale ...... 287 art. 117 Annessi agricoli stabili destinati ad usi agricolo - produttivi o di supporto alle attività aziendali ...... 288 art. 118 Annessi agricoli reversibili per l'agricoltura amatoriale o per piccole produzioni agricole (per fondi non costituenti aziende agricole)...... 292 art. 119 Manufatti precari ...... 295

NORME 7 INDICE GENERALE

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art. 119 BIS Costruzioni precarie, ricoveri per animali da cortile o detenuti a scopo amatoriale ...... 296 art. 120 Serre: serre temporanee e serre con copertura stagionale aventi le caratteristiche costruttive dei manufatti precari (articolo 41, comma 8 della l.r. 1/2005) ...... 299 art. 121 Strutture ad uso ricreativo...... 301 art. 122 Attività integrative ...... 302 art. 123 Patrimonio edilizio esistente...... 304 art. 124 Nuove abitazioni rurali...... 305 art. 125 Verde privato soggetto a tutela nel territorio rurale ...... 306 art. 126 Locali interrati o seminterrati ...... 308 art. 127 Piscine e d altre opere autonome a corredo degli edifici...... 309 art. 128 Recinzioni...... 311

CAPO II AREE A PREVALENTE FUNZIONE AGRICOLA art. 129 Aree a prevalente funzione agricola ...... 313 art. 130 Sistema territoriale“I COLLI DI CINIGIANO”...... 317 art. 131 Sistema territoriale “I PIANI DELL'ORCIA”...... 318 art. 132 Sistema territoriale “I POGGI DI MONTENERO”...... 320 art. 133 Sistema territoriale “L'AGRO DELL'OMBRONE” ...... 320 art. 134 Sistema territoriale “LA DORSALE OCCIDENTALE”...... 321 art. 135 Sistema territoriale “LA MONTAGNA”...... 322 art. 136 Sistema territoriale “LA VALLE DI ” ...... 323

TITOLO IX AREE PER USI SPECIALISTICI art. 137 Aree per usi specialistici / Contenuti e finalità...... 325

CAPO I USI E/O ATTIVITÀ TURISTICO - RICETTIVE O RICREATIVE art. 138 Edificazione esistente a destinazione turistico – ricettiva nelle aree urbane ...... 326 art. 139 Agriturismo, strutture turistico - ricettive e ospitalità in spazi aperti...... 327 art. 140 Aree per campeggi...... 328 art. 141 Aree per attività culturali e/o ricreative all'aperto...... 329

CAPO II USI E/O ATTIVITÀ PRODUTTIVE E/O COMMERCIALI art. 142 Edifici specialistici esistenti a destinazione commerciale ...... 331 art. 143 Aree per attività di trasformazione e conservazione dei prodotti agricoli...... 332

NORME 8 INDICE GENERALE

Comune di Cinigiano - Regolamento Urbanistico

art. 144 Aree per il deposito o l'esposizione di merci e/o materiali all'aperto...... 333 art. 145 Aree per il deposito e lo stoccaggio di materiali edili e/o per la messa in riserva di rifiuti inerti non pericolosi derivanti da demolizione ...... 335

TITOLO X NORME TRANSITORIE E FINALI

CAPO I NORME TRANSITORIE art. 146 Pratiche edilizie in itinere ...... 338 art. 147 Aree sottoposte a Piani Attuativi e Progetti Unitari già approvati o recepiti dalla strumentazione urbanistica previdente generale 339 art. 148 Aree agricole esistenti nelle aree urbane ...... 340

CAPO II SALVAGUARDIE E NORME FINALI art. 149 Aree interessate dalle previsioni del "Piano comunale di protezione civile" ...... 342 art. 150 Installazione di strutture per lo spettacolo viaggiante ...... 342 art. 151 Attività e forme di utilizzazione in contrasto con le destinazioni d'uso previste dal Regolamento Urbanistico ...... 343

NORME 9 INDICE GENERALE

Comune di Cinigiano - Regolamento Urbanistico

QUADRO CONOSCITIVO

- Schedatura urbanistico-edilizia del patrimonio insediativo - Schedatura dei caratteri costitutivi dello spazio pubblico e di uso pubblico - Repertorio della rete di viabilità vicinale e dei tracciati viari fondativi

SINTESI PROGETTUALE

Quadro previsionale strategico quinquennale Relazione generale Norme per l’attuazione Allegato ‘A’ – Schede di indirizzo progettuale per la caratterizzazione e/o la riqualificazione dello spazio pubblico

Allegato ‘A’ – Elaborati grafici

Allegato ‘B’ – Schede normative e di indirizzo progettuale relative alle seguenti aree: Aree TR/ trasformazione degli assetti insediativi Aree RQ/ riqualificazione degli assetti insediativi e/o ambientali

Rapporto generale di Schede grafiche - valutazione integrata Il quadro delle trasformazioni urbanistiche Programma di abbattimento delle barriere architettoniche e urbanistiche

Tav. n. 010L Scala 1:10.000 Tavola di inquadramento Livello A Tav. n. A10L Scala 1:10.000 Disciplina dei suoli e degli insediamenti Tav. n. A2L Scala 1.2.000 Livello B Tav. n. B10La Scala 1:10.000 Tutela e valorizzazione del patrimonio Tav. n. B2La Scala 1.2.000 territoriale: invarianti strutturali Livello B Tutela e valorizzazione del patrimonio Tav. n. B2Lb Scala 1:2.000 territoriale Livello C Tav. n. C10L Scala 1:10.000 Classificazione del patrimonio edilizio Tav. n. C2L Scala 1.2.000 esistente e usi specialistici

NORME 10 INDICE GENERALE

Comune di Cinigiano - Regolamento Urbanistico

STUDI DI SETTORE

Indagini geologico - tecniche

Livello D Tav. n. D01 10K Scala 1:10.000 Carta della geomorfologia Scala 1:5000 Livello D Tav. n. D02 10K Scala 1:10.000 Carta della pericolosità geomorfologica Livello D Zone a Maggior Pericolosità Sismica Tav. n. D03 10K Scala 1:2.000 Locale, ZMPSL Livello D Tav. n. D04 10K Scala 1:10.000 Carta della pericolosità idraulica Livello D Carta della fattibilità geologica, sismica e Tav. n. D05 2K Scala 1:2.000 idraulica

NORME 11 INDICE GENERALE

Comune di Cinigiano - Regolamento Urbanistico

TITOLO I DISPOSIZIONI GENERALI

Capo I - Contenuti e articolazioni del Regolamento

Urbanistico art. 1 Contenuti del regolamento Urbanistico art. 2 Articolazioni del Regolamento Urbanistico

Capo II - Trasformazione e riqualificazione degli assetti

insediativi e/o ambientali art. 3 Aree TR / Trasformazione degli assetti insediativi art. 4 Aree RQ / Riqualificazione degli assetti insediativi e/o ambientali

Capo III - Discipline e piani di settore / Relazioni con il

Regolamento Urbanistico art. 5 Disciplina della distribuzione e localizzazione delle funzioni art. 6 Piani di settore di competenza comunale

Capo IV - Valutazione e monitoraggio degli effetti art. 7 Valutazione integrata art. 8 Valutazione degli effetti ambientali delle trasformazioni art. 9 Monitoraggio degli effetti

Capo V - Disposizioni relative agli assetti insediativi art. 10 Parametri urbanistici ed edilizi art. 11 Tolleranze di costruzione art. 12 Dotazioni di parcheggio per la sosta stanziale art. 13 Dotazioni di parcheggio per la sosta di relazione Contenimento dell’impermeabilizzazione superficiale e art. 14 smaltimento delle acque meteoriche art. 15 Distanze minime tra fabbricati art. 16 Distanze minime dei fabbricati dai confini art. 17 Edilizia sostenibile / incentivi economici e urbanistici

NORME 12 TITOLO I – Disposizioni generali

Comune di Cinigiano - Regolamento Urbanistico

CAPO I CONTENUTI E ARTICOLAZIONI DEL REGOLAMENTO URBANISTICO

art. 1 Contenuti del Regolamento Urbanistico

1. Il Regolamento Urbanistico definisce le regole e le azioni per la tutela, la riqualificazione e la valorizzazione del patrimonio insediativo e territoriale disciplinando le trasformazioni urbanistiche, edilizie e infrastrutturali con esse compatibili. A tale scopo specifica e conferisce efficacia operativa ai contenuti statutari del Piano Strutturale e ad una parte significativa delle strategie in esso contenute, nel rispetto dei principi di sviluppo sostenibile definiti dalle vigenti norme in materia di governo del territorio.

Esso contiene: a) la disciplina per la gestione degli insediamenti esistenti, che individua e definisce:

b) il perimetro aggiornato dei centri abitati, quale delimitazione continua comprendente tutte le aree edificate e i lotti interclusi;

c) la disciplina dell’utilizzazione, del recupero e della riqualificazione del patrimonio urbanistico ed edilizio esistente, compresa la tutela e valorizzazione degli edifici e dei manufatti di valore storico e artistico, sulla base di un quadro conoscitivo dettagliato ed aggiornato dell’edificato e delle funzioni in atto;

d) l’individuazione delle aree per le opere di urbanizzazione primaria e secondaria, nel rispetto dei parametri definiti dal Piano Strutturale con riferimento agli standard urbanistici minimi imposti dalle vigenti norme statali e regionali in materia di governo del territorio;

e) le aree, gli ambiti o i singoli edifici sui quali perseguire prioritariamente la riqualificazione insediativa;

f) le aree all’interno del perimetro dei centri abitati nelle quali è permessa l’edificazione di completamento;

g) l’individuazione del patrimonio edilizio esistente sul quale sono consentiti interventi di ampliamento;

h) la disciplina del territorio rurale, nel rispetto delle vigenti norme regionali in materia;

i) la disciplina delle trasformazioni non materiali del territorio, ispirata a criteri di coordinamento tra le scelte localizzative, la regolamentazione della mobilità, gli atti di competenza dell’Amm./ne Comunale in materia di orari, e la “Disciplina della distribuzione e localizzazione delle funzioni” di cui all’art. 5 delle presenti norme.

NORME 13 TITOLO I – Disposizioni generali Capo I – Contenuti e articolazioni del Regolamento Urbanistico

Comune di Cinigiano - Regolamento Urbanistico

j) la disciplina delle trasformazioni degli assetti insediativi, infrastrutturali ed edilizi del territorio, che individua e definisce:

- gli interventi di addizione agli insediamenti esistenti consentiti anche all’esterno del perimetro dei centri abitati;

- le aree interessate da interventi di riorganizzazione del tessuto urbanistico;

- gli interventi che, in ragione della loro complessità e rilevanza, presuppongono la preventiva approvazione di Piani Attuativi o Progetti Unitari;

- il coordinamento con la pianificazione comunale di settore, anche mediante l’individuazione delle relative aree interessate o destinate;

- la disciplina della perequazione urbanistica, riferita a specifiche aree di trasformazione e/o di riqualificazione degli assetti insediativi;

- il programma di intervento per l’abbattimento delle barriere architettoniche ed urbanistiche, sulla base del censimento delle barriere architettoniche nell’ambito urbano e la determinazione degli interventi necessari al loro superamento;

- le infrastrutture da realizzare e le aree ad esse destinate;

- i beni sottoposti a vincolo ai fini espropriativi, ai sensi delle vigenti disposizioni statali e regionali in materia di espropriazione per pubblica utilità.

2. Il Regolamento Urbanistico contiene altresì:

a) la disciplina riferita all’integrità fisica del territorio, mediante la quale le previsioni relative alle trasformazioni degli assetti insediativi, infrastrutturali ed edilizi del territorio sono poste in relazione con un compendio selezionato e coordinato delle previsioni e disposizioni vigenti in materia geologica e idraulica;

b) la valutazione di fattibilità idrogeologica degli interventi, anche ai fini del vincolo idrogeologico di cui alle vigenti norme regionali, in base all’approfondimento degli studi di natura idrogeologica, geologica ed idraulica contenuti nel Piano Strutturale;

c) le disposizioni di tutela riferite alle invarianti strutturali del territorio individuate dal Piano Strutturale;

d) le discipline speciali finalizzate alla tutela, valorizzazione e/o riqualificazione paesaggistica, ambientale, storico-culturale ed insediativa del patrimonio territoriale, urbanistico ed edilizio;

NORME 14 TITOLO I – Disposizioni generali Capo I – Contenuti e articolazioni del Regolamento Urbanistico

Comune di Cinigiano - Regolamento Urbanistico

e) gli indirizzi progettuali e le indicazioni operative per la riqualificazione e/o la caratterizzazione dello spazio pubblico. 3. Con riferimento alla lettera b) del precedente punto 1, sono dimensionate sulla base del “Quadro previsionale strategico quinquennale” - elaborato dall’Amm./ne Comunale per i cinque anni successivi all’approvazione del Regolamento Urbanistico - le seguenti previsioni:

1. le “Aree TR / trasformazione degli assetti insediativi” di cui all’art. 3 punto 6;

2. le “Aree RQ / riqualificazione degli assetti insediativi e/o ambientali” di cui all’art. 4 punto 6;

3. le aree per sedi stradali ‘di progetto’ e gli spazi pubblici ad esse accessori, di cui all’art. 77;

4. le aree destinate ad ampliamenti cimiteriali, di cui all’art. 82;

Le previsioni di cui sopra, nonché gli eventuali vincoli preordinati alla espropriazione ad esse correlate, perdono efficacia nel caso in cui, alla scadenza del quinquennio dall’approvazione del Regolamento Urbanistico, non siano stati approvati i relativi Piani Attuativi, Progetti Unitari o progetti esecutivi. Per i Piani Attuativi e i Progetti Unitari di iniziativa privata previsti dal Regolamento Urbanistico, la perdita di efficacia dei vincoli preordinati alla espropriazione si verifica allorché entro cinque anni non sia stata stipulata la relativa convenzione ovvero i proponenti non abbiano formato un valido atto unilaterale d’obbligo a favore dell’Amm./ne Comunale.

4. Il Regolamento Urbanistico è costituito dai seguenti elaborati:

Quadro conoscitivo:

- Schedatura dei caratteri costituitivi dello spazio pubblico o di uso pubblico;

- Schedatura urbanistico-edilizia del patrimonio insediativo;

Sintesi progettuale:

- Relazione generale;

- Quadro previsionale strategico quinquennale;

- Inquadramento generale del territorio comunale (aree urbane / territorio rurale) (elaborazione cartografica su base C.T.R. in scala 1:10.000);

- Livello A - Disciplina dei suoli e degli insediamenti (elaborazioni cartografiche su base C.T.R. in scala 1:2.000 e 1:10.000);

NORME 15 TITOLO I – Disposizioni generali Capo I – Contenuti e articolazioni del Regolamento Urbanistico

Comune di Cinigiano - Regolamento Urbanistico

- Livello B - Tutela e valorizzazione del patrimonio territoriale: invarianti strutturali (elaborazioni cartografiche su base C.T.R. in scala 1:2.000 e 1:10.000);

- Livello C - Classificazione del patrimonio edilizio esistente e usi specialistici (elaborazioni cartografiche su base C.T.R. in scala 1:2.000 e 1:10.000);

- Norme per l’Attuazione (con allegati ‘A’ e ‘B’);

- Indagini geologico-tecniche / Relazione;

- Rapporto generale di valutazione integrata;

- Rapporto generale di valutazione d'incidenza;

- Programma per l’abbattimento delle barriere architettoniche e urbanistiche

In caso di incongruenze o di non perfetta corrispondenza tra le elaborazioni cartografiche eseguite su base C.T.R. in scala 1:2.000 e quelle eseguite su base C.T.R. in scala 1:10.000, riferite a medesimi tematismi, prevalgono ai fini applicativi le indicazioni cartografiche alla scala di maggior dettaglio, in ragione del più elevato grado di definizione della base cartografica utilizzata.

5. Costituiscono parte integrante delle presenti Norme per l’Attuazione i seguenti allegati:

- Allegato ‘A’ - ‘Schede di indirizzo progettuale’ per la caratterizzazione e/o la riqualificazione dello spazio pubblico

- Allegato ‘B’ - ‘Schede normative e di indirizzo progettuale’, relative alle seguenti aree:

a. “Aree TR / trasformazione degli assetti insediativi” (art. 3)

b. “Aree RQ/ riqualificazione degli assetti insediativi e/o ambientali” (art. 4).

6. Il Regolamento Edilizio e le altre disposizioni regolamentari comunali riferite o attinenti alla materia urbanistico-edilizia concorrono alla disciplina del territorio comunale e del patrimonio edilizio esistente, in coordinamento con le disposizioni di cui alle presenti Norme per l’Attuazione e relativi allegati.

In caso di contrasto prevalgono le previsioni e/o disposizioni contenute nel Regolamento Urbanistico.

NORME 16 TITOLO I – Disposizioni generali Capo I – Contenuti e articolazioni del Regolamento Urbanistico

Comune di Cinigiano - Regolamento Urbanistico

art. 2 Articolazione del regolamento urbanistico

1. Ai fini dell’attuazione delle previsioni del Regolamento Urbanistico, ed alla luce dei contenuti statutari e strategici del Piano Strutturale, nella tavola denominata “Inquadramento generale del territorio comunale” su base C.T.R. in scala 1:10.000 è riportata la seguente ripartizione del territorio comunale:

a) “aree urbane e/o periurbane”, ovvero la porzione di territorio interna al perimetro aggiornato dei centri abitati, inteso come delimitazione continua comprendente tutte le aree edificate e i lotti interclusi;

b) “territorio rurale”, ovvero la porzione di territorio esterna alla perimetrazione delle “aree urbane” costituenti il principale ambito di applicazione delle vigenti norme regionali in materia di tutela e valorizzazione delle aree con esclusiva o prevalente funzione agricola;

c) "boschi di rilevanza vegetazionale ed ambientale", ovvero le parti di territorio coperte dai boschi di cui all’art. 63 delle presenti norme nonché da boschi di rilevanza vegetazionale e ambientale;

d) "siti d'interesse regionale (Sir)", ovvero l'area collocata sul confine nord del territorio comunale (circa 120 ettari) SIR “Basso corso del fiume Orcia”, che interessa la valle dell’Orcia compresa tra i Comuni di Cinigiano e Montalcino.

e) "Arpa P21" Sono aree atte alla istituzione di “aree naturali protette di interesse locale” (A.N.P.I.L.) ai sensi delle vigenti norme regionali, di cui all'art. 71 delle presenti norme;

f) "riserva naturale di Poggio all'Olmo" ovvero un’area caratterizzata dalla presenza di ambiti boschivi, sia naturali che di impianto storico, da elementi geomorfologici e da sistemazioni del terreno, di cui all'art. 58 delle presenti norme;

g) "ambito per l'istituzione dell' A.N.P.I.L del "Parco fluviale dell'Orcia e dell'Ombrone", ovvero le aree di particolare interesse, sotto il profilo paesistico, vegetazionale, geomorfologico, faunistico, assimilabili a quelle definite all’art.20 delle Norme del vigente P.T.C.P, di cui all'art. 61 delle presenti norme;

h) "ex discarica RR.SS.UU. "Bucona" ovvero il ripristino ambientale dell’area occupata dalla ex discarica RR.SS.UU. “Bucona” con attuazione del progetto esecutivo approvato con deliberazione G.M. n. 18 del 6 febbraio 2002;

i) "sistemi territoriali": nell'ambito del territorio comunale di Cinigiano il Piano Strutturale riconosce Sistemi e sub-sistemi territoriali, di cui all'art. 129.

2. Fermo restando quanto specificato ai successivi punti 5 e 6, le “aree urbane” di cui al punto 1 lett. a) si articolano, in ragione delle diversità insediative, funzionali e

NORME 17 TITOLO I – Disposizioni generali Capo I – Contenuti e articolazioni del Regolamento Urbanistico

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storico-morfologiche, nonché sulla base degli obiettivi e delle strategie fissate dal Piano Strutturale per ciascuna U.T.O.E., nei seguenti tessuti ed aree, distinte con apposito segno grafico negli elaborati cartografici di livello A su base C.T.R. in scala 1:2.000:

a) tessuti storici ed edifici sparsi storicizzati (art. 105);

b) tessuti consolidati prevalentemente residenziali (art. 106);

c) tessuti incoerenti (art. 107);

d) definizione architettonica dell'edificato nelle aree centrali in rapporto allo spazio pubblico (art. 108);

e) tessuti consolidati prevalentemente produttivi (art. 109);

f) aree prevalentemente non edificate di tutela degli insediamenti (art. 110);

g) aree prevalentemente non edificate integrative degli insediamenti (art. 111);

h) verde privato vincolato (art. 112).

Le aree urbane sono disciplinate dal Titolo VII delle presenti norme.

4. Fermo restando quanto specificato ai successivi punti 5 e 6, il “territorio rurale” di cui al punto 1 lett. c) è suddiviso, in ragione delle diversità insediative, paesaggistiche, ambientali e funzionali, in “aree a prevalente funzione agricola” (art. 129).

All’interno di esse, sulla base degli obiettivi e delle strategie fissate dal Piano Strutturale, sono individuati i seguenti sistemi territoriali, distinti con apposito segno grafico negli elaborati cartografici di livello A su base C.T.R. in scala 1:10.000:

- sistema territoriale “I Colli di Cinigiano” (art. 130);

- sistema territoriale “I Piani dell’Orcia”(art. 131);

- sistema territoriale “I Poggi di Montenero”(art. 132);

- sistema territoriale “L' agro dell'Ombrone”(art. 133);

- sistema territoriale "La dorsale occidentale"(art. 134);

- sistema territoriale “La Montagna”(art. 135);

- sistema territoriale “La Valle di Paganico”(art. 136). Il territorio rurale è disciplinato dal Titolo VIII delle presenti norme.

NORME 18 TITOLO I – Disposizioni generali Capo I – Contenuti e articolazioni del Regolamento Urbanistico

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5. Costituiscono ambiti strategici per i processi di sviluppo sostenibile del territorio e/o per la riqualificazione degli assetti insediativi e/o ambientali, le seguenti aree, individuate con apposito segno grafico negli elaborati cartografici di livello A su base C.T.R. in scala 1:2.000:

a) Aree TR / trasformazione degli assetti insediativi (art. 3);

b) Aree RQ / riqualificazione degli assetti insediativi e/o ambientali (art. 4);

Gli ambiti strategici di cui sopra ricadono in prevalenza nelle “aree urbane” e comprendono anche comparti con Piani Attuativi o Progetti Unitari già approvati in applicazione delle previsioni del previgente strumento urbanistico.

Le aree TR e RQ sono disciplinate dalle ‘schede normative e di indirizzo progettuale di cui all’ Allegato ‘B’ alle presenti norme.

6. Ricadono in misura maggiore o minore nelle “aree urbane e/o di influenza urbana” e nel “territorio a prevalente funzione agricola” - come individuati nella tavola denominata “Inquadramento generale del territorio comunale” - e sono disciplinate dal Titolo VI delle presenti norme, le infrastrutture e le aree per attrezzature e per servizi pubblici e/o di interesse pubblico o generale, quali quelle di seguito elencate:

a) aree per sedi stradali, piazze e spazi pubblici ad esse accessori (art. 77);

b) linee di arretramento e fasce di rispetto stradale (art. 78);

c) impianti per la distribuzione dei carburanti (art. 79);

d) aree per attrezzature, impianti e infrastrutture di interesse comunale (art. 80);

e) aree a destinazione pubblica ricadenti in parchi di interesse sovracomunale (art. 81);

f) aree cimiteriali e relative fasce di rispetto (art. 82);

g) aree ad edificazione speciale per standard (art. 83);

h) aree per strutture private di uso pubblico o collettivo (art. 84);

i) reti ed impianti per il trasporto e la distribuzione dell’energia elettrica (art. 85); j) impianti e/o installazioni per telefonia mobile e/o telecomunicazione (art. 86);

k) linee di metanodotto (art. 87).

NORME 19 TITOLO I – Disposizioni generali Capo I – Contenuti e articolazioni del Regolamento Urbanistico

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7. Completano le previsioni del Regolamento Urbanistico e sono riferite all’intero territorio comunale:

a) le disposizioni relative agli aspetti geologici e idrogeologici, articolate negli elaborati cartografici di livello D su base C.T.R. in scala 1:2.000 e 1:10.000 e nella disciplina di cui al Titolo III delle presenti norme;

b) la disciplina delle invarianti strutturali di cui al Titolo IV delle presenti norme, in applicazione dei contenuti statutari del Piano Strutturale. Le invarianti strutturali sono individuate con apposito segno grafico negli elaborati cartografici di livello B su base C.T.R. in scala 1:2.000 e 1:10.000;

c) la classificazione del patrimonio edilizio esistente, direttamente correlata alle disposizioni di cui al Titolo VI delle presenti norme e riportata con apposito segno grafico negli elaborati cartografici di livello C su base C.T.R. in scala 1:2.000 e 1:10.000;

d) le disposizioni riferite alle aree destinabili ad usi specialistici, individuate con apposito segno grafico negli elaborati cartografici di livello C su base C.T.R. in scala 1:2.000 e 1:10.000 e disciplinate dal Titolo IX delle presenti norme;

e) le disposizioni finali e transitorie di cui al Titolo X delle presenti norme.

8. Le previsioni del Regolamento Urbanistico e la relativa disciplina di attuazione costituiscono esito operativo dei contenuti statutari e strategici del vigente Piano Strutturale: sono pertanto elaborate in piena coerenza con il medesimo dando efficacia applicativa alle prescrizioni in esso contenute. Nella definizione di dettaglio delle articolazioni territoriali e delle discipline richiamate nel presente articolo, e più in generale nella redazione degli elaborati cartografici del Regolamento Urbanistico, sono state apportate – in applicazione dell’art. 9 delle Norme di P.S. - parziali e limitate modifiche a talune indicazioni cartografiche, elencazioni e perimetrazioni del Piano Strutturale, al fine di rettificare imprecisioni od omissioni di quest’ultimo, nonché per adeguare le previsioni in esso contenute alle ulteriori conoscenze di dettaglio acquisite dopo la sua approvazione.

Le variazioni principali derivano dall’impiego nel Regolamento Urbanistico di basi cartografiche a scala di maggior dettaglio rispetto a quelle utilizzate per il Piano Strutturale. Tali variazioni sono esplicitate nella Relazione Generale del Regolamento Urbanistico, nella quale sono altresì evidenziate le dirette relazioni ed i profili di coerenza sostanziale con il quadro conoscitivo e con i contenuti statutari e strategici definiti dal Piano Strutturale.

NORME 20 TITOLO I – Disposizioni generali Capo I – Contenuti e articolazioni del Regolamento Urbanistico

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CAPO II TRASFORMAZIONI E RIQUALIFICAZIONI DEGLI ASPETTI INSEDIATIVI E/O AMBIENTALI

art. 3 Aree TR/ Trasformazione degli assetti insediativi

1. Il Regolamento Urbanistico individua all’interno del territorio comunale , le “aree TR/trasformazione degli assetti insediativi” sotto elencate. Tali aree costituiscono ambiti strategici per i processi di sviluppo sostenibile del territorio nonché per la valorizzazione e/o riqualificazione del patrimonio insediativo.

2. Le seguenti “aree TR/trasformazione degli assetti insediativi” sono individuate negli elaborati con apposito segno grafico su base C.T.R. in scala 1:2.000.

N° Località Denominazione TR 01a Cinigiano (capoluogo) Area di Trasformazione - s.v. Benefizio TR 02a Monticello Amiata Area di Trasformazione - via dei Pini TR 02b Monticello Amiata Area di Trasformazione – loc. la Zita TR 02c Monticello Amiata Area di Trasformazione – s.p. cinigianese TR 03a Area di Trasformazione – v. del Madonnino TR 03b Castiglioncello Bandini Area di Trasformazione – v. del Madonnino TR 04a Sasso d’Ombrone Area di Trasformazione - s.v. Leopoldina TR 05a Area di Trasformazione - s.v. ex Mazzi TR 05b* Poggi del Sasso Area di Trasformazione - s.v. ex Mazzi TR 06a Santa Rita Area di Trasformazione TR 06b Santa Rita Area di Trasformazione TR 07a* Santa Rita Area di Trasformazione TR 07b* Santa Rita Area di Trasformazione

2. La disciplina riferita alle aree di cui al punto 1 è definita, oltre che dai successivi artt. 19 e 20, da apposite ‘schede normative e di indirizzo progettuale’, il cui repertorio completo è contenuto nell’Allegato ‘B’ alle presenti norme. In ciascuna scheda sono tra l’altro indicati:

- lo strumento previsto per l’attuazione degli interventi di trasformazione (Piano Attuativo o intervento convenzionato soggetto alla previa approvazione di un Progetto Unitario);

- le finalità dell’azione di trasformazione;

NORME TITOLO I – Disposizioni generali Capo II – Trasformazione e riqualificazione degli assetti insediativi e/o 21 ambientali

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- i dimensionamenti e le destinazioni d’uso previste; - le disciplina urbanistica di dettaglio riferita agli interventi di trasformazione nell’area di cui trattasi;

- gli eventuali contenuti prescrittivi e/o le forme di garanzia obbligatorie della convenzione destinata a regolamentare la realizzazione dell’intervento ed i rapporti, anche economici, tra le parti;

- le invarianti strutturali e le discipline speciali eventualmente interessanti l’area di intervento e/o le aree adiacenti;

- la classificazione del patrimonio edilizio eventualmente esistente nell’area di intervento;

- la fattibilità degli interventi dal punto di vista geologico e idraulico;

- le annotazioni relative alla valutazione integrata;

- il soggetto (pubblico e/o privato) cui compete l’iniziativa per la formazione del Piano Attuativo o per l’elaborazione del Progetto Unitario;

- l’organo comunale competente per l’approvazione del Piano Attuativo o del Progetto Unitario;

- la disciplina degli immobili ed aree comprese nella area di trasformazione in caso di scadenza del termine quinquennale dalla data di approvazione del Regolamento Urbanistico in difetto di approvazione del relativo Piano Attuativo o Progetto Unitario, e comunque nelle more dell’approvazione dello stesso;

- la disciplina degli immobili ed aree comprese nella area di trasformazione ad avvenuta realizzazione ed ultimazione degli interventi previsti dal relativo Piano Attuativo o Progetto Unitario.

3. Le aree TR contrassegnate con l’asterisco nell’elenco di cui al punto 1 si riferiscono a Piani Attuativi e Progetti Unitari approvati in applicazione delle previsioni del previgente strumento urbanistico, con interventi già realizzati o in corso di realizzazione alla data di adozione del Regolamento Urbanistico. Si rinvia al riguardo alle rispettive ‘schede normative e di indirizzo progettuale’ di cui all’Allegato ‘B’ alle presenti norme, nonché alle disposizioni di cui all’art. 147.

4. Le previsioni riportate nelle schede inerenti le “aree TR/trasformazione degli assetti insediativi”, nonché gli eventuali vincoli preordinati alla espropriazione ad esse correlate, perdono efficacia nel caso in cui, alla scadenza del quinquennio dall’approvazione del Regolamento Urbanistico,

NORME TITOLO I – Disposizioni generali Capo II – Trasformazione e riqualificazione degli assetti insediativi e/o 22 ambientali

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non siano stati approvati i relativi Piani Attuativi, progetti unitari o progetti esecutivi. Per i Piani Attuativi e i Progetti Unitari di iniziativa privata previsti dal Regolamento Urbanistico, la perdita di efficacia dei vincoli preordinati alla espropriazione si verifica allorché entro cinque anni non sia stata stipulata la relativa convenzione, ovvero i proponenti non abbiano stilato un valido atto unilaterale d’obbligo a favore dell’Amministrazione Comunale.

5. Gli interventi di trasformazione e/o riqualificazione previsti in tali aree sono soggetti alla valutazione integrata degli effetti territoriali, ambientali, sociali, economici e sulla salute umana, in applicazione delle vigenti norme regionali in materia di governo del territorio.

6. Con riferimento all’art. 1 lett. b) delle presenti norme, le previsioni relative alle aree di trasformazione di cui al presente articolo - fatta eccezione per quelle di cui al precedente punto 3 - sono dimensionate sulla base del “Quadro previsionale strategico quinquennale” elaborato dall’Amm./ne Comunale per i cinque anni successivi all’approvazione del presente Regolamento Urbanistico.

Le previsioni di cui sopra, nonché gli eventuali vincoli preordinati alla espropriazione ad esse correlate, perdono efficacia nel caso in cui, alla scadenza del quinquennio dall’approvazione del Regolamento Urbanistico, non siano stati approvati i relativi Piani Attuativi o Progetti Unitari.

Per i Piani Attuativi o i Progetti Unitari di iniziativa privata indicati nelle singole ‘schede normative e di indirizzo progettuale’ di cui all’Allegato ‘B’ alle presenti norme, la perdita di efficacia dei vincoli preordinati alla espropriazione si verifica allorché entro cinque anni non sia stata stipulata la relativa convenzione ovvero i proponenti non abbiano formato un valido atto unilaterale d’obbligo a favore dell’Amm. ne Comunale.

art. 4 Aree RQ / Riqualificazione degli assetti insediativi e/o ambientali

1. Le Aree RQ / riqualificazione degli assetti insediativi e/o ambientali costituiscono ambiti strategici per i processi di sviluppo sostenibile del territorio e/o per la riqualificazione degli assetti insediativi e/o ambientali, individuate con apposito segno grafico negli elaborati cartografici su base C.T.R. in scala 1:2.000.

NORME TITOLO I – Disposizioni generali Capo II – Trasformazione e riqualificazione degli assetti insediativi e/o 23 ambientali

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2. In ragione delle diversità insediative, paesaggistiche e funzionali, nonché sulla base degli obiettivi e delle strategie fissate dal Piano Strutturale per ciascuna U.T.O.E., il Regolamento Urbanistico individua all’interno del territorio comunale - prevalentemente nelle “aree urbane” - le “Aree RQ / trasformazione degli assetti insediativi e /o ambientali” sotto elencate.

Tali aree costituiscono ambiti strategici per i processi di sviluppo sostenibile del territorio nonché per la riqualificazione e valorizzazione del patrimonio insediativo e/o ambientale anche in rapporto agli spazi pubblici e agli elementi ordinatori dello spazio pubblico. Le “Aree RQ / riqualificazione degli assetti insediativi e/o ambientali” sono individuate con apposito segno grafico negli elaborati cartografici su base C.T.R. in scala 1:2.000.

N° Località Denominazione RQ 01a Cinigiano (capoluogo) Area di Riqualificazione – P. le Don sturzo RQ 01b Cinigiano (capoluogo) Area di Riqualificazione – v. Martiri della Libertà RQ 02a Sasso d’Ombrone Area di Riqualificazione – loc. Casa Bianca RQ 03a Poggi del Sasso Area di Riqualificazione – v. di Montecucco RQ 04a Santa Rita Area di Riqualificazione – v. del Madonnino

2. La disciplina riferita alle aree di cui al punto 1 è definita, oltre che dai successivi artt. 19 e 20, da apposite ‘schede normative e di indirizzo progettuale’, il cui repertorio completo è contenuto nell’Allegato ‘B’ alle presenti norme. In ciascuna scheda sono tra l’altro indicati:

- lo strumento previsto per l’attuazione degli interventi di trasformazione (Piano Attuativo o intervento convenzionato soggetto alla previa approvazione di un Progetto Unitario);

- le finalità dell’azione di trasformazione;

- i dimensionamenti e le destinazioni d’uso previste;

- le disciplina urbanistica di dettaglio riferita agli interventi di trasformazione nell’area di cui trattasi;

- gli eventuali contenuti prescrittivi e/o le forme di garanzia obbligatorie della convenzione destinata a regolamentare la realizzazione dell’intervento ed i rapporti, anche economici, tra le parti;

- le invarianti strutturali e le discipline speciali eventualmente interessanti l’area di intervento e/o le aree adiacenti;

- la classificazione del patrimonio edilizio eventualmente esistente nell’area di intervento;

NORME TITOLO I – Disposizioni generali Capo II – Trasformazione e riqualificazione degli assetti insediativi e/o 24 ambientali

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- la fattibilità degli interventi dal punto di vista geologico e idraulico;

- le annotazioni relative alla valutazione integrata; - il soggetto (pubblico e/o privato) cui compete l’iniziativa per la formazione del Piano Attuativo o per l’elaborazione del Progetto Unitario;

- l’organo comunale competente per l’approvazione del Piano Attuativo o del Progetto Unitario;

- la disciplina degli immobili ed aree comprese nella area di trasformazione in caso di scadenza del termine quinquennale dalla data di approvazione del Regolamento Urbanistico in difetto di approvazione del relativo Piano Attuativo o Progetto Unitario, e comunque nelle more dell’approvazione dello stesso;

- la disciplina degli immobili ed aree comprese nella area di trasformazione ad avvenuta realizzazione ed ultimazione degli interventi previsti dal relativo Piano Attuativo o Progetto Unitario.

3. Gli interventi di riqualificazione previsti in tali aree sono soggetti alla valutazione integrata degli effetti territoriali, ambientali, sociali, economici e sulla salute umana, in applicazione delle vigenti norme regionali in materia di governo del territorio.

4. Le previsioni di cui sopra, nonché gli eventuali vincoli preordinati alla espropriazione ad esse correlate, perdono efficacia nel caso in cui, alla scadenza del quinquennio dall’approvazione del Regolamento Urbanistico, non siano stati approvati i relativi Piani Attuativi o Progetti Unitari.

5. Con riferimento all’art. 1 lett. b) delle presenti norme, le previsioni relative alle aree di trasformazione di cui al presente articolo - fatta eccezione per quelle di cui al precedente punto 3 - sono dimensionate sulla base del “Quadro previsionale strategico quinquennale” elaborato dall’Amm./ne Comunale per i cinque anni successivi all’approvazione del presente Regolamento Urbanistico.

Le previsioni di cui sopra, nonché gli eventuali vincoli preordinati alla espropriazione ad esse correlate, perdono efficacia nel caso in cui, alla scadenza del quinquennio dall’approvazione del Regolamento Urbanistico, non siano stati approvati i relativi Piani Attuativi o Progetti Unitari.

Per i Piani Attuativi o i Progetti Unitari di iniziativa privata indicati nelle singole ‘schede normative e di indirizzo progettuale’ di cui all’Allegato ‘B’ alle presenti norme, la perdita di efficacia dei vincoli preordinati alla espropriazione si verifica allorché entro cinque anni non sia stata stipulata la relativa convenzione ovvero i proponenti non abbiano formato un valido atto unilaterale d’obbligo a favore dell’Amm. ne Comunale.

NORME TITOLO I – Disposizioni generali Capo II – Trasformazione e riqualificazione degli assetti insediativi e/o 25 ambientali

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Capo III DISCIPLINA E PIANI DI SETTORE RELAZIONI CON IL REGOLAMENTO URBANISTICO

art. 5 Disciplina della distribuzione e localizzazione delle funzioni

1. La “Disciplina della distribuzione e localizzazione delle funzioni” di cui alle vigenti norme regionali in materia di governo del territorio:

- regola i mutamenti delle destinazioni d’uso degli immobili, ivi comprese le aree di pertinenza degli edifici esistenti e i terreni inedificati;

- garantisce il controllo della distribuzione delle funzioni d’interesse collettivo e di servizio ai residenti;

- persegue una organizzazione degli spazi e delle funzioni che favorisca una corretta fruizione dei servizi pubblici e privati di utilità generale, salvaguardando il diritto dei cittadini all’autodeterminazione delle scelte di vita e di lavoro.

2. Ai fini di cui al punto 1 la “Disciplina della distribuzione e localizzazione delle funzioni” integra le previsioni del presente Regolamento Urbanistico specificando ed articolando le disposizioni di cui ai Titoli VII, VIII e IX in materia di destinazioni d’uso e di forme di utilizzazione ammesse. In particolare la disciplina di cui al presente articolo:

- provvede alla suddivisione del territorio comunale in appositi ambiti di programmazione delle funzioni in specifiche aree strategiche di riassetto e/o integrazione funzionale - corrispondenti alle U.T.O.E. del vigente Piano Strutturale o a parti di esse e costituenti unità minime d’intervento;

- allo scopo di garantire una equilibrata distribuzione e localizzazione delle funzioni sul territorio comunale, anche ai fini della riqualificazione degli insediamenti esistenti.

3. Fatte salve diverse disposizioni introdotte da disposizioni statali o regionali emanate successivamente all’entrata in vigore del Regolamento Urbanistico, la disciplina di cui al presente articolo individua e definisce, con riferimento a ciascuno degli ambiti di programmazione delle funzioni e delle aree strategiche di riassetto e/o integrazione funzionale di cui al punto 2:

a) le funzioni ammesse e quelle non ammesse, anche in relazione a singoli complessi immobiliari, a singoli immobili o a parti di essi;

NORME TITOLO I – Disposizioni generali Capo III – Discipline e piani di settore / Relazioni con il Regolamento 26 Urbanistico

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b) le quantità massime e minime per ciascuna funzione in relazione alle reciproche compatibilità;

c) i mutamenti della destinazione d’uso comunque soggetti a titolo abilitativo;

d) le condizioni per la localizzazione delle funzioni in determinate parti degli ambiti di programmazione o delle aree strategiche di cui sopra;

e) specifiche fattispecie o aree nelle quali il mutamento delle destinazioni d’uso degli immobili, in assenza di opere edilizie, è sottoposto a denuncia di inizio dell’attività.

4. La “Disciplina della distribuzione e localizzazione delle funzioni” (e sue eventuali varianti o aggiornamenti):

- è elaborata in coerenza con i contenuti statutari e strategici del vigente Piano Strutturale;

- si conforma alle previsioni del Regolamento Urbanistico ed alle presenti Norme per l’Attuazione, integrandone, dettagliandone e articolandone i contenuti limitatamente alla disposizioni di settore trattate;

- è soggetta alla valutazione integrata, nel rispetto delle disposizioni di cui all’art. 7.

Nel processo valutativo assume particolare rilievo quanto disposto dal punto 5 dell’ art. 7.

5. La presente disciplina, per favorire il massimo recupero del patrimonio edilizio esistente pur specificando il dimensionamento ai fini turistico - ricettivi in ambito urbano, previsto nelle aree di trasformazione, terrà conto dell’effettiva possibilità delle risorse in ambito urbano e il mantenimento delle caratteristiche di ruralità per gli interventi nel territorio aperto”. Nelle nuove costruzioni la legge non pone limiti massimi per la destinazione turistico-ricettiva; gli interventi sono comunque commisurati alla consistenza della singole aree di trasformazione (allegato B).

art. 6 Piani di settore di competenza comunale

1. Unitamente alla “Disciplina della distribuzione e localizzazione delle funzioni” di cui all’art. 5, concorrono al governo del territorio e degli insediamenti, coordinandosi con il presente Regolamento Urbanistico, tutti i piani e programmi di settore di

NORME TITOLO I – Disposizioni generali Capo III – Discipline e piani di settore / Relazioni con il Regolamento 27 Urbanistico

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competenza comunale aventi incidenza sugli assetti territoriali. Tra questi assumono particolare rilievo i seguenti strumenti:

- “Piano comunale di classificazione acustica”;

- “Piano comunale di protezione civile”;

- “Piano comunale per la telefonia mobile e le telecomunicazioni”

Per un più efficace coordinamento tra le previsioni del Regolamento Urbanistico e le singole discipline di settore, le presenti norme contengono talora diretti rimandi ai piani e programmi di settore di cui al presente articolo.

2. I piani e programmi di settore approvati dopo l’entrata in vigore del presente Regolamento Urbanistico (ivi comprese le varianti sostanziali ai piani e programmi vigenti):

- sono elaborati in coerenza con i contenuti statutari e strategici del vigente Piano Strutturale;

- si conformano alle previsioni del Regolamento Urbanistico ed alle presenti Norme per l’Attuazione, integrandone ed articolandone i contenuti limitatamente alla disciplina di settore trattata;

- perseguono una organizzazione degli spazi e delle funzioni che favorisca una corretta fruizione dei servizi pubblici e privati di utilità generale;

In ipotesi di contrasto tra le previsioni dei piani e programmi di settore ed i contenuti del Piano Strutturale e/o del Regolamento Urbanistico, questi ultimi prevalgono sui primi.

NORME TITOLO I – Disposizioni generali Capo III – Discipline e piani di settore / Relazioni con il Regolamento 28 Urbanistico

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NORME TITOLO I – Disposizioni generali Capo III – Discipline e piani di settore / Relazioni con il Regolamento 29 Urbanistico

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Capo IV VALUTAZIONE E MONITORAGGIO DEGLI EFFETTI

art. 7 Valutazione integrata

1. Sono soggetti alla valutazione integrata degli effetti territoriali, ambientali, sociali, economici e sulla salute umana, in applicazione delle vigenti norme regionali in materia di governo del territorio, i seguenti interventi di trasformazione e/o di riqualificazione degli assetti insediativi previsti dal Regolamento Urbanistico, in quanto particolarmente significativi o rilevanti per caratteristiche, dimensionamenti, estensione, condizioni operative, nonché per l’incidenza diretta o indiretta (anche in concorso con altri interventi di trasformazione o di riqualificazione) sugli assetti territoriali, ambientali e socio-economici a livello comunale o sovracomunale:

Interventi in aree “TR/trasformazione degli assetti insediativi”: N° Località Denominazione TR 01a Cinigiano (capoluogo) Area di Trasformazione - s.v. Benefizio TR 02a Monticello Amiata Area di Trasformazione - via dei Pini TR 02b Monticello Amiata Area di Trasformazione – loc. la Zita TR 02c Monticello Amiata Area di Trasformazione – s.p. cinigianese TR 03a Castiglioncello Bandini Area di Trasformazione – v. del Madonnino TR 03b Castiglioncello Bandini Area di Trasformazione – v. del Madonnino TR 04a Sasso d’Ombrone Area di Trasformazione - s.v. Leopoldina TR 05a Poggi del Sasso Area di Trasformazione - s.v. ex Mazzi TR 06a Santa Rita Area di Trasformazione TR 06b Santa Rita Area di Trasformazione

Interventi in aree “RQ / riqualificazione degli assetti insediativi e/o ambientali”:

N° Località Denominazione RQ 01a Cinigiano (capoluogo) Area di Riqualificazione – P. le Don sturzo RQ 01b Cinigiano (capoluogo) Area di Riqualificazione – v. Martiri della Libertà RQ 02a Sasso d’Ombrone Area di Riqualificazione – loc. Casa Bianca RQ 03a Poggi del Sasso Area di Riqualificazione – v. di Montecucco RQ 04a Santa Rita Area di Riqualificazione – v. del Madonnino

NORME 30 TITOLO I – Disposizioni generali Capo IV – Valutazione e monitoraggio degli effetti

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2. Il processo di valutazione integrata, può essere svolto in un’unica fase o in più fasi in relazione alla complessità del provvedimento oggetto di valutazione, e comprende:

- la partecipazione di soggetti esterni all’amministrazione e la messa a disposizione delle informazioni relative alla valutazione stessa;

- il monitoraggio degli effetti attraverso l’utilizzo di indicatori predeterminati;

- la valutazione ambientale di cui alla dir. 2001/42/CE ove prevista.

3. All’interno della valutazione integrata è effettuata la valutazione ambientale degli strumenti della pianificazione territoriale di competenza comunale. Le presenti disposizioni si applicano:

- alle varianti al Piano Strutturale ivi comprese quelle conseguenti a piani o programmi di settore che prevedano specifiche localizzazioni;

- agli atti di governo del territorio di competenza comunale: Regolamento Urbanistico , Piani Complessi, Piani Attuativi.

4. Ai fini dell’effettuazione della valutazione integrata, forma oggetto di specifica considerazione: a) la sussistenza di problematiche ambientali pertinenti all’intervento di trasformazione e/o di riqualificazione; b) la rilevanza dell’intervento di trasformazione e/o di riqualificazione ai fini dell’attuazione della normativa comunitaria in materia di tutela dell’ambiente; c) la probabilità, la durata, la frequenza ed alla reversibilità degli effetti prodotti; d) I rischi per la salute umana o per l’ambiente; e) Il valore ed alla vulnerabilità dell’area interessata, in ragione delle speciali caratteristiche naturali,dell’eventuale superamento dei livelli di qualità ambientale o dei valori limite normativamente previsti, dell’utilizzo intensivo del suolo; f) Il patrimonio culturale presente nella medesima area; g) gli eventuali effetti su immobili o aree oggetto di tutela;

5. Gli atti di governo del territorio che determinano l’uso di piccole aree a livello locale e le modifiche minori agli atti comunali di governo del territorio possono essere esclusi dalla valutazione integrata sulla base dei criteri indicati all’art. 14 della L.R.T. 1/05. L’esclusione dalla valutazione integrata è soggetta a motivazione.

NORME 31 TITOLO I – Disposizioni generali Capo IV – Valutazione e monitoraggio degli effetti

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6. Nell’elaborato denominato “Relazione di Sintesi della valutazione” sono descritte tutte le fasi del processo di valutazione svolte in corrispondenza con l’attività di elaborazione degli strumenti di pianificazione territoriale o degli atti di governo del territorio e comprende: - i risultati delle valutazioni territoriali, ambientali, sociali ed economiche e sulla salute umana, la verifica di fattibilità e di coerenza interna e esterna; - la motivazione delle scelte fra soluzioni diverse o alternative, ove sussistenti; - la definizione del sistema di monitoraggio finalizzato alla gestione dello strumento della pianificazione territoriale o dell'atto di governo del territorio e alla valutazione del processo di attuazione e di realizzazione delle azioni programmate; - il rapporto ambientale contenente le informazioni di cui all'allegato 1 della dir. 2001/42/CE.

7. Preliminarmente all'adozione degli atti deliberativi da parte dei competenti organi dell'amministrazione la relazione di sintesi è messa a disposizione delle autorità e dei soggetti privati interessati, attraverso la partecipazione.

8. Al momento dell'adozione degli atti deliberativi i competenti organi dell'amministrazione esaminano distintamente gli esiti del processo di valutazione integrata e gli esiti della valutazione ambientale e ne tengono conto ai fini della decisione.

9. La relazione di sintesi è allegata agli atti da adottare ai sensi dell'articolo 16 comma 3, della l. r. 1/2005.

10. Sono esclusi dalla valutazione integrata degli effetti tutti gli interventi non contemplati nell’elenco sopra riportato, ivi compresi gli interventi urbanistico- edilizi sul patrimonio edilizio esistente consentiti sulla base della presente disciplina. E’ comunque facoltà dell’Amm./ne Comunale di assoggettare a valutazione integrata eventuali interventi di ristrutturazione urbanistica di iniziativa privata consentiti dal Regolamento Urbanistico e non contemplati nell’elenco di cui sopra, ove gli stessi assumano particolare rilevanza per dimensionamento ed incidenza sugli assetti insediativi.

11. Nel caso di varianti agli strumenti di pianificazione territoriale e agli atti di governo del territorio la valutazione integrata può essere fatta con modalità semplificata, con possibilità di prendere in considerazione solo gli effetti territoriali, ambientali, economici, sociali e sulla salute umana che possono

NORME 32 TITOLO I – Disposizioni generali Capo IV – Valutazione e monitoraggio degli effetti

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derivare dalla variante stessa. La valutazione con modalità semplificata è soggetta a valutazione.

art. 8 Valutazione degli effetti ambientali delle trasformazioni

1. La valutazione degli effetti ambientali costituisce parte integrante e sostanziale del più ampio processo valutativo denominato “valutazione integrata”, descritto all’articolo precedente.

2. Sono soggetti alla valutazione degli effetti ambientali, in applicazione delle vigenti norme comunitarie,statali e regionali, e nel rispetto delle disposizioni contenute nel presente articolo: a) gli interventi di trasformazione e/o di riqualificazione degli assetti insediativi elencati precedentemente; b) la realizzazione di nuove infrastrutture stradali, fatta eccezione per interventi puntuali di adeguamento della rete viaria comunale; c) la realizzazione di nuovi elettrodotti ad alta tensione.

3. La valutazione in termini complessivi degli effetti ambientali degli interventi di trasformazione e/o di riqualificazione previsti dal Regolamento Urbanistico è contenuta nell’elaborato denominato “Relazione di Sintesi della valutazione integrata”.

4. I Piani Attuativi e i Progetti Unitari relativi alle “Aree TR / trasformazione degli assetti insediativi” e alle “Aree RQ / riqualificazione degli assetti insediativi e/o ambientali” elencate negli articoli precedenti, sono corredati da un elaborato di valutazione integrata, contenente le valutazioni degli effetti ambientali prodotti dai nuovi insediamenti, dalle nuove infrastrutture e/o dagli interventi di modifica degli assetti insediativi e delle infrastrutture esistenti, con particolare riferimento alle risorse interessate o di cui si prevede l’utilizzazione.

5. I Piani Attuativi e i Progetti Unitari relativi alle “Aree TR / trasformazione degli assetti insediativi” e alle “Aree RQ / riqualificazione degli assetti insediativi e/o ambientali” elencate negli articoli precedenti, devono tenere conto delle specifiche prescrizioni per la valutazione degli effetti ambientali secondo le disposizioni generali di seguito elencate.

NORME 33 TITOLO I – Disposizioni generali Capo IV – Valutazione e monitoraggio degli effetti

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- Emissioni/immissioni atmosferiche e acustiche:

a) Compatibilità con il P.C.C.A.: i nuovi insediamenti devono essere pianificati in coerenza con i contenuti del vigente “Piano comunale di classificazione acustica” (P.C.C.A.) e nel rispetto delle disposizioni impartite nel relativo Regolamento Attuativo;

b) Esposizione degli insediamenti residenziali all’inquinamento atmosferico e acustico: per le trasformazioni degli assetti insediativi e/o le modifiche della destinazione d’uso, relative ad insediamenti residenziali ubicati in contesti contraddistinti da criticità acustiche, deve essere valutato il grado di esposizione all’inquinamento atmosferico e acustico degli insediamenti, prescrivendo, se del caso, opportune misure di mitigazione e garantendo l’adozione delle migliori tecnologie disponibili. La progettazione deve essere ottimizzata attraverso lo studio specifico della disposizione dei locali prevedendo, quando necessario, opportuni interventi di schermatura (barriere vegetali, etc.).

c) Emissioni acustiche ed atmosferiche degli insediamenti: per le trasformazioni degli assetti insediativi e/o le modifiche della destinazione d’uso più rilevanti deve essere verificato l’impatto prodotto in termini di emissioni di inquinanti in atmosfera ed acustiche, sia dirette che indirette (ovvero dovute al traffico indotto). Nell’ambito della verifica degli effetti del traffico indotto, in termini di emissioni, deve essere fatto riferimento all’interazione con i livelli di rumorosità e di inquinamento atmosferico esistente. Deve essere inoltre valutata la fattibilità tecnica, ambientale ed economica di specifiche misure volte a limitare gli impatti. Per le destinazioni d’uso commerciali, artigianali, produttive, deve essere posta specifica attenzione alla valutazione previsionale dell’impatto acustico sui ricettori più esposti, con riferimento particolare all’eventuale presenza di ricettori sensibili (ad es. scuole, strutture per l’infanzia, etc.).

d) Emissioni acustiche e atmosferiche viabilità: i Piani Attuativi e i Progetti Unitari comportanti significative modifiche o integrazioni al sistema viario sono sottoposti alla preventiva valutazione dell’impatto relativo alla produzione di emissioni di inquinanti in atmosfera ed acustiche (con particolare riferimento ai ricettori più esposti), attraverso l’analisi complessiva dei flussi, prevedendo, se del caso, opportune misure di mitigazione. Deve essere valutato, più in generale, il contributo del Piano Attuativo o del Progetto Unitario alla realizzazione di un sistema di mobilità più sostenibile, conseguibile favorendo:

- Approvvigionamenti e scarichi idrici:

Approvvigionamenti idrici: i nuovi insediamenti e/o le modificazioni d’uso di insediamenti esistenti che comportino significativi incrementi dei prelievi idrici sono sottoposti alla preventiva verifica della disponibilità della risorsa.

L’ammissibilità degli interventi risulta condizionata alla verifica della compatibilità del bilancio complessivo dei consumi idrici con le disponibilità reperibili o attivabili nell’Ambito Territoriale Ottimale (A.T.O.) di riferimento,

NORME 34 TITOLO I – Disposizioni generali Capo IV – Valutazione e monitoraggio degli effetti

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a meno della contemporanea programmazione, a livello comunale, di altri interventi di trasformazione atti a compensare il maggior consumo idrico preventivato. Deve essere dato pertanto atto in fase di redazione del Piano attuativo o del Progetto Unitario, anche in accordo con le competenti Autorità, della disponibilità della risorsa e dell’adeguatezza della rete di approvvigionamento a soddisfare il fabbisogno idrico, ovvero della necessità di soddisfare tale bisogno mediante l’attivazione di specifiche derivazioni idriche ed opere di captazione delle acque di falda, valutandone altresì l’impatto sul sistema idrogeologico e tenendo conto della necessità di riservare le acque di migliore qualità al consumo umano.

Ai fini della suddetta verifica risulta necessario che vengano valutati:

- il fabbisogno idrico per i diversi usi, derivante dalla trasformazione;

- l’impatto di tale fabbisogno sul bilancio idrico complessivo dell’ATO;

- la fattibilità tecnica, ambientale ed economica di specifiche misure volte alla riduzione dei prelievi idrici ed alla eliminazione degli sprechi quali:

- la realizzazione di reti idriche duali fra uso potabile ed altri usi al fine dell’utilizzo di acque meno pregiate per usi compatibili;

- la raccolta e l’impiego delle acque meteoriche per usi compatibili;

- il reimpiego delle acque reflue, depurate e non, per usi compatibili;

- l’utilizzo dell’acqua di ricircolo nelle attività di produzione di beni;

- l’impiego di metodi e tecniche di risparmio idrico.

a) Scarichi idrici in zone servite dalla pubblica fognatura: Per i nuovi insediamenti e/o per modifiche della destinazione d’uso di insediamenti esistenti comportanti incremento di produzione di reflui in zona servita dalla pubblica fognatura è fatto obbligo di provvedere al relativo allacciamento, previa valutazione del volume e delle caratteristiche delle acque reflue derivanti dalla trasformazione e del relativo impatto sul sistema fognario e depurativo. A tale riguardo deve essere dato atto, anche in accordo con le competenti Autorità, dell’adeguatezza della rete fognaria e della compatibilità del maggior carico indotto alla residua potenzialità del sistema di depurazione esistente. L’immissione di un carico aggiuntivo eccedente la potenzialità del sistema di depurazione è condizionato all’adeguamento tecnico e dimensionale dello stesso o all’individuazione di una soluzione depurativa alternativa, che garantiscano la tutela dei corpi idrici ricettori ed il rispetto di quanto prescritto dalla vigente normativa in materia. Il sistema di pretrattamento a piè di utenza deve essere progettato in conformità alle disposizioni contenute nel Regolamento del Servizio Idrico Integrato. b) Scarichi idrici in zone non servite dalla pubblica fognatura: Per i nuovi insediamenti e/o per modifiche della destinazione d’uso di insediamenti

NORME 35 TITOLO I – Disposizioni generali Capo IV – Valutazione e monitoraggio degli effetti

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esistenti comportanti incremento di produzione di reflui in zona non servita dalla pubblica fognatura è fatto obbligo verificare, anche in accordo con le competenti autorità, la fattibilità tecnico-economica dell’opera di collettamento alla rete fognaria, al fine di non incrementarne l’attuale livello di deficit. Nel caso in cui tale fattibilità sia verificata è fatto obbligo di effettuare le valutazioni di cui al precedente punto f). Nel caso in cui non sia verificata la fattibilità dell’allacciamento, le trasformazioni sono ammissibili solo ove venga garantito un idoneo trattamento depurativo autonomo, e valutato preventivamente l’impatto dello scarico depurato sulla qualità del corpo idrico ricettore, escludendo altresì l’insorgenza di problemi igienico- sanitari connessi al sistema di smaltimento nonché garantendo il rispetto delle condizioni locali di vulnerabilità idrogeologica, nel rispetto comunque delle normative statali e regionali vigenti in materia, nonché di quanto previsto dai vigenti regolamenti comunali. L’idoneo trattamento depurativo autonomo deve essere individuato privilegiando il ricorso a sistemi caratterizzati da bassi consumi energetici, ridotta necessità di manutenzione, flessibilità nei confronti di variazioni di carico, elevati rendimenti depurativi, possibilità di riutilizzo delle acque depurate.

- Fabbisogno energetico: c) Risparmio energetico e fonti alternative: Per i nuovi insediamenti e/o per modifiche della destinazione d’uso di insediamenti esistenti che comportino significativi incrementi dei consumi energetici è fatto obbligo di soddisfare il fabbisogno energetico favorendo il ricorso a fonti rinnovabili di energia o assimilate, salvo impedimenti di natura tecnica o economica, e di provvedere alla realizzazione di ogni impianto, opera ed installazione utili alla conservazione, al risparmio e all’uso razionale dell’energia. A tal fine il soggetto avente titolo ad operare la trasformazione, deve valutare, nell’ambito dell’elaborazione del Piano Attuativo o Progetto Unitario, la fattibilità tecnica, ambientale ed economica di interventi quali:

a) sistemi di fornitura energetica decentrati basati su energie rinnovabili;

b) cogenerazione;

c) sistemi di riscaldamento e climatizzazone a distanza, di complessi di edifici, se disponibili;

d) connessione energetica tra il comparto civile e quello industriale;

e) “ciclo chiuso” della risorsa energetica nel comparto industriale;

f) pompe di calore;

g) sistemi di raffrescamento e riscaldamento passivo di edifici e spazi aperti.

NORME 36 TITOLO I – Disposizioni generali Capo IV – Valutazione e monitoraggio degli effetti

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d) Fattori climatici: nella previsione di nuovi insediamenti sia tenuto conto, per quanto possibile, dei fattori climatici e dei parametri meteorologici (con particolare riferimento all’esposizione ai venti, all’irraggiamento solare, alle specifiche condizioni microclimatiche del sito), al fine di ottimizzare le scelte di assetto urbanistico e di indirizzare le soluzioni progettuali in un’ottica di sostenibilità ambientale, con particolare riferimento al risparmio energetico e di risorse ambientali in generale.

- Rifiuti: e) Negli interventi comportanti la realizzazione di nuovi insediamenti nonché negli interventi di recupero e/o di riqualificazione di insediamenti esistenti, in sede di pianificazione urbanistica attuativa o di progettazione degli interventi, il soggetto avente titolo ad operare la trasformazione è tenuto a:

- valutare la quantità e le caratteristiche dei rifiuti (urbani e speciali) che saranno prodotti dalle funzioni insediate ed il loro impatto sul sistema di raccolta esistente (anche in relazione all’area ecologica in funzione nella zona industriale), nel rispetto dei criteri e degli indirizzi dettati dalle vigenti norme statali e regionali in materia;

- prevedere nell’ambito della trasformazione le eventuali aree/strutture necessarie a soddisfare le esigenze di raccolta, differenziata e non, dei rifiuti prodotti.

- qualità di suolo e sottosuolo: f) Verifica assenza contaminazione: per gli interventi che prevedano il recupero e/o la riqualificazione di aree produttive dismesse devono essere preliminarmente programmate ed eseguite idonee verifiche ambientali, volte ad accertare il grado di eventuale contaminazione di terreni ed acquiferi ed a valutare la necessità di interventi di bonifica ambientale, nel rispetto delle vigenti norme statali e regionali nonché di quanto disposto dal vigente “Piano provinciale di gestione dei rifiuti urbani e assimilati”, per la parte relativa alla bonifica dei siti inquinati;

- Campi elettromagnetici: g) gli interventi di trasformazione e/o di riqualificazione degli assetti insediativi suscettibili di determinare permanenze umane prolungate in prossimità degli impianti di radiocomunicazione esistenti devono essere subordinate ad una preventiva valutazione dell’esposizione ai campi elettromagnetici indotti da questi ultimi, al fine di ridurre le nuove esposizioni ai campi elettromagnetici a radiofrequenza al minimo livello possibile, compatibilmente con le esigenze di carattere tecnologico, e comunque di evitare l’insorgenza di incompatibilità elettromagnetiche;

NORME 37 TITOLO I – Disposizioni generali Capo IV – Valutazione e monitoraggio degli effetti

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h) gli interventi di trasformazione e/o di riqualificazione degli assetti insediativi suscettibili di determinare permanenze umane prolungate in prossimità di linee elettriche ad alta tensione esistenti sono subordinati alla preventiva valutazione dell’esposizione umana ai campi magnetici, al fine di ridurre le nuove esposizioni ai campi elettromagnetici a bassa frequenza al minimo livello possibile, compatibilmente con le esigenze di carattere tecnologico, e comunque di evitare l’insorgenza di incompatibilità elettromagnetiche con i limiti di esposizione e gli obiettivi di qualità fissati dalla normativa di settore vigente.

3. L’elaborato di valutazione integrata di corredo ai piani e programmi di settore di competenza comunale, evidenzia le risorse del territorio di cui si prevede l'utilizzazione, o che risultano comunque interessate dalle azioni di trasformazione. Tale elaborato contiene il prevedibile bilancio complessivo delle risorse derivante dall'attuazione dello strumento di settore, in coerenza con i contenuti del Piano Strutturale e del Regolamento Urbanistico. Ove tali piani e programmi producano effetti diretti sulle risorse del territorio, la valutazione degli effetti ambientali indotti dalle azioni previste è effettuata con la seguente metodologia:

- descrizione delle azioni di trasformazione previste dallo strumento di settore (comprese le finalità in termini di obiettivi di piano, nonché i motivi delle scelte rispetto ad altre possibili alternative);

- individuazione delle risorse coinvolte e dell’ambito degli effetti, con particolare riferimento a quelle risorse che denotano condizioni di maggiore criticità ambientale (analizzate per singole U.T.O.E.);

- analisi dello stato di fatto delle risorse soggette a modificazione (sulla base dei quadri conoscitivi di supporto al Piano Strutturale e al Regolamento Urbanistico);

- definizione degli specifici obiettivi prestazionali che si intendono perseguire con lo strumento di settore (sulla base degli obiettivi generali definiti dal Piano Strutturale e delle previsioni del Regolamento Urbanistico) e dei criteri di valutazione ad essi associati;

- verifica della coerenza con i contenuti del Piano Strutturale e con le previsioni del Regolamento Urbanistico, con particolare riferimento agli obiettivi prestazionali e agli indirizzi prioritari di tutela e valorizzazione delle risorse ivi dettati per ogni singola U.T.O.E.;

- stima e descrizione dei prevedibili effetti dell’azione di trasformazione, sia diretti che indiretti;

- valutazione delle azioni, in base ai criteri identificati;

- eventuali misure di mitigazione atte ad evitare, ridurre o compensare gli effetti negativi.

NORME 38 TITOLO I – Disposizioni generali Capo IV – Valutazione e monitoraggio degli effetti

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4. Nel processo valutativo assumono particolare rilievo le problematiche inerenti la qualità dell’aria ed i livelli di rumorosità. Per le modifiche della destinazione d’uso e/o le trasformazioni più rilevanti a livello di carico urbanistico aggiuntivo sono pertanto analizzati, in termini complessivi:

- l’impatto prodotto in termini di emissioni di inquinanti in atmosfera e di emissioni acustiche, sia dirette che indirette (traffico indotto);

- il grado di esposizione all’inquinamento atmosferico ed alle emissioni acustiche degli insediamenti residenziali prescrivendo, se del caso, opportune misure di mitigazione e garantendo l’adozione delle migliori tecnologie disponibili.

5. Sono esclusi dalla valutazione degli effetti ambientali tutti gli interventi non contemplati ai primi commi del presente articolo, ivi compresi gli interventi urbanistico-edilizi sul patrimonio edilizio esistente consentiti sulla base della presente disciplina. E’ comunque facoltà dell’Amm./ne Comunale di assoggettare a valutazione degli effetti ambientali eventuali interventi di ristrutturazione urbanistica di iniziativa privata consentiti dal Regolamento Urbanistico e non contemplati nell’elenco precedente, ove gli stessi assumano particolare rilevanza per dimensionamento ed incidenza sugli assetti insediativi.

art. 9 Monitoraggio degli effetti

1. Sono soggette al monitoraggio degli effetti territoriali, ambientali, sociali, economici e sulla salute umana, in applicazione delle vigenti norme regionali in materia di governo del territorio:

- gli interventi di trasformazione e/o di riqualificazione degli assetti insediativi individuati negli articoli precedenti;

- i piani e programmi di settore di competenza comunale, individuati negli articoli precedenti; - la di realizzazione nuove infrastrutture stradali, fatta eccezione per interventi puntuali di adeguamento della rete viaria comunale;

- la realizzazione di nuove infrastrutture di trasporto, o l’estensione di infrastrutture già esistenti;

- la realizzazione di nuove reti per i trasporto di energia.

2. Nell’elaborato denominato “Relazione di Sintesi della valutazione integrata” sono contenute indicazioni riguardo a:

NORME 39 TITOLO I – Disposizioni generali Capo IV – Valutazione e monitoraggio degli effetti

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- i criteri generali di riferimento, di tipo prestazionale e/o qualitativo, per l’individuazione degli indicatori idonei al monitoraggio degli effetti prodotti dagli interventi precedentemente elencati;

- i parametri essenziali di riferimento e le principali modalità da osservare nelle attività di monitoraggio.

NORME 40 TITOLO I – Disposizioni generali Capo IV – Valutazione e monitoraggio degli effetti

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Capo V DISPOSIZIONI RELATIVE AGLI ASSETTI INSEDIATIVI

art. 10 Parametri urbanistici

1. Ai fini dell’attuazione del Regolamento Urbanistico, e fatte salve diverse definizioni e disposizioni introdotte da norme statali o regionali emanate successivamente all’entrata in vigore del presente atto di governo del territorio, i parametri urbanistici ed edilizi sono definiti come segue:

St = Superficie territoriale (mq) E’ la superficie complessiva delle principali “Aree TR / trasformazione degli assetti insediativi” ed “Aree RQ / riqualificazione degli assetti insediativi e/o ambientali” previste dal Regolamento Urbanistico, espressamente perimetrate negli elaborati cartografici di livello A su base C.T.R. in scala 1:2.000, ed è comprensiva di tutte le aree fondiarie destinate all’edificazione e di quelle esistenti o necessarie per l’urbanizzazione primaria e secondaria individuate in sede di formazione del relativo Piano Attuativo o di elaborazione del relativo Progetto Unitario, nel rispetto delle prescrizioni dettate dalla relativa ‘scheda normativa e di indirizzo progettuale di cui all’Allegato ‘B’ alle presenti norme. In essa non sono comprese le aree ricadenti all’interno delle fasce di rispetto stradale di cui all’art. 78 delle presenti norme.

Sf = Superficie fondiaria (mq) E’ la superficie edificabile che comprende il sedime degli edifici e le aree di pertinenza degli stessi. Essa è costituita dalla parte residua della superficie territoriale (St), una volta detratte le aree per l’urbanizzazione primaria e secondaria, le aree di proprietà pubblica, nonché quelle assoggettate ad uso pubblico.

It = Indice di fabbricabilità territoriale (mq/mq o mc/mq) E’ la superficie utile lorda (Sul) - ovvero il volume (V), nei casi specificamente indicati – realizzabile per ogni mq di superficie territoriale (St) interessata dall’intervento.

If = Indice di fabbricabilità fondiaria (mq/mq o mc/mq) E’ la superficie utile lorda (Sul) - ovvero il volume (V), nei casi specificamente indicati – realizzabile per ogni mq di superficie fondiaria (Sf) interessata dall’intervento.

NORME 41 TITOLO I – Disposizioni generali Capo V – Disposizioni relative agli assetti insediativi

Comune di Cinigiano - Regolamento Urbanistico

Sul = Superficie utile lorda (mq) E’ la somma della superficie di tutti i piani - fuori terra, seminterrati ed interrati - misurata al lordo degli elementi verticali quali muri perimetrali, pilastri, tramezzi interni, vani scale, vani ascensore, etc.

Sono esclusi dal calcolo della Sul:

- i porticati pubblici o di uso pubblico;

- le logge con il lato minore non superiore a ml 2,00, intendendosi per logge le parti rientranti del fabbricato delimitate su almeno due lati dalle pareti esterne dello stesso.

- Le logge con il lato minore superiore a ml 2,00 sono integralmente comprese nel calcolo della Sul;

- i balconi aventi aggetto non superiore a ml 2,00 dalle pareti esterne del fabbricato. I balconi con aggetto superiore a ml 2,00 sono integralmente compresi nel calcolo della Sul;

- le autorimesse pertinenziali private, realizzate fuori terra nelle aree urbane nel rispetto delle norme di cui al Titolo VII e non eccedenti le dotazioni minime di parcheggio per la sosta stanziale di cui all’art. 12, purché con un’altezza non superiore a ml 2,40, misurata nel punto più alto tra il pavimento e l’intradosso del solaio soprastante;

- le autorimesse pertinenziali private con i relativi spazi di manovra, realizzate nel sottosuolo all’interno del perimetro dei centri abitati di cui all’art. 102 e nel rispetto delle norme di cui al Titolo VII, anche ove eccedenti le dotazioni minime di parcheggio per la sosta stanziale di cui all’art. 13, purché con un’altezza non superiore a ml 2,40, misurata nel punto più alto tra il pavimento e l’intradosso del solaio soprastante;

- le autorimesse pertinenziali private con i relativi spazi di manovra realizzate nel sottosuolo all’esterno del perimetro dei centri abitati di cui all’art. 104 - nelle aree di influenza urbana, nel rispetto delle norme di cui al Titolo VII, ovvero nel territorio rurale, nel rispetto delle norme di cui al Titolo VIII - purché con un’altezza non superiore a ml 2,40, misurata nel punto più alto tra il pavimento e l’intradosso del solaio soprastante;

- le autorimesse pubbliche o ad uso pubblico, fuori terra o interrate, realizzate in applicazione degli standard urbanistici imposti da norme statali o regionali;

- le superfici adibite a cantine, al servizio ed in relazione numerica con le singole unità immobiliari a destinazione residenziale, intendendosi per cantine locali accessori non abitabili, completamente o prevalentemente interrati, e con altezza non superiore a ml 2,40, misurata nel punto più alto tra il pavimento e l’intradosso del solaio soprastante;

NORME 42 TITOLO I – Disposizioni generali Capo V – Disposizioni relative agli assetti insediativi

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- i vani relativi ai volumi tecnici, interrati o posti oltre la copertura (scale, extracorsa ascensori e montacarichi, locali per impianti di riscaldamento o climatizzazione centralizzati, abbaini ed elementi consimili di accesso alla copertura, etc.) - ovvero realizzati fuori terra nei casi in cui per esigenze dettate dalle vigenti norme di sicurezza non possano essere ricavati all’interno della sagoma dell’edificio - delle dimensioni strettamente indispensabili all’alloggiamento e manutenzione delle apparecchiature e degli impianti in essi collocati, ovvero delle dimensioni minime dettate dalle vigenti norme in materia di sicurezza;

- gli aggetti di carattere ornamentale o strutturale con sporgenza non superiore a ml 2,00;

- le scale esterne, ove prive di copertura e/o non delimitate da murature perimetrali;

- i collegamenti in quota tra corpi di fabbrica separati (passerelle, ballatoi, etc.), anche provvisti di copertura e tamponamenti laterali, purché con larghezza non superiore a ml 2,00;

- le intercapedini orizzontali o verticali con sola funzione igienico-sanitaria o tecnologica.

- le intercapedini poste immediatamente sotto la copertura devono avere un’altezza netta non superiore a ml 1,80 misurata nel punto più alto, essere prive di aperture esterne o a filo tetto con la sola eccezione dell’abbaino o altra apertura di accesso alla copertura.

- gli scannafossi devono avere una larghezza netta non superiore a ml 1,20;

- i piccoli manufatti con funzioni accessorie non destinati alla permanenza di persone (ricoveri per animali domestici o da cortile e/o per attrezzi, coperture di pozzi, etc.) purché con altezza inferiore a ml 1,80 misurata tra il piano di calpestio e l’intradosso della copertura;

- le strutture esterne di rivestimento e gli altri elementi tecnologici consimili finalizzati alla qualificazione estetico-architettonica dei fabbricati;

- le coperture retrattili, ove mantenute stabilmente in posizione chiusa ed utilizzate in posizione aperta per il tempo strettamente necessario all’effettuazione di operazioni di carico e scarico merci.

Sono altresì esclusi dal calcolo della Sul, quali incentivi urbanistici previsti dall’art. 17 in applicazione delle vigenti norme regionali in materia di edilizia sostenibile:

- lo spessore delle murature esterne per la parte eccedente i 30 cm, e comunque per la parte eccedente i minimi fissati dal Regolamenti Edilizio;

- i sistemi bioclimatici (pareti ventilate, rivestimenti a cappotto, etc.) capaci di migliorare le condizioni ambientali e ridurre i consumi energetici, nel rispetto dei requisiti tecnico-costruttivi, tipologici ed impiantistici definiti dalle vigenti norme regionali in materia di edilizia sostenibile;

NORME 43 TITOLO I – Disposizioni generali Capo V – Disposizioni relative agli assetti insediativi

Comune di Cinigiano - Regolamento Urbanistico

- le serre solari, come disciplinate dalle vigenti norme regionali in materia di edilizia sostenibile;

- tutti i maggiori volumi e superfici necessari a realizzare i requisiti di accessibilità e visitabilità degli edifici, come definiti e disciplinati dalle specifiche disposizioni regionali in materia.

Limitatamente alle destinazioni d’uso commerciali, sono inoltre escluse dal calcolo della Sul:

- le gallerie commerciali, intese come spazi pedonali coperti ed aperti al pubblico durante gli orari di vendita;

- le dotazioni di parcheggio per la sosta stanziale e di relazione, qualora collocate in parcheggi coperti e/o in autorimesse pertinenziali (interrate o meno) con superficie superiore a mq 80 per piano, da realizzarsi nell’ambito di Piani Attuativi o Progetti Unitari convenzionati, e con altezza effettiva non superiore a ml 3,00 misurati dal piano carrabile all’intradosso strutturale del solaio di copertura.

Su = Superficie utile (mq) E’ la superficie effettivamente calpestabile, misurata al netto di murature, pilastri, tramezzi, sguinci, vani di porte e finestre, nonché di eventuali scale interne e/o condominiali. Corrisponde alla sommatoria della superficie utile abitabile (Sua) e della superficie non residenziale (Snr), come di seguito definite.

Sua = Superficie utile abitabile (mq) E’ la superficie di pavimento dei locali di abitazione (e/o dei locali e/o ambienti di lavoro) misurata al netto di murature, pilastri, tramezzi, sguinci, vani di porte e finestre, di eventuali scale interne, di logge e balconi.

Snr = Superficie non residenziale (mq) E’ la superficie per servizi e accessori misurata al netto di murature, pilastri, tramezzi, sguinci, vani di porte e finestre, scale condominiali. Comprende: - cantine, soffitte, locali motore ascensore, cabine idriche, lavatoi comuni, centrali termiche, ed altri locali di servizio; - autorimesse singole o collettive; - androni di ingresso e porticati liberi; - logge e balconi.

Sc = Superficie coperta (mq) E’ la superficie risultante dalla proiezione sul piano orizzontale delle parti edificate fuori terra, delimitate dagli elementi verticali esterni dell’edificio, quali muri perimetrali, pilastri, etc.. Sono comprese nel calcolo della superficie coperta (Sc) le logge, intendendosi per tali le parti rientranti del fabbricato delimitate su almeno due lati dalle pareti esterne dello stesso.

NORME 44 TITOLO I – Disposizioni generali Capo V – Disposizioni relative agli assetti insediativi

Comune di Cinigiano - Regolamento Urbanistico

Sono esclusi dal calcolo della Sc:

- le parti aggettanti aperte dei fabbricati - come balconi, sporti di gronda e simili - non superiori a ml 2,00 di aggetto;

- le scale esterne, ove prive di copertura e/o non delimitate da murature perimetrali;

- i collegamenti in quota tra corpi di fabbrica separati (passerelle, ballatoi, etc.), purché con larghezza non superiore a ml 2,00;

- le coperture retrattili, ove mantenute stabilmente in posizione chiusa ed utilizzate in posizione aperta per il tempo strettamente necessario all’effettuazione di operazioni di carico e scarico merci;

- i volumi tecnici realizzati fuori terra nei casi in cui, per esigenze dettate dalle vigenti norme di sicurezza, gli stessi non possano essere interrati o ricavati all’interno della sagoma dell’edificio, purché delle dimensioni strettamente indispensabili all’alloggiamento e manutenzione delle apparecchiature e degli impianti in essi collocati;

- i piccoli manufatti con funzioni accessorie non destinati alla permanenza di persone (ricoveri per animali domestici o da cortile e/o per attrezzi, coperture di pozzi, etc.) purché con altezza inferiore a ml 1,80 misurata tra il piano di calpestio e l’intradosso della copertura;

- le rampe carrabili necessarie per accedere ad eventuali parcheggi pertinenziali collocati sulle coperture degli edifici o comunque collocati su solai posti a quota sopraelevata rispetto al piano di campagna.

Sv = Superficie di vendita (mq) E’ la superficie degli esercizi commerciali al dettaglio o all’ingrosso destinata alla vendita, compresa quella occupata da banchi, scaffalature e simili, comprendente tutti gli spazi effettivi destinati al pubblico, al netto delle superfici e locali ad uso esclusivo degli addetti all’attività, quali magazzini, depositi, locali di lavorazione, uffici e servizi. Il parametro della superficie di vendita (Sv), come sopra definito, trova applicazione anche per i pubblici esercizi, per le attività artigianali di servizio alla residenza, nonché per le attività private di servizio alla persona equiparate agli esercizi commerciali dalla “Disciplina della distribuzione e localizzazione delle funzioni” di cui all’art. 5.

SAU = Superficie agraria utilizzabile (mq) E’ la superficie aziendale effettivamente destinata alle produzioni agricole, con esclusione delle superfici forestali, delle tare, degli incolti e dei fabbricati.

Rc = Rapporto di copertura (%)E’ il rapporto, misurato in percentuale, tra superficie coperta (Sc) e superficie fondiaria (Sf)

NORME 45 TITOLO I – Disposizioni generali Capo V – Disposizioni relative agli assetti insediativi

Comune di Cinigiano - Regolamento Urbanistico

Ros = Rapporto di occupazione del sottosuolo (%) E’ il rapporto percentuale tra superficie lorda dei volumi interrati e superficie fondiaria (Sf) del lotto urbanistico di riferimento.

Hmax = Altezza massima dei fabbricati (ml) E’ la maggiore tra le altezze dei vari prospetti, misurata come dislivello tra l’impostare della copertura piana o inclinata e la linea di base di ciascun prospetto. Non si considerano ai fini del calcolo i prospetti la cui linea di base si collochi ad una quota inferiore a quella del piano di campagna originario. Nel caso di coperture con pendenza superiore al 30%, nel computo delle altezze deve essere aggiunta la maggiore altezza raggiunta dalla falda inclinata rispetto all’altezza raggiungibile con la pendenza del 30%.

V = Volume (mc) Si ricava moltiplicando la superficie utile lorda (Sul) complessiva dei singoli piani per l’altezza effettiva misurata tra il pavimento e l’intradosso del solaio soprastante. E’ comunque escluso dal volume (V) il maggior spessore dei solai finalizzato al conseguimento di un ottimale isolamento termico e acustico, nel rispetto dei requisiti tecnico-costruttivi definiti dalle vigenti norme regionali in materia di edilizia sostenibile.

Nel computo del volume (V) realizzabile in applicazione delle previsioni del presente Regolamento Urbanistico vanno compresi anche i volumi, come sopra definiti, già esistenti sul lotto urbanistico interessato dall’intervento, con esclusione delle consistenze che dovessero essere demolite preventivamente o contestualmente alle opere da realizzarsi in base al nuovo titolo abilitativo.

Non determina incremento di volume (V) la demolizione di solai, o la riduzione di spessore dei medesimi, all’interno dell’involucro di edifici legittimi esistenti.

Vv = Volume virtuale (mc) Ai fini degli interventi di demolizione e ricostruzione (parziale o totale) sostituzione edilizia e/o ristrutturazione urbanistica consentiti dal Regolamento Urbanistico, limitatamente alle fattispecie specificamente disciplinate dal Titolo VII o dalle ‘schede di indirizzo progettuale’ di cui all’Allegato ‘B’ alle presenti norme, il volume virtuale (Vv) si ricava moltiplicando la superficie coperta (Sc) della costruzione esistente per una altezza virtuale di ml 3,00, ovvero per l’altezza effettiva se inferiore. Ai soli fini del calcolo delle dotazioni di parcheggio per la sosta stanziale relative agli esercizi commerciali al dettaglio, ai pubblici esercizi, nonché alle altre attività assimilate agli esercizi commerciali ai sensi della “Disciplina della distribuzione e localizzazione delle funzioni” di cui all’art. 5 delle presenti norme, il volume virtuale (Vv) è calcolato moltiplicando la superficie coperta (Sc) della costruzione esistente per una altezza di ml 3,50, ovvero per l’altezza effettiva se inferiore. A tal fine non rileva la tipologia di esercizio definita in rapporto al parametro della superficie di vendita (Sv) in applicazione delle vigenti norme statali e/o regionali.

NORME 46 TITOLO I – Disposizioni generali Capo V – Disposizioni relative agli assetti insediativi

Comune di Cinigiano - Regolamento Urbanistico

Spp = Superficie permeabile di pertinenza (mq) E’ la porzione della superficie fondiaria (Sf) di pertinenza di un edificio che consente l’assorbimento anche parziale delle acque meteoriche. Sono considerate permeabili le pavimentazioni autobloccanti prefabbricate ad elementi forati posate su massicciata, sabbia o terra, e che non presentino negli strati sottostanti massetti in calcestruzzo.

art. 11 Tolleranze di costruzione

1. Nell’esecuzione di opere ed interventi urbanistico-edilizi di qualsiasi tipo sono ammesse le seguenti tolleranze di costruzione rispetto alle misure nominali previste dal progetto allegato al titolo abilitativo:

- per lunghezze fino a ml 2,00 ± 2% - per lunghezze superiori a ml 2,00 e fino a ml 6,00 ± 1% - per lunghezze superiori a ml 6,00 ± 0,5% - per altezze fino a ml 5,00 ± 1% - per altezze superiori a ml 5,00 ± 0,5%

2. E’ fatta eccezione per le altezze interne dei singoli vani e per le altre altezze prescritte da norme di carattere igienico-sanitario, per le quali è ammessa la tolleranza di costruzione di ± cm 2, qualunque sia l’altezza prescritta.

3. Per le parti che risultassero prive di esplicita quotatura nel progetto allegato al titolo abilitativo, sempre che non sia possibile desumere la quota mancante in via analitica, è ammessa una tolleranza di ± cm 10 rispetto alla lettura rilevata sul supporto cartaceo in scala 1:100, nel rispetto degli allineamenti grafici e della congruenza del disegno.

art. 12 Dotazioni di parcheggio per la sosta stanziale

1. Il reperimento di dotazioni di parcheggio ad uso privato per la sosta stanziale è prescritto in tutto il territorio comunale in relazione ai seguenti interventi:

NORME 47 TITOLO I – Disposizioni generali Capo V – Disposizioni relative agli assetti insediativi

Comune di Cinigiano - Regolamento Urbanistico

a) nuova edificazione;

b) ristrutturazione urbanistica;

c) sostituzione edilizia;

d) ampliamenti volumetrici di edifici esistenti comportanti incremento di superficie utile lorda (Sul).

Per gli interventi di parziale sostituzione edilizia (lett. c) e per gli ampliamenti volumetrici (lett. d) deve essere comunque verificato, con riferimento alla porzione residua dell’immobile, il rispetto delle dotazioni di parcheggio dovute alla data di rilascio del titolo abilitativo originario.

All’interno dei tessuti insediativi prevalentemente produttivi di cui al Titolo VII Capo II, nel rispetto di quanto ivi specificato negli articoli riferiti alle diverse tipologie di tessuti, il reperimento di dotazioni di parcheggio ad uso privato per la sosta stanziale è altresì prescritto anche in relazione ad interventi quali:

- demolizione e ricostruzione (parziale o totale) delle consistenze edilizie esistenti;

- incremento del numero di unità immobiliari;

- ristrutturazione edilizia con realizzazione di superficie utile lorda (Sul) aggiuntiva;

- modifica della destinazione d’uso.

Nelle aree diverse dai tessuti insediativi prevalentemente produttivi di cui sopra non è prescritto il reperimento delle dotazioni di parcheggio per la sosta stanziale negli interventi di frazionamento immobiliare, ovvero per nuove attività o usi derivanti da semplice modifica della destinazione d’uso di edifici esistenti, fatta comunque eccezione per le verifiche prescritte dalle singole norme relative agli ambiti di programmazione delle funzioni e/o alle aree strategiche di riassetto e/o integrazione funzionale individuate dalla “Disciplina della distribuzione e localizzazione delle funzioni” di cui all’art. 5 delle presenti norme.

2. Le dotazioni minime di parcheggio ad uso privato per la sosta stanziale sono differenziate in funzione delle diverse destinazioni d’uso nel modo seguente:

a) residenza: 1 mq di parcheggio ogni 3 mq di superficie utile lorda (Sul), garantendo comunque almeno 1 posto auto effettivo per ogni unità immobiliare. All’interno dei ‘tessuti storici ed edifici sparsi storicizzati’ di cui all’art. 105 delle presenti norme si applicano i minimi di legge;

b) attività industriali e artigianali: 0,80 mq di parcheggio per ogni 1 mq di superficie utile lorda (Sul);

NORME 48 TITOLO I – Disposizioni generali Capo V – Disposizioni relative agli assetti insediativi

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c) commercio al dettaglio (ivi comprese le attività ad esso assimilate ai sensi della “Disciplina della distribuzione e localizzazione delle funzioni”) e pubblici esercizi: 1 mq di parcheggio per ogni 10 mc di volume virtuale (Vv), come definito dall’art. 10 delle presenti norme. La superficie così ricavata deve essere maggiorata degli spazi per il parcheggio temporaneo dei mezzi di movimentazione delle merci. Per le destinazioni di cui trattasi alle dotazioni di parcheggio per la sosta stanziale vanno aggiunte quelle per la sosta di relazione di cui all’art. 13;

d) commercio all’ingrosso: 1 mq di parcheggio per ogni 1 mq di superficie utile lorda (Sul). La superficie così ricavata deve essere maggiorata degli spazi per il parcheggio temporaneo dei mezzi di movimentazione delle merci. Per la destinazione di cui trattasi alle dotazioni di parcheggio per la sosta stanziale vanno aggiunte quelle per la sosta di relazione di cui all’art. 13;

e) attività direzionali: 1 mq di parcheggio ogni 2,50 mq di superficie utile lorda (Sul). All’interno dei ‘tessuti storici ed edifici sparsi storicizzati’ di cui all’art. 105 delle presenti norme si applicano i minimi di legge;

f) attività turistico-ricettive: 1 mq di parcheggio per ogni 3 mq di superficie utile lorda (Sul), garantendo comunque almeno un posto auto effettivo per ogni camera. Ove il locale ristorante non sia riservato ai clienti interni della struttura turistico-ricettiva, esso viene equiparato ai pubblici esercizi ai fini delle dotazioni di parcheggio per la sosta stanziale e di relazione.

3. Fermo restando quanto stabilito alla lettera c) del precedente punto 2, è comunque prescritto il rispetto delle dotazioni minime di legge, ove superiori a quelle ricavate in applicazione del presente articolo.

4. Il numero di posti auto effettivi che deve essere individuato in rapporto alla dotazione minima di parcheggio per la sosta stanziale non può essere inferiore ad un posto auto effettivo ogni 25 mq di superficie di parcheggio.

5. Non è consentita la collocazione delle dotazioni di parcheggio per la sosta stanziale su aree pubbliche o ad uso pubblico.

6. Fatte salve particolari esigenze di tutela dei beni culturali e paesaggistici, le aree a parcheggio esterne localizzate in superficie devono essere dotate di alberature di alto fusto nella misura minima di un albero ogni 80 mq di parcheggio. Tale disposizione non è prescrittiva per le aree a parcheggio di pertinenza di edifici residenziali.

Per gli impianti arborei e arbustivi devono essere impiegate le specie autoctone e/o tipiche del paesaggio locale definite dal Regolamento Edilizio.

NORME 49 TITOLO I – Disposizioni generali Capo V – Disposizioni relative agli assetti insediativi

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Nel caso di parcheggi soprastanti a parcheggi interrati possono essere utilizzate alberature, arbusti o siepi ornamentali.

art. 13 Dotazioni di parcheggio per la sosta di relazione

1. Il reperimento di dotazioni di parcheggio ad uso privato per la sosta di relazione è prescritto in tutto il territorio comunale per gli esercizi commerciali al dettaglio e all’ingrosso derivanti dai seguenti interventi:

- nuova edificazione;

- ristrutturazione urbanistica;

- sostituzione edilizia.

Il reperimento di dotazioni di parcheggio ad uso privato per la sosta di relazione è altresì prescritto in caso di:

- mutamento parziale o totale della destinazione d’uso di edifici esistenti con introduzione della destinazione commerciale;

- ampliamento della superficie di vendita (Sv) di esercizi commerciali esistenti

2. Ai fini del reperimento delle dotazioni di parcheggio di cui al presente articolo sono assimilati agli esercizi commerciali al dettaglio i pubblici esercizi, le attività artigianali di servizio in funzione della residenza, nonché le attività private di servizio alla persona individuate dalla “Disciplina della distribuzione e localizzazione delle funzioni” di cui all’art. 5 delle presenti norme.

3. Fatto salvo quanto specificato al successivo punto 8, le dotazioni minime di parcheggio ad uso privato per la sosta di relazione - da intendersi aggiuntive rispetto a quelle relative alla sosta stanziale di cui all’art. 12 - sono definite dalla “Disciplina della distribuzione e localizzazione delle funzioni”, nel rispetto delle vigenti norme statali e regionali in materia, ed in funzione:

- dei diversi contesti insediativi o territoriali (ambiti di programmazione delle funzioni e aree strategiche di riassetto e/o integrazione funzionale);

- delle varie tipologie di esercizi commerciali (esercizi di vicinato, medie strutture, grandi strutture di vendita);

- della superficie di vendita (Sv).

NORME 50 TITOLO I – Disposizioni generali Capo V – Disposizioni relative agli assetti insediativi

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In caso di decadenza della “Disciplina della distribuzione e localizzazione delle funzioni” per avvenuto decorso dei termini stabiliti dalle vigenti norme regionali in materia di governo del territorio, le dotazioni minime di parcheggio ad uso privato per la sosta di relazione sono calcolate facendo diretto riferimento alle vigenti norme regionali in materia di programmazione urbanistica del commercio in sede fissa.

4. Il numero di posti auto effettivi che deve essere individuato in rapporto alla dotazione minima di parcheggio per la sosta di relazione non può essere inferiore ad un posto auto ogni 25 mq di superficie di parcheggio.

5. Non è consentita la collocazione delle dotazioni di parcheggio per la sosta di relazione su aree pubbliche o ad uso pubblico. Sono consentite deroghe a tali disposizioni solo per comprovati motivi di impossibilità di reperimento degli spazi di sosta per le attività commerciali ed esercizi pubblici.

6. Fatte salve particolari esigenze di tutela dei beni culturali e paesaggistici, le aree a parcheggio esterne localizzate in superficie devono essere dotate di alberature di alto fusto nella misura minima di un albero ogni 80 mq di parcheggio. Per gli impianti arborei e arbustivi devono essere impiegate le specie autoctone e/o tipiche del paesaggio locale definite dal Regolamento Edilizio. Nel caso di parcheggi soprastanti a parcheggi interrati possono essere utilizzate alberature, arbusti o siepi ornamentali.

art. 14 Contenimento dell'impermeabilizzazione superficiale e smaltimento delle acque meteoriche

1. Le modifiche del coefficiente di deflusso conseguenti ad interventi urbanistico- edilizi comportanti la realizzazione di nuovi edifici (compresi gli interventi di ristrutturazione urbanistica, sostituzione edilizia, etc.), ad ampliamenti volumetrici di edifici esistenti con incremento di superficie coperta (Sc), ovvero derivanti dalla realizzazione di piazzali e parcheggi ad uso privato, sistemazioni esterne e loro modifiche, devono essere compensate mediante:

- il mantenimento di un quantitativo minimo del 25% di superficie permeabile di pertinenza (Spp), come definita dall’ art. 10;

NORME 51 TITOLO I – Disposizioni generali Capo V – Disposizioni relative agli assetti insediativi

Comune di Cinigiano - Regolamento Urbanistico

- modalità costruttive e materiali di rivestimento di piazzali e parcheggi di tipologia idonea a consentire l’infiltrazione delle acque meteoriche nel sottosuolo;

- opere di autocontenimento, quando non sia verificata l’efficienza delle reti idrologiche naturali o artificiali di recapito delle acque del lotto interessato dall’intervento.

2. I nuovi spazi pubblici destinati a piazzali, parcheggi e viabilità ciclopedonale, devono essere realizzati con modalità costruttive che consentano l’infiltrazione o la ritenzione anche temporanea delle acque. Sono consentite deroghe a tale disposizione solo per comprovati motivi di sicurezza idrogeologica o di tutela dei beni culturali e paesaggistici.

3. Il convogliamento diretto delle acque piovane in fognatura o in corsi d’acqua superficiali deve essere evitato quando è possibile dirigere le acque in aree adiacenti con superficie permeabile, a condizione che non si determinino danni conseguenti a ristagno e/o che non sussistano rischi di inquinamento del suolo e del sottosuolo.

art. 15 Distanze minime tra fabbricati

1. Per distanza tra fabbricati si intende la misura intercorrente fra il punto più avanzato delle pareti di entrambi gli edifici, compresi i corpi aggettanti di ogni genere, con esclusione di pensiline, tettoie, terrazze scoperte, gronde e simili. Ai fini del calcolo della distanza non si considerano le logge, come definite al punto 1 dell’art. 10.

2. Fatto salvo quanto disposto dai successivi punti 3 e 4, a tutela di un equilibrato assetto degli insediamenti e della salubrità degli ambienti di vita e di lavoro, nonché ad integrazione delle disposizioni del Codice Civile, negli interventi di nuova edificazione, di ristrutturazione urbanistica, di sostituzione edilizia, negli ampliamenti di fabbricati esistenti, nonché negli interventi urbanistico-edilizi comunque modificativi della sagoma esistente, deve essere rispettata tra pareti finestrate e pareti di edifici antistanti, anche non finestrate, la distanza minima assoluta di ml 10,00.

Non sono considerate “pareti finestrate” le pareti con sole “luci”, come definite dal Codice Civile.

NORME 52 TITOLO I – Disposizioni generali Capo V – Disposizioni relative agli assetti insediativi

Comune di Cinigiano - Regolamento Urbanistico

3. Non sono da considerare, ai fini della valutazione delle distanze minime tra fabbricati:

- le costruzioni esistenti con altezza massima (Hmax) non superiore a 2,40 ml e destinate ad usi accessori (garages, centrali termiche, etc.);

- le pareti ventilate, le strutture esterne di rivestimento, ed gli altri elementi tecnologici consimili con funzioni di contenimento energetico e/o di riqualificazione estetico-architettonica, purché con aggetto non superiore a cm 30 rispetto all’involucro del fabbricato.

4. Possono essere ammesse distanze minime inferiori a ml 10,00 negli interventi di nuova edificazione, di ristrutturazione urbanistica, di sostituzione edilizia, negli ampliamenti di fabbricati esistenti, ed in tutti gli interventi urbanistico-edilizi comunque modificativi della sagoma esistente:

- all’interno dei ‘tessuti storici ed edifici sparsi storicizzati’ di cui all’art. 105, purché tali distanze risultino uguali o superiori a quelle intercorrenti tra i volumi edificati preesistenti, computati senza tener conto di costruzioni aggiuntive di epoca recente e prive di valore storico, artistico o testimoniale;

- fra edifici o gruppi di edifici ricompresi nei perimetri delle aree assoggettate ai Piani Attuativi di cui all’art. 19 o ai Progetti Unitari convenzionati di cui all’art. 20;

- per la realizzazione di costruzioni con altezza massima (Hmax) non superiore a ml 2,40 destinate ad usi accessori (garages, centrali termiche, etc.).

Deve in ogni caso essere garantita la salubrità degli ambienti di vita e di lavoro, ivi compresi quelli legittimamente insediati negli edifici esistenti.

5. Sono comunque fatte salve, in tutto il territorio comunale, le distanze tra edifici legittimi esistenti, anche se inferiori a quelle disposte dal presente articolo. E’ inoltre consentita l’edificazione in aderenza, nel rispetto delle distanze tra pareti finestrate di cui al punto 2 e di quanto disposto dal successivo art. 16.

art. 16 Distanze minime dei fabbricati dai confini

NORME 53 TITOLO I – Disposizioni generali Capo V – Disposizioni relative agli assetti insediativi

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1. Per distanza dai confini si intende la misura intercorrente fra le pareti del fabbricato, compresi i corpi aggettanti di ogni genere - con esclusione di pensiline, tettoie, terrazze scoperte, gronde e simili - ed il confine del lotto di pertinenza, ortogonalmente a quest’ultimo. Ai fini del calcolo della distanza non si considerano le logge, come definite al punto 1 dell’art. 10.

2. Fatto salvo quanto diversamente disposto dai successivi punti 3, 4 e 6, negli interventi di nuova edificazione, di ristrutturazione urbanistica, di sostituzione edilizia, negli ampliamenti di fabbricati esistenti, e negli interventi edilizi comunque modificativi della sagoma esistente, è prescritto, a tutela di un equilibrato assetto degli insediamenti, il rispetto della distanza minima di ml 5,00 dai confini del lotto di pertinenza. All’interno dei tessuti insediativi prevalentemente produttivi di cui al Titolo VII Capo II delle presenti norme la distanza minima dai confini del lotto di pertinenza è fissata in ml 6,00.

3. Fermo restando il rispetto delle distanze minime tra fabbricati di cui all‘art. 16, sono ammesse distanze dai confini del lotto di pertinenza inferiori a quelle indicate al precedente punto 2 nei seguenti casi:

- all’interno dei ‘tessuti storici ed edifici sparsi storicizzati’ di cui all’art. 105;

- negli interventi di nuova edificazione, di ristrutturazione urbanistica, o di sostituzione edilizia, per i quali risulti opportuno l’adeguamento agli allineamenti sul fronte strada dettati dagli edifici adiacenti; - nelle parti degli insediamenti diverse dai ‘tessuti storici ed edifici sparsi storicizzati’ di cui all’art. 105, purché tra i confinanti sia sottoscritta una apposita convenzione per atto pubblico.

4. Fermo restando quanto stabilito dall’art. 15 in materia di distanze tra pareti finestrate, è consentita la costruzione sul confine del lotto di pertinenza solo in aderenza ad un edificio esistente, oppure con una progettazione unitaria che preveda la costruzione sul confine anche nel lotto attiguo, ove quest’ultimo sia edificabile.

Fanno eccezione alla presente disposizione:

- i lotti confinanti con aree ad edificazione speciale per standard destinate a verde o parcheggi pubblici, con interventi già realizzati o progetti già approvati, previo atto di assenso dei competenti organi dell’Amm./ne Comunale;

NORME 54 TITOLO I – Disposizioni generali Capo V – Disposizioni relative agli assetti insediativi

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5. Non sono da considerare ai fini delle distanze minime dai confini del lotto di proprietà:

- le costruzioni con altezza massima (Hmax) non superiore a ml 2,40 destinate ad usi accessori (garages, centrali termiche, etc.);

- pareti ventilate, strutture esterne di rivestimento, ed altri elementi tecnologici consimili con funzioni di contenimento energetico e/o di riqualificazione estetico - architettonica, purché con aggetto non superiore a cm 30 rispetto all’involucro del fabbricato e a condizione che non riducano significativamente la fruibilità del resede di pertinenza;

- le rampe carrabili necessarie per accedere ad eventuali parcheggi pertinenziali collocati sulle coperture degli edifici o comunque su solai posti a quota sopraelevata rispetto al piano di campagna.

6. Sono comunque fatti salvi, anche in deroga alle disposizioni di cui al presente articolo, eventuali allineamenti obbligatori prescritti dalle ‘schede normative e di indirizzo progettuale di cui all’Allegato ‘B’ alle presenti norme.

art. 17 Edilizia sostenibile / incentivi economici e urbanistici

1. Le presenti norme disciplinano e incentivano gli interventi di edilizia sostenibile che presentano caratteri di qualità dello spazio fisico e dell’ambiente, rispettando i principi di ecoefficienza e di ecocompatibilità. Gli interventi di trasformazione edilizia devono raggiungere livelli di qualità energetico – ambientale degli spazi scoperti e di quelli edificati, al fine di renderli compatibili con le esigenze antropiche e con l’equilibrio delle risorse ambientali.

La qualità insediativa ed edilizia deve pertanto essere l’obiettivo principale della progettazione e deve contenere un rinnovato approccio verso uno sviluppo del territorio che consideri:

- la compatibilità ambientale; - la ecoefficienza energetica; - il comfort abitativo; - la salvaguardia della salute dei cittadini.

2. Campo di applicazione.

NORME 55 TITOLO I – Disposizioni generali Capo V – Disposizioni relative agli assetti insediativi

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Rientrano nell’ ambito di applicazione delle presenti norme gli interventi di iniziativa privata relativi a:

- Piani attuativi - Nuove costruzioni - Ristrutturazioni dell’intero organismo edilizio Per gli interventi sul patrimonio edilizio esistente, dovranno sempre assicurare la compatibilità della messa in opera degli impianti solari termici con l’esistenza di eventuali vincoli paesaggistici o vincoli sul patrimonio edilizio esistente derivanti dal presente regolamento urbanistico.

3. Strumenti.

Le valutazioni dei progetti e la loro rispondenza ai principi della Edilizia sostenibile sono effettuate sulla base delle Linee Guida regionali di cui alla Delibera GRT n. 322 del 28.02.2005 e alla delib. GRT n. 218 del 03.04.2006 e alle loro successive modifiche ed integrazioni secondo il sistema di valutazione in esse contenuto. In particolare, il raggiungimento degli obiettivi di qualità edilizia, urbanistica e sostenibilità ambientale deve attuarsi attraverso un sistema di progettazione e verifica di tipo prestazionale. Le opere edilizie devono rispondere a specifici requisiti secondo parametri oggettivi e misurabili, in base ai quali verranno verificati i livelli di prestazione delle stesse.

4. Progettazione integrata.

La progettazione integrata dei nuovi interventi è basata essenzialmente sui caratteri locali, ambientali, climatici e storici dell’area oggetto di trasformazione. Per progettazione integrata si intende un intero e complesso processo che vede risolte in un unico momento tecnico-ideativo tutte le istanze, da quelle urbanistiche, architettoniche, strutturali, impiantistiche a quelle della sicurezza del cantiere, dello smaltimento dei materiali edili, etc. Al fine di integrare la progettazione degli edifici con i fattori climatici, sfruttando i benefici di quelli favorevoli e proteggendo le costruzioni da quelli che incidono negativamente sul comfort abitativo e sul risparmio energetico, i progetti devono eseguire le seguenti verifiche:

- calcolo del fabbisogno annuo di energia primaria dell’immobile;(ovvero certificato di qualificazione energetica e successivamente la certificazione energetica);

- verifica dell’ abbattimento di tale fabbisogno nel periodo invernale attraverso gli apporti gratuiti di energia derivanti dall’irraggiamento solare;

- verifica dell’abbattimento di tale fabbisogno nel periodo estivo attraverso il controllo del soleggiamento e l’adozione dei sistemi di raffrescamento passivo, incremento della massa a metri 2 delle pareti confinanti con l’esterno.

NORME 56 TITOLO I – Disposizioni generali Capo V – Disposizioni relative agli assetti insediativi

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La disposizione interna dei locali deve tenere conto della compatibilità tra funzioni dei locali ed orientamento, in riferimento ad illuminazione, calore e ventilazione. Al fine di garantire il rispetto e la valorizzazione delle caratteristiche ambientali locali nella progettazione si deve tener conto della possibilità di utilizzo di materiali eco e bio-compatibili, facendo ricorso prioritariamente a materiali locali e riciclabili. In caso di oggettiva impossibilità ad osservare le verifiche di cui sopra, il professionista incaricato del progetto deve specificare puntualmente le motivazioni e proporre idonee alternative.

5. Requisiti minimi obbligatori e requisiti minimi per ottenere l’incentivo:

Con le presenti norme viene introdotto, l’istituto della premialità, prevedendo la possibilità di ridurre gli oneri concessori al fine di promuovere l’edilizia bio-climatica ed il risparmio energetico.Tali incentivi sono graduati in misura crescente a seconda dei livelli di risparmio energetico, di qualità ambientale dell’intervento, e delle tecnologie utilizzate.

I requisiti minimi disciplinati dal presente regolamento sono finalizzati principalmente al risparmio delle risorse ambientali, quale obiettivo primario della sostenibilità, pertanto sono considerati obbligatori il risparmio energetico ed idrico secondo la seguente tabella. Gli incentivi sono relativi agli interventi di nuova costruzione e alle ristrutturazioni edilizie, secondo le tabelle di seguito riportate:

REQUISITI MINIMI PER INTERVENTI SU EDIFICI DI NUOVA REQUISITI MINIMI OTTENERE L’INCENTIVO COSTRUZIONE OBBLIGATORI DELLA RIDUZIONE DEGLI ONERI CONCESSORI Installazione di impianti solari termici per la

produzione di acqua calda sanitaria, fatto salvo 80% RIDUZIONE documentati impedimenti tecnici, in tal caso 50% Fabbisogno annuale Fabbisogno ONERI dovranno essere realizzati interventi alternativi annuale CONCESSORI che consentano di ottenere un equivalente DEL 25% risparmio energetico. RIDUZIONE Impianto centralizzato con contabilizzatore 80% delle unità ONERI individuale del calore e/o eventuale Quattro unità immobiliari immobiliari CONCESSORI allacciamento alla rete di teleriscaldamento. DEL 25% Isolamento termico ad alte prestazioni Conformità ai limiti previsti

dell’involucro edilizio dal D.Lgs.311/07 per il 2009 Installazione di caldaie a basse emissioni Conformità ai limiti previsti

inquinanti dal D.Lgs.311/07 per il 2009

RISPARMIO RISORSE RISORSE RISPARMIO Raccolta delle acque meteoriche dalle coperture e Risparmio idrico mediante raccolta delle acque stoccaggio in cisterne o meteoriche dalle superfici impermeabili accumuli naturali Impianto finalizzata al riutilizzo idrico duale, utilizzo delle acque piovane per usi domestici non potabili

NORME 57 TITOLO I – Disposizioni generali Capo V – Disposizioni relative agli assetti insediativi

Comune di Cinigiano - Regolamento Urbanistico

REQUISITI MINIMI PER OTTENERE INTERVENTI DI RISTRUTTURAZIONE L’INCENTIVO DELLA RIDUZIONE DEGLI ONERI CONCESSORI

Installazione di impianti solari termici per la produzione di acqua calda RIDUZIONE sanitaria, fatto salvo documentati impedimenti tecnici, in tal caso 50% Fabbisogno ONERI dovranno essere realizzati interventi alternativi che consentano di annuale CONCESSORI ottenere un equivalente risparmio energetico. DEL 25% RIDUZIONE Impianto centralizzato con contabilizzatore individuale del calore e/o 80% delle unità ONERI eventuale allacciamento alla rete di teleriscaldamento. immobiliari CONCESSORI DEL 25% Conformità ai limiti RIDUZIONE previsti dal ONERI Isolamento termico ad alte prestazioni dell’involucro edilizio D.Lgs.311/07 per il CONCESSORI 2009 DEL 5% RIDUZIONE Conformità ai limiti ONERI Installazione di caldaie a basse emissioni inquinanti previsti dal D.Lgs. CONCESSORI 311/07 per il 2009

RISPARMIO RISORSE RISORSE RISPARMIO DEL 5% Raccolta delle acque meteoriche dalle coperture e stoccaggio RIDUZIONE Risparmio idrico mediante raccolta delle acque meteoriche dalle in cisterne o accumuli ONERI superfici impermeabili finalizzata al riutilizzo naturali Impianto idrico CONCESSORI duale, utilizzo delle DEL 10% acque piovane per usi domestici non potabili

L’ottenimento dell’incentivo è subordinato alla stipula di apposito atto d’obbligo unilaterale firmato a carico del proprietario secondo il fac-simile fornito dall’amministrazione comunale, ove sia riportato:

- le indicazioni tecniche dei requisiti a cui si fa riferimento per la richiesta di incentivo;

- il valore dell’incentivo;

Altresì dovrà essere prodotta idonea garanzia assicurativa a copertura del valore degli oneri non corrisposti, da svincolarsi previa verifica dei lavori eseguiti secondo le modalità delle presenti norme.

E’ facoltà del Consiglio Comunale disporre altri incentivi economici per ulteriori e particolari interventi di edilizia sostenibile. Tali incentivi consistono nella riduzione degli oneri di urbanizzazione e/o oneri fiscali, fino ad un massimo del 70%, in misura crescente a seconda dei livelli di risparmio energetico, di risparmio idrico, di qualità eco compatibile dei materiali e delle tecnologie costruttive utilizzate, di contenimento dell’impermeabilizzazione del suolo, nonché dei requisiti di accessibilità e visitabilità degli edifici oltre i limiti obbligatori stabiliti dalle norme vigenti.

NORME 58 TITOLO I – Disposizioni generali Capo V – Disposizioni relative agli assetti insediativi

Comune di Cinigiano - Regolamento Urbanistico

L’entità, i requisiti e le casistiche per l’applicazione di tali incentivi sono disposte con apposito provvedimento consiliare, ovvero anche in sede di approvazione di singoli Piani Attuativi o Progetti Unitari convenzionati con atto d’obbligo che includono ulteriori e particolari interventi di edilizia sostenibile.

5. Procedimento di verifica:

Gli elaborati di progettazione e verifica, degli adempimenti, e degli obblighi devono garantire:

- l’adeguatezza al contesto ambientale e climatico del sito in cui si interviene;

- il coordinamento tra il progetto architettonico e i progetti degli impianti, del verde, della viabilità ecc.

- la realizzazione dell’opera secondo i criteri e le tecniche costruttive biocompatibili dei coefficienti;

- la verifica dei risultati e la loro permanenza nel tempo.

Per quanto sopra, gli elaborati obbligatori da produrre nel procedimento edilizio, dalla progettazione all’uso del fabbricato, sono:

- Analisi del sito, propedeutica alla progettazione dei nuovi edifici, contenente tutti i dati relativi all’ambiente in cui si inserisce la costruzione; (fattori fisici, fattori climatici, fattori ambientali);

- Gli elaborati tecnici, sia grafici che di calcolo, atti a dimostrare il soddisfacimento dei requisiti;

- La tabella riepilogativa dei punteggi di cui all’artt.8 e 9 e il pacchetto di schede di valutazione relativo ai requisiti di progetto;

- Il programma delle manutenzioni;

- Il manuale d’uso per gli utenti contenente le prestazioni, le verifiche effettuale sulle opere realizzate, i certificati, i collaudi ed il programma di manutenzione e le istruzioni d’uso del fabbricato.

Gli elaborati di cui ai punti 1,2,3 sono presentati con il progetto delle opere al momento della presentazione dell’istanza, gli elaborati di cui ai punti 4 e 5 è presentato nella fase di abitabilità/agibilità di cui all’art. 86 L.R. 1/2005. L’elenco degli elaborati di cui sopra è aggiornabile periodicamente con semplice determinazione dirigenziale senza che ciò costituisca variante al presente Regolamento Urbanistico.

6. Verifiche sulle opere

NORME 59 TITOLO I – Disposizioni generali Capo V – Disposizioni relative agli assetti insediativi

Comune di Cinigiano - Regolamento Urbanistico

Le verifiche sulla regolarità delle opere eseguite devono essere effettuate, principalmente nella fase di abitabilità/agibilità degli edifici. A tale scopo il direttore dei lavori deve produrre le certificazioni, i collaudi e le misurazioni necessarie a verificare la rispondenza dell’opera al livello di qualità indicato nel progetto, sia per i livelli obbligatori che per quelli che hanno dato diritto agli incentivi. Le verifiche sulle tecniche costruttive, la posa in opera di materiali, sono eseguite in corso d’opera dal direttore dei lavori al fine di garantire l’efficacia delle verifiche e certificazioni finali. Le verifiche di cui sopra sono riportate nel Manuale d’uso per l’utente. La mancata rispondenza di quanto previsto nel progetto approvato e/o il mancato deposito dei documenti di cui sopra rende difformi le opere realizzate.

7. Sanzioni Per le opere realizzate in difformità al progetto approvato accertate dagli organi competenti per interventi che abbiano ottenuto incentivi si applicano le seguenti sanzioni: - le sanzioni di cui al Titolo VIII Capo I art. 128 della L.R.1/05 per gli incentivi relativi agli oneri di urbanizzazione secondaria; - le sanzioni di cui al Titolo VIII Capo I della L.R.1/05 per gli incentivi relativi ai parametri urbanistici.

8. Deroghe ai parametri urbanistico edilizi In applicazione dell’Art. 146 comma 2 della LR 1/2005, sono esclusi dai computi urbanistici (SC, Volume, SUL) le seguenti parti degli edifici destinati ad uso residenziale e terziario (turistico ricettivo, commerciale e direzionale), se espressamente finalizzate all’ottenimento del comfort ambientale e risparmio energetico, attraverso il miglioramento dell’isolamento termico e lo sfruttamento del massimo soleggiamento durante la stagione più fredda:

- Verande e serre solari non riscaldate disposte nei fronti da sudest a sudovest con funzione di captazione solare che abbiano la superficie esterna, riferita a pareti e copertura, vetrata per almeno il settanta per cento. Il volume delle serre non può superare il 20% del volume riscaldato dell’edificio; deve in ogni caso essere accuratamente previsto l’adattamento delle serre alla stagione più calda mediante schermature, aperture etc;

- Spazi collettivi interni coperti o racchiusi da vetrate quali corti chiuse, spazi condominiali coperti e climatizzati naturalmente, progettati al fine di migliorare il microclima del complesso edilizio, con incidenza fino ad un massimo del venticinque per cento della superficie coperta dell’edificio.

L’esclusione dei sopra citati volumi dagli indici urbanistici previsti dal regolamento urbanistico ed in generale dagli atti del governo del territorio, è subordinata alla certificazione del “Bilancio Energetico”, nella quale si dà atto del guadagno energetico previsto, tenuto conto dell’irraggiamento solare, su tutta la stagione di riscaldamento.

NORME 60 TITOLO I – Disposizioni generali Capo V – Disposizioni relative agli assetti insediativi

Comune di Cinigiano - Regolamento Urbanistico

Sono esclusi dai computi urbanistici anche i seguenti extra spessori:

- la parte delle murature esterne, siano esse portanti o tamponature eccedenti i 30 cm di spessore finito. Dovranno in ogni modo essere rispettate le distanze minime dai confini di proprietà, dai fabbricati, e dalle strade previste da leggi e regolamenti;

- la porzione superiore e non strutturale dei solai interpiano (evidenziandone la funzione dal punto di vista dell’efficienza termica e/o acustica del progetto);

- la porzione superiore e non strutturale dei solai di copertura, l’incremento di spessore del pacchetto sarà funzionale alle caratteristiche tecniche della soluzione prescelta;

- le presenti norme si applicano compatibilmente con i caratteri storici ed architettonici degli edifici e dei luoghi.

NORME 61 TITOLO I – Disposizioni generali Capo V – Disposizioni relative agli assetti insediativi

Comune di Cinigiano - Regolamento Urbanistico

TITOLO II

ATTUAZIONE DEL REGOLAMENTO URBANISTICO

Capo I – Modalità di attuazione art.18 Modalità di attuazione del Regolamento Urbanistico art.19 Piani Attuativi art.20 Interventi convenzionati con Progetto Unitario art.21 Nuova edificazione residenziale con finalità sociali Intervento urbanistico-edilizio diretto, fattispecie convenzionate o art.22 soggette a sottoscrizione di atto d’obbligo

Capo II – Articolazione di specifiche categorie o tipologie di

intervento urbanistico-edilizio Interventi di manutenzione ordinaria recanti mutamento dell’aspetto art.23 esteriore degli immobili art.24 Ristrutturazione edilizia art.25 Addizioni funzionali art.26 Addizioni volumetriche

Capo III – Disposizioni particolari art.27 Interventi pertinenziali / Articolazione e titoli abilitativi Immobili meritevoli di tutela per particolari motivi di carattere art.28 storico, culturale, architettonico od estetico. Individuazione e disposizioni procedurali art.29 Interventi di manutenzione straordinaria con carattere di urgenza Autorizzazioni amministrative per interventi e/o manufatti di art.30 carattere temporaneo art.31 Interventi in deroga alle previsioni del Regolamento Urbanistico art.32 Ricostruzione di edifici diruti Interventi ammissibili su edifici e/o consistenze edilizie legittimati in art.33 forza di provvedimenti di sanatoria straordinaria Interventi ammissibili su consistenze edilizie oggetto di sanzioni art.34 sostitutive della rimessa in ripristino

NORME 62 TITOLO II – Attuazione del Regolamento Urbanistico

Comune di Cinigiano - Regolamento Urbanistico

Capo I MODALITÀ DI ATTUAZIONE

art. 18 Modalità di attuazione del Regolamento Urbanistico

1. Le previsioni del Regolamento Urbanistico si attuano mediante:

- Piani Attuativi, di iniziativa pubblica e/o privata, secondo le varie tipologie indicate nelle presenti norme. Nei Piani Attuativi sono compresi i Piani Particolareggiati;

- interventi urbanistico-edilizi diretti, sulla base di specifico titolo abilitativo. In alcuni casi, dettagliatamente indicati nelle norme, tale intervento potrà essere subordinato alla sottoscrizione di apposita convenzione o atto unilaterale d’obbligo;

- P.M.A.A. (con valore o meno di Piano Attuativo), come disciplinati nel titolo delle presenti norme dedicato al territorio rurale;

- interventi soggetti a semplice comunicazione;

E’ altresì facoltà dell’Amm./ne Comunale di dare attuazione a talune previsioni del Regolamento Urbanistico con le modalità specificate ai successivi punti 4 e 5.

2. E’ subordinata alla previa approvazione di Piani Attuativi - o di Progetti Unitari, la realizzazione delle previsioni riferite alle:

- “Aree TR / trasformazione degli assetti insediativi” (art. 3); - “Aree RQ / riqualificazione degli assetti insediativi e/o ambientali” (art. 4).

Tali aree sono individuate con apposito segno grafico negli elaborati cartografici di livello A su base C.T.R. in scala 1:2.000 e 1:10.000 e disciplinate da apposite ‘schede normative e di indirizzo progettuale’, il cui repertorio completo è contenuto nell’Allegato ‘B’ alle presenti norme. All’art. 19 sono elencate le aree TR e RQ soggette a Piano Attuativo, all’art. 20 quelle soggette a Progetto Unitario convenzionato.

3. Fatte salve specifiche disposizioni dettate dalle presenti norme per particolari fattispecie, sugli immobili e le aree diverse da quelle specificate al punto 2 delle presenti norme - si opera mediante intervento urbanistico-edilizio

NORME 63 TITOLO II – Attuazione del Regolamento Urbanistico Capo I – Modalità di attuazione

Comune di Cinigiano - Regolamento Urbanistico

4. Per interventi di trasformazione e/o di riqualificazione che richiedano l’esecuzione programmata e contestuale di interventi pubblici e privati è facoltà dell’Amm./ne Comunale di dare attuazione a talune previsioni del Regolamento Urbanistico mediante l’approvazione di Piani Complessi di Intervento, ai sensi delle vigenti norme regionali in materia di governo del territorio. Tali Piani sono di norma riferiti a trasformazioni urbanistiche per le quali si rendano necessarie verifiche di fattibilità economico-finanziaria degli interventi, con particolare riferimento alla programmazione delle risorse finanziarie dell’Amm./ne Comunale.

5. Per interventi di riqualificazione e/o di recupero che si caratterizzino per una pluralità di funzioni, di tipologie di intervento e di operatori, con il coinvolgimento di risorse pubbliche e private, è altresì facoltà dell’Amm./ne Comunale di dare attuazione a talune previsioni del Regolamento Urbanistico mediante l’approvazione di Programmi Complessi di Riqualificazione Insediativa, ai sensi delle vigenti norme regionali in materia di governo del territorio.

Ogni Programma complesso di Riqualificazione Insediativa comprende una o più delle aree RQ di cui all’art. 4 delle presenti norme. L’adozione e successiva approvazione di Programmi Complessi di Riqualificazione Insediativa nel rispetto di quanto sopra specificato ed in attuazione delle previsioni contenute nel Regolamento Urbanistico non costituisce variante urbanistica.

art. 19 Piani attuativi

1. Le tipologie di Piani Attuativi previste dal presente Regolamento Urbanistico sono le seguenti:

- Piano Attuativo di iniziativa pubblica (Piano Particolareggiato);

- Piano Attuativo di iniziativa privata (Piano di Lottizzazione);

- Piano per l’Edilizia Economica e Popolare (P.E.E.P.);

- Piano di Recupero di iniziativa privata;

- P.M.A.A. con valore di Piano Attuativo.

E’ altresì facoltà dell’Amm./ne Comunale di dare attuazione a talune previsioni del Regolamento Urbanistico mediante l’approvazione di Piani Complessi di Intervento o di Programmi Complessi di Riqualificazione Insediativa, ai sensi delle vigenti norme regionali in materia di governo del territorio, secondo quanto specificato ai punti 4 e 5 dell’art. 19.

NORME 64 TITOLO II – Attuazione del Regolamento Urbanistico Capo I – Modalità di attuazione

Comune di Cinigiano - Regolamento Urbanistico

2. Negli elaborati cartografici di livello B su base C.T.R. in scala 1:2.000 sono individuate con apposito segno grafico le seguenti aree soggette alla preventiva elaborazione ed approvazione di Piani Attuativi:

N° Località Denominazione TR 01a Cinigiano (capoluogo) Area di Trasformazione - s.v. Benefizio TR 02a Monticello Amiata Area di Trasformazione - via dei Pini TR 02b Monticello Amiata Area di Trasformazione – loc. la Zita TR 02c Monticello Amiata Area di Trasformazione – s.p. cinigianese TR 03a Castiglioncello Bandini Area di Trasformazione – v. del Madonnino TR 04a Sasso d’Ombrone Area di Trasformazione - s.v. Leopoldina TR 05a Poggi del Sasso Area di Trasformazione - s.v. ex Mazzi TR 06a Santa Rita Area di Trasformazione TR 06b Santa Rita Area di Trasformazione

3. Negli elaborati cartografici di livello B su base C.T.R. in scala 1:2.000 sono altresì individuate con apposito segno grafico le seguenti aree soggette a Piani Attuativi approvati in applicazione delle previsioni del previgente P.R.G.C., con interventi già realizzati o in corso di realizzazione alla data di adozione del Regolamento Urbanistico.

N° Località Denominazione TR 07a* Santa Rita Area di Trasformazione TR 07b* Santa Rita Area di Trasformazione

N° Località Denominazione RQ 01a Cinigiano (capoluogo) Area di Riqualificazione – P. le Don sturzo RQ 01b Cinigiano (capoluogo) Area di Riqualificazione – v. Martiri della Libertà RQ 03a Poggi del Sasso Area di Riqualificazione – v. di Montecucco

Le previsioni dei Piani Attuativi sopra elencati sono confermate dal Regolamento Urbanistico. Essi possono pertanto trovare attuazione per le eventuali parti non ancora realizzate, nel rispetto di quanto stabilito dall’art. 147.

4. Oltre alle aree di cui ai precedenti punti 2 e 3, sono soggette a Piano Attuativo:

NORME 65 TITOLO II – Attuazione del Regolamento Urbanistico Capo I – Modalità di attuazione

Comune di Cinigiano - Regolamento Urbanistico

- le aree soggette alle discipline di cui all'art. 108, per le quali è prevista l’approvazione di Piani Particolareggiati denominati ‘Schemi Direttori’;

5. Nei perimetri delle aree soggette alla preventiva redazione ed approvazione di Piani Attuativi sono espressamente identificate negli elaborati cartografici di livello A, con previsione prescrittiva: - le parti destinate alla realizzazione di viabilità pubblica o ad uso pubblico (art. 77); - le parti costituenti aree ad edificazione speciale per standard (art. 83).

6. Ciascuna delle aree di cui ai punti 2 e 3 è disciplinata da una apposita ‘scheda normativa e di indirizzo progettuale con i contenuti specificati agli artt. 3 e 4 delle presenti norme. Le eventuali varianti ai Piani attuativi di cui al precedente punto 3 sono comunque subordinate alla verifica di conformità con le disposizioni contenute nelle predette schede.

7. Ferme restando le specifiche disposizioni contenute nelle vigenti norme regionali, la costituzione di consorzi per la presentazione al Comune delle proposte di realizzazione degli interventi nelle aree di cui al unto 2 è consentita solo per i Piani Attuativi per i quali il Regolamento Urbanistico preveda in via esclusiva l’iniziativa privata. Nei casi in cui sia prioritariamente prevista la formazione di un Piano Attuativo i iniziativa pubblica il consorzio può essere costituito solo previo esplicito atto di assenso del Consiglio comunale all’elaborazione di un Piano Attuativo di iniziativa privata (o di iniziativa mista pubblico-privata).

8. I Piani Attuativi riferiti alle aree di cui al presente articolo definiscono le modalità atte a razionalizzare ’uso della risorsa idrica (acque potabili e per uso irriguo), nel rispetto delle disposizioni di cui all’art. 44 delle presenti norme.

art. 20 Interventi convenzionati con Progetto Unitario

1. Le “Aree TR / trasformazione degli assetti insediativi” e le “Aree RQ / riqualificazione degli assetti insediativi e/o ambientali” sono assoggettate dal Regolamento Urbanistico a Piano Attuativo, in ragione delle particolari caratteristiche e/o della rilevanza degli interventi di trasformazione e/o di riqualificazione previsti. Tuttavia, nelle aree elencate al successivo punto 2, in ragione della minore complessità e/o estensione dei singoli interventi, in alternativa ai Piani Attuativi di cui all’art. 19, è facoltà degli aventi titolo di proporre un Progetto

NORME 66 TITOLO II – Attuazione del Regolamento Urbanistico Capo I – Modalità di attuazione

Comune di Cinigiano - Regolamento Urbanistico

Unitario riferito all’intera area di intervento, da sottoporre all’approvazione dell’Amm./ne Comunale. In quest’ultima ipotesi, il rilascio e/o l’efficacia dei titoli abilitativi o atti di assenso comunque denominati relativi agli interventi previsti è subordinata, oltre che all’approvazione del Progetto Unitario, alla stipula di una convenzione, ovvero - nei casi esplicitamente contemplati dalle ‘schede normative e di indirizzo progettuale’ di cui all’Allegato ‘B’ alle presenti norme - alla sottoscrizione di atti unilaterali d’obbligo.

2. Ciascuna delle aree è disciplinata da una apposita ‘scheda normativa e di indirizzo progettuale’ (Allegato ‘B’ alle presenti norme) con i contenuti specificati agli artt. 3 e 4. Le eventuali varianti ai Progetti Unitari di cui al precedente punto 3 sono comunque subordinate alla verifica di conformità con le disposizioni contenute nelle predette schede.

3. Oltre alle aree elencate al precedente punto 2 sono soggette alla disciplina di cui al punto 1 le seguenti aree, nei casi e per le fattispecie contemplate dai rispettivi articoli:

- aree di recupero e/o restauro ambientale (art. 116);

- aree per attrezzature, impianti e infrastrutture di interesse comunale (art. 80);

- aree per strutture turistico-ricettive nel territorio rurale (art. 139);

- aree per campeggi (art. 140).

5. I Piani Attuativi e/o i Progetti Unitari riferiti alle aree di cui al presente articolo definiscono le modalità atte a razionalizzare l’uso della risorsa idrica (acque potabili e per uso irriguo), nel rispetto delle disposizioni di cui all’art. 44 delle presenti norme.

art. 21 Nuova edificazione residenziale con finalità sociali

1. Gli edifici residenziali con contratti di locazione e/o con prezzo di cessione convenzionato, sono riservati alle categorie sociali più deboli nonché a soggetti che non possono accedere ai prezzi del mercato privato delle abitazioni, benché appartenenti ad una fascia di reddito che ne preclude l’accesso alle disponibilità del patrimonio abitativo dell’edilizia sovvenzionata.

NORME 67 TITOLO II – Attuazione del Regolamento Urbanistico Capo I – Modalità di attuazione

Comune di Cinigiano - Regolamento Urbanistico

3. Per gli alloggi di cui trattasi:

a) Il prezzo di cessione convenzionato è determinato dall’Amministrazione Comunale nel rispetto di quanto indicato nel Regolamento per la concessione in diritto di superficie e per il trasferimento in proprietà delle aree comprese nei piani per l'edilizia economica e popolare;

b) il canone controllato, è determinato dall’Amministrazione Comunale:

- in assenza di forme di contributo pubblico applicando una riduzione minima del 10% rispetto al canone previsto dai patti territoriali in vigore ai sensi della normativa vigente in materia;

- in presenza di forme di contributo pubblico, applicando una riduzione dal 15% al 30% rispetto al canone previsto dai patti territoriali in vigore ai sensi della normativa vigente in materia. L’esatta quantificazione della percentuale di riduzione è fissata in proporzione all’entità ed alla natura del contributo pubblico erogato;

c) la durata del vincolo di destinazione alla locazione a canone controllato è determinata nelle singole schede di intervento e di indirizzo progettuale, con precipuo obbligo di stipula del contratto con il soggetto indicato dall’Amm./ne Comunale o dal soggetto dalla stessa delegato;

d) il taglio dimensionale di tali alloggi è di norma riferito alla residenza stabile, salvo diversa espressa determinazione dell’Amm./ne Comunale al riguardo.

3. Le convenzioni destinate a regolamentare la realizzazione degli interventi di nuova edificazione residenziale con finalità sociali, sono corredate da specifiche prescrizioni e da idonee forme di garanzia. Nelle stesse sono principalmente individuati:

- gli alloggi destinati alla locazione a canone controllato e/o gli alloggi destinati alla cessione in proprietà convenzionata, su estratto planimetrico in scala adeguata;

- i canoni di locazione e i criteri per la determinazione dei relativi aggiornamenti e/o prezzo di cessione degli alloggi; - le modalità per l’individuazione dei soggetti, da destinare all’affitto o alla proprietà, riservata all’Amm./ne Comunale o a soggetti dalla stessa delegati;

- l’assunzione d’obbligo da parte del privato di sottoscrizione dei contratti di locazione con i soggetti terzi indicati dall’Amm./ne Comunale;

- le garanzie per il rispetto delle pattuizioni contenute nella convenzione;

NORME 68 TITOLO II – Attuazione del Regolamento Urbanistico Capo I – Modalità di attuazione

Comune di Cinigiano - Regolamento Urbanistico

- le modalità e le garanzie per la opponibilità agli eventuali terzi aventi causa del soggetto attuatore (o,comunque, del sottoscrittore della convenzione) degli obblighi contenuti nella convenzione.

4. E’ facoltà dell’Amministrazione Comunale di gestire direttamente, o tramite soggetto affidatario, gli alloggi destinati alla locazione a canone controllato di cui al presente articolo. In tal caso, nella convenzione di cui sopra, dovrà essere indicata la quota parte del canone di locazione introitato dal proprietario degli immobili di cui trattasi che dovrà essere corrisposto al Comune, o al soggetto affidatario, a remunerazione dei costi di gestione sostenuti.

5. E’ facoltà del Consiglio Comunale disporre l’applicazione di incentivi economici (abbattimento oneri concessori e imposte comunali) per gli interventi di trasformazione che prevedano la realizzazione di edilizia residenziale con finalità sociali. La natura, l’entità e le modalità di erogazione di tali incentivi sono disposte in sede di approvazione dei relativi Piani Attuativi o Progetti Unitari convenzionati, o con separato provvedimento consiliare.

art. 22 Intervento urbanistico – edilizio diretto, convenzionato o soggetto a sottoscrizione di atto d'obbligo

1. Si attuano mediante intervento urbanistico-edilizio diretto tutte le previsioni del Regolamento Urbanistico non subordinate alla preventiva approvazione dei Piani Attuativi dei cui all’art. 19 o dei Progetti Unitari di cui all’art. 20. I titoli e/o gli atti abilitativi necessari per ciascun intervento urbanistico-edilizio diretto, pubblico o privato, sono stabiliti dalle vigenti norme in materia di disciplina dell’attività edilizia. 2. Il rilascio e/o l’efficacia del titolo abilitativo è subordinata alla stipula di una convenzione, registrata e trascritta a cura e spese dell’interessato, atta a garantire l’interesse pubblico o generale e/o il rispetto di determinate condizioni, nel caso in cui l’intervento urbanistico-edilizio privato:

- comporti la preventiva o contestuale esecuzione di opere di urbanizzazione da parte del/dei titolare/i del titolo abilitativo a scomputo del contributo dovuto per i relativi oneri;

- interessi un’area ad edificazione speciale per standard ‘di progetto’ di cui all’art. 83, o altra area a destinazione pubblica (fatta eccezione per gli interventi privati ivi consentiti nelle more della realizzazione delle previsioni del Regolamento Urbanistico);

NORME 69 TITOLO II – Attuazione del Regolamento Urbanistico Capo I – Modalità di attuazione

Comune di Cinigiano - Regolamento Urbanistico

- interessi immobili ricadenti nelle aree per strutture private di uso pubblico e collettivo di cui all’art. 84 comportando incrementi di parametri quali la superficie utile lorda (Sul), il volume (V), la superficie utile (Su), il numero delle unità immobiliari, e/o modifiche (parziali o totali) delle modalità di utilizzo;

- consista in opere da eseguirsi in attuazione di un P.M.A.A. approvato, come disciplinato dall’art. 115;

- comporti l’esecuzione di interventi di sistemazione ambientale, come disciplinati dall’art. 116;

- consista in interventi eccedenti la ristrutturazione edilizia ‘R1’ da eseguirsi nelle aree per strutture turistico-ricettive nel territorio rurale, disciplinate dall’art. 139;

- consista nella realizzazione di un campeggio nelle aree di cui all’art. 140;

- interessi le aree per il deposito o l’esposizione di merci e/o materiali all’aperto di cui all’art. 144;

- interessi le aree per il deposito e lo stoccaggio di materiali edili e/o per la messa in riserva di rifiuti inerti non pericolosi derivanti da demolizione di cui all’art. 145;

- rientri in altre fattispecie per le quali la stipula di una convenzione sia prevista dalle presenti norme, o dalle vigenti leggi.

Sono fatte salve eventuali ulteriori disposizioni contenute nei piani di settore di cui all’art. 6 delle presenti norme, ovvero nel Regolamento Edilizio, in ordine ai procedimenti dagli stessi disciplinati.

3. Il rilascio e/o l’efficacia del titolo abilitativo è subordinata alla sottoscrizione di un apposito atto unilaterale d’obbligo, registrato e trascritto a cura e spese dell’interessato, atto a garantire l’interesse pubblico o generale e/o il rispetto di determinate condizioni, ove l’intervento urbanistico-edilizio privato: - sia riferito agli edifici esistenti a destinazione turistico-ricettiva nelle aree urbane di cui all’art. 139;

- interessi le aree per attività culturali e/o ricreative all’aperto di cui all’art. 141;

- interessi le aree per attività di trasformazione e conservazione dei prodotti agricoli di cui all’art. 143;

- rientri in altre fattispecie per le quali la sottoscrizione di un atto d’obbligo sia prevista dalle presenti norme, o dalle vigenti leggi.

NORME 70 TITOLO II – Attuazione del Regolamento Urbanistico Capo I – Modalità di attuazione

Comune di Cinigiano - Regolamento Urbanistico

Sono fatte salve eventuali ulteriori disposizioni contenute nei piani di settore di cui all’art. 6 delle presenti norme, ovvero nel Regolamento Edilizio, in ordine ai procedimenti dagli stessi disciplinati.

4. Gli interventi urbanistico-edilizi diretti sono soggetti, oltre che al presente Regolamento Urbanistico, alle disposizioni del Regolamento Edilizio e degli altri regolamenti comunali, nonché agli eventuali piani e programmi di settore di competenza comunale, per quanto non in contrasto con le presenti Norme per l’Attuazione.

NORME 71 TITOLO II – Attuazione del Regolamento Urbanistico Capo I – Modalità di attuazione

Comune di Cinigiano - Regolamento Urbanistico

Capo II ARTICOLAZIONE DI SPECIFICHE CATEGORIE O TIPOLOGIE DI INTERVENTO URBANISTICO- EDILIZIO

art. 23 Interventi di manutenzione ordinaria recanti mutamento dell'aspetto esteriore degli immobili

1. Sono soggette a denuncia di inizio dell’attività gli interventi di manutenzione ordinaria (opere di riparazione, rinnovamento e sostituzione delle finiture esterne degli edifici, quali intonaci, infissi, coperture, rivestimenti, tinteggiature, elementi della facciata, inferriate, pavimentazioni, etc.) comportanti il mutamento dell'aspetto esteriore degli edifici e/o delle relative aree di pertinenza.

2. Gli interventi di cui al punto 1 comprendono opere quali:

- Gli interventi di manutenzione ordinaria sono quelli che riguardano le opere di riparazione, rinnovamento e sostituzione di parti degli edifici e quelle necessarie ad integrare o mantenere in efficienza gli impianti tecnologici esistenti, e non possono comunque comportare modifiche o alterazioni agli elementi architettonici o decorativi degli edifici, ne al rinnovo o la sostituzione di parti strutturali dell'edificio. Gli interventi di manutenzione ordinaria devono essere comunicati al Comune su apposito modulo predisposto dagli Uffici comunali corredato di documentazione fotografica quando trattasi di interventi sugli esterni;

- rifacimento di intonaci e coloriture con tecniche e/o tonalità cromatiche sensibilmente diverse alle preesistenti;

- riparazione e rifacimento di infissi e/o inferriate secondo materiali, sezioni, e scansioni sensibilmente diverse da quelle preesistenti;

- smontaggio e rifacimento del manto di copertura con materiali aventi caratteristiche diverse da quelli preesistenti;

- rinnovo, rifacimento o installazione di materiali di isolamento o coibentazione comportanti mutamento dell'aspetto esteriore dell’edificio.

Per interventi di manutenzione ordinaria che ricadono nell’ambito di applicazione del D.Lgs. 494/96, permane l’impegno di comunicare al Comune l’avvenuta trasmissione dell’ASL della notifica preliminare di cui all’art. 11 dello stesso decreto legislativo.

Sono opere di manutenzione ordinaria:

a) la riparazione, il rinnovamento e la sostituzione delle finiture interne delle costruzioni;

NORME TITOLO II – Attuazione del Regolamento Urbanistico Capo II – Articolazione di specifiche categorie o tipologie di intervento 72 urbanistico - edilizio

Comune di Cinigiano - Regolamento Urbanistico

b) la riparazione, il rinnovamento e la sostituzione delle finiture esterne delle costruzioni, sempre che vengano conservate le caratteristiche esistenti e non vengano alterati gli elementi architettonici o decorativi, i colori e i materiali; c) gli interventi necessari a mantenere in efficienza o ad adeguare alle normali esigenze di servizio, purché gli interventi non comportino la costruzione ex novo di locali igienici e tecnologici; i seguenti impianti tecnologici, esistenti:

- impianti di riscaldamento o raffreddamento;

- impianto elettrico;

- impianto idrico;

- impianti di accumulazione o sollevamento idrico;

- impianti igienico-sanitari;

- impianti di ascensore o montacarichi;

- la costruzione, il rifacimento e la sostituzione di pavimenti e/o rivestimenti interni in edifici non soggetti a tutela del D.Lgs. 42/04 (ex D.Lgs. 490/99 ex Legge 1089/39);

- l'apertura e chiusura di vani porte, della larghezza non superiore a mt. 1,00 all'interno di singole unita immobiliari, senza variazione del numero dei vani;

- la sostituzione ed il rifacimento di infissi interni;

- la sostituzione ed il rifacimento di infissi esterni eseguiti con materiali caratteri e colori non diversi da quelli esistenti;

- il rifacimento e la riparazione del manto di copertura eseguiti con materiali, caratteri o colori non diversi da quelli esistenti;

- il rifacimento e la riparazione dell' isolamento, con materiali e caratteri non diversi da quelli esistenti;

- il rifacimento e la riparazione di intonaci e coloriture esterne eseguiti con materiali, caratteri o colori non diversi da quelli esistenti;

- il rifacimento e la riparazione di pavimenti o rivestimenti esterni, eseguiti con materiali, caratteri o colori non diversi da quelli esistenti;

- la sistemazione degli spazi esterni, ivi comprese le aree verdi, che non comporti opere murarie o rimodellamenti del terreno;

- la messa in opera di tende frangisole esclusivamente di tipo estensibile, avendo cura di avere come quadro di riferimento il rispetto delle caratteristiche architettoniche e decorative dell’edificio.

NORME TITOLO II – Attuazione del Regolamento Urbanistico Capo II – Articolazione di specifiche categorie o tipologie di intervento 73 urbanistico - edilizio

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3. Gli interventi di manutenzione ordinaria di cui al presente articolo devono essere progettati ed eseguiti in conformità con le disposizioni di cui al Titolo VI delle presenti norme in funzione della classificazione attribuita dal Regolamento Urbanistico a ciascun edificio e/o complesso edilizio, nonché con le eventuali previsioni del Regolamento Edilizio.

4. Interventi di manutenzione ordinaria recanti mutamento dell’esteriore aspetto degli immobili

4.1 Sono soggette a denuncia di inizio dell’attività anche gli interventi di manutenzione ordinaria comportanti il mutamento dell'aspetto esteriore degli edifici e/o delle relative aree di pertinenza.

4.2. Gli interventi di cui al punto precedente comprendono opere quali:

- rifacimento di intonaci e coloriture con tecniche e/o tonalità cromatiche sensibilmente diverse alle preesistenti; - riparazione e rifacimento di infissi e/o inferriate secondo materiali, sezioni, e scansioni sensibilmente diverse da quelle preesistenti; - smontaggio e rifacimento del manto di copertura con materiali aventi caratteristiche diverse da quelli preesistenti; - rinnovo, rifacimento o installazione di materiali di isolamento o coibentazione comportanti mutamento dell'aspetto esteriore dell’edificio.

4.3. Gli interventi di manutenzione ordinaria di cui al presente articolo devono essere progettati ed eseguiti in conformità delle presenti norme in funzione della classificazione attribuita dal Regolamento Urbanistico a ciascun edificio e/o complesso edilizio del centro storico, nonché con le eventuali previsioni del Regolamento Edilizio.

5. Interventi di manutenzione straordinaria

5.1. Gli interventi di manutenzione straordinaria sono costituiti dalle opere e dalle modifiche necessarie per rinnovare e sostituire le parti anche strutturali degli edifici nonché per realizzare ed integrare i servizi igienico-sanitari e tecnologici, sempre che non alterino i volumi e le superfici delle singole unita' immobiliari e non comportino modifiche delle destinazioni d'uso. Tali opere e modifiche non potranno comunque comportare alterazioni delle strutture orizzontali o a quelle verticali avente carattere strutturale, né potranno comportare alterazioni del carattere architettonico dell'edificio. Sono interventi di manutenzione straordinaria le seguenti opere quando siano eseguite con materiali, caratteri o colori diversi da quelli esistenti:

5.2. - opere interne: - tutte le opere eseguite su edifici industriali e loro aree di pertinenza, con esclusione delle opere che generano aumento di superficie utile (esempio tettoie e soppalchi);

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- opere interne alla singola unità immobiliare che non comportino modifiche della sagoma e dei prospetti, non rechino pregiudizio alla statica dell’immobile, non comportino aumento di superficie utile, mutamento della destinazione d’uso e aumento del numero di unità immobiliari;

- le creazioni e/o spostamento di collegamenti verticali interni alle unite immobiliari;

- la demolizione e sostituzione dei solai con il mantenimento della quota;

- l'adeguamento dello spessore delle murature perimetrali interne, delle coperture dei solai ai fini della coibentazione termica ed acustica;

- le opere per realizzare ed integrare i locali per servizi igienico-sanitari e tecnologici e le relative canne di esalazione;

- gli impianti tecnologici ed i relativi volumi tecnici, purché ricavati nell'ambito del volume del fabbricato e/o dell'unità immobiliare, quali:

- impianti di riscaldamento o raffreddamento; - impianti di accumulazione o sollevamento idrico; - impianti igienico-sanitari; - impianti di ascensore o montacarichi, - locali caldaia; - locali autoclave;

5.3. - opere esterne:

- il rifacimento di infissi esterni eseguiti con caratteri e colori diversi da quelli esistenti;

- il rifacimento di vetrine con modificazione del profilo esistente;

- installazione di elementi di chiusura quali inferriate, cancelli, cancelletti, serrande ecc.;

- strutture fisse di arredo da installare sui balconi;

- il rifacimento di rifiniture esterne e tinteggiature, con modificazioni di materiali o colori;

- il rifacimento totale di intonaci, con modificazioni di materiali o colori;

- il rifacimento e/o sostituzione parziale o totale delle coperture, ivi compresi gli elementi strutturali, ferma restando la quota di colmo e di gronda; il tutto con o senza modificazioni di materiali o colori;

- la sostituzione e/o installazione di elementi architettonici (cornici, zoccolature, gradini), con modificazione dei tipi e della forma;

- il consolidamento e rifacimento parziale di murature;

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- recinzioni, muri di cinta e cancellate, che presentino le seguenti caratteristiche:

a) la parte di muro pieno non potrà, di norma superare l’altezza di cm. 80 ed essere lasciata al grezzo (priva di intonaco o facciavista se non con blocchi specifici);

b) gli elementi anti-intrusione da apporsi sopra il muro non potranno superare l’altezza complessiva di ml. 2.00 dal piano di campagna compresa la parte di muro pieno ed essere schermati in modo da impedire l’introspezione con qualunque soluzione diversa da siepi ed altre essenze arbustive;

- l'installazione di antenne riceventi di piccole dimensioni purché condominiali;

- la costruzione di canne fumarie;

- la messa in opera di finestre a falda;

- la realizzazione di manufatti per la protezione dei contatori del gas, di impianti elettrici (ENEL), contatori di acqua, ecc.;

- la costruzione di opere di allacciamento fognario all’interno delle aree private;

- depositi G.P.L., ecc.,

- le sistemazioni esterne ai fabbricati (verde, vialetti, accessori), non comprese fra le opere di manutenzione ordinaria;

- le sottomurazioni ed interventi nel sottosuolo;

- la costruzione di vespai, con altezza massima netta di cm. 60;

- la costruzione di scannafossi ispezionabili anche dall'esterno, con ampiezza massima netta di cm. 100;

- la realizzazione di muri di sostegno e contenimento di altezza fuori terra inferiore a mt. 1,50;

- l'abbattimento di piante adulte di alto fusto (es.: pini, cipressi, platani e simili) quando ciò si renda necessario per far posto a nuove costruzioni, per salvaguardare sia l'incolumità delle persone e per evitare danni alle costruzioni ed impianti esistenti, a seguito dell’abbattimento di piante adulte per motivi di sicurezza e/o per danni provocati, dovrà essere prevista in fase progettuale la messa a dimora di altre essenze arboree più idonee in sostituzione di quelle eliminate;

- l'apertura o modifica di passi carrabili con esecuzione di opere, murarie, previa acquisizione parere del competente Corpo Polizia Municipale e Ufficio Patrimonio Comunale.

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6. Interventi di restauro e di risanamento conservativo.

Gli interventi di restauro e di risanamento conservativo, sono quelli rivolti a conservare l’organismo edilizio e ad assicurare la funzionalità mediante un insieme sistematico di opere che, nel rispetto degli elementi tipologici, formali e strutturali dell’organismo stesso, ne consentano destinazioni d’uso con essa compatibili; tali interventi comprendono il rinnovo degli elementi costitutivi dell’edificio, l’inserimento degli elementi accessori e degli impianti richiesti dalle esigenze dell’uso, l’eliminazione degli elementi estranei a l’organismo edilizio; tali interventi comprendono altresì gli interventi sistematici, eseguiti mantenendo gli elementi tipologici formali e strutturali dell’organismo edilizio, volti a conseguire l’adeguamento funzionale degli edifici, ancorché recenti.

art. 24 Ristrutturazione edilizia

1. Ai fini dell’attuazione delle previsioni del Regolamento Urbanistico sul patrimonio edilizio esistente, e con particolare riferimento alla disciplina di cui al Titolo VI delle presenti norme, gli interventi di ristrutturazione edilizia, come definiti dalle vigenti norme statali e regionali, vengono articolati come di seguito specificato. Per le definizioni dei parametri urbanistici ed edilizi citati si rinvia all’art. 10 delle presenti norme.

2. Ai fini dell’attuazione delle previsioni del Regolamento Urbanistico sul patrimonio edilizio esistente, gli interventi di ristrutturazione edilizia, come definiti dalle vigenti norme statali e regionali, vengono articolati come di seguito specificato.

Ristrutturazione edilizia ‘R1’

Interventi di riorganizzazione funzionale di edifici o di parti di essi, finalizzati o meno alla modifica della destinazione d’uso, eseguiti nel rispetto delle caratteristiche tipologiche, formali e strutturali dell’organismo edilizio, con l’impiego di appropriate tecniche costruttive che garantiscano la salvaguardia degli elementi architettonici e decorativi caratterizzanti l’edificio, e che in ogni caso non comportino:

- demolizione totale o parziale del fabbricato, fatta eccezione per l’eliminazione di eventuali superfetazioni e per l’esecuzione di limitatissimi interventi di demolizione/ricostruzione che si rendano indispensabili per motivi di sicurezza statica, debitamente documentati; - modifiche alle caratteristiche tipologiche delle strutture orizzontali esistenti e alle relative quote di calpestio, fatti salvi gli interventi strettamente necessari per la realizzazione o modifica di collegamenti verticali;

- modifiche significative agli elementi strutturali verticali;

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- modifiche alla sagoma del fabbricato;

- incrementi di superficie utile abitabile (Sua) e di volume (V);

- tamponamenti di logge, tettoie e porticati esistenti, anche mediante la semplice apposizione di infissi.

Fermo restando rispetto delle caratteristiche tipologiche, formali e strutturali dell’organismo edilizio, gli interventi di ristrutturazione edilizia ‘R1’ comprendono altresì:

- la realizzazione di balconi e terrazze (di ogni tipo, ivi comprese quelle a tasca);

- gli incrementi di superficie non residenziale (Snr) all’interno dell’involucro edilizio esistente.

Ristrutturazione edilizia ‘R2’

Interventi di riorganizzazione funzionale di edifici o di parti di essi, finalizzati o meno alla modifica della destinazione d’uso, che risultino compatibili con le caratteristiche tipologiche, formali e strutturali dell’organismo edilizio, che prevedano l’impiego di tecniche costruttive rispettose degli elementi architettonici e decorativi caratterizzanti l’edificio, e che in ogni caso non comportino:

- demolizione totale o parziale del fabbricato, fatta eccezione per l’eliminazione di eventuali superfetazioni e per l’esecuzione di circoscritti interventi di demolizione/ricostruzione che si rendano indispensabili per motivi di sicurezza e/o di adeguamento sismico;

- incrementi di volume (V);

- modifiche alla sagoma, fatta eccezione per: - tamponamenti di logge, tettoie e porticati esistenti; - modeste modifiche alle coperture, tali comunque da non determinare aumenti di volume e/o consentire incrementi della superficie calpestabile interna del fabbricato (Sua e/o Snr).

Gli interventi di ristrutturazione edilizia ‘R2’ comprendono altresì:

- gli incrementi di superficie utile abitabile (Sua) che comunque non comportino modifiche alla sagoma e incrementi di volume (V) del fabbricato;

- modifiche anche significative alle strutture verticali e orizzontali del fabbricato (anche mediante diverso posizionamento dei solai), ma senza che si determini svuotamento dell’involucro edilizio e/o che siano variati schema e tipologia strutturale dell’organismo edilizio.

Gli interventi di ristrutturazione edilizia ‘R2’ comprendono altresì:

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- gli incrementi di superficie utile abitabile (Sua) che comunque non comportino modifiche alla sagoma e incrementi di volume (V) del fabbricato;

- modifiche anche significative alle strutture verticali e orizzontali del fabbricato (anche mediante diverso posizionamento dei solai), ma senza che si determini svuotamento dell’involucro edilizio e/o che siano variati schema e tipologia strutturale dell’organismo edilizio.

Ristrutturazione edilizia ‘R3’

Interventi di riorganizzazione funzionale e strutturale di interi edifici (o di porzioni strutturalmente identificabili degli stessi), finalizzati o meno alla modifica della destinazione d’uso, che possono comportare anche lo svuotamento dell’organismo edilizio (ferma restando la conservazione del suo involucro) e la variazione di schema e tipologia strutturale, senza comunque determinare:

- incrementi di volume (V);

- modifiche alla sagoma, fatta eccezione per: - tamponamenti di logge, tettoie e porticati esistenti; - modeste modifiche alle coperture, tali comunque da non determinare incrementi di volume (V).

Ristrutturazione edilizia ‘R4’

Interventi di demolizione con fedele ricostruzione di edifici o parti di essi, intendendo per fedele ricostruzione la realizzazione di un organismo edilizio del tutto assimilabile a quello preesistente quanto a:

- modalità costruttive;

- caratteristiche dei materiali, che devono risultare dello stesso tipo o comunque di tipo analogo a quelli preesistenti, nel rispetto delle eventuali prescrizioni dettate dal Regolamento Edilizio;

- sagoma e ingombro planivolumetrico, fatte salve esclusivamente le innovazioni necessarie per l’adeguamento alla normativa antisismica;

- area di sedime.

2. Gli interventi di ristrutturazione edilizia e le opere ad essi correlate sono comunque subordinati al rispetto delle disposizioni della disciplina della classificazione del patrimonio edilizio. Ove tali interventi interessino edifici e/o complessi edilizi costituenti invarianti strutturali ai sensi del vigente Piano Strutturale (edifici di Classe 1-2-3-4-5), la loro attuazione non deve determinare riduzione significativa o cancellazione degli elementi di invarianza. In tali casi deve essere pertanto garantita la sostanziale conservazione:

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- delle forme generali e storicizzate del rapporto edificio/suolo definite dalle caratteristiche Plano-altimetriche del terreno e dalle relative opere di sistemazione (opere relative alle sezioni del terreno, strutture di contenimento, pavimentazioni, etc.);

- delle forme generali e storicizzate del rapporto edificio/strada definite dai principali allineamenti planimetrici e dalle opere di connessione (portici, recinzioni, distacchi dal filo stradale, etc.);

- delle forme generali e storicizzate del rapporto edificio/tessuto insediativo definite dagli allineamenti plano-altimetrici e dagli assetti morfo-tipologici (marcapiani, ritmo delle aperture, ritmo e misura degli aggetti, gronde, colmi, etc.).

art. 25 Addizioni funzionali

1. Nel novero delle “addizioni funzionali” previste dalle vigenti norme regionali in materia di disciplina dell’attività edilizia, il presente Regolamento Urbanistico consente esclusivamente aggiunte agli organismi edilizi esistenti che:

- siano collocate in aderenza (fuori terra o in sottosuolo), ovvero in sopraelevazione, all’unità immobiliare di riferimento;

- rispettino i limiti e parametri fissati dal Regolamento Urbanistico - distanze, altezze, rapporto di copertura (Rc), rapporto di occupazione del sottosuolo (Ros), etc. - anche ove non siano computate ai fini dell’applicazione dei limiti di edificabilità fissati dallo strumento medesimo (mediante indici di fabbricabilità fondiaria e territoriale o in valore assoluto);

- mantengano una relazione funzionale stabile con l’unità immobiliare di riferimento;

- non siano finalizzate alla modifica, contestuale o successiva, della destinazione d’uso dell’unità immobiliare di riferimento, né risultino evidentemente determinanti per tale scopo;

- non siano finalizzate alla formazione, contestuale o successiva, di nuove unità immobiliari, né risultino - per caratteristiche dimensionali e configurazione - evidentemente determinanti per tale scopo;

- non siano suscettibili di utilizzo autonomo, né di uso disgiunto ai fini della commerciabilità del bene, neanche mediante successive trasformazioni;

- siano finalizzate a garantire una migliore utilizzazione e godimento dell’unità immobiliare di riferimento - anche mediante il miglioramento dei livelli prestazionali in materia di contenimento dei consumi energetici e/o di

NORME TITOLO II – Attuazione del Regolamento Urbanistico Capo II – Articolazione di specifiche categorie o tipologie di intervento 80 urbanistico - edilizio

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accessibilità o visitabilità - ovvero al raggiungimento degli standard minimi richiesti dalle vigenti norme in materia igienico-sanitaria.

Salvo specifiche eccezioni espressamente previste dalle presenti Norme per l’Attuazione, le “addizioni funzionali” consentite dal Regolamento Urbanistico rientrano nei limiti di edificabilità fissati dallo strumento medesimo.

2. Le aggiunte agli organismi edilizi esistenti che non presentino le caratteristiche specificate al precedente punto 1 sono identificate come “addizioni volumetriche” e disciplinate, ove consentite dal Regolamento Urbanistico, dal successivo articolo “Addizioni volumetriche”.

3. Le addizioni funzionali “con le quali si realizzino i servizi igienici, i volumi tecnici e le autorimesse legate da vincolo pertinenziale ad unità immobiliari esistenti all’interno dei perimetri dei centri abitati” non sono computate ai fini dell’applicazione dei limiti di edificabilità fissati dal Regolamento Urbanistico mediante indici di fabbricabilità fondiaria e territoriale o in valore assoluto. Per tali interventi è comunque prescritto il rispetto degli altri parametri urbanistici edilizi fissati dal Regolamento Urbanistico.

art. 26 Addizioni volumetriche

1. Le aggiunte agli organismi edilizi esistenti che non presentino le caratteristiche specificate al precedente articolo sono identificate come “addizioni volumetriche”. Tali addizioni, ove consentite dal Regolamento Urbanistico, consistono in aggiunte agli organismi edilizi esistenti che:

- sono collocate in aderenza (fuori terra o in sottosuolo), ovvero in sopraelevazione, all’edificio di riferimento;

- rispettano i limiti e parametri fissati dal Regolamento Urbanistico - distanze, altezze, rapporto di copertura (Rc), rapporto di occupazione del sottosuolo (Ros), etc. - nonché i limiti di edificabilità fissati dallo strumento medesimo (mediante indici di fabbricabilità fondiaria e territoriale o in valore assoluto);

- non mantengono necessariamente una relazione funzionale di carattere stabile con l’edificio di riferimento;

- sono determinanti per la eventuale modifica, contestuale o successiva, della destinazione d’uso della/e unità immobiliare/i di riferimento;

NORME TITOLO II – Attuazione del Regolamento Urbanistico Capo II – Articolazione di specifiche categorie o tipologie di intervento 81 urbanistico - edilizio

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- sono determinanti - per caratteristiche dimensionali e/o configurazione - per la eventuale formazione, contestuale o successiva, di nuove unità immobiliari;

- possono essere suscettibili di utilizzo autonomo, nonché di uso disgiunto ai fini della commerciabilità del bene, anche mediante successive trasformazioni;

- sono finalizzate a garantire una migliore utilizzazione e godimento del patrimonio edilizio esistente anche mediante il miglioramento dei livelli prestazionali in materia di contenimento dei consumi energetici e/o di accessibilità o visitabilità - adeguandolo alle mutate esigenze degli utenti.

Le “addizioni volumetriche” consentite dal Regolamento Urbanistico rientrano nei limiti di edificabilità fissati dallo strumento medesimo.

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Capo III DISPOSIZIONI PARTICOLARI

art. 27 Interventi pertinenziali / articolazione e titoli abilitativi

1. Costituiscono interventi pertinenziali ai sensi delle vigenti norme in materia urbanistico-edilizia le opere, i manufatti e le consistenze edilizie destinate in modo durevole a servizio dell’edificio o dell’unità immobiliare di riferimento e in genere non suscettibili di utilizzo autonomo. Tali opere, manufatti e consistenze presentano le seguenti caratteristiche:

- sono destinate ad usi accessori; - accrescono il decoro o determinano una migliore utilizzazione dell’edificio o dell’unità immobiliare di riferimento; - non determinano incremento del carico urbanistico; - non sono suscettibili di utilizzo commerciale disgiunto, salvo specifiche eccezioni previste dalla legge.

Ai fini dell’attuazione delle disposizioni di cui alle presenti norme sono disciplinate, ai soli fini procedimentali, le tipologie di intervento di cui ai punti 2 e 3.

2. Sono trasformazioni urbanistiche ed edilizie soggette a permesso di costruire, in quanto incidono sulle risorse essenziali del territorio:

d) gli interventi pertinenziali di seguito elencati, ove comportino, in conformità alle disposizioni del Regolamento Urbanistico e del Regolamento Edilizio, la realizzazione di una nuova volumetria, fuori terra o interrata, superiore al 20% del volume (V) dell’edificio principale di riferimento;

e) le autorimesse legate da vincolo pertinenziale ad unità immobiliari esistenti all’interno del perimetro dei centri abitati di cui all’art. 104, da realizzarsi fuori terra nel lotto di pertinenza senza pareti poste in aderenza all’edificio principale di riferimento;

f) le autorimesse interrate legate da vincolo pertinenziale ad unità immobiliari esistenti all’esterno del perimetro dei centri abitati di cui all’art. 104, da realizzarsi in aderenza o meno all’edificio principale di riferimento;

g) le cantine, le tettoie, i volumi tecnici, ed i volumi secondari (VS) in genere, come definiti dall’art. 102, da realizzarsi ex novo nel lotto o nell’area di pertinenza dell’edificio principale di riferimento senza pareti poste in aderenza al medesimo.

NORME 83 TITOLO II – Attuazione del Regolamento Urbanistico Capo III – Disposizioni particolari

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Gli interventi pertinenziali, conformi alle disposizioni del Regolamento Urbanistico e del Regolamento Edilizio, che non comportino la realizzazione di nuove volumetrie ma dai quali consegua la trasformazione permanente del suolo inedificato. Tra questi:

- le opere autonome di corredo agli edifici residenziali o turistico-ricettivi, quali piscine, campi da tennis, maneggi e altre attrezzature sportive consimili ad uso privato;

- i piazzali e gli spazi destinati a depositi di merci e materiali all’aperto di pertinenza ad unità immobiliari a destinazione industriale, artigianale o commerciale.

3. Sono sottoposti a denuncia d’inizio dell’attività tutti gli interventi pertinenziali diversi da quelli di cui al punto 2, ed in particolare: a. gli interventi pertinenziali diversi da quelli di cui al punto 2 lettera a), che comportino la realizzazione di nuove volumetrie, fuori terra o interrate. Tra questi:

- le autorimesse pertinenziali da realizzarsi ai sensi dell’art. 9 della Legge n° 122/89 e s.m.i. all’interno del perimetro dei centri abitati di cui all’art. 104, anche in deroga alle disposizioni del Regolamento Urbanistico e del Regolamento Edilizio, indipendentemente dalla volumetria prevista;

- le autorimesse pertinenziali costituenti addizioni funzionali, come definite dall’art. 25 delle presenti norme, da realizzarsi all’interno del perimetro dei centri abitati di cui all’art. 104, indipendentemente dalla volumetria prevista;

- le cantine, le tettoie, i volumi tecnici, ed i volumi secondari (VS) in genere, come definiti dall’art. 102, costituenti addizioni funzionali, come definite dall’art. 25 delle presenti norme, indipendentemente dalla volumetria prevista;

- le autorimesse pertinenziali, le cantine, le tettoie, i volumi tecnici, ed i volumi secondari (VS) in genere, come definiti dall’art. 102, non costituenti addizioni funzionali, come definite dall’art. 25 delle presenti norme, e che comportino la realizzazione di una nuova volumetria, fuori terra o interrata, inferiore al 20% del volume (V) dell’edificio principale di riferimento; b. gli interventi pertinenziali diversi da quelli di cui al punto 2 lettera b), che non comportino la realizzazione di nuove volumetrie. Tra questi:

- le autorimesse pertinenziali, da realizzarsi ai sensi dell’art. 9 della Legge n° 122/89 e s.m.i. all’interno del perimetro dei centri abitati di cui all’art. 104, in locali esistenti siti al piano terreno dei fabbricati, anche in deroga alle disposizioni del Regolamento Urbanistico e del Regolamento Edilizio;

- i parcheggi pertinenziali privi di copertura realizzati all’aperto;

NORME 84 TITOLO II – Attuazione del Regolamento Urbanistico Capo III – Disposizioni particolari

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- i muri di cinta e le recinzioni in genere (sia con fondazioni continue che semplicemente infisse al suolo);

- le pavimentazioni e le sistemazioni in genere delle aree di pertinenza.

4. La realizzazione degli interventi pertinenziali di cui al presente articolo - ivi compresi quelli realizzabili in deroga alle disposizioni del Regolamento Urbanistico e del Regolamento Edilizio ai sensi delle vigenti leggi statali e regionali - presuppone comunque il rispetto delle eventuali limitazioni e/o prescrizioni derivanti dalla disciplina di cui ai Titoli III, IV, V e VI delle presenti norme. La tipologia, la struttura e la forma delle consistenze edilizie proposte e realizzate quali interventi pertinenziali devono essere comunque conformi e coerenti con la funzione dichiarata.

art. 28 Immobili meritevoli di tutela per particolari motivi di carattere storico, culturale, architettonico od estetico. Individuazione e disposizioni procedurali.

1. Costituiscono immobili meritevoli di tutela per particolari motivi di carattere storico, culturale, architettonico od estetico, ai sensi delle vigenti norme regionali in materia di disciplina dell’attività edilizia:

a) gli edifici e/o complessi edilizi di alto valore storico-architettonico (Classe 1), disciplinati dall’art. 91;

b) pertinenze paesistiche delle ville e dei complessi rurali, disciplinati dall’art. 66.

2. Le opere ed interventi da eseguirsi sugli immobili di cui al punto 1 sono subordinati alla preventiva acquisizione di un atto di assenso dell’autorità comunale competente nei seguenti casi:

- interventi eccedenti la manutenzione ordinaria da eseguirsi su edifici e/o complessi edilizi di Classe 1;

- interventi eccedenti la manutenzione straordinaria da eseguirsi su edifici e/o complessi edilizi di Classe 2 e sui manufatti antichi di ingegneria idraulica;

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- interventi di manutenzione straordinaria, restauro e/o interventi comunque modificativi dello stato dei luoghi da eseguirsi in parchi storici e giardini formali.

E' dovuto l’atto di assenso dell’autorità comunale competente in caso di immobili dichiarati di interesse culturale ai sensi del “Codice dei beni culturali e del paesaggio”, limitatamente alle parti oggetto di notifica.

3. Il Regolamento Edilizio detta specifiche disposizioni in merito al procedimento di rilascio dell’atto di assenso di cui al punto 2.

art. 29 Interventi di manutenzione straordinaria con carattere di urgenza

1. In ipotesi eccezionali di comprovata necessità di eseguire - senza obiettiva possibilità di dilazione temporale - interventi di manutenzione straordinaria con carattere di urgenza sotto il profilo della sicurezza, è facoltà dell’avente titolo di iniziare i relativi lavori previa semplice comunicazione all’Amm./ne Comunale. La comunicazione deve attestare i motivi dell’urgenza mediante idonea descrizione e documentazione fotografica. Dopo la comunicazione, possono essere eseguiti i soli interventi edilizi necessari all’eliminazione della causa di pericolo.

2. Entro e non oltre il termine perentorio di sette giorni successivi alla comunicazione di cui al punto 1, l’avente titolo deve inoltrare all’Amministrazione la pratica edilizia relativa all’intervento iniziato in via d’urgenza: in difetto, le opere eseguite saranno ritenute poste in essere in assenza di titolo e troveranno applicazione le ordinarie misure sanzionatorie.

3. Prima dell’acquisizione dei relativi nulla-osta e/o atti di assenso comunque denominati, in forza dei quali si sia prodotta l’efficacia del relativo titolo abilitativo, gli interventi di manutenzione straordinaria eseguibili in via d’urgenza:

- non possono comportare modifiche esterne su immobili soggetti a vincolo paesaggistico;

- devono limitarsi a semplici opere provvisionali - o comunque facilmente reversibili senza danno al bene tutelato - ove riguardanti gli edifici sottoposti alla normativa di tutela dei beni culturali ai sensi del Titolo I della Parte Seconda del “Codice dei beni culturali e del paesaggio”, o

NORME 86 TITOLO II – Attuazione del Regolamento Urbanistico Capo III – Disposizioni particolari

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comunque gli edifici e/o complessi edilizi di alto valore storico- architettonico disciplinati dall’art. 91 (Classe 1).

art. 30 Autorizzazioni amministrative per interventi e/o manufatti di carattere temporaneo

1. Fermo restando il rispetto delle disposizioni di cui ai Titoli III e IV, è facoltà del Sindaco (o dell’Assessore delegato), per comprovati motivi di necessità e/o per esigenze di carattere pubblico o generale, di consentire la realizzazione di interventi e/o manufatti aventi carattere di temporaneità, facilmente reversibili, anche se non conformi alla disciplina del Regolamento Urbanistico.

2. L’autorizzazione amministrativa a carattere temporaneo relativa agli interventi di cui al punto 1 deve indicare con precisione i propri termini temporali di validità, ed è comunque subordinata alla produzione di apposito atto unilaterale d’obbligo, registrato e trascritto, e di idonee garanzie fidejussorie per la rimozione dei manufatti e la rimessa in pristino dello stato dei luoghi, cui deve provvedere a sua cura e spese l’interessato scaduti i termini dell’autorizzazione.

art. 31 Interventi in deroga alle previsioni del Regolamento Urbanistico

1. Per motivi di interesse pubblico, nonché per comprovati motivi di interesse generale, sono esercitabili da parte del Consiglio Comunale poteri di deroga alle previsioni del Regolamento Urbanistico, nei limiti fissati dalle vigenti norme in materia di governo del territorio. L’interesse pubblico o generale cui l’intervento in deroga è preordinato può concernere il perseguimento di finalità culturali, sociali, religiose, nonché di tutela dell’incolumità, dalla salute e dell’igiene pubblica.

2. Ove consentito dalle vigenti norme in materia di governo del territorio, gli interventi in deroga alle previsioni del Regolamento Urbanistico possono altresì:

- concernere il perseguimento di finalità economico-occupazionali, purché di interesse generale;

NORME 87 TITOLO II – Attuazione del Regolamento Urbanistico Capo III – Disposizioni particolari

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- essere proposti ed attuati anche da soggetti privati, previa stipula di una convenzione a garanzia del perseguimento delle finalità pubbliche o generali.

3. Sono fatte salve le disposizioni settoriali a tutela d’interessi differenziati (tutela paesaggistica, storico-culturale, idrogeologica etc.) eventualmente sussistenti sul bene o sull’area interessata, nonché le disposizioni di cui ai Titoli III e IV delle presenti norme.

4. Non è consentito il cambio di destinazione d'uso di consistenze edilizie realizzate in deroga alle disposizioni del Regolamento Urbanistico o del previgente P.R.G.C. senza preventivo atto di assenso del Consiglio Comunale.

5. Il procedimento relativo ai titoli e/o atti abilitativi in deroga al Regolamento Urbanistico è definito dal Regolamento Edilizio, che può altresì dettare specifiche disposizioni riguardo alle caratteristiche costruttive degli interventi.

6. Non sono ammessi interventi in deroga al Regolamento Urbanistico contrastanti con le previsioni del Piano Strutturale.

art. 32 Ricostruzione di edifici diruti

1. Fatte salve eventuali limitazioni derivanti dalle disposizioni di cui al Titolo III delle presenti norme, è consentita la ricostruzione di edifici di remota origine andati totalmente o parzialmente distrutti – per vetustà, calamità naturali, eventi bellici o cause accidentali - a condizione che sia prodotta dall’avente titolo documentazione inequivocabile in ordine alla preesistenza e alla consistenza planivolumetrica del fabbricato originario. La consistenza planivolumetrica deve essere rilevabile da elementi strutturali riscontrabili in loco nonché da documentazione grafica e/o fotografica significativa tanto nel riferimento dimensionale che nell'effettiva localizzazione dell’edificio.

2. L’intervento di ricostruzione deve riproporre il più fedelmente possibile le caratteristiche tipologiche, formali e costruttive dell’edificio preesistente, garantendo dal punto di vista paesaggistico e ambientale, anche nell’uso dei materiali e nelle tecniche di finitura, un corretto inserimento nel contesto di riferimento.

NORME 88 TITOLO II – Attuazione del Regolamento Urbanistico Capo III – Disposizioni particolari

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art. 33 Interventi ammissibili su edifici e/o consistenze edilizie legittimati in forza di provvedimenti di sanatoria straordinaria

1. Alle consistenze edilizie e/o agli edifici esistenti legittimati in forza di provvedimenti di sanatoria edilizia di carattere straordinario si applicano le disposizioni di cui al Titolo VI delle presenti norme in funzione della classificazione ad essi attribuita dal Regolamento Urbanistico, fatte salve le specifiche disposizioni, limitazioni e/o prescrizioni di cui ai successivi punti 2, 3, 4, 5 e 6 del presente articolo. In caso di contrasto con la disciplina di cui al Titolo VI, o con altre disposizioni contenute nelle presenti norme, si applicano le disposizioni più restrittive.

2. Non possono comunque eccedere la manutenzione straordinaria - previa esplicita rinuncia da parte dell’avente titolo al plusvalore derivante dalle opere realizzate - gli interventi su edifici, consistenze edilizie e/o manufatti sanati ricadenti nelle seguenti aree:

- aree per sedi stradali, piazze e spazi pubblici ad esse accessori, di cui all’art. 77;

- fasce di rispetto stradale, di cui all’art. 78;

- aree per attrezzature, impianti e infrastrutture di interesse comunale, di cui all’art. 80;

- aree a destinazione pubblica ricadenti in parchi di interesse sovracomunale, di cui all’art. 81;

- aree cimiteriali, di cui all’art. 82;

- aree ad edificazione speciale per standard, di cui all’art. 83;

3. Fermo restando quanto stabilito dall’art. 103 per gli ‘edifici e manufatti a trasformabilità limitata (TL), sulle consistenze edilizie di cui al presente articolo realizzate in aderenza o in sopraelevazione ad edifici legittimi esistenti - ancorché identificate con la stessa classificazione dell’edificio di riferimento – sono ammessi interventi urbanistico - edilizi fino alla demolizione e ricostruzione a parità di volume (V), anche con diversa configurazione, a condizione che l’intervento persegua le finalità di cui al successivo punto 6, e che non si determini, rispetto a quanto contenuto nel titolo abilitativo in sanatoria:

- modifica della destinazione d’uso; - trasformazione di superficie non residenziale (Snr) in superficie utile abitabile (Sua); - utilizzo di superfici accessorie a fini abitativi;

NORME 89 TITOLO II – Attuazione del Regolamento Urbanistico Capo III – Disposizioni particolari

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- incremento di superficie coperta (Sc) oltre i limiti consentiti dalle norme relative ai singoli tessuti o aree.

Ove le consistenze edilizie di cui sopra costituiscano modifica o ampliamento di edifici appartenenti alle Classi 1, 2 e 3 (vedi artt. 91, 92 e 93), gli interventi urbanistico-edilizi di demolizione e ricostruzione sono ammessi solo ove il volume ricostruito risulti pienamente compatibile con la tutela e la conservazione degli elementi tipologici, formali, costruttivi e strutturali che qualificano il valore dell’immobile interessato dall’intervento.

4. Il volume (V) delle consistenze edilizie di cui al presente articolo realizzate dopo la data di approvazione del previgente strumento urbanistico in aderenza o in sopraelevazione ad edifici per i quali il Regolamento Urbanistico consenta la realizzazione di incrementi volumetrici una tantum è portato in detrazione al dimensionamento degli incrementi stessi. La stessa detrazione si applica anche in caso di sfruttamento di edificabilità residua derivante dal previgente P.R.G.C., nei casi previsti dalle presenti norme.

5. Ove gli edifici, le consistenze edilizie e/o i manufatti di cui al presente articolo risultino sanati con destinazioni d’uso in contrasto con la disciplina dettata dal Regolamento Urbanistico per i diversi tessuti, aree o ambiti, su di essi si applicano le disposizioni di cui all’art. 151, ferme restando le limitazioni e/o prescrizioni di cui al presente articolo.

6. Ferme restando le limitazioni di cui ai punti precedenti, gli interventi sugli edifici, le consistenze edilizie e/o i manufatti di cui al presente articolo, ivi compresi quelli di manutenzione ordinaria e straordinaria, sono finalizzati:

- al miglioramento estetico e funzionale dei manufatti sanati, ai fini di un più armonico inserimento nel contesto paesaggistico e ambientale di riferimento;

- al superamento di situazioni di degrado igienico, architettonico, ambientale, paesaggistico, anche mediante l’eliminazione di elementi dissonanti e/o consistenze incongrue, il contenimento della superficie coperta (Sc), l’incremento delle superfici permeabili di pertinenza (Spp).

Il Regolamento Edilizio può dettare specifiche disposizioni in ordine ai materiali, alle finiture e alle modalità costruttive da osservare negli interventi urbanistico-edilizi.

7. Gli edifici, le consistenze edilizie e i manufatti legittimati mediante atti di sanatoria edilizia a carattere straordinario rilasciati dall’Amm./ne Comunale in applicazione di leggi statali o regionali emanate successivamente alla data di adozione del Regolamento Urbanistico possono essere oggetto esclusivamente di

NORME 90 TITOLO II – Attuazione del Regolamento Urbanistico Capo III – Disposizioni particolari

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interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria, nel rispetto delle caratteristiche strutturali e delle modalità costruttive originarie.

art. 34 Interventi ammissibili su consistenze edilizie oggetto di sanzioni sostitutive della rimessa in ripristino

1. Le consistenze edilizie che siano state oggetto di sanzioni amministrative sostitutive della rimessa in ripristino, ai sensi delle vigenti norme in materia edilizia, possono essere oggetto di interventi urbanisticoedilizi sulla base della classificazione attribuita dal Regolamento Urbanistico alla porzione legittima dell’edificio del quale costituiscono modifica o ampliamento. Ad esse si applica pertanto la disciplina di cui al Titolo VI delle presenti norme, con le limitazioni e/o prescrizioni di seguito specificate.

2. Ove le consistenze edilizie di cui al punto 1 costituiscano modifica o ampliamento di edifici appartenenti alle Classi 1, 2 e 3 (vedi artt. 91, 92 e 93), gli interventi urbanistico-edilizi da eseguirsi su di esse non possono determinare modifica della destinazione d’uso né incremento di superficie utile abitabile (Sua), come definita dall’art. 10 delle presenti norme.

3. Le consistenze edilizie di cui al punto 1 costituenti incremento di volume (V) rispetto alla porzione legittima dell’edificio sono portate in detrazione al dimensionamento degli incrementi volumetrici consentiti dal Regolamento Urbanistico.

4. La realizzazione di interventi urbanistico-edilizi sulle consistenze di cui al presente articolo è consentita solo dopo l’integrale corresponsione all’Amm./ne Comunale dell’importo della sanzione pecuniaria.

NORME 91 TITOLO II – Attuazione del Regolamento Urbanistico Capo III – Disposizioni particolari

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TITOLO III

DISCIPLINA DEGLI ASPETTI GEOLOGICI E IDROGEOLOGICI

art. 35 Disciplina degli aspetti geologici e idrogeologici /Contenuti e finalità

Capo I – Rischio sismico Elementi per la valutazione degli effetti locali e di sito per la art. 36 riduzione del rischio sismico art. 37 Instabilità dinamica per cedimenti e cedimenti differenziali

Capo II – Rischio idraulico art. 38 Ambiti di reperimento di aree per interventi di regimazione idraulica art. 39 Reticolo idrografico superficiale

Capo III – Pericolosità geologica e idraulica Aree con pericolosità geologica/Classificazione ai sensi delle vigenti art. 40 disposizioni regionali Aree con pericolosità idraulica/Classificazione ai sensi delle vigenti art. 41 disposizioni regionali Capo III – Pericolosità geologica e idraulica Capo IV – Indirizzi e prescrizioni in merito al rischio

idrogeologico art. 42 Rischio di inquinamento delle acque sotterranee art. 43 Aree sensibili e salvaguardia dei corsi d’acqua art. 44 Governo della risorsa idrica art. 45 Prescrizioni inerenti le attività che comportano movimenti di terra

Capo V – Fattibilità e prescrizioni per gli interventi di

trasformazione urbanistico – edilizia Fattibilità geologica delle aree oggetto di interventi urbanistico – art. 46 edilizi Fattibilità di possibili interventi che ricadono nel tessuto insediativo art. 47 esistente e nel territorio aperto

Capo VI – Suolo e sottosuolo art. 48 Realizzazione o manutenzione della viabilità di interesse comunale art. 49 Recinzioni di fondi ed appezzamenti di terreni

NORME 92 Titolo III – Disciplina degli aspetti geologici e idrogeologici

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art. 35 Disciplina degli aspetti geologici e idrogeologici Contenuti e finalità

1. Il presente Titolo contiene la disciplina degli aspetti geologici e idrogeologici, recependo le disposizioni e prescrizioni in materia contenute negli strumenti della pianificazione territoriale di soggetti istituzionalmente competenti, coordinandoli con le previsioni di cui al presente Regolamento Urbanistico.

Sono disposizioni comuni a tutti i Sistemi e sub-sistemi territoriali quelle relative a:

- le disposizioni in materia di rischio sismico, di cui al Capo I;

- la disciplina del rischio idraulico, di cui al Capo II;

- le norme relative alla pericolosità geologica e idraulica, di cui al Capo III;

- gli indirizzi e prescrizioni in merito al rischio idraulico Capo IV;

- le norme riferite alla fattibilità degli interventi di trasformazione urbanistico- edilizia e le prescrizioni relative alla caratterizzazione geologica delle aree interessate, di cui al Capo V.

2. La disciplina di cui al presente Titolo si pone in diretta relazione con i contenuti e le previsioni di cui ai seguenti elaborati (tavole di livello D - “Elementi geologici e idraulici”) su base C.T.R. in scala 1:10.000 e 1:2000:

- tav. D 01 - “Carta della geomorfologia” in scala 1:2.000 per le aree urbane di Cinigiano, Monticello Amiata Poggi del Sasso, , Santa Rita, Castiglioncello Bandini;

- tav. D 02 - “Carta della pericolosità geomorfologica”;

- tav. D 03 - “Zone a Maggior Pericolosità Sismica Locale, ZMPSL ” in scala 1:2.000 per le aree urbane di Cinigiano, Monticello Amiata Poggi del Sasso, Porrona, Santa Rita, Castiglioncello Bandini;

- tav. D 04 - “Carta della pericolosità idraulica”.

3. Le disposizioni di cui al punto 1 e gli elaborati di cui al punto 2 costituiscono un compendio selezionato delle previsioni e disposizioni contenute negli strumenti della pianificazione territoriale e atti di governo del territorio, così come previsto dalla L.R. 1/2005 e dal D.P.G.R. n. 26/R del 27/04/2007. In particolare, sono stati integrati gli elementi contenuti nel Quadro Conoscitivo del Piano Strutturale approvato con gli aspetti introdotti dal succitato Regolamento 26/R.

NORME 93 Titolo III – Disciplina degli aspetti geologici e idrogeologici

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Ai fini dell’individuazione delle aree a rischio sismico, coerentemente con quanto prescritto dal Regolamento 26/R, Istruzioni Tecniche del Progetto V.E.L. (Valutazione Effetti Locali) della Regione Toscana, si riportano gli elementi da considerarsi ai fini della delimitazione delle aree per la cartografia. In ordine di priorità sono elencati gli elementi antropici:

1. Numero di abitanti; 2. Edifici pubblici e strategici; 3. Centro storico; 4. Aree industriali; 5. Area urbana in espansione; 6. Viabilità.

4. Le norme di cui al presente Titolo - e più in generale le disposizioni e le previsioni contenute nel presente Regolamento Urbanistico - sono mirate al raggiungimento alla tutela dell’integrità fisica del territorio, costituendo integrazione e complemento delle :

- disposizioni relative alla riduzione dell’impermeabilizzazione superficiale, di cui all’art. 14;

- disciplina delle invarianti paesistico-ambientali, di cui al Capo I e II del Titolo IV;

- disposizioni generali per la tutela e valorizzazione del territorio rurale, di cui al Capo I del Titolo VIII.

La disciplina di cui al presente Titolo è altresì integrata da tutte le disposizioni riferite direttamente o indirettamente all’integrità fisica del territorio contenute nelle presenti Norme per l’Attuazione e nei relativi allegati. In caso di contrasto con le norme del presente Titolo si applicano le disposizioni più restrittive.

5. Per quanto riguarda gli interventi urbanistico-edilizi e/o di trasformazione territoriale ricadenti in aree soggette a vincolo idrogeologico, ivi comprese le sistemazioni idraulico-agrarie e forestali, si fa riferimento alle vigenti norme regionali in materia forestale.

6. Ogni adeguamento degli elaborati cartografici di cui al precedente punto 2 e/o delle norme di cui al presente Titolo a successive disposizioni statali o regionali in materia di integrità fisica del territorio, ovvero a strumenti o atti sovraordinati in materia di assetto idrogeologico e idraulico approvati successivamente all’entrata in vigore del Regolamento Urbanistico, è effettuato con singola Deliberazione del

NORME 94 Titolo III – Disciplina degli aspetti geologici e idrogeologici

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Consiglio Comunale. Sono comunque fatti salvi i preventivi pareri, nulla-osta o atti di assenso comunque denominati degli Enti e/o Autorità competenti.

NORME 95 Titolo III – Disciplina degli aspetti geologici e idrogeologici

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Capo I RISCHIO SISMICO

art. 36 Elementi per la valutazione degli effetti locali e di sito per la riduzione del rischio sismico

1. Gli elementi prioritari da evidenziare per la valutazione degli effetti locali e di sito in relazione all’obiettivo della riduzione del rischio sismico, sono quelli utili alle successive fasi di caratterizzazione sismica dei terreni e di parametrizzazione dinamica riferite alla realizzazione o verifica dell’edificato.

I Comuni interessati dal Programma VEL (comuni a maggior rischio sismico tra quelli classificati in zona 2), fanno riferimento alle conoscenze acquisite nell’ambito di tale progetto. Tutti questi elementi di conoscenza del territorio basati sulle informazioni esistenti, unitamente all’acquisizione degli elementi geologici e geomorfologici, permettono l’individuazione delle Zone a Maggior Pericolosità Sismica Locale (ZMPSL), con le modalità indicate nelle presenti direttive.

2. Il grado di fattibilità sismica è da attribuirsi in maniera graduata in funzione delle destinazioni d’uso delle previsioni urbanistiche e la campagna di indagine geofisica si rimanda nella sostanza alla fase di progettazione (Piano Complesso di Intervento, Piano Attuativo o, in mancanza, progettazione edilizia).

3. Alcune delle previsioni del presente Regolamento Urbanistico presentano al loro interno delle aree interessate da dissesti in stato di attività. Si è ritenuto però, graduando il livello di approfondimenti necessari in funzione della tipologia di interventi previsti, di non attribuire fattibilità sismiche 4, vincolando piuttosto le aree in dissesto ad un utilizzo assimilabile ad un verde non attrezzato. Per tale tipologia di intervento non sono state prescritte specifiche campagne di indagini geofisiche.

4. Valutazione di pericolosità

4.1. Dall’analisi e dalla valutazione integrata di quanto emerge dall’acquisizione delle conoscenze relative agli elementi esistenti di tipo geologico, geomorfologico e delle indagini geofisiche, geotecniche e geognostiche, laddove disponibili, secondo quanto specificato al comma 2 e dagli art. 41 e 42 del presente titolo, sono evidenziate, sulla base del quadro conoscitivo desunto, le aree ove possono verificarsi effetti locali o di sito.

NORME Titolo III – Disciplina degli aspetti geologici e idrogeologici Capo I – Rischio sismico 96

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4.2. La sintesi delle informazioni derivanti dalle cartografie geologiche, geomofologiche e dalla carta delle Zone a Maggior Pericolosità Sismica Locale (ZMPSL) consente di valutare le condizioni di pericolosità sismica dei centri urbani studiati (Cinigiano, Castiglioncello Bandini, Monticello Amiata, Sasso d’Ombrone, Poggi del Sasso, Santa Rita, Porrona) secondo le seguenti graduazioni di pericolosità, come evidenziato con apposito segno grafico alla tav. D 03 su base C.T.R. in scala 1:2000.

- Pericolosità sismica locale molto elevata (S.4): aree in cui sono presenti fenomeni di instabilità attivi (1) e che pertanto potrebbero subire una accentuazione dovuta ad effetti dinamici quali possono verificarsi in occasione di eventi sismici;

- Pericolosità sismica locale elevata (S.3): aree in cui sono presenti fenomeni di instabilità quiescenti (2A) e che pertanto potrebbero subire una riattivazione dovuta ad effetti dinamici quali possono verificarsi in occasione di eventi sismici; zone potenzialmente franose o esposte a rischio frana (2B) per le quali non si escludono fenomeni di instabilità indotta dalla sollecitazione sismica; zone con terreni di fondazione particolarmente scadenti che possono dar luogo a cedimenti diffusi (4); zone con possibile amplificazione sismica connesse a zone di bordo della valle e/o aree di raccordo con il versante (8); zone di contatto tra litotipi con caratteristiche fisico-meccaniche significativamente diverse (12); presenza di faglie e/o contatti tettonici (13);

- Pericolosità sismica locale media (S.2): zone con fenomeni franosi inattivi (3); aree in cui è possibile amplificazione dovuta ad effetti topografici (6-7); zone con possibile amplificazione stratigrafica (9, 10, 11) in comuni a media sismicità (zone 3);

- Pericolosità sismica locale bassa (S.1): aree caratterizzate dalla presenza di formazioni litoidi e dove non si ritengono probabili fenomeni di amplificazione o instabilità indotta dalla sollecitazione sismica.

5. La realizzazione degli interventi, è inoltre subordinata al rispetto delle prescrizioni del P.A.I. dell’Autorità di Bacino del F. Ombrone pertanto, alle prescrizioni di fattibilità riportate nelle schede, si sovrappongono le condizioni per l’attuazione degli interveti poste dalla normativa del P.A.I.. Per una opportuna lettura incrociata di tali condizioni, sono state allegate in coda alla presente relazione le norme dell’Autorità di Bacino.

art. 37 Instabilità dinamica per cedimenti e cedimenti differenziali

NORME Titolo III – Disciplina degli aspetti geologici e idrogeologici Capo I – Rischio sismico 97

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1. Sulla base della classificazione sismica attribuita dalle vigenti norme statali e regionali, nel territorio comunale di Cinigiano devono essere in particolare considerati, a seguito di eventi sismici, i rischi di dissesto dovuti ad instabilità dinamica per cedimenti e cedimenti differenziali.

2. La nuova classificazione sismica delle diverse aree e la definizione di più recenti norme tecniche è espressa nell’Ord. P.C.M. 20/03/2003 n.3274, che inserisce il territorio comunale di Cinigiano in zona 3. Fermo restando tale classificazione sismica e le prescrizioni dettate dalle vigenti norme statali e regionali, per il territorio comunale di Cinigiano sono stati considerati e valutati, nella definizione delle classi di pericolosità geologico - geomorfologica, anche i rischi di dissesto che potrebbero verificarsi in quelle aree dove un eventuale shock sismico, stante la loro attuale situazione morfologica, geologica, clivometrica, etc., per effetto dell’amplificazione dello scuotimento. In accordo con quanto prescritto dalla L.R. 1/05 art. 62, che definisce le indagini geologico-tecniche di supporto alla pianificazione urbanistica, sono da considerare, per il territorio comunale, che rientra nella classe 3 (accelerazione convenzionale massima amax = 0,20 g).

NORME Titolo III – Disciplina degli aspetti geologici e idrogeologici Capo I – Rischio sismico 98

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Capo II RISCHIO IDRAULICO

art. 38 Ambiti di reperimento di aree per interventi di regimazione idraulica

1. Non sono stati progettati, da parte dell’Autorità di Bacino del Fiume Ombrone, ambiti di reperimento di aree nelle quali sono da realizzarsi opere di regimazione idraulica per la messa in sicurezza delle aree contermini ai principali corsi d’acqua presenti nel territorio comunale di Cinigiano.

art. 39 Reticolo idrografico superficiale

1. Sono le aree, individuate con apposito segno grafico alla tav. Q05 – Carta Idrologica del Piano Strutturale su base C.T.R. in scala 1:10.000. È costituita da tutti i corsi d’acqua (o parti di essi) che interessano il territorio comunale, ancorché minori e/o a regime torrentizio, nonché tutti i laghetti collinari esistenti. Per tutto quanto non specificamente disposto nel presente articolo si fa diretto riferimento alle vigenti norme di settore ed alle specifiche competenze degli Enti preposti, di cui sono fatte salve le ulteriori competenze in materia della Provincia di e della Regione Toscana.

2. Il reticolo idrografico superficiale deve essere tutelato ai fini idraulici, ecologici e paesaggistici (D. Lgs. 42/2004, Art. 142, comma 1, punti b e c) . È fatto pertanto divieto di deviare o coprire i corsi d’acqua, di interromperne o impedirne il deflusso superficiale e di impermeabilizzarne le sponde. È vietato, in particolare, modificare le linee naturali di impluvio della collina; potranno comunque essere autorizzati interventi finalizzati al ripristino delle condizioni naturali di efficienza del sistema drenante naturale.

Nelle aree di pianura potranno essere autorizzati interventi puntuali di modifica del reticolo idrografico superficiale solo per comprovate esigenze tecnico-funzionali e a condizione che sia comunque dimostrato, attraverso studi estesi a un congruo intorno territoriale, il mantenimento o il miglioramento delle condizioni di efficienza idraulica esistenti. Non sono ammessi interventi di manomissione o di modifica degli alvei e delle sponde se non finalizzati alla regimazione idraulica, al contenimento dell’erosione e alla qualificazione biologica.

L’attraversamento dei corsi d’acqua con tratti di viabilità e/o infrastrutture di trasporto è consentito, per i tratti minimi indispensabili, solo a seguito di studi idraulici e morfologici estesi all’intero bacino o sottobacino interessato. Tali studi

NORME Titolo III – Disciplina degli aspetti geologici e idrogeologici Capo II – Rischio idraulico 99

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dovranno determinare la sezione idraulica adeguata a far defluire le portate di massima piena. Per gli interventi di regimazione e di sistemazione degli alvei e delle sponde si dovrà fare ricorso, preferibilmente, ai metodi e ai materiali dell’ingegneria naturalistica.

3. Fermo restando quanto previsto dal Piano di Bacino del fiume Ombrone per i corsi d’acqua principali che interessano il territorio comunale, lungo tutti i corsi d’acqua classificati ai fini del rischio idraulico che compongono il reticolo idrografico superficiale identificato nella tav. Q05 del Piano strutturale dovranno essere salvaguardate, ai fini idraulici, ecologici e paesaggistici, fasce di rispetto con larghezza di 10 ml misurati dal ciglio di sponda o dal piede esterno dell’argine.

Al loro interno non è consentito alterare la morfologia fisica se non per comprovate esigenze di riqualificazione idraulica e idrogeologica; i terreni potranno essere utilizzati per la ricostituzione di fasce di vegetazione ripariale, per le sistemazioni a verde e a carattere ricreativo, per la realizzazione di infrastrutture a rete non diversamente localizzabili secondo quanto indicato nella D.C.R. 72/2007, Art. 36.

È vietato realizzarvi nuove costruzioni, ancorché precarie, fatti salvi i manufatti per la regolamentazione idraulica e le infrastrutture di attraversamento. Vi sono altresì vietati, in particolare, i pascoli, i parcheggi per autoveicoli, i depositi di materiali, le recinzioni e i muri di cinta, le discariche di qualsiasi tipo, le attività estrattive che non siano previste da interventi di sistemazione idraulica o di risanamento naturalistico e ambientale.

4. Gli interventi che interessano aree prossime ai corsi d’acqua dovranno conservare e qualificare la vegetazione ripariale esistente, rimuovendo quella morta o esogena e favorendo il graduale sopravvento di quella naturale potenziale. Saranno comunque consentiti i tagli delle piante che ostruiscono l’alveo e i diradamenti di quelle che potrebbero generare sbarramento al regolare deflusso delle acque.

5. Sono fatte salve eventuali rettifiche operate dall’Autorità idraulica competente sulle indicazioni cartografiche contenute nella tav. Q05 del Piano strutturale.

NORME Titolo III – Disciplina degli aspetti geologici e idrogeologici Capo II – Rischio idraulico 100

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Capo III PERICOLOSITÀ GEOLOGICA E IDRAULICA

art. 40 Aree con pericolosità geologica Classificazione ai sensi delle vigenti disposizioni regionali

1. La tav. D02 “Carta della Pericolosità geologica e geomorfologica” in scala 1:10.000, è stata redatta per indicare le aree che presentano condizioni di pericolosità di ordine geologico e geomorfologico e dei possibili effetti di amplificazione sismica, utilizzando gli elaborati di base.

La strumentazione urbanistica operativa e di dettaglio e i conseguenti interventi di trasformazione territoriale nelle aree appartenenti a dette classi sono soggetti alle disposizioni riportate nei successivi punti del presente articolo.

2. Per una dettagliata descrizione delle diverse situazioni analizzate sono state distinte 4 classi di pericolosità (Bassa, Media, Elevata, molto elevata), qui di seguito elencate:

Pericolosità geomorfologica

a) Pericolosità geomorfologica bassa (G.1): aree in cui i processi geomorfologici e le caratteristiche litologiche, giaciturali non costituiscono fattori predisponenti al verificarsi di movimenti di massa.

b) Pericolosità geomorfologica media (G.2): aree in cui sono presenti fenomeni franosi inattivi stabilizzati (naturalmente o artificialmente); aree con elementi geomorfologici, litologici e giaciturali dalla cui valutazione risulta una bassa propensione al dissesto;

c) Pericolosità geomorfologica elevata (G.3/P.F.E.): aree in cui sono presenti fenomeni quiescenti; aree con indizi di instabilità connessi alla giacitura, all’acclività, alla litologia, alla presenza di acque superficiali e sotterranee, nonché a processi di degrado di carattere antropico; aree interessate da intensi fenomeni erosivi e da subsidenza. I caratteri geologici e geomorfologici di queste aree sono conformi a quelli previsti per le aree di pericolosità di frana elevata (art. 14 del P.A.I. - L. n. 183/89, L.R. n. 91/98, L. n. 635/2000).

d) Pericolosità geomorfologica molto elevata (G.4/P.F.M.E.): aree in cui sono presenti fenomeni attivi e relative aree di influenza; I caratteri geologici e geomorfologici di queste aree sono conformi a quelli previsti per le aree di pericolosità di frana elevata (art. 13 del P.A.I. - L. n. 183/89, L.R. n. 91/98, L. n. 635/2000).

3. Per un opportuno raffronto delle classificazioni di pericolosità definite a partire dai fenomeni geomorfologici individuati rispettivamente ai sensi della D.C.R. n.

NORME Titolo III – Disciplina degli aspetti geologici e idrogeologici Capo III – Pericolosità geologica e idraulica 101

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94/1985, nella stesura del Quadro Conoscitivo del Piano Strutturale e delle integrazioni e revisioni che si sono rese necessarie per la stesura del presente Regolamento Urbanistico ai sensi del D.P.G.R. 26/R del 27/04/2007 si riportano di seguito le assimilazioni effettuate e, di conseguenza le modifiche alle pericolosità del Piano Strutturale:

FENOMENO GRADO DI GRADO DI PERICOLOSITÀ PERICOLOSITÀ Secondo D.C.R. Secondo D.P.G.R. 94/1985 26/R 27/04/2007

Orlo di scarpata fluviale o di terrazzo 3 G.2

Orlo di scarpata 3 G.2

Orlo di scarpata in erosione 4 G.4

Aree interessate da incisioni e fenomeni “calanchivi” 3 G.3

Calanchi 4 G.4

Aree interessate da ruscellamento diffuso 3 G.3

Ruscellamento superficiale di limitata estensione 3 G.3

Condizioni geologico-morfologiche sfavorevoli, dove i 3 G.3 dissesti non sono in atto ed i fenomeni erosivi sono di debole intensità. In queste aree si ha una propensione generale al dissesto per i terreni con acclività variabile e caratterizzati da un grado di stabilità medio-bassa

Alveo con tendenza all’approfondimento 4 G.4

Erosione laterale di sponda 4 G.4

Corpi idrici superficiali 4 G.3

Corona di frana 4 G.4

Frana non cartografabile 4 G.4

Area instabile per franosità diffusa 4 G.4

Area interessata da fenomeni di deformazione 3 G.3 superficiale (“soliflusso” nel P.S.. I soliflussi si consideravano sostanzialmente quiescenti, per la loro caratteristica di riattivarsi con cadenza in genere superiore al ciclo stagionale)

“Soliflusso” localizzato (vedi sopra) 3 G.3

Area interessata da rotolamento di massi in fase attiva 4 G.4

Corpo di frana attiva 4 G.4

Corpo di frana inattiva 3 G.2

Orlo di scarpata di origine antropica 3 G.2

Cava inattiva 4 G.3

NORME Titolo III – Disciplina degli aspetti geologici e idrogeologici Capo III – Pericolosità geologica e idraulica 102

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4. Aree a pericolosità geomorfologica elevata (P.F.E)

Vedi Allegato “Norme di Piano” del Bacino Regionale Ombrone, Art. 14.

5. Aree a pericolosità geomorfologica molto elevata (P.F.M.E)

Vedi Allegato “Norme di Piano” del Bacino Regionale Ombrone, Art. 13.

art. 41 Aree con pericolosità idraulica Classificazione ai sensi delle vigenti disposizioni regionali

1. La tav. D04 “Carta della Pericolosità idraulica” in scala 1:10.000, è stata redatta per indicare le aree che presentano condizioni di pericolosità legate alla possibile esondazione dei corsi d’acqua all’interno di aree che si trovano in condizioni morfologiche ed altimetriche sfavorevoli. Per la realizzazione di questa carta sono stati utilizzati dati morfologici, derivanti dalla C.T.R., dati geografici provenienti dalle aree inondabili descritte negli archivi della cartografia regionale e le aree a pericolosità idraulica individuate nell’ambito del P.A.I. messo a punto dall’Autorità di Bacino del F. Ombrone.

In relazione alle specifiche condizioni idrauliche e idrogeologiche, alla tutela dell’ambiente e alla prevenzione di presumibili effetti dannosi di interventi antropici, sono soggetti alle norme del presente titolo le aree perimetrate con la sigla P.I.ME. e P.I.E. nelle allegate carte di tutela del territorio:

- aree pericolosità idraulica molto elevata (P.I.ME): aree individuate e perimetrate ai sensi degli atti di indirizzo e coordinamento emanati a seguito della Legge 183/89 e del D.L. 180/1998;

- aree pericolosità idraulica elevata (P.I.E.): aree individuate e perimetrate ai sensi degli atti di indirizzo e coordinamento emanati a seguito della Legge 183/89 e del D.L. 180/1998.

Tali ambiti integrano i quadri conoscitivi degli strumenti di governo del territorio di cui alla L. R. 1/05. La strumentazione urbanistica operativa e di dettaglio e i conseguenti interventi di trasformazione territoriale nelle aree appartenenti a dette classi sono soggetti alle disposizioni riportate nei successivi punti del presente articolo.

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2. Per una dettagliata descrizione delle diverse situazioni analizzate sono state distinte 4 classi di pericolosità (Bassa, Media, Elevata, Molto elevata), qui di seguito elencate:

Aree a pericolosità idraulica

a) Pericolosità idraulica bassa (I.1): aree collinari o montane prossime ai corsi d’acqua per le quali ricorrono le seguenti condizioni:

- non vi sono notizie storiche di inondazioni;

- sono in situazioni favorevoli di alto morfologico, di norma a quote altimetriche superiori a metri 2 rispetto al piede esterno dell’argine o, in mancanza, al ciglio di sponda.

b) Pericolosità idraulica media (I.2): aree interessate da allagamenti per eventi compresi tra 200

- non vi sono notizie storiche di inondazioni;

- sono in situazione di alto morfologico rispetto alla piana alluvionale adiacente, di norma a quote altimetriche superiori a metri 2 rispetto al piede esterno dell’argine o, in mancanza, al ciglio di sponda.

c) Pericolosità idraulica elevata (I.3): aree interessate da allagamenti per eventi compresi tra 30

- vi sono notizie storiche di inondazioni;

- sono morfologicamente in condizione sfavorevole di norma a quote altimetriche inferiori rispetto alla quota posta a metri 2 sopra il piede esterno dell’argine o, in mancanza, sopra il ciglio di sponda.

d) Pericolosità idraulica molto elevata (I.4/P.I.M.E): aree interessate da allagamenti per eventi con Tr≤30 anni. Fuori dalle unità territoriali organiche elementari (UTOE) potenzialmente interessate da previsioni insediative e infrastrutturali, in presenza di aree non riconducibili agli ambiti di applicazione degli atti di pianificazione di bacino e in assenza di studi idrologici e idraulici, rientrano in classe di pericolosità molto elevata le aree di fondovalle non protette da opere idrauliche per le quali ricorrano contestualmente le seguenti condizioni:

- vi sono notizie storiche di inondazioni

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- sono morfologicamente in situazione sfavorevole di norma a quote altimetriche inferiori rispetto alla quota posta a metri 2 sopra il piede esterno dell’argine o, in mancanza, sopra il ciglio di sponda.

I caratteri idraulici e idrogeologici di queste aree sono conformi a quelli previsti per le aree di inondazione elevata (art. 5 del P.A.I. - L. n. 183/89, L.R. n. 91/98, L. n. 635/2000).

3. In merito agli aspetti idraulici, in considerazione del fatto che il Regolamento 26/R prescrive la redazione di studi idrologico-idraulici, a supporto delle previsioni del Regolamento Urbanistico, limitatamente alle aree ricomprese all’interno delle U.T.O.E. e soggette a previsioni insediative ed infrastrutturali, occorre qui valutare il contesto delle trasformazioni e riqualificazioni previste dal Regolamento Urbanistico in relazione alle problematiche idrauliche.

In generale, tutte le previsioni che ricadono nella classe di pericolosità idraulica 1 del Piano Strutturale, in considerazione della situazione favorevole di alto morfologico e dell’assenza di notizie storiche di esondazione, si possono considerare esentate dalla necessità di approfondire le condizioni di rischio idraulico, estendendo dunque la validità di quanto deriva dal Piano Strutturale. Analogamente, per le trasformazioni e riqualificazioni previste nell’ambito dell’area del , in presenza di una pericolosità idraulica 2, derivante da una situazione di alto morfologico, ovvero di quote del piano campagna mediamente 6-8 m al di sopra del fondo alveo dei corsi d’acqua che interessano le previsioni (Fosso Vallanzo e Il Fossetto) che determinano sezioni idrauliche ampliamente sufficienti a garantire il deflusso delle portate di piena dei corsi d’acqua e dell’assenza di notizie storiche di esondazione, si ritiene che tali considerazioni, già affrontate in sede di redazione del Piano Strutturale, siano adeguate per la definizione del grado di rischio idraulico e non sono stati dunque redatti studi idraulici specifici.

3.1. I Comuni possono promuovere piani finalizzati alla rilocalizzazione delle funzioni non compatibili con le condizioni di pericolosità esistenti.

4. Aree a pericolosità idraulica elevata (P.I.E)

Vedi Allegato “Norme di Piano” del Bacino Regionale Ombrone, Art. 6.

5. Aree a pericolosità idraulica molto elevata (P.I.M.E.)

Vedi Allegato “Norme di Piano” del Bacino Regionale Ombrone, Art. 5.

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Capo IV INDIRIZZI E PRESCRIZIONI IN MERITO AL RISCHIO IDROGEOLOGICO

art. 42 Rischio di inquinamento delle acque sotterranee

1. Al fine della valutazione della vulnerabilità delle falde, ed in coerenza con le prescrizioni contenute nel PTC della Provincia di Grosseto, è stata redatta una carta idrogeologica, ottenuta ricorrendo alle sovrapposizioni dei tematismi rappresentati negli elaborati di base (carta geologica, litotecnica, idrologica, idrogeologica, sondaggi e dati di base). La Carta idrogeologica comprende i seguenti tematismi:

- isofreatiche

- assi di drenaggio

- ubicazione pozzi e sorgenti censiti e non censiti

- vulnerabilità delle falde

2. Sono state individuate 4 classi di vulnerabilità associate alle unità litologiche consentirà di pervenire ad una buona valutazione capace di rendere immediatamente disponibile un criterio di protezione per la pianificazione territoriale. Le Classi di vulnerabilità individuate sono:

- Classe 1: Vulnerabilità Irrilevante. Complessi prevalentemente argillitici, marnosi ed argillosi (flysch, argille sovraconsolidate) praticamente privi di circolazione sotterranea (Pm, Mm, CAP, Ag);

- Classe 2: Vulnerabilità Bassa. Rete acquifera in rocce modestamente fratturate, in calcari marnosi e marne poco permeabili (CM);

- Classe 3: Vulnerabilità Media. Rete acquifera in rocce mediamente fratturate (arenarie più o meno fessurate, conglomerati a cemento non carbonatico); rete acquifera e/o corpi idrici multifalda (alternanze o flysch arenacei e calcarei) con propagazione variabile membro a membro; falda idrica in sabbie più o meno fini, in depositi mio-pliocenici prevalentemente grossolani (Ps, Ms, t, PF, Mg);

- Classe 4: Vulnerabilità Elevata. Falde libere in materiali alluvionali (da grossolani a medi) senza alcuna protezione, rete acquifera in materiali carbonatici carsificati e in rocce molto fratturate (a, q, Qv, Pcg, dt).

3. Nel rispetto della vigente normativa sulle acque destinate al consumo umano (D. Lgs. 152/2006 e s.m.i) all’interno delle zone di rispetto delle opere di captazione d'

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acque destinate al consumo umano sono vietate le seguenti attività, considerate fattore di rischio:

a) dispersione di fanghi ed acque reflue, anche se depurati; b) accumulo e spandimento di concimi chimici, fertilizzanti e pesticidi; c) dispersione nel sottosuolo di acque meteoriche provenienti da piazzali e strade; d) dispersione di fanghi e acque reflue, anche se depurati; e) accumulo di concimi chimici, fertilizzanti o pesticidi; f) spandimento di concimi chimici, fertilizzanti o pesticidi, salvo che l’impiego di tali sostanze sia effettuato sulla base delle indicazioni di uno specifico piano di utilizzazione che tenga conto della natura dei suoli, delle colture compatibili, delle tecniche agronomiche impiegate e della vulnerabilità delle risorse idriche; g) dispersione nel sottosuolo di acque meteoriche provenienti da piazzali e strade; h) aree cimiteriali; i) apertura di cave che possono essere in connessione con la falda; j) apertura di pozzi a eccezione di quelli che estraggono acque destinate al consumo umano e di quelli finalizzati alla variazione dell’estrazione e alla protezione delle caratteristiche quali-quantitative della risorsa idrica; k) gestioni di rifiuti; l) stoccaggio di prodotti ovvero sostanze chimiche pericolose e sostanze radioattive; m) l centri di raccolta, demolizione e rottamazione di autoveicoli; n) pozzi perdenti; o) pascolo e stabulazione di bestiame che ecceda i 170 chilogrammi per ettaro di azoto presente negli effluenti, al netto delle perdite di stoccaggio e distribuzione. È comunque vietata la stabulazione di bestiame nella zona di rispetto ristretta.

Per gli insediamenti o le attività di cui sopra, preesistenti, ove possibile e comunque a eccezione delle aree cimiteriali, sono adottate le misure per il loro allontanamento: in ogni caso deve essere garantita la loro messa in sicurezza. Le regioni e le province autonome disciplinano all’interno delle zone di rispetto le seguenti strutture o attività:

- fognature;

- edilizia residenziale e relative opere di urbanizzazione;

- opere viarie, ferroviarie e in genere infrastrutture di servizio;

- le pratiche agronomiche e i contenuti dei piani di utilizzazione di cui alla lettera f) del punto 3.

4. In genere i pozzi ad uso idropotabile sono localizzati in corrispondenza di formazioni che presentano una vulnerabilità Media od Elevata, pertanto risultano particolarmente suscettibili rispetto alle attività potenzialmente inquinanti. È buona norma prevedere un piano di monitoraggio chimico-batteriologico delle acque destinate al consumo umano, al fine di poter individuare precocemente episodi di inquinamento e predisporre dei piani di intervento di urgenza.

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Lo svolgimento delle attività precedentemente descritte all’interno di aree che presentino un grado di vulnerabilità Elevato (E), sarà subordinato all’ottemperanza delle seguenti condizioni:

- si dimostri l’impossibilità, in rapporto ad esigenze di interesse pubblico, di localizzare la previsione al di fuori di tali zone; - siano eseguite specifiche indagini geognostiche ed idrogeologiche atte a dimostrare l’esistenza di minori condizioni locali di vulnerabilità intrinseca delle falde determinando, ad esempio, il valore della permeabilità dei terreni di copertura dell’acquifero e calcolando il tempo d’arrivo di un generico inquinante idroveicolato;

- messa in atto, nell’ambito di un determinato intervento, di specifici accorgimenti volti alla riduzione di potenziali impatti sulla risorsa idrica, sia in termini di probabilità che di tipologia ed entità del danno.

Anche nella realizzazione di infrastrutture di pubblico interesse ed utilità, devono essere adottati, in fase di progettazione, tutti quegli accorgimenti atti ad impedire la dispersione ed il conseguente arrivo in falda di un generico inquinante idroveicolato;

Lo svolgimento di attività giudicate pericolose, come dal sopra esposto elenco, in aree caratterizzate da vulnerabilità Media, potranno essere autorizzate solo in seguito a specifiche indagini che caratterizzino la situazione idrogeologica ed individuino le modalità da seguire per minimizzare il rischio di inquinamento.

Al momento sono contenute nel P.R.A.E.R. delle aree classificate come “risorse” che sono disposte lungo il corso del F. Orcia. Di queste, una sola è stata individuata, all’interno del territorio comunale, come “giacimento”, tale area è indicata nella cartografia regionale con la sigla 307 II 0.

La presentazione di progetti di coltivazione è regolamentata dalla L.R. 78/98 alla quale si rimanda per intero per ogni ulteriore aspetto in merito alla coltivazione di cave nel territorio Comunale. Ai fini del presente R.U. si ritiene comunque di specificare quanto contenuto all’Art. 12 della suddetta Legge Regionale:

5. La domanda di autorizzazione è corredata da un progetto, redatto da uno o più professionisti abilitati nel rispetto delle competenze professionali stabilite a norma della legislazione vigente, che deve contenere i seguenti elaborati:

a. analisi delle caratteristiche geologiche, geomorfologiche, geominerarie, idrogeologiche, vegetazionali e paesaggistiche del luogo di intervento; b) relazione tecnica illustrativa in cui si evidenziano i contenuti progettuali anche in relazione alla destinazione urbanistica e agli altri vincoli e limitazioni d’uso del territorio interessato, con particolare riferimento alle risorse naturali, nonché i criteri adottati per il loro rispetto e le misure di tutela sanitaria e ambientale previste;

b. piano di coltivazione;

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c. progetto di risistemazione per la definitiva messa in sicurezza e il reinserimento ambientale dell’area, anche articolato per fasi, compreso lo smantellamento degli eventuali impianti di cui al punto i), dei servizi di cantiere e delle strade di servizio, con indicazione delle modalità e dei tempi di attuazione;

d. progetto delle opere di urbanizzazione primaria necessarie e di quelle per l’allacciamento ai pubblici servizi, delle opere per il trattamento e lo smaltimento dei rifiuti solidi, liquidi e gassosi, nonché delle ulteriori opere a tutela degli interessi collettivi connessi con l’attività di escavazione; …omissis…

Per quanto sopra riportato risulta evidente che, nel merito della tutela della risorsa idrica sarà necessario, nell’ambito degli studi di supporto al progetto di coltivazione, effettuare una caratterizzazione delle condizioni idrogeologiche dell’area, con particolare riferimento alla profondità e consistenza della falda idrica, del suo grado di protezione, delle possibili interferenze dell’attività estrattiva con la salvaguardia di tale risorsa e l’individuazione di ogni accorgimento, modalità operativa, condizionamento sulle attività di cava dovessero rendersi necessarie, oltre alla realizzazione di una rete di punti di monitoraggio idrogeologico di tipo qualitativo e quantitativo, corredata di una adeguata programmazione temporale delle verifiche e campionamenti, riferiti allo stato ante operam, alle condizioni di esercizio ed alla vigilanza post operam per un adeguato periodo di tempo.

7. Fognature Tutti gli interventi di nuovo impianto della rete fognaria dovranno privilegiare il completamento della rete stessa estendendola alle aree insufficientemente o solo parzialmente servite, nonché prevedere l’allacciamento all’impianto di depurazione o ad altro sistema di smaltimento dei reflui, anche di tipo individuale - compresa la fitodepurazione -, tenendo conto della vulnerabilità idrogeologica. Nelle aree destinate ai depuratori possono essere ubicati impianti di tipo “tradizionale” oppure di altro tipo, ad esempio tramite fitodepurazione.

art. 43 Aree sensibili e salvaguardia dei corsi d’acqua

1. Aree sensibili

Nella definizione della pericolosità idraulica sono state recepite le indicazioni del P.A.I. (Piano stralcio per l’Assetto Idrogeologico) relativo al bacino del Fiume Ombrone, che indica un’area a Pericolosità Idraulica Molto Elevata (P.I.M.E.), così come definite al Titolo II, Art. 5 ed istituite con Del. n° 1212/99 nel tratto di alveo

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dell’Ombrone posto al limite nord-orientale del territorio comunale, in prossimità della stazione ferroviaria di S. Angelo-Cinigiano.

In coerenza con tali indicazioni pertanto tale area, che già ricadeva in classe di pericolosità 4i, è sottoposta ai seguenti vincoli e prescrizioni:

Le aree P.I.M.E. potranno essere oggetto di atti di pianificazione territoriali per previsioni edificatorie non diversamente localizzabili, e la loro attuazione è subordinata alla contestuale esecuzione di interventi di messa in sicurezza per tempo di ritorno dell’evento di 200 anni.

Tali interventi, definiti sulla base di idonei studi idrologici e idraulici, non devono incrementare il livello di rischio in altre aree e non aumentare i picchi di piena a valle. In tali aree i relativi atti di pianificazione dovranno essere sottoposti al controllo da parte degli Uffici Regionali competenti, anche in riferimento alla verifica degli effetti ambientali connessi alle risorse acqua e suolo.

Le aree che da detti studi risultassero interessate da fenomeni di inondazioni con tempi di ritorno non superiori a 20 anni, non potranno essere oggetto di atti di pianificazione territoriale per previsioni edificatorie, salvo che per opere idrauliche, di attraversamento dei corsi d'acqua, di captazione e restituzione delle acque, di manutenzione e restauro di infrastrutture tecnologiche o per la mobilità pubbliche o di interesse pubblico, nonché riferite a servizi essenziali, senza avanzamento verso il corso d'acqua, purché si provveda al miglioramento dell'accessibilità verso il corso d'acqua anche per le attività di manutenzione dello stesso, in conformità con quanto contenuto nella D.C.R. 72/2007 (ex D.C.R. 12/2000) e con il P.A.I. del Bacino dell’Ombrone.

Nelle aree P.I.M.E. sono consentiti gli interventi di sistemazione idraulica approvati dall’autorità idraulica competente, tenuto conto del P.A.I.. La realizzazione di nuovi interventi pubblici o privati, previsti dagli strumenti urbanistici vigenti alla data di approvazione del P.A.I., è subordinata alla preventiva o contestuale esecuzione di interventi di messa in sicurezza di aree interessate da eventi idrologici con tempo di ritorno di 200 anni risultante da idonei studi idrologici e idraulici, senza incrementare il livello di rischio in altre aree e senza aumento dei picchi di piena a valle e tenuto conto del P.A.I..

2. Classificazione dei principali corsi d’acqua

I corsi d’acqua ricadenti nel territorio comunale e classificati dal Piano di Indirizzo Territoriale della Regione Toscana (Delib. C.R.T. n° 72/2007, elaborato 3, all. 4) sono i seguenti:

DENOMINAZIONE CODICE AMBITI (ex D.C.R. 12/00) FOSSO ACQUAVIVA GR791 A

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FOSSO BAGNOLO GR864 A FOSSO BIRIMACOLA GR928 A FOSSO BOTRONE E DI CAPRAIA GR907 A FOSSO CORDELLATO O CARDELLATO GR1086 AB TORRENTE CORTILLA GR2562 AB FOSSO IL FOSSETTO GR1889 AB TORRENTE MELACCE GR2701 AB TORRENTE MELACCIOLE GR2702 AB FOSSO MERLANCIONE GR1407 AB FIUME OMBRONE GR737 AB FIUME ORCIA GR738 AB TORRENTE RANCIDA GR2774 AB TORRENTE RIBUSIERI E FOSSO DELLA PISCINA GR2787 AB FOSSO RIGONERO O RIGOMORO GR1637 A TORRENTE TRISOLLA GR2915 AB FOSSO VALLONZO GR1183 AB TORRENTE GR2971 AB

Le prescrizioni di cui agli ambiti A e B, definiti ai sensi della D.C.R. 12/2000, per quanto decaduti quali salvaguardie della suddetta Delibera e non presenti nella nuova Delibera C. R. 72/2007, essendo contenute nella normativa del P.S., vigono in quanto Normativa Comunale. Si evidenzia però che tali prescrizioni vengono di fatto affiancate e/o superate dalle prescrizioni derivanti dalla D.C.R. 72/2007 e dal Regolamento 26/R. Si riportano pertanto, ad integrazione, le prescrizioni di cui all’Art. 36 della D.C.R. 72/2007 in merito alla fascia di 10m intorno ai corsi d’acqua, e si recepisce il comma 8 dell’art. 15 del P.T.C. …omissis…

3. Gli strumenti della pianificazione territoriale e gli atti di governo del territorio a far data dalla pubblicazione sul BURT dell’avviso di adozione del piano, non devono prevedere nuove edificazioni, manufatti di qualsiasi natura o trasformazioni morfologiche negli alvei, nelle golene, sugli argini e nelle aree comprendenti le due fasce della larghezza di m. 10 dal piede esterno dell'argine o, in mancanza, dal ciglio di sponda dei corsi d'acqua principali ai fini del corretto assetto idraulico individuati nel Quadro conoscitivo del presente piano come aggiornato dai piani di bacino vigenti e fermo restando il rispetto delle disposizioni in essi contenute.

4. La prescrizione di cui al comma 3 non si riferisce alle opere idrauliche, alle opere di attraversamento del corso d'acqua, agli interventi trasversali di captazione e restituzione delle acque, nonché agli adeguamenti di infrastrutture esistenti senza avanzamento verso il corso d'acqua, a condizione che si attuino le precauzioni necessarie per la riduzione del rischio idraulico relativamente alla natura

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dell'intervento ed al contesto territoriale e si consenta comunque il miglioramento dell'accessibilità al corso d'acqua stesso.

5. Sono fatte salve dalla prescrizione di cui al comma 3 le opere infrastrutturali che non prevedano l’attraversamento del corso d’acqua e che soddisfino le seguenti condizioni:

a) non siano diversamente localizzabili;

b) non interferiscano con esigenze di regimazione idraulica, di ampliamento e di manutenzione del corso d’acqua;

c) non costituiscano ostacolo al deflusso delle acque in caso di esondazione per tempi di ritorno duecentennali;

d) non siano in contrasto con le disposizioni di cui all’articolo 96 del regio decreto 523/1904. …omissis…

Inoltre le prescrizioni di cui al Regolamento 26/R relative alle pericolosità idrauliche I.3 e I.4, sono più severe rispetto alle salvaguardie per gli Ambiti A2 e B pertanto, di fatto, le superano.

Nello specifico, qualunque previsione dovesse ricadere in aree aventi pericolosità I.3 o I.4, è subordinata alla redazione di uno studio idrologico-idraulico atto a definire le condizioni di pericolosità e, se necessario, alla preventiva o contestuale messa in sicurezza con tempo di ritorno duecentennale.

6. Ai fini dell’applicazione del presente Regolamento Urbanistico si specifica inoltre che:

6.1 Su ambedue le sponde dei corsi d’acqua pubblici, fatte salve le vigenti disposizioni normative, é istituita una fascia di rispetto di larghezza minima pari a 10 ml. a partire dal piede dell’argine o,in mancanza di questo, dal ciglio di sponda; questa fascia, oltre a garantire la conservazione delle funzioni biologiche dell’ecosistema ripariale, servirà ad assicurare la piena efficienza delle sponde e la funzionalità delle opere idrauliche, oltre a facilitare le operazioni di manutenzione delle stesse;

6.2 Gli interventi di ripristino delle sponde devono prevedere la rinaturalizzazione degli alvei con l’eliminazione graduale delle pareti cementificate, eccetto che nelle aree ad alto rischio idraulico dove sia inevitabile il mantenimento di una portata elevata; in ogni caso dovrà essere garantita la continuità della copertura vegetale al fine di aumentare l’ombreggiamento del corso idrico e quindi ridurre al minimo la crescita algale ed i conseguenti effetti dell’eutrofizzazione delle acque; sono ammesse

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sistemazioni di sponda tramite l’uso delle tecniche dell’ingegneria naturalistica; per tali interventi deve essere studiato l'inserimento nell'ambiente circostante; sono da prevedere soluzioni di consolidamento delle sponde con sistemazioni a verde o con materiali che permettano l'inerbimento ed il cespugliamento.

6.3 Sono vietati:

a. lo scavo e l'asportazione di ghiaia e sabbia sia dall'alveo che in golena, senza autorizzazione comunale;

b. ostacolare in qualsiasi modo il regolare deflusso delle acque;

c. gli interventi di cementificazione in alveo.

6.4 Le opere di regimazione in alveo devono garantire la continuità del fluido, prevedendo quindi idonee scale di monta per lo spostamento della fauna ittica; l'altezza massima dei presidi è stabilita in ml. 1,50; l’indispensabilità delle opere deve essere dimostrata da uno studio preliminare che tenga conto della regimazione dei deflussi di tutto il bacino di competenza.

6.5 Le sistemazioni con gabbionate di pietrame assestato non possono avere altezza superiore a ml. 1,50 e deve essere garantita la sistemazione a verde dei manufatti e delle aree a monte degli stessi; per altezze superiori a ml. 1,50 si devono prevedere "sistemi" di gabbionature con sistemazione a verde dei livelli intermedi.

6.6 Nelle fasce di rispetto di cui al comma 2, ferme restando le disposizioni normative vigenti, saranno applicate le seguenti disposizioni:

a. è vietato qualsiasi tipo di edificazione; sono consentiti solamente interventi di sistemazione a verde con impiego esclusivo di specie ripariali autoctone, con percorsi pedonali e ciclabili, ma senza attrezzature;

b. è vietata la coltivazione, anche nell’ambito di orti e la presenza di allevamenti animali;

c. è vietato ogni tipo di impianto tecnologico salvo le opere attinenti alla corretta regimazione dei corsi d’acqua, alla regolazione del deflusso di magra e di piena, alle derivazioni e alle captazioni per approvvigionamento idrico e per il trattamento delle acque reflue, nonché per le opere necessarie all’attraversamento viario e all’organizzazione di percorsi ciclopedonali e funzionali alle pratiche agricole meccanizzate.

Sono previste forme di incentivazione per la delocalizzazione delle strutture presenti

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nella fascia di rispetto di cui al comma 2, al fine di garantire l’efficienza della rete idraulica, facilitare le operazioni del servizio di piena, di polizia idraulica, oltre che di protezione civile.

Inoltre, circa la regolamentazione delle acque superficiali:

- Regimazione delle acque superficiali

1. Le nuove opere di regimazione idraulica (briglie, traverse, argini, difese spondali) previste per i corsi d’acqua (naturali e artificiali) sono finalizzate al riassetto dell’equilibrio idrogeologico, al ripristino della funzionalità della rete del deflusso superficiale, alla messa in sicurezza dei manufatti e delle strutture, alla rinaturalizzazione con specie ripariali autoctone, alla risalita delle specie acquatiche e al generale miglioramento della qualità biologica e della fruizione pubblica; esse dovranno essere concepite privilegiando le tecniche proprie dell’Ingegneria Naturalistica.

2. All'interno del corpo idrico è vietata qualunque trasformazione, manomissione, immissione di reflui non depurati; sono ammessi solo gli interventi volti al disinquinamento, al miglioramento della vegetazione riparia verso l’associazione climax, al miglioramento del regime idraulico, alla manutenzione delle infrastrutture idrauliche e alla realizzazione dei percorsi di attraversamento.

- Arginature

1. Qualora sia accertata la inefficienza di opere idrauliche improntate alla difesa del territorio dalle inondazioni, sarà fatto obbligo alla proprietà il completo ripristino delle opere di difesa, previ a autorizzazione dell’ente competente.

2. Sulle superfici occupate da strutture arginali in qualsiasi stato di manutenzione è apposto un vincolo di destinazione idraulica al fine di mantenere e/o recuperare l’efficacia idraulica.

3. I nuovi argini che dovranno essere messi in opera. Anche quelli per il rifacimento e/o miglioramento di quelli esistenti lungo i corsi d’acqua dovranno essere progettati in modo tale da consentire la fruibilità delle sponde.

4. L’efficienza idraulica delle arginature dovrà essere garantita da un preciso programma di manutenzione periodica per il mantenimento di un’efficace copertura vegetale delle sponde, privilegiando la salvaguardia delle essenze autoctone.

5. Di norma và vietata la cementificazione e l’impermeabilizzazione degli argini privilegiando gli interventi secondo tecniche di ingegneria naturalistica.

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- Attraversamento dei corsi d'acqua in elevazione

1. La costruzione delle nuove strutture di attraversamento dei corsi d’acqua arginati (le spalle e la trave portante dei ponti e/o delle passerelle) dovrà evitare il restringimento della sezione dell’alveo assicurando il mantenimento di una luce libera di deflusso pari a quella posta a monte dell’attraversamento stesso; la base dell’impalcato dovrà sempre svilupparsi ad una quota superiore di almeno 50 cm. rispetto alle sommità arginali, onde consentire un agevole passaggio dei materiali flottanti in caso di piena.

2. Gli eventuali attraversamenti dei corsi d’acqua arginati mediante guadi che abbassano la quota di coronamento dell’argine dovranno essere modificati per eliminare la discontinuità arginale. Se ciò non fosse possibile tali guadi dovranno essere abbandonati e sostituiti con attraversamenti in sopraelevazione mediante ponti o passerelle.

- Rilevati delle infrastrutture viarie

1. Al fine di ridurre al minimo l’impatto negativo sul deflusso delle acque superficiali, i rilevati delle infrastrutture viarie dovranno essere provvisti di appositi manufatti di attraversamento monte-valle posti ad una distanza, riferita all’andamento generale della superficie topografica e alla pendenza dei terreni attraversati, tale da evitare accumuli e ristagni al piede degli stessi.

- Sottopassi e botti

1. I sottopassi e le botti per l’attraversamento delle opere viarie dovranno garantire il mantenimento della sezione preesistente del corso d’acqua, evitandone restringimenti; la sezione dell’alveo a valle dell’attraversamento dovrà sempre risultare maggiore e/o uguale a quello di monte.

2. Allo scopo di mantenere la piena efficienza e funzionalità idraulica, questi manufatti dovranno essere dimensionati in maniera da garantire l’ispezionabilità e il facile svolgimento delle operazioni di manutenzione periodica.

- Intubamenti

1. Ferma restando la necessità di autorizzazione da parte dell’autorità idraulica competente, le operazioni di interramento di fossi debbono necessariamente essere correlati a specifiche operazioni di realizzazione di percorsi alternativi per il deflusso delle acque a “giorno” con individuazione di un recapito definito.

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2. Ferma restando la necessità di autorizzazione da parte dell’autorità idraulica competente, gli interventi di intubamento dei fossi devono prevedere obbligatoriamente i seguenti accorgimenti:

a. all’imboccatura dei tratti dei corsi d’acqua intubati devono essere posti degli elementi filtranti allo scopo di evitare l’intasamento della tubazione da parte del detrito e del materiale di varia natura raccolto e trasportato dalle acque lungo il percorso a monte.

b. gli elementi filtranti devono essere dimensionati e posizionati in modo tale da non diminuire la sezione utile di deflusso prevedendo una fossa di accumulo per il materiale intercettato.

c. la manutenzione ordinaria delle griglie dovrà prevedere lo svuotamento periodico della fossa e la ripulitura degli elementi filtranti in particolar modo dopo ogni evento di piena.

- Canalizzazioni agricole

1. Tutti gli interventi che coinvolgono parti di terreno agricolo devono essere volti al mantenimento dell’efficienza delle canalizzazioni, provvedendo in ogni caso al ripristino della loro funzionalità là dove questa risulti essere stata manomessa dagli interventi precedenti.

2. E’ vietato interrompere e/o impedire, con la costruzione di rilevati, il deflusso superficiale dei fossi e dei canali nelle aree agricole senza prevedere un nuovo e/o diverso recapito per le acque di scorrimento intercettate.

3. E’ vietata la lavorazione del terreno a meno di 1,5 ml. da entrambe le sponde delle canalizzazioni agricole permanenti; tali fasce devono essere regolarmente sfalciate dai proprietari frontisti con il divieto di impiego di prodotti diserbanti e l’obbligo dell’asportazione del materiale di risulta ai fini dell’abbattimento dell’effetto eutrofico nelle acque, dei costi di risagomatura delle sponde e della perdita per erosione del suolo.

- Reti tecnologiche sotterranee

1. Gli impianti tecnologici a rete sotterranei comprendono le tubazioni del gas, dell’acquedotto, delle fognature, le linee elettriche e telefoniche e tutte le attrezzature connesse al funzionamento e alla manutenzione delle stesse.

2. La messa in opera degli impianti tecnologici dovrà preferibilmente evitare la variazione e/o l’alterazione del reticolo di deflusso delle acque superficiali; qualora l’intervento ne preveda la modifica del percorso, dovrà

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esserne indicato il nuovo andamento, garantendo che non comporti concentrazioni e ristagni di acque nelle aree di intervento e in quelle limitrofe.

3. La profondità, rispetto al piano di campagna, alla quale installare gli impianti tecnologici dovrà essere tale da non compromettere in ogni caso la crescita ed il mantenimento degli apparati radicali delle essenze arboree e non ostacolare le operazioni di aratura e/o di irrigazione nelle zone agricole.

4. I lavori di chiusura degli scavi dovranno garantire il ripristino dello strato fertile e la ri-sistemazione del terreno (piantumato e non) o della pavimentazione originaria.

5. Secondo le indicazioni del D.P.G.R. n. 2/R del 09/02/2007, ai fini del contenimento dell’impermeabilizzazione e della tutela della risorsa idrica sono riportate agli Artt. 16 e 17 le seguenti prescrizioni:

- Contenimento dell’impermeabilizzazione del suolo nella costruzione di nuovi edifici 1. Si definisce superficie permeabile di pertinenza di un edificio la superficie non impegnata da costruzioni fuori terra o interrate che consenta l’assorbimento almeno parziale delle acque meteoriche. 2. Nella realizzazione di nuovi edifici e negli ampliamenti di edifici esistenti comportanti incremento di superficie coperta, è garantito il mantenimento di una superficie permeabile di pertinenza pari ad almeno il 25 per cento della superficie fondiaria.

- Interventi per il contenimento dell’impermeabilizzazione del suolo negli spazi urbani

1. I nuovi spazi pubblici o privati destinati a viabilità pedonale o meccanizzata sono realizzati con modalità costruttive idonee a consentire l’infiltrazione o la ritenzione anche temporanea delle acque, salvo che tali modalità costruttive non possano essere utilizzate per comprovati motivi di sicurezza igienico-sanitaria e statica o di tutela dei beni culturali e paesaggistici. La realizzazione delle opere non dovrà alterare la funzionalità idraulica del contesto in cui si inseriscono, garantendo il mantenimento dell’efficienza della rete di convogliamento e di recapito delle acque superficiali.

2. E’ vietato il convogliamento delle acque piovane in fognatura o nei corsi d’acqua, quando sia tecnicamente possibile il loro convogliamento in aree permeabili, senza determinare fenomeni di ristagno o l’innesco di movimenti gravitativi.

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art. 44 Governo della risorsa idrica

1. Pozzi, sorgenti e punti di presa:

Secondo le indicazioni del D.P.G.R. n. 2/R del 09/02/2007, ai fini della tutela e del risparmio della risorsa idrica sono riportate all’Art. 18 le seguenti prescrizioni:

- Risparmio idrico I regolamenti edilizi comunali prescrivono l’utilizzo di impianti idonei ad assicurare il risparmio dell’acqua potabile, quali sistemi di riduzione e regolazione della pressione per garantire la disponibilità costante di acqua a tutti gli utenti della rete acquedottistica e la predisposizione di un contatore per ogni unità immobiliare.

a. Per il prelievo dal sottosuolo, per qualsiasi scopo, di acque da destinare a qualsiasi uso, mediante pozzi da costruire ex novo o da approfondire, sorgenti, scavi di qualsiasi natura e dimensione, dovranno essere rispettate le prescrizioni di cui ai seguenti comma.

b. Fermo restando quanto disposto dal D.Leg. n.152 del 10/02/2006 in materia di salvaguardia delle risorse idriche da destinare al consumo umano, sono istituite le seguenti fasce concentriche di salvaguardia: a. zone di tutela assoluta b. zone di rispetto c. zone di protezione

c. La zona di tutela assoluta è estesa a qualsiasi tipo di opera di captazione utilizzata per qualsiasi scopo per un raggio in ogni caso non inferiore a 5 ml.; in tale fascia, che potrà essere ampliata in relazione alla situazione di rischio della risorsa, sono vietate attività di qualsiasi genere ad esclusione dell’installazione di opere di presa e di costruzioni di servizio; entro tale fascia, che dovrà essere adeguatamente protetta allo scopo di garantire l’incolumità pubblica e la tutela igienico sanitaria dell’acquifero, si dovranno prevedere canalizzazioni per la regimazione e allontanamento delle acque meteoriche.

d. La zona di rispetto viene delimitata in relazione alle risorse idriche da tutelare, alle caratteristiche idrodinamiche degli acquiferi presenti ed alla situazione locale di vulnerabilità e rischio; tali distanze potranno essere aumentate o ridotte in relazione alla situazione locale di vulnerabilità e rischio delle risorse idriche.

e. Nelle zone di rispetto dovrà inoltre:

- essere incoraggiata la realizzazione ed uso di pozzi condominiali (es. pozzi in comproprietà per zone con elevata densità di orti privati). - essere redatta una dichiarazione di fine lavori che certifichi la correttezza

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dei lavori eseguiti, specialmente la cementazione del tratto superficiale.

f. La zona di protezione si riferisce al bacino imbrifero ed all’area di ricarica delle falde acquifere, secondo quanto disposto dall’art. 94 del D.Leg. n.152 del 10/02/2006

g. I pozzi dovranno essere ubicati possibilmente a monte delle abitazioni e posti a distanza non inferiore a:

- 5 ml. da abitazioni, pozzi neri, fosse biologiche e fognature a completa tenuta;

- 25 ml. da stalle, concimaie, depositi di immondizia, stoccaggio rifiuti, centri di raccolta e demolizione autoveicoli e da pozzi neri, fosse biologiche e fognature per le quali non è garantita la perfetta tenuta;

- 30 ml. da condotte disperdenti per sub – irrigazione

- 50 ml. da discariche di tipo A, fognature e pozzi perdenti;

- 100 ml. dai cimiteri;

- 200 ml. da pozzi del pubblico acquedotto e da discariche di tipo B.

h. I pozzi non più utilizzati per l'approvvigionamento idrico, se non adeguatamente attrezzati come punti di controllo della falda (misura del livello e qualità delle acque) dovranno essere adeguatamente tombati.

i. Nel caso si renda necessario procedere all’approfondimento di opere di captazione esistenti, regolarmente autorizzate o denunciate, dovrà essere osservata la procedura relativa alle richieste di nuove captazioni, inserendo nella documentazione a corredo dell’istanza anche gli estremi relativi all’autorizzazione/denuncia del pozzo e delle sue caratteristiche costruttive ed idrogeologiche.

2. Le disposizioni di cui al presente Titolo sono integrate dalle limitazioni e/o prescrizioni di seguito elencate:

2.1 Disposizioni generali

La realizzazione di opere atte alla captazione delle acque sotterrane da destinarsi a vari usi (domestico, irriguo, industriale, idropotabile ecc..) è soggetta ad autorizzazione comunale; l’autorizzazione è prevista anche nel caso di rifacimento del pozzo in sostituzione di quello esistente.

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Sono ammesse alla procedura autorizzativa semplificata (D.I.A.) gli interventi localizzati all’esterno delle aree a maggiore vulnerabilità o che manifestano problematiche di natura idrogeologica, come individuate nel quadro conoscitivo del P.S.

2.2 Disposizioni specifiche

Sono comunque sempre da rispettare le seguenti disposizioni:

- E’ vietata la captazione simultanea con la stessa opera di acquiferi non comunicanti fra loro; gli attraversamenti praticati fra più acquiferi dovranno essere accuratamente sigillati con materiali idonei ed indicati negli allegati tecnici, lasciando libero solo l’acquifero che si intende sfruttare.

- Nel caso di acquifero multistrato, dove livelli acquiferi diversi sono in collegamento fra loro, negli allegati tecnici deve essere documentata la loro struttura idrogeologica. L’emungimento da più livelli deve essere giustificato dalla potenzialità dell’acquifero in funzione dei reali fabbisogni del richiedente.

- I pozzi dovranno essere realizzati secondo le tecniche più adatte in relazione alla litologia da attraversare e l’emungimento dovrà avvenire secondo pompe adeguatamente dimensionate e posizionate onde evitare fenomeni di cavitazione e perdita di efficienza del pozzo.

- Per salvaguardare l’acquifero che si intende sfruttare, l’intercapedine tra il perforo ed i tubi di rivestimento definitivo dovrà essere cementata con materiali idonei in base alla litologia del terreno attraversato. La cementazione dovrà partire al di sopra dei filtri, ed eseguita dopo la fase di spurgo per evitare fenomeni di assestamento del drenaggio nel perforo che potrebbero compromettere l’efficienza della cementazione. La cementazione dovrà comunque continuare in superficie con la realizzazione di una piazzola in cls con raggio di mt. 1,00. La condotta premente dovrà essere dotata di valvola di ritegno onde evitare travasi o ritorni di alcun genere nell’acquifero, e dotata di un rubinetto per poter eseguire prelievi.

- Il boccapozzo dovrà essere sempre di tipo stagno con flangia e controflangia per evitare l’accesso ad estranei o cadute in pozzo di materiale di qualunque tipoe dovrà essere contenuto in un pozzetto in muratura, o portato sopra la quota altimetrica del piano di campagna.

Domanda di autorizzazione alla ricerca e allo sfruttamento della risorsa idrica

La domanda di autorizzazione e la dichiarazione d’inizio di attività è presentata al Comune dal proprietario del fondo in cui si realizzerà l’opera, o dal possessore, purché sia specificato il titolo che legittima il possesso. Nelle stesse sono indicati la località, il quantitativo massimo di acqua che si intende prelevare (l/sec o mc/g) e suo utilizzo, nonché il soggetto esecutore dell’intervento, se diverso dal richiedente, e l’eventuale direttore dei lavori.

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Alla domanda dovranno essere allegati i seguenti documenti ed elaborati: a) corografia generale 1:25.000 b) planimetria catastale 1:2.000 con indicazione dell’ubicazione della ricerca c) ripresa fotografica dell’area d) il progetto dell’opera di captazione e) relazione idrogeologica preliminare con elaborato cartografico 1:5.000 estesa per un contorno significativo in relazione alle presunte caratteristiche dell’acquifero

In particolare il progetto sarà composto da una relazione tecnica generale comprendente la descrizione di attività potenzialmente inquinanti entro un raggio significativo, non inferiore a mt. 200 di raggio, specificando la presenza di cave, discariche, abitazioni, stalle, altre opere di captazione e di tutto quanto indicato nell’art. 6 del D.P.R. n° 236/88, oltre al tipo di coltivazione e pratiche agricole svolte nell’area interessata dalla captazione. Previsione della profondità massima da raggiungere, la tecnica di perforazione più idonea, i diametri di perforazione, il diametro ed il materiale della tubazione di rivestimento definitivo, il materiale da utilizzarsi per il drenaggio, l’eventuale utilizzo di fanghi di perforazione, le metodologie previste per le operazioni di spurgo e prove di portata. Il materiale da utilizzarsi per le cementazioni o l’impermeabilizzazione di falde attraversate da escludersi.

Per quanto attiene lo studio idrogeologico dovrà contenere l’inquadramento geologico, geomorfologico ed idrogeologico dell’area, la struttura idrogeologica presumibile dell’acquifero interessato alla captazione, l’eventuale studio di effetti che potrebbero derivare dall’abbassamento della falda in caso di emungimento intensivo (subsidenza ecc.) Lo stesso dovrà specificare le condizioni di fattibilità dell’opera di captazione in relazione all’analisi dello stato della risorsa idrica sotterranea nell’area interessata (geometria degli acquiferi, potenzialità e caratteristiche, aree di rispetto e di salvaguardia per usi idropotabili, vulnerabilità, sfruttamento ecc.) facendo riferimento al quadro conoscitivo di P.S. ed agli approfondimenti effettuati per il caso specifico.

Disposizioni per il rilascio dell’autorizzazione

Il Comune rilascia l’autorizzazione dopo avere effettuato le verifiche circa la compatibilità ed il rispetto delle norme di tutela della risorsa idrica contenute nel Piano Strutturale e nel Regolamento Urbanistico comunale. La stessa è subordinata anche al rispetto delle disposizioni di cui al vigente Piano Regionale di Tutela delle Acque.

L’autorizzazione contiene le prescrizioni relative a: - modalità e termini temporali per la comunicazione di inizio e termine dei lavori autorizzati. - Obbligo di installazione e relative modalità di controllo, a cura e spese del concessionario, di strumenti di misurazione di portata - Obblighi relativi alla trasmissione, a cura del soggetto titolare dell’autorizzazione, di una relazione tecnica finale ed i seguenti allegati esplicativi, entro 30 giorni dalla data di conclusione dei lavori a) ubicazione catastale dell’opera b) stratigrafia dei terreni attraversati dalla perforazione

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c) schema pozzo con indicazione del metodo di perforazione utilizzato,dei diametri di perforazione, del tipo di tubazione definitiva utilizzato e sue dimensioni, del posizionamento dei filtri e loro tipo (a ponte, fresati, Johnson), dei tratti cementati o impermeabilizzati, del risultato delle prove di portata (portata, livello statico, livello dinamico) d) si dovrà indicare la portata di utilizzo della captazione realizzata con indicazione dell’abbassamento del livello statico in tale regime di utilizzo e livello dinamico. In casi di acque destinate al consumo umano, nella relazione tecnica finale dovrà essere indicata il tipo di area di salvaguardia che si prevede di realizzare (tutela assoluta, rispetto, protezione). Il geologo incaricato dovrà entrare nel merito dettagliatamente, nella sua relazione, ai criteri che hanno portato al dimensionamento delle zone di salvaguardia, indicando, su una carta con scala appropriata le potenziali fonti di inquinamento e gli eventuali punti di captazione presenti nell’intorno. - Eventuali ed ulteriori condizioni di fattibilità dell’opera nonché l’indicazione della validità dell’autorizzazione (indicativamente anni tre)

Per un corretto utilizzo della risorsa che consenta la rigenerazione o rinnovazione il Comune all’atto del rilascio dell’autorizzazione, almeno per gli interventi che ricadranno nelle aree a maggiore vulnerabilità o che manifestano problematiche di natura idrogeologica, prescrive l’esecuzione di monitoraggi circa la variazione del livello piezometrico e la qualità delle acque (analisi chimiche e/o batteriologiche), indicandone le modalità ed i termini temporali per l’effettuazione e la comunicazione delle risultanze.

3. Costruzioni interrate

a. Per tutte le costruzioni interrate previste nelle zone con falda acquifera superficiale, dovrà essere verificata la profondità del livello di falda e valutata la sua escursione stagionale in relazione alla profondità di posa delle fondazioni. b. Al fine di evitare l’interferenza negativa sulla dinamica delle acque di falda il piano di calpestio dei locali interrati dovrà rimanere preferibilmente al di sopra del livello massimo di risalita della falda.

c. Nelle aree dove non sia possibile fondare al di sopra del livello massimo della falda, potranno essere realizzate, se consentite, nuove costruzioni interrate, a condizione che i locali interrati siano resi stagni e non sia prevista la messa in opera di apparecchiature permanenti per la depressione della tavola d’acqua.

d. Nel caso che le costruzioni interrate siano costituite da locali sotterranei di profondità superiore ad un piano e/o da strutture fondazionali dirette profonde, la loro realizzazione è subordinata alla verifica dell’interferenza che le nuove costruzioni produrranno sulla circolazione delle acque sotterranee relativamente al loro possibile sbarramento e conseguente innalzamento del livello freatico e/o piezometrico.

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e. La messa in opera di impianti di depressione della tavola d’acqua è consentita esclusivamente per la salvaguardia e la messa in sicurezza di edifici esistenti.

art. 45 Prescrizioni inerenti le attività che comportano movimenti di terra

1. Con il presente articolo si intende affrontare un settore delle attività connesse all’utilizzo delle risorse territoriali per il quale la legislazione, sia nazionale che locale, risulta in parte lacunosa. Per tale motivo, si ritiene importante introdurre tra gli indirizzi e le prescrizioni uno specifico capitolo relativo alle attività, sia agricole che legate ad altri settori produttivi, che comportino grossi movimenti di terra e modifiche nella morfologia dei versanti, in particolare ponendo l’attenzione sulle attività di viticoltura.

2. La viticoltura rappresenta una realtà socio-culturale, imprenditoriale ed economica importante nel panorama agricolo comunale di Cinigiano, anche in previsione di un suo ulteriore sviluppo nel breve e lungo periodo.

Tuttavia l'intensificazione colturale con l'impianto di nuovi vigneti, la perdita di aree boscate e la diffusa pratica degli sbancamenti di terra e profilatura dei versanti, costruiscono di fatto incremento del grado di instabilità dei pendii ed in generale pregiudicano l’assetto di stabilità raggiunto in tempi prolungati dal territorio.

Inoltre le lavorazioni agrarie, specie se non correttamente eseguite, favoriscono l’incremento del potenziale ruscellamento superficiale, rendendo il territorio collinare maggiormente vulnerabile all'erosione (rills erosion), contribuendo così alla perdita di suolo agrario in favore di una denudazione sempre più estesa e difficilmente recuperabile.

In particolare si ritiene particolarmente critica, relativamente all’assetto idrogeologico del territorio, la fase di lavorazione del terreno corrispondente all'impianto iniziale dei vigneti, nel corso della quale, in seguito a consistenti movimenti di terra ed a causa della presenza di suolo nudo, è massima l’incidenza del ruscellamento superficiale in terreni spesso scarsamente consolidati e, nei casi più sfavorevoli, in presenza di una “suola” di lavorazione che costituisce una superficie di potenziale scivolamento verso valle delle sovrastanti terre.

3. Il panorama legislativo, sia Nazionale che Regionale, pone l’attenzione in modo particolare sugli sbancamenti e movimenti di terra connessi all’edilizia o alle attività produttive e spesso il criterio secondo il quale vengono poste delle limitazioni è di

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tipo estetico o paesaggistico, diffidando ad esempio dal realizzare piscine, parcheggi, campi da tennis, laddove questi comportino deturpazioni panoramiche e non siano limitati da sufficienti fasce di verde, e da realizzare sbancamenti o piazzali in cemento od asfalto.

4. Al contrario non vi sono specifiche direttive rivolte alla regolamentazione dei movimenti di terra connessi alle pratiche agricole, salvo la generica estensione a tutti gli aspetti di salvaguardia e trasformazione del suolo e di protezione dell'ambiente (art. 80 D.P.R. n. 616 del 1977).

Coerentemente con le succitate indicazioni e con quanto deriva dalla crescente sensibilità verso la tutela dell’ambiente da parte degli stessi produttori vinicoli, che si è manifestata con l’introduzione, in molti dei disciplinari di produzione delle Denominazioni d’Origine, di direttive generali sul corretto uso del territorio, si ritiene di dover introdurre alcune specifiche norme di “buon governo” del territorio.

Tali norme, anche se non impegnano formalmente le amministrazioni e le categorie da esse direttamente interessate, rappresentano un primo atto formale inteso ad introdurre dei criteri di salvaguardia del territorio ed un supporto metodologico nell’esecuzione delle pratiche agricole. Bisogna pertanto applicare, nella localizzazione e nella realizzazione dei vigneti alcune semplici regole che contemperino le necessità produttive con le esigenze di buon paesaggio.

5. Le aree da destinare all’impianto di nuovi vigneti vanno definite con un attento studio non solo agronomico ma anche idrogeologico e geomorfologico in relazione alle evidenze della pericolosità che questi terreni risultano contenere nelle relative carte del Piano Regolatore e, laddove non sia possibile evitare aree fortemente acclivi e/o con scarso assetto di stabilità, preservando le superfici boscate di maggior pregio ed i vigneti storici.

Al contrario, è importante rimarcare che attività di qualunque natura vengano effettuate nell’ambito di aree dissestate e/o instabili, debbano essere precedute da interventi di carattere conservativo e di ripristino, in seguito ai quali si dovrà effettuare una valutazione generale sulla stabilità del versante derivante dai suddetti interventi.

I vigneti si devono integrare con gli elementi vegetali caratteristici del paesaggio quali macchie, siepi e filari. Eventuali terrazzamenti o ciglionamenti devono seguire la forma del terreno e le curve di livello, evitando linee spezzate. Si devono inoltre evitare pesanti sbancamenti o riporti di materiale, poiché questi movimenti di terra causano la rimozione dei suoli agrari maturi ed inoltre possono indurre condizioni di instabilità nei pendii.

6. Compatibilmente con le esigenze produttive, si devono mantenere gli elementi della morfologia e dell’idrografia, anche evitando di eliminare, deviare o

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interrompere il corso di impluvi e ruscelli, lasciando attorno a questi fasce di vegetazione spontanea e laddove ciò risultasse indispensabile, provvedere alla realizzazione di una nuova rete di deflusso che eviti il divagare incontrollato sui pendii.

Le scarpate devono avere pendenze non eccessive ed essere rinverdite, evitando in genere la costruzione di muri di sostegno.

7. Ai fini dell’applicazione del presente R.U. si riportano le seguenti ulteriori prescrizioni:

a) Stabilizzazione dei versanti collinari

Dovrà essere salvaguardata l’integrità del manto erboso nelle aree soggette a fenomeni erosivi e rischio franoso e con essa la fertilità naturale dei suoli applicando corretti carichi animali e l’allontanamento delle acque di percolazione mediante la creazione ed il mantenimento di opportune sistemazioni idrauliche.

Dovrà essere mantenuta la piena efficienza dei terrazzamenti agrari mediante costanti ed opportune opere di manutenzione consistenti nel ripristino delle parti lesionate e nel mantenimento in efficienza delle opere di regimazione e drenaggio delle acque superficiali;

Nelle aree ricadenti in classe di pericolosità geologica 3 e 4 sono inoltre vietate le trasformazioni di terreni saldi in terreni soggetti a periodica lavorazione e le opere che modifichino il profilo dei versanti o che comportino movimenti di terra (viabilità poderale, invasi collinari, bonifiche agrarie, ecc.), se non conseguenti a studi geologici specifici e puntuali ed alla messa in atto di pratiche stabilizzanti e consolidanti.

b) Sbancamenti, scavi e rinterri

1. Ogni scavo deve essere eseguito procedendo per stati di avanzamento tali da consentire la rapida ricolmatura degli stessi o il consolidamento dei fronti con opere provvisorie o definitive di contenimento. Se sussistono particolari condizioni di rischio per la stabilità a breve termine, gli sbancamenti devono procedere per piccoli settori ed essere seguiti dall’immediata realizzazione delle opere di contenimento.

2. Al fine di assicurare la stabilità dei terreni e delle opere, in particolare quelle di contenimento del terreno o costruite a contatto con il terreno, devono essere messi in opera sistemi di drenaggio in grado di intercettare e smaltire le acque di circolazione sotterranea in corrispondenza delle nuove opere. La tipologia e la collocazione dei drenaggi deve essere correlata sia alla tipologia, alle dimensioni ed alla collocazione delle opere, considerate nel loro complesso, sia alle caratteristiche della circolazione idrica sotterranea accertata mediante le

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indagini geologiche.

3. La stabilità del tratto di versante interessato dai lavori di sbancamento deve essere verificata a norma di legge sia in fase di cantiere che in quella di progetto definitivo considerando a tal fine le sezioni e le ipotesi più sfavorevoli, nonché i sovraccarichi determinati dalle opere da realizzare. Tutti i lavori di sbancamento e/o di scavo devono inoltre prevedere, ove possibile, il rinverdimento delle superfici mediante opere di rinaturalizzazione con l’impiego di tecniche dell’ingegneria naturalistica.

4. Prima dell’inizio dei lavori di sbancamento e/o di escavazione, dovrà essere individuato il sito di discarica ed i modi di riutilizzo del materiale sbancato e/o scavato; lo scavo dello strato più superficiale del suolo vegetale dovrà essere conservato a parte in prossimità del luogo delle operazioni per essere successivamente utilizzato nei lavori di ripristino;

5. I riporti di terreno devono essere eseguiti in strati, assicurando il graduale compattamento dei materiali terrosi, dai quali devono essere separate le frazioni litoidi di maggiori dimensioni. Nelle aree di riporto devono essere sempre garantite le opere necessarie alla regimazione delle acque ed alla difesa da fenomeni erosivi. Se è prevista la realizzazione di opere di contenimento, le stesse devono essere realizzate prima dell’inizio dei riporti di terreno.

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Capo V FATTIBILITÀ E PRESCRIZIONI PER GLI INTERVENTI DI TRASFORMAZIONE URBANISTICO - EDILIZIA

art. 46 Fattibilità geologica delle aree oggetto di interventi urbanistico – edilizi

1. Lo studio della fattibilità degli interventi di cui al Regolamento Urbanistico del Comune di Cinigiano è stato eseguito sulla base delle indicazioni contenute nell’Art. 62 comma 2 della L.R. n. 1/2005 ed al suo Regolamento di attuazione, già citato, di cui al D.P.G.R. 26/R del 27/04/2007. Il contenuto della Relazione geologica di Fattibilità, le schede, le cartografie e le prescrizioni ivi riportate, costituiscono parte integrante delle presenti norme.

Le trasformazioni e le riqualificazioni previste dal R.U. sono state opportunamente schedate con un numero identificativo ed a ciascuna di esse è associata una scheda riassuntiva delle problematiche individuate e delle prescrizioni condizionanti la fattibilità degli interventi suddetti.

La fattibilità deriva dalla sovrapposizione delle pericolosità con le destinazioni d’uso attribuite alle zone di intervento dal presente Regolamento Urbanistico. L’elaborazione delle carte di Fattibilità e delle prescrizioni relative alle singole aree di previsione urbanistica, sono la sintesi degli studi geologici e alle carte tematiche redatte a supporto del Piano Strutturale, alle cartografie di Pericolosità geomorfologica e di Pericolosità idraulica allegate e confrontate con quelle del vigente P.A.I. A ciascun grado di fattibilità corrispondono indicazioni, misure di attenuazione del rischio, piani di indagine di dettaglio da eseguirsi, a seconda dei casi, prima dell’approvazione dello Strumento Attuativo o del progetto esecutivo.

2. Vengono di seguito riportate le definizioni di fattibilità di cui al Regolamento 26/R:

a) Fattibilità senza particolari limitazioni (F1): si riferisce alle previsioni urbanistiche ed infrastrutturali per le quali non sono necessarie prescrizioni specifiche ai fini della valida formazione del titolo abilitativo all’attività edilizia; equivale ad un livello di rischio irrilevante raggiungibile in caso di interventi modesti in zone con pericolosità moderata oppure per interventi di carattere conservativo e/o di ripristino in aree anche a pericolosità elevata. In tali zone la caratterizzazione geotecnica del terreno può essere ottenuta, per gli interventi previsti, anche dalla sola bibliografia geologica esistente per le aree adiacenti.

b) Fattibilità con normali vincoli (F2): si riferisce alle previsioni urbanistiche ed infrastrutturali per le quali è necessario indicare la tipologia di indagini e/o specifiche prescrizioni ai fini della valida

NORME Titolo III – Disciplina degli aspetti geologici e idrogeologici Capo V – Fattibilità e prescrizioni per gli interventi di trasformazione urbanistico - edilizio 127

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formazione del titolo abilitativo all’attività edilizia. Equivale a livelli di rischio basso raggiungibile in aree non sufficientemente note anche se ipotizzabili a bassa pericolosità. Non sono previste indagini di dettaglio a livello di area nel suo complesso; tuttavia il progetto dovrà basarsi su dati ottenuta da apposita indagine geognostica, ai sensi del Decreto Ministeriale 11.03.1988, ovvero del D.M. 14/01/2008.

c) Fattibilità condizionata (F3): si riferisce alle previsioni urbanistiche ed infrastrutturali che ricadono in aree dove sono stati già individuati livelli di rischio connessi alla loro utilizzazione e per le quali, ai fini della individuazione delle condizioni della compatibilità degli interventi con le situazioni di pericolosità riscontrate, è necessario definire la tipologia degli approfondimenti di indagine da svolgersi in sede di predisposizione dei piani complessi di intervento e dei piani attuativi o, in loro assenza, in sede di predisposizione dei progetti edilizi. In queste zone i livello di rischio, definibile con le conoscenze sulla pericolosità dell’area e degli interventi previsti, risulta medio-alto anche per opere di non eccessivo impegno. Le richieste indagini di dettaglio saranno finalizzate all’individuazione degli interventi necessari al raggiungimento del grado di sicurezza da conferire all’area nel suo complesso e costituiranno un vincolo specifico per il rilascio della concessione edilizia.

d) Fattibilità limitata (F4): si riferisce alle previsioni urbanistiche ed infrastrutturali la cui attuazione è subordinata alla realizzazione di interventi di messa in sicurezza che vanno individuati e definiti in sede di redazione del medesimo regolamento urbanistico, sulla base di studi e verifiche atti a determinare gli elementi di base utili per la predisposizione della relativa progettazione. In base ai risultati ottenuti per queste zone si dovrà non solo predisporre un progetto degli interventi di bonifica e consolidamento e/o suggerimenti riguardo tecniche fondazionali particolari, ma anche predisporre un relativo programma di controllo per valutare l’esito raggiunto con la realizzazione di tali interventi. Essa individua situazioni a rischio elevato ottenibili ipotizzando qualsiasi tipo di utilizzazione che non sia puramente conservativa e/o di ripristino in aree a pericolosità elevata. Si può ottenere fattibilità limitata anche prevedendo utilizzazioni con elevato grado di vulnerabilità (servizi essenziali, strutture per la produzione di energia, grandi impianti industriali, complessi dall’elevato impatto ambientale, ecc.) in aree con pericolosità medio-bassa.

Nell’ambito del presente Regolamento Urbanistico non vi sono previsioni che comportino l’attribuzione di una fattibilità limitata, pertanto non sono stati predisposti in questa sede interventi di messa in sicurezza.

3. Le disposizioni di cui al presente articolo concorrono alla disciplina del “Rischio di inquinamento delle acque sotterranee”, unitamente alle disposizioni di cui all’art. 42 Capo IV.

NORME Titolo III – Disciplina degli aspetti geologici e idrogeologici Capo V – Fattibilità e prescrizioni per gli interventi di trasformazione urbanistico - edilizio 128

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4. In attuazione dei principi di cui all’ art. 42 del presente Titolo, sono state indicate, per ciascuna scheda di intervento relativa alle trasformazioni e riqualificazioni previste dal Regolamento Urbanistico, le condizioni di fattibilità relativamente agli aspetti idrogeologici mentre, per quegli interventi non schedati ed attualmente non previsti, ma comunque possibili nel territorio, il contenuto dell’ art. 42 costituisce comunque un criterio generale per definire le condizioni di fattibilità legate agli aspetti idrogeologici.

5. Le disposizioni di cui al presente articolo concorrono alla disciplina degli “Elementi per la valutazione degli effetti locali e di sito per la riduzione del rischio sismico”, unitamente alle disposizioni di cui all’art. 36 Capo I.

6. Nei casi previsti dalle vigenti norme statali e regionali relative all’esecuzione delle indagini-geologico tecniche di supporto agli interventi urbanistico-edilizi, i progetti devono essere corredati da una apposita relazione geologica che entri specificamente in merito agli aspetti geologici, geomorfologici, idrogeologici e litostratigrafici relativi all’area d’intervento e, nei casi previsti, ad un suo intorno significativo.

7. I rilievi e le indagini da effettuare hanno lo scopo di verificare l’assetto geomorfologico, la costituzione del sottosuolo, la situazione idrogeologica, nonché di misurare e consentire la valutazione delle proprietà geotecniche o geomeccaniche dei terreni.

8. La profondità da raggiungere con le indagini è regolata dalle vigenti norme in materia di indagini geologiche e di costruzioni in zone sismiche. Fatti salvi gli standard da rispettare per la classificazione sismica dei terreni, la profondità e la tipologia delle indagini devono essere pianificate in funzione:

- della quota più bassa dell'opera di fondazione;

- della forma, delle dimensioni, delle caratteristiche strutturali dell’intervento edilizio;

- dell’entità dei carichi trasmessi dalle fondazioni;

- delle caratteristiche dei terreni di fondazione;

- delle caratteristiche morfologiche ed idrogeologiche dell’area di intervento.

4. Le indagini per la caratterizzazione del sito, per la definizione del modello geologico, e per la modellazione geotecnica del terreno, devono essere inoltre

NORME Titolo III – Disciplina degli aspetti geologici e idrogeologici Capo V – Fattibilità e prescrizioni per gli interventi di trasformazione urbanistico - edilizio 129

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commisurate alle conseguenze che gli interventi possono produrre sull’ambiente circostante, in tutte le fasi realizzative e ad opera ultimata, con particolare riferimento agli edifici e/o manufatti esistenti.

5. Qualora l’intervento ed i suoi effetti sul terreno abbiano grande rilevanza, deve essere approntato un programma di monitoraggio che preveda un congruo periodo di osservazione anche dopo l’ultimazione dei lavori.

6. Indagini di carattere speciale devono essere previste nelle aree nelle quali, per motivate ragioni geologiche o relative al precedente uso del territorio, possono essere presenti cavità sotterranee ovvero possono manifestarsi fenomeni di subsidenza e/o altri fenomeni che possano incidere sul comportamento statico degli edifici o manufatti edilizi.

art. 47 Fattibilità di possibili interventi che ricadono nel tessuto insediativo esistente e nel territorio aperto

1. Per gli interventi di trasformazione o di riqualificazione degli assetti insediativi e/o ambientali assoggettati dal Regolamento Urbanistico a Piano Attuativo o a Progetto Unitario, le ‘schede normative e di indirizzo progettuale’ di cui all’Allegato ‘B’ alle presenti norme contengono l’attribuzione delle classi di fattibilità, ai sensi delle vigenti norme regionali, in ragione della pericolosità geologica e idraulica dell’area interessata e della natura ed entità degli interventi previsti.

2. Per tutte le trasformazioni urbanistico-edilizie si prevede la possibilità di trasformazioni edilizie ed urbanistiche di aree che ricadono in generale nel tessuto insediativo esistente e nel territorio aperto; tali trasformazioni non sono oggetto in questa sede di una specifica localizzazione né, nel quadro più generale degli interventi nel territorio aperto, di una definizione della tipologia di intervento.

In particolare sono stati classificati i suddetti tessuti insediativi secondo le categorie seguenti:

- Tessuti storici;

- Tessuti consolidati prevalentemente residenziali;

- Tessuti incoerenti;

- Aree prevalentemente non edificate integrative degli insediamenti;

- Aree prevalentemente non edificate di tutela degli insediamenti;

NORME Titolo III – Disciplina degli aspetti geologici e idrogeologici Capo V – Fattibilità e prescrizioni per gli interventi di trasformazione urbanistico - edilizio 130

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- Tessuti consolidati prevalentemente produttivi.

Nell’ambito della classificazione sopra riportata, sono state definite le tipologie di intervento consentite e previste negli obiettivi del Regolamento Urbanistico, per ciascuna zonazione urbanistica, subordinando peraltro tali interventi ad una opportuna schedatura e classificazione del patrimonio edilizio esistente.

3. La classe di fattibilità è indicativamente attribuita sulla base della tabella A dalla quale è possibile ottenere, tramite l’intersezione tra la classe di pericolosità attribuita all’area e la possibile tipologia di intervento, la relativa classe di fattibilità, ovvero:

TABELLA A: Principali categorie di interventi ammessi in funzione della pericolosità geologica ed idraulica

TIPO DI INTERVENTO EDILIZIO / URBANISTICO GRADO DI PERICOLOSITA’ GEOMOR- IDRAULI SISMICA FOLOGICA CA *

2 3 4 2 3 4 Nuove edificazioni a carattere residenziale e per la 2 3 4 2 3 4 produzione di beni Realizzazione della rete tecnologica 2 2 4 1 2 4 Realizzazione di impianti tecnologici 2 3 4 1 3 4 Manutenzione ordinaria e straordinaria, restauro ed 1 1 1 1 1 1 altri interventi che non comportino sovraccarichi sulle fondazioni Restauro su edifici di valore architettonico 1 1 1 1 1 1 Risanamento conservativo su edifici di valore storico 1 1 1 1 1 1 con interventi fino alla ristrutturazione edilizia Manutenzione ordinaria e straordinaria, restauro e 1 1 1 1 1 1 risanamento conservativo e ristrutturazione senza aumento di volume Ristrutturazione edilizia con rialzamento della 1 1 1 1 1 1 copertura per adeguamenti strutturali e/o funzionali Demolizione senza ricostruzione 1 1 1 1 1 1 Ristrutturazione edilizia per adeguamento igienico 1 3 4 1 3 4 sanitario Ristrutturazione edilizia con incremento volumetrico 2 3 4 2 3 4 Ristrutturazione edilizia con rialzamento di un piano 2 3 4 1 2 2

Verde pubblico attrezzato ed aree di sosta: 1 1 1 1 1 1 per le parti a verde 1 3 4 1 3 4 per piccoli edifici a servizio

Parchi pubblici e zone destinate a verde pubblico attrezzato e impianti sportivi all’aperto per le parti a verde 1 1 1 1 1 1 per sistemazioni esterne e movimenti terra 1 2 3 1 3 4 per edifici di servizio (tribune, spogliatoi… 2 3 4 1 3 4

NORME Titolo III – Disciplina degli aspetti geologici e idrogeologici Capo V – Fattibilità e prescrizioni per gli interventi di trasformazione urbanistico - edilizio 131

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Zone destinate a parco fluviale o parco agrario: sistemazioni a verde 1 1 2 1 2 2 per attrezzature per sport all’aperto e tempo libero, 2 3 4 1 3 4 piccoli edifici a servizio Aree destinate all’ampliamento di sede stradale 2 3 4 1 3 4 esistente o alla realizzazione di nuovi brevi tratti di viabilità di ingresso, servizio o per il miglioramento dell’attuale viabilità di accesso a zone da edificare Aree destinate a parcheggi pubblici e/o privati, zone 2 3 4 2 3 4 di sosta per roulotte o camper Giardini, orti, coltivazioni specializzate 1 1 1 1 2 2

* Si è scelto di non riportare in un abaco le prescrizioni di fattibilità sismica poiché, in prima approssimazione, si possono ritenere analoghe, in termini di gradualità, a quelle riportate per la fattibilità geologica. Di fatto però le prescrizioni in merito agli aspetti sismici, pur affiancandosi a quelle di ordine geomorfologico, differiscono da queste ultime per le specifiche prescrizioni derivanti dalla cartografia di Z.M.P.S.L. e pericolosità sismica, secondo i dettami del Regolamento 26/R a cui si rimanda. Inoltre è importante sottolineare che vi sono tipologie di intervento sui fabbricati esistenti che comportano di modificare significativamente la risposta della struttura ad un possibile evento sismico, pertanto tali casi devono essere analizzati in modo specifico, tenendo in ogni caso conto di un livello di fattibilità crescente in rapporto all’entità dell’intervento e delle prescrizioni delle Z.M.P.S.L..

4. Le classificazioni di pericolosità geologica ed idraulica derivano dal Piano Strutturale (con le modeste integrazioni introdotte dal presente Regolamento Urbanistico) mentre, nei casi in cui l’intervento ricada all’interno delle aree per le quali si è prevista l’effettuazione degli approfondimenti ai fini della riduzione del rischio sismico, sarà necessario tener conto anche della pericolosità sismica e dunque dovranno essere seguite le ulteriori prescrizioni di fattibilità in merito agli aspetti sismici. Occorre qui precisare che, qualora gli interventi ricadano al di fuori delle suddette aree, non sono necessari ulteriori approfondimenti in merito agli aspetti sismici.

La realizzazione degli interventi, come già detto, è inoltre subordinata al rispetto delle norme del P.A.I. dell’Autorità di Bacino del F. Ombrone pertanto, all’abaco di fattibilità qui proposto, si sovrappongono le condizioni per l’attuazione degli interveti poste dalla normativa del P.A.I.. Si rimanda pertanto alle norme di P.A.I. di seguito allegate ed agli altri elaborati prodotti dalla Autorità di Bacino.

NORME Titolo III – Disciplina degli aspetti geologici e idrogeologici Capo V – Fattibilità e prescrizioni per gli interventi di trasformazione urbanistico - edilizio 132

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Capo VI SUOLO E SOTTOSUOLO

art. 48 Realizzazione o manutenzione di viabilità di interesse rurale

1. Non sono ammessi interventi che impediscano il libero passaggio pedonale sulla viabilità vicinale e comunale.

2. In casi particolari quali la mancanza di sfondo su una pubblica via, la presenza di zone di riserva di caccia, la particolare onerosità della manutenzione di strade non consorziate sono consentite chiusure con sbarre mobili, permanenti o temporanee assicurando comunque il passaggio pedonale o ciclabile.

3. La realizzazione di nuove strade rurali e la modifica di tracciati esistenti è consentita solamente nel caso in cui il nuovo tracciato riprenda la viabilità rurale antica, ricostruibile sulla scorta di cartografia storica.

art. 49 Recinzioni di fondi ed appezzamenti di terreni

1. E' ammessa la recinzione dei fondi con siepi realizzate con specie della macchia locale.

2. Sono vietate le recinzioni realizzate con rete metallica, filo spinato o simili ad eccezione dei seguenti casi:

- in presenza di allevamenti zootecnici bradi e semi-bradi o come protezione da ungulati;

- per la recinzione di piccole superfici poste in continuità con l’edificato ai fini della protezione di allevamenti avicunicoli a carattere familiare.

NORME Titolo III – Disciplina degli aspetti geologici e idrogeologici Capo VI – Suolo e sottosuolo 133

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3. Nei casi di cui al comma 2 le recinzioni con rete metallica avranno un’altezza massima di ml. 1,80 fuori terra, e dovranno essere mascherate con siepi multispecifiche realizzate con specie autoctone e tipiche dei contesti rurali; le recinzioni dovranno quanto più possibile porsi lungo segni di discontinuità esistenti, sia vegetazionali che morfologici (fasce di verde ripariali, scarpate e simili); non dovranno presentare cordonato rialzato rispetto il piano di campagna, né utilizzare paloneria in cemento. E’ fatto salvo quanto previsto dalle vigenti norme sui fondi chiusi.

E' vietato eseguire recinzioni di qualsiasi tipo che possano interrompere la viabilità, anche se a carattere poderale o interpoderale.

NORME Titolo III – Disciplina degli aspetti geologici e idrogeologici Capo VI – Suolo e sottosuolo 134

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TITOLO IV

DISCIPLINA DELLE INVARIANTI STRUTTURALI

art. 50 Contenuti e finalità

Capo I – Invarianza storico - insediativa art. 51 Siti archeologici e aree di interesse archeologico art. 52 Patrimonio edilizio presente alla seconda Guerra Mondiale art. 53 Tracciati viari fondativi art. 54 Viabilità vicinale art. 55 Spazi pubblici centrali art. 56 Opere di captazione art. 57 Seccatoi

Capo II – Invarianza paesistico - ambientale art. 58 Riserva naturale di Poggio all’Olmo art. 59 Ambiti paesistici dei corsi d’acqua art. 60 Sistemazioni agrarie storiche (muri a secco) Ambito per l’istituzione dell’Anpil del “Parco fluviale dell’Orcia” e art. 61 dell’Ombrone art. 62 SIR – Sistemi di interesse regionale art. 63 Boschi di rilevanza vegetazionale e /o ambientale art. 64 Formazioni arboree decorative (lineari o areali) art. 65 Formazioni calanchive ed emergenze geologiche art. 66 Pertinenze paesistiche delle ville e dei complessi rurali art. 67 Patriarchi vegetali art. 68 Sorgenti art. 69 Luoghi di eccezionale apertura visuale art. 70 Aree per la trasformazione di energia eolica e solare art. 71 ARPA P21

Capo III – Invarianza culturale e sociale art. 72 Usi civici e demani Il mercato settimanale, la Festa dell’Uva, la Sagra del capitone, la art. 73 festa della castagna La via della castagna , le strade dell'olio, la via delle fonti, la via art. 74 del fiume, la via di Dogana art. 75 La vigna – museo, la casa – museo di Monticello - Amiata

NORME 135 TITOLO IV - Disciplina delle invarianti strutturali

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art. 50 Contenuti e finalità

1. Sono riconosciute quali invarianti strutturali del territorio dal vigente Piano Strutturale gli elementi fisici, economici, sociali e culturali costituenti espressione qualificata del perdurare di rapporti spaziali, produttivi, sociali e culturali del territorio comunale, che, nella lunga durata, ne hanno determinato l’assetto costituendo gli elementi cardine dell’identità dei luoghi. Tali elementi sono manifestazione localizzata delle risorse naturali e delle altre risorse essenziali presenti nel territorio comunale, come definite dalle vigenti norme regionali in materia di governo del territorio.

2. Il mantenimento dei caratteri durevoli e dei livelli prestazionali delle invarianti strutturali di cui al punto 1 costituisce criterio fondante dei processi di pianificazione del territorio comunale, al fine di garantire il rispetto dei principi dello sviluppo sostenibile. In applicazione dei contenuti statutari del Piano Strutturale, il Regolamento Urbanistico detta pertanto specifici criteri di utilizzo e limiti di trasformabilità delle invarianti strutturali di cui al presente Titolo al fine di garantirne la tutela e la valorizzazione.

3. La disciplina di cui al presente Titolo è articolata come segue: a) Capo I - Invarianza storico-insediativa: - Siti archeologici e aree di interesse archeologico - Patrimonio edilizio presente alla seconda guerra mondiale - Tracciati viari fondativi - Viabilità vicinale - Spazi pubblici centrali - Opere di captazione - Seccatoi b) Capo II - Invarianza paesistico-ambientale: - Riserva naturale di Poggio all’Olmo - Ambiti paesistici dei corsi d’acqua - Sistemazioni agrarie storiche (muri a secco) - Ambito per l’istituzione dell’Anpil del “Parco fluviale dell’Orcia” e dell’Ombrone - SIR – Siti di interesse regionale - Boschi come individuati dalla L.R. 39/2000 - Formazioni arboree decorative (lineari o areali) - Formazioni calanchive - Pertinenze paesistiche delle ville e dei complessi rurali - Patriarchi vegetali - Sorgenti

NORME TITOLO IV - Disciplina delle invarianti strutturali Capo I – Invarianza storico - insediativa 136

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- Luoghi di eccezionale apertura visuale - Aree per la trasformazione di energia eolica e solare - ARPA P21 c) Capo III - Invarianza culturale e sociale: - Usi civici e demani - Vie di Dogana - Il Mercato settimanale - La Festa dell’uva - La Sagra del capitone - La Festa della castagna - La strada del vino, la strada della castagna, la strada dell'olio, la via delle fonti e del fiume, la via di Dogana - La vigna-museo, la casa-museo di Monticello

Negli elaborati cartografici di livello B su base C.T.R. in scala 1:2.000 e 1:10.000 sono individuate con apposito segno grafico le invarianti strutturali disciplinate dai Capi I e II del presente Titolo.

4. Sono vietati tutti gli interventi e le azioni che riducano in modo significativo ed irreversibile gli elementi di invarianza sottoposti a tutela. Eventuali interventi di adeguamento funzionale che si rendano necessari per motivi di rilevante interesse pubblico devono essere progettati ed eseguiti con modalità compatibili con la tutela degli elementi di invarianza individuati dal presente Titolo. Fatto salvo quanto specificato al punto 6, ogni attività, uso o intervento posto in essere in applicazione del presente Regolamento Urbanistico deve inoltre perseguire il mantenimento o il miglioramento dei livelli prestazionali dei beni e delle risorse individuate come invarianti strutturali del territorio.

5. La disciplina di cui al presente Titolo è integrata dalle altre disposizioni contenute nelle presenti Norme per l’Attuazione. In caso di contrasto si applicano le disposizioni più restrittive.

6. Le disposizioni di cui al presente Titolo non si applicano:

a) alle “Aree TR / trasformazione degli assetti insediativi” di cui all’art. 3 e per le “Aree RQ/riqualificazione degli assetti insediativi e/o ambientali” di cui all’art. 4 i cui Piani Attuativi o Progetti Unitari siano stati approvati prima della data di adozione del Regolamento Urbanistico;

b) alle “Aree TR / trasformazione degli assetti insediativi” di cui all’art. 3 e per le “Aree RQ /riqualificazione degli assetti insediativi e/o ambientali” di cui all’art. 4 i cui Piani Attuativi o Progetti Unitari fossero già previsti e disciplinati dalla strumentazione urbanistica generale vigente prima della data di approvazione del Piano Strutturale (31.05.2005), ancorché non ancora adottati. Per i piani e progetti di cui alla lettera b) le disposizioni di cui al presente Titolo possono costituire comunque elementi di riferimento e

NORME TITOLO IV - Disciplina delle invarianti strutturali Capo I – Invarianza storico - insediativa 137

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indicazioni utili al fine di connotare qualitativamente gli assetti insediativi e/o ambientali delle rispettive aree di trasformazione o di riqualificazione.

NORME TITOLO IV - Disciplina delle invarianti strutturali

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Capo I INVARIANZA STORICO - INSEDIATIVA

art. 51 Siti archeologici e aree di interesse archeologico

1. Sono riconosciuti quali invarianti strutturali del territorio i siti archeologici presenti sul territorio comunale, segnalati dal Piano Strutturale sulla base di una ricognizione sulle fonti disponibili. I siti segnalati sono individuati con apposito segno grafico negli elaborati cartografici di livello B su base C.T.R. in scala 1:2.000 e 1:10.000.

2. Costituiscono elementi di invarianza i reperti da mantenersi in sito su parere delle autorità competenti, nonché le eventuali sistemazioni delle aree contermini aventi con essi rapporti contestuali.

3. La presente normativa sottopone a tutela paesistica e ambientale le emergenze visibili contenute all’interno delle aree di interesse archeologico, e che coincidono con le stesse disciplinandole secondo i seguenti criteri:

− garantire la percezione visiva prossima e remota dell’ emergenza ;

− estendere tale area all’insieme fisico delle tracce al suolo collegate con il bene di riferimento, quali dislivelli del terreno, recinzioni, siepi, corsi d’acqua, allineamenti arborei ,geometria fondiaria e caratteristiche della struttura morfologica del suolo con particolare attenzione agli elementi emergenti quali dossi, promontori, crinali, sommità quale caratteristica specifica del principio insediativo storico del Comune di Cinigiano.

4. Gli elementi di invarianza, ancorché non soggetti a dichiarazione dell’interesse culturale ai sensi del “Codice dei beni culturali e del paesaggio”, sono soggetti a tutela nella loro consistenza materiale, nelle tracce e sistemazioni del suolo e sottosuolo, nonché a valorizzazione dei valori archeologici, storici, culturali, artistici ed etno - antropologici di cui essi sono portatori.

5. Ogni azione di trasformazione, sia connessa ad interventi urbanistico-edilizi, sia che attenga al mantenimento delle sistemazioni agrarie e dell'assetto ambientale e paesaggistico esistente, è condizionata alla salvaguardia di eventuali possibili rinvenimenti e scoperte. Il Regolamento Edilizio può dettare al riguardo specifiche disposizioni.

NORME TITOLO IV - Disciplina delle invarianti strutturali Capo I – Invarianza storico - insediativa 139

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6. Al fine di accertare tempestivamente eventuali emergenze, gli organi competenti possono accedere in qualunque momento, previo preavviso, nelle proprietà private, nei cantieri, sui luoghi di lavoro. Successivamente, al fine di garantire la tutela e valorizzazione dei reperti, l’Amm./ne Comunale può richiedere l’avvio del procedimento per la dichiarazione dell’interesse culturale ai sensi del “Codice dei beni culturali e del paesaggio”.

7. La documentazione da allegare ai progetti che interessano i siti archeologici identificati quali invarianti strutturali del territorio è specificata dal Regolamento Edilizio. Esso definisce altresì le modalità che regolano la gestione dei cantieri e/o le fasi di attuazione degli interventi che interessano i siti di cui al presente articolo, nonché le relative forme di sorveglianza.

8. Le disposizioni di cui al presente articolo si applicano anche ai siti archeologici rinvenuti in data successiva all’entrata in vigore del Regolamento Urbanistico.

art. 52 Patrimonio edilizio presente alla seconda Guerra Mondiale

1. E’ riconosciuto quale invariante strutturale del territorio il patrimonio edilizio presente alla seconda guerra mondiale in quanto espressione consolidata di un principio insediativo complessivamente coerente, successivamente in parte destrutturato ad opera delle forme di espansione e trasformazione del periodo compreso tra gli anni ’60 e gli anni ’80 del XX secolo. Il patrimonio edilizio presente al 1940 è individuato con apposito segno grafico negli elaborati cartografici di livello B su base C.T.R. in scala 1:2.000 e 1.10.000.

2. Costituiscono elementi di invarianza:

- le forme generali e storicizzate del rapporto edificio/suolo, definite dalle caratteristiche planoaltimetriche del terreno e dalle relative opere di sistemazione (opere relative alle sezioni del terreno, strutture di contenimento, pavimentazioni, etc.);

- le forme generali e storicizzate del rapporto edificio/strada, definite dai principali allineamenti planimetrici e dalle opere di connessione (portici, recinzioni, distacchi dal filo stradale, etc.);

- le forme generali e storicizzate del rapporto edificio/tessuto insediativo, definite dagli allineamenti planoaltimetrici e dagli assetti morfotipologici

NORME TITOLO IV - Disciplina delle invarianti strutturali Capo I – Invarianza storico - insediativa 140

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(marcapiani, ritmo delle aperture, ritmo e misura degli aggetti, gronde, colmi, etc.).

3. Gli elementi di invarianza di cui al punto 2 sono soggetti a tutela nella loro consistenza materiale (anche mediante ripristino degli elementi mancanti) nonché a valorizzazione in quanto testimonianza della cultura architettonica delle rispettive epoche e contesti.

4. Il patrimonio edilizio costituente invariante strutturale del territorio, sulla base della schedatura puntuale contenuta nell’elaborato di quadro conoscitivo denominato “Schedatura urbanistico - edilizia del patrimonio insediativo”, è suddiviso dal Regolamento Urbanistico nelle seguenti classi di valore:

- Classe 1 - Edifici e/o complessi edilizi di alto valore storico - architettonico

- Classe 2 - Edifici e/o complessi edilizi di valore storico – architettonico

- Classe 3 - Edifici e/o complessi edilizi di interesse storico - testimoniale in rapporto agli assetti territoriali di origine rurale

- Classe 4 - Edifici e/o complessi edilizi di interesse storico-testimoniale in rapporto agli assetti territoriali di origine rurale, ex ente - maremma

La disciplina di cui al Capo II del Titolo VI delle presenti norme garantisce la tutela e la valorizzazione del patrimonio edilizio di cui al presente articolo, con particolare riferimento agli elementi di invarianza di cui al punto 2. A tal fine agli artt. 91, 92, 93, 94, sono specificate, per ciascuna delle classi di valore sopra indicate, limitazioni, prescrizioni e interventi urbanistico-edilizi ammissibili.

Sono comunque fatte salve le previsioni contenute nelle ‘schede normative e di indirizzo progettuale’ di cui all’Allegato ‘B’ alle presenti norme relativamente alle trasformazioni urbanistico-edilizie ammissibili sugli edifici e/o complessi edilizi di Classe 4.

5. Ad integrazione della disciplina contenuta nel Titolo VI Capo II delle presenti norme, il Regolamento Edilizio definisce ulteriori specifiche disposizioni per la conservazione o il ripristino degli elementi di invarianza di cui al punto 2, nonché la documentazione tecnica da allegare alle pratiche edilizie riferite al patrimonio edilizio di cui al presente articolo.

NORME TITOLO IV - Disciplina delle invarianti strutturali Capo I – Invarianza storico - insediativa 141

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art. 53 Tracciati viari fondativi

1. Sono riconosciuti quali invarianti strutturali del territorio i percorsi, in genere di antica formazione, che hanno avuto un ruolo fondativo nei confronti dei centri abitati o delle frazioni, e che sono espressione di una modalità compatibile rispetto alla morfologia del suolo, leggibile nelle opere d'arte e nelle sistemazioni del terreno. I tracciati viari fondativi ancora presenti per la maggior parte del loro sviluppo, e con prestazioni in atto nell’attuale sistema della mobilità, sono distinti con apposito segno grafico negli elaborati cartografici di livello B su base C.T.R. in scala 1:2.000 e 1:10.000.

2. Sono considerate parti integranti di tali percorsi le sistemazioni laterali del terreno, le opere d'arte, i manufatti votivi presenti lungo il tracciato, le opere per la raccolta ed il deflusso delle acque, i muri di sostegno.

3. Costituiscono elementi di invarianza, quando abbiano rilevanza paesaggistica o di memoria storica:

- i caratteri planoaltimetrici generali dei tracciati, fatte salve le modifiche contemplate al punto 4 dell’art. 50;

- le opere di raccolta e convogliamento delle acque;

- le opere d'arte ed i segnali di viaggio;

- le cappelle, i tabernacoli e le croci votive presenti lungo il tracciato;

- le opere di sistemazione e contenimento del terreno;

- le alberature segnaletiche, gli allineamenti arborei e le siepi ornamentali, limitatamente alle specie vegetali tipiche dei luoghi;

- la sistemazione ed i materiali del fondo stradale.

4. Gli elementi di invarianza di cui al punto 3 sono soggetti a tutela nella loro consistenza materiale e nelle prestazioni, nonché a valorizzazione culturale in quanto testimonianza di strutture profonde del territorio. Eventuali tratti degradati dei tracciati viari fondativi devono essere assoggettati ad azioni di ripristino.

5. I progetti relativi ad interventi di modifica di tratti stradali appartenenti a tracciati viari fondativi sono corredati da specifica documentazione di dettaglio sullo stato di

NORME TITOLO IV - Disciplina delle invarianti strutturali Capo I – Invarianza storico - insediativa 142

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fatto del tracciato (caratteristiche geometriche, materiali, sistemazioni circostanti, etc.) al fine di evidenziare la coerenza della modifica proposta con il contesto di riferimento. Il Regolamento Edilizio detta al riguardo specifiche disposizioni.

6. Nell’elaborato (Tav. U2) del Piano strutturale denominato “Infrastrutture territoriali” sono contenute informazioni circa lo stato di consistenza e gli elementi caratterizzanti dei tracciati viari fondativi, nonché il relativo stato di fatto e di diritto.

7. Per le parti dei tracciati viari fondativi costituenti itinerari di interesse storico- culturale, le disposizioni di cui al presente articolo sono integrate da quelle contenute nell’ art. 74 In caso di contrasto si applicano le disposizioni più restrittive.

art. 54 Viabilità vicinale

1. Sono riconosciute quali invarianti strutturali del territorio le strade vicinali, in quanto componente identificativa del paesaggio locale e trama estesa di percorribilità pubblica integrativa della viabilità principale, di fondamentale importanza per collegare singoli edifici, borghi e centri abitati, nonché per raggiungere ambiti di paesaggio agrario storico, siti archeologici e storici, aree boscate, luoghi di eccezionale apertura visiva ed ambienti di rilevanza paesaggistica ed ambientale. La viabilità vicinale, risultante dall’apposito repertorio comunale, è identificata con apposito segno grafico negli elaborati cartografici di livello B su base C.T.R. in scala 1:2.000 e 1:10.000.

2. Sono considerate parte integrante delle strade vicinali le sistemazioni laterali del terreno, le opere d'arte, i manufatti votivi presenti lungo il tracciato, le opere per la raccolta ed il deflusso delle acque, i muri di sostegno.

3. Costituiscono elementi di invarianza, quando abbiano rilevanza paesaggistica o di memoria storica:

- i caratteri planoaltimetrici generali dei tracciati, fatte salve le modifiche contemplate al punto 4 dell’art. 50;

- le opere di raccolta e convogliamento delle acque;

- le opere d'arte ed i segnali di viaggio;

NORME TITOLO IV - Disciplina delle invarianti strutturali Capo I – Invarianza storico - insediativa 143

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- le opere di sistemazione e contenimento del terreno;

- le alberature segnaletiche, gli allineamenti arborei e le siepi ornamentali, limitatamente alle specie vegetali tipiche dei luoghi;

- la sistemazione ed i materiali del fondo stradale.

4. Gli elementi di invarianza sono soggetti a tutela nella loro consistenza materiale e nelle prestazioni (anche mediante ripristino dei tratti degradati) nonché a valorizzazione culturale in quanto testimonianza di strutture profonde del territorio.

5. Fatte salve le ipotesi contemplate al successivo punto 6, le strade vicinali devono conservare le originali caratteristiche di tracciato, di giacitura e di sezione, evitando l’introduzione di componenti incongrue e/o estranee quali marciapiedi, cordonati, zanelle, slarghi-parcheggio etc.. Eventuali inadeguatezze della sezione stradale, che determinino rilevanti problemi di fluidità del traffico veicolare, possono essere superate attraverso la realizzazione di piazzole di scambio.

6. Eventuali comprovate necessità di spostamento del tracciato di tratti di strade vicinali possono essere soddisfatte solo ove ricorrano particolari circostanze, quali ad esempio:

- la strada costituisce una interruzione dello spazio definito tra due o più edifici della stessa proprietà; - - le pendenze e/o i raggi di curvatura costituiscono pericolo alla circolazione veicolare;

- il tracciato è frutto di modifiche apportate successivamente alla II Guerra Mondiale.

In ogni caso le variazioni di tracciato non devono costituire fratture alle strutture consolidate del paesaggio agrario. I nuovi tratti devono pertanto aderire alle geometrie fondiarie esistenti secondo criteri di coerenza con il sistema dei segni naturali e antropici che costituiscono la tessitura territoriale storicizzata, ed in particolare:

- recuperare percorsi o tracce di percorsi preesistenti;

- allinearsi planoaltimetricamente alle tracce fondiarie costituite da discontinuità colturali o sistemazioni del terreno, evitando significativi movimenti di terra;

- riproporre gli stessi caratteri tipologici e costruttivi del tratto principale.

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Le sedi carrabili non più utilizzate devono essere in ogni caso conservate nella loro connotazione di viabilità vicinale preesistente, in quanto testimonianza del patrimonio territoriale storicizzato. Le variazioni di tracciato delle strade vicinali sono in ogni caso subordinate al rispetto delle modalità procedurali fissate dal Regolamento Edilizio.

7. Per gli interventi di manutenzione è prescritto l'impiego dei materiali e delle tecniche costruttive tradizionali. La sede carrabile, ove non già asfaltata, deve conservare il fondo bianco. Per particolari e documentate esigenze prestazionali e/o per motivi di sicurezza con pendenze superiori al 15%, essa può essere pavimentata con terre stabilizzate che utilizzino l’inerte tipico dei luoghi o altre forme di stabilizzazione del fondo.

Il drenaggio delle acque meteoriche è assolto da canalette trasversali alla carreggiata e/o da fossette laterali parallele al percorso. Sono comunque soggetti a conservazione i tabernacoli e le croci votive ancorché non individuate dalle tavole grafiche del Regolamento Urbanistico.

8. Sulle strade vicinali deve essere garantito il pubblico transito: è pertanto fatto divieto di chiuderne o interromperne i tracciati, ancorché per tratti limitati.

9. Nell’elaborato (Tav. U2) del Piano strutturale denominato “Infrastrutture territoriali” sono contenute informazioni circa lo stato di consistenza e gli elementi caratterizzanti dei tracciati viari fondativi, nonché il relativo stato di fatto e di diritto.

10. Per le strade vicinali, o parti di esse, costituenti itinerari di interesse storico- culturale, le disposizioni di cui al presente articolo sono integrate da quelle contenute nell’ art. 74. In caso di contrasto si applicano le disposizioni più restrittive.

art. 55 Spazi pubblici centrali

1. Sono riconosciuti quale invariante strutturale del territorio gli elementi ordinatori dello spazio pubblico, in quanto componente fondamentale ed identitaria degli insediamenti esistenti, nonché sede privilegiata di relazioni sociali, culturali ed economiche. Le porzioni di spazio pubblico costituenti elementi fondamentali di riferimento ai fini della riqualificazione dei singoli insediamenti sono distinte con

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apposito segno grafico negli elaborati cartografici di livello B su base C.T.R. in scala 1:2.000. 2. Gli elementi costitutivi di ciascuno degli insiemi spaziali di cui al punto 1 sono individuati in dettaglio nell’elaborato di quadro conoscitivo denominato “Schedatura dei caratteri costituitivi dello spazio pubblico o di uso pubblico”. Costituiscono elementi di invarianza degli elementi ordinatori di cui al presente articolo:

- la proprietà pubblica;

- l’utilizzazione per attività pubbliche o di interesse pubblico quali mercati, manifestazioni culturali, sociali, religiose;

- le pavimentazioni, gli elementi di decoro e simbolici, e le sistemazioni in genere aventi rilevanza di memoria storica;

- le alberature, gli allineamenti arborei e le recinzioni vegetali storicizzate.

3. Nel rispetto degli elementi di invarianza di cui al punto 2, negli spazi di cui al presente articolo è favorito l'esercizio delle seguenti attività:

- il pubblico passaggio con eventuale esclusione dei veicoli a motore;

- la sosta connessa a relazioni di tipo sociale, culturale, economico, etc.;

- le manifestazioni pubbliche, sociali, culturali e religiose;

- i mercati all'aperto;

- l'uso del suolo pubblico per pubblici esercizi.

4. Gli elementi di invarianza di cui al punto 2 sono soggetti a tutela nella loro consistenza materiale e simbolica. Sono altresì oggetto di valorizzazione culturale e sociale in quanto luoghi della centralità urbana e di identificazione della comunità locale.

5. Gli interventi sugli elementi ordinatori dello spazio pubblico sono essenzialmente finalizzati: - alla tutela e/o al recupero degli elementi di invarianza cui al punto 2;

- alla valorizzazione degli elementi qualitativi e/o identitari eventualmente presenti;

- al rafforzamento del ruolo strutturante e ordinatore nei confronti dell'ambito insediativo di riferimento;

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- alla creazione di un sistema integrato di relazioni funzionali a livello urbano e territoriale; - alla formazione o al ripristino di una identità formale unitaria.

6. Nelle ‘schede di indirizzo progettuale’ di cui all’Allegato ‘A’ alle presenti norme sono contenute le indicazioni di massima per la caratterizzazione e/o la riqualificazione dello spazio pubblico, riferite ad una serie di insiemi spaziali particolarmente significativi e/o strategici per gli equilibri insediativi del contesto urbano di riferimento. Tali indicazioni progettuali sono spesso riferite anche agli elementi ordinatori di cui al presente articolo. In presenza di ‘tessuti storici ed edifici sparsi storicizzati’ si applicano le disposizioni di cui all’art. 105.

7. Le disposizioni di cui al presente articolo sono integrate da quelle contenute nell’art. 77 (aree per sedi stradali, piazze e spazi pubblici ad esse accessori) e nell’art. 83 (aree ad edificazione speciale per standard). In caso di contrasto si applicano le disposizioni più restrittive.

art. 56 Opere di captazione

1. Sono le fonti, i lavatoi, gli abbeveratoi, i serbatoi, laghetti di accumulo, o altro, realizzati per raccogliere le acque sorgive.

2. Costituiscono testimonianza rilevante della cultura materiale locale e indicatori della presenza della risorsa idrica di rilevante interessa anche contemporaneo. In particolare i laghetti di accumulo sono assunti come risorsa suscettibile di uso idropotabile che deve essere tutelata nelle sue caratteristiche fisico-chimiche e preservata da alterazioni dell’ambiente prossimo e da usi impropri. Le opere di cui al comma 1) sono distinte con apposito segno grafico negli elaborati cartografici di livello B su base C.T.R. in scala 1:2.000.

3. Sono elementi di invarianza: - i manufatti quando hanno caratteri di rilevanza storica o testimoniale; - le forme di accessibilità pubblica esistenti; - gli ambiti di tutela ai sensi del D.P.R n° 236/88 - lo stato fisico dei luoghi, fatte salve le eventuali opere di captazione - la natura di risorsa con l’attribuzione della qualifica di acque pubbliche.

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- le zone di tutela e di rispetto di cui all’art. 44 delle presenti norme

4. Gli ambiti di tutela sono costituiti dall'area immediatamente circostante le captazioni o derivazioni; essa deve avere una estensione in caso di acque sotterranee e, ove possibile per le acque superficiali, di almeno dieci metri (10 mt.) di raggio dal punto di captazione, deve essere adeguatamente protetta e adibita esclusivamente ad opere di captazione o presa e ad infrastrutture di servizio.

La zona di rispetto è costituita dalla porzione di territorio circostante la zona di tutela assoluta da sottoporre a vincoli e destinazioni d'uso tali da tutelare qualitativamente e quantitativamente la risorsa idrica captata e può essere suddivisa in zona di rispetto ristretta e zona di rispetto allargata in relazione alla tipologia dell'opera di presa o captazione e alla situazione locale di vulnerabilità e rischio della risorsa. In particolare nella zona di rispetto sono vietati l'insediamento dei seguenti centri di pericolo e lo svolgimento delle seguenti attività:

a. dispersione di fanghi ed acque reflue, anche se depurati;

b. accumulo di concimi chimici, fertilizzanti o pesticidi;

c. spandimento di concimi chimici, fertilizzanti o pesticidi, salvo che l'impiego di tali sostanze sia effettuato sulla base delle indicazioni di uno specifico piano di utilizzazione che tenga conto della natura dei suoli, delle colture compatibili, delle tecniche agronomiche impiegate e della vulnerabilità delle risorse idriche;

d. dispersione nel sottosuolo di acque meteoriche proveniente da piazzali e strade;

e. aree cimiteriali;

f. apertura di cave che possono essere in connessione con la falda;

g. apertura di pozzi ad eccezione di quelli che estraggono acque destinate al consumo umano e di quelli finalizzati alla variazione della estrazione ed alla protezione delle caratteristiche quali-quantitative della risorsa idrica;

h. gestione di rifiuti;

i. stoccaggio di prodotti ovvero sostanze chimiche pericolose e sostanze radioattive;

j. centri di raccolta, demolizione e rottamazione di autoveicoli;

k. pozzi perdenti;

l. pascolo e stabulazione di bestiame che ecceda i 170 chilogrammi per ettaro di azoto presente negli effluenti, al netto delle perdite di stoccaggio e distribuzione. È comunque vietata la stabulazione di bestiame nella zona di rispetto ristretta.

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5. Gli interventi urbanistico-edilizi consentiti dal Regolamento Urbanistico - sulla base della classificazione e della correlata disciplina di cui al Titolo VI Capo II delle presenti norme - garantiscono la tutela degli elementi di invarianza nella loro consistenza materiale, nonché il ripristino degli eventuali elementi mancanti.

6. I manufatti antichi di ingegneria idraulica sono soggetto a valorizzazione culturale in quanto testimonianza di saperi produttivi e di architettura rurale.

7. I manufatti di cui al presente articolo costituiscono immobili meritevoli di tutela per particolari motivi di carattere storico, culturale, architettonico od estetico, ai sensi delle vigenti norme regionali in materia di disciplina dell’attività edilizia. Ad essi si applicano pertanto le disposizioni procedurali di cui all’art. 30.

art. 57 Seccatoi

1. Sono le costruzioni destinate alla essiccazione delle castagne, sono distinte con apposito segno grafico negli elaborati cartografici di livello B su base C.T.R. in scala 1:10.000.

2. Sono una importante testimonianza della cultura materiale legata alla raccolta delle castagne e alla loro trasformazione.

3. Sono elementi di invarianza:

- la consistenza fisica dei manufatti;

- le opere accessorie e le forme di accessibilità;

- il rapporto con le sistemazioni agrarie storiche dell’intorno.

4. Il Regolamento urbanistico indica gli interventi ammissibili, con esclusione della destinazione abitativa e nel quadro della tutela delle caratteristiche storico – architettoniche, in ragione di un piano organico di valorizzazione e fruizione relativo alle diverse manifestazioni puntuali e areali della cultura della castagna.

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E’ consentita la ristrutturazione attraverso l’impiego di materiali con le seguenti caratteristiche: a) Criteri e interventi ammissibili:

a. utilizzo della muratura in pietrame secondo le caratteristiche tradizionali del luogo;

b. la tipologia edilizia dovrà essere armonizzata con il contesto paesistico - ambientale, tetto a capanna e manto di copertura in laterizio;

c. parametri edilizi: - non sono ammessi aumenti di volumetria; - Pendenza massima delle falde del tetto 30%; - gli accessi carrabili o pedonali devono utilizzare sentieri o viabilità preesistente limitando al massimo l’apertura di nuovi percorsi; - è vietato il deposito all’aperto di materiali di demolizione, di rifiuti, residui di lavorazione. La ristrutturazione dei seccatoi dovrà contenere un elaborato specifico con la descrizione dell’ intervento, la documentazione fotografica, e quanto specificato nel Regolamento Edilizio.

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Capo II INVARIANZA PAESISTICO - AMBIENTALE

art. 58 Riserva naturale di Poggio all'Olmo

1. La riserva naturale di Poggio all’Olmo è riconosciuta quale invariante strutturale in quanto area caratterizzata dalla presenza di ambiti boschivi, sia naturali che di impianto storico, nonché da elementi geomorfologici e da sistemazioni del terreno che nel loro insieme determinano una qualità territoriale da tutelare e valorizzare, promuovendo una frequentazione finalizzata alla fruizione pubblica, ad esperienze di carattere culturale - con particolare riferimento alle forme espressive dell’arte ambientale - ad attività di natura didattica, scientifica e ricreativa. E’ identificato con apposito segno grafico negli elaborati cartografici di livello B su base C.T.R. in scala 1:10.000.

2. Costituiscono elementi di invarianza:

- la dotazione boschiva e le formazioni vegetali in genere, limitatamente alle specie vegetali locali;

- la viabilità minore e gli itinerari tematici.

3. Gli elementi di invarianza sono soggetti a tutela nella loro consistenza materiale e al ripristino degli elementi mancanti, fatto salvo quanto stabilito per le aree boscate. Sono altresì oggetto di valorizzazione culturale in ragione degli aspetti storici, di naturalità, nonché di caratterizzazione del sito quale ambito espositivo per l’arte ambientale.

4. La Riserva è destinata a caratterizzarsi come tappa qualificata di itinerari culturali di livello sovracomunale.

A tale scopo: - organizza un calendario di eventi a carattere didattico, scientifico e ricreativo; - valorizza i caratteri ambientali e paesaggistici dell’area favorendone, al contempo, la fruizione pubblica.

All’interno della Riserva sono pertanto consentite le attività artistiche, didattiche, scientifiche, ricreative, agricole e forestali, nonché gli interventi atti a conservare, rinnovare e valorizzare le componenti paesaggistiche presenti, sia naturali che antropiche. Previa approvazione da parte del Consiglio Comunale di uno Schema Direttore, che definisca l’assetto complessivo della Riserva in funzione delle sue finalità, è

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consentita la realizzazione di nuove volumetrie, nella misura strettamente necessaria per attrezzature di supporto e di servizio alla Riserva e per una superficie utile lorda (Sul) comunque non superiore a mq. 9.

Lo Schema Direttore può definire delle sub-perimetrazioni in funzione delle diverse forme di fruizione previste per la Riserva. Nelle more di approvazione dello Schema Direttore è consentita l’esecuzione di interventi puntuali, quali:

- recupero degli edifici esistenti per realizzare strutture di servizio (direzione, informazioni, didattica, ristoro, foresteria, accoglienza, etc.), nei limiti di intervento previsti dal Regolamento Urbanistico in ragione della classificazione attribuita a ciascun edificio;

- installazione di opere d’arte all’aperto, ancorché realizzate mediante sistemi costruttivi in muratura;

- piccoli spazi attrezzati per lo sport e il tempo libero;

- piccole attrezzature tecnologiche e di servizio;

- sentieri e piazzole attrezzate per la sosta pedonale;

art. 59 Ambiti paesistici dei corsi d'acqua

1. Sono riconosciute quali invarianti strutturali del territorio le aree comprendenti le aste fluviali classificate A ed AB ai sensi delle vigenti disposizioni regionali e le aree di rispetto delle acque pubbliche di cui al D.Lgs. 42/2004, individuate in corrispondenza delle aste fluviali secondarie fino ai rami del “terzo ordine” compreso, nonché l’area umida in località Casalone riconosciute di valore strategico sotto il profilo idrologico, ambientale, naturale. Sono individuate con apposito segno grafico negli elaborati cartografici di livello B su base C.T.R. in scala 1:10.000.

2. Costituiscono elementi di invarianza degli ambiti dei corsi d’acqua, in conformità con le specifiche disposizioni dettate dagli enti competenti:

- la qualità fisico-chimica dei corpi fluidi quando corrispondente agli standard ambientali della qualità idonea alla vita dei pesci (acque salmonicole) di cui alla normativa vigente;

- le sistemazioni planoaltimetriche del terreno;

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- le formazioni arboree di ripa e golena;

- le superfici libere golenali;

- la continuità ambientale longitudinale necessaria agli spostamenti della fauna.

3. Gli elementi di invarianza sono soggetti a tutela nella loro consistenza geomorfologica, chimica, floristica e faunistica, nonché soggetti a valorizzazione culturale in quanto segmenti dell’infrastrutturazione ecologica del territorio. All’interno degli ambiti paesistici dei corsi d’acqua di cui al presente articolo è vietata:

a) ogni nuova costruzione stabile di qualsiasi tipo;

b) l’installazione degli annessi agricoli reversibili di cui all’art. 118;

c) l’installazione dei manufatti precari di cui all’art. 119;

d) scavi e rinterri e opere di modificazioni del suolo in genere, anche connessi all'attività agricola, che modifichino le sezioni trasversali dell'ambito, con la sola eccezione degli interventi di compensazione o regimazione idraulica;

e) l’utilizzazione dei terreni a scopo di deposito;

Sono fatti salvi gli interventi degli enti preposti alla regimazione idraulica e alla messa in sicurezza dei corsi d’acqua.

4. Negli ambiti di cui al presente articolo è ammessa la realizzazione di interventi di nuova edificazione esclusivamente nei seguenti casi, ferme restando comunque le limitazioni e/o prescrizioni di cui ai Titoli III e VIII delle presenti norme:

- per le realizzazione di attrezzature pubbliche e/o di interesse pubblico o generale;

- per gli interventi che contribuiscono al raggiungimento degli obiettivi di tutela e di valorizzazione di cui al presente articolo.

art. 60 Sistemazioni agrarie storiche (muri a secco)

1. Sono riconosciute quali invarianti strutturali del territorio, in quanto componenti qualificate del territorio in cui sono visibili e sufficientemente ben conservate

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sistemazioni storiche dei terreni realizzate ai fini delle pratiche colturali agricole. Tali sistemazioni consistono in terrazzamenti, muri di contenimento a secco, ciglionamenti, percorsi viari rurali ed opere di regimazione idraulico-agrarie.

2. La presenza di sistemazioni agrarie storiche - allorché per consistenza e stato di conservazione esse risultino tali da mantenere almeno il 70% della loro consistenza, è segnalata con apposito segno grafico negli elaborati cartografici di livello B su base C.T.R. in scala 1:10.000.

3. Costituiscono elementi di invarianza:

- le caratteristiche planoaltimetriche delle sistemazioni; - le opere di contenimento (muri a secco, ciglioni, lunette, etc.) nel loro stato di consistenza formale e funzionale; - le caratteristiche planoaltimetriche della viabilità e dei percorsi interni a dette aree; - le alberature segnaletiche; - il microreticolo idrografico, le opere e le sistemazioni idraulico-agrarie.

4. Gli elementi di invarianza sono soggetti a tutela nella loro consistenza materiale, geomorfologica e idraulica, ad azioni di ripristino di parti mancanti o degradate, nonché a valorizzazione culturale del loro contenuto testimoniale e d’uso. Indipendentemente dalle pratiche colturali agrarie esercitate, è prescritta la conservazione e la manutenzione degli elementi costitutivi dei manufatti, nei loro caratteri formali e funzionali di presidio idrogeologico, come struttura fondativa del paesaggio agrario storico.

Gli interventi devono garantire il superamento di situazioni di degrado o di perdita di funzionalità dei manufatti, nel rispetto dei caratteri tipologici, formali e costruttivi originari, nonché assicurare livelli prestazionali adeguati in termini di presidio idrogeologico. Sono consentite solo modifiche puntuali, atte a migliorare e razionalizzare gli accessi e le coltivazioni dei fondi. Qualora le sistemazioni agrarie storiche abbiano perso la funzionalità originaria, o siano in condizioni di degrado irrecuperabile, le stesse devono essere ripristinate o sostituite con altre che assicurino le stesse prestazioni funzionali e che presentino caratteristiche costruttive conformi a quelle originarie.

5. In adiacenza o prossimità delle sistemazioni agrarie storiche è vietata:

a) ogni nuova costruzione stabile di qualsiasi tipo, ivi compresi gli annessi agricoli stabili di cui all’art. 117;

b) l’installazione delle serre con copertura stagionale o pluristagionale di cui e all’art. 120;

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c) l’installazione dei manufatti precari di cui all’art. 119;

d) la realizzazione delle strutture ad uso ricreativo di cui all’art. 141;

e) l’utilizzazione dei terreni a scopo di deposito, anche ove connesso ad operazioni di carattere transitorio;

f) la realizzazione di linee elettriche aeree o di installazioni e/o impianti per telefonia mobile o telecomunicazione, nonché di ogni altra infrastruttura incongrua con evidente impatto visuale.

E’ viceversa consentita l’installazione degli annessi agricoli reversibili di cui all’art. 118, a condizione che siano particolarmente curate le modalità di inserimento paesaggistico, prevedendo, ove necessario, adeguate opere di mitigazione.

6. Nelle aree con sistemazioni agrarie storiche sono ammesse le attività consentite nei singoli sistemi territoriali di cui al Capo II del Titolo VIII, a condizione che non determinino mutazioni irreversibili dello stato dei luoghi. Le pratiche agricole privilegiano in particolare:

- le tecniche di coltivazione tradizionali; - le coltivazioni biologiche; - la salvaguardia delle varietà colturali locali e tradizionali.

7. I P.M.A.A. di cui all’art. 115 ed i progetti degli interventi di sistemazione ambientale di cui all’art. 116, ove comprendenti aree con sistemazioni agrarie storiche, sono corredati da un apposito quadro conoscitivo atto ad individuare eventuali situazioni di degrado localizzato o di perdita di funzionalità, e in tal caso prevedono idonei interventi per il loro superamento.

9. E’ facoltà del Consiglio Comunale di disporre incentivi economici per studi, ricerche e sperimentazione delle tecniche di restauro e/o ripristino di manufatti e sistemazioni agrarie storiche quali terrazzamenti, muri di contenimento a secco, acquidocci rivestiti in pietra, etc.

10. Qualora i riferimenti cartografici riferiti alle sistemazioni agrarie storiche contenuti negli elaborati cartografici di livello B si dimostrassero inesatti o non corrispondenti alla situazione reale, i soggetti interessati possono produrre idonea documentazione atta a dimostrare l’effettivo stato di fatto dei luoghi. Le disposizioni di cui al presente articolo non si applicano nel caso in cui, sulla base di documentazione inequivocabile prodotta dall’avente titolo, sia comprovata l’inesattezza dei riferimenti cartografici in ordine all’effettiva presenza, attuale e pregressa, di sistemazioni agrarie storiche. Restano fermi gli obblighi di cui al punto

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4 per le situazioni di avanzato degrado (recuperabile o meno) dei manufatti originari.

11. Le aree di cui al presente articolo sono da equiparare alle "Zone svantaggiate e zone soggette a vincoli ambientali" ed a quelle ammesse a "Misure agroalimentari" di cui al vigente Piano di Sviluppo Rurale della Regione Toscana.

art. 61 Ambiti per l'istituzione dell'A.N.P.I.L del "Parco fluviale dell'Orcia e dell'Ombrone"

1. Sono riconosciuti quali invarianti strutturali del territorio gli ambiti idonei per l'istituzione di parchi, riserve e “aree naturali protette di interesse locale” (A.N.P.I.L.), ai sensi delle vigenti norme regionali, in quanto porzioni di territorio caratterizzate da singolarità naturale, geologica, flori-faunistica, ecologica, morfologica, paesaggistica, di coltura agraria o forestale, ovvero da forme di antropizzazione di interesse storico-culturale. Tali qualità ambientali, sussistenti o potenzialmente recuperabili, rendono idonei gli ambiti di cui al presente articolo ad una frequentazione finalizzata al tempo libero, ad attività culturali e ricreative, alla motorietà all'aria aperta anche in rapporto con la presenza di ecosistemi della fauna e della flora, alla visitabilià delle emergenze storico-ambientali, all’osservazione e studio dei fenomeni naturali.

Sono caratterizzate da qualità ambientali idonee ad una loro fruizione pubblica nell’ambito del tempo libero, delle attività sportivo-motorie, culturali e ricreative, della osservazione e studio dei fenomeni naturali.

2. Negli elaborati cartografici di livello B su base C.T.R. in scala 1:10.000 sono individuati con apposito segno grafico i seguenti ambiti:

a) le parti di territorio situate in riva sinistra dell’Orcia e perciò a fronte del territorio del Parco culturale, storico e naturale della Val d’Orcia in provincia di Siena;

b) le parti situate in riva sinistra dell’Ombrone in corrispondenza dell’ARPA 21 e nel tratto prospiciente la collina di Monteverdi. Il Piano strutturale indica come necessario completamento di tali previsioni, la corrispondente individuazione di aree in riva destra nei comuni rispettivamente di Campagnatico e Civitella Paganico.

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3. All’interno degli ambiti di reperimento di cui al presente articolo devono essere in particolare tutelati i seguenti elementi:

- la dotazione boschiva e le formazioni vegetali in genere, con particolare riferimento alle specie arboree e arbustive tipiche dei luoghi indicate dal Regolamento Edilizio;

- la viabilità vicinale e poderale;

- la rete dei sentieri e della viabilità forestale;

- le forme di coltivazione tradizionali.

4. Al loro interno il Regolamento Urbanistico ammette gli interventi connessi con le seguenti attività:

- ospitalità alberghiera ed extraalberghiera; - motorietà e tempo libero, in connessione con le risorse ambientali, storiche, insediative, culturali ed agroalimentari esistenti; - istituzioni culturali; - pubbliche o di interesse pubblico.

Il Regolamento Urbanistico, nel rispetto degli obiettivi delineati dal Piano Strutturale, definisce altresì la disciplina delle attività esistenti diverse da quelle sopra elencate, nonché gli eventuali interventi di trasformazione del patrimonio edilizio esistente consentiti in relazione a tali attività.

5. All’interno delle aree di cui al presente articolo sono preclusi i seguenti interventi:

- strutture di servizio;

- villaggi turistici e campeggi;

- nuovi impianti sportivi e per lo spettacolo;

- serre fisse;

- nuova viabilità;

- sistemazioni esterne di tipo impermeabile;

- palificate, antenne per ripetitori, ed altri manufatti che alterino la morfologia dei luoghi;

- nuove sistemazioni esterne in aree prive di fabbricati;

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- iscrizioni e tabelloni pubblicitari;

- nuovi arredi vegetali estranei al contesto ambientale;

- varianti urbanistiche, che non si riferiscano alla salvaguardia, al ripristino ed al recupero degli assetti paesistico ambientali;

- alterazione di crinali, elementi tipici delle sistemazioni agrarie e della struttura fondiaria, emergenze geomorfologiche, calanchi e biancane;

- riduzione delle zone umide e degli apporti acquiferi;

- rimozione di elementi di pareti rocciose, minerali cristallini, fossili affioranti;

- eliminazione di formazioni arboree di argine, ripa e golena, alberature segnaletiche di confine, di arredo e stradali;

- attività ed interventi di scarico di materiali di riporto e risulta da scavi, raccolta in superficie di sabbia, ghiaia e sassi, eliminazione di alberi caratteristici del paesaggio, imboschimento con specie non autoctone, utilizzazione differente dal rimboschimento o da culture foraggere perenni di versanti con pendenza superiore al 35%, sbarramenti in alveo.

6. All’interno delle aree di cui al presente articolo sono ammessi i seguenti interventi:

- riconoscimento di situazioni di fatto non formalizzate negli strumenti urbanistici vigenti, compatibili con l’assetto caratterizzante;

- applicazione dei contenuti della L.R. 25/97 con esclusione degli ambiti di reperimento solo per gli imprenditori agricoli;

- applicazione della L.R. 30/03 per lo svolgimento di attività di agriturismo, escluso agri campeggio;

- manutenzione e messa in sicurezza della viabilità comunale e vicinale;

- installazione di segnaletica turistica;

- riuso del patrimonio edilizio esistente per funzioni compatibili;

- realizzazione di sistemazioni esterne di edifici esistenti coerenti con i caratteri paesistici e ambientali;

- realizzazione di piste per attività agro-silvo-pastorale e di prevenzione incendi e protezione civile;

- realizzazione di infrastrutture per protezione civile, difesa idrogeologica, idraulica e del suolo;

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- attività archeologiche, naturalistiche e di ricerca scientifica.

7. Solo per evidenti motivi di interesse pubblico, ove si tratti di strutture non altrimenti ubicabili, negli ambiti di cui al presente articolo è ammessa la realizzazione di linee elettriche aeree e di installazioni e/o impianti per telefonia mobile e telecomunicazione, a condizione che:

- tali interventi non comportino modifiche significative della dotazione boschiva mediante il taglio di individui arborei adulti; - siano esplicitamente previste e garantite tutte le misure necessarie al contenimento degli impatti ambientali e visuali.

8. I P.M.A.A. di cui all’art. 115 comprendenti porzioni di territorio ricadenti negli ambiti di cui al presente articolo sono corredati da un apposito quadro conoscitivo atto ad individuare eventuali situazioni di degrado localizzato, e in tal caso prevedono idonei interventi per il loro superamento.

art. 62 SIR – Sistemi di interesse regionale

1. Sono soggette alla disciplina speciale di cui al presente articolo i Sistemi di Interesse Regionale che consiste in una sottile fascia collocata sul confine nord del territorio comunale (circa 120 ettari) SIR “Basso corso del fiume Orcia”, che interessa la valle dell’Orcia compresa tra i Comuni di Cinigiano e Montalcino.

Si riscontra la presenza di vegetazione ripariale ed anche quella pioniera dei greti sassosi e dei terrazzi fluviali, compresa nella perimetrazione individuata con apposito simbolo grafico nell’ elaborato cartografico di livello B su base C.T.R. in scala 1:10.000.

Tale perimetrazione include tra l’altro:

- area reperimento parchi Ambito per l'istituzione dell' A.N.P.I.L del "Parco fluviale dell'Orcia e dell'Ombrone" (art. 61);

- la via di Dogana (art. 74);

- ambiti paesistici dei corsi d’acqua (art. 59);

2. La Regione con la legge n. 56/2000 riconosce e tutela la biodiversità, in attuazione del DPR 8 settembre 1997, n. 357 (Regolamento recante attuazione della Direttiva 92/43/CEE, relativa alla conservazione degli habitat naturali e

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seminaturali, nonchè della flora e della fauna) e in conformità con la direttiva 79/409/CEE, concernente la conservazione degli uccelli selvatici.

In particolare tutela la diversità :

a) delle specie animali selvatiche e delle specie vegetali non coltivate; b) degli habitat; c) di altre forme naturali del territorio.

Tra gli animali, possibile la periodica presenza di fauna acquatica (trampolieri, palmipedi) oltre alla consueta fauna stanziale. Terreni seminativi giungono a lambire la fascia di vegetazione ripariale.

3. Nelle aree di perimetrazione di cui al presente articolo tra le misure di conservazione da adottare si indicano:

- studio delle caratteristiche del SIR, in maniera da ricavare precise indicazioni per garantire la sua conservazione;

- incentivi per favorire il mantenimento ed anche il nuovo impianto di siepi, alberature, aree incolte, anche in relazione alla esistenza della azienda faunistico venatoria di Capanne Ricci;

- valutazione di incidenza per l’impianto di moto cross, per individuare le misure atte a garantire l’integrità dell’area ed al contempo la prosecuzione di una attività preesistente alla individuazione del SIR, presente da molti anni, ormai consolidata ed in corso di espansione.

4. Valutazione di impatto ambientale e Valutazione d'incidenza

4.1. In applicazione delle vigenti norme regionale con particolare riferimento alla Legge Regionale n. 56 del 2000 per i progetti di cui ai commi 1 e 2 dell'articolo 5 della legge regionale 3 novembre 1998, n. 79, ricadenti ed aventi effetti su Siti di Importanza Regionale, sono sottoposti alla procedura di V.I.A., secondo quanto disposto dal comma 3 dello stesso articolo.

4.2. Gli atti di pianificazione territoriale, urbanistica e di settore, non direttamente connessi o necessari alla gestione dei siti, per i quali sia prevista la valutazione o la verifica di compatibilità ambientale, qualora siano suscettibili di produrre effetti su Siti di Importanza Regionale, o su Geotopi di Importanza Regionale, devono contenere, ai fini dell'effettuazione della valutazione d'incidenza di cui all'articolo 5 del DPR 8 settembre 1997, n. 357, apposita relazione di incidenza. Tale relazione integra gli elaborati progettuali, ai fini dell'individuazione, nell'ambito della valutazione degli effetti ambientali o della verifica tecnica di compatibilità, dei principali effetti che il piano, di cui si tratti, può esercitare sul sito o sul geotopo interessati, tenuto conto degli obiettivi di conservazione degli stessi.

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4.3. Tra gli elementi di possibile criticità nel territorio limitrofo si segnala la possibilità di espansione dell’area coltivata a vite, con conseguente riduzione della biodiversità e potenziale pericolo per introduzione di prodotti chimici di sintesi e riduzione di infrastrutture ecologiche quali siepi, fosse inerbite ecc…, la captazione di acqua dal fiume a scopo irriguo nel periodo di magra del fiume Orcia, il disturbo antropico per la frequenza di persone e mezzi nel vicino impianto da moto cross.

art. 63 Boschi di rilevanza vegetazionale e /o ambientale

1. Sono riconosciuti quali invarianti strutturali le formazioni forestali e boschive che emergono per la consistenza e rilevanza formale delle formazioni, per il governo a fustaia, e per la diversificazione ed articolazione delle specie arboreo-arbustive presenti.

2. Sono le formazioni forestali e boschive che emergono per la consistenza e rilevanza formale delle formazioni, per il governo a fustaia, e per la diversificazione ed articolazione delle specie arboreo-arbustive presenti.

3. Tali boschi sono distinti in cartografia apposito segno grafico negli elaborati cartografici di livello B su base C.T.R. in scala 1:2.000 e 1:10.000.

4. Sono elementi di invarianza:

- la destinazione forestale del suolo; - la composizione floristica del soprassuolo; - l 'assetto delle sistemazioni idraulico-forestali;

5. Gli elementi di invarianza sono soggetti a tutela, finalizzata al mantenimento e alla valorizzazione degli assetti boschivi ai sensi delle vigenti norme forestali regionali e provinciali. Sono fatti salvi gli interventi derivanti da motivate esigenze colturali e/o di sicurezza ai fini della prevenzione degli incendi.

6. I P.M.A.A. di cui all’art. 115. ed i progetti degli interventi di sistemazione ambientale di cui all’art. 116, ove comprendenti porzioni di “boschi densi”, prevedono adeguati interventi di tutela e valorizzazione della risorsa forestale, privilegiando le seguenti attività:

- governo del bosco e del sottobosco; - prevenzione degli incendi boschivi; - pratiche fitosanitarie;

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- tutela degli alberi monumentali; - sistemazioni idraulico-forestali; - riqualificazione, rinaturalizzazione e assestamento delle aree forestali; - miglioramento qualitativo dei soprasuoli forestali; - recupero delle aree percorse dal fuoco; - prevenzione e/o eliminazione del degrado (usi impropri, discariche abusive, etc.) - manutenzione dei sentieri e della viabilità forestale.

7. All’interno di tali aree sono vietati i seguenti interventi:

- apertura di strade eccetto quelle di servizio alla silvicoltura ed alla tutela ambientale; - realizzazione di parcheggi, salvo limitate aree perimetrali per attrezzature pubbliche o di interesse pubblico e/o per attività legate al tempo libero; - installazione di nuova segnaletica, di nuove linee di distribuzione di energia e di telecomunicazione che comportino modifiche significative della dotazione boschiva mediante il taglio di individui arborei adulti. - nuove edificazioni per qualsiasi attività e ampliamenti di edifici esistenti.

8. Fatte salve diverse disposizioni dettate dalle norme regionali di riferimento, e fermo restando il rispetto delle eventuali indicazioni e/o prescrizioni delle autorità preposte, le norme di cui al presente articolo si applicano comunque a tutte le parti di territorio identificabili come bosco ai sensi delle vigenti norme regionali in materia forestale, indipendentemente dalle individuazioni contenute nelle tavole grafiche del Regolamento Urbanistico.

9. Gli usi, le attività e/o gli interventi posti in essere in applicazione del Regolamento Urbanistico sono in ogni caso finalizzati alla valorizzazione del patrimonio boschivo e favoriscono, nel rispetto delle vigenti disposizioni di legge, il recupero agricolo delle aree abbandonate ed il mantenimento di quelle intercluse.

10. Il Regolamento Urbanistico con la realizzazione della schedatura del patrimonio edilizio, rurale e non, detta norme specifiche sulle categorie di intervento e sulle destinazioni d’uso ammissibili di cui ai Titoli VI e VIII delle presenti norme.

art. 64 Formazioni arboree decorative (lineari o areali)

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1. Sono riconosciute quali invarianti strutturali del territorio le formazioni arboree costituite da individui appartenenti alle specie locali, quando rispondenti a criteri ordinatori come l'allineamento in filari lungo strade o percorsi in genere, ovvero volti a formare confini, o, più in generale, a costituire forme di arredo e decoro. Le formazioni arboree decorative possono essere costituite sia da individui di una stessa specie che da una alternanza preordinata di specie diverse. Nel loro insieme e nel loro ruolo di complemento ad architetture di pregio costituiscono struttura formale del paesaggio e suo caposaldo visivo e simbolico. Sono identificate con apposito segno grafico negli elaborati cartografici di livello B su base C.T.R. in scala 1:2.000 e 1:10.000.

2. Sono elementi di invarianza:

- le specie arboree esistenti con le caratteristiche di cui al primo comma; - le sedi di impianto e la consistenza quantitativa degli allineamenti o delle associazioni areali; - le sistemazioni del suolo finalizzate alla formazione delle sedi di impianto.

3. Gli elementi di invarianza sono soggetti a tutela nella loro consistenza materiale, botanica e simbolica, anche mediante azioni di ripristino degli elementi mancanti, nonché a valorizzazione culturale in quanto capisaldi visivi del paesaggio. A tal fine:

- l’impianto di alberature e siepi è limitato al reintegro di esemplari mancanti, morti o ammalorati, nel rispetto delle specie arboree e arbustive e delle sedi di impianto originarie; le formazioni a filare possono essere eventualmente potenziate attraverso l’impianto di esemplari della stessa specie lungo l’allineamento storicizzato;

- eventuali recinzioni aventi rilevanza di memoria storica devono essere conservate e restaurate. Non è consentita la realizzazione di nuove recinzioni;

- i percorsi e gli assi visuali che strutturano i rapporti di continuità fisica e funzionale tra le formazioni arboree decorative e gli edifici che ne costituiscono il principale riferimento storico devono essere conservati nei loro caratteri planolatimetrici, evitando l’introduzione di qualsiasi elemento che determini ostacolo visivo o soluzione di continuità fisica e/o funzionale, se non per evidenti e inderogabili motivi di interesse pubblico.

4. In adiacenza o prossimità di formazioni arboree decorative ricadenti nelle aree di influenza urbana di cui al Titolo VII e/o nel territorio rurale di cui al Titolo VIII, ed in particolare in una fascia di larghezza non inferiore a ml 50 dalle sedi di impianto delle formazioni a filare, è vietata:

a) ogni nuova costruzione stabile di qualsiasi tipo, ivi compresi gli annessi agricoli stabili di cui all’art. 117;

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b) l’installazione degli annessi agricoli reversibili di cui all’art. 118;

c) la realizzazione delle serre di cui all’art. 120;

d) l’installazione dei manufatti precari di cui all’art. 119;

e) la realizzazione delle strutture ad uso ricreativo di cui all’art. 141;

f) l’utilizzazione dei terreni a scopo di deposito, anche ove connesso ad operazioni di carattere transitorio;

g) la realizzazione di linee elettriche aeree o di installazioni e/o impianti per telefonia mobile o telecomunicazione, nonché di ogni altra infrastruttura incongrua con evidente impatto visuale. Le eventuali cabine elettriche devono essere interrate o seminterrate e comunque di altezza contenuta e prive di palo di sostegno delle linee aeree.

art. 65 Formazioni calanchive ed emergenze geologiche

1. Sono le forme dinamiche dell’erosione operata dalle acque meteoriche sulle argille e costituiscono una componente rilevante del paesaggio del territorio di Cinigiano. Sono identificate con apposito segno grafico negli elaborati cartografici di livello B su base C.T.R. in scala 1:10.000.

2. Sono elementi di invarianza:

- la naturalità della evoluzione morfologica;

- la naturalità del deflusso delle acque al piede dei calanchi;

- il congruo distacco delle pratiche agricole dalla corona del calanco o dall’affioramento argilloso;

- la vegetazione pioniera;

- la conservazione della naturalità dei geositi e la relativa evoluzione morfologica.

3. Le emergenze geologiche (geositi) localizzate presso il Podere Caggio e il Podere Colle Castagno, dovranno essere tutelate per gli scopi di conservazione e recupero. Pertanto si dovranno escludere usi del territorio non compatibili con i principi di tutela e salvaguardia dell’emergenza stessa comunque da correlare alla natura e al contesto ambientale in cui si trovano. Per tutte si dovranno comunque garantire

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percorsi che favoriscono la valorizzazione del sito per fini didattico-scientifici, naturalistici, nonché turistici. Sono fatti salvi, ancorché interferenti con l’emergenza geologica, gli interventi mirati alla difesa del suolo e alla messa in sicurezza dei luoghi.

Sono fatti salvi gli interventi di difesa idrogeologica e di messa in sicurezza.

4. Scheda descrittiva del geosito:

Ubicazione Toponimo : 7/1– Podere Colle Castagno Provincia: Grosseto Comune : Cinigiano Foglio: 320 - Cinigiano

Tipologia del Geosito

Stratigrafico-strutturale Petrografico Mineralogico

Geomorfologico Idrogeologico Paleontologico

Pedologico Altro: Geologico s.s.

Descrizione del Geosito: Affioramento di argille fissili, calcari e calcareniti con Nummuliti. In affioramento le argilliti e le calcareniti per una lunghezza di circa 20 m ed una altezza di circa 4 m della formazione di Canetolo.

Ubicazione Toponimo : 7/2– Podere Caggio Provincia: Grosseto Comune : Cinigiano Foglio: 320 - Cinigiano

Tipologia del Geosito Petrografico Mineralogico Stratigrafico-strutturale Idrogeologico Paleontologico Geomorfologico Altro Pedologico

Descrizione del Geosito:

1. Nel territorio comunale di Cinigiano e in generale dove sono presenti tali associazioni litologiche, l’evoluzione dei versanti avviene naturalmente per movimenti in massa, soprattutto frane. Viene segnalata questa di Castiglioncello

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Bandini, per la sua particolare estensione e perché oggetto di un continuo monitoraggio. 2. Tale frana ha iniziato la sua evoluzione nella notte fra il 5 e il 6 gennaio 1997, dopo un periodo di precipitazioni nevose intense seguite da un rapido scioglimento. La frana ha interessato un versante esposto a Ovest Sud-Ovest utilizzato ad uso agricolo. La testata di frana è posta a quota 665 m s.l.s.m.; ha una lunghezza massima di 2100 m; larghezza massima di 700 m ed una superficie di 85 ha.

art. 66 Pertinenze paesistiche delle ville e dei complessi rurali

1. Sono le aree prevalentemente inedificate circostanti edifici e complessi invarianti, le cui sistemazioni artificiali e naturali esprimono coerentemente il rapporto storicizzato edificio/suolo/paesaggio. In tali ambiti si è prodotta una configurazione integrata, compiuta e intenzionale del paesaggio, costituente testimonianza leggibile del principio insediativo storico che lega geomorfologia, tracciati viari ed edificazione civile e rurale.

Le pertinenze paesistiche delle ville e dei complessi rurali sono identificati con apposito segno grafico negli elaborati cartografici di livello B su base C.T.R. in scala 1:10.000.

2. Sono elementi di invarianza quando caratterizzati da rilevanza storico- testimoniale:

- le opere di sistemazione del terreno; - le opere per la raccolta e il deflusso delle acque; - le sistemazioni arboree costituite da individui adulti; - gli accessi e le recinzioni; - gli arredi fissi in genere.

3. Nel rispetto degli elementi di invarianza di cui al presente Titolo, all’interno di tali aree sono ammessi gli interventi connessi con le seguenti attività:

- ospitalità alberghiera ed extralberghiera; - motorietà e tempo libero, in connessione con le risorse ambientali, storiche, insediative, culturali ed agroalimentari esistenti; - parchi e giardini; - pubbliche o di interesse pubblico.

NORME TITOLO IV - Disciplina delle invarianti strutturali Capo II – Invarianza paesistico - ambientale 166

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Inoltre, all’esterno delle pertinenze paesistiche delle ville e dei complessi rurali sono ammesse:

- agricoltura, con particolare riguardo alle varietà colturali e alle forme di coltivazione tradizionali; - agriturismo, senza alterazione del contesto paesaggistico;

E’ altresì consentita la realizzazione di parcheggi a servizio delle attività ammesse, senza modifica delle strutture paesaggistiche esistenti.

Non sono ammessi interventi urbanistico-edilizi connessi alle seguenti attività:

- allevamento e pascolo stanziale di bovini e ovicaprini; - allevamenti minori su scala aziendale; - attività faunistico-venatorie che determinino alterazione del contesto paesaggistico.

3. Fatte salve eventuali limitazioni e/o prescrizioni dettate dalle norme di cui al Titolo VIII , sugli edifici esistenti all’interno delle aree di cui al presente articolo sono ammessi gli interventi urbanistico-edilizi previsti dal Titolo VI sulla base della classificazione ad essi attribuita, nel rispetto degli elementi di invarianza di cui al presente Titolo, e fatti salvi i limiti di cui al successivo punto 4 lett. b) per gli ampliamenti volumetrici. Fermo restando il rispetto dei caratteri tipologici, formali e costruttivi di ciascun edificio - con particolare riferimento agli edifici di cui al Titolo VIII - sono ammesse le seguenti destinazioni d’uso:

- residenza; - attività agricole aziendali, residenza agricola, agriturismo (limitatamente al territorio rurale); - ospitalità alberghiera; - ospitalità extralberghiera; - istituzioni culturali; - attività espositive e/o congressuali; - attività direzionali (limitatamente alle aree urbane); - attività pubbliche o di interesse pubblico.

Gli edifici e/o manufatti legittimi che alla data di adozione del Regolamento Urbanistico risultino in contrasto con le destinazioni d’uso di cui sopra possono essere oggetto esclusivamente di interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria, nel rispetto delle caratteristiche strutturali e delle modalità costruttive originarie.

4. All'interno delle pertinenze paesistiche delle ville e dei complessi rurali è vietata:

a. ogni nuova costruzione stabile di qualsiasi tipo, fatta eccezione per gli annessi agricoli stabili di cui all’art. 117, come disciplinati dal successivo punto 5;

NORME TITOLO IV - Disciplina delle invarianti strutturali Capo II – Invarianza paesistico - ambientale 167

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b. la realizzazione di eventuali ampliamenti volumetrici consentiti sulla base della disciplina di cui al Titolo. VI delle presenti norme, ove tali ampliamenti eccedano il 10% del volume (V) dell’edificio oggetto di intervento;

c. l’installazione degli annessi agricoli reversibili di cui all’art. 118;

d. la realizzazione delle serre di cui all’art. 120;

e. l’installazione dei manufatti precari di cui all’art. 119;

f. la realizzazione delle strutture ad uso ricreativo di cui all’art. 141;

g. la realizzazione di impianti, installazioni e/o opere incongrue con evidente impatto visuale, fatto salvo quanto specificato al successivo punto 6;

h. l’utilizzazione dei terreni a scopo di deposito, anche ove connesso ad operazioni di carattere transitorio.

5. Nelle aree delle pertinenze paesistiche delle ville e dei complessi rurali ricadenti nel territorio aperto di cui al Titolo VIII è consentita la realizzazione degli annessi agricoli stabili di cui all’art. 117 dei quali sia dimostrata la necessità nei P.M.A.A., a condizione che:

- non eccedano la capacità produttiva del fondo; - non siano destinati alla stabulazione o all’allevamento di bovini, suini o ovini, caprini, né ad allevamenti minori; - sia dimostrato che non sono altrimenti localizzabili.

I P.M.A.A. che prevedano la realizzazione di annessi agricoli stabili all’interno delle aree di cui al presente articolo assumono valore di Piano Attuativo, indipendentemente dalla volumetria prevista. In essi assume particolare rilievo la tutela e/o il ripristino di tutti gli elementi qualificanti del paesaggio agrario, quali le sistemazioni idraulico agrarie tradizionali, la viabilità vicinale e poderale, le formazioni arboree decorative, le alberature segnaletiche, le eventuali aree boscate. I nuovi impianti colturali privilegiano in particolare:

- le varietà colturali tipiche dei luoghi; - le tecniche di coltivazione tradizionali; - le coltivazioni biologiche.

Gli eventuali annessi stabili devono di norma essere realizzati in prossimità di strade o viabilità (vicinali o poderali) esistenti. Può essere altresì consentita la loro localizzazione in vicinanza di edifici esistenti, qualora concorra alla formazione o al completamento di un nucleo rurale, e purché il punto più elevato della sagoma altimetrica del nuovo annesso abbia altezza inferiore alla quota più bassa del crinale più prossimo. E’ comunque fatta salva la facoltà dell’Amm./ne Comunale di impartire indicazioni in senso diverso secondo quanto stabilito all’art. 30.

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6. Solo per evidenti motivi di interesse pubblico, ove si tratti di strutture non altrimenti ubicabili ed a condizione che siano esplicitamente previste e garantite tutte le misure necessarie al contenimento degli impatti ambientali e visuali, nelle aree di cui al presente articolo è ammessa la realizzazione di:

- installazioni e/o impianti per telefonia mobile e/o telecomunicazione, puntuali ed episodiche;

- linee elettriche aeree ad alta e media tensione, nel rispetto delle procedure previste dalle vigenti norme statali e regionali in materia. I relativi progetti devono essere comunque accompagnati da specifici studi di mitigazione degli impatti sul paesaggio.

- Tali strutture devono in ogni caso essere collocate nelle posizioni di minore esposizione alle visuali panoramiche ed essere inserite in modo coerente nel sistema dei segni naturali e antropici caratterizzanti la tessitura territoriale (corsi d’acqua, viabilità vicinale e/o poderale, siepi, aree boscate, etc.). Le linee elettriche a bassa tensione devono essere interrate. Le cabine elettriche devono essere interrate o seminterrate e comunque di altezza contenuta e prive di palo di sostegno delle linee aeree.

7. I P.M.A.A. di cui all’art. 115, nonché i progetti degli interventi di sistemazione ambientale di cui all’art. 116, comprendenti porzioni di territorio ricadenti nelle aree di cui al presente articolo saranno corredati da un apposito quadro conoscitivo atto ad individuare eventuali situazioni di degrado localizzato, e in tal caso provvederanno ad idonei interventi per il loro superamento.

art. 67 Patriarchi vegetali

1. Sono riconosciute quali invarianti strutturali del territorio gli individui vegetali adulti che rappresentano una importante testimonianza dei caratteri biologici locali e del rapporto uomo/ambiente. Sono identificati con apposito segno grafico negli elaborati cartografici di livello B su base C.T.R. in scala 1:10.000. L’elenco dei soggetti sottoposti alle disposizioni del presente articolo sarà automaticamente modificato sulla base degli aggiornamenti apportati ai sensi della L.R. 60/98.

2. Sono elementi di invarianza:

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- la vita naturale dell’individuo vegetale; - la visibilità prossima; - l’accessibilità esistente.

art. 68 Sorgenti

1. Sono riconosciute quali invarianti strutturali del territorio i punti di emergenza delle acque assunti come risorsa suscettibile di uso idropotabile che deve essere tutelata nelle sue caratteristiche fisico-chimiche e preservata da alterazioni dell’ambiente prossimo e da usi impropri. Sono identificati con apposito segno grafico negli elaborati cartografici di livello B su base C.T.R. in scala 1:10.000.

2. Sono elementi di invarianza: - lo stato fisico dei luoghi, fatte salve le eventuali opere di captazione; - la natura di risorsa con l’attribuzione della qualifica di acque pubbliche; - le zone di tutela e di rispetto di cui all’art. 44 Titolo III delle presenti norme.

art. 69 Luoghi di eccezionale apertura visuale

1. Sono luoghi assunti storicamente come i più idonei all’esperienza visuale della rilevanza estetica di ampie porzioni di paesaggio e come tali fattori di identità.

2. In quanto caposaldi percettivi, tali luoghi costituiscono nell’insieme una risorsa preordinata alla osservazione delle configurazioni formali dei paesaggi. Sono identificati con apposito segno grafico negli elaborati cartografici di livello B su base C.T.R. in scala 1:10.000.

3. Sono elementi di invarianza:

- la libera accessibilità dei luoghi; - l’assenza di ostacoli alla visione;

NORME TITOLO IV - Disciplina delle invarianti strutturali Capo II – Invarianza paesistico - ambientale 170

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- la tutela dall’inquinamento luminoso.

4. In corrispondenza dei tratti panoramici e dei punti visuali emergenti di cui all’art. 28 delle norme del Piano Strutturale, non è ammessa alcuna nuova costruzione o sopraelevazione di costruzioni esistenti, compresi tralicci, antenne, ripetitori, cartelli pubblicitari, recinzioni e siepi o impianti arborei, il cui punto più alto superi la linea che si diparte dal ciglio a valle della strada o dall’area scoperta pubblica, con un angolo di 20° sotto l’orizzonte, per una profondità di 100 m.

art. 70 Aree per la trasformazione di energia eolica e solare

1. Sono aree idonee per velocità media del vento e/o per esposizione, all’installazione di impianti di produzione in energia elettrica da fonti rinnovabili. Sono individuate in modo da non incidere dal punto di vista visivo con le configurazioni dei paesaggi e non interferire con usi del suolo di pregio agroalimentare o ambientale.

2. Tali aree possono essere destinate alla produzione di energia per usi di singoli manufatti od insediamenti previa approvazione di appositi piani di utilizzo che definiscano contestualmente le modalità di trasporto e distribuzione. Sono distinti in cartografia alla tav.Pr4 in scala 1/10.000 del Piano Strutturale. Non sono comunque ammessi nelle ARPA, nei boschi, nei luoghi di eccezionale apertura visiva, nelle formazioni calanchive e nei corridoi biologici, e in tutte le altre aree definite invarianti.

3. Le installazioni per l’energia eolica non potranno eccedere ml 18 misurati sulla struttura di sostegno escluso il rotore; le installazioni fotovoltaiche non potranno essere poste sulle sommità collinari o sui crinali.

4. Sono elementi di invarianza:

- lo stato fisico dei luoghi - lo stato fisico e di diritto degli accessi pubblici esistenti

5. Risparmio energetico – Sviluppo delle fonti rinnovabili e corretto impiego dell'energia

NORME TITOLO IV - Disciplina delle invarianti strutturali Capo II – Invarianza paesistico - ambientale 171

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5.1 LINEE GUIDA PER LA PROGETTAZIONE

- Linee guida e raccomandazioni progettuali per l’uso efficiente dell’energia e per la valorizzazione delle fonti energetiche rinnovabili e assimilate negli edifici, nelle grandi aree di trasformazione (sono compresi i complessi industriali e/o artigianali e aree PIP), nel territorio aperto, nelle nuove edificazioni e nelle estese ristrutturazioni, dovrà tener conto delle linee guida e raccomandazioni di cui all’art. 17 Titolo I delle seguenti norme, uniformandosi alle seguenti definizioni:

a. Solare termico (attivo e passivo)

- Definizioni: - Utenze vocate: utenze che si prestano, per motivi tecnici e/o economici, all’utilizzo della specifica fonte rinnovabile. - Solare passivo: energia solare utilizzata per condizionare gli ambienti di edifici con sistemi solari passivi che fanno parte integrante delle strutture edili. - Solare attivo: energia solare utilizzata per condizionare gli ambienti di edifici con sistemi attivi di carattere impiantistico.

b. Fotovoltaico

- Definizione - Conversione fotovoltaica: tecnologia che permette di trasformare la radiazione solare in energia elettrica. - Utenze vocate: utenze che si prestano per motivi tecnici e/o economici all’utilizzo dell’energia fotovoltaica.

5.2 Relazione Tecnica per la presentazione dei progetti corretti riguardo all’energia ed all’ambiente:

A) i fattori ambientali

a. caratteristiche dell'area (mappe scala 1:10000 - 1:2000 -1:200) evidenziando:

- foglio e particella catastale dell’area oggetto dell’inervento;

- morfologia del terreno;

- eventuale area urbanizzata circostante specificando distanze ed altezze degli edifici;

- vegetazione (specificare essenze e caratteristiche stagionali che facilitino l’ombreggiatura d’estate e l’irraggiamento d’inverno);

- corsi o specchi d'acqua (specificare portate stagionali ed eventuali utilizzi a scopi di mitigazione climatica: fontane, laghi artificiali ecc.).

NORME TITOLO IV - Disciplina delle invarianti strutturali Capo II – Invarianza paesistico - ambientale 172

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b. Estratto cartografico del Piano Strutturale (mappe scala 1:10000 - 1:2000) evidenziando:

- carta della pericolosità geomorfologica;

- vincolo idrogeologico;

- vincolo paesaggistico;

- invarianti strutturali;

- studio anemologico LAMMA

c. Condizioni climatiche locali nelle diverse stagioni o mesi dell'anno (fonte: Regione, Statistiche meteorologiche, osservatori e stazioni locali)

1- Temperatura (in °C) minima media max Mesi Stagioni

2- Umidità relativa (in %) ore 7 ore 13 ore19 Mesi Stagioni

3- Precipitazioni quantità (mm) Frequenza (giorni) Max(mm) Mesi Stagioni

4- Venti al suolo direzione di provenienza (frequenza e velocità media) N NE E SE S SW W NW variab calma max Mesi stagi oni

NORME TITOLO IV - Disciplina delle invarianti strutturali Capo II – Invarianza paesistico - ambientale 173

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5. Energia media ore di sole rilevate % di ore di sole sul tot. soleggiamento giornaliera [MJ/m2] max Mesi Stagioni

B) i fattori tipologici

a. caratteristiche tipologiche dell'insediamento e reciproca disposizione degli edifici (tracciare ombre portate nelle giornate tipo: 21 dicembre, 21 marzo e 21 giugno);

b. orientamento e relativa distribuzione dell’impianto fotovoltaico e dei singoli locali tecnici ;

c. distribuzione, orientamento e sistemi di protezione delle superfici trasparenti, loro rapporto rispetto alla superficie opaca, in relazione allo sfruttamento degli apporti solari diretti nel periodo invernale, al controllo dell'irraggiamento nel periodo estivo(1) e all'ottenimento di un adeguato livello di illuminazione naturale(2) (valutare l'ombreggiamento);

d. complementarietà per sussistenza alle Aziende Agricole fino al 49% del reddito, per impianti con limite massimo di produzione di 20 Kwatt/h;

C) i fattori tecnico-costruttivi

a. le caratteristiche specifiche dei materiali e dei componenti impiegati con particolare riferimento al loro comportamento termico (isolamento) e al loro impatto ambientale e sulla salute (bioarchitettura);

a. devono essere certificati i requisiti dei materiali biocompatibili utilizzati (Norme UNI Bioedilizia), nel caso di impianti industriali la pratica è sottoposta al V.I.A;

b. negli impianti fotovoltaici con posizionamento a terra (campi solari) deve essere lasciata almeno una fascia di vegetazione sia in orizzontale che verticale, larga mt. 10 per ogni 400 mq di impianto.

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6. Documentazione minima costituente i progetti per i diversi tipi di intervento.

6.1. Certificazioni, dichiarazioni, e simili Devono essere allegate al progetto, quando necessarie in funzione dell’intervento progettato, le seguenti certificazioni, dichiarazioni, nulla osta od atti :

a. Certificazione di proprietà e/o certificazione storico-catastale, nei casi in cui detti elementi assumano rilevanza al fine di accertare l’ammissibilità dell’intervento progettato;

b. Documentazione sulla destinazione d’uso, in atto o passata, nei casi in cui detto elemento assuma rilevanza al fine di accertare l’ammissibilità dell’intervento progettato; c. Programma di miglioramento ambientale, così come modificato dalla L.R. 25/97, in tutti i casi in cui il medesimo sia prescritto dalla norma regionale;

d. nulla osta rilasciato dalla competente Soprintendenza, nel caso di interventi su aree vincolate ai sensi del nuovo Codice Urbani sul paesaggio.

6.2. Relazione e documentazione fotografica

Il progetto deve sempre essere corredato dalla seguente documentazione :

a. Relazione tecnico illustrativa contenente l’identificazione dell’immobile, l’illustrazione del progetto, la dimostrazione di conformità del medesimo al Regolamento Urbanistico, alle prescrizioni del Piano Strutturale e delle altre norme in materia edilizio-urbanistica, gli ulteriori elementi idonei ad illustrare il progetto anche per quanto attiene i suoi valori formali e di inserimento nel contesto. La stessa relazione dovrà inoltre contenere le caratteristiche dei materiali utilizzati nell’intervento.

b. Documentazione fotografica generale e di dettaglio dell’area, proporzionata alla natura e complessità del medesimo. Per gli interventi che comunque comportino modificazioni nel rapporto tra l’edificio e l’intorno, la documentazione fotografica dovrà essere estesa all’ambiente circostante in modo tale da consentire una corretta valutazione del progetto in rapporto al contesto.

6.3. Quando necessario in funzione dell’intervento progettato, il progetto deve inoltre essere corredato dalle seguenti ulteriori relazioni :

- Relazione illustrante la conformità del progetto alla normativa vigente in materia di fonti rinnovabili;

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- Relazione di carattere geologico e/o geotecnico, nei casi in cui sia prescritta dalla normativa vigente in materia, redatta nelle forme e con i contenuti precisati dalla normativa medesima.

6.4. Elaborati relativi allo stato attuale La rappresentazione grafica dello stato attuale deve avvenire, di norma, mediante i seguenti elaborati :

a. Estratto di mappa catastale con perimetrazione dell’area interessata dall’intervento.

b. Planimetria in scala 1/500 con indicazione: - delle quote planimetriche ed altimetriche del lotto interessato - individuazione puntuale delle alberature di medio e alto fusto;

c. Sezioni nella scala minima 1:500, in numero e posizione sufficienti a fornire una completa rappresentazione altimetrica del terreno interessata dal progetto. 6.5. Elaborati relativi allo stato di progetto La rappresentazione grafica dello stato di progetto deve avvenire, di norma, mediante i seguenti elaborati :

a. Planimetria in scala 1/200, come già indicato al punto 6.4 lettera a, ed inoltre con perimetrazione dell’opera progettata ed indicazione delle distanze della medesima dagli edifici adiacenti, dai confini, dalla viabilità, ecc.

b. Profili, come già indicato al punto 6.4 lettera c

c. Tavola dei valori urbanistici contenente :

- comparazione dei valori di progetto con quelli ammessi dal Regolamento Urbanistico, o dalle altre norme di riferimento.

7. Ulteriori prescrizioni in merito al progetto 7.1. Le funzioni amministrative relative alle autorizzazioni ed alle concessioni sono di competenza:

a. della Regione, quando riguardano impianti geotermici, impianti eolici di potenza superiore a 50 chilowatt, NONCHÉ IMPIANTI FOTOVOLTAICI CON POTENZA SUPERIORE AI 20KWATT, trasformazione, distribuzione di energia elettrica di tensione nominale superiore a 100 mila volt qualora assoggettati a procedura di valutazione di impatto ambientale (VIA) regionale ai sensi della legge regionale 3 novembre 1998, n. 79 (Norme per l’applicazione della valutazione di impatto ambientale) o qualora interessino un ambito territoriale interregionale;

b. nell’ambito della domanda di attivazione della procedura di verifica, in merito al progetto, il proponente è tenuto a fornire almeno la seguente documentazione da inoltrare al VIA:

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- nome, indirizzo e punto di contatto per ulteriori richieste, relative alla persona o all’organizzazione che propone il progetto;

- breve descrizione della natura e dei fini del progetto;

- dimensioni del progetto in termini, per esempio, di superfici e volumi, dimensioni delle strutture, flussi, input e output, potenzialità, costi, durata;

- programma di attuazione, compresi l’analisi e preparazione del sito, la costruzione, l’avviamento, il funzionamento, lo smantellamento, il ripristino e il recupero;

- piani preliminari, diagrammi e/o mappe;

- descrizione della tecnica prescelta, con riferimento alle migliori tecniche disponibili a costi non eccessivi, e delle altre tecniche previste per prevenire le emissioni degli impianti e per ridurre l’utilizzo delle risorse naturali, confrontando le tecniche prescelte con le migliori tecniche disponibili;

- descrizione della natura e dei metodi di produzione o di altri tipi di attività relativi alla fase di esercizio del progetto;

- elenco degli interventi connessi e necessari alla realizzazione del progetto, o che potrebbero intervenire come conseguenza del progetto (ad es. estrazioni di minerali, nuove forniture idriche, produzione o trasmissione di energia, costruzione di strade, abitazioni, sviluppo economico).

5.2 Gli elaborati costituenti il progetto devono essere nel formato da cm. 21x29,7 a cm. 21x31 o ad esso ridotti mediante piegatura. Essi devono essere prodotti in triplice copia. Nel caso di interventi per i quali è prescritto il rilascio della DIA dovrà essere prodotta una ulteriore copia sia degli elaborati grafici che della documentazione fotografica.

art. 71 ARPA 21

1. Sono riconosciuti quali invarianti strutturali del territorio le Aree di Rilevante Pregio Ambientale A.R.P.A. di rilevante valore come risorsa strategica con alcune porzioni che presentano carattere di emergenza. Tali porzioni sono dichiarate invarianti e zone sensibili ai fini della protezione degli assetti e sono fatte oggetto di azioni tese ad ottimizzarne la condizione oggettiva e le modalità di fruizione. Tali azioni sono disciplinate da uno specifico regime normativo, cui si affiancano in certi casi particolari modalità di gestione.

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2. In base alle caratteristiche che ne determinano il pregio, le Aree di Rilevante Pregio Ambientale (A.R.P.A.) sono classificate prevalentemente in relazione alle seguenti categorie di interesse:

· N Naturalistico · P Paesaggistico-territoriale · S Storico-archeologico.

In caso di compresenza di più aspetti si individua una combinazione di categorie evidenziandone l’ordine di importanza (NP diverso da PN). Sono identificati con apposito segno grafico negli elaborati cartografici di livello B su base C.T.R. in scala 1:10.000.

3. All’interno dell’ A.R.P.A. sono preclusi i seguenti tipi di intervento, fatto salvo quanto previsto al successivo comma 4:

– previsione di nuove espansioni urbane ad eccezione delle zone destinate a parco urbano non attrezzato;

– realizzazione di: nuove infrastrutture a rete e puntuali di tipo primario o principale; nuove strutture ricettive, strutture di servizio, villaggi turistici, campeggi , impianti sportivi e per lo spettacolo e serre fisse; volumi interrati solo nelle zone umide; nuova viabilità; sistemazioni esterne di tipo impermeabile; palificate, antenne per ripetitori, piloni ed altri manufatti che alterino la morfologia dei luoghi;

– introduzione di: nuove sistemazioni esterne in aree prive di fabbricati; iscrizioni pubblicitarie; nuovi arredi vegetazionali estranei al contesto ambientale delle stesse A.R.P.A.;

– le Varianti Urbanistiche;

– alterazione di: crinali; elementi tipici delle sistemazioni agrarie e della struttura ondiaria; emergenze geomorfologiche, calanchi e biancane;

– riduzione delle zone umide e degli apporti acquiferi;

– rimozione di: elementi di pareti rocciose, minerali cristallini, fossili affioranti;

– eliminazione di: formazioni arboree di argine, ripa e golena; alberature segnaletiche di confine, di arredo e stradali;

– attività e interventi di: scarico di materiali di riporto e di risulta da scavi; raccolta in superficie di ghiaia, sabbie e sassi; eliminazione di alberi caratteristici del paesaggio, siano essi isolati o a gruppi; imboschimento con specie non autoctone; utilizzazione differente dal rimboschimento o da colture foraggiere perenni dei versanti con pendenza superiore al 35%; sbarramenti in alveo.

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4. All’interno dell’ Area di Rilevante Pregio Ambientale A.R.P.A. sono ammessi i seguenti interventi:

– applicazione dei contenuti della L.R. 25/97, secondo i criteri e i parametri del P.T.C., con esclusione delle aree di reperimento (AR) per potenziale applicazione della L.R. 49/95, solo per gli imprenditori agricoli;

– applicazione della L.R. 76/94 per lo svolgimento della attività di agriturismo ad eccezione dell' "agricampeggio";

– installazione di segnaletica per la valorizzazione delle A.R.P.A. anche a servizio delle strutture agrituristiche e quanto definito all'art. 32, comma 6 e comma 8 del P.T.C, solo all'interno dei volumi appartenenti al patrimonio edilizio esistente;

– potenziamento, ammodernamento e ristrutturazione della viabilità comunale, provinciale e statale esistente compresi gli interventi di messa in sicurezza per la viabilità vicinale;

– adeguamento della segnaletica stradale e di informazione turistica lungo tutte le strade di cui alla precedente comma;

– riuso del patrimonio edilizio esistente con cambio di destinazione d'uso per attività compatibili con le caratteristiche intrinseche dell'A.R.P.A.;

– realizzazione di sistemazioni esterne e strutture pertinenziali agli edifici esistenti, all'interno delle aree di pertinenza, da prevedersi nell'estremo rispetto degli aspetti paesaggistico ambientali tipici;

– ampliamento di edifici esistenti; – costruzione di residenze rurali ed annessi per i soli imprenditori agricoli indispensabili alle attività agricole e connesse degli insediamenti agricoli a completamento di nuclei esistenti a conformazione chiusa;

– apertura di piste fuori strada per mezzi motorizzati necessari alle attività agro-silvopastorali o all’approvvigionamento di: rifugi, posti di soccorso, abitazioni non altrimenti raggiungibili, esecuzione di opere pubbliche diverse da quelle elencate al punto 3, funzioni di vigilanza, spegnimento incendi, protezione civile;

– realizzazione di: infrastrutture per protezione civile e difesa idrogeologica, idraulica e del suolo; piste per prevenzione e spegnimento incendi; opere di cantiere funzionali all’attività archeologica; opere di servizio alle attività naturalistiche; strutture precarie di servizio, igienico-sanitarie, per l’informazione turistica e la gestione delle risorse naturalistiche;

– interventi necessari per le attività di ricerca, studio, ecc.., per fini ambientali, scientifici, culturali.

NORME TITOLO IV - Disciplina delle invarianti strutturali Capo II – Invarianza paesistico - ambientale 179

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5. Si definiscono boschi le aree coperte da vegetazione arborea spontanea o di origine artificiale in qualsiasi stadio di sviluppo con densità non inferiore a 500 piante/ha di estensione non inferiore a 2000 mq e larghezza mediamente maggiore di 20 ml. Si considerano bosco anche le superfici già boscate e momentaneamente sprovviste di soprassuolo per interventi selvicolturali o per eventi naturali artificiali o incendi. Sono comunque assimilati ai boschi le formazioni con vegetazione forestale arbustiva e le sugherete, le vegetazioni dunali litoranee. Sono escluse da questa definizione gli impianti di arboricoltura da legno. Altri elementi caratteristici del paesaggio assoggettati a tutela sono le associazioni vegetali lineari naturali, arboree o arbustive, i filari frangivento di specie autoctone o naturalizzate, le alberature stradali significative, i gruppi isolati, le piante isolate (camporili), gli alberi monumentali e la vegetazione riparia. 6. Nei boschi e nelle foreste di cui al comma 5 del presente articolo, sono consentiti il taglio colturale, la forestazione, la riforestazione, le opere di bonifica, antincendio e di conservazione previsti ed autorizzati in base alle norme vigenti.

7. Sono altresì ammessi interventi che non alterino lo stato dei luoghi, l'aspetto esteriore degli edifici, l'assetto idrogeologico del territorio quali:

– manutenzione ordinaria – manutenzione straordinaria – consolidamento statico e restauro conservativo – manufatti per l'esercizio dell'attività agro-silvo-pastorale che non comporti alterazione permanente dello stato dei luoghi per costruzioni edilizie od altre opere civili.

NORME TITOLO IV - Disciplina delle invarianti strutturali Capo II – Invarianza paesistico - ambientale 180

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Capo III INVARIANZA CULTURALE E SOCIALE

art. 72 Usi civici e demani

1. Sono riconosciute quali invarianti strutturali i territori demaniali e le aree gravate da usi civici ai sensi delle norme vigenti. Sono identificati con apposito segno grafico negli elaborati cartografici di livello B su base C.T.R. in scala 1:10.000.

Sono elementi di invarianza:

- la consistenza quantitativa e qualitativa degli elementi del patrimonio territoriale presenti - i rapporti culturali, sociali ed economici con la comunità locali - la destinazione agricola, forestale e pastorale dei suoli.

2. Le disposizioni del presente articolo sono fatte salve nel caso in cui vi siano interventi di modifica alla consistenza quantitativa dei demani, iniziate alla data di adozione del presente Regolamento Urbanistico per le quali si osservano le procedure di cui alla normativa regionale vigente, concernente l’alienazione di beni pubblici.

art. 73 Il mercato settimanale, La festa dell'Uva, La sagra del Capitone, La festa della castagna.

1. Il tradizionale mercato settimanale costituisce un forte fattore di identità della società locale e definisce profili di continuità tra la tradizione rurale del passato e gli scenari socio-economici contemporanei. Il mercato costituisce altresì un significativo e ricorrente momento di confronto e di discussione della società locale sui temi strategici dello sviluppo del territorio.

2. Sono elementi di invarianza:

– la periodicità della manifestazione; – la centralità e la rilevanza quantitativa e qualitativa degli spazi dedicati; – le attività culturali connesse; – il ruolo dell’Amministrazione comunale;

NORME TITOLO IV - Disciplina delle invarianti strutturali Capo III – Invarianza culturale e sociale 181

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3. Gli elementi di invarianza sono soggetti a tutela nella loro consistenza amministrativa ed economica, e oggetto di valorizzazione negli elementi della tradizione e dell’innovazione produttiva. Il Regolamento Urbanistico definisce l’assetto delle aree centrali del capoluogo anche in relazione alla localizzazione ed alle esigenze organizzative della manifestazione.

art. 74 La via della castagna , le strade dell'olio, la via delle fonti, la via del fiume, la via di Dogana

1. Costituiscono itinerari tematici di rilevanza ambientale, paesistica e storico culturale che collegano elementi fondativi della identità culturale e sociale della popolazione locale.

2. Sono identificati con apposito segno grafico negli elaborati cartografici di livello B su base C.T.R. in scala 1:10.000.

3. Sono elementi di invarianza:

- la pubblicità dei tracciati se esistente; - la caratteristiche planoaltimetriche dei tracciati; - le sistemazioni laterali; - le opere d’arte aventi carattere di testimonianza storica.

art. 75 La vigna – museo e la Casa Museo di Monticello Amiata

1. Sono luoghi allestiti per testimoniare e documentare aspetti fondamentali della storia e della cultura locale.

2. La vigna museo conserva -elementi della diversità biologica delle specie vegetali autoctone.

NORME TITOLO IV - Disciplina delle invarianti strutturali Capo III – Invarianza culturale e sociale 182

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3. Sono elementi di invarianza: - la consistenza quantitativa e qualitativa dell’area; - la visitabilità pubblica; - la tutela da fitofarmaci in un raggio di 100 ml.

4. La casa-museo raccoglie documenti antropologici e storici della cultura locale.

5. Sono elementi di invarianza:

- la consistenza quantitativa e qualitativa dell’immobile e la sua destinazione; - la visitabilità pubblica; - I documenti della cultura materiale conservati.

NORME TITOLO IV - Disciplina delle invarianti strutturali Capo III – Invarianza culturale e sociale 183

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TITOLO V

INFRASTRUTTURE, ATTREZZATURE E SERVIZI PUBBLICI E/O DI INTERESSE PUBBLICO O GENERALE

Disciplina delle infrastrutture, attrezzature e servizi pubblici e/o di art. 76 interesse pubblico o generale / Contenuti e finalità

Capo I - Infrastrutture viarie e di trasporto e relativi

servizi art. 77 Aree per sedi stradali, piazze e spazi pubblici ad esse accessori art. 78 Linee di arretramento e fasce di rispetto stradale art. 79 Impianti per la distribuzione dei carburanti

Capo II - Aree, attrezzature e servizi di interesse

sovracomunale Aree per attrezzature, impianti e infrastrutture di interesse art. 80 sovracomunale Aree a destinazione pubblica ricadenti in parchi di interesse art. 81 sovracomunale

Capo III - Aree, attrezzature e servizi di interesse

comunale art. 82 Aree cimiteriali e relative fasce di rispetto Aree ad edificazione speciale per standard (attrezzature pubbliche art. 83 e di interesse comune) art. 84 Aree per strutture private di uso pubblico e collettivo

Capo IV - Reti e infrastrutture tecnologiche Reti ed impianti per il trasporto e la distribuzione dell’energia art. 85 elettrica Impianti e/o installazioni per telefonia mobile e/o art. 86 telecomunicazione art. 87 Linea metanodotto

NORME TITOLO V – Infrastrutture, attrezzature e servizi pubblici e/o di interesse pubblico o generale 184

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art. 76 Disciplina delle infrastrutture, attrezzature e servizi pubblici e/o di interesse pubblico o generale Contenuti e finalità

1. La disciplina di cui al presente Titolo - contenente specifiche disposizioni per le aree nelle quali sussistono (o è prevista la realizzazione di) infrastrutture, attrezzature e servizi pubblici e/o di interesse pubblico o generale - interessa l’intero territorio comunale (aree urbane, aree di influenza urbana, territorio rurale) ed è finalizzata alla definizione di azioni coerenti e coordinate per il mantenimento o il miglioramento dei livelli di qualità degli insediamenti, delle infrastrutture e dei servizi pubblici o di interesse pubblico, secondo criteri di compatibilità con le esigenze di tutela e valorizzazione delle risorse naturali ed essenziali del territorio.

2. La disciplina di cui al presente Titolo è articolata come segue: a) Capo I - Infrastrutture viarie e di trasporto e relativi servizi - Aree per sedi stradali, piazze e spazi pubblici ad esse accessori - Linee di arretramento e fasce di rispetto stradale - Impianti per la distribuzione dei carburanti b) Capo II - Aree, attrezzature e servizi di interesse sovracomunale - Aree per attrezzature, impianti e infrastrutture di interesse sovracomunale - Aree a destinazione pubblica ricadenti in parchi di interesse sovracomunale c) Capo III - Aree, attrezzature e servizi di interesse comunale - Aree cimiteriali e relative fasce di rispetto - Aree ad edificazione speciale per standard (attrezzature pubbliche e di interesse comune) - Aree per strutture private di uso pubblico e collettivo d) Capo IV - Reti e infrastrutture tecnologiche - Linee di metanodotto e di oleodotto - Reti ed impianti per il trasporto e la distribuzione dell’energia elettrica - Impianti e/o installazioni per telefonia mobile e/o telecomunicazione

Le aree ed infrastrutture di cui ai Capi I, II e III del presente Titolo (comprese le relative fasce di rispetto, ove previste) sono individuate con apposito segno grafico negli elaborati cartografici di livello A su base C.T.R. in scala 1:2.000 e 1:10.000.

3. Ogni attività, uso o intervento posto in essere in applicazione del Regolamento Urbanistico deve perseguire il mantenimento o il miglioramento dei livelli prestazionali - sotto il profilo funzionale, sociale, ambientale e paesaggistico - delle infrastrutture, attrezzature e servizi di cui al presente Titolo.

NORME 185 TITOLO V – Infrastrutture, attrezzature e servizi pubblici e/o di interesse pubblico o generale

Comune di Cinigiano - Regolamento Urbanistico

4. Le disposizioni di cui al presente Titolo perseguono il miglioramento dei livelli di qualità urbana, ambientale ed edilizia e dei requisiti di accessibilità degli insediamenti. Concorrono altresì alla tutela e valorizzazione delle risorse naturali, storico-culturali, paesaggistiche del territorio, costituendo integrazione e complemento della disciplina delle invarianti strutturali di cui al Titolo IV. In caso di contrasto si applicano le disposizioni più restrittive.

NORME 186 TITOLO V – Infrastrutture, attrezzature e servizi pubblici e/o di interesse pubblico o generale

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Capo I INFRASTRUTTURE VIARIE E DI TRASPORTO E RELATIVI SERVIZI

art. 77 Aree per sedi stradali, piazze e spazi pubblici ad esse accessori

1. Sono le aree - pubbliche, di uso pubblico, o a destinazione pubblica - che comprendono, oltre alla rete di viabilità comunale e sovracomunale, esistente o di previsione, i relativi spazi accessori, nonché quelli necessari per consentire e/o organizzare scambi e relazioni fra i diversi mezzi di trasporto pubblici e privati. Negli elaborati cartografici di livello A su base C.T.R. in scala 1:2.000 e 1:10.000 sono individuate con apposito segno grafico:

- le sedi stradali esistenti; - le sedi stradali di progetto (nuovi tracciati e/o interventi di adeguamento della rete esistente); - gli spazi pubblici ad esse accessori (esistenti o di progetto).

2. Sulle aree per sedi stradali, oltre alle carreggiate viarie, è ammessa la realizzazione di:

- parcheggi pubblici sul lato stradale, in aggiunta agli standard previsti dal Regolamento Urbanistico; - spazi di sosta e parcheggio riservati ai mezzi di trasporto pubblico;

3. Sugli spazi pubblici accessori, e più in generale sulle aree scoperte non usufruite per la viabilità, e ad essa immediatamente adiacenti, è ammessa esclusivamente la realizzazione di servizi e/o attrezzature pubbliche o di uso pubblico (percorsi pedonali, piste ciclabili, fermate dei mezzi di trasporto pubblico, arredo urbano, sistemazioni a verde, etc.).

4. Sugli spazi pubblici accessori sono altresì ammessi, solo ove non arrechino intralcio o pericolo per la circolazione e previo specifico atto di assenso dell’ Amm./ne Comunale:

- chioschi e/o strutture in materiali leggeri per rivendite di giornali e biglietti, o per somministrazione di alimenti e bevande (nel rispetto delle disposizioni di cui alla “Disciplina della distribuzione e localizzazione delle funzioni” di cui all’art. 6 delle presenti norme);

- impianti per la distribuzione dei carburanti con esclusione di quelli ad uso privato;

NORME 187 TITOLO V – Infrastrutture, attrezzature e servizi pubblici e/o di interesse pubblico o generale Capo I – Infrastrutture viarie e relativi servizi

Comune di Cinigiano - Regolamento Urbanistico

- ogni altro servizio connesso al trasporto pubblico e/o alla viabilità, con particolare riferimento a quella di lunga percorrenza.

5. Gli interventi di manutenzione, di modificazione e/o di integrazione dei tracciati stradali sono riservati all’Amm./ne Comunale e/o agli Enti istituzionalmente competenti. E’ tuttavia consentita l’esecuzione di opere viarie (e relativi sottoservizi) da parte di soggetti privati, previo specifico atto di assenso dell’Amm./ne Comunale e stipula di una convenzione a garanzia della corretta e completa esecuzione delle opere.

Ferme restando le aree per sedi stradali e spazi pubblici accessori individuate nelle tavole grafiche del Regolamento Urbanistico, la definizione di dettaglio dei singoli interventi di modificazione e/o di integrazione dei tracciati stradali è demandata alla fase di progettazione esecutiva, con la quale devono essere precisati i caratteri planoaltimetrici delle nuove infrastrutture viarie e tutte le sistemazioni di corredo, tenuto conto delle caratteristiche del sedime interessato e del contesto di riferimento.

Ai fini della caratterizzazione e/o della riqualificazione dello spazio pubblico, la progettazione esecutiva tiene conto delle indicazioni eventualmente contenute nelle ‘schede di indirizzo progettuale’ di cui all’Allegato ‘A’ alle presenti norme, riferite ad una serie di insiemi spaziali particolarmente significativi e/o strategici per gli equilibri insediativi del capoluogo e/o dei centri minori presenti sul territorio comunale.

6. Gli interventi di manutenzione, di modificazione e/o di integrazione dei tracciati stradali sono eseguiti nel rispetto della disciplina di cui al Titoli IV delle presenti norme. Ove in particolare tali interventi interessino tracciati viari fondativi, strade vicinali, elementi ordinatori dello spazio pubblico, ed itinerari di interesse storico- culturale, è prescritto il rispetto delle specifiche disposizioni di cui agli artt. 48, 53 e 54.

7. La progettazione deve essere generalmente improntata al criterio della riduzione dell'inquinamento acustico (tenendo conto delle indicazioni del vigente “Piano comunale di classificazione acustica”) e al contenimento dell’impatto paesaggistico dei tracciati.

art. 78 Linee di arretramento e fasce di rispetto stradale

NORME 188 TITOLO V – Infrastrutture, attrezzature e servizi pubblici e/o di interesse pubblico o generale Capo I – Infrastrutture viarie e relativi servizi

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1. Le linee di arretramento dell’edificato rispetto alle principali infrastrutture viarie presenti sul territorio comunale sono coincidenti con le fasce di rispetto stradali disciplinate dal vigente Codice della Strada, e definiscono il limite oltre il quale il Regolamento Urbanistico non ammette l'edificazione, neanche nel sottosuolo.

2. Le fasce di rispetto stradali - previste dal Codice della Strada e dal relativo Regolamento di Attuazione in relazione alla categoria dell'infrastruttura viabilistica o di trasporto - costituiscono le porzioni di territorio suscettibili di utilizzo per l’adeguamento dei tracciati infrastrutturali, ovvero per la realizzazione di opere di mitigazione degli impatti da questi generati sull’ambiente e sul paesaggio. Le fasce di rispetto stradale - la cui ampiezza discende direttamente da previsioni di legge e varia in funzione del mutare degli assetti insediativi ed infrastrutturali - non sono indicate negli elaborati cartografici del Regolamento Urbanistico.

3. Fatte salve eventuali limitazioni e/o prescrizioni dettate dalle norme di cui ai Titoli III, IV e IX, nelle porzioni di territorio comprese nelle linee di arretramento di cui al punto 1 sono ammessi:

- ovunque: la realizzazione di canalizzazioni di infrastrutture tecnologiche, verde di arredo urbano, percorsi pedonali e ciclabili, parcheggi scoperti, purché le opere previste, per le loro modalità progettuali, non arrechino danno o pregiudizio alla viabilità ed alla sicurezza del traffico;

- nelle aree per usi specialistici, come appositamente disciplinate dalle rispettive disposizioni di cui al Titolo IX: parcheggi e spazi di servizio a corredo di aree per campeggi, deposito o esposizione di merci e/o materiali all’aperto, deposito e stoccaggio di materiali edili e/o messa in riserva di rifiuti inerti non pericolosi derivanti da demolizione;

- impianti per la distribuzione dei carburanti;

- nel territorio rurale di cui al Titolo VIII, nonché nelle aree di influenza urbana costituenti ambito di applicazione delle vigenti norme regionali in materia di tutela e valorizzazione del territorio rurale (Titolo VIII): le pratiche agricole, non comportanti la realizzazione di nuove costruzioni stabili; l’installazione degli annessi reversibili per l’agricoltura amatoriale, di cui all’art. 118 (tali annessi non sono consentiti all’interno delle fasce di rispetto stradale);

- sugli edifici esistenti: gli interventi urbanistico-edilizi previsti dal Titolo VI sulla base della classificazione ad essi attribuita, purché non comportanti incrementi di volume (V) e/o di superficie coperta (Sc).

4. Se proposti all’interno delle fasce di rispetto stradale di cui al punto 2 gli interventi elencati al punto 3 possono essere eseguiti solo previo nulla-osta o atto di assenso comunque denominato degli Enti preposti alla gestione delle strade.

NORME 189 TITOLO V – Infrastrutture, attrezzature e servizi pubblici e/o di interesse pubblico o generale Capo I – Infrastrutture viarie e relativi servizi

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5. All’interno delle linee di arretramento di cui al punto 1 non sono ammesse recinzioni piene, ma esclusivamente recinzioni in rete metallica a maglia sciolta, salvo più restrittive disposizioni di cui agli artt. 49 e 128 delle presenti norme.

6. La realizzazione di impianti di distribuzione dei carburanti interessanti fasce di rispetto stradale di competenza di Autorità diverse dall’Amm./ne Comunale è subordinata all’atto di assenso comunque denominato ed alle eventuali prescrizioni dell’autorità preposta, fermo restando il rispetto delle norme del Codice della Strada riguardo alla localizzazione ed accessibilità veicolare dell’impianto ed al tipo di installazioni consentite all’interno delle fasce di rispetto stradale. Per la realizzazione di nuovi impianti, nonché per gli interventi di ristrutturazione e/o integrazione delle dotazioni degli impianti esistenti, è comunque prescritto il rispetto delle specifiche disposizioni contenute nel all’art. 79 del presente Titolo.

art. 79 Impianti di distribuzione carburanti

1. Gli impianti per la distribuzione dei carburanti esistenti sul territorio comunale sono identificati con apposito segno grafico negli elaborati cartografici di livello A su base C.T.R. in scala 1:2.000.

2. Per la realizzazione di nuovi impianti per la distribuzione dei carburanti, nonché per gli interventi di ristrutturazione e/o integrazione delle dotazioni degli impianti esistenti si rinvia alle specifiche disposizioni preposte dalle vigenti norme statali e regionali in materia. In particolare la realizzazione di nuovi impianti è consentita esclusivamente all’interno del’area individuata dal piano di settore comunale.

3. Gli impianti di distribuzione devono rispettare i seguenti indici urbanistici, da calcolarsi con riferimento alla superficie territoriale (St) interessata dall’intervento:

Indice territoriale: It : 0,5 mc/mq Rapporto di copertura Rc : 10% Altezza massima Hmax : ml 7,00

4. E’ comunque fatto salvo il rispetto:

NORME 190 TITOLO V – Infrastrutture, attrezzature e servizi pubblici e/o di interesse pubblico o generale Capo I – Infrastrutture viarie e relativi servizi

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- delle prescrizioni Codice della Strada, anche per quanto riguarda i vincoli di inedificabilità a protezione del nastro stradale;

- delle specifiche prescrizioni degli Enti preposti, per quanto riguarda strade e fasce di rispetto di competenza;

- delle vigenti norme in materia igienico-sanitaria, di sicurezza, di prevenzione incendi, di superamento delle barriere architettoniche, di antisismica, di compatibilità e sicurezza ambientale;

- delle disposizioni di cui al Titolo III delle presenti norme, con particolare riferimento alla tutela delle risorse idriche dall’inquinamento;

- delle norme vincolistiche e delle salvaguardie di qualsiasi natura.

NORME 191 TITOLO V – Infrastrutture, attrezzature e servizi pubblici e/o di interesse pubblico o generale Capo I – Infrastrutture viarie e relativi servizi

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Capo II AREE, ATTREZZATURE E SERVIZI DI INTERESSE SOVRACOMUNALE

art. 80 Aree per attrezzature, impianti e infrastrutture di interesse sovracomunale

1. Sono le aree, identificate con apposito segno grafico negli elaborati cartografici di livello A su base C.T.R. in scala 1:2000 e 1:10.000, nelle quali insistono o possono essere realizzate attrezzature, impianti, servizi (pubblici o di interesse pubblico) e infrastrutture che per rilevanza e/o bacino di utenza rivestono interesse sovracomunale, ed in particolare:

- attrezzature scolastiche; - impianti di depurazione; - centrali e attrezzature per la produzione e/o distribuzione dell’energia; - centri di servizio; - adeguamenti viabilistici.

2. La realizzazione, la trasformazione o l’ampliamento delle attrezzature, impianti, servizi e infrastrutture ricadenti nelle aree di cui al presente articolo è correlata e proporzionata alle esigenze funzionali degli Enti competenti o soggetti gestori. Le attrezzature e gli impianti possono comprendere spazi per portierato e sorveglianza o residenze per i custodi.

Gli interventi devono in ogni caso perseguire il contenimento dell’impatto paesaggistico e ambientale, nonché assicurare il rispetto:

- delle vigenti norme in materia igienico-sanitaria, di sicurezza, di prevenzione incendi, di superamento delle barriere architettoniche, di antisismica, di compatibilità e sicurezza ambientale;

- dei limiti di esposizione umana ai campi elettromagnetici;

- delle disposizioni di cui al Titolo III delle presenti norme, con particolare riferimento alla tutela delle risorse idriche dall’inquinamento;

- degli adempimenti relativi alla valutazione integrata di cui all’art. 7 e 8;ù

- delle norme vincolistiche e delle salvaguardie di qualsiasi natura.

3. Gli interventi di nuova edificazione nonché le trasformazioni comportanti significativi incrementi di superficie utile lorda (Sul) o di volume (V), o rilevanti potenziamenti impiantistici, sono subordinati alla preventiva approvazione di un Piano Attuativo - o in alternativa di un Progetto Unitario, nel rispetto delle

NORME 192 TITOLO V – Infrastrutture, attrezzature e servizi pubblici e/o di interesse pubblico o generale Capo II – Aree, attrezzature e servizi di interesse sovracomunale

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disposizioni di cui all’art. 20 delle presenti norme - da parte del Consiglio Comunale, nonché - ove il soggetto realizzatore/gestore non sia un Ente pubblico - all’assunzione di specifici obblighi, registrati e trascritti, in ordine al corretto utilizzo dell’attrezzatura e/o dell’impianto e al mantenimento della destinazione d’uso delle strutture realizzate.

art. 81 Aree a destinazione pubblica ricadenti in parchi di interesse sovracomunale

1. Sono aree, identificate con apposito segno grafico negli elaborati cartografici di livello A su base C.T.R. in scala 1:10.000, che costituiscono o concorrono a costituire parchi territoriali di interesse sovracomunale, ovvero:

- aree costituenti la “Riserva Naturale di Poggio all’Olmo”, disciplinate dall‘art. 58 Titolo IV;

- aree ricadenti nel perimetro “ARPA 21”, disciplinate dall’art. 71;

2. La finalità degli interventi in queste aree è la valorizzazione - ai fini ecologici, culturali, didattici, turisticoricreativi, sportivi - delle risorse naturali ed essenziali del territorio in esse presenti, anche mediante interventi di riqualificazione paesaggistica ed ambientale, da attuarsi in specifici ambiti.

3. L’intervento su dette aree è riservato in via principale all’Amm./ne Comunale o l’Ente pubblico. Può tuttavia essere ammesso l’intervento di soggetti privati, ove espressamente previsto dagli articoli sopra richiamati, e comunque nei limiti ed alle condizioni ivi specificate.

4. Negli articoli richiamati al punto 1 sono specificati per ciascuna area:

- le modalità di intervento; - il dimensionamento massimo delle attrezzature di supporto alle attività del parco; - le eventuali attività private ammesse nelle more della realizzazione del parco.

NORME 193 TITOLO V – Infrastrutture, attrezzature e servizi pubblici e/o di interesse pubblico o generale Capo II – Aree, attrezzature e servizi di interesse sovracomunale

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Capo III AREE, ATTREZZATURE E SERVIZI DI INTERESSE COMUNALE

art. 82 Aree cimiteriali e relative fasce di rispetto

1. Le aree cimiteriali, comprendenti sia gli insediamenti cimiteriali esistenti che le porzioni di terreno adiacenti destinate a futuri ampliamenti, sono individuate con apposito segno grafico negli elaborati cartografici di livello A su base C.T.R. in scala 1:2.000 e 1:10.000.

2. All’interno delle aree di cui al punto 1 sono consentiti esclusivamente interventi di adeguamento e/o di ampliamento degli insediamenti cimiteriali. L’intervento su dette aree è riservato all’Amm./ne Comunale.

3. Attorno alle aree cimiteriali sono individuate, con apposito segno grafico, la linea che delimita la relativa fascia di rispetto consistente in 50 mt lineari. La fascia è soggetta alle disposizioni di cui al successivo punto 4 e 5.

4. All’interno della fascia di rispetto delimitata dalla linea più interna di quelle indicate al punto 3 sono ammessi, previo parere favorevole dell’azienda sanitaria locale, i seguenti interventi pubblici e/o di interesse pubblico:

- parcheggi pubblici e aree verdi e/o pavimentate a servizio del cimitero; - interventi per la riduzione del rischio idraulico; - opere di adeguamento stradale; - reti infrastrutturali e/o impianti tecnologici;

Sono altresì ammessi, ove consentiti dalle norme di cui al Titolo VIII, e previo parere favorevole dell’azienda sanitaria locale, i seguenti interventi e/o attività a carattere privato:

- pratiche agricole (ivi comprese, nel territorio rurale, quelle aziendali);

Nelle fasce di rispetto delimitate dalla linea più interna di quelle indicate al punto 3:

- non è consentita la realizzazione e/o la installazione di costruzioni o manufatti di qualsivoglia tipologia, ancorché interrati o reversibili;

- sugli edifici esistenti sono ammessi gli interventi urbanistico-edilizi previsti dal Titolo VI sulla base della classificazione ad essi attribuita, purché non comportanti incremento superficie coperta (Sc) o di volume (V).

NORME 194 TITOLO V – Infrastrutture, attrezzature e servizi pubblici e/o di interesse pubblico o generale Capo III – Aree, attrezzature e servizi di interesse comunale

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5. Salvo diverse disposizioni di legge, nelle fasce di territorio più esterna sono consentiti tutti gli interventi urbanistico-edilizi previsti dal Regolamento Urbanistico, sempreché venga preliminarmente acquisito il parere favorevole dell’azienda sanitaria locale ove si tratti di:

- costruzione di nuovi edifici;

- ampliamento di edifici esistenti, mediante incremento di volume (V) e/o di superficie coperta (Sc),superiore al 10% della consistenza preesistente;

- realizzazione di parchi e giardini;

- realizzazione di parcheggi pubblici e privati;

- realizzazione di attrezzature sportive;

- volumi tecnici in muratura;

- annessi agricoli stabili (art. 117);

- serre fisse (art. 120).

6. Per quanto non specificamente disposto dal presente articolo si rinvia alle vigenti leggi sanitarie ed alle specifiche disposizioni in materia di polizia mortuaria.

art. 83 Aree ad edificazione speciale per standard (attrezzature pubbliche e di interesse comune)

1. Sono denominate “aree ad edificazione speciale per standard” le aree destinate ad attrezzature e spazi pubblici nonché ad attrezzature e servizi di interesse comune, volte al soddisfacimento delle esigenze sociali, culturali, religiose, ricreative, formative e sanitarie dei cittadini, nonché a favorire le relazioni sociali ed economiche e ad ospitare le manifestazioni pubbliche della collettività insediata. Le aree disciplinate dal presente articolo sono dimensionate nel rispetto dei parametri definiti dal Piano Strutturale con riferimento agli standard urbanistici minimi imposti dalle vigenti norme in materia di governo del territorio.

Le aree ad edificazione speciale per standard, distinte tra ‘esistenti’ e ‘di progetto’, sono individuate con apposito segno grafico negli elaborati cartografici di livello A su base C.T.R. in scala 1:2.000 e 1:10.000.

2. Le aree ad edificazione speciale per standard sono articolate - in ragione delle diverse finalità ad esse attribuite - nelle seguenti tipologie: a) Aree a servizio degli insediamenti residenziali:

NORME 195 TITOLO V – Infrastrutture, attrezzature e servizi pubblici e/o di interesse pubblico o generale Capo III – Aree, attrezzature e servizi di interesse comunale

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- aree per l’istruzione - aree per attrezzature di interesse comune - aree per il verde pubblico e lo sport e per spazi pubblici attrezzati - aree per parcheggi pubblici b) Aree a servizio degli insediamenti produttivi: - aree per il verde pubblico - aree per parcheggi pubblici

3. Gli edifici ricadenti nelle aree ad edificazione speciale per standard sono identificati di norma con la sigla ‘Ip’, come specificato all’art. 90. Fanno eccezione gli edifici e/o complessi edilizi di particolare valore storico-architettonico (Classi 1-2), per i quali si applica la disciplina di cui al Titolo VI delle presenti norme (artt. 91, 92).

4. Nelle aree ad edificazione speciale per standard ‘esistenti’ gli interventi sono riservati all’Amm./ne Comunale (o all’Ente proprietario, se diverso dall’Amm./ne Comunale). Fatto salvo quanto specificato al punto 3 e fermo restando il rispetto delle disposizioni di cui ai Titoli III e IV delle presenti norme, su tali aree possono essere ammessi interventi di nuova edificazione, demolizioni, ampliamenti e ristrutturazioni edilizie, nella misura necessaria a garantire:

- la rispondenza alle esigenze di pubblica utilità, per i nuovi edifici, impianti e/o servizi;

- il mantenimento o il miglioramento dei livelli prestazionali, per gli edifici, impianti e/o servizi esistenti.

5. Nelle aree ad edificazione speciale per standard ‘di progetto’ l’intervento è riservato in via primaria all’Amm./ne Comunale, che può attivare i procedimenti espropriativi di legge al fine di realizzare le previsioni del Regolamento Urbanistico su dette aree.

Fermo restando il rispetto delle disposizioni di cui ai Titoli III e IV delle presenti norme, anche con riferimento a quanto specificato al successivo punto 6, nelle aree di cui trattasi è tuttavia ammesso l’intervento di soggetti privati aventi titolo, secondo le seguenti modalità:

interventi nel sottosuolo da parte del soggetto privato avente titolo, ammessi purché vengano contestualmente realizzate nel soprasuolo le attrezzature e/o i servizi pubblici e/o di interesse pubblico previsti dal Regolamento Urbanistico, fatte salve le infrastrutture di collegamento tra i livelli. Per i manufatti realizzati dal privato in sottosuolo, oltre ad attrezzature di interesse comune sono ammesse destinazioni di interesse privato quali autorimesse, box-auto, depositi, nonché spazi per commercio al dettaglio, attività direzionali o simili (nei limiti stabiliti dalla “Disciplina

NORME 196 TITOLO V – Infrastrutture, attrezzature e servizi pubblici e/o di interesse pubblico o generale Capo III – Aree, attrezzature e servizi di interesse comunale

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della distribuzione e localizzazione delle funzioni” di cui all’art. 6 delle presenti norme), fermo restando il rispetto delle norme regolamentari comunali in materia igienico-sanitaria e delle specifiche disposizioni statali e regionali per ciascuna destinazione d’uso. In tali casi l’intervento è subordinato alla stipula di una apposita convenzione con l’Amm./ne Comunale, con la quale sono disciplinati:

1. le modalità, i tempi e le adeguate garanzie riferite alla realizzazione delle opere in soprasuolo, da eseguirsi da parte del privato avente titolo a propria cura e spese;

2. il regime giuridico del suolo, con obbligo di cessione gratuita dell’area all’Amm./ne Comunale, salva la proprietà privata del sottosuolo eventualmente interessato dalle opere e/o manufatti privati.

b) interventi nel soprasuolo da parte del soggetto privato avente titolo, finalizzati a realizzare le opere e/o le attrezzature di uso pubblico o di interesse comune, previste dal Regolamento Urbanistico per ciascuna area ad edificazione speciale per standard ‘di progetto’. Tali interventi sono subordinati alla stipula di una convenzione con l’Amm./ne Comunale, con la quale sono disciplinati il regime giuridico del suolo, le modalità attuative dell’intervento, nonché le forme di utilizzazione e le competenze sulla manutenzione delle opere realizzate, con adeguate garanzie a tutela dell’interesse pubblico.

L’assetto delle singole aree ad edificazione speciale per standard ‘di progetto’ è definito in ragione dell’interesse pubblico, tenuto conto delle indicazioni eventualmente contenute nelle ‘schede di indirizzo progettuale’ di cui all’Allegato ‘A’ alle presenti norme.

6. In presenza di invarianti strutturali e/o di discipline speciali i progetti di sistemazione delle aree ad edificazione speciale per standard devono garantire il rispetto delle disposizioni contenute nel Titolo III e IV delle presenti norme. In particolare, in presenza di spazi pubblici centrali è prescritto il rispetto delle disposizioni di cui all’art. 55.

7. Gli accessi esistenti ai lotti privati che ricadono all’interno di aree ad edificazione speciale per standard possono essere mantenuti nella fase attuativa - nella ubicazione attuale o in altra ritenuta più idonea dall’Amm./ne Comunale - previa stipula di un’apposita convenzione regolante l’attribuzione degli oneri di realizzazione e di manutenzione degli stessi.

8. Nelle aree ad edificazione speciale per standard destinate a verde pubblico a servizio degli insediamenti produttivi è consentita la realizzazione di attrezzature e sistemazioni per attività sportive, ricreative e/o culturali.

9. Nelle aree ad edificazione speciale per standard (con indicazione ‘aree per il verde pubblico e lo sport e per spazi pubblici attrezzati’) ricadenti nel territorio rurale di cui al Titolo VIII delle presenti norme, è facoltà dell’Amm./ne Comunale di provvedere alla realizzazione di orti sociali, compatibilmente con le caratteristiche orografiche e le valenze paesaggistiche del sito.

NORME 197 TITOLO V – Infrastrutture, attrezzature e servizi pubblici e/o di interesse pubblico o generale Capo III – Aree, attrezzature e servizi di interesse comunale

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10. Nelle more della realizzazione delle previsioni del Regolamento Urbanistico, in applicazione di quanto stabilito al punto 5, gli aventi titolo su aree ad edificazione speciale per standard ‘di progetto’ possono disporre delle stesse per uso privato, anche in applicazione di quanto disposto nel Titolo IX, purché tali forme di utilizzazione non comportino:

- alterazioni significative alla morfologia dei terreni; - realizzazione di consistenze edilizie; - installazione di manufatti di qualsivoglia tipologia; - depositi di merci e materiali a cielo libero; - realizzazione di muri di cinta o recinzioni con parti in muratura; - opere eccedenti la manutenzione straordinaria su edifici o manufatti legittimi esistenti.

Nelle more della realizzazione delle previsioni del Regolamento Urbanistico ogni intervento privato nelle aree di cui trattasi è inoltre subordinato alla produzione di un atto unilaterale d’obbligo con esplicita rinuncia al plus-valore derivante dalle opere realizzate.

11. Le dotazioni obbligatorie di standard da realizzarsi all’interno delle ‘Aree TR / trasformazione degli assetti insediativi’ di cui all’art. 3 e delle ‘Aree RQ / riqualificazione degli assetti insediativi e/o ambientali’ di cui all’art. 4 sono definite e disciplinate direttamente dai relativi Piani Attuativi o Progetti Unitari, nel rispetto dei quantitativi e delle disposizioni contenute nella corrispondente ‘scheda normativa e di indirizzo progettuale’ (Allegato ‘B’ alle presenti norme).

12. Si rinvia a quanto specificamente previsto dall’ art. 79 del presente Titolo, per quanto riguarda la realizzazione di nuovi impianti per la distribuzione dei carburanti, nonché per gli interventi di ristrutturazione e/o integrazione delle dotazioni degli impianti esistenti nelle aree disciplinate dal presente articolo.

art. 84 Aree per strutture private di uso pubblico e collettivo

1. Sono aree, individuate con apposito segno grafico negli elaborati cartografici di livello A su base C.T.R. in scala 1:2.000, sulle quali insistono strutture adibite (o da adibirsi) all’uso pubblico e/o collettivo, con funzioni di carattere sociale, culturale e/o ricreazionale. Tali aree e strutture appartengono a soggetti privati, singoli o associati, ovvero ad Enti comunque diversi dall’Amm./ne Comunale. Pur essendo a tutti gli effetti assimilabili ad opere di urbanizzazione secondaria, non rientrano fra le aree o attrezzature computate ai fini del calcolo degli standard urbanistici. 2. Nelle aree e strutture di cui trattasi sono ammesse esclusivamente attività di interesse pubblico e/o collettivo, quali:

NORME 198 TITOLO V – Infrastrutture, attrezzature e servizi pubblici e/o di interesse pubblico o generale Capo III – Aree, attrezzature e servizi di interesse comunale

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- circoli ricreativi; - circoli e/o attrezzature culturali; - centri sociali; - strutture per il culto e/o centri parrocchiali; - sedi di associazioni onlus; - attrezzature sportive di quartiere; - residenze speciali attrezzate e/o strutture di assistenza per anziani, disabili o indigenti; - attrezzature per l’infanzia (asilo, nido, ludoteca, etc.).

Le aree e strutture possono essere gestite esclusivamente da Enti, associazioni e/o soggetti privati in possesso dei requisiti di legge per l’esercizio delle singole attività di interesse pubblico e/o collettivo sopra specificate. Non è in alcun modo ammesso l’utilizzo né la destinazione d’uso delle aree e strutture di cui al presente articolo per fini o attività diverse da quelle di uso pubblico e/o collettivo.

3. Fatte salve le disposizioni di cui ai Titoli IX, III e IV delle presenti norme, sugli edifici esistenti nelle aree di cui trattasi sono ammessi gli interventi urbanistico- edilizi previsti dal Titolo VI sulla base della classificazione ad essi attribuita.

Con esclusione degli immobili di Classe 1, e 2 sono inoltre consentiti ampliamenti una tantum non superiori al 30% del volume (V) legittimo esistente alla data di adozione del Regolamento Urbanistico - realizzabili anche nel quadro di un complessivo intervento di demolizione e ricostruzione, ove consentito dalle norme di cui al Titolo VI - ma comunque nel rispetto di un rapporto di copertura (Rc) non superiore al 60% e di un’altezza massima (Hmax) di 10 ml.

Dal volume aggiuntivo di cui sopra deve essere comunque detratto il volume (V) aggiuntivo una tantum eventualmente consentito dalle norme di cui al Titolo VI in funzione della classificazione attribuita ai singoli edifici. Gli ampliamenti proposti in forma di addizioni volumetriche sono consentiti solo ove l’intervento risulti pienamente compatibile con le caratteristiche tipologiche e architettoniche dell’edificio preesistente e garantisca un corretto inserimento nel contesto di riferimento.

E’ consentita la realizzazione di spazi interrati o seminterrati (massima elevazione sul piano di campagna ml 1,50) per le attività di interesse pubblico e/o collettivo insediate, nel rispetto di un rapporto di occupazione del sottosuolo (Ros) massimo del 75%. Il volume (V) di tali spazi è da intendersi aggiuntivo rispetto a quello degli ampliamenti una tantum sopra specificati.

4. Gli interventi urbanistico-edilizi da effettuarsi su immobili sottoposti alla normativa di tutela dei beni culturali ai sensi della Parte Seconda Titolo I del “Codice dei beni culturali e del paesaggio” sono subordinati al preventivo nulla-osta della Soprintendenza competente per territorio, anche nelle more dell’eventuale procedimento di verifica dell’interesse culturale.

NORME 199 TITOLO V – Infrastrutture, attrezzature e servizi pubblici e/o di interesse pubblico o generale Capo III – Aree, attrezzature e servizi di interesse comunale

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5. Le dotazioni di parcheggio sono dimensionate in funzione delle specifiche necessità indotte dall’attività insediata, tenuto conto per analogia dei dimensionamenti previsti dall’art. 13 delle presenti norme, e fermo restando il rispetto delle dotazioni minime imposte dalla legge per la sosta stanziale.

6. Il rilascio e/o l’efficacia dei titoli abilitativi relativi ad interventi che comportino incrementi di parametri quali la superficie utile lorda (Sul), il volume (V), la superficie utile (Su), il numero delle unità immobiliari, e/o che comportino modifiche (parziali o totali) nell’utilizzo delle aree e strutture di cui al presente articolo rispetto alle attività di interesse pubblico e/o collettivo legittimamente insediate alla data di adozione del Regolamento Urbanistico, è subordinata alla stipula di una convenzione, registrata e trascritta, contenente idonee garanzie circa la corretta gestione dell’attività e il mantenimento della destinazione di uso pubblico e/o collettivo dell’area e della struttura.

NORME 200 TITOLO V – Infrastrutture, attrezzature e servizi pubblici e/o di interesse pubblico o generale Capo III – Aree, attrezzature e servizi di interesse comunale

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Capo IV RETI E INFRASTRUTTURE TECNOLOGICHE

art. 85 Reti ed impianti per il trasporto e la distribuzione dell’energia elettrica

1. Disposizioni generali

1.1. Ai fini dell’applicazione delle disposizioni di cui al presente articolo si assumono le seguenti definizioni:

- Elettrodotto: insieme delle linee elettriche (in ogni loro componente: conduttori o cavi, sostegni, isolatori e ogni altro accessorio), delle sottostazioni e delle cabine di trasformazione;

- Alta tensione: tensione superiore a 30 kV;

- Media tensione: tensione compresa tra 1 e 30 kV;

- Bassa tensione: tensione inferiore a 1 kV.

- Fasce di rispetto degli elettrodotti: si intendono i corridoi infrastrutturali di cui alla vigente normativa statale in materia di tutela dall’inquinamento elettromagnetico. Nelle more della definizione, da parte delle Autorità competenti, della metodologia di calcolo dell’ampiezza delle fasce di rispetto, si fa riferimento a quanto stabilito dalle più recenti disposizioni ministeriali, ed in particolare:

a. devono essere considerati i dati caratteristici delle linee, ivi incluse le eventuali condizioni di fase relativa tra più linee elettriche intersecanti o vicine;

b. deve essere assunta, come portata in corrente circolante nelle linee, la relativa “corrente in servizio normale” così come definita dalle vigenti norme CEI;

c. devono essere calcolate le regioni di spazio definite dal luogo delle superfici di isocampo di induzione magnetica pari a 3 •T in termini di valore efficace; le proiezioni vertica li a livello del suolo di dette superfici determinano le fasce di rispetto. Le relative dimensioni espresse in metri possono essere arrotondate all’intero più vicino.

Il Regolamento Edilizio può contenere elementi di dettaglio relativi alle caratteristiche degli elettrodotti esistenti sul territorio comunale, utili ai fini della definizione della geometria delle relative fasce di rispetto.

- Fasce di attenzione degli elettrodotti: ambiti di riferimento, relativi ad elettrodotti ad alta tensione esistenti, la cui ampiezza è stabilita con criterio

NORME 201 TITOLO V – Infrastrutture, attrezzature e servizi pubblici e/o di interesse pubblico o generale Capo IV – Reti e infrastrutture tecnologiche

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puramente geometrico, individuate ai fini della progressiva riduzione dei livelli di esposizione della popolazione ai campi magnetici.

1.2. La costruzione di nuovi elettrodotti è funzionale all’adeguata copertura e all’efficienza del servizio di pubblica utilità sul territorio comunale. Nell’ottica di garantire la sostenibilità dello sviluppo e la tutela dell’ambiente e della salute, la progettazione di nuovi elettrodotti, o di modifiche agli elettrodotti esistenti, deve assicurare il rispetto dei limiti di esposizione e degli obiettivi di qualità fissati dalle vigenti normative per i campi magnetici indotti, nonché dei valori estetici del paesaggio su tutto il territorio comunale.

1.3. Per le medesime finalità di cui al precedente punto 1.2, la progettazione di interventi urbanistico edilizi in prossimità di elettrodotti esistenti, deve essere subordinata alla verifica della compatibilità elettromagnetica, con riferimento ai limiti di esposizione e agli obiettivi di qualità fissati dalla normativa vigente per il campo magnetico.

1.4. E’ comunque prescritta l’inedificabilità assoluta (comportante anche il divieto di ampliamento volumetrico degli edifici esistenti) all’interno delle “fasce di rispetto” degli elettrodotti ad alta e media tensione esistenti, così come definite al precedente punto 1.1. All’interno delle suddette fasce le modifiche delle forme di utilizzazione e/o della destinazione d’uso degli edifici esistenti comportanti la permanenza prolungata di persone (superiore a 4 ore giornaliere) sono ammesse solo a condizione che sia preventivamente verificato il rispetto degli obiettivi di qualità fissati dalle vigenti normative per i campi magnetici indotti dagli elettrodotti.

1.5. Al fine di ridurre progressivamente l’esposizione umana ai campi elettromagnetici a bassa frequenza, nelle aree ed edifici - o porzioni di essi - posti in ambiti che subiscono gli effetti di elettrodotti ad alta e media tensione le forme di utilizzazione e/o le destinazioni d’uso comportanti la permanenza prolungata di persone (superiore a 4 ore giornaliere) sono subordinate alla preventiva valutazione dell’intensità del campo magnetico. Sulla base dell’esito della valutazione effettuata possono essere prescritte idonee misure di mitigazione.

1.6. Nel caso di edifici che insistono nell’area di esposizione di inquinamento elettromagnetico nella misura di 100 mt lineari misurati a partire dal relativo perimetro, è consentito il trasferimento delle consistenze edilizie esistenti legittime, mediante intervento di ristrutturazione urbanistica che consenta demolizione e ricostruzione in sito diverso per un numero di unità edilizie uguali all’esistente.

1.7. Sono in ogni caso fatte salve le distanze minime tra edifici ed elettrodotti previste dalle vigenti norme in materia di sicurezza elettrica.

2. Elettrodotti ad alta tensione

2.1. La progettazione di nuovi elettrodotti ad alta tensione, o di modifiche sostanziali agli elettrodotti esistenti, deve essere sottoposta a valutazione degli effetti ambientali, ai sensi dell’art. 8 delle presenti norme, fatti salvi i casi in cui sia

NORME 202 TITOLO V – Infrastrutture, attrezzature e servizi pubblici e/o di interesse pubblico o generale Capo IV – Reti e infrastrutture tecnologiche

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richiesta, ai sensi delle vigenti norme statali e regionali, la Valutazione di Impatto Ambientale.

2.2. Si rinvia alle limitazioni e/o prescrizioni contenute nei rispettivi articoli per le linee elettriche aeree ad alta tensione che interessino le seguenti aree:

- ambiti di reperimento per l’istituzione di parchi, riserve e aree naturali protette di interesse locale (art. 61); - riserva naturale di “Poggio all’Olmo” (art. 58); - pertinenze paesistiche delle ville e dei complessi rurali (art. 66); - boschi e boschi di rilevanza ambientale (art. 63).

Nei centri abitati ricadenti nelle fasce collinari, nonché nella porzione di territorio compresa in un raggio di ml 100 misurati a partire dal relativo perimetro, la realizzazione di linee elettriche aeree ad alta tensione è consentita solo per comprovati motivi di interesse pubblico, ove si tratti di strutture e tracciati non altrimenti ubicabili ed a condizione che siano esplicitamente previste e garantite tutte le misure necessarie al contenimento degli impatti ambientali e visuali.

2.3. Non è consentita la realizzazione di linee elettriche aeree ad alta tensione all’interno delle seguenti aree, ed in un raggio di ml 100 misurati a partire dal relativo perimetro: - pertinenze paesistiche delle ville e dei complessi rurali (art. 66); - areali delle sistemazioni agrarie storiche (art. 60); Lo stesso divieto vige anche in adiacenza o in prossimità di sistemazioni agrarie storiche puntuali (art. 60) e di formazioni arboree decorative (art. 64).

2.4. In caso di dismissione di elettrodotti esistenti ad alta tensione è prescritta la rimozione completa di tutte le componenti e il ripristino dello stato dei luoghi.

3. Elettrodotti a media e bassa tensione

3.1. La progettazione di nuovi elettrodotti a media tensione, o di modifiche sostanziali agli elettrodotti esistenti, deve essere accompagnata da specifica valutazione della compatibilità elettromagnetica con gli insediamenti e le destinazioni d’uso esistenti, con riferimento ai limiti di esposizione ed agli obiettivi di qualità fissati dalla vigente normativa.

3.2. Nel territorio rurale di cui al Titolo VIII delle presenti norme i nuovi tracciati delle linee elettriche aeree a media e bassa tensione devono risultare coerenti con il sistema dei segni naturali e antropici caratterizzanti la tessitura territoriale (corsi d’acqua, viabilità vicinale e/o poderale, siepi, aree boscate, etc.). I progetti delle linee elettriche aeree a media tensione devono essere accompagnati da specifici studi di mitigazione degli impatti sul paesaggio.

3.3 Nei centri abitati ricadenti nelle fasce pedecollinari e nelle aree collinari, nonché nella porzione di territorio compresa in un raggio di ml 100 misurati a partire dal relativo perimetro, la realizzazione di linee elettriche aeree a media e bassa tensione

NORME 203 TITOLO V – Infrastrutture, attrezzature e servizi pubblici e/o di interesse pubblico o generale Capo IV – Reti e infrastrutture tecnologiche

Comune di Cinigiano - Regolamento Urbanistico

è consentita solo per comprovati motivi di interesse pubblico, ove si tratti di strutture e tracciati non altrimenti ubicabili ed a condizione che siano esplicitamente previste e garantite tutte le misure necessarie al contenimento degli impatti ambientali e visuali. Le linee a bassa tensione devono essere di norma interrate.

3.4. Non è consentita la realizzazione di linee elettriche aeree ad alta tensione all’interno delle seguenti aree, ed in un raggio di ml 100 misurati a partire dal relativo perimetro: - pertinenze paesistiche delle ville e dei complessi rurali (art. 66); - areali delle sistemazioni agrarie storiche (art. 60); Lo stesso divieto vige anche in adiacenza o in prossimità di sistemazioni agrarie storiche puntuali (art. 60) e di formazioni arboree decorative (art. 64).

3.5. In caso di dismissione di elettrodotti esistenti ad alta tensione è prescritta la rimozione completa di tutte le componenti e il ripristino dello stato dei luoghi.

4. Disposizioni specifiche per la realizzazione di cabine elettriche

4.1. Nelle seguenti aree, nonché entro un raggio di ml 100 dai rispettivi perimetri - così come risultanti dalla tavola denominata “Inquadramento generale del territorio comunale” e dagli elaborati cartografici di livello B su base C.T.R. in scala 1:2.000 e 1:10.000 - le nuove cabine elettriche, ivi comprese quelle previste in sostituzione di cabine esistenti, devono essere obbligatoriamente interrate o seminterrate, e comunque di altezza contenuta e prive di palo di sostegno delle linee aeree:

- pertinenze paesistiche delle ville e dei complessi rurali (art. 66); - areali delle sistemazioni agrarie storiche (art. 60);

Lo stesso divieto vige anche in adiacenza o in prossimità di sistemazioni agrarie storiche puntuali (art. 60) e di formazioni arboree decorative (art. 64).

4.2. In ogni caso devono essere garantite le distanze minime dagli edifici così come previsto dalle vigenti norme in materia di sicurezza elettrica.

4.3. Le cabine elettriche ricadenti nel territorio rurale di cui al Titolo VIII delle presenti norme devono essere realizzate sulla base dei requisiti progettuali definiti dal Regolamento Edilizio (“Norme Regolamentari per il territorio rurale”).

NORME 204 TITOLO V – Infrastrutture, attrezzature e servizi pubblici e/o di interesse pubblico o generale Capo IV – Reti e infrastrutture tecnologiche

Comune di Cinigiano - Regolamento Urbanistico

art. 86 Impianti e/o installazioni per telefonia mobile e/o telecomunicazione

1. La realizzazione di impianti e installazioni per telefonia mobile e/o telecomunicazione è finalizzata a garantire la copertura e l’efficienza del servizio di pubblica utilità sul territorio comunale tenendo conto prioritariamente della necessità di assicurare il rispetto dei limiti di esposizione ai campi elettromagnetici delle popolazioni, nonché dei valori estetici del paesaggio su tutto il territorio comunale.

2. Fatto salvo quanto specificamente stabilito dalle vigenti norme statali e regionali, la realizzazione sul territorio comunale di impianti e/o installazioni per telefonia mobile e/o telecomunicazione, pubblici o di pubblico interesse, è regolata dallo specifico strumento di settore denominato “Piano comunale per la telefonia mobile e le telecomunicazioni”.

Tale piano di settore garantisce la copertura del servizio di pubblica utilità sul territorio comunale, nel rispetto delle disposizioni di cui all’art. 6 delle presenti norme e delle limitazioni e/o prescrizioni di cui al presente articolo.

3. Non è consentita la realizzazione di linee elettriche aeree ad alta tensione all’interno delle seguenti aree:ù

- pertinenze paesistiche delle ville e dei complessi rurali (art. 66); - areali delle sistemazioni agrarie storiche (art. 60);

Lo stesso divieto vige anche in adiacenza o in prossimità di sistemazioni agrarie storiche puntuali (art. 60) e di formazioni arboree decorative (art. 64).

4. Al fine di assicurare il rispetto dei limiti di esposizione ai campi elettromagnetici delle popolazioni, in ottemperanza a quanto disposto dal precedente punto 1, la progettazione di interventi urbanistico - edilizi in prossimità di impianti e/o installazioni per telefonia mobile e/o telecomunicazione esistenti, è subordinata alla verifica della compatibilità elettromagnetica, con riferimento ai valori limite e agli obiettivi di qualità fissati dalla normativa vigente per il campo elettromagnetico.

art. 87 Linea metanodotto

NORME 205 TITOLO V – Infrastrutture, attrezzature e servizi pubblici e/o di interesse pubblico o generale Capo IV – Reti e infrastrutture tecnologiche

Comune di Cinigiano - Regolamento Urbanistico

1. Le linee di metanodotto e di oleodotto presenti sul territorio comunale sono individuate con apposito segno grafico negli elaborati cartografici di livello A su base C.T.R. in scala 1:2.000 e 1:10.000.

2. Le aree interessate dalle linee di cui al punto 1 sono soggette alle vigenti norme statali e regionali in materia di sicurezza delle reti ed impianti per il trasporto e la distribuzione dell’energia. Fatte salve le specifiche competenze degli Enti e/o soggetti preposti alla gestione delle linee, è comunque facoltà dei competenti uffici comunali di dettare eventuali prescrizioni e/o limitazioni per gli interventi urbanistico - edilizi e/o di trasformazione territoriale da eseguirsi in dette aree.

NORME 206 TITOLO V – Infrastrutture, attrezzature e servizi pubblici e/o di interesse pubblico o generale Capo IV – Reti e infrastrutture tecnologiche

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TITOLO VI

CLASSIFICAZIONE DEL PATRIMONIO EDILIZIO ESISTENTE

Capo I -Disposizioni generali art. 88 Classificazione del patrimonio edilizio / Contenuti e finalità Edifici privi di classificazione / Disciplina e procedimento di art. 89 classificazione art. 90 Edifici specialistici

Capo II – Patrimonio edilizio presente al 1940 CLASSE 1 - Edifici e/o complessi edilizi di alto valore storico- art. 91 architettonico CLASSE 2 - Edifici e/o complessi edilizi di valore storico - art. 92 architettonico CLASSE 3 - Edifici e/o complessi edilizi di interesse storico- art. 93 testimoniale in rapporto agli assetti territoriali di origine rurale

Capo III – Patrimonio edilizio posteriore al 1940 CLASSE 4 - Edifici e/o complessi edilizi di interesse storico- art. 94 testimoniale in rapporto agli assetti territoriali di origine rurale, ex ente - maremma CLASSE 5 - Edifici e/o complessi edilizi di interesse storico- art. 95 testimoniale in rapporto al contesto urbano CLASSE 6 - Edifici e/o complessi edilizi di modesto interesse art. 96 architettonico e/o storico-testimoniale CLASSE 7 - Edifici multipiano o comunque aggregati di interesse art. 97 architettonico o morfologico CLASSE 8 - Edifici unifamiliari o plurifamiliari di modesto o nullo art. 98 interesse architettonico e/o morfologico rispetto al contesto di riferimento CLASSE 9 - Edifici e complessi di interesse architettonico modesto art. 99 o nullo incoerenti con i caratteri morfologici prevalenti nel contesto di riferimento CLASSE 10 - Edifici produttivi privi di interesse architettonico o art. 100 morfologico

Capo IV – Edifici incongrui, volumi secondari e manufatti

eterogenei CLASSE 11 - Edifici privi di interesse architettonico ed incompatibili art. 101 con il contesto insediativo art. 102 VS - Volumi secondari art. 103 TL - Edifici e manufatti a trasformabilità limitata

NORME 207 Titolo VI – Classificazione del patrimonio edilizio esistente

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Capo I DISPOSIZIONI GENERALI

art. 88 Classificazione del patrimonio edilizio esistente Contenuti e finalità

Il Regolamento Urbanistico, sulla base di una campagna di rilevazione del patrimonio edilizio presente nel territorio comunale sia dei centri abitati che del patrimonio rurale - condotta in conformità con gli indirizzi e le prescrizioni contenute nelle norme del Piano Strutturale - definisce la classificazione dei singoli edifici, complessi edilizi, e consistenze edilizie in genere, sulla base della valutazione combinata della qualità architettonica, delle valenze storico-testimoniali, delle caratteristiche morfo-tipologiche delle costruzioni, singole o aggregate, nonché del loro rapporto con il contesto di riferimento. La documentazione di analisi di supporto alla classificazione è contenuta nel quadro conoscitivo denominato “Schedatura urbanistico-edilizia del patrimonio urbano”.

Non sono classificati dal Regolamento Urbanistico:

- i manufatti e le consistenze edilizie interrate;

- gli edifici e i manufatti non presenti nella cartografia aero fotogrammetrica di base, fatta eccezione per singoli edifici inseriti come aggiornamenti cartografici speditivi.

Sulla base delle classi di valore elencate sono specificati gli interventi ammissibili sui singoli edifici e/o complessi edilizi, con riferimento alle singole categorie e/o tipologie di intervento urbanistico-edilizio definite dalle vigenti norme statali e regionali, come ulteriormente articolate e dettagliate dalle disposizioni delle presenti norme.

Le disposizioni di cui al presente Titolo sono integrate dalle limitazioni e/o prescrizioni sulle consistenze edilizie e/o agli edifici esistenti legittimati in forza di provvedimenti di sanatoria edilizia di carattere straordinario.

In mancanza di titolo abilitativo, ancorché in sanatoria, l’attribuzione da parte del Regolamento Urbanistico di una classe di valore ad edifici e/o manufatti realizzati abusivamente non costituisce in alcun modo legittimazione degli stessi. Tali consistenze edilizie, in quanto soggette alle sanzioni di cui alle vigenti norme in materia di disciplina dell’attività edilizia, non possono essere oggetto di interventi urbanistico-edilizi.

208 NORME TITOLO VI - Classificazione del patrimonio edilizio esistente Capo I – Disposizioni generali

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art. 89 Edifici privi di classificazione Disciplina e procedimento di classificazione

1. Sono soggetti alle disposizioni di cui al presente articolo:

a) gli edifici legittimi esistenti alla data di entrata in vigore del Regolamento Urbanistico non presenti nella base cartografica utilizzata o comunque non espressamente classificati dallo stesso;

b) gli edifici legittimamente realizzati dopo l’entrata in vigore del Regolamento Urbanistico, diversi da quelli di cui al successivo punto 2 lett. c).

2. Non sono soggetti alle disposizioni di cui al presente articolo:

a) gli edifici e/o manufatti privi di titolo abilitativo di natura edilizia;

b) i manufatti, ancorché legittimi, che presentano caratteristiche costruttive precarie e/o facilmente reversibili (box metallici, tettoie in materiali leggeri, serre di qualsiasi genere, baracche in legno, manufatti in materiali eterogenei, etc.). Tali manufatti, in assenza di classificazione, sono disciplinati dalla classe TL;

3. Sugli edifici privi di classificazione di cui al punto 1 sono consentiti, nelle more della classificazione, i seguenti interventi urbanistico - edilizi:

- edifici di cui al punto 1 lett. a): interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria, nel rispetto delle caratteristiche strutturali e delle modalità costruttive originarie;

- edifici di cui al punto 1 lett. b): interventi urbanistico-edilizi non eccedenti la ristrutturazione edilizia ‘R1’. In caso di contrasto si applicano le disposizioni più restrittive.

4. Agli edifici privi di classificazione di cui al punto 1 può essere attribuita dalla Amm./ne Comunale una specifica classificazione a seguito della presentazione da parte dell’interessato della documentazione di seguito indicata:

- estratto del vigente Regolamento Urbanistico e del foglio di mappa catastale, con l’individuazione dell’edificio;

- rilievo dell’edificio in scala 1:50 o 1:100 (piante, prospetti, sezioni);

- relazione tecnico-descrittiva;

- riprese fotografiche a colori di tutti i fronti (in originale);

209 NORME TITOLO VI - Classificazione del patrimonio edilizio esistente Capo I – Disposizioni generali

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- estremi del titolo abilitativo, ovvero, se trattasi di edificio di origini remote, documentazione sull’epoca di costruzione.

Previa verifica e valutazione delle istanze pervenute da parte dei propri organismi tecnici e consultivi, l’Amm./ne Comunale redige un repertorio degli edifici da classificare, determinandosi in merito in sede di aggiornamento quinquennale delle previsioni del Regolamento Urbanistico, ovvero adottando apposita variante allo strumento medesimo.

art. 90 Edifici specialistici

Negli elaborati cartografici su base C.T.R. in scala 1:2.000 sono altresì identificati con la sigla ‘IP’ gli edifici specialistici pubblici o di interesse pubblico.

Gli interventi su tali edifici sono riservati all’Amm./ne Comunale (o all’Ente proprietario, se diverso dall’Amm./ne Comunale), fermo restando il rispetto delle eventuali limitazioni e/o prescrizioni dettate dal Regolamento Urbanistico (e/o da piani o programmi di settore di competenza comunale) per le singole aree interessate.

210 NORME TITOLO VI - Classificazione del patrimonio edilizio esistente Capo I – Disposizioni generali

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Capo II PATRIMONIO EDILIZIO PRESENTE AL 1940

art. 91 CLASSE 1 : Edifici e/o complessi edilizi di alto valore storico - architettonico

1. E’ attribuita la Classe 1 agli edifici e/o complessi edilizi originati dalla civilizzazione e strutturazione insediativa della città che costituiscono, nella loro configurazione tipologica ed architettonica nonché nella localizzazione e distribuzione, componenti qualificate del patrimonio urbano. Avendo mantenuto caratteri storico-architettonici e formali di qualità, tali edifici e complessi edilizi, unitamente alle loro pertinenze, costituiscono componenti fondamentali dell'identità storico-culturale del sistema insediativi. Gli edifici e/o complessi edilizi di Classe 1 sono identificati con apposito segno grafico negli elaborati cartografici in scala 1:2.000.

2. Sugli edifici e/o complessi edilizi di Classe 1 sono consentite le seguenti categorie di intervento edilizio:

- manutenzione ordinaria e straordinaria, purché gli interventi previsti risultino compatibili con la tutela degli elementi tipologici, formali e strutturali che qualificano il valore dell’immobile;

- restauro e risanamento conservativo;

- ristrutturazione edilizia ‘R1 nel rispetto delle limitazioni e/o prescrizioni contenute nel presente articolo.

Per gli interventi sugli edifici e/o complessi edilizi di Classe 1 è prescritto il rispetto dei criteri e requisiti progettuali sotto elencati.

1) Interpretazione del processo evolutivo. Interpretazione del processo evolutivo dell’organismo edilizio e documentazione delle principali fasi costitutive. Dimostrazione della coerenza e della compatibilità degli interventi di trasformazione proposti.

2) Documentazione delle componenti architettoniche e/o decorative. Specifica documentazione grafica e/o fotografica delle principali componenti architettoniche e/odecorative dell’organismo edilizio, presenti all’interno e/o nei fronti esterni (scale, camini, colonne, capitelli, etc.).

3) Documentazione fotografica degli interni. Specifica documentazione fotografica dei vani interni, capace di evidenziarne la natura spaziale, le tipologie di pavimentazione e di soffittatura, le caratterizzazioni delle pareti, i materiali di finitura. 4) Modifiche interne coerenti. Interventi interni di razionalizzazione o riqualificazione coerenti con le caratteristiche tipologiche, strutturali,

211 NORME TITOLO VI - Classificazione del patrimonio edilizio esistente Capo II – Patrimonio edilizio presente al 1940

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architettoniche, distributive, formali e decorative dell’organismo edilizio, da attuarsi con tecniche preferibilmente reversibili. 5) Conservazione dei fronti esterni principali. Conservazione dell’unità formale dei fronti esterni principali. Eventuali modifiche possono essere ammesse solo per il ripristino di aperture già esistenti, per la realizzazione delle aperture dipinte, per la realizzazione di nuove aperture coerenti con i caratteri compositivi e formali storicizzati delle facciate.

Abaco delle finiture. Abaco delle finiture, finalizzato a specificare le caratteristiche qualitative dell’intervento proposto (tecniche, materiali, coloriture, etc.). Gli interventi sugli edifici d/o complessi edilizi di Classe 1 sono finalizzati alla conservazione degli elementi tipologici, formali, costruttivi e strutturali che qualificano il valore dell’immobile, introducendo solo trasformazioni compatibili e coerenti con:

- l’impianto morfo-tipologico dell’edificio e/o del complesso edilizio;

- i materiali, i caratteri costruttivi, gli elementi decorativi originari;

- i caratteri spaziali e formali dell’edificio (o dei singoli edifici del complesso);

- la conservazione dell’autenticità storico-costruttiva del sistema di aggregazione volumetrica e di stratificazione dell’edificio e/o del complesso edilizio.

Fermi restando i limiti di superficie utile abitabile (Sua) per ciascuna unità abitativa, il frazionamento in più unità immobiliari è consentito solo ove esso risulti compatibile con le caratteristiche tipologiche, architettoniche e strutturali dell’edificio oggetto di intervento. In particolare l’intervento di frazionamento tiene conto: - della leggibilità del processo di formazione dell’edificio (sincronico, diacronico) e delle eventuali trasformazioni e stratificazioni che hanno dato luogo alla configurazione attuale dell’edificio (o dei singoli edifici del complesso);

- delle parti dotate di una propria individualità architettonica e funzionale;

- del grado maggiore o minore di organicità architettonica delle singole parti.

Non è consentita:

- la realizzazione di balconi e terrazze di qualsivoglia tipologia, ivi comprese quelle a tasca;

- la creazione di aperture a filo tetto, salvo dimostrate esigenze di accesso alla copertura per motivi di manutenzione o di sicurezza. E’ ammessa la deroga alle vigenti norme igienico-sanitarie per quanto riguarda altezze, rapporti illuminanti, ventilazione naturale, superficie minima dei vani, ove il rispetto puntuale di tali

212 NORME TITOLO VI - Classificazione del patrimonio edilizio esistente Capo II – Patrimonio edilizio presente al 1940

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disposizioni comporti contrasto con gli obiettivi culturali e le esigenze di tutela di cui al presente articolo.

3. Non è consentita la realizzazione di cantine, vani accessori interrati o seminterrati in genere. La realizzazione di volumi tecnici interrati, delle dimensioni strettamente necessarie all’alloggiamento di apparecchiature tecnologiche, è ammessa solo ove le vigenti norme di sicurezza non consentano l’utilizzazione di vani esistenti. In tal caso i volumi tecnici devono essere collocati fuori della proiezione dell’edificio soprastante, sempre che ciò sia consentito dalle norme che regolano i singoli tessuti, aree o ambiti territoriali.

4. Gli edifici e/o complessi edilizi di Classe 1 costituiscono immobili meritevoli di tutela “per particolari motivi di carattere storico, culturale, architettonico od estetico” ai sensi delle vigenti norme regionali in materia di disciplina dell’attività edilizia. Le denunce di inizio dell’attività per interventi eccedenti la manutenzione straordinaria da eseguirsi su tali immobili sono subordinate alla preventiva acquisizione di specifico atto di assenso, comunque denominato, dell’autorità comunale competente.

5. I progetti edilizi debbono assicurare, documentandola con specifici elaborati, un’adeguata riqualificazione degli interventi proposti sotto il profilo storico, morfologico e paesaggistico, attraverso appropriate modalità di intervento e accurata scelta dei materiali e delle tecniche costruttive. Negli atti di assenso di cui al precedente punto 4 può essere prescritta l’adozione di particolari materiali, tipologie e modalità di intervento, coerenti e compatibili con quelle originarie, al fine di garantire il pieno rispetto delle disposizioni di cui al presente articolo.

6. Fatta eccezione per interventi localizzati di manutenzione ordinaria o straordinaria, gli elaborati tecnici di progetto riferiti ad edifici e/o complessi edilizi di Classe 1 devono contenere la rappresentazione delle rispettive aree di pertinenza (parchi storici, giardini formali, pertinenze paesistiche storicizzate o meno) con la individuazione e la descrizione dei caratteri identificativi e degli elementi qualificanti (pavimentazioni, arredi, formazioni arboree decorative, terrazzamenti, etc.), nonché una dettagliata descrizione dei relativi interventi di conservazione e/o di valorizzazione, ove previsti, da attuarsi nel rispetto delle disposizioni di cui al successivo punto 7.

7. Ferme restando le limitazioni e/o prescrizioni per il verde privato soggetto a tutela: - non sono consentite nuove recinzioni, o sistemazioni in genere, che alterino il rapporto storicamente consolidato tra edifici e spazi aperti limitrofi (giardini, aree di pertinenza storicizzate, territorio aperto);

213 NORME TITOLO VI - Classificazione del patrimonio edilizio esistente Capo II – Patrimonio edilizio presente al 1940

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- le aree di pertinenza, comunque configurate, non possono essere frazionate attraverso recinzioni o separazioni fisiche permanenti di qualunque natura, salvo specifiche eccezioni eventualmente consentite dal Regolamento Edilizio. Tale disposizione si applica anche qualora siano state identificate parti di detta pertinenza ad esclusivo uso di nuove unità abitative;

- gli interventi relativi alle componenti stabili di arredo degli spazi aperti (pavimentazioni, illuminazione, cancellate, etc.) devono prevedere l’impiego di materiali nobili e il ricorso a tipologie coerenti con i caratteri storicizzati dell’edificio o del complesso edilizio;

- per eventuali nuovi impianti arborei e arbustivi è prescritto il ricorso alle specie autoctone e/o tipiche del paesaggio locale.

8. Ferme restando le competenze degli enti ed organismi preposti alla tutela dei beni culturali e del paesaggio, il Regolamento Edilizio può dettare ulteriori disposizioni ad integrazione e specificazione delle prescrizioni di cui al presente articolo.

art. 92 CLASSE 2 : Edifici e/o complessi edilizi di valore storico - architettonico

1. E’ attribuita la Classe 2 agli edifici e/o complessi edilizi, generalmente d’impianto risalente ai primi dell’ 900, che in larga parte originati dalla civilizzazione e strutturazione della città costituiscono, nella loro configurazione tipologica ed architettonica nonché nella localizzazione e distribuzione, strutture fondamentali dei tessuti storici. Gli edifici e/o complessi edilizi di Classe 2 sono identificati con apposito segno grafico negli elaborati cartografici su base C.T.R. in scala 1:2.000.

2. Sugli edifici e/o complessi edilizi di Classe 2 sono consentite le seguenti categorie di intervento edilizio:

- manutenzione ordinaria e straordinaria, nel rispetto degli elementi tipologici, formali e strutturali dell’immobile;

- restauro e risanamento conservativo;

- ristrutturazione edilizia ‘R1’, nel rispetto delle limitazioni e/o prescrizioni di cui al presente articolo.

214 NORME TITOLO VI - Classificazione del patrimonio edilizio esistente Capo II – Patrimonio edilizio presente al 1940

Comune di Cinigiano - Regolamento Urbanistico

Per adeguamenti alle vigenti disposizioni igienico-sanitarie, ed esclusivamente per pubblici esercizi legittimamente insediati alla data di adozione del Regolamento Urbanistico, sono altresì consentiti una tantum interventi di ristrutturazione edilizia ‘R2’, a condizione che:

- l’intervento risulti pienamente compatibile con le caratteristiche tipologiche, architettoniche e strutturali dell’edificio oggetto di intervento nonché con il contesto di riferimento; - non siano realizzate modifiche esterne visibili dalla pubblica via. Fermi restando i limiti di superficie utile abitabile (Sua) per ciascuna unità abitativa è consentito il frazionamento in più unità immobiliari, purché realizzato con modalità compatibili con le caratteristiche tipologiche, architettoniche e strutturali dell’edificio oggetto di intervento. In particolare l’intervento di frazionamento tiene conto:

- del processo di formazione dell’edificio (sincronico, diacronico) e delle eventuali trasformazioni che hanno dato luogo alla configurazione attuale dell’edificio (o dei singoli edifici del complesso);

- delle parti dotate di una propria individualità architettonica e funzionale.

Non è consentita la realizzazione di balconi e terrazze di qualsivoglia tipologia, ivi comprese quelle a tasca.

E’ ammessa la deroga alle vigenti norme igienico-sanitarie per quanto riguarda altezze, rapporti illuminanti, ventilazione naturale, superficie minima dei vani, ove il rispetto puntuale di tali disposizioni comporti contrasto con gli obiettivi culturali e le esigenze di tutela di cui al presente articolo.

3. La realizzazione di cantine, vani accessori e/o volumi tecnici interrati o seminterrati è ammessa solo entro la proiezione dell’edificio soprastante. I volumi tecnici interrati, delle dimensioni strettamente necessarie all’alloggiamento di apparecchiature tecnologiche, possono essere collocati fuori della proiezione dell’edificio soprastante solo ove le vigenti norme di sicurezza non consentano l’utilizzazione di vani esistenti ovvero non consentano la loro collocazione entro la proiezione dell’edificio soprastante, fermo restando comunque il rispetto delle disposizioni che regolano i singoli tessuti, aree o ambiti territoriali.

4. Ferme restando eventuali limitazioni e/o prescrizioni derivanti dalla disciplina, sono ammesse le destinazioni d’uso previste dai singoli tessuti, aree o ambiti territoriali.

5. I progetti edilizi debbono assicurare, documentandola con specifici elaborati, un’adeguata qualificazione degli interventi proposti sotto il profilo storico, morfologico e paesaggistico, attraverso appropriate modalità di intervento e accurata scelta dei materiali e delle tecniche costruttive, al fine di garantire il pieno rispetto delle disposizioni di cui al presente articolo.

215 NORME TITOLO VI - Classificazione del patrimonio edilizio esistente Capo II – Patrimonio edilizio presente al 1940

Comune di Cinigiano - Regolamento Urbanistico

6. Ferme restando le limitazioni e/o prescrizioni per il verde privato soggetto a tutela:

- le aree di pertinenza, comunque configurate, non possono essere frazionate attraverso recinzioni o separazioni fisiche permanenti: tale disposizione si applica anche qualora siano state identificate parti di detta pertinenza ad esclusivo uso di nuove unità abitative. Ove non contrastanti con la tutela degli elementi di invarianza, possono tuttavia essere previste dal Regolamento Edilizio specifiche eccezioni, fermi restando l'unitarietà della progettazione degli interventi necessari ed il rispetto delle caratteristiche ambientali e paesaggistiche dell'area;

- devono essere conservate le componenti storiche del paesaggio rurale eventualmente presenti nelle aree di pertinenza (terrazzamenti, pavimentazioni, arredi, vegetazione, etc.), che devono costituire il riferimento fondamentale e condizionante per eventuali interventi di risistemazione coerente;

- gli interventi relativi alle componenti stabili di arredo degli spazi aperti (pavimentazioni, illuminazione, cancellate, etc.) devono prevedere l’impiego di materiali appropriati e il ricorso a tipologie coerenti con i caratteri storicizzati dell’edificio o del complesso edilizio;

- per eventuali nuovi impianti arborei e arbustivi è prescritto il ricorso alle specie autoctone e/o tipiche del paesaggio locale.

7. Ferme restando le competenze degli enti ed organismi preposti alla tutela dei beni culturali e del paesaggio, il Regolamento Edilizio può dettare ulteriori disposizioni di dettaglio ad integrazione e specificazione delle disposizioni di cui al presente articolo.

art. 93 CLASSE 3: edifici e/o complessi edilizi di interesse storico testimoniale in rapporto agli assetti territoriali di origine rurale

1. E’ attribuita la Classe 3 agli edifici e/o complessi edilizi originati dalla civilizzazione e strutturazione agricola del territorio e che costituiscono, nella loro configurazione tipologica ed architettonica nonché nella localizzazione e distribuzione territoriale, strutture caratterizzanti del paesaggio pedecollinare, ovvero testimonianze significative dell’organizzazione fondiaria delle pianure.

216 NORME TITOLO VI - Classificazione del patrimonio edilizio esistente Capo II – Patrimonio edilizio presente al 1940

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Vi rientrano edifici e/o complessi edilizi analoghi a quelli di Classe 2, ma di minore rilevanza morfotipologica, nonché fabbricati rurali i cui caratteri originari risultano in parte alterati da successive trasformazioni. Gli edifici e/o complessi edilizi di Classe 3 sono identificati con apposito segno grafico negli elaborati cartografici su base C.T.R. in scala 1:2.000.

2. Sugli edifici e/o complessi edilizi di Classe 3 sono consentite le seguenti categorie di intervento edilizio:

- manutenzione ordinaria e straordinaria, in coerenza con gli elementi tipologici, formali e strutturali dell’immobile; - - restauro e risanamento conservativo;

- ristrutturazione edilizia ‘R1’ ed ‘R2’, nel rispetto delle limitazioni e/o prescrizioni di cui al presente articolo.

- Fermi restando i limiti di superficie utile abitabile (Sua) per ciascuna unità abitativa è consentito il frazionamento in più unità immobiliari, purché realizzato con modalità compatibili con le caratteristiche tipologiche, architettoniche e strutturali dell’edificio oggetto di intervento.

Non è consentita la realizzazione di balconi e terrazze di qualsivoglia tipologia, ivi comprese quelle a tasca.

E’ ammessa la deroga alle vigenti norme igienico-sanitarie per quanto riguarda altezze, rapporti illuminanti, ventilazione naturale, superficie minima dei vani, ove il rispetto puntuale di tali disposizioni comporti contrasto con gli obiettivi culturali e le esigenze di tutela di cui al presente articolo.

3. La realizzazione di vani accessori e/o volumi tecnici interrati o seminterrati è ammessa solo entro la proiezione dell’edificio soprastante. I volumi tecnici interrati, delle dimensioni strettamente necessarie all’alloggiamento di apparecchiature tecnologiche, possono essere collocati fuori della proiezione dell’edificio soprastante solo ove le vigenti norme di sicurezza non consentano l’utilizzazione di vani esistenti ovvero non consentano la loro collocazione entro la proiezione dell’edificio soprastante, fermo restando comunque il rispetto delle disposizioni che regolano i singoli tessuti, aree o ambiti territoriali. Ove compatibili con le caratteristiche tipologiche e architettoniche dell’edificio oggetto di intervento nonché con il contesto di riferimento, sono consentite una tantum le seguenti addizioni funzionali:

a) addizioni funzionali necessarie per la costruzione dei servizi igienici in ampliamento della volumetria esistente, per i soli edifici con volume (V) inferiore a mc 400 che ne siano sprovvisti, ed a condizione che l’intervento non comporti un incremento superiore a mq 8,00 di superficie utile lorda (Sul) per edificio;

217 NORME TITOLO VI - Classificazione del patrimonio edilizio esistente Capo II – Patrimonio edilizio presente al 1940

Comune di Cinigiano - Regolamento Urbanistico

b) addizioni funzionali eventualmente necessarie per l’adeguamento alle vigenti disposizioni igienicosanitarie di pubblici esercizi legittimamente insediati alla data di adozione del Regolamento Urbanistico, a condizione che: - l’incremento complessivo non superi i mq 12,00 di superficie utile lorda (Sul) per edificio; - le consistenze aggiuntive non siano visibili dalla pubblica via; - nelle aree urbane delle presenti norme: non sia superato il rapporto di copertura (Rc) massimo consentito dalle norme che regolano i singoli tessuti.

4. I progetti edilizi debbono assicurare, documentandola con specifici elaborati, un’adeguata qualificazione degli interventi proposti sotto il profilo storico, morfologico e paesaggistico, attraverso appropriate modalità di intervento e accurata scelta dei materiali e delle tecniche costruttive, in coerenza con gli elementi tipologici, formali e strutturali dell’immobile.

5. Ferme restando le limitazioni e/o prescrizioni per il verde privato soggetto a tutela: le aree di pertinenza, comunque configurate, non possono essere frazionate attraverso recinzioni o separazioni fisiche permanenti. Possono tuttavia essere realizzate dal Regolamento Edilizio opere facilmente reversibili finalizzate alla delimitazione di aree di pertinenza di singole unità immobiliari, fermi restando l'unitarietà della progettazione degli interventi necessari ed il rispetto delle caratteristiche ambientali e paesaggistiche dell'area;

- devono essere conservate le componenti storiche del paesaggio rurale eventualmente presenti nelle aree di pertinenza (terrazzamenti, pavimentazioni, arredi, vegetazione, etc.), che devono costituire il riferimento fondamentale e condizionante per eventuali interventi di risistemazione coerente;

- gli interventi relativi alle componenti stabili di arredo degli spazi aperti (pavimentazioni, illuminazione, cancellate, etc.) devono prevedere l’impiego di materiali appropriati e il ricorso a tipologie coerenti con i caratteri storicizzati dell’edificio o del complesso edilizio; - per eventuali nuovi impianti arborei e arbustivi è prescritto il ricorso alle specie autoctone e/o tipiche del paesaggio locale.

6. Ferme restando le competenze degli enti ed organismi preposti alla tutela dei beni culturali e del paesaggio, il Regolamento Edilizio può dettare ulteriori disposizioni ad integrazione e specificazione delle prescrizioni di cui al presente articolo.

218 NORME TITOLO VI - Classificazione del patrimonio edilizio esistente Capo II – Patrimonio edilizio presente al 1940

Comune di Cinigiano - Regolamento Urbanistico

Capo III PATRIMONIO EDILIZIO POSTERIORE AL 1940

art. 94 CLASSE 4 : edifici e/o complessi edilizi di interesse storico testimoniale in rapporto agli assetti territoriali di origine rurale ex Ente Maremma

1. E’ attribuita la Classe 4 agli edifici e/o complessi edilizi originati dal processo di Trasformazione fondiaria del 1954 attuata attraverso opere di bonifica del territorio e nuovi insediamenti rurali che costituiscono, nella loro configurazione tipologica ed architettonica nonché nella localizzazione e distribuzione, strutture caratterizzanti del paesaggio collinare, ovvero testimonianze significative dell’organizzazione fondiaria di tale Riforma.

Vi rientrano edifici e/o complessi edilizi analoghi a quelli di Classe 2, ma di minore rilevanza morfotipologica, nonché fabbricati rurali i cui caratteri originari risultano in parte alterati da successive trasformazioni. Gli edifici e/o complessi edilizi di Classe 4 sono identificati con apposito segno grafico negli elaborati cartografici su base C.T.R. in scala 1:10.000.

2. Sugli edifici e/o complessi edilizi di Classe 4 sono consentite le seguenti categorie di intervento edilizio:

- manutenzione ordinaria e straordinaria, in coerenza con gli elementi tipologici, formali e strutturali dell’immobile;

- restauro e risanamento conservativo;

- ristrutturazione edilizia ‘R1’ ed ‘R2’, nel rispetto delle limitazioni e/o prescrizioni di cui al presente articolo.

Fermi restando i limiti di superficie utile abitabile (Sua) per ciascuna unità abitativa è consentito il frazionamento in più unità immobiliari, purché realizzato con modalità compatibili con le caratteristiche tipologiche, architettoniche e strutturali dell’edificio oggetto di intervento.

Non è consentita:

- la realizzazione di balconi e terrazze di qualsivoglia tipologia, ivi comprese quelle a tasca;

- la modifica dei prospetti se non per interventi di modesta entità che risultino del tutto coerenti con i caratteri architettonici e formali dell’edificio (anche per quanto riguarda infissi, serramenti, tinteggiature, etc.) o che contribuiscano

219 NORME TITOLO VI - Classificazione del patrimonio edilizio esistente Capo III - Patrimonio edilizio posteriore al 1940

Comune di Cinigiano - Regolamento Urbanistico

all’eliminazione di elementi disarmonici originati da modifiche apportate in epoche successive a quella di costruzione.

E’ ammessa la deroga alle vigenti norme igienico-sanitarie per quanto riguarda altezze, rapporti illuminanti, ventilazione naturale, superficie minima dei vani, ove il rispetto puntuale di tali disposizioni comporti contrasto con gli obiettivi culturali e le esigenze di tutela di cui al presente articolo.

3. La realizzazione di vani accessori e/o volumi tecnici interrati o seminterrati è ammessa solo entro la proiezione dell’edificio soprastante ed in presenza di P.M.A. I volumi tecnici interrati, delle dimensioni strettamente necessarie all’alloggiamento di apparecchiature tecnologiche massimo 30 mc, possono essere collocati fuori della proiezione dell’edificio soprastante solo ove le vigenti norme di sicurezza non consentano l’utilizzazione di vani esistenti ovvero non consentano la loro collocazione entro la proiezione dell’edificio soprastante, fermo restando comunque il rispetto delle disposizioni che regolano i singoli tessuti, aree o ambiti territoriali.

Ove compatibili con le caratteristiche tipologiche e architettoniche dell’edificio oggetto di intervento nonché con il contesto di riferimento, sono consentite una tantum addizioni funzionali. Tale incremento non può superare i 75 mc di volume (V) aggiuntivo per ogni edificio rurale di riferimento (desumibile dal catasto d’impianto o da atti abilitativi di natura edilizia), ed è realizzabile solamente a condizione che:

- la volumetria aggiuntiva sia collocata in aderenza alla facciata posteriore dell’edificio, o comunque a facciate non visibili dalla pubblica via, ovvero in sopraelevazione, interessando esclusivamente o prevalentemente la falda tergale di copertura. Sono ammessi interventi sulle falde frontali di copertura solo a condizione che le modifiche proposte non comportino rialzamenti della linea di gronda superiori a cm 30 e non determinino alterazioni dell’equilibrio compositivo della facciata principale;

- l’intervento risulti compatibile con i caratteri tipologici, formali, costruttivi e strutturali dell’edificio preesistente e garantisca un corretto inserimento nel contesto di riferimento: a tal fine la soluzione progettuale analizza in particolare i rapporti plano- altimetrici dell’intervento sia con l’edificio che con il tessuto circostante (allineamenti, profili, linee di gronda, scansioni dei prospetti, etc.);

- le eventuali verande contemplate dall’intervento siano collocate sulla facciata posteriore dell’edificio, o comunque su facciate non visibili dalla pubblica via;

- non sia superato il rapporto di copertura (Rc) massimo consentito dalle norme per i singoli tessuti.

Dal volume (V) aggiuntivo di cui sopra deve essere detratto:

220 NORME TITOLO VI - Classificazione del patrimonio edilizio esistente Capo III - Patrimonio edilizio posteriore al 1940

Comune di Cinigiano - Regolamento Urbanistico

- l’eventuale volume (V) una tantum già realizzato in applicazione delle disposizioni di cui al previgente strumento urbanistico;

- l’eventuale volume (V) realizzato dopo la data di approvazione del previgente strumento urbanistico e legittimato a seguito di provvedimenti di sanatoria straordinaria.

4. Ferme restando le limitazioni e/o prescrizioni per il verde privato soggetto a tutela: le aree di pertinenza, comunque configurate, non possono essere frazionate attraverso recinzioni o separazioni fisiche permanenti. Possono tuttavia essere realizzate dal Regolamento Edilizio opere facilmente reversibili finalizzate alla delimitazione di aree di pertinenza di singole unità immobiliari, fermi restando l'unitarietà della progettazione degli interventi necessari ed il rispetto delle caratteristiche ambientali e paesaggistiche dell'area;

- devono essere conservate le componenti storiche del paesaggio rurale eventualmente presenti nelle aree di pertinenza (terrazzamenti, pavimentazioni, arredi, vegetazione, etc.), che devono costituire il riferimento fondamentale e condizionante per eventuali interventi di risistemazione coerente;

- gli interventi relativi alle componenti stabili di arredo degli spazi aperti (pavimentazioni, illuminazione, cancellate, etc.) devono prevedere l’impiego di materiali appropriati e il ricorso a tipologie coerenti con i caratteri storicizzati dell’edificio o del complesso edilizio;

- per eventuali nuovi impianti arborei e arbustivi è prescritto il ricorso alle specie autoctone.

5. Ferme restando le competenze degli enti ed organismi preposti alla tutela dei beni culturali e del paesaggio, il Regolamento Edilizio può dettare ulteriori disposizioni ad integrazione e specificazione delle prescrizioni di cui al presente articolo.

6. I progetti edilizi debbono assicurare, documentandola con specifici elaborati, un’adeguata qualificazione degli interventi proposti sotto il profilo storico, morfologico e paesaggistico, attraverso appropriate modalità di intervento e accurata scelta dei materiali e delle tecniche costruttive, al fine di garantire il rispetto dei caratteri tipologici, formali e strutturali dell’immobile, nonché la salvaguardia di eventuali elementi decorativi e/o testimoniali quali il nome apposto dall’Ente Maremma. A tale scopo i progetti saranno corredati da una ampia documentazione fotografica in relazione al patrimonio rilevato per il quadro conoscitivo del presente regolamento.

221 NORME TITOLO VI - Classificazione del patrimonio edilizio esistente Capo III - Patrimonio edilizio posteriore al 1940

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art. 95 CLASSE 5 : edifici e/o complessi edilizi di interesse storico testimoniale in rapporto al contesto urbano

1. E’ attribuita la Classe 5 agli edifici e/o complessi edilizi, che caratterizzano le porzioni storicizzate del tessuto insediativo della città. Tali edifici e/o complessi edilizi, scarsamente o coerentemente trasformati, costituiscono insieme alle loro pertinenze storicizzate una quota rilevante del patrimonio edilizio invariante.

Gli edifici e/o complessi edilizi di Classe 5 sono identificati con apposito segno grafico negli elaborati cartografici su base C.T.R. in scala 1:2.000.

2. Sugli edifici e/o complessi edilizi di Classe 5 sono consentite le seguenti categorie di intervento edilizio:

- manutenzione ordinaria e straordinaria, in coerenza con gli elementi tipologici, formali e strutturali dell’immobile;

- restauro e risanamento conservativo;

- ristrutturazione edilizia ‘R1’ ed ‘R2’ (come definite dall’art. 26 delle presenti norme), nel rispetto delle limitazioni e/o prescrizioni di cui al presente articolo.

Fermi restando i limiti di superficie utile abitabile (Sua) per ciascuna unità abitativa, è consentito il frazionamento in più unità immobiliari, purché realizzato con modalità compatibili con le caratteristiche tipologiche, architettoniche e strutturali dell’edificio oggetto di intervento. Non è consentita la modifica dei prospetti sugli spazi pubblici se non per interventi di modesta entità che risultino del tutto coerenti con i caratteri architettonici e formali dell’edificio (anche per quanto riguarda infissi, serramenti, tinteggiature, etc.) o che contribuiscano all’eliminazione di elementi disarmonici originati da modifiche apportate in epoche successive a quella di costruzione.

Con modalità coerenti e compatibili con le caratteristiche tipologiche, architettoniche e strutturali dell’edificio oggetto di intervento, è consentita:

- solo sul fronte tergale: la realizzazione di balconi e terrazze, ivi comprese quelle a tasca;

- la realizzazione di cantine e/o volumi tecnici interrati o seminterrati sotto la proiezione dell’edificio.

E’ ammessa la deroga alle vigenti norme igienico-sanitarie per quanto riguarda altezze, rapporti illuminanti, ventilazione naturale, superficie minima dei vani, ove il rispetto puntuale di tali disposizioni comporti contrasto con gli obiettivi culturali e le esigenze di tutela di cui al presente articolo. Si rinvia:

222 NORME TITOLO VI - Classificazione del patrimonio edilizio esistente Capo III - Patrimonio edilizio posteriore al 1940

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- alle definizioni di cui all’art. 11 per quanto riguarda i parametri urbanistici ed edilizi citati;

- alle disposizioni di cui agli artt. 12 e 13 per quanto riguarda le dotazioni di parcheggio per la sosta stanziale e di relazione;

- alle disposizioni di cui all’art. 76 per le strutture private di uso pubblico e collettivo.

3. Sugli edifici di Classe 5 è altresì consentito una tantum un incremento volumetrico - realizzabile mediante addizioni funzionali e/o volumetriche, come definite dagli artt. 25 e 26 delle presenti norme - finalizzato a migliorare e/o a razionalizzare l’utilizzo dell’immobile. Tale incremento non può superare i 75 mc di volume (V) aggiuntivo per ogni lotto urbanistico di riferimento (desumibile dal catasto d’impianto o da atti abilitativi di natura edilizia), ed è realizzabile solamente a condizione che:

- la volumetria aggiuntiva sia collocata in aderenza alla facciata posteriore dell’edificio, o comunque a facciate non visibili dalla pubblica via, ovvero in sopraelevazione, interessando esclusivamente o prevalentemente la falda tergale di copertura. Sono ammessi interventi sulle falde frontali di copertura solo a condizione che le modifiche proposte non comportino rialzamenti della linea di gronda superiori a cm 30 e non determinino alterazioni dell’equilibrio compositivo della facciata principale;

- l’intervento risulti compatibile con i caratteri tipologici, formali, costruttivi e strutturali dell’edificio preesistente e garantisca un corretto inserimento nel contesto di riferimento: a tal fine la soluzione progettuale analizza in particolare i rapporti planoaltimetrici dell’intervento sia con l’edificio che con il tessuto circostante (allineamenti, profili, linee di gronda, scansioni dei prospetti, etc.);

- le eventuali verande contemplate dall’intervento siano collocate sulla facciata posteriore dell’edificio, o comunque su facciate non visibili dalla pubblica via;

- non sia superato il rapporto di copertura (Rc) massimo consentito dalle norme di cui al Titolo VII per i singoli tessuti.

Dal volume (V) aggiuntivo di cui sopra deve essere detratto:

- l’eventuale volume (V) una tantum già realizzato in applicazione delle disposizioni di cui al previgente strumento urbanistico;

- l’eventuale volume (V) realizzato dopo la data di approvazione del previgente strumento urbanistico e legittimato a seguito di provvedimenti di sanatoria straordinaria.

223 NORME TITOLO VI - Classificazione del patrimonio edilizio esistente Capo III - Patrimonio edilizio posteriore al 1940

Comune di Cinigiano - Regolamento Urbanistico

4. Ove compatibili con le caratteristiche tipologiche e architettoniche dell’edificio oggetto di intervento nonché con il contesto di riferimento, sono altresì consentite una tantum addizioni funzionali per l’ampliamento di pubblici esercizi legittimamente insediati alla data di adozione del Regolamento Urbanistico, a condizione che:

- l’incremento complessivo non superi i mq 12,00 di superficie utile lorda (Sul) per edificio;

- le consistenze aggiuntive non siano visibili dalla pubblica via;

- non si determini un incremento della superficie di vendita (Sv) oltre i limiti fissati dalla “Disciplina della distribuzione e localizzazione delle funzioni” di cui all’art. 6 delle presenti norme;

- non sia superato il rapporto di copertura (Rc) massimo consentito dalle norme di cui al Titolo VII per i singoli tessuti.

Le addizioni funzionali di cui trattasi sono realizzabili in aggiunta all’incremento volumetrico una tantum di cui al precedente punto 3.

5. Ferme restando eventuali limitazioni e/o prescrizioni derivanti dalla disciplina di cui ai Titoli III e IV, sono ammesse le destinazioni d’uso previste dai Titoli VII e VIII per i singoli tessuti e aree, come ulteriormente articolate e specificate dalla “Disciplina della distribuzione e localizzazione delle funzioni” di cui all’art. 6 delle presenti norme, a condizione che la destinazione prevista risulti compatibile con le esigenze di tutela di cui al presente articolo.

6. I progetti edilizi debbono assicurare, documentandola con specifici elaborati, un’adeguata qualificazione degli interventi proposti sotto il profilo storico, morfologico e paesaggistico, attraverso appropriate modalità di intervento e accurata scelta dei materiali e delle tecniche costruttive, al fine di garantire il rispetto dei caratteri tipologici, formali e strutturali dell’immobile, nonché la salvaguardia di eventuali elementi decorativi e/o manufatti storicizzati. A tale scopo sono corredati da una ampia documentazione fotografica estesa all’intorno urbano di riferimento.

7. Nelle aree pertinenziali degli edifici di Classe 5 è prescritta la conservazione dei seguenti elementi, se di rilevanza storica o testimoniale:

- sistemazioni arboree costituite da individui adulti e sistemazioni vegetali a impianto preordinato in genere;

- cancelli, recinzioni, pavimentazioni, volumi secondari (VS), arredi fissi in genere;

- eventuali opere di sistemazione del terreno (muri di sostegno, terrazzamenti etc.).

224 NORME TITOLO VI - Classificazione del patrimonio edilizio esistente Capo III - Patrimonio edilizio posteriore al 1940

Comune di Cinigiano - Regolamento Urbanistico

La realizzazione di nuove sistemazioni o elementi di arredo (recinzioni, cancelli, pavimentazioni, sistemazioni arboree, etc.) è attuata con criteri e tecniche costruttive coerenti con il contesto e garantisce comunque la salvaguardia degli elementi di cui sopra.

art. 96 CLASSE 6:edifici e/o complessi edilizi di modesto interesse architettonico e/o storico - testimoniale

1. E’ attribuita la Classe 6 agli edifici che costituiscono la parte di minor interesse architettonico e/o storico-testimoniale del patrimonio. Presentano comunque caratteri morfologici di valore strutturante nei confronti dei tessuti edilizi storicizzati o consolidati, o del paesaggio rurale, con i quali si pongono talora in rapporto disarmonico. Vi rientrano edifici e/o complessi edilizi analoghi a quelli di Classe 5, ma di minore rilevanza morfotipologica, nonché fabbricati di origine rurale i cui caratteri originari risultano sensibilmente alterati da successive trasformazioni, ovvero in condizioni di degrado tali da rendere problematici o impraticabili eventuali interventi di recupero.

Gli edifici e/o complessi edilizi di Classe 6 sono identificati con apposito segno grafico negli elaborati cartografici su base C.T.R. in scala 1:2.000.

2. Sugli edifici e/o complessi edilizi di Classe 6 sono consentite le seguenti categorie di intervento edilizio:

- manutenzione ordinaria e straordinaria;

- restauro e risanamento conservativo;

- ristrutturazione edilizia ‘R1’ - ‘R2’ - ‘R3’, nel rispetto delle limitazioni e/o prescrizioni di cui al presente articolo;

- ristrutturazione edilizia ‘R4’ a condizione che nella ricostruzione siano eliminate eventuali alterazioni dei caratteri originari dell’immobile;

- sostituzione edilizia e altri interventi di demolizione e ricostruzione comunque denominati dalle vigenti norme statali e regionali, anche comprensivi di incremento volumetrico una tantum, nel rispetto delle disposizioni di cui al successivo punto 3. Tali interventi sono ammissibili solo ove l’edificio presenti alterazioni non recuperabili dei suoi caratteri originari.

E’ consentito il frazionamento in più unità immobiliari, purché realizzato con modalità compatibili con le caratteristiche tipologiche e architettoniche originarie dell’edificio oggetto di intervento.

225 NORME TITOLO VI - Classificazione del patrimonio edilizio esistente Capo III - Patrimonio edilizio posteriore al 1940

Comune di Cinigiano - Regolamento Urbanistico

E’ consentita la modifica dei prospetti purché gli interventi risultino coerenti con gli elementi tipologici, formali e costruttivi caratterizzanti il contesto di riferimento e contribuiscano all’eliminazione di eventuali elementi disarmonici originati da modifiche apportate in epoche successive a quella di costruzione. Con modalità coerenti e compatibili con le caratteristiche tipologiche, architettoniche e strutturali dell’edificio oggetto di intervento, è consentita:

- solo sul fronte tergale: la realizzazione di balconi e terrazze, ivi comprese quelle a tasca;

- la realizzazione di cantine e/o volumi tecnici interrati o seminterrati sotto la proiezione dell’edificio.

Gli interventi edilizi, con l’eccezione di quelli di sostituzione edilizia, devono caratterizzarsi per modalità progettuali, tecniche di intervento e impiego di materiali tesi al mantenimento o al recupero delle caratteristiche morfo-tipologiche originarie dell’organismo edilizio, garantendo altresì la salvaguardia di eventuali elementi architettonici e/o decorativi di interesse testimoniale. Per tali interventi è ammessa la deroga alle vigenti norme igienico-sanitarie per quanto riguarda altezze, rapporti illuminanti, ventilazione naturale, superficie minima dei vani, ove il rispetto puntuale di tali disposizioni comporti contrasto con gli obiettivi culturali e le esigenze di riqualificazione di cui al presente articolo.

3. Sugli edifici di Classe 6 è consentito una tantum un incremento volumetrico - realizzabile mediante addizioni funzionali e/o volumetriche delle presenti norme - finalizzato a migliorare e/o a razionalizzare l’utilizzo dell’immobile. Tale incremento non può superare i 40 mc di volume (V) aggiuntivo per ogni lotto urbanistico di riferimento (desumibile dal catasto d’impianto o da atti abilitativi di natura edilizia) per gli edifici ricadenti nelle aree urbane ed è realizzabile solamente a condizione che:

- negli edifici ricadenti nelle aree urbane la volumetria aggiuntiva sia collocata in aderenza alla facciata posteriore dell’edificio, o comunque a facciate non visibili dalla pubblica via, ovvero in sopraelevazione, interessando esclusivamente o prevalentemente la falda tergale di copertura. Sono ammessi interventi sulle falde frontali di copertura solo a condizione che le modifiche proposte non determinino alterazioni dell’equilibrio compositivo della facciata principale;

- l’intervento risulti pienamente compatibile con i caratteri tipologici, formali, costruttivi e strutturali dell’edificio preesistente e garantisca un corretto inserimento nel contesto di riferimento: a tal fine la soluzione progettuale analizza in particolare i rapporti plano-altimetrici dell’intervento sia con l’edificio che con il tessuto circostante (allineamenti, profili, linee di gronda, scansioni dei prospetti sugli spazi pubblici, etc.);

- le eventuali verande contemplate dall’intervento siano collocate sulla facciata posteriore dell’edificio, o comunque su facciate non visibili dalla pubblica via;

226 NORME TITOLO VI - Classificazione del patrimonio edilizio esistente Capo III - Patrimonio edilizio posteriore al 1940

Comune di Cinigiano - Regolamento Urbanistico

- nelle aree urbane delle presenti norme: non sia superato il rapporto di copertura (Rc) massimo consentito dalle norme che regolano i singoli tessuti.

Dal volume (V) aggiuntivo di cui sopra deve essere detratto:

- l’eventuale volume (V) una tantum già realizzato in applicazione delle disposizioni di cui al previdente strumento urbanistico; - l’eventuale volume (V) realizzato dopo la data di approvazione del previgente strumento urbanistico e legittimato a seguito di provvedimenti di sanatoria straordinaria.

L’incremento volumetrico una tantum di cui sopra può essere ricompreso in un eventuale intervento di demolizione (parziale o totale) e successiva ricostruzione, nell’ambito di un progetto proposto da tutti gli aventi titolo che prenda in considerazione unitariamente l’intero lotto urbanistico di riferimento e sia teso al raggiungimento di più elevati livelli estetici e prestazionali rispetto alla situazione preesistente e ad un più equilibrato inserimento dell’edificio nel contesto di riferimento.

4. Ove compatibili con le caratteristiche tipologiche e architettoniche dell’edificio oggetto di intervento nonché con il contesto di riferimento, sono altresì consentite una tantum addizioni funzionali per l’ampliamento di pubblici esercizi legittimamente insediati alla data di adozione del Regolamento Urbanistico, a condizione che:

- l’incremento complessivo non superi i mq 12,00 di superficie utile lorda (Sul) per edificio;

- le consistenze aggiuntive non siano visibili dalla pubblica via;

- nelle aree urbane delle presenti norme: non sia superato il rapporto di copertura (Rc) massimo consentito dalle norme che regolano i singoli tessuti.

Le addizioni funzionali di cui trattasi sono realizzabili in aggiunta agli incrementi volumetrici una tantum di cui al precedente punto 3.

5. Ferme restando eventuali limitazioni e/o prescrizioni derivanti dalla disciplina, sono ammesse le destinazioni d’uso previste per i singoli tessuti, aree o ambiti territoriali.

6. I progetti edilizi debbono assicurare, documentandola con specifici elaborati, un’adeguata qualificazione degli interventi proposti, attraverso appropriate modalità di intervento e accurata scelta dei materiali e delle tecniche costruttive, al fine di garantire un corretto inserimento dell’intervento nel contesto urbano di riferimento. A tale scopo sono corredati da una ampia documentazione fotografica estesa all’intorno urbano di riferimento.

227 NORME TITOLO VI - Classificazione del patrimonio edilizio esistente Capo III - Patrimonio edilizio posteriore al 1940

Comune di Cinigiano - Regolamento Urbanistico

7.La realizzazione di nuove sistemazioni o elementi di arredo (recinzioni, cancelli, pavimentazioni, sistemazioni arboree, etc.) nelle aree pertinenziali degli edifici di Classe 6 è attuata con criteri e tecniche costruttive coerenti con il contesto e garantisce comunque la salvaguardia di eventuali sistemazioni e/o elementi di arredo aventi rilevanza storica o testimoniale.

art. 97 CLASSE 7: edifici multipiano o comunque aggregati di interesse architettonico o morfologico

1. E’ attribuita la Classe 7 agli edifici e/o ai complessi edilizi di origine recente, di varia tipologia (edifici multipiano in linea, a blocco, aggregazioni lineari di case a schiera, etc.), nei quali si riscontrano elementi di interesse architettonico o morfologico, anche con riferimento ad impianti sincronici preordinati da strumenti urbanistici attuativi o progettazioni unitarie. Ricadono in prevalenza in tessuti consolidati residenziali a medio-alta densità insediativa. Gli edifici e/o complessi edilizi di Classe 7 sono identificati con apposito segno grafico alle tavole di livello C su base C.T.R. in scala 1:2.000.

2. Costituendo esito coerente e leggibile - quanto a materiali, caratteri tipologici e planoaltimetrici, finiture, sistemazione di pertinenze - di un progetto architettonico concepito unitariamente, gli edifici o complessi edilizi di cui al presente articolo presuppongono modalità coerenti ed unitarie nelle trasformazioni ammissibili.

3. Sugli edifici e/o complessi edilizi di Classe 7 sono consentite, nel rispetto delle limitazioni e/o prescrizioni di cui al presente articolo, le seguenti categorie di intervento edilizio:

- manutenzione ordinaria e straordinaria;

- restauro e risanamento conservativo;

- ristrutturazione edilizia ‘R1’ - ‘R2’ - ‘R3’ (come definite dall’art. 24 delle presenti norme);

- demolizione e ricostruzione con incremento volumetrico una tantum, nel rispetto delle disposizioni di cui ai successivi punti 4 e 5;

- ristrutturazione urbanistica.

228 NORME TITOLO VI - Classificazione del patrimonio edilizio esistente Capo III - Patrimonio edilizio posteriore al 1940

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Indipendentemente da quanto disposto dal successivo punto 4, sono consentiti:

- la modifica puntuale dei prospetti, ove si tratti di interventi coerenti con le caratteristiche dell’edificio;

- il frazionamento e l’accorpamento delle unità immobiliari;

- la realizzazione di terrazze a tasca, limitatamente ad edifici aggregati con tipologia a schiera;

- la realizzazione di cantine e/o volumi tecnici interrati o seminterrati sotto la proiezione dell’edificio.

Tali interventi devono risultare coerenti con gli elementi tipologici, formali e costruttivi caratterizzanti l’edificio e non comportare l’introduzione di elementi disarmonici nei prospetti dell’edificio o nella sua area di pertinenza.

Si rinvia: - alle definizioni di cui all’art. 10 per quanto riguarda i parametri urbanistici ed edilizi di seguito citati;

- alle disposizioni di cui agli artt. 12 e 13 per quanto riguarda le dotazioni di parcheggio per la sosta stanziale e di relazione;

- alle disposizioni di cui all’artt. 83 e 84 per gli immobili sedi di enti ed istituzioni culturali, formative e assistenziali;

- alle disposizioni di cui all’art. 84 per le strutture private di uso pubblico e collettivo.

4. Sono consentiti i seguenti interventi, a condizione che siano proposti nell’ambito di un progetto che prenda in considerazione unitariamente l’intero corpo di fabbrica originariamente assentito, salvo specifiche eccezioni espressamente previste dal Regolamento Edilizio: a) modifiche sostanziali all’aspetto esteriore degli edifici, ivi compresa la realizzazione di pareti ventilate, strutture esterne di rivestimento, ed altri elementi tecnologici consimili con funzioni di contenimento energetico e/o di riqualificazione architettonica; b) tamponamento parziale o totale di logge o di spazi a piloti, attuabili solo con riferimento ad interi corpi di fabbrica o intere unità morfo - tipologiche. Non è consentito il tamponamento di spazi porticati ad uso pubblico; c) la realizzazione o la modifica sostanziale di balconi, terrazze e logge; d) realizzazione di verande su balconi esistenti - esclusi quelli non completamente coperti dal balcone soprastante esistente o da aggetti di gronda nel rispetto delle modalità costruttive eventualmente prescritte dal Regolamento Edilizio,

229 NORME TITOLO VI - Classificazione del patrimonio edilizio esistente Capo III - Patrimonio edilizio posteriore al 1940

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con esclusione comunque delle facciate, anche laterali, visibili dagli spazi pubblici.

Gli interventi di cui sopra devono comunque risultare coerenti con gli elementi tipologici, formali e costruttivi caratterizzanti l’edificio, nonché contribuire alla maggior qualificazione architettonica e funzionale del medesimo e delle sue aree pertinenziali. Salvo specifiche eccezioni espressamente previste dal Regolamento Edilizio, il relativo progetto deve essere sottoscritto da tutti i soggetti interessati, ovvero assentito dal condominio.

5. Esclusivamente nei tessuti consolidati prevalentemente residenziali, di cui all’art. 106 delle presenti norme, a fronte una proposta progettuale che prenda in considerazione unitariamente l’intero corpo di fabbrica originariamente assentito e la sua area di pertinenza, suscettibile di beneficiare degli incentivi economici di cui all’art. 17, possono essere consentiti una tantum:

a) edifici aggregati con tipologia in linea o a blocco: interventi di addizione volumetrica in sopraelevazione, con creazione di un piano aggiuntivo avente altezza utile interna pari a ml 2,70, consentiti solo ove progettati e realizzati nel rispetto dei requisiti tecnico-costruttivi, tipologici ed impiantistici definiti dalle vigenti norme regionali in materia di edilizia sostenibile;

b) edifici aggregati con tipologia in linea o a blocco: interventi di totale demolizione con ricostruzione del volume preesistente e realizzazione di un piano aggiuntivo avente altezza utile interna pari a ml 2,70. Alla volumetria così ottenuta può essere aggiunto un ulteriore incremento volumetrico pari al 10% del volume (V) legittimo dell’edificio preesistente, ove gli interventi di cui trattasi siano progettati e realizzati nel rispetto dei requisiti tecnico-costruttivi, tipologici ed impiantistici definiti dalle vigenti norme regionali in materia di edilizia sostenibile;

c) edifici aggregati con tipologia a schiera: addizioni funzionali in sopraelevazione, consistenti rialzamento del sottotetto praticabile nella misura strettamente necessaria a renderlo abitabile, con trasformazione parziale o totale di superficie non residenziale (Snr) esistente in superficie utile abitabile (Sua);

d) edifici aggregati con tipologia a schiera: addizioni funzionali in aderenza al corpo di fabbrica esistente, per un volume (V) aggiuntivo massimo pari al 10% del volume (V) legittimo esistente, da collocarsi preferibilmente sul lato tergale dell’edificio. Gli interventi di cui alle lettere a) e b), da un lato, e gli interventi di cui alle lettere c) e d), dall’altro, sono da intendersi tra loro alternativi. I relativi progetti devono essere sottoscritti da tutti i soggetti interessati, ovvero assentiti dal condominio.

e) l’ insediamento di attività commerciali, pubblici esercizi o attività di servizio negli spazi situati a piano terreno e residenziali in possesso dei requisiti igienico - sanitari.

230 NORME TITOLO VI - Classificazione del patrimonio edilizio esistente Capo III - Patrimonio edilizio posteriore al 1940

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Gli interventi di cui sopra è prescritto il rispetto delle condizioni e dei parametri seguenti:

- comportino una maggior qualificazione architettonica dell’intero organismo edilizio, ed in particolare dei prospetti rivolti agli spazi pubblici, privilegiando i linguaggi e le tecniche costruttive proprie dell’architettura contemporanea;

- devono determinare l’adeguamento dei livelli prestazionali dell’intero organismo edilizio agli standard contemporanei dal punto di vista della sicurezza antisismica, del contenimento dei consumi energetici, dell’abbattimento delle barriere architettoniche etc.;

- negli edifici aggregati con tipologia in linea o a blocco: gli interventi di cui alla lett. b) favoriscono l’insediamento di attività commerciali, pubblici esercizi o attività di servizio negli spazi situati a piano terreno.

Sulle proposte relative agli interventi di cui alla lett. a) e b) si pronuncia la Commissione Urbanistica, ove costituita, tenendo conto delle eventuali indicazioni e/o prescrizioni dettate dagli organismi tecnici e/o consultivi dell’Amm./ne Comunale.

6. Negli edifici aggregati con tipologia in linea o a blocco, ove compatibili con le caratteristiche tipologiche e architettoniche dell’edificio oggetto di intervento nonché con il contesto di riferimento, sono altresì consentite una tantum addizioni funzionali per l’ampliamento di pubblici esercizi o di esercizi commerciali di vicinato, legittimamente insediati alla data di adozione del Regolamento Urbanistico, a condizione che:

- l’incremento complessivo non superi i mq 18,00 di superficie utile lorda (Sul) per edificio;

- non si determini un incremento della superficie di vendita (Sv) oltre i limiti fissati dalla “Disciplina della distribuzione e localizzazione delle funzioni” di cui all’art. 5 delle presenti norme;

- non sia superato il rapporto di copertura (Rc) massimo consentito dalle norme di cui al Titolo VII per i singoli tessuti.

Le addizioni funzionali di cui trattasi sono da intendersi aggiuntive agli incrementi volumetrici una tantum di cui al precedente punto 5 lett. a) e b).

7. Ferme restando eventuali limitazioni e/o prescrizioni derivanti dalla disciplina di cui ai Titoli III e V, sono ammesse le destinazioni d’uso previste dal Titolo VIII per i singoli tessuti o aree, come ulteriormente articolate e specificate dalla “Disciplina della distribuzione e localizzazione delle funzioni”. Non è comunque consentita la modifica di destinazione d’uso a fini residenziali - né l’utilizzo abitativo di fondi e spazi collocati al piano terreno o seminterrato, a meno che tale destinazione d’uso

231 NORME TITOLO VI - Classificazione del patrimonio edilizio esistente Capo III - Patrimonio edilizio posteriore al 1940

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non fosse espressamente prevista dal titolo abilitativo originario (di prima realizzazione dell’edificio), e fatto salvo comunque il rispetto delle norme regolamentari comunali in materia igienico-sanitaria.

8. I progetti edilizi - in particolare quelli riferiti ad interventi di addizione volumetrica e/o funzionale o di demolizione e ricostruzione - debbono assicurare, documentandola con specifici elaborati, un’adeguata qualificazione degli interventi proposti attraverso soluzioni architettoniche finalizzate a garantire un corretto inserimento dell’intervento nel contesto. A tale scopo sono corredati da una ampia documentazione fotografica estesa all’intorno urbano di riferimento.

9. La realizzazione di consistenze pertinenziali e/o accessorie, sistemazioni arboree e arbustive, recinzioni, cancelli, pavimentazioni, elementi di arredo etc. nelle aree di pertinenza è attuata con criteri e tecniche costruttive coerenti con il contesto, nel rispetto delle limitazioni e/o prescrizioni contenute nelle norme che regolano i singoli tessuti o aree.

10. Sono comunque fatte salve:

- le eventuali diverse previsioni contenute nelle ‘schede normative e/o di indirizzo progettuale’ di cui all’Allegato ‘B’ alle presenti norme relativamente agli interventi urbanistico-edilizi consentiti sugli edifici di Classe 7 ricadenti nelle aree di trasformazione (TR) e di riqualificazione (RQ) di cui agli artt. 3 e 4, anche ove eccedenti le disposizioni di cui al presente articolo;

- le limitazioni e/o prescrizioni di cui agli artt. 35 e 36 per le fattispecie ivi disciplinate.

art. 98 CLASSE 8 : edifici unifamiliari o plurifamiliari di modesto o nullo interesse architettonico e/o morfologico rispetto al contesto di riferimento

1. E’ attribuita la Classe 8 agli edifici unifamiliari o plurifamiliari non aggregati, di formazione successiva alla II Guerra Mondiale, privi di interesse sotto il profilo architettonico e/o morfologico, ma sostanzialmente coerenti o quantomeno compatibili con il contesto urbano, periurbano o rurale di riferimento.

Ricadono in prevalenza in tessuti consolidati residenziali a bassa densità insediativa. Gli edifici e/o complessi edilizi di Classe 8 sono identificati con apposito segno grafico negli elaborati cartografici di livello C su base C.T.R. in scala 1:2.000 e 1:10.000.

232 NORME TITOLO VI - Classificazione del patrimonio edilizio esistente Capo III - Patrimonio edilizio posteriore al 1940

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2. Sugli edifici di Classe 8 sono consentite, nel rispetto delle limitazioni e/o prescrizioni di cui al presente articolo, le seguenti categorie di intervento edilizio: - manutenzione ordinaria e straordinaria; - restauro e risanamento conservativo; - ristrutturazione edilizia ‘R1’ - ‘R2’ - ‘R3’ - ‘R4; - demolizione e ricostruzione con incremento volumetrico una tantum, nel rispetto delle disposizioni di cui al successivo punto 3. Sono consentiti: - il frazionamento in più unità immobiliari, purché l’intervento non comporti l’introduzione di elementi disarmonici nell’edificio e/o nella sua area di pertinenza, e fermo restando quanto specificato al successivo punto 9. Devono essere comunque garantiti adeguati livelli di qualità sotto il profilo igienico e funzionale alle unità immobiliari derivanti dall’intervento; - la modifica dei prospetti, che deve per quanto possibile contribuire ad elevare la qualità estetica e/o i livelli prestazionali dell’edificio; - la realizzazione di balconi e terrazze, ivi comprese quelle a tasca, con modalità compatibili con le caratteristiche tipologiche, architettoniche e strutturali dell’edificio oggetto di intervento; - la realizzazione di cantine, vani accessori e/o volumi tecnici interrati o seminterrati sotto la proiezione dell’edificio. Si rinvia: - alle definizioni di cui all’art. 11 per quanto riguarda i parametri urbanistici ed edilizi di seguito citati;

- alle disposizioni di cui agli artt. 13 e 14 per quanto riguarda le dotazioni di parcheggio per la sosta stanziale e di relazione;

- alle disposizioni di cui all’art. 76 per gli immobili sedi di enti ed istituzioni culturali, formative e assistenziali;

- alle disposizioni di cui all’art. 84 per le strutture private di uso pubblico e collettivo.

3. Sugli edifici di Classe 8 è consentito una tantum un incremento volumetrico - realizzabile mediante addizioni funzionali e/o volumetriche, come definite dagli artt. 25 e 26 delle presenti norme, finalizzato a migliorare e/o a razionalizzare l’utilizzo dell’immobile. Tale incremento non può superare i 100 mc di volume (V) aggiuntivo per ogni lotto urbanistico di riferimento (desumibile dal catasto d’impianto o da atti abilitativi di natura edilizia) per gli edifici ricadenti nelle aree urbane di cui al Titolo VIII o nelle aree di influenza urbana di cui al Titolo IX, ed i 30 mc per gli edifici ricadenti nel territorio rurale di cui al Titolo X, ed è realizzabile solamente a condizione che:

- l’intervento sia compatibile con i caratteri tipologici, formali, costruttivi e strutturali dell’edificio preesistente e garantisca un corretto inserimento nel contesto di riferimento. A tal fine la soluzione progettuale analizza in particolare i - rapporti planoaltimetrici dell’intervento sia con l’edificio che con l’edificato circostante (allineamenti, profili, etc.);

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- nelle aree urbane di cui al Titolo VIII delle presenti norme: non sia superato il rapporto di copertura (Rc) massimo consentito dalle norme che regolano i singoli tessuti.

Dal volume (V) aggiuntivo di cui sopra deve essere detratto: - l’eventuale volume (V) una tantum già realizzato in applicazione delle disposizioni di cui al previgente strumento urbanistico; - l’eventuale volume (V) realizzato dopo la data di approvazione del previgente strumento urbanistico e legittimato a seguito di provvedimenti di sanatoria straordinaria.

L’incremento volumetrico una tantum di cui sopra può essere ricompreso in un eventuale intervento di demolizione (parziale o totale) e successiva ricostruzione, nell’ambito di un progetto proposto da tutti gli aventi titolo che prenda in considerazione unitariamente l’intero lotto urbanistico di riferimento con raggiungimento di più elevati valori architettonici e prestazionali rispetto alla situazione preesistente e di un più equilibrato inserimento dell’edificio nel contesto di riferimento.

4. Ove compatibili con le caratteristiche tipologiche e architettoniche dell’edificio oggetto di intervento nonché con il contesto di riferimento, sono altresì consentite una tantum addizioni funzionali per l’ampliamento di pubblici esercizi o di esercizi commerciali di vicinato, legittimamente insediati alla data di adozione del Regolamento Urbanistico, a condizione che:

- l’incremento complessivo non superi i mq 15,00 di superficie utile lorda (Sul) per edificio;

- non si determini un incremento della superficie di vendita (Sv) oltre i limiti fissati dalla “Disciplina della distribuzione e localizzazione delle funzioni” di cui all’art. 5 delle presenti norme;

- nelle aree urbane di cui al Titolo VIII delle presenti norme: non sia superato il rapporto di copertura (Rc) massimo consentito dalle norme che regolano i singoli tessuti. Le addizioni funzionali di cui trattasi sono da intendersi aggiuntive all’incremento volumetrico una tantum di cui al precedente punto 3.

5. Sono fatti salvi e possono trovare attuazione gli interventi urbanistico-edilizi riferiti ad edifici di Classe 8 che alla data di adozione del Regolamento Urbanistico risultino già assentiti dagli organismi tecnici e consultivi dell’Amm./ne Comunale - nonché dagli enti ed organismi preposti alla tutela del vincolo paesaggistico, ove presente.

6. Ferme restando eventuali limitazioni e/o prescrizioni derivanti dalla disciplina di cui ai Titoli IV e V, negli edifici di Classe 8 sono ammesse le destinazioni d’uso

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previste dai Titoli VIII, IX e X per i singoli tessuti, aree o ambiti territoriali, come ulteriormente articolate e specificate dalla “Disciplina della distribuzione e localizzazione delle funzioni” di cui all’art. 5 delle presenti norme. 7. I progetti edilizi - in particolare quelli riferiti ad interventi di demolizione e ricostruzione (parziale o totale), nonché quelli comunque comportanti incrementi volumetrici - debbono assicurare, documentando la con specifici elaborati, un’adeguata qualificazione degli interventi proposti attraverso soluzioni architettoniche finalizzate a garantire un corretto inserimento dell’intervento nel contesto. A tale scopo sono corredati da una ampia documentazione fotografica estesa all’intorno (urbano, rurale) di riferimento.

8. La realizzazione di consistenze pertinenziali e/o accessorie, sistemazioni arboree e arbustive, recinzioni, cancelli, pavimentazioni, elementi di arredo etc. nelle aree di pertinenza è attuata con criteri e tecniche costruttive coerenti con il contesto, nel rispetto delle limitazioni e/o prescrizioni contenute nelle norme che regolano i singoli tessuti, aree o ambiti territoriali.

9. Sono comunque fatte salve:

- le eventuali diverse previsioni contenute nelle ‘schede normative e/o di indirizzo progettuale’ di cui all’Allegato ‘B’ alle presenti norme relativamente agli interventi urbanistico-edilizi consentiti sugli edifici di Classe 8 ricadenti nelle aree di trasformazione (TR) e di riqualificazione (RQ) di cui agli artt. 3 e 4, anche ove eccedenti le disposizioni di cui al presente articolo;

- le disposizioni di cui agli artt. 123, e 127, per gli edifici e/o complessi edilizi di Classe 8 ricadenti nel territorio rurale;

- le limitazioni e/o prescrizioni di cui agli artt. 33 e 34 per le fattispecie ivi disciplinate.

art. 99 CLASSE 9: edifici e complessi di interesse architettonico modesto o nullo incoerenti con i caratteri morfologici prevalenti nel contesto di riferimento

1. E’ attribuita la Classe 9 agli edifici di formazione recente privi di coerenza o di relazioni strutturate con il contesto, rispetto ai caratteri morfo-tipologici del quale risultano sostanzialmente estranei o in rapporto disarmonico. Trattasi in genere di edifici di interesse architettonico e/o morfologico modesto o nullo, comunque non

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riconducibili - per tipologia, dimensioni e relazioni con il contesto - ad altre classi di valore

Gli edifici e/o complessi edilizi di Classe 9 sono identificati con apposito segno grafico alle tavole su base C.T.R. in scala 1:2.000.

2. Sugli edifici di Classe 9 sono consentite, nel rispetto delle limitazioni e/o prescrizioni di cui al presente articolo, le seguenti categorie di intervento edilizio:

- manutenzione ordinaria e straordinaria; - restauro e risanamento conservativo; - ristrutturazione edilizia ‘R1’ - ‘R2’ - ‘R3’; - sostituzione edilizia a parità di volume (V). Nell’edificio ricostruito devono riscontrarsi più elevati valori architettonici e prestazionali rispetto all’edificio preesistente; - demolizione e ricostruzione, anche con incremento volumetrico una tantum, limitatamente alle fattispecie contemplate al successivo punto 3.

Sono consentiti:

- la modifica dei prospetti, a condizione che gli interventi non comportino l’introduzione di elementi disarmonici; - il frazionamento e l’accorpamento delle unità immobiliari; - la realizzazione di cantine e/o volumi tecnici interrati o seminterrati sotto la proiezione dell’edificio. - la modifica o la realizzazione di balconi e terrazze, fatta eccezione per quelle a tasca. Tali interventi devono per quanto possibile contribuire ad elevare la qualità architettonica dell’edificio esistente. Si rinvia: - alle definizioni di cui all’art. 11 per quanto riguarda i parametri urbanistici ed edilizi di seguito citati; - alle disposizioni di cui agli artt. 12 e 13 per quanto riguarda le dotazioni di parcheggio per la sosta stanziale e di relazione; - alle disposizioni di cui all’art. 83 per gli immobili sedi di enti ed istituzioni culturali, formative e assistenziali; - alle disposizioni di cui all’art. 76 per le strutture private di uso pubblico e collettivo.

3. Nelle aree urbane delle presenti norme, limitatamente agli edifici che risultino legittimamente adibiti ad uso residenziale alla data di adozione del Regolamento Urbanistico, sono consentiti interventi di totale demolizione e successiva ricostruzione con incremento volumetrico una tantum, nel rispetto dei seguenti parametri, calcolati con riferimento al lotto di proprietà:

Rapporto di copertura: Rc max 30% Altezza massima: (fatto salvo quanto sotto specificato) Hmax ml 12,00,

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Rapporto di occupazione del sottosuolo: Ros max 70% Superficie permeabile di pertinenza: Spp min 25% Superficie utile abitabile delle unità immobiliari: Sua min 60 mq

L’edificio ricostruito non può superare l’altezza in gronda del più basso degli edifici confinanti.

L’intervento di demolizione e ricostruzione con incremento volumetrico una tantum di cui sopra:

- comporta il superamento degli elementi di incoerenza o disarmonia con il contesto di riferimento e garantisce una elevata qualificazione architettonica dell’intero organismo edilizio, privilegiando i linguaggi e le tecniche costruttive proprie dell’architettura contemporanea. A tal fine la soluzione progettuale analizza in particolare i rapporti planoaltimetrici dell’intervento con il tessuto circostante (allineamenti, profili, linee di gronda, scansioni dei prospetti sugli spazi pubblici etc.)

- deve determinare l’adeguamento dei livelli prestazionali dell’intero organismo edilizio agli standard contemporanei dal punto di vista della sicurezza antisismica, del contenimento dei consumi energetici, dell’abbattimento delle barriere architettoniche etc.. - contribuisce alla valorizzazione o alla riqualificazione dello spazio pubblico, anche attraverso la caratterizzazione o riconfigurazione delle aree di pertinenza dell’edificio. Sulle proposte relative agli interventi di trattasi si pronuncia la Commissione Urbanistica, ove costituita, tenendo conto delle eventuali indicazioni e/o prescrizioni dettate dagli organismi tecnici e/o consultivi dell’Amm./ne Comunale.

4. Ove compatibili con le caratteristiche tipologiche e architettoniche dell’edificio oggetto di intervento nonché con il contesto di riferimento, sono altresì consentite una tantum addizioni funzionali per l’ampliamento di pubblici esercizi, legittimamente insediati alla data di adozione del Regolamento Urbanistico, a condizione che: - l’incremento complessivo non superi i mq 18,00 di superficie utile lorda (Sul) per edificio; - nelle aree urbane delle presenti norme: non sia superato il rapporto di copertura (Rc) massimo consentito dalle norme che regolano i singoli tessuti. Le addizioni funzionali di cui trattasi non sono cumulabili all’intervento di demolizione e ricostruzione con incremento volumetrico una tantum di cui al precedente punto 3.

5. I progetti edilizi - in particolare quelli riferiti ad interventi di sostituzione edilizia, nonché quelli comunque comportanti incrementi volumetrici - debbono assicurare, documentandola con specifici elaborati, un’adeguata qualificazione degli interventi

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proposti attraverso soluzioni architettoniche finalizzate a garantire un corretto inserimento dell’intervento nel contesto. A tale scopo sono corredati da una ampia documentazione fotografica estesa all’intorno di riferimento. 6. Ferme restando eventuali limitazioni e/o prescrizioni derivanti dalla disciplina di cui ai Titoli IV e V, sono ammesse le destinazioni d’uso previste dai Titoli VIII, IX e X per i singoli tessuti, aree o ambiti territoriali, come ulteriormente articolate e specificate dalla “Disciplina della distribuzione e localizzazione delle funzioni”.

7. La realizzazione di consistenze pertinenziali e/o accessorie, sistemazioni arboree e arbustive, recinzioni, cancelli, pavimentazioni, elementi di arredo etc. è attuata con criteri e tecniche costruttive che contribuiscono alla maggior qualificazione estetico-funzionale delle aree pertinenziali interessate, nel rispetto delle limitazioni e/o prescrizioni contenute nelle norme che regolano i singoli tessuti, aree o ambiti territoriali.

8. Sono comunque fatte salve:

- le eventuali diverse previsioni contenute nelle ‘schede normative e/o di indirizzo progettuale’ di cui all’Allegato ‘B’ alle presenti norme relativamente agli interventi urbanistico-edilizi consentiti sugli edifici di Classe 9 ricadenti nelle aree di trasformazione (TR) e di riqualificazione (RQ) di cui agli artt. 3 e 4, anche ove eccedenti le disposizioni di cui al presente articolo; - le disposizioni di cui agli artt. 123, e 127, per gli edifici e/o complessi edilizi di Classe 9 ricadenti nel territorio rurale; - le limitazioni e/o prescrizioni di cui agli artt. 33 e 34 per le fattispecie ivi disciplinate.

art. 100 CLASSE 10 : edifici produttivi privi di interesse architettonico o morfologico

1. E’ attribuita la Classe 10 agli edifici di origine recente realizzati con caratteri tipologici e morfologici finalizzati allo svolgimento di attività produttive o di tipo specialistico comunque diverse dalla residenza (edifici per uso industriale, artigianale, commerciale, magazzini, depositi, etc.) nei quali non si riscontrano elementi di interesse architettonico o morfologico.

Gli edifici e/o complessi edilizi di Classe 10 sono identificati con apposito segno grafico negli elaborati cartografici su base C.T.R. in scala 1:2.000.

238 NORME TITOLO VI - Classificazione del patrimonio edilizio esistente Capo III - Patrimonio edilizio posteriore al 1940

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2. Sugli edifici e/o complessi edilizi psono consentite, nel rispetto delle limitazioni e/o prescrizioni di cui al presente articolo, le seguenti categorie di intervento edilizio:

- manutenzione ordinaria e straordinaria; - restauro e risanamento conservativo; - ristrutturazione edilizia ‘R1’ - ‘R2’ - ‘R3’; - sostituzione edilizia e altri interventi di demolizione e ricostruzione comunque denominati dalle vigenti norme statali e regionali, anche comprensivi di incremento volumetrico una tantum, nel rispetto delle disposizioni sotto specificate; - ristrutturazione urbanistica.

Gli edifici e/o complessi edilizi di Classe 10 sono suscettibili di incrementi volumetrici esclusivamente nei seguenti casi:

- all’interno dei tessuti insediativi prevalentemente produttivi di cui al Titolo VII Capo II delle presenti norme, nei limiti stabiliti dalle disposizioni che regolano i singoli tessuti;

Gli interventi urbanistico-edilizi sopra elencati sono comunque subordinati al rispetto delle limitazioni e/o prescrizioni dettate dalle norme per i singoli tessuti, aree o ambiti territoriali, laddove comportino:

- incremento di volume (V); - incremento di superficie utile lorda (Sul); - aumento del numero di unità immobiliari; - modifica della destinazione d’uso.

Indipendentemente da quanto disposto dal successivo punto 3, sono comunque consentiti: - l’accorpamento delle unità immobiliari; - la realizzazione di scantinati e/o volumi tecnici interrati o seminterrati sotto la proiezione dell’edificio.

3. Gli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria, di restauro e risanamento conservativo, di ristrutturazione edilizia, nonché le addizioni funzionali o volumetriche eventualmente consentite, da eseguirsi sugli edifici e/o complessi edilizi di cui al presente articolo, perseguono per quanto possibile il miglioramento qualitativo dei medesimi dal punto di vista architettonico e funzionale. All’interno delle aree urbane delle presenti norme tali interventi concorrono per quanto possibile alla riqualificazione o alla valorizzazione dello spazio pubblico.

4. All’interno delle aree urbane delle presenti norme, gli interventi di ristrutturazione urbanistica, di sostituzione edilizia, nonché gli interventi di demolizione e ricostruzione comunque denominati dalle vigenti norme statali e regionali (anche comprensivi di incremento volumetrico una tantum, ove consentito):

239 NORME TITOLO VI - Classificazione del patrimonio edilizio esistente Capo III - Patrimonio edilizio posteriore al 1940

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- devono determinare il miglioramento dei livelli prestazionali dell’intero organismo edilizio dal punto di vista della sicurezza antisismica.

Inoltre: - sono consentiti interventi di sostituzione edilizia con ricostruzione di un volume (V) non superiore al volume (V) legittimo esistente, a condizione che sia garantita la riqualificazione paesaggistica e ambientale del sito, ed in coerenza con gli obiettivi specificati negli articoli che disciplinano le singole aree.

A tale scopo sono corredati da una ampia documentazione grafica e fotografica estesa all’intorno di riferimento.

5. Ferme restando eventuali limitazioni e/o prescrizioni derivanti dalla disciplina, sono ammesse le destinazioni d’uso previste per i singoli tessuti o aree.

6. La realizzazione di consistenze pertinenziali e/o accessorie, sistemazioni arboree e arbustive,recinzioni, cancelli, pavimentazioni, elementi di arredo etc. è attuata con criteri e tecniche costruttive che contribuiscono alla maggior qualificazione estetico- funzionale delle aree pertinenziali interessate – anche ai fini della valorizzazione dello spazio pubblico nelle aree urbane.

7. Sono comunque fatte salve: - le eventuali diverse previsioni contenute nelle ‘schede normative e/o di indirizzo progettuale’ di cui all’Allegato ‘B’ alle presenti norme relativamente agli interventi urbanistico-edilizi consentiti sugli edifici di Classe 11 ricadenti nelle aree di trasformazione (TR) e di riqualificazione (RQ) di cui agli artt. 3 e 4, anche ove eccedenti le disposizioni di cui al presente articolo.

240 NORME TITOLO VI - Classificazione del patrimonio edilizio esistente Capo III - Patrimonio edilizio posteriore al 1940

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Capo IV EDIFICI INCONGRUI, VOLUMI SECONDARI E MANUFATTI ETEROGENEI

art. 101 CLASSE 11 : edifici privi di interesse architettonico ed incompatibili con il contesto insediativo

1. E’ attribuita la Classe 11 agli edifici realizzati in epoca recente nelle aree urbane le cui caratteristiche incongrue (per tipologia, morfologia, caratteri costruttivi e/o dimensioni) e il cui rapporto con il contesto sono da considerarsi detrattori delle qualità degli insediamenti.

Per tali edifici, che presentano caratteristiche costruttive di stabilità e durevolezza, è da perseguire prioritariamente la demolizione ai fini di una ricostruzione in armonia con i tratti urbanistico-edilizi del contesto di riferimento.

La Classe 11 non comprende consistenze realizzate con caratteristiche costruttive precarie e/o facilmente reversibili (box metallici, tettoie in materiali leggeri, serre, baracche in legno, manufatti in materiali eterogenei, etc.). Gli edifici e/o complessi edilizi di Classe 11sono identificati con apposito segno grafico negli elaborati cartografici su base C.T.R. in scala 1:2.000.

2. Sugli edifici legittimi di Classe 10 sono consentite le seguenti categorie di intervento edilizio: - manutenzione ordinaria e straordinaria, con interventi finalizzati ad apportare migliorie architettoniche e/o funzionali, ma comunque nel rispetto delle caratteristiche strutturali e delle modalità costruttive originarie;

- sostituzione edilizia ed interventi di demolizione e ricostruzione comunque denominati dalle vigenti norme statali e regionali, nel rispetto di quanto previsto dal successivo punto 3.

Non sono consentiti interventi tesi a consolidare, mediante opere di ristrutturazione edilizia e/o modifica della destinazione d’uso, la permanenza degli edifici incongrui di cui al presente articolo.

3. Gli edifici legittimi di Classe 11 possono essere oggetto di interventi di sostituzione edilizia per gli usi specificati negli articoli che disciplinano i singoli tessuti o aree. Il recupero delle consistenze volumetriche esistenti è consentito sulla base dei parametri contenuti di seguito: - volume (V) ricostruibile pari al volume (V) effettivo incrementato del 20% per residenza e altre destinazioni d’uso consentite 4. Gli interventi di cui al punto 3 presuppone in ogni caso:

NORME 241 Titolo VI – Classificazione del patrimonio edilizio esistente Capo IV – Edifici incongrui, volumi secondati e manufatti eterogenei

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- il reperimento delle dotazioni di parcheggio; - il rispetto del rapporto di copertura (Rc) massimo consentito nell’area interessata; - il rispetto delle norme in materia di riduzione dell’impermeabilizzazione superficiale;

5. Il mantenimento delle destinazioni d’uso che danno diritto ad un volume (V) ricostruibile maggiore rispetto a quello consentito per la destinazione meno favorita deve essere garantito mediante apposita convenzione, alla cui stipula è subordinato il rilascio e/o l’efficacia del titolo abilitativo dell’intervento di sostituzione edilizia o di demolizione e ricostruzione.

6. Tutti gli interventi edilizi relativi agli edifici di Classe 10, ivi compresi quelli di manutenzione ordinaria e straordinaria, devono essere finalizzati ad un migliore inserimento nel contesto di riferimento. In particolare, la sostituzione edilizia o la demolizione e ricostruzione di edifici di Classe 11 deve dare luogo ad interventi in grado di produrre effetti di riqualificazione degli assetti insediativi nell’area interessata. A tal fine i relativi progetti edilizi sono corredati da studi di inserimento urbanistico e paesaggistico e assicurano un’adeguata qualificazione degli interventi proposti, attraverso appropriate tecniche costruttive, finiture e materiali, il tutto debitamente documentato con specifici elaborati.

art. 102 VS – Volumi secondari

1. Sono identificati come ‘volumi secondari’ (VS) i manufatti esistenti collocati in aderenza o in prossimità dell’edificio principale di riferimento o comunque nel lotto o nell’area di pertinenza edilizia del medesimo costituenti superfetazioni, consistenze accessorie coeve o aggiunte successive. Trattasi di consistenze edilizie destinate a funzioni accessorie e/o di servizio, chiaramente individuabili per le diverse caratteristiche - tipologiche, formali e/o costruttive - rispetto all’edificio principale di riferimento. I ‘volumi secondari’ (VS) sono identificati con apposito segno grafico negli elaborati cartografici su base C.T.R. in scala 1:2.000.

2. Sui volumi secondari legittimi esistenti sono consentiti i seguenti interventi urbanistico-edilizi:

- manutenzione ordinaria e straordinaria - restauro e risanamento conservativo

NORME 242 Titolo VI – Classificazione del patrimonio edilizio esistente Capo IV – Edifici incongrui, volumi secondati e manufatti eterogenei

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- ristrutturazione edilizia ‘R1’ - ‘R2’ - ‘R3’ - ‘R4’ - demolizione e ricostruzione a parità di volume (V) nel rispetto del rapporto di copertura (Rc) massimo consentito.

E’ prescritta la conservazione dei volumi secondari costituenti componenti di interesse storico o testimoniale.

3. Gli interventi di demolizione e ricostruzione di volumi secondari prendono in considerazione l’intero lotto o area di pertinenza dell’edificio principale di riferimento. L’altezza utile dei volumi secondari ricostruiti non può superare i ml 2,40, senza creazione di controsoffitti o intercapedini. Solo in ambiti urbani storicizzati, o in adiacenza di edifici di valore storico o testimoniale, al fine di garantire un più armonico inserimento nel contesto di riferimento, l’altezza utile interna massima di ml 2,40 può essere ottenuta facendo ricorso alla realizzazione di intercapedini delimitate da solai strutturali: in tal caso il volume secondario ricostruito deve essere collocato in aderenza all’edificio principale, su fronti posteriori o laterali.

5. Gli interventi urbanistico-edilizi sui volumi secondari (VS), ed in particolare quelli che comportino demolizione e ricostruzione, sono in ogni caso finalizzati:

- all’eliminazione di situazioni di degrado igienico, architettonico, ambientale, paesaggistico;

- al riordino insediativo delle aree interessate, anche mediante il contenimento della superficie coperta (Sc), l’incremento delle superfici permeabili di pertinenza (Spp), l’eliminazione di consistenze incongrue;

- al miglioramento estetico e funzionale dei manufatti, anche ai fini di un più armonico inserimento nel contesto paesaggistico e ambientale di riferimento.

6. Sono fatte salve le disposizioni di cui all’art…52 per gli interventi di trasformazione di volumi secondari (VS) che interessino lotti o aree di pertinenza di edifici e/o complessi edilizi costituenti invarianti strutturali del territorio ai sensi del vigente Piano Strutturale.

7. Per i volumi secondari (VS) legittimati a seguito di provvedimenti di sanatoria straordinaria le disposizioni di cui al presente articolo sono integrate dalla disciplina di cui all’art. 34 In caso di contrasto si applicano le disposizioni più restrittive.

8. Le disposizioni di cui al successivo punto 9, sono fatte salve nel caso in cui i volumi secondari legittimi raggiungono superficie utile lorda pari a 60 mq; nel tal

NORME 243 Titolo VI – Classificazione del patrimonio edilizio esistente Capo IV – Edifici incongrui, volumi secondati e manufatti eterogenei

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caso è consentita la demolizione e ricostruzione a parità di superficie con cambio di destinazione d’uso ai fini residenziali.

9. Le consistenze edilizie realizzate mediante gli interventi di ristrutturazione edilizia di demolizione e ricostruzione consentiti sulla base delle disposizioni di cui al precedente punto 2, assumono direttamente la classificazione di ‘volumi secondari’ (VS). Ad esse continuano pertanto ad applicarsi le disposizioni di cui al presente articolo.

art. 103 TL – Edifici e manufatti a trasformabilità limitata

1. Sono identificate come ‘edifici e manufatti a trasformabilità limitata (TL) le consistenze incongrue la cui permanenza e/o il cui consolidamento confliggono con le finalità perseguite dal Regolamento Urbanistico nelle aree interessate, ed in particolare:

- i manufatti e le consistenze di vario genere che presentano caratteristiche costruttive precarie e/o facilmente reversibili (box metallici, tettoie in materiali leggeri, baracche in legno, serre, manufatti in materiali eterogenei, etc.), in genere suscettibili di utilizzo autonomo;

- le consistenze di varia origine, talora realizzate in assenza di titolo abilitativo - ivi compresi edifici che presentano caratteristiche costruttive di stabilità e durevolezza - che autonomamente o in concorrenza con altre costruzioni determinano assetti insediativi incompatibili - dal punto di vista urbanistico, paesaggistico e ambientale - con il contesto di riferimento.

Trattandosi di consistenze incongrue ricadenti in aree nelle quali si rendono necessari interventi di eliminazione del degrado e di riqualificazione ambientale e paesaggistica, gli edifici e manufatti di cui al presente articolo sono oggetto di limitazioni agli interventi urbanistico - edilizi di trasformazione e alla modifica della destinazione d’uso.

Gli ‘edifici e manufatti a trasformabilità limitata (TL) sono identificati con apposito segno grafico negli elaborati cartografici su base C.T.R. in scala 1:2.000.

2. In ragione di quanto specificato al punto 1 sugli edifici e manufatti legittimi di cui al presente articolo possono essere eseguiti esclusivamente interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria, nel rispetto delle caratteristiche strutturali e delle modalità costruttive originarie. Non è consentita in nessun caso la modifica della destinazione d’uso.

NORME 244 Titolo VI – Classificazione del patrimonio edilizio esistente Capo IV – Edifici incongrui, volumi secondati e manufatti eterogenei

Comune di Cinigiano - Regolamento Urbanistico

Tali limiti di intervento si applicano anche agli edifici e manufatti privi di classificazione.

3. Per gli edifici o manufatti TL legittimati a seguito di provvedimenti di sanatoria straordinaria le disposizioni di cui al presente articolo sono integrate dalla disciplina. In caso di contrasto si applicano le disposizioni più restrittive.

NORME 245 Titolo VI – Classificazione del patrimonio edilizio esistente Capo IV – Edifici incongrui, volumi secondati e manufatti eterogenei

Comune di Cinigiano - Regolamento Urbanistico

TITOLO VII

DISCIPLINA DELLE AREE URBANE

art. 104 Aree urbane e/o di influenza urbana - Contenuti e finalità

Capo I – Tessuti insediativi prevalentemente residenziali art. 105 Tessuti storici ed edifici sparsi storicizzati art. 106 Tessuti consolidati prevalentemente residenziali art. 107 Tessuti incoerenti Definizione architettonica dell’edificato nelle aree centrali in art. 108 rapporto allo spazio pubblico

Capo II – Tessuti insediativi prevalentemente produttivi art. 109 Tessuti consolidati prevalentemente produttivi

Capo III – Disciplina del verde privato e dei suoli prevalentemente inedificati art. 110 Aree prevalentemente non edificate di tutela degli insediamenti art. 111 Aree prevalentemente non edificate integrative degli insediamenti art. 112 Verde privato vincolato

NORME 246 TITOLO VII - Disciplina delle aree urbane

Comune di Cinigiano - Regolamento Urbanistico

art. 104 Aree urbane e/o di influenza urbana Contenuti e finalità

1. Sono le parti di territorio in cui la continuità e la densità dell'edificazione, insieme alla presenza di spazi pubblici ed attrezzature collettive, configurano una modalità insediativa accentrata di tipo morfologico e qualitativo urbano. Corrispondono alla porzione di territorio interna al perimetro aggiornato dei centri abitati, inteso come delimitazione continua comprendente tutte le aree edificate e i lotti interclusi ai sensi delle vigenti norme regionali in materia di governo del territorio. Le aree urbane, individuate con apposito segno grafico nell’elaborato cartografico di livello 0 “Inquadramento generale del territorio comunale” su base C.T.R. in scala 1:10.000, comprendono:

- il capoluogo, Cinigiano - i centri abitati minori, Borgo Santa Rita, Castiglioncello Bandini, Monticello Amiata, Poggi del Sasso, Sasso d’Ombrone, Porrona.

2. In tali aree, nel rispetto della disciplina di cui alla Parte III Titolo II delle Norme del Piano Strutturale, consente le seguenti attività: - residenziale; - industriale ed artigianale; - commerciale; - turistico - ricettive; - direzionali; - pubbliche o di interesse pubblico; - agricola e attività ad essa connesse; - a parcheggio - verde privato.

3. All’interno delle aree urbane, in ragione delle diversità insediative, paesaggistiche e funzionali, nonché sulla base degli obiettivi e delle strategie fissate dal Piano Strutturale per ciascuna U.T.O.E., sono identificati i seguenti tessuti ed aree, individuati con apposito segno grafico negli elaborati cartografici di livello A su base C.T.R. in scala 1:2.000 e disciplinate dalle norme di cui al presente Titolo:

a) Capo I - Tessuti insediativi prevalentemente residenziali: - tessuti storici ed edifici sparsi storicizzati (art. 105; - tessuti consolidati prevalentemente residenziali (art. 106); - tessuti incoerenti (art. 107); - definizione architettonica dell’edificato nelle aree centrali in rapporto allo spazio pubblico (art. 108).

b) Capo II - Tessuti insediativi prevalentemente produttivi: - tessuti consolidati prevalentemente produttivi (art. 109);

NORME 247 TITOLO VII - Disciplina delle aree urbane

Comune di Cinigiano - Regolamento Urbanistico

c) Capo III - Tutela, uso e/o ridefinizione di aree a verde privato e dei suoli prevalentemente inedificati: - aree prevalentemente non edificate di tutela degli insediamenti (art. 110); - aree prevalentemente non edificate integrative degli insediamenti (art. 111); - verde privato vincolato (art. 112).

3. Ricadono inoltre nelle aree urbane, costituendone parte integrante, le seguenti aree e/o infrastrutture, individuate con apposito segno grafico negli elaborati cartografici di livello A su base C.T.R. in scala 1:2.000:

- aree per sedi stradali, piazze e spazi pubblici ad esse accessori (art. 77); - impianti per la distribuzione dei carburanti (art. 79); - aree per attrezzature, impianti e infrastrutture di interesse sovracomunale (art. 80); - aree cimiteriali e relative fasce di rispetto (art. 82); - aree ad edificazione speciale per standard (art. 83); - aree per strutture private di uso pubblico o collettivo (art. 84);

4. Ricadono o interessano altresì le aree urbane le seguenti aree: - Aree TR / trasformazione degli assetti insediativi (art. 3): TR 01a, TR 02a, TR 03a, TR 04a, - Aree RQ / riqualificazione degli assetti insediativi e/o ambientali (art. 4): RQ 01a, RQ 01b, RQ 02a

5. Nelle aree urbane gli usi, le attività, le trasformazioni territoriali e gli interventi sul patrimonio edilizio esistente sono orientati al conseguimento di elevati livelli di qualità urbana, ambientale, edilizia e di accessibilità, al superamento dei fenomeni di degrado, al completamento, al riequilibrio e/o alla ridefinizione degli assetti insediativi e infrastrutturali.

Ai fini della tutela e valorizzazione degli insediamenti il Regolamento Urbanistico persegue il miglioramento dei livelli prestazionali e di qualità in termini di:

- dotazione di infrastrutture per la mobilità, parcheggi, verde urbano e di connettività urbana, infrastrutture per il trasporto pubblico, arredo urbano;

- dotazione e diversificazione delle attrezzature e servizi pubblici e/o di interesse collettivo;

- dotazione di esercizi commerciali (in particolare quelli di vicinato), attività terziarie, direzionali, turistico-ricettive;

- contenimento dell’impermeabilizzazione del suolo, risparmio idrico, salvaguardia della risorsa idrica;

- dotazione di reti differenziate per lo smaltimento e per l’adduzione idrica, per il riutilizzo delle acque reflue;

NORME 248 TITOLO VII - Disciplina delle aree urbane

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- dotazione di attrezzature per la raccolta differenziata dei rifiuti;

- utilizzazione di materiali edilizi e requisiti delle costruzioni che assicurino la salubrità degli immobili e del territorio, il contenimento energetico, il comfort igrometrico, il rispetto dei requisiti di fruibilità, accessibilità e sicurezza per ogni tipo di utente;

- eliminazione delle barriere architettoniche;

- qualità dell’architettura contemporanea, con particolare riferimento agli spazi ed alle opere pubbliche, anche mediante attivazione di strategie premiali finalizzate alla sostituzione dei tessuti edilizi di recente formazione ovvero alla loro riqualificazione e/o adeguamento agli standard qualitativi e prestazionali contemporanei;

- riqualificazione morfologica e razionalizzazione dei tessuti produttivi.

Gli usi, le attività, le trasformazioni territoriali e gli interventi sul patrimonio edilizio esistente garantiscono l’integrità fisica dei suoli e delle risorse naturali ed essenziali del territorio, nonché la tutela e/o la valorizzazione delle invarianti strutturali presenti. Le attività consentite, che non devono comunque comportare emissioni in atmosfera inquinanti e/o climalteranti, perseguono il riequilibrio ambientale e paesaggistico (anche attraverso il contenimento o l’eliminazione dell’inquinamento acustico, luminoso o visuale) e, congiuntamente, la valorizzazione funzionale, sociale ed economica del territorio.

6. Le aree urbane sono qualificate e connotate dalla presenza delle seguenti invarianti strutturali, individuate con apposito segno grafico negli elaborati cartografici di livello B su base C.T.R. in scala 1:10.000 e disciplinate dal Titolo IV delle presenti norme: - siti archeologici - patrimonio edilizio presente al 1940 - tracciati viari fondativi - viabilità vicinale - ambiti perifluviali - spazi pubblici centrali

7. Le porzioni delle aree urbane individuate con apposito segno grafico negli elaborati cartografici di livello B su base C.T.R. in scala 1:2.000 sono altresì assoggettate alle seguenti discipline speciali, di cui al presente Titolo:

- definizione architettonica dell’edificato nelle aree centrali in rapporto allo spazio pubblico (art. 108)

8. Ferme restando eventuali disposizioni di dettaglio contenute nella “Disciplina della distribuzione e localizzazione delle funzioni” di cui all’art. 5 delle presenti norme, le

NORME 249 TITOLO VII - Disciplina delle aree urbane

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attività e gli usi ammessi nelle aree urbane di cui al presente Titolo sono specificati negli articoli che disciplinano i singoli tessuti o aree. Nelle parti individuate con apposito segno grafico negli elaborati cartografici di livello C su base C.T.R. in scala 1:2.000 e 1:10.000 sono inoltre consentiti i seguenti usi specialistici, disciplinati dalle norme di cui al Titolo VIII:

- edificazione esistente a destinazione turistico-ricettiva nelle aree urbane; - edifici specialistici esistenti a destinazione commerciale; - aree per il deposito o l’esposizione di merci e/o materiali all’aperto.

9. Fatte salve le disposizioni di cui ai Titoli III, IV, V e VI, sugli edifici esistenti sono ammessi gli interventi urbanistico - edilizi previsti dal Titolo VII sulla base della classificazione ad essi attribuita, con le eventuali specificazioni, limitazioni e/o integrazioni definite negli articoli che disciplinano i singoli tessuti o aree.

Nel caso di frazionamento e recupero di edifici esistenti la realizzazione di unità immobiliari ad uso abitativo non può comportare superficie utile abitabile (Sua) netta inferiore a mq 38. Per la nuova edificazione l’uso abitativo è ammissibile con una superficie utile abitabile (SUL) MEDIA di 45 mq (MEDIA MINIMA).

10. Al fine di assicurare il rispetto dei limiti di esposizione ai campi elettromagnetici delle popolazioni, in ottemperanza a quanto disposto dagli artt. 85 e 86 delle presenti norme, la progettazione degli interventi urbanistico - edilizi deve tener conto degli eventuali corridoi infrastrutturali individuati per gli elettrodotti, nonché:

- in prossimità di linee elettriche esistenti, tali interventi devono in ogni caso garantire il rispetto del valore di qualità per il campo magnetico fissato dalla normativa vigente, anche con il ricorso ad opere di mitigazione e contenimento dell’intensità del campo magnetico stesso;

- in prossimità di impianti e/o installazioni per telefonia mobile e/o telecomunicazione esistenti, tali interventi sono subordinati alla verifica della compatibilità elettromagnetica, con riferimento ai valori limite e agli obiettivi di qualità fissati dalla normativa vigente per il campo elettromagnetico.

11. La dotazione minima di standard stabilita dall’art. 79 delle Norme di Piano Strutturale (24 mq/ab.) può essere raggiunta computando le quantità di due o più U.T.O.E. contigue, a condizione che sia comunque assicurata una equilibrata dotazione di attrezzature e servizi in funzione della distribuzione sul territorio della popolazione residente e del fabbisogno indotto dalla presenza quotidiana di visitatori e addetti. L’applicazione dello standard minimo assunto a riferimento è valutata di volta in volta in rapporto alla qualità e quantità delle dotazioni esistenti, agli assetti

NORME 250 TITOLO VII - Disciplina delle aree urbane

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morfotipologici degli insediamenti, alla ubicazione di ogni U.T.O.E. nel territorio comunale.

12. Nell’ottica di una equilibrata programmazione/gestione delle risorse disponibili e per il conseguimento di un livello ottimale di standard, si indicano le seguenti dotazioni (30 mq/ab):

- parcheggi pubblici 5 mq/ab. - verde pubblico 16 mq/ab. - attrezzature scolastiche 5 mq/ab. - attrezzature collettive 4 mq/ab.

13. La disciplina di cui al presente Titolo è integrata da tutte le disposizioni riferite (esclusivamente o meno) alle aree urbane contenute nelle presenti Norme per l’Attuazione e nei relativi allegati, ed in particolare dalle disposizioni di cui ai seguenti Titoli:

- Titolo III: Disciplina degli aspetti geologici e idrogeologici

- Titolo IV: Disciplina delle invarianti strutturali

- Titolo V: Infrastrutture, attrezzature e servizi pubblici e/o di interesse pubblico o generale

- Titolo VI: Classificazione del patrimonio edilizio esistente

- Titolo VIII: Aree per usi specialistici

- Titolo IX: Norme finali e transitorie

In caso di contrasto con le norme del presente Titolo si applicano le disposizioni più restrittive.

NORME 251 TITOLO VII - Disciplina delle aree urbane

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Capo I TESSUTI INSEDIATIVI PREVALENTEMENTE RESIDENZIALI

art. 105 Tessuti storici ed edifici sparsi storicizzati

1. Sono le parti delle aree urbane (capoluogo, centri abitati minori), in cui prevale una edificazione di epoca preindustriale (Catasto Generale Toscano) con parti fino al 1954, che esprimono qualità storiche, artistiche e testimoniali, caratterizzate dalla coerenza generale dell'impianto insediativo nelle sue configurazioni principali relative al rapporto con la trama viaria e con lo spazio pubblico.

I ‘tessuti storici ed edifici sparsi storicizzati’, individuati con apposito segno grafico negli elaborati cartografici di livello A su base C.T.R. in scala 1:2.000, comprendono in prevalenza edifici e complessi edilizi di interesse architettonico o storico- testimoniale, disciplinati dalle norme di cui al Titolo VI Capo II.

Nelle aree centrali essi definiscono altresì spazi pubblici costituenti componente fondamentale ed identitaria degli insediamenti esistenti, nonché sede privilegiata delle relazioni sociali, culturali ed economiche della comunità locale. Gli interventi disciplinati dal Regolamento Urbanistico sono pertanto essenzialmente finalizzati alla conservazione e valorizzazione:

- degli elementi caratterizzanti gli assetti morfologici e tipologici del patrimonio edilizio esistente;

- della configurazione e degli elementi costitutivi e qualificanti dello spazio pubblico.

2. Ove compatibili con le norme di cui ai Titoli IV,e VI, nei ‘tessuti storici ed edifici sparsi storicizzati’ sono ammesse le seguenti destinazioni d’uso: - residenza - attività artigianali di servizio in funzione della residenza - attività turistico-ricettive - ospitalità extralberghiera - attività terziarie/direzionali - attività private di servizio alla persona - commercio al dettaglio, limitatamente agli esercizi di vicinato - pubblici esercizi - parcheggio - verde privato - le attività pubbliche o di interesse pubblico

NORME 252 TITOLO VII - Disciplina delle aree urbane Capo I - Tessuti insediativi prevalentemente residenziali

Comune di Cinigiano - Regolamento Urbanistico

Sono fatte salve le eventuali specificazioni, articolazioni, limitazioni e/o disposizioni contenute nella “Disciplina della distribuzione e localizzazione delle funzioni” di cui all’art. 5 delle presenti norme.

Gli edifici e/o manufatti nei quali alla data di adozione del Regolamento Urbanistico risultino legittimamente insediate attività diverse da quelle sopra elencate possono essere oggetto esclusivamente di interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria, nel rispetto delle caratteristiche strutturali e delle modalità costruttive originarie.

3. Sugli edifici e/o complessi edilizi esistenti sono ammessi gli interventi urbanistico- edilizi previsti dal Titolo VI sulla base della classificazione ad essi attribuita.

Gli interventi di trasformazione riferiti agli edifici appartenenti al patrimonio edilizio posteriore al 1940 (Titolo VI Capo III) eventualmente ricadenti all’interno dei ‘tessuti storici ed edifici sparsi storicizzati’ garantiscono:

- il rispetto delle regole insediative consolidate nel contesto storicizzato di riferimento (allineamenti, profili, linee di gronda, scansioni dei prospetti sugli spazi pubblici, etc.);

- l’eliminazione degli elementi di incoerenza o disarmonia eventualmente presenti.

4. Ferme restando le limitazioni e/o prescrizioni dettate dalle norme di cui al Titolo VI Capo II per le fattispecie in esso disciplinate, nelle aree di pertinenza degli edifici e/o complessi edilizi ricadenti nei ‘tessuti storici ed edifici sparsi storicizzati’ sono altresì consentiti, nel rispetto dei parametri di cui al successivo punto 8, i seguenti interventi:

a) interventi urbanistico - edilizi su consistenze legittime esistenti - volumi secondari (VS) e/o ‘edifici e manufatti a trasformabilità limitata’ (TL) - nel rispetto delle disposizioni di cui agli artt. 102 e 103;

b) realizzazione di volumi secondari (VS) di pertinenza fuori terra (autorimesse, ripostigli esterni, locali di servizio, tettoie, volumi tecnici, etc.), anche in aggiunta alle consistenze legittime esistenti, a condizione che i nuovi manufatti abbiano altezza utile interna non superiore a ml 2,40, misurata nel punto più alto, e siano privi dei requisiti igienico-sanitari per la permanenza continuativa di persone. Non è consentita la realizzazione di intercapedini sotto la copertura;

c) realizzazione di cantine e volumi tecnici interrati fuori della proiezione dell’edificio principale di riferimento;

d) realizzazione di autorimesse pertinenziali interrate, senza limiti di superficie (Snr), fuori della proiezione dell’edificio principale di riferimento;

NORME 253 TITOLO VII - Disciplina delle aree urbane Capo I - Tessuti insediativi prevalentemente residenziali

Comune di Cinigiano - Regolamento Urbanistico

e) sistemazioni a verde, parcheggi pertinenziali a raso, pavimentazioni, cancelli, recinzioni, arredi fissi in genere;

f) sistemazioni a verde, parcheggi pertinenziali a raso, pavimentazioni, cancelli, recinzioni, arredi fissi in genere.

Gli interventi di cui sopra devono garantire - per caratteri morfotipologici, tecniche costruttive e materiali usati - un corretto inserimento nel contesto storicizzato di riferimento. Per gli interventi di cui alle lett. c) e d) deve essere garantito il ripristino degli impianti arborei esistenti e comunque la sistemazione a verde della copertura, se preesistente.

Particolare attenzione dovrà essere posta nel cambio di destinazione d’uso degli edifici, prevedendo attività per le quali non è necessario compromettere l’aspetto esteriore o modificare in modo sostanziale le aree di pertinenza. Il mutamento di destinazione d'uso degli immobili, è possibile tra le categorie ammesse ed individuate precedentemente.

Il mutamento della destinazione è attuabile, con interventi di ristrutturazione, nel rispetto delle tipologie e dei i materiali previsti dalla presente normativa. Per mutamento della destinazione d’uso si intende la modifica dell’uso in atto anche per parti o porzioni minime di superficie dell’unità immobiliare.

I relativi progetti prendono in considerazione l’intera area di pertinenza dell’edificio o complesso edilizio di riferimento. Ove la superficie permeabile di pertinenza (Spp) legittimamente esistente sia inferiore al 25% tali interventi non devono determinare riduzione della Spp medesima.

5. All’interno dei ‘tessuti storici ed edifici sparsi storicizzati’ non è consentita la realizzazione di impianti e/o installazioni per telefonia mobile e/o telecomunicazione di cui all’art. 86 delle presenti norme.

6. Gli interventi urbanistico-edilizi consentiti all’interno dei ‘tessuti storici ed edifici sparsi storicizzati’ devono in ogni caso garantire il rispetto dei seguenti parametri, come definiti dall’art. 10 delle presenti norme:

- Rapporto di copertura: Rc max 60% - Rapporto di occupazione del sottosuolo: Ros max 60%

Per quanto riguarda le distanze minime tra fabbricati e le distanze minime dai confini, si rinvia alle disposizioni di cui agli artt. 15 e 16 delle presenti norme.

7. In presenza di ‘tessuti storici ed edifici sparsi storicizzati’ gli insiemi spaziali individuati negli elaborati cartografici di livello B su base C.T.R. in scala 1:2.000 quali ‘spazi pubblici centrali’ (art. 55) sono soggetti alle seguenti disposizioni:

NORME 254 TITOLO VII - Disciplina delle aree urbane Capo I - Tessuti insediativi prevalentemente residenziali

Comune di Cinigiano - Regolamento Urbanistico

- le insegne e le vetrine degli esercizi commerciali e dei pubblici esercizi devono contribuire alla valorizzazione del contesto urbano di riferimento, attraverso il ricorso a soluzioni equilibrate ed armoniche per dimensioni, materiali, colorazioni, tecniche di illuminazione e progetto grafico;

- l’illuminazione pubblica, l’arredo urbano, le installazioni pubblicitarie, gli spazi verdi, l’uso e la sistemazione del suolo pubblico sono oggetto di specifica pianificazione e progettazione da parte dell’Amm./ne Comunale, anche mediante predisposizione di appositi strumenti di settore.

In specifiche porzioni dei “tessuti storici ed edifici sparsi storicizzati” ricadenti in aree circostanti e adiacenti agli spazi pubblici può essere data applicazione alla definizione architettonica dell’edificato di cui all’art. 105 delle presenti norme. Tali porzioni sono identificate con apposito segno grafico negli elaborati cartografici di livello B su base C.T.R. in scala 1:2.000.

Nelle ‘schede di indirizzo progettuale’ di cui all’Allegato ‘A’ alle presenti norme sono contenute ulteriori indicazioni di dettaglio per la caratterizzazione e/o riqualificazione dello spazio pubblico.

art. 106 Tessuti consolidati prevalentemente residenziali

1. Sono le parti degli insediamenti anche molto recenti, nelle quali sono riconoscibili assetti insediativi coerenti che organizzano i rapporti tra edilizia prevalentemente residenziale, sistema degli spazi pubblici, attrezzature e servizi, maglia viaria. Sono compresi in queste parti anche i plessi insediativi ad impianto preordinato, indipendentemente dall'epoca di costruzione. All’interno dei ‘tessuti consolidati prevalentemente residenziali’, individuati con apposito segno grafico negli elaborati cartografici di livello A su base C.T.R. in scala 1:2.000, gli interventi disciplinati dal Regolamento Urbanistico sono essenzialmente finalizzati:

- alla riqualificazione degli assetti morfologici e tipologici del tessuto urbanistico-edilizio e degli spazi pubblici;

- all’adeguamento del patrimonio edilizio residenziale agli standard qualitativi e prestazionali contemporanei;

- a favorire, anche mediante appositi strumenti incentivanti, il ridisegno e/o la sostituzione dei tessuti edilizi postbellici di scarsa qualità estetica e costruttiva, privilegiando i linguaggi dell’architettura contemporanea.

2. Nel rispetto degli obiettivi di riqualificazione dettati dal Titolo VI, e ferme restando le esigenze di tutela e valorizzazione dettate dalle norme di cui ai Titoli IV,

NORME 255 TITOLO VII - Disciplina delle aree urbane Capo I - Tessuti insediativi prevalentemente residenziali

Comune di Cinigiano - Regolamento Urbanistico

nei ‘tessuti consolidati prevalentemente residenziali ’ sono ammesse le seguenti destinazioni d’uso:

- residenziale - artigianale di servizio - commerciale, esclusa la grande distribuzione - turistico-ricettive - ospitalità extralberghiera - direzionali - pubbliche o di interesse pubblico - a parcheggio - verde privato

Gli edifici e/o manufatti nei quali alla data di adozione del Regolamento Urbanistico risultino legittimamente insediate attività diverse da quelle sopra elencate possono essere oggetto esclusivamente di interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria, nel rispetto delle caratteristiche strutturali e delle modalità costruttive originarie.

3. Sugli edifici e/o complessi edilizi esistenti sono ammessi gli interventi urbanistico - edilizi previsti dal Titolo VI sulla base della classificazione ad essi attribuita, nel rispetto delle disposizioni dettate dai rispettivi articoli.

4. Nelle aree di pertinenza degli edifici e/o complessi edilizi ricadenti nei tessuti di cui al presente articolo sono altresì consentiti, nel rispetto dei parametri di cui al successivo punto 5, i seguenti interventi:

a) interventi urbanistico-edilizi su consistenze legittime esistenti - volumi secondari (VS) e/o ‘edifici e manufatti a trasformabilità limitata’ (TL) - nel rispetto delle disposizioni di cui agli artt. 102 e 103;

b) realizzazione di volumi secondari (VS) di pertinenza fuori terra (autorimesse, ripostigli esterni, locali di servizio, tettoie, volumi tecnici, etc.), anche in aggiunta alle consistenze legittime esistenti, a condizione che i nuovi manufatti abbiano altezza utile interna non superiore a ml 2,40, misurata nel punto più alto, e siano privi dei requisiti igienico-sanitari per la permanenza continuativa di persone. Non è consentita la realizzazione di intercapedini sotto la copertura;

c) realizzazione di cantine e volumi tecnici interrati fuori della proiezione dell’edificio principale di riferimento;

d) realizzazione di autorimesse pertinenziali interrate, senza limiti di superficie (Snr), fuori della proiezione dell’edificio principale di riferimento; e) sistemazioni a verde, parcheggi pertinenziali a raso, pavimentazioni, cancelli, recinzioni, arredi fissi in genere.

Particolare attenzione dovrà essere posta nel cambio di destinazione d’uso degli edifici, prevedendo attività per le quali non è necessario compromettere l’aspetto

NORME 256 TITOLO VII - Disciplina delle aree urbane Capo I - Tessuti insediativi prevalentemente residenziali

Comune di Cinigiano - Regolamento Urbanistico

esteriore o modificare in modo sostanziale le aree di pertinenza. Il mutamento di destinazione d'uso degli immobili, è possibile tra le categorie ammesse al comma 2.

Gli interventi di cui sopra sono attuati con criteri e tecniche costruttive che garantiscono un corretto inserimento nel contesto di riferimento e contribuiscono alla riqualificazione estetico-funzionale delle aree pertinenziali interessate, anche ai fini della valorizzazione dello spazio pubblico.

Per gli interventi di cui alle lett. c) e d) deve essere garantito il ripristino degli impianti arborei esistenti e comunque la sistemazione a verde della copertura, se preesistente. I relativi progetti prendono in considerazione l’intera area di pertinenza dell’edificio o complesso edilizio di riferimento e sono sottoscritti da tutti i soggetti aventi titolo, ovvero proposti o assentiti dal condominio, ove costituito. Ove la superficie permeabile di pertinenza (Spp) legittimamente esistente sia inferiore al 25% tali interventi non devono determinare riduzione della Spp medesima.

5. Gli interventi urbanistico - edilizi consentiti all’interno dei tessuti consolidati prevalentemente residenziali devono in ogni caso garantire il rispetto dei seguenti parametri, come definiti dall’art. 10 delle presenti norme:

- Rapporto di copertura: Rc max 60% - Rapporto di occupazione del sottosuolo: Ros max 75%

Per quanto riguarda le distanze minime tra fabbricati e le distanze minime dai confini, si rinvia alle disposizioni di cui agli artt. 15 e 16 delle presenti norme.

6. In specifiche porzioni dei tessuti consolidati prevalentemente residenziali ricadenti in aree circostanti e adiacenti agli spazi pubblici può essere data applicazione alla definizione architettonica dell’edificato di cui all’art. 108 delle presenti norme. Tali porzioni sono identificate con apposito segno grafico negli elaborati cartografici di livello B su base C.T.R. in scala 1:2.000.

7. Nelle ‘schede di indirizzo progettuale’ di cui all’Allegato ‘A’ alle presenti norme sono contenute indicazioni di dettaglio per la caratterizzazione e/o riqualificazione dello spazio pubblico in aree urbane spesso connotate in prevalenza da tessuti consolidati prevalentemente residenziali, e che rivestono un ruolo strategico per il riordino e la ridefinizione in senso qualitativo degli assetti insediativi alla scala urbana o di quartiere.

Tali aree comprendono talora gli insiemi spaziali individuati negli elaborati cartografici di livello B su base C.T.R. in scala 1:2.000 quali ‘Spazi pubblici centrali ’ (art. 55), costituenti invariante strutturale del territorio comunale.

NORME 257 TITOLO VII - Disciplina delle aree urbane Capo I - Tessuti insediativi prevalentemente residenziali

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art. 107 Tessuti incoerenti

1. Sono le parti degli insediamenti prive di ordinamenti morfologici intenzionali e riconoscibili, incluse parti non edificate interstiziali o marginali, in cui si registrano talora usi incongrui e/o situazioni di degrado localizzato.

Formano margini incompiuti in cui non risulta completamente definito il rapporto tra insediamenti e territorio aperto.

2. All'interno di tali parti individuati con apposito segno grafico negli elaborati cartografici di livello A su base C.T.R. in scala 1:2.000, gli interventi disciplinati dal Regolamento Urbanistico sono essenzialmente finalizzati a:

- residenziale - artigianale - commerciale - turistico-ricettive - ospitalità extralberghiera - direzionali - pubbliche o di interesse pubblico - a parcheggio - verde privato.

La destinazione d’uso artigianale è riferita ad artigianato non nocivo e/o molesto, quali piccoli laboratori per la lavorazione dei tessuti, della pelletteria o altro, nel rispetto delle normative vigenti in materia d’inquinamento acustico e ambientale.

Gli edifici e/o manufatti nei quali alla data di adozione del Regolamento Urbanistico risultino legittimamente insediate attività diverse da quelle sopra elencate possono essere oggetto esclusivamente di interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria, nel rispetto delle caratteristiche strutturali e delle modalità costruttive originarie.

Il Regolamento Urbanistico, nel rispetto degli obiettivi delineati dal Piano Strutturale, definisce altresì la disciplina delle attività esistenti diverse da quelle sopra elencate, nonché gli eventuali interventi di trasformazione del patrimonio edilizio esistente consentiti in relazione a tali attività.

3. Nelle aree di pertinenza degli edifici e/o complessi edilizi ricadenti nei tessuti di cui al presente articolo sono altresì consentiti, nel rispetto dei parametri di cui al successivo punto 5, i seguenti interventi:

a) interventi urbanistico-edilizi su consistenze legittime esistenti - volumi secondari (VS) e/o ‘edifici e manufatti a trasformabilità limitata’ (TL) - nel rispetto delle disposizioni di cui agli artt. 102 e 103;

NORME 258 TITOLO VII - Disciplina delle aree urbane Capo I - Tessuti insediativi prevalentemente residenziali

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b) realizzazione di volumi secondari (VS) di pertinenza fuori terra (autorimesse, ripostigli esterni, locali di servizio, tettoie, volumi tecnici, etc.), anche in aggiunta alle consistenze legittime esistenti, a condizione che i nuovi manufatti abbiano altezza utile interna non superiore a ml 2,40, misurata nel punto più alto, e siano privi dei requisiti igienico-sanitari per la permanenza continuativa di persone. Non è consentita la realizzazione di intercapedini sotto la copertura;

c) realizzazione di cantine e volumi tecnici interrati fuori della proiezione dell’edificio principale di riferimento;

d) realizzazione di autorimesse pertinenziali interrate, senza limiti di superficie (Snr), fuori della proiezione dell’edificio principale di riferimento; e) sistemazioni a verde, parcheggi pertinenziali a raso, pavimentazioni, cancelli, recinzioni, arredi fissi in genere;

f) incrementi della superficie coperta e del volume, sono ammessi relativamente agli interventi per adeguamenti igienico sanitari e per il superamento delle barriere architettoniche nel rispetto del limite massimo di mq. 5,00 di superficie e di mc. 15,00 di volume.

g) Ristrutturazione edilizia;

Gli interventi di ristrutturazione edilizia dovranno garantire il mantenimento degli elementi di particolare pregio e le caratteristiche del tessuto edilizio rappresentati, sul lato strada, da aree verdi e giardini.

4. Particolare attenzione dovrà essere posta nel cambio di destinazione d’uso degli edifici, prevedendo attività per le quali non è necessario compromettere l’aspetto esteriore o modificare in modo sostanziale le aree di pertinenza. Il mutamento di destinazione d'uso degli immobili, è possibile tra le categorie ammesse ed individuate precedentemente.

Il mutamento della destinazione è attuabile, con interventi di ristrutturazione, nel rispetto delle tipologie e dei i materiali previsti dalla presente normativa. Per mutamento della destinazione d’uso si intende la modifica dell’uso in atto anche per parti o porzioni minime di superficie dell’unità immobiliare.

5. Per quanto riguarda le distanze minime tra fabbricati e le distanze minime dai confini, si rinvia alle disposizioni di cui agli artt. 15 e 16 delle presenti norme.

NORME 259 TITOLO VII - Disciplina delle aree urbane Capo I - Tessuti insediativi prevalentemente residenziali

Comune di Cinigiano - Regolamento Urbanistico

art. 108 Definizione architettonica dell’edificato nelle aree centrali in rapporto allo spazio pubblico

1. Sono soggette alla disciplina del presente articolo le porzioni dei tessuti residenziali dei centri abitati circostanti e adiacenti agli spazi pubblici. Trattasi di edilizia sia di origine storica sia di recente impianto con valori identitari e caratterizzazione architettonica tipica degli spazi centrali degli insediamenti urbani. Tali parti sono identificate con apposito segno grafico negli elaborati cartografici di livello B su base C.T.R. in scala 1:2.000.

2. Le porzioni di tessuto insediativo di cui al presente articolo necessitano di interventi organici e coordinati di riqualificazione estetica e di integrazione funzionale, finalizzati ad una caratterizzazione e vitalizzazione delle aree centrali del capoluogo, privilegiando i linguaggi e le tecniche costruttive proprie dell’architettura contemporanea.

3. Ai fini di cui al punto 2, per gli immobili (o per le porzioni di essi prospettanti sugli spazi pubblici) soggetti alla disciplina speciale di cui al presente articolo l’Amm./ne Comunale elabora e detta specifici indirizzi di cui all’ “Allegato A e B” delle presenti norme, sulla base del quale possono essere concessi incentivi economici ed urbanistici per i singoli interventi di iniziativa privata. Le schede contengono:

- i profili e gli allineamenti planoaltimetrici di riferimento per i singoli interventi di iniziativa privata, evidenziando gli incentivi urbanistici attribuiti ai singoli edifici in termini di incrementi di superficie utile lorda (Sul) e/o di volume (V);

- la promozione per l’insediamento di nuovi esercizi commerciali di vicinato e di pubblici esercizi, e/o favorendo il consolidamento delle attività già insediate;

- gli elementi di coordinamento con la disciplina dettata dalla ‘scheda di indirizzo progettuale’ (di cui all’Allegato ‘B’ alle presenti norme);

- le eventuali deroghe alle disposizioni art. 12 e 13 in materia di dotazioni di parcheggio per la sosta stanziale e di relazione, fermo restando il rispetto dei minimi previsti dalle vigenti norme di riferimento;

- i contenuti prescrittivi degli schemi di convenzione relativi ai singoli interventi di iniziativa privata e le relative forme di garanzia.

Gli interventi privati proposti in applicazione dei contenuti delle schede in “Allegato A e B” - attuabili sia con elementi strutturali aggiunti agli edifici esistenti che mediante interventi di totale demolizione e ricostruzione - perseguono la qualità dell’architettura contemporanea, la valorizzazione estetica e funzionale degli spazi urbani, nonché il miglioramento dei livelli prestazionali dei singoli edifici in termini di

NORME 260 TITOLO VII - Disciplina delle aree urbane Capo I - Tessuti insediativi prevalentemente residenziali

Comune di Cinigiano - Regolamento Urbanistico

contenimento dei consumi energetici, salubrità, comfort igrometrico, fruibilità, accessibilità e sicurezza. Gli eventuali incentivi urbanistici previsti sono:

- da intendersi aggiuntivi rispetto agli incrementi una tantum eventualmente consentiti dalla disciplina di cui al Titolo VI delle presenti norme in funzione della classificazione attribuita ai singoli edifici;

- non possono superare il 10% della superficie utile lorda (Sul) legittima esistente di ciascun fabbricato.

4. In riferimento al punto 3, alle porzioni di tessuto consolidato prevalentemente residenziale di cui al presente articolo si applicano le disposizioni di cui all’art. 106 delle presenti norme. Sugli edifici esistenti all’interno delle aree di cui al presente articolo sono ammessi gli interventi urbanistico-edilizi previsti dal Titolo VI sulla base della classificazione ad essi attribuita.

NORME 261 TITOLO VII - Disciplina delle aree urbane Capo I - Tessuti insediativi prevalentemente residenziali

Comune di Cinigiano - Regolamento Urbanistico

Capo II TESSUTI INSEDIATIVI PREVALENTEMENTE PRODUTTIVI

art. 109 Tessuti consolidati prevalentemente produttivi

1. Sono le parti dei tessuti insediativi a carattere produttivo, caratterizzate dalla diffusa presenza di edifici ed aree scoperte a destinazione produttiva (artigianale e industriale), di deposito e di commercio all’ingrosso, con limitate inclusioni residenziali.

2. All’interno dei tessuti produttivi consolidati di cui al presente articolo, individuati con apposito segno grafico negli elaborati cartografici di livello A su base C.T.R. in scala 1:2.000, il Regolamento Urbanistico consente le seguenti attività:

- artigianali di servizio - industriali e artigianali - commerciale - turistico-ricettive - direzionali - pubbliche e di interesse pubblico - a parcheggio - verde privato

Gli edifici e/o manufatti nei quali alla data di adozione del Regolamento Urbanistico risultino legittimamente insediate attività diverse da quelle elencate al precedente punto 1, possono essere oggetto esclusivamente di interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria, nel rispetto delle caratteristiche strutturali e delle modalità costruttive originarie.

Per le attività di stoccaggio, deposito, commercio all’ingrosso e al dettaglio, l’efficacia del titolo abilitativo è condizionata all’esistenza di idonea viabilità di accesso al lotto. La realizzazione di residenze/laboratorio finalizzate alla sperimentazione produttiva è subordinata alla stipula di apposita convenzione a garanzia del mantenimento della destinazione d’uso.

Le eventuali porzioni degli edifici e/o complessi edilizi legittimamente adibite ad uso abitativo alla data di adozione del Regolamento Urbanistico possono essere oggetto di interventi urbanistico-edilizi non eccedenti la ristrutturazione edilizia ‘R2’, come definita dall’art. 24 delle presenti norme, a condizione che non siano costituite unità immobiliari autonome ad uso residenziale.

Nei limiti dei dimensionamenti consentiti possono essere ricavati spazi per portierato e sorveglianza a servizio delle attività insediate, nella misura strettamente necessaria. Tali spazi non possono costituire unità immobiliari autonome.

NORME 262 TITOLO VII - Disciplina delle aree urbane Capo II - Tessuti insediativi prevalentemente produttivi

Comune di Cinigiano - Regolamento Urbanistico

3. Gli interventi ammissibili sono finalizzati a:

- al miglioramento estetico e prestazionale degli edifici per finalità di sviluppo e/o riorganizzazione aziendale;

- al mantenimento e/o miglioramento degli equilibri insediativi, anche mediante incremento delle dotazioni di parcheggio ad uso privato e delle superfici permeabili di pertinenza;

- alla riqualificazione degli assetti insediativi e degli spazi pubblici, anche mediante il ridisegno e/o la sostituzione dell’edificato di scarsa qualità estetica e costruttiva, privilegiando i linguaggi dell’architettura contemporanea.

4. Fermo restando il rispetto delle disposizioni di cui ai Titoli III, IV e V, sono ammessi, in aggiunta alle disposizioni dettate dalle norme di cui al Titolo VI Capo III in funzione della classificazione attribuita ai singoli edifici e/o complessi edilizi, gli interventi urbanistico-edilizi di seguito elencati. Per tali interventi è prescritto il rispetto delle condizioni e dei parametri di cui ai successivi punti 5 e 6.

a) sfruttamento una tantum della eventuale capacità edificatoria attribuita dal previgente P.R.G.C. e non ancora utilizzata prima dell’entrata in vigore del Regolamento Urbanistico, realizzabile mediante nuovi corpi di fabbrica, addizioni volumetriche (preferibilmente in sopraelevazione), ovvero nel quadro di un complessivo intervento di demolizione e ricostruzione parziale o totale riferito all’intero lotto urbanistico di riferimento. Lo sfruttamento della capacità edificatoria di cui trattasi è ammessa anche su eventuali lotti urbanistici inedificati, a condizione che il 20% della superficie di tali lotti venga destinata alla realizzazione di parcheggi pubblici;

b) incremento una tantum nella misura del 5% della superficie utile lorda (Sul) legittima di ciascun edificio esistente alla data di adozione del Regolamento Urbanistico - esclusi volumi secondari (VS) e manufatti a trasformabilità limitata (TL) - realizzabile mediante addizione volumetrica (preferibilmente in sopraelevazione) ovvero nel quadro di un complessivo intervento di demolizione e ricostruzione riguardante l’intero edificio e la relativa area di pertinenza o l’intero lotto urbanistico di riferimento;

c) incremento del numero di unità immobiliari, nei limiti specificati al successivo punto 5;

d) incremento di volume (V) mediante sopraelevazione, per la realizzazione di magazzini a gestione automatizzata o per altre esigenze funzionali, senza incremento di superficie utile (Sul);

e) pareti ventilate, strutture esterne di rivestimento, ed altri elementi tecnologici consimili con funzioni di contenimento energetico e/o di riqualificazione estetico-architettonica;

NORME 263 TITOLO VII - Disciplina delle aree urbane Capo II - Tessuti insediativi prevalentemente produttivi

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f) realizzazione di autorimesse pertinenziali interrate, senza limiti di superficie (Snr), anche fuori della proiezione dell’edificio e/o complesso edilizio;

g) realizzazione di parcheggi pertinenziali sulle coperture degli edifici;

h) realizzazione di volumi secondari (VS) di pertinenza fuori terra (locali di servizio, tettoie, volumi tecnici, autorimesse, etc.), anche in aggiunta alle consistenze legittime esistenti;

i) realizzazione di volumi tecnici interrati;

j) interventi urbanistico-edilizi su consistenze legittime esistenti - volumi secondari (VS) e/o ‘edifici e manufatti a trasformabilità limitata’ (TL) - nel rispetto delle disposizioni di cui agli artt. 102 e 103;

k) sistemazioni a verde, parcheggi pertinenziali a raso, pavimentazioni, cancelli, recinzioni, arredi fissi in genere.

Gli interventi di cui sopra sono attuati con criteri e tecniche costruttive che garantiscono un corretto inserimento nel contesto di riferimento e contribuiscono alla riqualificazione estetico-funzionale delle aree pertinenziali interessate, anche ai fini della valorizzazione dello spazio pubblico. Ove la superficie permeabile di pertinenza (Spp) legittimamente esistente sia inferiore al 25% tali interventi non devono determinare riduzione della Spp medesima.

Per favorire la realizzazione di interventi comportanti la creazione di autorimesse pertinenziali interrate o di parcheggi sulle coperture possono essere disposti dal Consiglio Comunale appositi incentivi economici, anche mediante riduzione degli oneri di urbanizzazione dovuti. L’entità, i requisiti e le casistiche per l’applicazione di tali incentivi sono disposte con apposito provvedimento consiliare.

5. Gli interventi urbanistico-edilizi consentiti all’interno dei tessuti produttivi consolidati devono in ogni caso garantire il rispetto delle seguenti condizioni:

a) i progetti degli interventi di cui alle lettere a) e b) del precedente punto 4 sono tra loro cumulabili e devono essere sottoscritti da tutti i soggetti aventi titolo;

b) gli interventi comportanti incremento del numero di unità immobiliari (punto 4 lett. c) non possono determinare la realizzazione di nuove unità immobiliari ad uso produttivo con superficie utile lorda (Sul) inferiore a mq 500;

c) le dotazioni di parcheggio per la sosta stanziale definite dall’art. 12 sono dovute:

a) in ragione della superficie utile lorda (Sul) ricostruita, negli interventi comportanti demolizione e ricostruzione (parziale o totale) delle consistenze edilizie esistenti. In caso di parziale demolizione e ricostruzione, sulla volumetria residua deve essere

NORME 264 TITOLO VII - Disciplina delle aree urbane Capo II - Tessuti insediativi prevalentemente produttivi

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verificato il rispetto delle dotazioni di parcheggio ad uso privato dovute alla data di rilascio del titolo abilitativo originario;

b) in ragione della superficie utile lorda (Sul) aggiuntiva, negli interventi di ristrutturazione edilizia o negli ampliamenti da realizzarsi mediante ampliamento volumetrico. Sulla volumetria residua deve essere altresì verificato il rispetto delle dotazioni di parcheggio dovute alla data di rilascio del titolo abilitativi originario;

c) in ragione della superficie utile lorda (Sul) delle unità immobiliari derivate, negli interventi comportanti frazionamento immobiliare. Sulle unità immobiliari residue deve essere altresì verificato il rispetto delle dotazioni di parcheggio dovute alla data di rilascio del titolo abilitativo originario;

d) in ragione della superficie utile lorda (Sul) interessata, negli interventi comportanti modifica della destinazione d’uso. Sulla porzione residua deve essere verificato il rispetto delle dotazioni di parcheggio dovute alla data di rilascio del titolo abilitativo originario.

e) l’inserimento di esercizi commerciali o di attività ad essi assimilate comporta il reperimento delle dotazioni di parcheggio per la sosta di relazione, determinate nel rispetto delle disposizioni di cui all’art. 13.

6. Gli interventi urbanistico-edilizi consentiti all’interno dei tessuti produttivi consolidati devono in ogni caso garantire il rispetto dei seguenti parametri, come definiti dall’art. 10 delle presenti norme:

- Rapporto di copertura: Rc max 50% - Altezza massima: Hmax ml 13,00 - Rapporto di occupazione del sottosuolo: Ros max 75%

Per quanto riguarda le distanze minime tra fabbricati e le distanze minime dai confini, si rinvia alle disposizioni di cui agli artt. 15 e 16 delle presenti norme.

Non rientrano nel calcolo del rapporto di copertura (Rc) le rampe carrabili necessarie per accedere ad eventuali parcheggi pertinenziali collocati sulle coperture degli edifici o comunque collocati su solai posti a quota sopraelevata rispetto al piano di campagna. Tali rampe non rilevano ai fini delle distanze dei fabbricati dai confini di cui all’art. 16.

E’ permessa un’altezza maggiore di quella sopra indicata per attrezzature tecnologiche, magazzini a gestione automatizzata, e per gli altri speciali impianti necessari alle attività produttive.

NORME 265 TITOLO VII - Disciplina delle aree urbane Capo II - Tessuti insediativi prevalentemente produttivi

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7. Per l’insediamento di S.Rita, il Regolamento Urbanistico detta specifici indirizzi di cui all’ “Allegato A e B” delle presenti norme, che indica:

- le possibilità di intervento, ovvero le quantità e le qualità degli spazi da ricavare all’interno del centro abitato per il raggiungimento di una equilibrata composizione dell’insediamento e di un mix integrato di funzioni;

- le opportunità operative, ossia l’individuazione di quali operazioni sono condotte per iniziativa pubblica, quali per iniziativa privata e quali per iniziativa combinata pubblico-privata a guida pubblica.

8. Per gli insediamenti industriali e artigianali si persegue la qualificazione di “aree ecologicamente attrezzate” . A tal fine dette aree devono soddisfare i seguenti requisiti:

- presenza e gestione unitaria ed integrata di infrastrutture e di servizi idonei a garantire la prevenzione dall’inquinamento, la tutela della salute, la corretta gestione dei cicli delle risorse (aria, acqua, suolo, rifiuti);

- interventi di compensazione ambientale in grado di ridurre l’impronta ecologica dell’insediamento;

- Organizzazione di un sistema di gestione ambientale comune all’intera area, che gestisca unitariamente le infrastrutture, i servizi e le aree comuni e che collabori con le diverse imprese presenti nell’area per promuovere l’adozione di sistemi di gestione ambientale interni alle aziende.

- Salvaguardia delle aree naturali e della vegetazione autoctona presente, mantenendo gli alberi esistenti e prevedendo spazi di vegetazione locale nelle aree di nuova edificazione, al fine di creare barriere frangivento; migliorare il microclima; assorbire anidride carbonica;

- contenere l’erosione; limitare l’impatto sulla biodiversità; creare zone cuscinetto tra l’area produttiva e le zone limitrofe, limitandone così i diversi impatti acustici, visivi, luminosi ecc;

- Utilizzazione di specie e varietà che tengano in considerazione le condizioni locali, limitando la necessità di manutenzione e irrigazione.

- Ottimizzazione dei consumi energetici, adottando tecnologie di produzione efficienti e promuovendo sinergie tra le diverse attività (processi a cascata tra impianti diversi, ecc.) e massimizzando l’uso di energie rinnovabili;

- Gestione unitaria del ciclo dell’acqua all’interno dell’area, diversificando la tipologia dell’acqua utilizzata a seconda dell’uso, installando impianti comuni per il trattamento dei reflui industriali e per il recupero e gestione dell’acqua piovana;

- Gestione dei materiali usati, promuovendone per quanto possibile il riciclo e il trattamento (compostaggio, incenerimento con recupero d’energia ecc.) all’interno dell’area;

NORME 266 TITOLO VII - Disciplina delle aree urbane Capo II - Tessuti insediativi prevalentemente produttivi

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- Organizzazione di sistemi di trasporto collettivo che minimizzino il ricorso all’auto privata;

- Scaglionamento degli orari di lavoro e carico-scarico merci con l’obiettivo di ridurre il traffico durante le ore di punta;

- Qualità dell’impianto urbanistico tale da minimizzare gli impatti funzionali e paesistici;

- Elevare la qualità urbana complessiva e promuovere sinergie rispetto alle funzioni esercitate nelle aree contermini;

- Localizzazione dell’area vicino a sistemi di trasporto già esistenti, in particolare a sistemi di trasporto efficienti dal punto di vista ambientale. - Localizzazione delle attività che fanno maggior ricorso ai servizi di trasporto (società di deposito e distribuzione) in aree direttamente accessibili dai raccordi ferroviari e autostradali;

- Progettazione delle infrastrutture interne all’area che contribuisca alla razionalizzazione logistica della circolazione delle merci a livello territoriale;

- Localizzazione degli standard a verde in modo da garantire sia la realizzazione di zone cuscinetto rispetto alle aree limitrofe, che la loro concentrazione in spazi adeguatamente ampi e fruibili;

- Realizzazione dell’area per comparti unitari anziché per singoli lotti;

- Completo utilizzo delle aree già urbanizzate prima di ipotecarne di nuove, al fine di garantire la realizzazione e l’utilizzo ottimale di servizi e attrezzature comuni e ridurre drasticamente il consumo di suolo;

- Minimizzazione dell’attraversamento o interramento dei corsi d’acqua, e creazione di bacini di contenimento artificiali o zone umide per evitare che le acque piovane si riversino direttamente nei corsi d’acqua;

- Concentrazione della densità edilizia interna all’area, raggruppando le industrie che presentano impatti ambientali simili, promuovendo la condivisione dei trasporti e lo scambio dei surplus di risorse, e progettando infrastrutture comuni per le piccole imprese (aree per il carico-scarico delle merci, per il parcheggio e l’immagazzinamento);

- Organizzazione dei lotti in modo da massimizzare l’utilizzo della luce naturale all’interno degli edifici e ottimizzare l’energia solare passiva;

- Localizzazione delle aree a parcheggio in zone facilmente accessibili;

- Progettazione unitaria per l’intera area, con una chiara gerarchia degli spazi aperti (traffico operativo, percorsi pedonali, piazze, verde urbano, viali alberati) ed edificati (indicazioni planivolumetriche, localizzazione edifici di servizio);

- Realizzazione di piste ciclabili e percorsi pedonali interni all’area;

NORME 267 TITOLO VII - Disciplina delle aree urbane Capo II - Tessuti insediativi prevalentemente produttivi

Comune di Cinigiano - Regolamento Urbanistico

- Progettazione dell’inserimento paesistico dell’area nel contesto territoriale, con riferimento alle connessioni visuali interne ed esterne.

- Realizzazioni edilizie tali da ridurre i consumi di risorse e l’impatto ambientale e paesistico sul territorio;

- Realizzazione di opere di scavo che seguano il profilo del terreno, evitando di modificare aree di drenaggio naturale e mantenendo intatti i canali di deflusso;

- Predisposizione di un piano di gestione dei rifiuti derivanti dalle operazioni di costruzione (riutilizzo dei materiali, riduzione dell’uso di materiali tossici e pericolosi, separazione in loco dei rifiuti prodotti, riutilizzo dei materiali da demolizione);

- Limitazione delle aree impermeabilizzate e utilizzazione, ove possibile, di pavimentazioni porose;

- Progettazione degli edifici con specifica attenzione all’efficienza energetica, riducendone la necessità di illuminazione artificiale, le perdite di calore durante l’inverno e l’accumulo di calore durante l’estate (anche mediante azioni di piantumazione e tetti verdi);

- Scelta dei materiali edili in considerazione delle future esigenze di manutenzione e della loro biodegradabilità come rifiuti;

- Integrazione dell’aspetto esteriore degli edifici e delle strutture nell’ambiente naturale e nel contesto paesaggistico locale, sia urbano che rurale, selezionando modalità costruttive e materiali in funzione del contesto;

- Nel caso di preesistenze edilizie di valore storico o testimoniale, mantenimento delle tipologie e degli allineamenti stradali.

9. Si rinvia a quanto specificamente previsto dal “Piano per la razionalizzazione del sistema di distribuzione dei carburanti sul territorio comunale” per quanto riguarda la possibilità di realizzare gli impianti di distribuzione carburanti di cui all’art. 79 in aree ricadenti nei tessuti di cui al presente articolo.

NORME 268 TITOLO VII - Disciplina delle aree urbane Capo II - Tessuti insediativi prevalentemente produttivi

Comune di Cinigiano - Regolamento Urbanistico

Capo III DISCIPLINA DEL VERDE PRIVATO E DEI SUOLI PREVALENTEMENTE INEDIFICATI

art. 110 Aree prevalentemente non edificate di tutela degli insediamenti

1. Sono le parti contigue agli insediamenti, prevalentemente inedificate, di norma caratterizzate da formazioni paesistiche o ambientali di pregio destinate alla tutela dei rapporti tra insediamenti e paesaggio. Le aree di cui al presente articolo sono individuate con apposito segno grafico negli elaborati cartografici di livello A su base C.T.R. in scala 1:2.000.

2. Il Regolamento Urbanistico orienta l’assetto delle aree di cui trattasi verso ordinamenti morfologici coerenti e riconoscibili che ne rafforzino il ruolo di complementarità ambientale e funzionale agli insediamenti urbani. Nelle aree di cui trattasi ogni attività, uso o intervento, oltre a garantire la tutela e/o la valorizzazione degli elementi di invarianza eventualmente presenti, deve favorire per quanto possibile il raggiungimento dei seguenti obiettivi:

- configurazione degli spazi non edificati in coerenza con gli assetti insediativi consolidati delle aree urbane e con gli elementi caratterizzanti della trama fondiaria;

- conservazione, recupero e/o integrazione degli impianti arborei e arbustivi, anche al fine di arricchire la dotazione di verde urbano;

- mantenimento dell'assetto morfologico esistente e conservazione della copertura vegetale dei suoli, ove presente;

- riqualificazione ambientale, funzionale e paesaggistica delle parti in condizioni di degrado.

3. Fatte salve le limitazioni e/o prescrizioni contenute nelle norme di cui ai Titoli III, IV, V e VI, nelle aree disciplinate dal presente articolo sono ammesse le seguenti forme di utilizzazione:

- agricola e attività ad essa connesse - tempo libero all’aperto e relativi servizi - verde privato.

Negli spazi privati di cui al presente articolo, ove ricadenti all’interno dei centri abitati in aree costituite esclusivamente o prevalentemente da tessuti residenziali, è consentita la realizzazione di autorimesse interrate ad uso privato. Per tali interventi è prescritto il rispetto dei seguenti parametri, come definiti dall’art. 11 delle presenti norme:

NORME 269 TITOLO VII - Disciplina delle aree urbane Capo III - Disciplina del verde privato e dei suoli prevalentemente inedificati

Comune di Cinigiano - Regolamento Urbanistico

- Rapporto di occupazione del sottosuolo: Ros max 75% - Superficie permeabile di pertinenza: Spp min 25%

4. Nelle aree di cui trattasi è consentito:

- l’installazione degli annessi agricoli reversibili, di cui all’art. 118;

- per i ‘volumi secondari’ (VS) e gli ‘edifici e manufatti a trasformabilità limitata’ (TL) legittimi esistenti si fa riferimento alle disposizioni di cui agli artt. 102 e 103.

- recupero e la riqualificazione ambientale e paesistica per le aree in condizioni di degrado;

- tutela e valorizzazione per le parti di pregio.

- non è consentita la realizzazione di nuovi edifici e manufatti di qualsivoglia tipologia, fatta eccezione per le autorimesse interrate di cui al precedente punto 3.

5. Sulla base di progetti estesi unitariamente all’intera area è consentita la realizzazione di recinzioni e sistemazioni a verde (compresi spazi pavimentati, nella misura strettamente necessaria per le forme di utilizzazione consentite) a condizione che l’intervento contribuisca al raggiungimento degli obiettivi di cui al precedente punto 2.

art. 111 Aree prevalentemente non edificate integrative degli insediamenti

1. Sono le parti contigue agli insediamenti, prevalentemente inedificate, di norma caratterizzate da formazioni paesistiche o ambientali di pregio, e/o vocate alla collocazione di attrezzature e servizi pubblici o di interesse pubblico. Le aree di cui al presente articolo sono individuate con apposito segno grafico negli elaborati cartografici di livello A su base C.T.R. in scala 1:2.000.

2. Fatte salve le limitazioni e/o prescrizioni contenute nelle norme di cui ai Titoli III, IV, V e VI, nelle aree disciplinate dal presente articolo sono ammesse le seguenti forme di utilizzazione:

- tempo libero all’aperto e relativi servizi; - pubbliche o di interesse pubblico;

NORME 270 TITOLO VII - Disciplina delle aree urbane Capo III - Disciplina del verde privato e dei suoli prevalentemente inedificati

Comune di Cinigiano - Regolamento Urbanistico

- spazi di parcheggio con fondo permeabile, nella misura strettamente necessaria alla conduzione delle attività consentite ed in forme compatibili con il contesto di riferimento; - verde privato. Gli interventi connessi con le forme di utilizzazione di cui sopra non devono comunque comportare modifiche sostanziali alla morfologia dei terreni.

E’ altresì consentito il mantenimento delle attività agricole, aziendali o amatoriali, presenti alla data di adozione del Regolamento Urbanistico.

Nelle aree di cui trattasi è consentito:

- l’installazione degli annessi agricoli reversibili, di cui all’art. 118;

- per i ‘volumi secondari’ (VS) e gli ‘edifici e manufatti a trasformabilità limitata’ (TL) legittimi esistenti si fa riferimento alle disposizioni di cui agli artt. 102 e 103.

- recupero e la riqualificazione ambientale e paesistica per le aree in condizioni di degrado;

- tutela e valorizzazione per le parti di pregio.

Sono inoltre ammessi i seguenti usi specialistici:

- aree per attività culturali e/o ricreative all’aperto.

Sulla base di progetti estesi unitariamente all’intera area è consentita la realizzazione di recinzioni e spazi pavimentati, (nella misura strettamente necessaria per le forme di utilizzazione consentite) a condizione che l’intervento sia corredato da sistemazioni a verde che contribuiscano alla riqualificazione paesaggistica degli insediamenti, nel rispetto degli obiettivi di cui al successivo punto 4, ed in particolare nelle parti confinanti con il territorio rurale.

4. Il Regolamento Urbanistico persegue il riordino e la riqualificazione delle aree di cui trattasi orientandone l’assetto verso ordinamenti morfologici coerenti e riconoscibili che ne rafforzino il ruolo di complementarità paesaggistica e funzionale agli insediamenti. Nelle aree di cui trattasi ogni attività, uso o intervento, oltre a garantire la tutela e/o la valorizzazione degli elementi di invarianza eventualmente presenti, deve favorire per quanto possibile il raggiungimento dei seguenti obiettivi:

- riqualificazione paesaggistica e funzionale, mediante configurazione degli spazi non edificati in coerenza con gli assetti insediativi consolidati e con gli elementi caratterizzanti della trama fondiaria;

- manutenzione dell'assetto morfologico e della copertura vegetale dei suoli;

NORME 271 TITOLO VII - Disciplina delle aree urbane Capo III - Disciplina del verde privato e dei suoli prevalentemente inedificati

Comune di Cinigiano - Regolamento Urbanistico

- conservazione, recupero e/o integrazione degli impianti arborei e arbustivi, anche al fine di definire margini e filtri vegetali di protezione e/o riqualificazione degli insediamenti;

- riordino degli assetti insediativi, anche mediante eliminazione di consistenze edilizie di origine abusiva.

5. In specifiche aree individuate con apposito segno grafico negli elaborati cartografici di livello C su base C.T.R. in scala 1:2.000, è inoltre ammesso il seguente uso specialistico:

- aree per impianti per la distribuzione dei carburanti disciplinate dall’art. 79.

6. Nelle presenti aree sono consentite solo recinzioni in pali in legno e rete a maglia sciolta, senza parti in muratura e cordoli di fondazione. Sono consentite deroghe per comprovate esigenze di sicurezza solo nelle parti soggette ad usi specialistici, elencate al precedente punto 5. Le sistemazioni a verde devono contribuire alla riqualificazione paesaggistica delle aree di cui trattasi, nel rispetto degli obiettivi di cui al precedente punto 2.

art. 112 Verde privato vincolato

1. Sono denominate “verde privato vincolato” le parti totalmente o prevalentemente inedificate degli insediamenti, in genere adibite ad attività agricole con carattere residuale o ad usi privati di varia natura (talora complementari ad attività insediate contigue). Costituiscono ambiti di rilevanza strategica per la ridefinizione degli assetti insediativi ed ambientali, nonché per il riequilibrio dei rapporti paesaggistici e funzionali tra insediamenti urbani e territorio rurale. Le aree di cui al presente articolo sono individuate con apposito segno grafico negli elaborati cartografici di livello A su base C.T.R. in scala 1:2.000.

2. Significative parti delle aree a verde privato vincolato, individuate con apposito segno grafico negli elaborati cartografici di livello A su base C.T.R. in scala 1:2.000 e 1:10.000, sono altresì assoggettate alle seguenti norme:

- Aree TR / trasformazione degli assetti insediativi (art. 3): TR 01a, TR 02a, TR 03a, TR 04a, TR 05a, TR 06.

NORME 272 TITOLO VII - Disciplina delle aree urbane Capo III - Disciplina del verde privato e dei suoli prevalentemente inedificati

Comune di Cinigiano - Regolamento Urbanistico

3. Fatti salvi gli interventi ammessi dal Capo III art. 111, e fermo restando quanto specificato nelle aree di cui al presente articolo, non è consentita la realizzazione di nuovi edifici e manufatti di qualsivoglia tipologia, nel primo quinquennio del Regolamento Urbanistico.

NORME 273 TITOLO VII - Disciplina delle aree urbane Capo III - Disciplina del verde privato e dei suoli prevalentemente inedificati

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TITOLO VIII DISCIPLINA DEL TERRITORIO RURALE

art. 113 Territorio rurale / Contenuti e finalità

Capo I - Disposizioni generali art. 114 Operatori agricoli Programma aziendale pluriennale di miglioramento agricolo art. 115 ambientale art. 116 Interventi di sistemazione ambientale art. 117 Annessi agricoli stabili Annessi agricoli reversibili per l’agricoltura amatoriale o per art. 118 piccole produzioni agricole art. 119 Manufatti precari art. 119 Costruzioni precarie, ricoveri per animali da cortile o detenuti a BIS scopo amatoriale art. 120 Serre art. 121 Strutture ad uso ricreativo art. 122 Attività integrative art. 123 Patrimonio edilizio esistente art. 124 Nuove abitazioni rurali:definizione e dimensionamento art. 125 Verde privato soggetto a tutela nel territorio rurale art. 126 Locali interrati o seminterrati art. 127 Piscine e altre opere autonome a corredo degli edifici art. 128 Recinzioni

Capo II Aree a prevalente funzione agricola art. 129 Aree a prevalente funzione agricola art. 130 Sistema territoriale “I colli di Cinigiano” art. 131 Sistema territoriale “I piani dell’Orcia” art. 132 Sistema territoriale “I poggi di Montenero” art. 133 Sistema territoriale “L’agro dell’Ombrone” art. 134 Sistema territoriale “La dorsale occidentale” art. 135 Sistema territoriale “La montagna” art. 136 Sistema territoriale “La valle di Paganico”

NORME 274 TITOLO VIII - Disciplina del territorio rurale

Comune di Cinigiano - Regolamento Urbanistico

art. 113 Territorio rurale Contenuti e finalità

1. Per “territorio rurale” deve intendersi la porzione di territorio comunale esterna alla perimetrazione delle “aree urbane”, di cui al Titolo VIII. E’ costituito per la quasi totalità dalle “aree a prevalente funzione agricola” di cui all’art. 126, costituenti ambito di applicazione delle vigenti norme regionali per la tutela e valorizzazione del territorio rurale.

Ricadono altresì nel territorio rurale le seguenti aree e/o infrastrutture, individuate con apposito segno grafico negli elaborati cartografici di livello A su base C.T.R. in scala 1:2.000 e 1:10.000:

- aree per attrezzature, impianti e infrastrutture di interesse sovracomunale (art. 80);

- aree cimiteriali e relative fasce di rispetto (art. 82);

- pertinenze paesistiche delle ville e dei complessi rurali (art. 66);

La perimetrazione del territorio rurale è indicata con apposito segno grafico alla tavola denominata “Inquadramento generale del territorio comunale” su base C.T.R. 1:10.000.

2. Nel territorio rurale sono comunque assicurati il presidio, la manutenzione e l’integrità fisica dei suoli, il risanamento idrogeologico, l’intercettazione e il convogliamento delle acque di pioggia, la funzionalità del reticolo idrografico superficiale. Al suo interno sono conservati e relazionati, attraverso reti di connessione ecologica, i principali elementi di naturalità presenti (aree boscate, fiumi, corsi d’acqua minori).

Gli usi, le attività e le trasformazioni territoriali concorrono alla tutela attiva, al recupero e alla valorizzazione delle risorse naturali ed essenziali del territorio, con particolare riferimento alle invarianti strutturali presenti e ai caratteri paesaggistici identificativi dei luoghi. Le attività consentite, che non devono comunque comportare emissioni in atmosfera inquinanti e/o climalteranti, né produrre inquinamento acustico, luminoso o visuale, perseguono la qualità ambientale e paesaggistica e, congiuntamente, la valorizzazione funzionale, sociale ed economica del territorio.

3. La disciplina di tutela e valorizzazione del territorio rurale contenuta nel presente Titolo è articolata come segue:

NORME 275 TITOLO VIII - Disciplina del territorio rurale

Comune di Cinigiano - Regolamento Urbanistico

- Capo I - “Disposizioni generali”: contiene disposizioni di carattere generale valide per tutto il territorio rurale, nonché per le altre aree ad esso assimilate ai sensi delle norme di cui al Capi II.

- Capo II - “Aree a prevalente funzione agricola”: contiene disposizioni che, sulla base dei caratteri paesaggistici, produttivi e sociali dei luoghi, disciplinano gli usi e le trasformazioni territoriali nei diversi ambiti territoriali costituenti le “aree a prevalente funzione agricola”, in coerenza con le strategie contenute nel Piano Strutturale.

4. Nel territorio rurale non è ammessa la realizzazione di nuove residenze, se non attraverso il riutilizzo del patrimonio edilizio esistente e i Piani di Miglioramento Ambientale.

Al presente Titolo si disciplinano inoltre:

- la realizzazione degli annessi agricoli stabili, di cui all’art. 117;

- l’installazione di annessi agricoli reversibili, di cui all’art. 118;

- l’installazione di serre, art. 120;

- l’installazione di manufatti precari, di cui all’art. 119;

- la realizzazione di strutture ad uso ricreativo, di cui all’art. 141.

5. La disciplina di cui al presente Titolo è integrata da tutte le disposizioni riferite (esclusivamente o meno) al territorio rurale contenute nelle presenti Norme per l’Attuazione e nei relativi allegati, ed in particolare dalle disposizioni di cui ai seguenti Titoli:

- Titolo IV Disciplina delle invarianti strutturali;

- Titolo V Infrastrutture, attrezzature e servizi pubblici e/o di interesse pubblico o generale;

- Titolo VI - Classificazione del patrimonio edilizio esistente

In caso di contrasto con le norme del presente Titolo si applicano le disposizioni più restrittive.

NORME 276 TITOLO VIII - Disciplina del territorio rurale

Comune di Cinigiano - Regolamento Urbanistico

Capo I DISPOSIZIONI GENERALI

art. 114 Operatori agricoli

1. Ai fini degli interventi urbanistico-edilizi disciplinati dalle norme di cui al presente Titolo, i soggetti che nel territorio rurale svolgono attività agricole o ad esse connesse - come qualificate da disposizioni normative comunitarie, statali o regionali - sono ripartiti in quattro categorie, sulla base dei caratteri distintivi di seguito descritti. Tali caratteri devono essere attestati dagli interessati all’avvio dei procedimenti relativi agli interventi disciplinati dal presente Titolo, ivi compresi quelli relativi alla modifica degli assetti aziendali.

a) Aziende di elevata capacità produttiva: sono le aziende agricole che: - mantengono in coltura una superficie agraria utilizzabile (SAU) superiore alle due unità colturali (UC), così come definite dal seguente punto 3; - impiegano almeno due unità di lavoro a tempo indeterminato (due ULU); - rivolgono al mercato almeno la metà della produzione lorda vendibile.

b) Aziende di media capacità produttiva: sono le aziende agricole che: - mantengono in coltura una superficie agraria utilizzabile (SAU) compresa tra una e due unità colturali (UC); - impiegano almeno una unità di lavoro a tempo indeterminato (una ULU); - rivolgono al mercato almeno un terzo della produzione lorda vendibile.

c) Aziende minime: sono le aziende agricole che, pur non rientrando nelle due categorie precedenti: - mantengono in coltura una superficie agraria utilizzabile (SAU) compresa tra 0,2 e una unità colturale (UC); - rivolgono al mercato almeno un quarto della produzione lorda vendibile.

d) Operatori dell’agricoltura amatoriale e/o del tempo libero: sono privati cittadini e/o soggetti che svolgono attività agricole a livello amatoriale e/o per autoconsumo e che comunque non rientrano nelle tre categorie precedenti.

2. Si definisce superficie agraria utilizzabile (SAU) la superficie aziendale effettivamente destinata alle produzioni agricole, con esclusione delle superfici forestali, delle tare, degli incolti e dei fabbricati.

3. Le superfici fondiarie minime da mantenere in produzione necessarie per consentire la costruzione di nuovi edifici rurali ad uso abitativo o di nuovi annessi agricoli, qualora non siano definite nel piano territoriale di coordinamento della provincia, intendendo per unità colturale (UC) il mantenimento in coltura di superfici non inferiori a:

NORME TITOLO VIII - Disciplina del territorio rurale Capo I – Disposizioni generali 277

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a) 0,8 ettari per colture ortoflorovivaistiche specializzate, riducibili a 0,6 ettari quando almeno il 50 per cento delle colture è protetto in serra; b) 3 ettari per vigneti e frutteti in coltura specializzata; c) 4 ettari per oliveto in coltura specializzata e seminativo irriguo; d) 6 ettari per colture seminative, seminativo arborato, prato, prato irriguo; e) 10 ettari per i castagneti da frutto; f) 30 ettari per bosco ad alto fusto, bosco misto, bosco ceduo pascolo, pascolo arborato e pascolo cespugliato.

Per le aziende agricole con terreni di diverso ordinamento colturale l’unità colturale (UC), qualora non sia diversamente disposto nel piano territoriale di coordinamento della provincia, la superficie fondiaria minima si intende raggiunta quando risulti maggiore o uguale ad uno la somma dei quozienti ottenuti dividendo le superfici dei terreni di ciascuna qualità colturale per le relative superfici fondiarie minime previste dal comma 1.

3.1 Sono individuati i seguenti sistemi ove potranno essere esercitate le attività per colture ortoflovivaistiche specializzate, secondo le reali vocazioni agronomiche e ambientali:

- sistema territoriale “I Colli di Cinigiano” - sistema territoriale “I Poggi di Montenero” - sistema territoriale “L'agro dell'Ombrone” - sistema territoriale “Dorsale collinare”

E’ ammessa le realizzazione di serre fisse per ortoflorovivaismo, soltanto in seguito dell’approvazione del Programma di Miglioramento Agricolo Ambientale, che dimostri l’effettiva necessità della realizzazione di tali nuove costruzioni per la corretta gestione e conduzione dell’azienda agricola. Nella convenzione o atto unilaterale d’obbligo finalizzato alla realizzazione del Programma di Miglioramento Agricolo Ambientale, dovrà essere riportata l’indicazione che, la realizzazione della serra non costituisce volume urbanistico riutilizzabile. Alla fine dell’attività la stessa dovrà essere completamente rimosso ed effettuato il ripristinato dello stato originario dei luoghi, in alternativa potrà essere rinnovata la convenzione /atto unilaterale d’obbligo. Nel rispetto dei valori paesaggistici, l’installazione di tali manufatti per lo svolgimento dell’attività agricola è consentita a condizione che:

- il materiale utilizzato consenta il passaggio della luce;

- l’altezza massima non sia superiore a 4 metri in gronda e 7 metri al colmo. Nel caso di serre con tipologia a tunnel viene considerata solo l’altezza del colmo;

- le distanze minime non siano inferiori a: metri 5 dalle abitazioni sul fondo e metri 10 da tutte le altre abitazioni. Tale distanza è ridotta a 5 metri qualora la serra non abbia alcuna apertura nel lato prospiciente l’abitazione;

NORME TITOLO VIII - Disciplina del territorio rurale Capo I – Disposizioni generali 278

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- metri 3 dal confine se l’altezza massima al culmine è superiore a metri 5, metri 1 se questa altezza è uguale o inferiore a metri 5; - distanze minime dalle strade pubbliche secondo quanto previsto dal codice della strada.

Nella comunicazione presentata dal titolare dell’azienda agricola , sono indicate:

- le esigenze produttive;

- la superficie e le dimensioni di ciascuna serra;

- i materiali utilizzati;

- l’indicazione su planimetria catastale dei punti in cui sono previste le varie installazioni;

- la data di rimozione. Per le serre con copertura stagionale, l’impegno alla rimozione è riferito alla sola copertura”.

4. In caso di modifiche alle superfici fondiarie minime di cui al punto 3 introdotte da disposizioni regionali o provinciali emanate successivamente all’entrata in vigore del presente Regolamento Urbanistico, l’adeguamento dei contenuti di cui al presente articolo può essere effettuato con singola deliberazione del Consiglio Comunale, senza che ciò costituisca variante urbanistica.

5. Per l’ imprenditore agricolo professionale (IAP) sono ammessi i seguenti interventi: a) è consentita la nuova edificazione:

- a fini residenziali e ai fini residenziali per i salariati fissi; - per la realizzazione di strutture per la conduzione del fondo (annessi ed altro) e per le attività connesse all’agricoltura; - per la realizzazione di strutture pertinenziali per le pratiche sportive (piscine,campi da tennis ed altro); - per gli ampliamenti agli edifici esistenti, in ragione di quanto stabilito dall’art. 43 della L.R.T. 01/05, e del relativo regolamento di attuazione di cui al D.P.G.R. del 09/02/2007 n. 5/R. b) è consentito il riuso del patrimonio edilizio esistente con mutamento di utilizzazione:

- a fini residenziali e ai fini residenziali per i salariati fissi; - per la realizzazione di strutture per la conduzione del fondo (annessi ed altro) e per le attività connesse all’agricoltura; - per la realizzazione di strutture pertinenziali per le pratiche sportive (piscine,campi da tennis ed altro);

NORME TITOLO VIII - Disciplina del territorio rurale Capo I – Disposizioni generali 279

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c) è consentito il riuso del patrimonio edilizio esistente con mutamento di destinazione d’uso:

- per la realizzazione di strutture per attività integrative, per lo svolgimento di altre attività e funzioni, legate al turismo, alle attività artigianali - produttive e commerciali come specificato all’ art. 122 delle presenti norme;

6. Per i soggetti diversi dall'imprenditore agricolo sono ammessi i seguenti interventi:

a. la realizzazione di strutture per la conduzione del fondo (annessi ed altro);

b) sono consentiti ampliamenti mediante cambi di destinazione d'uso compresi in fabbricati già destinati a scopo residenziale senza aumento del numero delle unità immobiliari;

c) è consentito il riuso del patrimonio edilizio esistente con mutamento di utilizzazione: - per la realizzazione di strutture per la conduzione del fondo (annessi ed altro) e per le attività connesse all’agricoltura; - per la realizzazione di strutture pertinenziali per le pratiche sportive (piscine,campi da tennis ed altro);

d) è consentito il riuso del patrimonio edilizio esistente con mutamento di destinazione d’uso: - per la realizzazione di strutture per attività integrative per lo svolgimento di altre attività e funzioni, legate al turismo, alle attività artigianali-produttive e alla commercializzazione di prodotti agricoli e artigianali legati al territorio provinciale e alle provincie limitrofe; - per la realizzazione di strutture per lo svolgimento di attività turistico ricettive. - per la realizzazione di attività ricreative non costituenti volumetrie aggiuntive;

art. 115 Programma Aziendale Pluriennale di Miglioramento Agricolo Ambientale P.M.A.A.

NORME TITOLO VIII - Disciplina del territorio rurale Capo I – Disposizioni generali 280

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1. Il Programma aziendale pluriennale di miglioramento agricolo ambientale (P.M.A.A.) contiene, oltre agli elaborati previsti dalle vigenti norme regionali per la tutela e valorizzazione del territorio rurale, la definizione motivata e la descrizione specifica delle opere di riqualificazione ambientale e paesaggistica previste nella superficie aziendale, nel rispetto delle disposizioni dettate dalle norme di cui al presente Titolo e comunque in coerenza con i contenuti statutari e strategici del vigente Piano Strutturale. Il comune decide sul medesimo entro centoventi giorni dalla sua presentazione o dal completamento della documentazione necessaria.

2. Il programma aziendale contiene, oltre ai dati di cui al presente articolo, il parere della provincia in ordine agli aspetti paesaggistici, ambientali ed agronomici. Nei comuni facenti parte di comunità montane il parere in ordine agli aspetti agronomici è rilasciato dalla comunità montana. I pareri di cui al presente comma sono acquisiti dal comune nel caso di positiva istruttoria preventiva circa la regolarità urbanistica ed edilizia.

3. La convenzione che disciplina la realizzazione del P.M.A.A., oltre a quanto stabilito dalle vigenti disposizioni regionali o provinciali, deve garantire, da parte dei proprietari o loro aventi causa, l’osservanza di specifici obblighi in ordine a:

- la realizzazione delle opere di riqualificazione ambientale e paesaggistica previste dal P.M.A.A. nella superficie aziendale; - l’esecuzione delle opere colturali e degli interventi di manutenzione ambientale; - la tutela e valorizzazione delle invarianti strutturali eventualmente presenti nella superficie aziendale, nel rispetto della disciplina di cui al Titolo III; - la tutela e valorizzazione delle risorse paesaggistiche, ambientali e/o storico-culturali presenti nella superficie aziendale, nel rispetto della disciplina di cui al Titolo IV; - la realizzazione o manutenzione delle opere di urbanizzazione (ivi compresa la manutenzione straordinaria e/o il ripristino di tratti di viabilità vicinali o poderali); - il rispetto delle misure di prevenzione degli incendi;

4. Il P.M.A.A. assume valore di Piano Attuativo qualora preveda la realizzazione di nuovi annessi agricoli stabili:

- con volumetria fuori terra superiore ai parametri previsti nel P.T.C.P. ; - all’interno delle aree di pertinenze paesistiche e dei complessi rurali, di cui all’art. 66, indipendentemente dalla volumetria prevista; - ove sia prevista la realizzazione di unità abitative rurali.

NORME TITOLO VIII - Disciplina del territorio rurale Capo I – Disposizioni generali 281

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5. Nel caso in cui il programma aziendale stesso abbia valore di piano attuativo o nel caso di superamento dei criteri e parametri stabiliti dalla provincia, la documentazione aggiuntiva necessaria è predisposta da professionisti abilitati per le rispettive competenze.

6. Il programma aziendale dovrà specificare gli obiettivi economici e strutturali che l’azienda intende conseguire, descrivere la situazione attuale e individuare gli interventi agronomici nonché gli interventi ambientali, gli interventi edilizi, le fasi ed i tempi di realizzazione, secondo le indicazioni del presente articolo, verificando preventivamente la conformità con la strumentazione urbanistica e regolamentare comunale. Nel caso in cui il programma aziendale abbia valore di piano attuativo, la documentazione è integrata dagli elaborati planivolumetrici, dalle norme di attuazione, nonché dagli altri elaborati richiesti per gli strumenti urbanistici di dettaglio.

7. Il programma aziendale, fino a diversa disposizione del piano territoriale di coordinamento della provincia, contiene i seguenti dati: a) una descrizione della situazione attuale dell’azienda; b) una descrizione degli interventi programmati per lo svolgimento delle attività agricole e delle attività connesse nonché degli altri interventi previsti per la tutela e la valorizzazione ambientale; c) una descrizione dettagliata degli interventi edilizi necessari per migliorare le condizioni di vita e di lavoro dell’imprenditore agricolo nonché per il potenziamento delle strutture produttive; d) l’individuazione degli edifici esistenti e di quelli da realizzare con specificazione delle relative superfici fondiarie collegate; e) l’individuazione degli edifici presenti nell’azienda ritenuti non più necessari e coerenti con le finalità economiche e strutturali descritte dal programma; f) la verifica di conformità con la vigente strumentazione urbanistica e regolamentare del comune; g) la valutazione degli effetti sulle risorse ambientali e sul paesaggio; h) l’indicazione dei tempi e delle fasi di realizzazione del programma stesso.

8. La descrizione della situazione attuale dell’azienda deve rappresentare lo stato di fatto complessivo, rilevato alla data di presentazione del programma, con riferimento a: a) la superficie fondiaria aziendale, individuata in termini catastali e graficamente rappresentata in scala adeguata, nonché riportata su estratto della carta tecnica regionale in scala di 1: 10.000 o in scala più dettagliata se disponibile; b) la superficie agraria utilizzata, comprensiva degli ordinamenti colturali e delle produzioni unitarie conseguite; c) il numero degli addetti impegnati nella conduzione aziendale e l’impiego in termini di ore/lavoro; d) gli impianti, le infrastrutture e le dotazioni aziendali;

NORME TITOLO VIII - Disciplina del territorio rurale Capo I – Disposizioni generali 282

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e) gli edifici esistenti con specificazioni in termini di ubicazione, volumi complessivi e superfici utili, tipologia e caratteristiche costruttive, stato di manutenzione ed effettiva utilizzazione a carattere residenziale o produttivo; f) le risorse paesaggistiche ed ambientali presenti sulle superfici interessate dagli interventi di trasformazione edilizia o colturale programmati, con particolare riferimento a: - le formazioni lineari arboree ed arbustive non colturali; - le alberature segnaletiche di confine o di arredo; - gli individui arborei a carattere monumentale ai sensi della normativa vigente; - le formazioni arboree d’argine di ripa o di golena; - i corsi d’acqua naturali o artificiali; - la rete scolante artificiale principale; - le particolari sistemazioni agrarie quali muretti, terrazzamenti o ciglionamenti; - i manufatti aventi valore paesaggistico, storico o testimoniale censiti dagli enti pubblici territoriali; - la viabilità rurale esistente.

9. Le risorse paesaggistiche ed ambientali di cui al comma 8, lettera f) sono descritte nella documentazione di corredo al programma aziendale. In tale documentazione sono altresì evidenziati con appositi elaborati di raffronto gli elementi rispetto ai quali la situazione attuale presenti delle variazioni rispetto alla documentazione cartografica e aerofotografica di maggior dettaglio già disponibile presso la pubblica amministrazione.

10. La descrizione degli interventi programmati per lo svolgimento delle attività agricole e delle attività connesse e per gli interventi di tutela ambientale, è articolata, in rapporto a: a) la superficie agraria che si prevede di porre o mantenere a coltura in attuazione del programma, con la descrizione degli ordinamenti colturali e delle produzioni unitarie che si intendono conseguire, evidenziando le modificazioni eventualmente apportate e le pratiche di difesa del suolo correlate; b) le eventuali attività programmate connesse a quelle agricole ed il loro rapporto con le tipologie e le caratteristiche produttive aziendali; c) la quantità e la qualità degli eventuali interventi di tutela ambientale, atti a minimizzare gli effetti indotti sull’ambiente dalla gestione aziendale, in termini di difesa del suolo, di mantenimento delle sistemazioni agrarie aventi rilevanza paesaggistica, nonché delle risorse ambientali esistenti di cui al comma 8, lettera f); d) la quantità e qualità degli eventuali interventi di valorizzazione atti a favorire la diversità e complessità ambientale, attraverso l’incremento delle risorse ambientali esistenti, anche a fini di ricovero, pastura e riproduzione della fauna selvatica; e) il fabbisogno di manodopera espressa in ore/lavoro, nonché di impianti, infrastrutture e dotazioni aziendali, necessari per il raggiungimento degli obiettivi programmati.

NORME TITOLO VIII - Disciplina del territorio rurale Capo I – Disposizioni generali 283

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11. La descrizione, accompagnata da idonea rappresentazione grafica su copia dell’estratto di mappa catastale, degli interventi edilizi necessari al miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro dell’imprenditore agricolo nonché al potenziamento delle attività agricole evidenzia, a seconda dell’intervento edilizio prospettato: a) gli edifici esistenti ritenuti non necessari e non coerenti con le finalità economiche e strutturali del programma e non più collegati o collegabili, anche con adeguamenti edilizi, all’attività programmata, con la individuazione delle relative pertinenze; b) gli edifici da realizzare, in rapporto di stretta funzionalità con gli interventi programmati sui fondi rurali, con specificazioni in termini di ubicazione, volumi e superfici utili, tipologia, caratteristiche costruttive e porzioni dell’azienda cui ciascun edificio è riferito; c) gli edifici esistenti, con l’individuazione delle superfici dell’azienda cui ciascun edificio sia funzionale, nonché gli eventuali interventi di ristrutturazione urbanistica, ampliamento e mutamento della destinazione d’uso agricola di cui all’articolo 43, comma 4, della l.r. 1/2005, previsti e del relativo regolamento di attuazione di cui al D.P.G.R. del 09/02/2007 n. 5/R.

12. I tempi e le fasi di realizzazione del programma aziendale sono indicati correlando la realizzazione degli interventi agronomici e degli eventuali interventi ambientali con l’attuazione di quelli relativi agli interventi di nuova edificazione o comportanti mutamento della destinazione d’uso agricola. La convenzione o l’atto d’obbligo prevedono apposite penali in caso di mancato rispetto della correlazione tra gli interventi fissata dal programma aziendale.

13. I P.M.A.A. con valore di Piano Attuativo definiscono le modalità atte a razionalizzare l’uso delle acque - potabili e per uso irriguo (attraverso corrette modalità di captazione e/o di uso dei pozzi e delle sorgenti secondo quanto disposto dalle vigenti norme statali e regionali e dal presente regolamento Urbanistico) - e di norma devono prevedere la realizzazione di reti idriche duali, anche attraverso la raccolta e il riutilizzo delle acque meteoriche.

14. Fermo restando il rispetto delle disposizioni di cui al Titolo VI delle presenti norme, non sono tenute alla presentazione del P.M.A.A. le aziende agricole che effettuino interventi su edifici esistenti con destinazione d’uso agricola, a condizione che tali interventi: - non eccedano la sostituzione edilizia, come definita dalle vigenti norme regionali; - non comportino trasferimenti di volumetrie; - non comportino modifiche della destinazione d’uso (da agricola a non agricola).

NORME TITOLO VIII - Disciplina del territorio rurale Capo I – Disposizioni generali 284

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15. I P.M.A.A. disciplinano gli eventuali frazionamenti delle aziende agricole, preordinati o meno ad atti di trasferimento immobiliare ed accompagnati o meno dalla modifica della destinazione d’uso degli edifici esistenti. In tal caso i P.M.A.A.: - perseguono il mantenimento delle funzioni di presidio del territorio rurale su tutta l’area interessata dal Programma, favorendo, attraverso specifici obblighi contenuti nella relativa convenzione, il perdurare del rapporto pertinenziale tra gli edifici e i fondi individuati per un periodo di tempo non inferiore ai 20 anni; - limitano il fabbisogno di nuovi annessi agricoli stabili in caso di trasferimento immobiliare. A tal fine le aree di pertinenza agricola attribuite agli edifici esistenti interessano - salve eccezionali e motivate ipotesi - tutta la superficie corrispondente alla consistenza originaria dell’azienda agricola; - prevengono i fenomeni di parcellizzazione fondiaria, evitando la ripartizione della superficie aziendale in piccoli appezzamenti di terreno, salvo casi eccezionali adeguatamente motivati.

16. Il dimensionamento delle nuove costruzioni previste dal P.M.A.A. è determinato tenendo conto dell’obbligo di procedere prioritariamente al recupero e alla riqualificazione architettonico-funzionale degli eventuali annessi agricoli non utilizzati esistenti su uno o più appezzamenti di proprietà dell’azienda richiedente. In via prioritaria rispetto alla realizzazione di nuovi edifici rurali deve in generale essere contemplata la possibilità di procedere mediante ampliamento o sostituzione edilizia delle consistenze legittime esistenti - ove consentito dalle norme relative alla classificazione del patrimonio edilizio esistente di cui al Titolo VI.

17. I P.M.A.A. riferiti a porzioni di territorio in cui siano presenti le sistemazioni agrarie storiche di cui all’art. 60, ovvero che ricadano nelle seguenti aree: - ambiti di reperimento per l’istituzione di parchi, riserve e aree naturali protette di interesse locale (art. 61) - pertinenze paesistiche delle ville e dei complessi rurali (art. 66) sono corredati da un apposito quadro conoscitivo atto ad individuare eventuali situazioni di degrado localizzato, ed in tal caso prevedono idonei interventi per il loro superamento.

18. Gli edifici esistenti dichiarati necessari alla conduzione dei fondi agricoli sono utilizzati come previsto dal programma aziendale per tutto il periodo di validità dello stesso, con esclusione di altre utilizzazioni, comprese quelle agrituristiche, salva la possibilità di variazione del programma.

19. Alle eventuali modifiche del programma aziendale devono corrispondere le relative modifiche alle convenzioni o agli atti d’obbligo unilaterali.

NORME TITOLO VIII - Disciplina del territorio rurale Capo I – Disposizioni generali 285

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20. Ove l’azienda necessiti di una proroga o di un rinnovo senza modifiche del programma aziendale per la mera gestione aziendale, una volta ultimati gli interventi previsti dagli atti d’obbligo o dalle convenzioni, gli annessi realizzati possono essere mantenuti dall’azienda ai sensi dell’ articolo 41, comma 6, lettera a) della l.r. 1/2005 e del relativo regolamento di attuazione di cui al D.P.G.R. del 09/02/2007 n. 5/R, previa comunicazione al comune, da inoltrarsi prima del termine di validità del programma. Nella comunicazione l’azienda deve confermare gli impegni assunti con la convenzione o con l’atto d’obbligo. Il comune può comunicare il proprio avviso contrario alla concessione della proroga ed al mantenimento degli annessi nel termine perentorio di sessanta giorni, esclusivamente per intervenute variazioni della disciplina comunale o sovracomunale relativa al territorio rurale in funzione di un preminente interesse pubblico.

21. Il programma aziendale descrive la situazione attuale e gli edifici esistenti in riferimento all’intero ambito aziendale, anche se sovracomunale. Nel calcolo delle superfici fondiarie minime di cui alla l.r. 1/2005 ed al presente regolamento, devono essere computate le superfici aziendali anche se localizzate nei territori di più comuni contigui. Nel caso di superfici aziendali localizzate in comuni non contermini il programma aziendale deve computare esclusivamente quelle collegate funzionalmente in modo diretto, mentre per realizzare le dotazioni generali devono essere applicate le disposizioni dell’articolo 41, comma 7 della l.r. 1/2005 e del relativo regolamento di attuazione di cui al D.P.G.R. del 09/02/2007 n. 5/R.

22. Il programma aziendale delle aziende sovracomunali deve essere presentato, nell’identico testo, in ciascuno dei comuni nel cui territorio ricadano le superfici aziendali interessate dal programma medesimo.

23. Il programma aziendale è approvato da tutti i comuni interessati dalle trasformazioni edilizie anche in sede di conferenza di servizi convocata d’intesa fra i comuni medesimi o ad iniziativa di uno di essi.

24. I P.M.A.A. comprendenti porzioni di “boschi”, devono prevedere adeguati interventi di tutela e valorizzazione della risorsa forestale nel rispetto di quanto disposto dall’art. 63.

25. I P.M.A.A. che comprendono aree nelle quali è prescritta la ricostituzione e/o il completamento delle fasce di vegetazione ripariale di cui all’art. 59 - appositamente individuate negli elaborati cartografici di livello B su base C.T.R. 1:10.000 devono contenere i relativi progetti di impianto.

NORME TITOLO VIII - Disciplina del territorio rurale Capo I – Disposizioni generali 286

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art. 116 Interventi di sistemazione ambientale

1. Gli interventi di sistemazione ambientale definiscono l’insieme delle opere di riqualificazione da attuarsi su terreni ad uso agricolo costituenti aree di pertinenza - di dimensioni non inferiori a un ettaro - di edifici che hanno mutato o sono soggetti a procedimenti in itinere sottesi al mutamento della destinazione d’uso agricola.

In difetto di tali pertinenze il proprietario sarà comunque obbligato ad intervenire sulla superficie disponibile con opere di riqualificazione ambientale mentre il Comune individuerà ulteriori oneri da porre a carico dello stesso calcolati in base alla superficie mancante al raggiungimento della pertinenza minima di cui sopra che comunque non potrà essere inferiore a 100 volte la superficie coperta dell’immobile.

Tali interventi devono garantire un assetto dei luoghi paragonabile a quello ottenibile con l’attività agricola, ivi compresa la tutela e la valorizzazione delle invarianti strutturali e delle risorse naturali e/o essenziali esistenti nelle aree interessate, concorrendo in tal modo al presidio e alla conservazione degli assetti paesaggistici e ambientali. Il relativo progetto costituisce parte integrante della apposita convenzione di cui al successivo punto 3, da stipularsi obbligatoriamente nei seguenti casi: - per interventi che comportino la modifica della destinazione d’uso di edifici agricoli; - per interventi di restauro e risanamento conservativo, di ristrutturazione edilizia, di sostituzione edilizia o di ristrutturazione urbanistica, da attuarsi su immobili con destinazione d’uso non agricola ricadenti negli ambiti territoriali di cui al Capo II del presente Titolo.

2. I progetti degli interventi di sistemazione ambientale, da elaborarsi nel rispetto delle eventuali limitazioni e/o prescrizioni dettate dalla Disciplina degli aspetti geologici e idrogeologici, Titolo III, devono prioritariamente prevedere opere di riqualificazione ambientale e paesaggistica. Essi riguardano esclusivamente le “aree di pertinenza” dell’edificio o dell’unità immobiliare interessata dall’intervento, appositamente individuate – nel rispetto delle disposizioni di cui all’art. 66 delle presenti norme - dal progetto edilizio correlato. Lo scomputo degli specifici oneri, previsti dalle vigenti norme regionali per la tutela e valorizzazione del territorio rurale, è consentito solo a fronte di interventi di rilevanza pubblica o di interesse pubblico e/o generale, quali: - il mantenimento delle sistemazioni idraulico-agrarie e della vegetazione arborea e arbustiva; - la manutenzione straordinaria e/o il ripristino di tratti di strade vicinali; - la tutela dei manufatti di rilevanza storico-culturale o testimoniale; - la tutela delle formazioni arboree decorative di cui all’art. 64, nonché delle alberature segnaletiche, di confine e di arredo esistenti.

NORME TITOLO VIII - Disciplina del territorio rurale Capo I – Disposizioni generali 287

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3. I progetti degli interventi di sistemazione ambientale riferiti a porzioni di territorio in cui siano presenti le sistemazioni agrarie storiche di cui all’art. 60, ovvero che ricadano nelle seguente area: - pertinenze paesistiche delle ville e dei complessi rurali (art. 66) sono corredati da un apposito quadro conoscitivo atto ad individuare eventuali situazioni di degrado localizzato, ed in tal caso prevedono idonei interventi per il loro superamento.

4. I progetti degli interventi di sistemazione ambientale riferiti a porzioni di territorio comprendenti “boschi”, devono prevedere adeguati interventi di tutela e valorizzazione della risorsa forestale nel rispetto di quanto disposto dall' art. 63.

5. I progetti degli interventi di sistemazione ambientale riferiti a porzioni di territorio comprendenti aree nelle quali è prescritta la ricostituzione e/o il completamento delle fasce di vegetazione ripariale di cui all’art. 59 - appositamente individuate negli elaborati cartografici di livello B su base C.T.R. in scala 1:2.000 e 1:10.000 - devono contenere i relativi progetti di impianto.

6. Il rilascio e/o l’efficacia del titolo abilitativo relativo agli interventi urbanistico edilizi da attuarsi sul fabbricato di riferimento è in ogni caso subordinata alla stipula di una apposita convenzione, con idonee garanzie fidejussorie circa la corretta esecuzione e manutenzione degli interventi di sistemazione ambientale previsti dal progetto.

Per il ripristino ambientale precedente e/o fuori dal praer, si rimanda al Titolo III delle presenti norme.

art. 117 Annessi agricoli stabili destinati ad usi agricolo - produttivi o di supporto alle attività aziendali

1. E’ ammessa le realizzazione di nuovi annessi agricoli, soltanto a seguito dell’approvazione del Programma di Miglioramento Agricolo Ambientale, che dimostri l’effettiva necessità della realizzazione di tali nuove costruzioni per la corretta gestione e conduzione dell’azienda agricola.

2. La costruzione di nuovi annessi agricoli è soggetta: a) all’approvazione da parte del comune del programma aziendale, presentato dall’imprenditore agricolo, dove si dimostri che la costruzione

NORME TITOLO VIII - Disciplina del territorio rurale Capo I – Disposizioni generali 288

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di nuovi annessi agricoli è commisurata alla capacità produttiva dell’azienda agricola; b) all’impegno dell’imprenditore agricolo a mantenere in produzione superfici fondiarie minime non inferiore a quanto previsto dalle presenti norme.

3. La costruzione di nuovi annessi agricoli che costituiscono pertinenze dei fondi agricoli degli IAP è consentita, previa presentazione delle relative denunce di inizio dell’attività, presentate dall’IAP.

Per la costruzione di nuovi annessi agricoli il programma aziendale, è presentato al comune dall’IAP. La costruzione di annessi agricoli eccedenti le capacità produttive dell’azienda o di nuovi annessi agricoli non soggetta al rispetto delle superfici fondiarie minime è ammessa, previo rilascio del relativo permesso di costruire, e per motivate esigenze produttive, giustificate nella relazione allegata al progetto.

4. La realizzazione degli annessi agricoli stabili di cui al presente articolo è consentita sulla base della disciplina di cui al Capo II del presente Titolo.

5. Gli annessi agricoli sono costruzioni esclusivamente destinate ad usi agricolo- produttivi o di supporto alle attività aziendali, ivi comprese quelle faunistico- venatorie. Indipendentemente dalle tipologie sotto specificate, tali annessi non sono configurabili - né è in alcun modo ammessa la loro destinazione e/o utilizzazione - come residenze o luoghi di ricreazione, neppure a titolo temporaneo o saltuario.

Si articolano in: a) annessi nei quali è consentita la permanenza continuativa di persone, quali “centri aziendali” (sedi amministrative aziendali, uffici, spazi di esposizione e vendita, mense per il personale, spogliatoi, etc.), “centri di servizio per l’agricoltura”, ovvero “case di caccia”;

b) annessi nei quali non è consentita la permanenza continuativa di persone (locali per lo stoccaggio e/o per lavorazioni saltuarie di prodotti agricoli, rimesse di mezzi e macchinari, tettoie, cantine, etc.).

La realizzazione di annessi agricoli stabili del tipo a) è consentita esclusivamente alle aziende agricole ‘di elevata capacità produttiva’, come definite all’art. 114. Fatto salvo quanto specificato dal successivo punto 10 la permanenza continuativa di persone negli annessi del tipo a) è comunque consentita solo per attività strettamente legate alle esigenze produttive aziendali. La realizzazione di annessi agricoli stabili del tipo b) è consentita sia alle aziende ‘di elevata capacità produttiva’ che alle aziende ‘di media capacità produttiva’, come definite all’art. 114.

6. In ogni caso la realizzazione di annessi agricoli stabili è subordinata all’approvazione di un P.M.A.A., nel rispetto delle prescrizioni di cui all’art. 115.

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Le superfici fondiarie minime necessarie per la realizzazione di annessi agricoli stabili sono rispettivamente definite dall’art. 129 per le “aree a prevalente funzione agricola”.

Nel rispetto dei valori paesaggistici e nei casi previsti e disciplinati dagli strumenti urbanistici generali ancora vigenti o dagli atti di governo del territorio del comune l’installazione degli annessi e dei manufatti di cui al comma 1 è consentita a condizione che non comporti alcuna modificazione della morfologia dei luoghi e che tali annessi e manufatti siano realizzati in legno, o con altri materiali leggeri, non abbiano opere di fondazione, escluse soltanto quelle di ancoraggio, non abbiano dotazioni che ne consentano l’utilizzo abitativo, ancorché saltuario o temporaneo.

7. L’istanza per il conseguimento del permesso di costruire è presentata dal titolare dell’azienda agricola o dal proprietario del fondo.

Nell’istanza sono indicate:

a. le motivate esigenze produttive; b. le caratteristiche e le dimensioni dell’annesso o manufatto; c. l’impegno alla rimozione dell’annesso o manufatto al cessare dell’attività agricola o in caso di trasferimento di proprietà anche parziale del fondo; d. le relative forme di garanzia; e. la verifica della conformità dell’intervento alla l.r. 1/2005, al presente regolamento, nonché alle disposizioni contenute nella disciplina comunale del territorio rurale.

8. Gli annessi agricoli stabili possono configurarsi, in tutto o in parte, come locali interrati o seminterrati. Il dimensionamento dei locali interrati o seminterrati deve in ogni caso essere esplicitamente compreso e computato nella documentazione tecnico-agronomica di corredo al P.M.A.A..

La presente disciplina definisce in particolare: a) i soggetti abilitati all’installazione di tali annessi o manufatti, includendo comunque le aziende agricole che non hanno le superfici fondiarie minime per la costruzione di annessi agricoli, come specificato all'art. 114 comma 5 ; b) le caratteristiche tipologiche e costruttive degli annessi o manufatti, come specificato all'art. 114.

9. L’accorpamento di annessi agricoli e l’eventuale variazione di destinazione d’uso di edifici realizzati in modo legittimo prima dell’entrata in vigore delle disposizioni di cui al Capo III della L.R. 1/2005, è consentito, qualora si raggiunga una SUL pari a 60 mq. Le nuove unità residenziali non devono comunque superare i 110 mq di superficie utile lorda. Tali disposizioni valgono anche per gli annessi agricoli per agricoltura amatoriale e per piccole produzioni agricole.

10. Gli annessi agricoli stabili devono essere realizzati in aggregazione degli edifici esistenti nel rispetto dell’insediamento rurale e in prossimità di strade o viabilità

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vicinali o poderali esistenti limitando al massimo la realizzazione di nuovi tracciati. E’ comunque fatta salva la facoltà dell’Amm./ne Comunale - in sede di valutazione dei P.M.A.A. o dei successivi progetti edilizi - di impartire indicazioni in senso diverso al fine di mitigare il più possibile l’impatto paesaggistico generato dai nuovi annessi.

11. La modifica della destinazione d’uso degli annessi agricoli stabili - con esclusione di quelli i cui lavori siano iniziati dopo l’entrata in vigore delle norme di cui al Titolo IV Capo III della L.R. 03.01.2005 n° 1 - potrà essere ammessa allorché sia trascorso un periodo di almeno 20 (venti) anni dalla data di ultimazione dei lavori.

12. Non è consentito realizzare annessi agricoli stabili all’interno delle aree sotto elencate: - siti archeologici e aree di interesse archeologico (art. 51); - ambiti paesistici dei corsi d’acqua (art. 59); - pertinenze paesistiche delle ville e dei complessi rurali (art. 66); - linee di arretramento e fasce di rispetto stradale (art. 78); - fasce di rispetto cimiteriale (linea di delimitazione interna) (art. 82); - aree verdi prevalentemente non edificate di tutela (art. 110).

Le restrizioni di cui sopra si applicano anche in adiacenza o prossimità di: - sistemazioni agrarie storiche (art. 60); - formazioni arboree decorative (art. 64).

13. In ottemperanza a quanto previsto dalle vigenti norme regionali in materia di linee elettriche, in sede di progettazione di nuovi annessi agricoli stabili deve essere tenuto conto degli eventuali corridoi infrastrutturali individuati per gli elettrodotti. Se previsti in prossimità di linee elettriche già esistenti, tali interventi devono in ogni caso garantire il rispetto del valore di qualità per il campo magnetico fissato dalla normativa vigente, anche con il ricorso ad opere di mitigazione e contenimento dell’intensità del campo magnetico stesso.

14. La costruzione di nuovi annessi agricoli non è soggetta al rispetto delle superfici fondiarie minime di cui all’art. 114 nel caso di aziende agricole che esercitano in via prevalente l’attività di coltivazione in serra fissa, di agricoltura biologica ai sensi delle disposizioni comunitarie, di allevamento di equini, fauna selvatica, ovi - caprini, api, chiocciole e lombrichi, ovvero che esercitano in via esclusiva o prevalente la cino - tecnica o l’acqua - coltura. I piani territoriali di coordinamento delle province possono prevedere ulteriori attività delle aziende agricole per le quali la costruzione di nuovi annessi agricoli non è soggetta al rispetto delle superfici fondiarie minime.

15. La disciplina di cui ai precedenti commi, viene fatta salva nel caso in cui nel fondo interessato, siano presenti manufatti edilizi di interesse storico testimoniale documentato. Nel tal caso possono essere riutilizzate le volumetrie, purché ubicate nello stesso corpo aziendale per mezzo di Piano Attuativo con

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obbligo di manutenzione ordinaria, straordinaria e ristrutturazione R1 del manufatto di interesse storico, previa stipula di convenzione con l’Amministrazione Comunale.

art. 118 Annessi agricoli reversibili per l'agricoltura amatoriale o per piccole produzioni agricole (per fondi non costituenti aziende agricole)

1. Gli annessi agricoli reversibili sono strutture esclusivamente in legno, prive di opere di fondazione, destinati all’agricoltura esercitata da soggetti diversi dagli imprenditori agricoli professionali, da utilizzare esclusivamente come rimessaggio di prodotti, attrezzi e macchinari agricoli

2. L’installazione di annessi agricoli reversibili è consentita ad uso dei seguenti operatori agricoli:

- aziende ‘minime’ (art. 114 punto 1.c); - operatori dell’agricoltura amatoriale (art. 114 punto 1.d). E’ altresì consentita l’installazione degli annessi di cui trattasi ai soggetti gestori delle “Zone di Ripopolamento e Cattura” (ZRC) regolarmente istituite dagli Enti competenti.

3. E’ tassativamente vietato l’uso abitativo, ricreativo, artigianale e commerciale - seppure temporaneo o saltuario - degli annessi agricoli reversibili. E’ altresì vietata la loro utilizzazione quali strutture di ricovero di animali.

4. L’installazione degli annessi agricoli reversibili da parte degli operatori agricoli di cui al punto 2 è ammessa solo a condizione che nel fondo agricolo non esistano già costruzioni stabili o precarie utilizzabili allo stesso scopo e che le eventuali consistenze abusive esistenti vengano rimosse.

5. L’installazione dell’annesso agricolo reversibile è tuttavia consentita ove sul fondo sia presente una costruzione stabile legittima di dimensioni sensibilmente inferiori a quelle massime consentite ai sensi del successivo punto 7: in tal caso dalla superficie utile lorda (Sul) dell’annesso agricolo reversibile deve essere detratta la Sul della costruzione stabile legittima già presente e il posizionamento dell’annesso deve essere particolarmente curato in modo da limitare al massimo l’impatto paesaggistico complessivo.

6. La superficie degli annessi agricoli reversibili ad uso delle aziende “minime” non può superare i 40 mq.

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7. La superficie degli annessi agricoli reversibili ad uso degli operatori dell’agricoltura amatoriale è determinata in funzione della superficie agraria utilizzabile (SAU) sulla base dei seguenti parametri:

Preso a base il disposto dell’art. 2 del D.P.R del 9 febbraio 2007 n. 5/R, che determina le superfici minime di Superficie Agricola Utilizzata (SAU) da mantenere in produzione per il riconoscimento di Azienda Agricola , e posto =1 (uno) il quoziente riferito alle stesse come determinato ai sensi del punto 1 dello stesso articolo, si determinano per il territorio comunale la seguenti CLASSI DI SAU:

SAU coefficiente compreso tra 0,01 e 0,25 fino a 15 mq di Sul SAU coefficiente compreso tra 0,26 e 0,50 fino a 20 mq di Sul SAU coefficiente compreso tra 0,51 e 0,75 fino a 30 mq di Sul SAU coefficiente compreso 0,76 e 0,99 fino a 40 mq di Sul

8. La superficie degli annessi agricoli reversibili a servizio delle “Zone di Ripopolamento e Cattura” (ZRC) non può superare i 15 mq. E’ consentita l’installazione di un solo annesso agricolo reversibile per ogni ZRC regolarmente istituita, da collocarsi all’interno della zona stessa o in aree immediatamente adiacenti. L’efficacia del titolo abilitativo è in ogni caso subordinata alla produzione di idonee garanzie per la rimozione dell’annesso alla scadenza dei termini temporali di validità della ZRC.

9. Non è consentito installare annessi agricoli reversibili all’interno delle aree sotto elencate:

- Riserva naturale di Poggio all'Olmo (art. 58); - siti archeologici e aree di interesse archeologico (art. 51); - ambiti paesistici dei corsi d’acqua (art. 59); - sistemazioni agrarie storiche (art. 60); - ambito per l'istituzione dell'Anpil del "Parco fluviale dell'Orcia e dell'Ombrone" (art. 61); - boschi di rilevanza vegetazionale (art. 63); - formazioni calanchive (art. 65); - pertinenze paesistiche delle ville e dei complessi rurali (art. 66); - luoghi di eccezionale apertura visuale (art. 69); - linee di arretramento e fasce di rispetto stradale (art. 78); - fasce di rispetto cimiteriale (linea di delimitazione interna) (art. 82); - aree verdi prevalentemente non edificate di tutela (art. 110). Le restrizioni di cui sopra si applicano anche in adiacenza o prossimità delle formazioni arboree decorative di cui all’art. 66.

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10. Nel rispetto dei valori paesaggistici e ambientali, l’installazione degli annessi e dei manufatti di cui sopra è consentita a condizione che non comporti alcuna modificazione alla morfologia dei luoghi e che tali annessi e manufatti siano realizzati in legno, o con altri materiali leggeri, non abbiano opere di fondazione, escluse soltanto quelle di ancoraggio, non abbiano dotazioni che ne consentano l’utilizzo abitativo, ancorché saltuario o temporaneo.

11. L’istanza per il conseguimento del permesso di costruire deve indicare: - le motivate esigenze produttive; - le caratteristiche e le dimensioni dell’annesso o manufatto;

12. La superficie minima per l’installazione dell’annesso o del manufatto, come sopra descritto, deve essere pari almeno alla superficie minima fondiaria, come definita dalle presenti norme. La realizzazione di tale annesso dovrà essere giustificata da apposito P.M.A.A. che, quale parte integrante del progetto, riporti quanto segue: 1) una descrizione degli interventi programmati per lo sviluppo delle attività agricole e/o delle attività connesse nonché le motivate esigenze produttive e degli altri interventi previsti per la tutela e la valorizzazione ambientale; 2) una descrizione dettagliata degli interventi necessari al potenziamento delle strutture produttive; 3) l'individuazione degli edifici esistenti, le relative superfici fondiarie; le caratteristiche e le dimensioni dell’annesso o manufatto, che deve rispettare comunque i seguenti parametri generali: - altezza massima interna non può eccedere i 2,50 mt. - materiali costruttivi: legno. - tipologia edilizia: secondo i caratteri prevalenti dell’area, come definiti dalle presenti norme; - localizzazione: tale da garantire il miglior inserimento ambientale secondo i caratteri fisici e insediativi dell’area.

13. La realizzazione del nuovo annesso è consentita, previa sottoscrizione di un atto unilaterale d'obbligo , da registrare e trascrivere a cura del Comune e a spese del richiedente, riferito all'intera superficie di proprietà. L'atto d'obbligo conterrà la specificazione degli interventi di sistemazione ambientale, nonché l'inalienabilità parziale della proprietà e/o del possesso della costruzione dall'intera superficie individuate dal programma di miglioramento agricolo ambientale. Altresì dovrà contenere:

- l’impegno alla rimozione dell’annesso o manufatto al cessare dell’attività agricola o in caso di trasferimento di proprietà anche parziale del fondo; - le relative forme di garanzia; - la verifica di conformità alle norme generali e del presente regolamento;

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14. L'atto d'obbligo conterrà la specificazione degli interventi di sistemazione ambientale, al fine di garantire il mantenimento delle sistemazioni idraulico agrarie, della vegetazione arborea ed arbustiva e della viabilità minore, nonché la tutela dei manufatti di rilevanza paesaggistica, storica o testimoniale e delle alberature segnaletiche, di confine e di arredo esistenti. L’atto d’obbligo dovrà altresì contenere, l'inscindibilità della costruzione dall'intera superficie di proprietà.

art. 119 Manufatti precari

1. I manufatti precari sono strutture leggere - diverse dalle serre di cui all’art. 120 - necessarie per utilizzazioni di breve durata strettamente legate all’attività agricola aziendale o alla stagione venatoria, e che soddisfano contemporaneamente i seguenti requisiti:

- non alterano in modo permanente il terreno su cui vengono installati, né i suoi caratteri storicizzati (non presuppongono cioè alterazioni morfologiche dei terreni, modifiche agli assetti vegetazionali, manomissioni delle sistemazioni idraulico-agrarie storiche o tradizionali, alterazioni al sistema drenante superficiale, etc.); - risultano semplicemente appoggiati sul terreno o, eventualmente, ancorati ad esso, senza opere di fondazione, basamenti e/o opere permanenti in muratura; - sono adibiti a deposito, protezione o ricovero temporaneo di cose e/o animali, ad usi connessi alla stagione venatoria, nonché alla eventuale vendita diretta di prodotti aziendali; - risultano realizzati in legno, nel rispetto dei caratteri costruttivi definiti dal Regolamento Edilizio; - la durata della loro installazione deve essere comunque inferiore ad un anno.

2. Fatto salvo quanto stabilito al punto 7, i manufatti precari possono essere installati esclusivamente dalle aziende di cui all’art. 114 delle presenti norme. E’ tassativamente vietato il loro uso abitativo, ricreativo e/o artigianale, seppure temporaneo o saltuario.

L’installazione dei manufatti precari è consentita con i dimensionamenti sotto specificati:

Aziende ‘di elevata capacità produttiva fino a 36 a 50 mq di Sul Aziende ‘di media capacità produttiva fino a 36 mq di Sul

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3. L‘installazione di manufatti precari è soggetta alle limitazioni e/o prescrizioni dettate dalle norme di cui al Titolo III. Non è comunque consentito installare manufatti precari all’interno delle aree sotto elencate: - ambiti paesistici dei corsi d'acqua (art. 59); - pertinenze paesistiche delle ville e dei complessi rurali (art. 66); - fasce di rispetto stradale (art. 78); - fasce di rispetto cimiteriale (linea di delimitazione interna) (art. 82);

4. Nella comunicazione, presentata dal titolare dell’azienda agricola, sono indicate: - le motivate esigenze produttive, le caratteristiche, le dimensioni dei manufatti; - l’indicazione su planimetria catastale del punto in cui è prevista l’installazione: - il periodo di utilizzazione e mantenimento del manufatto, comunque non superiore ad un anno; - l’impegno a realizzare il manufatto in legno, salvo diversa esigenza da motivare specificatamente; - l’impegno alla rimozione del manufatto al termine del periodo di utilizzazione; - la dichiarazione di conformità dell’intervento alle disposizioni della presente disciplina;

5. Ove perdurino le esigenze produttive, i manufatti precari, previa ulteriore comunicazione possono essere mantenuti o reinstallati anche in parti diverse della superficie aziendale per più periodi consecutivi, fermo restando l’obbligo dell’utilizzazione e mantenimento per periodi non superiori all’anno.

6. Per i manufatti precari ricadenti nelle aree sottoposte a vincolo paesaggistico sono comunque fatte salve le competenze degli enti ed organismi preposti.

7. In prossimità delle zone di abbattimento di specie cacciabili a squadre o zone di ripopolamento e cattura (ZRC) è consentita alle aziende agricole - e/o alle associazioni venatorie, con il consenso del proprietario del fondo - l’installazione di manufatti precari come attrezzature per i punti di ritrovo e per il rilascio dei permessi di caccia. Il periodo in cui è consentita l’installazione di tali manufatti è rigorosamente circoscritto alla stagione venatoria (di norma da inizio ottobre a fine gennaio).

art. 119 bis Costruzioni precarie, ricoveri per animali da cortile o detenuti a scopo amatoriale

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1 Le costruzioni precarie sono quelle realizzate per specifiche esigenze produttive, con materiali leggeri solo ancorati a terra e privi di opere di fondazione, tali da non comportare effetti di trasformazione del suolo e del sottosuolo. Sono individuati i seguenti sistemi ove potranno essere collocate tali strutture, secondo le reali vocazioni agronomiche e ambientali:

- sistema territoriale “I Colli di Cinigiano” - sistema territoriale “I Poggi di Montenero” - sistema territoriale “L'agro dell'Ombrone” - sistema territoriale “Dorsale collinare”

Tali manufatti non possono essere realizzati qualora ricadano nelle aree dei SIR, ARPA e boschi secondo la normativa vigente.

2. Ricoveri per cavalli a scopo amatoriale

Sono consentiti previa comunicazione al Sindaco nella quale si specifichino le esigenze produttive, il tempo di utilizzazione del manufatto, le sue caratteristiche, la sua collocazione e l'impegno alla sua rimozione oltre i termini predetti e per un periodo comunque non superiore a 1 anno. La installazione di manufatti precari di cui al presente articolo è consentita alle condizioni e con le procedure di cui all’art. 7 del Regolamento di attuazione del titolo IV, capo III della L.R.1/05, n.5/R. a) I ricoveri per cavalli detenuti a scopo amatoriale potranno essere realizzati previa presentazione di un progetto secondo uno schema che evidenzi le strutture da realizzare, la loro ubicazione ed i materiali costruttivi, senza tener conto delle superfici minime. Si dovranno rispettare le seguenti caratteristiche:

- il materiale da costruzione sarà legno non colorato; - la eventuale recinzione sarà realizzata in paleria di castagno o altra essenza forte;

- è consentita la realizzazione di box per il ricovero degli animali e dei locali per la rimessa delle attrezzature, la conservazione degli alimenti e dei medicinali e tettoie con struttura in legno; queste se coperte lamiera o altro materiale impermeabile dovranno avere all’esterno copertura in materiale vegetale (cannucce) o rete ombreggiante. Tali realizzazioni potranno ospitare sino a un massimo di 6 cavalli adulti;

- queste strutture saranno realizzate con l’impegno alla rimozione una volta venuta meno l’esigenza per cui sono state autorizzate.

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Il progetto deve contenere:

- una relazione dettagliata con le motivazioni della realizzazione;

- elaborati grafici di dettaglio con le caratteristiche e le dimensione dei manufatti da realizzare;

- le forme di garanzia per la rimozione dei manufatti quando non vengono più utilizzati; - la relazione di conformità dell’intervento proposto secondo le presenti disposizioni; - i nuovi manufatti comprendono le strutture per stalla, box cavalli, magazzino, rimessa attrezzi e fienile.

- i manufatti e le strutture che derivano da ristrutturazione di volumi legittimi esistenti possono essere in muratura, mentre i nuovi manufatti dovranno essere in legno senza opere di fondazione eccetto quelle di ancoraggio.

Ricoveri per animali da affezione

Sono soggetti alle norme di cui al presente articolo i concentramenti di cani in numero superiore a 5 soggetti adulti e di gatti in numero superiore a 10 capi adulti.

7. Gli impianti gestiti da privati o da Enti, a scopo di allevamento, pensione, commercio o addestramento sono soggetti ad autorizzazione sanitaria ai sensi del vigente Regolamento di polizia veterinaria, rilasciata dal Sindaco, previa istruttoria favorevole dei Servizi veterinario e di igiene pubblica della U.S.S.L.

7.1. Gli impianti in cui si detengono cani devono essere costruiti secondo i seguenti criteri:

a) superficie minima per cane: 4 mq., fatte salve esigenze diverse; b) numero massimo di cani per box: 4 capi adulti o 1 femmina con relativa cucciolata; c) pavimento, pareti, infissi, attrezzature facilmente lavabili e disinfettabili preferibilmente le superfici piastrellate fino a due metri d’altezza; d) approvvigionamento idrico sufficiente; e) canali di scolo e scarichi adeguati per garantire il deflusso delle acque di lavaggio; f) reparto di isolamento, per una capienza pari al 5% di quella complessiva; g) locale per gli interventi veterinari; h) locale per il deposito e la preparazione degli alimenti; i) magazzino per il deposito dei detergenti, dei disinfettanti e delle attrezzature per il loro impiego.

I cani detenuti all'aperto devono disporre di un ricovero, ben coibentato ed impermeabilizzato, che fornisca protezione dalle temperature e condizioni climatiche sfavorevoli. Qualora i cani siano detenuti prevalentemente in spazi delimitati, è necessario uno spazio di almeno 8 metri quadrati per capo adulto, fatte salve esigenze particolare

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di razza: i locali di ricovero devono essere aperti sull'esterno, per consentire sufficiente illuminazione e ventilazione. Le disposizioni di cui al comma 3 alle lettere a), b), c), d), e), sono applicate alla detenzione privata degli animali di affezione indipendentemente dal numero dei capi.

7.2. Documentazione da presentare

La domanda per ottenere l’autorizzazione sanitaria deve essere presentata al Servizio Veterinario del Dipartimento di Prevenzione della ASL competente per territorio e all’Ufficio Tecnico del Comune, corredata dai seguenti documenti:

- planimetria in scala 1:50 della struttura che si intende realizzare, con la rappresentazione dell’impianto fognante, idraulico e dell’eventuale impianto di aria condizionata; - planimetria in scala 1:1000 che individui l’ area d’intervento rispetto al contesto territoriale; - dichiarazione di conformità dell’impianto elettrico, eventualmente con il relativo schema d’impianto; - bollettini di pagamento dei diritti sanitari (variano da regione a regione) da richiedere al Servizio veterinario o allo sportello unico delle attività produttive dei comuni di residenza; - eventuale autorizzazione provinciale o regionale per il sistema di smaltimento reflui in caso di mancato allaccio alla fognatura comunale (in questo caso presentare la relativa autorizzazione comunale); - la autorizzazione regionale alla conduzione dell’impianto ( dove già attuato l’Accordo Stato Regioni); - richiesta di autorizzazione per l’attivazione di una industria insalubre di prima classe; - richiesta di autorizzazione sanitaria per l’ambulatorio veterinario interno alla struttura; - in caso di presenza di personale dipendente dovrà essere coinvolto anche il locale Servizio di Prevenzione ed igiene del lavoro, con applicazione di quanto previsto in merito dal DL.vo 626/94. - Vidimazione dei registri di carico e scarico degli animali presenti in canile; - Iscrizione all’anagrafe canina ufficiale di tutti gli animali presenti in canile;

8. Ferme restando le limitazioni e/o prescrizioni dettate dai rispettivi articoli, la disciplina di cui al Capo I del presente Titolo si applica anche alle aree urbane e/o di influenza urbana di cui al Capo III del Titolo VII, trattandosi di aree nelle quali perdurano in misura significativa caratteri e usi agricoli.

art. 120 Serre: serre temporanee e serre con copertura stagionale aventi le caratteristiche costruttive dei manufatti precari (articolo 41, comma 8 della l.r. 1/2005)

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1. Le serre sono manufatti finalizzati alla produzione agricola o florovivaistica, costituiti da componenti in tutto o in parte trasparenti, atte a consentire il passaggio della luce e la protezione delle colture dagli agenti atmosferici, attraverso una separazione, totale o parziale, dall’ambiente esterno.

2. E’ ammessa le realizzazione di serre fisse, soltanto in seguito dell’approvazione del Programma di Miglioramento Agricolo Ambientale, che dimostri l’effettiva necessità della realizzazione di tali nuove costruzioni per la corretta gestione e conduzione dell’azienda agricola. Nella convenzione o atto unilaterale d’obbligo finalizzato alla realizzazione del Programma di Miglioramento Agricolo Ambientale, dovrà essere riportata l’indicazione che, la realizzazione della serra non costituisce volume urbanistico riutilizzabile. Alla fine dell’attività la stessa dovrà essere completamente rimosso ed effettuato il ripristinato dello stato originario dei luoghi, in alternativa potrà essere rinnovata la convenzione /atto unilaterale d’obbligo

3. La struttura della serra dovrà essere realizzata in ferro o in alluminio verniciati con specchiature che potranno essere in vetro policarbonato o materiali similari. Le parti portanti potranno essere in muratura intonacata o facciavista.

4. Nel rispetto dei valori paesaggistici, l’installazione di serre temporanee e di serre con copertura stagionale per lo svolgimento dell’attività agricola aventi le stesse caratteristiche dei manufatti precari riportati all’articolo seguente è consentita solo per le aziende agricole, previa comunicazione al comune. Tale comunicazione riferita alla durata del ciclo produttivo, ancorchè superiori all’anno, è consentita a condizione che:

- il materiale utilizzato consenta il passaggio della luce;

- l’altezza massima non sia superiore a 4 metri in gronda e 7 metri al colmo. Nel caso di serre con tipologia a tunnel ciene considerata solo l’altezza del colmo;

- le distanze minime non siano inferiori a:

a. metri 5 dalle abitazioni sul fondo; b. metri 10 da tutte le altre abitazioni.

- tale distanza è ridotta a 5 metri qualora la serra non abbia alcuna apertura nel lato prospiciente l’abitazione; a. metri 3 dal confine se l’altezza massima al culmine è superiore a metri 5, metri 1 se questa altezza è uguale o inferiore a metri 5; - distanze minime dalle strade pubbliche secondo quanto previsto dal codice della strada;

NORME TITOLO VIII - Disciplina del territorio rurale Capo I – Disposizioni generali 300

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5. Nella comunicazione presentata dal titolare dell’azienda agricola , sono indicate: - le esigenze produttive; - la superficie e le dimensioni di ciascuna serra; - i materiali utilizzati; - l’indicazione su planimetria catastale dei punti in cui sono previste le varie installazioni; - la data di rimozione. Per le serre con copertura stagionale, l’impegno alla rimozione è riferito alla sola copertura.

6. Le serre temporanee e quelle con copertura stagionale possono essere reinstallate anche in parti diverse dalle superficie aziendale per più periodi consecutivi.

7. All’installazione di serre con requisiti diversi da quelli indicati precedentemente si applicano le disposizioni previste per gli annessi agricoli.

art. 121 Strutture ad uso ricreativo

1. Sono costruzioni in legno realizzabili in prossimità di specchi d’acqua che presentino una superficie superiore a mq 5.000, in una fascia di territorio che, di norma, non deve superare una larghezza di ml 100. Sono utilizzabili esclusivamente come strutture di servizio ad attività ricreative legate alla fruizione dello specchio d’acqua e/o della campagna.

2. La loro realizzazione è soggetta ad intervento convenzionato subordinato alla previa approvazione di un Progetto Unitario da parte del Consiglio Comunale, secondo quanto specificato all’art. 20.

3. All’intorno di ogni singolo specchio d’acqua le strutture ad uso ricreativo possono svilupparsi per non più di un piano fuori terra e per una superficie coperta (Sc) complessiva non superiore a mq 200. Il Progetto Unitario individua la loro collocazione e definisce la sistemazione delle aree interessate secondo criteri di coerenza con il sistema dei segni naturali e antropici caratterizzanti la tessitura territoriale ed il contesto paesaggistico.

4. La sistemazione complessiva può prevedere la realizzazione di sentieri e di spazi per la sosta e il tempo libero, nonché di spazi per la sosta veicolare su

NORME TITOLO VIII - Disciplina del territorio rurale Capo I – Disposizioni generali 301

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fondo bianco, evitando comunque una rigida strutturazione delle aree e una eccessiva concentrazione degli stalli. 5. La convenzione, contenente idonee garanzie sulle modalità di gestione della struttura, prevede tra l’altro la rimozione della struttura e l’esecuzione di operazioni di recupero ambientale in caso di cessazione dell’attività. Il rilascio e/o l’efficacia del titolo abilitativo è in ogni caso subordinata alla stipula della predetta convenzione.

6. La realizzazione delle strutture di cui al presente articolo è soggetta alle limitazioni e/o prescrizioni dettate dalle norme di cui al Titolo III. Non è comunque consentito realizzare le strutture di cui trattasi all’interno delle aree sotto elencate:

- Riserva naturale di Poggio all'Olmo (art. 58); - siti archeologici e aree di interesse archeologico (art. 51); - ambiti paesistici dei corsi d’acqua (art. 59); - sistemazioni agrarie storiche (art. 60); - ambito per l'istituzione dell'Anpil del "Parco fluviale dell'Orcia e dell'Ombrone" (art. 61); - boschi di rilevanza vegetazionale (art. 63); - formazioni calanchive (art. 65); - pertinenze paesistiche delle ville e dei complessi rurali (art. 66); - luoghi di eccezionale apertura visuale (art. 69); - linee di arretramento e fasce di rispetto stradale (art. 78); - fasce di rispetto cimiteriale (linea di delimitazione interna) (art. 82); - aree verdi prevalentemente non edificate di tutela (art. 110). Le restrizioni di cui sopra si applicano anche in adiacenza o prossimità delle formazioni arboree decorative di cui all’art. 66.

art. 122 Attività integrative

1. Si intendono per Attività integrativa: attività commerciali, artigianali, ricettive e di servizio esercitate all’interno di fabbricati preesistenti o n loro ampliamenti che per i limiti dimensionali e le modalità di esercizio non alterano la connotazione rurale del territorio e che comportano, anzi, la valorizzazione del carattere rurale di esso. Tali attività possono essere esercitate, quindi, nell’ambito del territorio rurale. In particolare si definiscono, in coerenza con l’art. 24 comma 8 del PTC: a) attività integrative commerciali sono quelle di vendita di prodotti legati alle tradizioni e più in generale all’attività agricola come i prodotti del bosco e del sottobosco, i prodotti delle coltivazioni, naturali o conservati, e da essi derivati per trasformazione (olio, vino, formaggi, specialità alimentari tipiche), ma anche: imitazioni di oggetti archeologici; materiale illustrativo e pubblicazioni inerenti il territorio comunale e più in generale della provincia di Grosseto; attrezzi o gli

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accessori di fabbricazione artigianale di utilità pratica, oggetti realizzati con materiali naturali e per attività ludico ricreative, accessori artigianali funzionali all’attività equestre come finimenti e selle. b) attività integrative artigianali sono quelle di modeste dimensioni che svolgano funzione di supporto e servizio alle attività agricole (officine di riparazione mezzi agricoli, locali per la realizzazione di manufatti artigianali elencati al precedente punto 1, confezionamento e trasformazione di prodotti agricoli) o mestieri tradizionali (fabbro, falegname, restauratore di mobili, calzolaio e simili) il cui esercizio non comporti impatti negativi in termini di rumore e di visibilità rispetto all’ambiente circostante. c) attività integrative di locande rurali sono quelle sino a 50 posti letto, realizzate solo tramite riutilizzazione dei volumi esistenti (fatte salve strutture esistenti alla data di approvazione del Piano Strutturale), con particolare attenzione al recupero di fabbricati rurali caratteristici ed in stato di degrado. Tali locande potranno espletare anche attività di ristorazione sino a 50 posti a sedere. Suddetta ricettività sarà improntata ad una flessibilità in merito alle forme di ospitalità contemplate dal “Testo unico delle Leggi Regionali in materia di turismo” l.r. 23 marzo 2000, n.42. d) attività integrative di servizio sono quelle svolte da un soggetto (persona fisica, associazione o società) che svolge attività di allevamento a scopo commerciale, addestramento e pensione per animali o servizi per attività didattico culturali e ricreative.

2. Per gli immobili da destinare alle attività integrative commerciali e artigianali di cui al presente articolo, l' ampliamento consentito è di 200 mq una tantum di S.U.L. in coerenza con le norme del P.T.C.

3. Per attività integrative di servizio i cui manufatti devono sottostare alle disposizioni di cui all’art. 7 del Regolamento di attuazione del titolo IV, capo III della L.R.1/05, n.5/R, si hanno due casi: a) detenzione di animali (cavalli, cani) a scopo non agricolo e cioè: pensione, allevamento a scopo commerciale, allenamento ed addestramento. Si potranno realizzare le strutture necessarie per ospitare gli animali e gli accessori relativi (locali per alimenti, attrezzature, medicinali ecc…), dietro presentazione di un progetto che rappresenti le strutture, i materiali utilizzati (possibile sia legno che muratura tradizionale), specifica destinazione dei locali, eventuali sistemazioni a verde e accessori di corredo; il progetto sarà esaminato dalla commissione degli esperti in materia paesistica ed ambientale di cui all’art 41 comma 7 della L.R. 01/’05; necessaria la sottoscrizione di atto d’obbligo che attesti la loro eliminazione una volta venuto meno lo scopo per cui sono state edificate. Non si prevedono limiti del numero di animali, salvo il rispetto delle norme che regolano gli aspetti del benessere animale ed igienico sanitari;

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b) sedi operative di soggetti che offrono servizi turistici quali guide turistiche, noleggio biciclette o simili: la superficie non potrà superare i 60 mq anche mediante strutture precarie di nuova edificazione .

4. Il presentatore della domanda di autorizzazione per l’ottenimento di licenza per attività integrative dovrà presentare un programma di interventi relativi all’area circostante il fabbricato o comunque da realizzare nella zona su cui insiste il fabbricato. Non è prestabilita la dimensione minima di tale territorio: sarà l’Ufficio Tecnico Comunale e gli esperti della Commissione di tutela ambientale che dovranno valutare l’entità e la valenza degli interventi. L’impegno a realizzare tali interventi sarà fissato in un atto unilaterale d’obbligo, che sarà sottoscritto dal richiedente, per autorizzazione; nell’atto saranno fissati i tempi di realizzazione, l’arco temporale di impegno al mantenimento delle opere e le tecniche che saranno adoperate per la realizzazione delle opere. L’inadempiente sarà costretto a risarcire una somma corrispondente al valore delle mancate opere di miglioramento ed il fabbricato tornerà ad assumere destinazione agricola.

5. Si considerano idonei a supportare la richiesta di autorizzazione per attività integrative tutti quegli interventi di miglioramento fondiario che abbiano per scopo la regimazione idraulico agraria, la manutenzione di segni di valenza storica o architettonica come vecchie sedi stradali, muretti, fontanili ecc…, il mantenimento di vecchi oliveti la cui coltivazione non è più conveniente, la realizzazione ed il mantenimento di fonti trofiche per la fauna selvatica quali colture a perdere e la realizzazione ed il mantenimento di punti d’acqua, la realizzazione di siepi e filari alberati, il recupero di frane, aree degradate e la manutenzione straordinaria di viabilità vicinale di interesse pubblico, secondo indicazioni fornite dall’Amm.ne Comunale nel presente Regolamento Urbanistico.

art. 123 Patrimonio edilizio esistente

1. Al patrimonio edilizio esistente nel territorio rurale si applica la disciplina contenuta nel Titolo VI, integrata dalle specificazioni, limitazioni e/o integrazioni di cui al presente articolo.

2. Il frazionamento di edifici esistenti non può comportare la realizzazione di unità immobiliari ad uso abitativo con superficie utile abitabile (Sua) netta inferiore a mq 60. Nel caso di più frazionamenti in edifici esistenti l’uso abitativo è ammissibile con una superficie utile abitabile (SUL) MEDIA di 65 mq (MEDIA MINIMA).

Tale limite si applica a tutte le unità immobiliari ad uso abitativo permanente, siano esse agricole o con destinazione d’uso non agricola. Non si applica invece alle unità

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immobiliari con diversa destinazione d’uso (turistico-ricettiva, agrituristica, commerciale, pubblici esercizi, etc.).

3. Fermo restando il rispetto delle disposizioni di cui al Titolo VII, il riutilizzo per scopi non agricoli di annessi classificati come Vs (volumi secondari art. 102) con volume (V) inferiore a mc 400 può comportare la realizzazione di una sola unità immobiliare per edificio. Al di sopra di tale soglia volumetrica si applicano i limiti minimi di superficie per unità immobiliare di cui al precedente punto 2.

4. Fermo restando il rispetto delle disposizioni per i volumi secondari (VS) legittimi in muratura costituenti componenti di interesse storico o testimoniale degli assetti insediativi di origine rurale quali - stalletti, porcilaie, pollai, piccole tettoie, forni, etc. - devono essere mantenuti nelle loro caratteristiche architettoniche e costruttive.

art. 124 Nuove abitazioni rurali

1. Fermo restando quanto previsto dall’articolo 46 della l.r 1/2005 riguardo al divieto di edificare nel caso di trasferimento di fondi agricoli attuati al di fuori dei programmi aziendali pluriennali di miglioramento agricolo ambientale, la costruzione di nuovi edifici rurali ad uso abitativo è consentita, secondo quanto previsto dall’articolo 41, comma 2 della l.r.1/2005, se prevista e disciplinata da parte dei comuni negli strumenti urbanistici comunali ancora vigenti e negli atti di governo del territorio.

2. Per il rilascio dei permessi di costruire relativi alla costruzione di nuovi edifici rurali ad uso abitativo il programma aziendale pluriennale di miglioramento agricolo ambientale, di seguito denominato “programma aziendale”, è presentato al comune dall’imprenditore agricolo professionale (IAP) così come definito dalle vigenti norme in materia.

3. Nel programma aziendale deve essere dimostrata la necessità di utilizzare almeno 1728 ore lavorative annue, corrispondenti al lavoro di un addetto a tempo pieno, per ogni unità abitativa, computando anche le unità esistenti, salvo diversa disposizione definita nel piano territoriale di coordinamento della provincia che provvede in tal senso anche differenziandone i valori nelle diverse parti del territorio ed avendo particolare considerazione delle specificità dei territori montani. Le 1728 ore lavorative devono essere riferite in modo prevalente alle attività agricole e, solo per la parte residua, alle attività connesse. Nelle zone montane o svantaggiate

NORME TITOLO VIII - Disciplina del territorio rurale Capo I – Disposizioni generali 305

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come definite dalle vigenti disposizioni comunitarie le ore lavorative annue per ogni unità abitativa sono ridotte alla metà.

4. A seguito dell’approvazione del Programma di Miglioramento Agricolo Ambientale è ammessa la costruzione di nuove abitazioni rurali per l’imprenditore agricolo a titolo principale di superficie utile netta, massima pari a mq 110 utili e nel rispetto dei parametri e dei criteri riportati nelle presenti norme. Per la nuova edificazione l’uso abitativo è ammissibile con una superficie utile abitabile (SUL) di 60 mq.

5. La nuova abitazione rurale, dovrà essere distribuita su una o due elevazioni e dovrà essere collocata nel pieno rispetto dei criteri insediativi di seguito indicati:

- ubicazione nel rispetto della viabilità territoriale e poderale esistente e con opere edilizie che garantiscano una continuità con le proprietà tipologiche e morfologiche dell’edilizia rurale esistente, costituite da nuclei poderali compatti, coperti a falde, con limitati aggetti esterni quali portici, loggiati e scale; - mantenimento, a seguito degli interventi edilizi, della rete scolante e del sistema delle acque superficiali; - ubicazione dei nuovi interventi edilizi solo in prossimità dei nuclei poderali esistenti e lungo strade esistenti; - predisposizione degli accorgimenti necessari, quali la collocazione di siepi e alberature, o aree meno impattanti, per i nuovi interventi da realizzare; - dimostrazione della fattibilità dell’intervento in riferimento al consumo delle risorse e alle problematiche di natura idrogeologica;

6. Le dimensioni massime dell’abitazione rurale sono di seguito determinate: - altezza massima in gronda nel caso di una elevazioni = ml.3.00. , - altezza massime in gronda nel caso di due elevazioni = ml.7.50.;

art. 125 Verde privato soggetto a tutela nel territorio rurale

1. Sono ricomprese sotto la denominazione di “verde privato soggetto a tutela” le aree prevalentemente inedificate - comprendenti o afferenti ad edifici e/o complessi edilizi ricadenti nel territorio rurale - le cui sistemazioni, arredi, percorsi e formazioni arboree sono frutto di un progetto organico ad elevato grado di formalizzazione, o che comunque esprimono coerentemente il rapporto storicizzato edificio-suolo paesaggio. Tali aree sono identificate con apposito segno grafico negli elaborati cartografici di livello A su base C.T.R. in scala 1:2.000 e 1:10.000.

NORME TITOLO VIII - Disciplina del territorio rurale Capo I – Disposizioni generali 306

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2. Il verde privato soggetto a tutela si articola nelle seguenti aree, identificate con apposito segno grafico negli elaborati cartografici di livello B su base C.T.R. in scala 10.000: - pertinenze paesistiche delle ville e dei complessi rurali (art. 66); - formazioni arboree decorative (art. 64).

3. Le aree individuate come verde privato soggetto a tutela costituiscono le “aree di pertinenze paesistiche delle ville e dei complessi rurali” di edifici e/o complessi edilizi di particolare pregio, appartenenti al patrimonio edilizio invariante del territorio rurale. Ad esse si applicano, oltre alle norme del Titolo IV richiamate al precedente punto 2: - le disposizioni di cui al Titolo VII Capo II, in funzione della classificazione attribuita all’edificio o complesso edilizio di riferimento.

4. I progetti edilizi che comportino mutamento della destinazione d’uso degli edifici agricoli, nonché, in generale, i progetti di restauro e risanamento conservativo, di ristrutturazione edilizia, di sostituzione edilizia e di ristrutturazione urbanistica, riferiti ad immobili con destinazione d’uso non agricola ricadenti negli ambiti territoriali di cui ai Capi II del presente Titolo, devono:

- definire il perimetro, la dimensione e la tipologia delle suddette pertinenze, che devono essere individuate in modo coerente con il sistema dei segni naturali e antropici caratterizzanti la tessitura territoriale (corsi d’acqua, viabilità vicinale e/o poderale, siepi, aree boscate, etc.); - attribuire ciascuna pertinenza ad un edificio o ad una unità immobiliare; - provvedere alle conseguenti variazioni catastali.

5. Nel “verde privato soggetto a tutela” - ferme restando le disposizioni dettate dal presente Capo e dai Titoli III, IV e VI - sono consentite le sistemazioni a verde di carattere estensivo, la creazione di giardini, di aie e di spazi per la sosta veicolare, sulla base di progetti estesi unitariamente all’intera area. Al loro interno è altresì consentita la realizzazione di piscine, nel rispetto di quanto stabilito dall’art. 127.

4. Negli edifici ricadenti nelle aree di cui al presente articolo, fermo restando il rispetto delle disposizioni richiamate ai precedenti punti 2 e 3, sono ammesse le seguenti destinazioni d’uso. - residenza (agricola e non) - attività agricole aziendali - agriturismo - ospitalità alberghiera - ospitalità extralberghiera - istituzioni culturali

NORME TITOLO VIII - Disciplina del territorio rurale Capo I – Disposizioni generali 307

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- attività espositive e/o congressuali - attività pubbliche o di interesse pubblico

Gli edifici e/o manufatti legittimi che alla data di adozione del Regolamento Urbanistico risultino in contrasto con le destinazioni d’uso di cui sopra possono essere oggetto esclusivamente di interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria, nel rispetto delle caratteristiche strutturali e delle modalità costruttive originarie.

Per gli eventuali ‘volumi secondari’ (VS) e/o ‘edifici e manufatti a trasformabilità limitata’ (TL) ricadenti nelle presenti aree si fa comunque riferimento alle disposizioni di cui agli artt. 102 e 103.

art. 126 Locali interrati o seminterrati

1. Nel territorio rurale, non applicandosi i disposti del Titolo III della Legge 24.03.1989 n° 122, riferiti alle aree urbane maggiormente popolate, la realizzazione di autorimesse pertinenziali è consentita solo a condizione che:

- i manufatti risultino completamente interrati, con esclusione della sola apertura di accesso; - la superficie di calpestio dell’autorimessa non superi i mq 35 per ogni unità immobiliare abitativa di riferimento, fermo restando il limite massimo di mq 140 complessivi per ogni edificio o complesso edilizio interessato; - l’intervento non presupponga la realizzazione di rampe di accesso o l’alterazione del profilo morfologico dei terreni; - l’intervento non sia incompatibile con eventuali limitazioni e/o prescrizioni dettate dalle norme di cui ai Titoli III, IV, V, VI e VII; - l’intervento rispetti i requisiti progettuali definiti dal Regolamento Edilizio.

2. A servizio degli edifici esistenti, possono essere inoltre realizzati:

a) locali interrati o seminterrati destinati a cantine, come definite e disciplinate dall’art. 11 delle presenti norme, purché localizzati entro la proiezione dell’edificio soprastante; b) volumi tecnici interrati, delle dimensioni strettamente necessarie all’alloggiamento di apparecchiature tecnologiche. Tali volumi devono essere localizzati entro la proiezione dell’edificio soprastante, salvo eccezionali e comprovate ipotesi motivate dal rispetto delle vigenti norme di sicurezza. E’ fatto salvo quanto disposto all’art. 127 riguardo ai vani tecnici relativi alle piscine.

Gli interventi di cui sopra non devono in nessun caso prevedere la realizzazione di rampe di accesso o l’alterazione del profilo morfologico dei terreni. Negli edifici e/o complessi edilizi di Classe 1 e 2 non sono consentiti gli interventi di cui alla lett. a), né gli interventi di cui alla lett. b) localizzati entro la proiezione dell’edificio soprastante.

NORME TITOLO VIII - Disciplina del territorio rurale Capo I – Disposizioni generali 308

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3. Come specificato all’art. 117, gli annessi agricoli stabili previsti dai P.M.A.A. - a servizio delle aziende identificabili come ‘di elevata’ o ‘di media capacità produttiva’ ai sensi dell’art. 114 – possono configurarsi anche come locali interrati o seminterrati.

4. Le disposizioni di cui al presente articolo si applicano anche nelle aree di influenza urbana di cui ai Capi II e III del Titolo IX. In deroga alle limitazioni e/o prescrizioni di cui al punto 1 è consentita la realizzazione di rampe di accesso alle autorimesse pertinenziali interrate nelle seguenti aree: b) fascia ripariale dell’Ombrone; c) fascia ripariale dell’ Orcia;

art. 127 Piscine e d altre opere autonome a corredo degli edifici

1. Costituiscono interventi di trasformazione urbanistico-edilizia che incidono sulle risorse essenziali del territorio le opere autonome a corredo degli edifici comportanti la trasformazione in via permanente del suolo inedificato, quali le attrezzature sportive ad uso privato di seguito elencate: a) piscine; b) campi da tennis; c) campi da calcetto; d) maneggi.

2. E’ consentita la realizzazione di una sola opera autonoma di corredo (piscina, o campo da tennis, o maneggio, o altra attrezzatura sportiva consimile ad uso privato) per ogni complesso edilizio unitario, ovvero per ogni edificio isolato se non facente parte di un complesso edilizio unitario, a prescindere dal numero di unità immobiliari esistenti o derivanti da eventuali frazionamenti. Una seconda opera autonoma di corredo è consentita solo nel caso di complessi edilizi unitari il cui volume (V) totale risulti superiore a mc 3.000. Sono da considerarsi ‘complessi edilizi unitari’:

a) i nuclei costituiti da due o più edifici tra loro contigui di origine sincronica e/o legati tra loro da nessi funzionali storicizzati e consolidati; b) i nuclei costituiti da due o più edifici tra loro contigui, anche di origine diacronica e/o non legati tra loro da nessi funzionali storicizzati e consolidati, ma con evidenti relazioni sotto il profilo insediativo e/o paesaggistico.

NORME TITOLO VIII - Disciplina del territorio rurale Capo I – Disposizioni generali 309

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In ipotesi di pluralità di proprietari, è richiesto esplicito atto di assenso da parte di tutti gli aventi titolo.

3. La realizzazione di opere autonome a corredo degli edifici è consentita a condizione che gli interventi: a) non comportino sensibili trasformazioni planoaltimetriche alla giacitura dei terreni, interessando solo quelli con pendenza non superiore al 20% (certificata dal rilievo quotato da allegare al progetto); b) non presuppongano la demolizione di sistemazioni agrarie storiche o tradizionali (muri a secco, muri di contenimento in pietra, terrazzamenti, ciglioni, acquidocci, viabilità campestre, rete drenante superficiale); c) si mostrino coerenti con la semiologia dei luoghi rispettando in particolare i segni della tessitura territoriale (allineamenti con muri a retta, balzi, filari, siepi, etc.) e delle invarianti strutturali; d) non prevedano volumetrie che fuoriescano dal profilo originario del terreno; e) garantiscano un corretto inserimento paesaggistico mediante sistemazioni a verde delle aree circostanti semiologicamente coerenti con il sistema dei segni presenti; f) possano usufruire di un approvvigionamento idrico autonomo (nel rispetto delle disposizioni di cui all’art. 44 delle presenti norme), senza gravare sull’acquedotto pubblico; g) prevedano sistemi di raccolta congiunta delle acque di scarico e delle acque meteoriche, con loro riutilizzo ai fini irrigui.

4. Le piscine ed altre opere autonome a corredo degli edifici possono essere realizzate nella pertinenza edilizia di aziende che svolgono attività agrituristica.

Le piscine ad uso privato non possono avere dimensioni superiori a mq 70 (superficie netta della vasca). Le piscine dei complessi agrituristici e degli alberghi e/o locande di campagna, di cui all’ art. 127, non possono avere dimensioni superiori a mq 120 (superficie netta della vasca).

A corredo delle strutture turistico-ricettive di cui all’art. 139 è consentita la realizzazione di piscine fino alla dimensione massima di mq 200 (superficie netta della vasca). La profondità massima consentita è pari a ml 2,00. Il vano tecnico deve essere interrato ed avere una superficie utile lorda (Sul) massima di mq 6,00, con una altezza tra pavimento e intradosso del solaio di copertura non superiore a ml 2,20. Il ciclo idraulico deve essere a circuito chiuso, con apposito sistema di smaltimento per la svuotatura e per la pulizia stagionale.

5. I campi da tennis o da calcetto ad uso privato possono essere realizzati all’interno delle superfici fondiarie di aziende che svolgano attività agrituristica. Il fondo dei campi da tennis deve essere realizzato in terra battuta o in erba. La recinzione, ove necessaria, deve essere realizzata con rete a maglia sciolta di altezza non superiore a 4,00 ml.

NORME TITOLO VIII - Disciplina del territorio rurale Capo I – Disposizioni generali 310

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6. I maneggi ad uso privato possono essere realizzati all’interno delle superfici fondiarie di aziende che svolgano attività agrituristica, e possono essere recintati esclusivamente con staccionate in legno di altezza adeguata.

7. I progetti delle opere di cui al presente articolo devono essere corredati:

a) da uno studio di inserimento paesaggistico (con raffronto tra lo stato di fatto e quello di progetto); b) dalla indicazione dettagliata dei movimenti di terra;

c) da una relazione geologico-tecnica atta a dimostrare la fattibilità dell’intervento.

art. 128 Recinzioni

1. Nel territorio rurale non è consentita la recinzione dei terreni agricoli o forestali, dei terreni utilizzati per finalità produttive.

2. Sono consentite le recinzioni ad uso di aziende faunistico-venatorie (solo per la conduzione di particolari attività adeguatamente pianificate mediante P.M.A.A.), nonché i procedimenti per l’istituzione di “fondi chiusi”. In tali casi la progettazione deve tuttavia garantire il mantenimento dell’accessibilità pedonale a tutta la viabilità poderale.

I suddetti fondi possono essere recintati solo con reti metalliche a maglia sciolta sorrette da pali in legno di altezza non superiore a ml 1,80.

3. E’ consentito alle aziende florovivaistiche di recingere la superficie aziendale per la parte strettamente indispensabile, ossia ove vi sia la documentata esigenza di proteggere particolari coltivazioni. Al riguardo devono essere comunque essere adottate soluzioni progettuali di limitato impatto dal punto di vista paesaggistico.

NORME TITOLO VIII - Disciplina del territorio rurale Capo I – Disposizioni generali 311

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5. La recinzione di aree di verde privato soggetto a tutela è soggetta alle limitazioni e/o prescrizioni di cui al Titolo III art. 49, fermo restando quanto disposto dagli artt. 91, 92, 93 e 94 in relazione alla classificazione dell’edificio e/o complesso edilizio di riferimento (Classi 1-2-3-4).

6. Il Regolamento Edilizio (“Norme regolamentari per il territorio rurale”) detta specifiche disposizioni in merito: a) alle tipologie, ai materiali, alle altezze e alle tecniche costruttive delle recinzioni e dei muri di cinta; b) alle specie arbustive idonee per la realizzazione di siepi (anche in abbinamento a recinzioni).

7. Le disposizioni di cui al presente articolo si applicano anche nelle aree di influenza urbana di cui al Titolo VII, limitatamente alle seguenti aree: a) aree prevalentemente non edificate di tutela degli insediamenti (art. 110); b) aree prevalentemente non edificate integrative degli insediamenti (art. 111); c) verde privato vincolato (art. 112)

E’ fatto salvo quanto disposto dalle norme di cui al Titolo IX riguardo alle aree soggette ad usi specialistici.

8. La realizzazione di recinzioni è comunque subordinata alle limitazioni e/o prescrizioni dettate dalle norme di cui al Titolo III.

NORME TITOLO VIII - Disciplina del territorio rurale Capo I – Disposizioni generali 312

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Capo II AREE A PREVALENTE FUNZIONE AGRICOLA

art. 129 Aree a prevalente funzione agricola

1. Definizione e articolazioni

1.1. Sono identificate come “aree a prevalente funzione agricola” le parti di territorio la cui connotazione paesaggistica, ambientale, insediativa ed economica risulta legata, storicamente ed attualmente, all’attività di coltivazione dei suoli. A tale attività, che conserva una funzione fondamentale sia a livello produttivo sia in termini di presidio del territorio e di salvaguardia e caratterizzazione del paesaggio, se ne sono affiancate o integrate altre di natura extragricola (residenza, attività turistico-ricettive, ricreative, culturali, etc.) che ne hanno in parte mutato la ragione economica ed insediativa. L’insieme di tali attività costituisce la modalità principale di gestione del territorio rurale nonché - con le limitazioni e prescrizioni di cui alle presenti norme - strumento di tutela e conservazione dei caratteri paesaggistici e ambientali consolidati, di valorizzazione dei caratteri storico-culturali del paesaggio rurale, di sostegno ai redditi agricoli.

1.2. Le aree a prevalente funzione agricola, individuate in cartografia con apposito segno grafico alla tavola denominata “Inquadramento generale del territorio comunale” su base C.T.R. in scala 1:10.000, si articolano nei seguenti sistemi territoriali: a. sistema territoriale “I Colli di Cinigiano” b. sistema territoriale “I Piani dell’Orcia” c. sistema territoriale “I Poggi di Montenero” d. sistema territoriale “L'agro dell'Ombrone” e. sistema territoriale “Dorsale collinare” f. sistema territoriale “La Montagna” g. sistema territoriale “La Valle di Paganico”

La disciplina di cui al presente articolo è integrata dalle specificazioni, limitazioni e/o integrazioni definite negli artt. 129, 130, 131, 132, 133, 134, 135 e 136, che disciplinano i singoli sistemi territoriali sopra elencati.

1.3. Le aree a prevalente funzione agricola sono qualificate e caratterizzate dalla presenza delle seguenti invarianti strutturali, individuate con apposito segno grafico negli elaborati cartografici di livello B su base C.T.R. in scala 1:2.000 e 1:10.000 e disciplinate dal Titolo IV delle presenti norme:

- Siti archeologici e aree di interesse archeologico - Patrimonio edilizio presente alla seconda guerra mondiale - Tracciati viari fondativi - Viabilità vicinale - Spazi pubblici centrali - Opere di captazione - Seccatoi

NORME Titolo VIII – disciplina del territorio rurale 313 Capo II – Aree a prevalente funzione agricola

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- Riserva naturale di Poggio all’Olmo - Ambiti paesistici dei corsi d’acqua - Sistemazioni agrarie storiche (muri a secco) - Ambito per l’istituzione dell’Anpil del “Parco fluviale dell’Orcia” e dell’Ombrone - Boschi come individuati dalla L.R. 39/2000 - Formazioni arboree decorative (lineari o areali) - Formazioni calanchive - Pertinenze paesistiche delle ville e dei complessi rurali - Patriarchi vegetali - Sorgenti - Luoghi di eccezionale apertura visuale - Aree per la trasformazione di energia eolica - Aree per la trasformazione di energia solare - ARPA P21

1.4. Le aree a prevalente funzione agricola sono altresì interessate - nelle parti individuate con apposito segno grafico negli elaborati cartografici di livello B su base C.T.R. in scala 1:2.000 e 1:10.000 – dalle seguenti discipline speciali, di cui al Titolo V delle presenti norme:

- aree fragili da sottoporre a programma di paesaggio - aree di pregio paesistico - aree boscate - vegetazione ripariale - Parco fluviale dell’Ombrone e dell’Orcia - itinerari di interesse storico-culturale

2. Attività consentite

2.1. Fatte salve le limitazioni e/o prescrizioni contenute nelle norme di cui ai Titoli III, IV e V, e ferme restando le disposizioni contenute nella “Disciplina della distribuzione e localizzazione delle funzioni” di cui all’art. 5 delle presenti norme, nelle aree a prevalente funzione agricola sono ammessi gli interventi connessi con le seguenti attività:

a) agricoltura, orientata alla salvaguardia delle varietà colturali e delle forme di coltivazione tradizionali; b) pascolo; c) zootecnia ed allevamenti minori; d) selvicoltura e raccolta prodotti del bosco; e) attività faunistico-venatorie compatibili con la tutela dell’assetto faunistico; f) residenza (agricola e non); g) agriturismo; h) motorietà e tempo libero in connessione con le risorse ambientali, storiche, insediative, culturali ed agroalimentari esistenti; i) ospitalità extralberghiera; j) attività complementari, purché coerenti e compatibili con i caratteri insediativi e i valori paesaggistici del territorio rurale, fermo restando comunque il rispetto delle limitazioni e/o prescrizioni fissate dalle disposizioni che regolano i singoli ambiti territoriali e dalla “Disciplina della

NORME Titolo VIII – disciplina del territorio rurale 314 Capo II – Aree a prevalente funzione agricola

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distribuzione e localizzazione delle funzioni” di cui all’art. 5 delle presenti norme; k) attività pubbliche o di interesse pubblico, ivi comprese le attività sociali, culturali, formative e ricreative. Gli edifici e/o manufatti legittimi che alla data di adozione del Regolamento Urbanistico risultino in contrasto con le destinazioni d’uso di cui sopra possono essere oggetto esclusivamente di interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria, nel rispetto delle caratteristiche strutturali e delle modalità costruttive originarie.

2.2. Sono altresì consentiti:

- gli usi specialistici elencati negli articoli che disciplinano i singoli ambiti territoriali; - la realizzazione di spazi a parcheggio a servizio delle attività ammesse; - reti ed impianti tecnologici, nel rispetto dei criteri di compatibilità paesaggistica e ambientale, e ferme restando le limitazioni e/o prescrizioni dettate dalle norme di cui al Titolo IV e al Titolo V.

2.3. Il sistema di relazioni costituito dai percorsi, siano essi pedonali, ciclabili o ippovie, deve essere alternativo a quello della circolazione automobilistica e avere, quindi, spazi, direzioni, velocità e scenari autonomi. In generale, dovrà essere privilegiata la sentieristica già esistente: strade vicinali, doganiere, tratturi, percorsi di accesso a edifici. Nuovi tracciati potranno essere realizzati solo in carenza di sentieri esistenti con un progetto apposito nel rispetto della vegetazione esistente e della morfologia dei luoghi.

3. Nuovi edifici e manufatti ad uso agricolo

3.1. Nelle aree a prevalente funzione agricola è consentita la nuova costruzione rurali ad uso abitativo, nei seguenti sistemi territoriali:

- sistema territoriale “I Colli di Cinigiano” - sistema territoriale “I Poggi di Montenero” - sistema territoriale “L'agro dell'Ombrone” - sistema territoriale “Dorsale collinare”

3.2. Ferme restando le disposizioni di cui all’art. 115, la realizzazione di annessi agricoli stabili, destinati o meno alla permanenza continuativa di persone (art. 117), è ammessa previa approvazione del P.M.A.A. a fronte del mantenimento in produzione di una SAU pari ad almeno due unità colturali (UC), così come definite dall'art. 114.

3.3. E’ ammessa la deroga alle superfici fondiarie minime di cui al punto 3.2 solo per aziende agricole condotte da imprenditori agricoli professionali, il cui ordinamento colturale prevalente (Orientamento Tecnico Economico: OTE) sia rivolto per oltre l’80% della produzione lorda vendibile (PLV) all’agricoltura biologica, alla zootecnia per ovicaprini o animali minori, all’acquacoltura o alla cinotecnica. Tali aziende devono motivare e dimensionare il fabbisogno di nuovi annessi agricoli stabili

NORME Titolo VIII – disciplina del territorio rurale 315 Capo II – Aree a prevalente funzione agricola

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mediante la redazione del P.M.A.A.: in esso devono essere particolarmente curati gli aspetti relativi alla valutazione della convenienza economica degli interventi.

3.4. E’ regolata dagli artt. 129, 130, 131, 132, 133, 134,135 e 136, che disciplinano i singoli ambiti territoriali:

a. l’installazione degli annessi agricoli reversibili di cui all’art. 118; b. l’installazione di serre di cui all’art. 120; c. l’installazione dei manufatti precari di cui all’art. 119; d. la realizzazione delle strutture ad uso ricreativo di cui all’art 141.

3.5. E' consentita la realizzazione di cantine di norma interrate almeno su tre lati. Le parti destinate alla commercializzazione, pubblicizzazione, ricerca e amministrazione possono essere fuori terra nella misura massima di mq. 1500 di S.U.L.

3.6. Non è consentita la nuova edificazione nelle "Pertinenze paesistiche delle ville e dei complessi rurali" come specificato al Titolo III artt. 52 e 66.

4. Edifici esistenti

4.1. Fatte salve le disposizioni di cui ai Titoli IV e V, sugli edifici esistenti - con destinazione d’uso agricola e non - sono ammessi gli interventi urbanistico-edilizi previsti dal Titolo VII sulla base della classificazione ad essi attribuita, con le eventuali specificazioni, limitazioni e/o integrazioni definite negli artt. 129, 130, 131, 132, 133, 134,135 e 136, che disciplinano i singoli ambiti territoriali.

4.2. I progetti edilizi che comportino mutamento della destinazione d’uso degli edifici agricoli, nonché, in generale, i progetti di restauro e risanamento conservativo, di ristrutturazione edilizia, di sostituzione edilizia e di ristrutturazione urbanistica, riferiti ad immobili con destinazione d’uso non agricola, devono prevedere l’individuazione delle relative aree pertinenziali.

5. Agriturismo

5.1. Le attività agrituristiche sono consentite anche oltre il limite dei 30 posti letto/azienda.

5.2. Il superamento dei limiti di ospitalità agrituristica è ammesso solo se finalizzato al recupero del patrimonio edilizio esistente riconosciuto di valore storico e/o architettonico, o comunque di interesse storico-testimoniale (edifici di Classe 1-2-3- 4).

6. Ospitalità extralberghiera

6.1. Per ospitalità extralberghiera si intende l’esercizio di attività ricettive e/o di ristoro in edifici non agricoli. Essa comprende le seguenti tipologie di esercizio:

NORME Titolo VIII – disciplina del territorio rurale 316 Capo II – Aree a prevalente funzione agricola

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a) trattorie tradizionali di campagna e pubblici esercizi in genere; b) degustazione e vendita di prodotti tipici locali; c) affittacamere; d) bed & breakfast; e) alberghi e locande di campagna, intendendosi per tali le strutture turistico-ricettive con ospitalità non superiore a 25 posti letto/esercizio.

6.2. Le tipologie di esercizio elencate al precedente punto 6.1 devono essere ricavate negli edifici esistenti, o, in alternativa, negli edifici realizzabili attraverso gli interventi di sostituzione edilizia e/o ristrutturazione urbanistica eventualmente consentiti dal Regolamento Urbanistico, a condizione che tali interventi non comportino la modifica o l’introduzione di nuove urbanizzazioni.

6.3. Nell’ambito delle strutture extra - alberghiere (Case Vacanza) realizzate con il progetto P.R.U.S.S.T., sono ammessi aumenti della volumetria non superiori al 25% del volume esistente. Tale incremento comporta la stipula di una nuova convenzione che vincola per venti anni la destinazione d’uso di tutta la struttura.

art. 130 Sistema territoriale “I COLLI DI CINIGIANO”

1. Il sistema territoriale di cui al presente articolo, comprende una porzione significativa del territorio rurale. E’ individuato con apposito segno grafico negli elaborati cartografici di livello A su base C.T.R. in scala 1:2.000 e 1:10.000.

2. Nell’ambito territoriale di cui trattasi ogni uso o intervento, oltre a garantire la tutela e/o la valorizzazione degli elementi di invarianza presenti, deve essere finalizzato, o comunque risultare compatibile, con il raggiungimento degli obiettivi definiti dal Piano Strutturale, di seguito elencati:

- controllo delle trasformazioni sul patrimonio edilizio esistente al fine di garantirne la tutela dei caratteri morfotipologici con specifica attenzione alle tipologie Ente Maremma;

- recupero e rifunzionalizzazione dei centri storici;

- rafforzamento del ruolo di centro della comunità per il capoluogo con integrazione di funzioni di servizio;

- integrazione e diversificazione dell’offerta residenziale;

- salvaguardia e sviluppo dell’attività agricola ;

- integrazione delle attività agricole con idonee pratiche di difesa del suolo, al fine di ridurre i fenomeni erosivi e migliorare le condizioni di stabilità dei versanti.

NORME Titolo VIII – disciplina del territorio rurale 317 Capo II – Aree a prevalente funzione agricola

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- messa in atto di politiche di sostegno all’attività delle aziende agricole, anche attraverso strategie locali di promozione di attività integrative;

- realizzazione di percorsi e itinerari ambientali, culturali, storico-artistici, enogastronomici, sostenuti da un’offerta ricettiva qualificata e diversificata.

3. Nell’ambito territoriale “I colli di Cinigiano” si applicano le disposizioni dettate dalle presenti norme per le aree a prevalente funzione agricola di cui all’art. 129, con le restrizioni, le integrazioni e/o le specificazioni di seguito indicate.

4. Nel presente ambito territoriale non è in alcun modo consentita:

- la realizzazione di discariche; - la conduzione di attività inquinanti e/o pregiudizievoli ai fini della regimazione idraulica.

7. Sugli edifici e/o complessi edilizi esistenti - con destinazione d’uso agricola e non sono ammessi gli interventi urbanistico-edilizi previsti dal Titolo VII sulla base della classificazione ad essi attribuita.

All’interno della perimetrazione del I Colli di Cinigiano, è ammessa la nuova costruzione di edifici abitativi agricoli di cui all’art. 124.

art. 131 Sistema territoriale “I PIANI DELL'ORCIA”

1. Il sistema territoriale di cui al presente articolo, è individuato con apposito segno grafico negli elaborati cartografici di livello A su base C.T.R. in scala 1:2.000.

2. Nell’ambito territoriale di cui trattasi ogni uso o intervento, oltre a garantire la tutela e/o la valorizzazione degli elementi di invarianza presenti, deve essere finalizzato, o comunque risultare compatibile, con il raggiungimento dei seguenti obiettivi:

- mantenimento della continuità del territorio aperto e rafforzamento delle attività agricole e di quelle integrative;

- rafforzamento e costituzione di un nucleo specializzato e complesso con qualità di tipo urbano nell’abitato di S.Rita;

- inserimento di attività produttive, commerciali e ricettive legate alle risorse locali;

NORME Titolo VIII – disciplina del territorio rurale 318 Capo II – Aree a prevalente funzione agricola

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- mitigazione degli effetti ambientali derivanti dalla strada provinciale del Cipressino;

- manutenzione del territorio aperto con particolare riguardo al sistema dei fossi e delle strade locali;

- rafforzamento del rapporto con il fiume e costituzione del Parco fluviale dell’Orcia, collegato e integrativo del parco in Provincia di Siena;

- recupero e rifunzionalizzazione dei nuclei rurali lungo la “leopoldina” per attività agricole e integrative delle funzioni del parco, anche attraverso “una tantum” edilizi aggiuntivi in continuità con l’esistente;

- superamento di situazioni localizzate di degrado ambientale

- tutela del patrimonio edilizio rurale invariante;

- tutela del SIR;

- creazione di varchi ambientali come sedi di rapporti biotici e visivi fiume- pianura-colline

3. E’ ammessa la costruzione di serre con esclusione delle aree A.N.P.I.L. previste.

4.Con riferimento al SIR “Basso corso del fiume Orcia” , tra gli elementi di criticità nel territorio limitrofo si segnala la possibilità di espansione dell’area coltivata a vite, con conseguente riduzione della bioversità e potenziale pericolo per introduzione di prodotti chimici di sintesi e riduzione di infrastrutture ecologiche quali siepi, fosse inerbite ecc…, la captazione di acqua dal fiume a scopo irriguo nel periodo di magra del fiume Orcia, il disturbo antropico per la frequenza di persone e mezzi a motore nel vicino impianto da moto cross.

Tra le misure di conservazione da adottare si indicano: - riferimento allo studio dettagliato delle caratteristiche del SIR, in maniera da ricavare precise indicazioni per garantire la sua conservazione - incentivi per favorire il mantenimento ed anche il nuovo impianto di siepi, alberature, aree incolte, anche in relazione alla esistenza della azienda faunistico venatoria di Capanne Ricci - riferimento alla valutazione di incidenza per l’impianto di moto cross, per individuare le misure atte a garantire l’integrità dell’area ed al contempo la prosecuzione di una attività preesistente alla individuazione del SIR, presente da molti anni, ormai consolidata ed in corso di espansione.

5. Sugli edifici e/o complessi edilizi esistenti - con destinazione d’uso agricola e non - sono ammessi gli interventi urbanistico-edilizi previsti dal Titolo VII sulla base della classificazione ad essi attribuita.

NORME Titolo VIII – disciplina del territorio rurale 319 Capo II – Aree a prevalente funzione agricola

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art. 132 Sistema territoriale “I POGGI DI MONTENERO”

1. Il sistema territoriale “I poggi di Montenero” è individuato con apposito segno grafico negli elaborati cartografici di livello A su base C.T.R. in scala 1:10.000.

2. Nell’ambito territoriale di cui trattasi ogni uso o intervento, oltre a garantire la tutela e/o la valorizzazione degli elementi di invarianza presenti, deve essere finalizzato, o comunque risultare compatibile, con il raggiungimento degli obiettivi definiti dal Piano Strutturale, di seguito elencati: - mantenimento della continuità del territorio aperto e rafforzamento delle attività agricole e di quelle integrative; - tutela del patrimonio edilizio rurale invariante; - tutela della stabilità dei versanti; - tutela delle visuali verso il Monte Amiata e Montenero.

3. E’ ammessa la nuova costruzione di edifici abitativi agricoli.

art. 133 Sistema territoriale “L'AGRO DELL'OMBRONE”

1. Il sistema territoriale di cui al presente articolo - adiacente alle aree di stretta pertinenza fluviale ai fini idraulici, ambientali e paesaggistici - comprende una porzione significativa del territorio rurale compreso lungo il fiume Ombrone. E’ individuato con apposito segno grafico negli elaborati cartografici di livello A su base C.T.R. in scala 1:10.000.

2. Nell’ambito territoriale di cui trattasi ogni uso o intervento, oltre a garantire la tutela e/o la valorizzazione degli elementi di invarianza presenti, deve essere finalizzato, o comunque risultare compatibile, con il raggiungimento degli obiettivi definiti dal Piano Strutturale, di seguito elencati:

- salvaguardia e sviluppo dell’attività agricola ; - integrazione dell’abitato di Piantaverna con strutture e servizi legati alle attività sportivo-motorie e di tempo libero del “parco fluviale dell’Ombrone”; - realizzazione di percorsi e itinerari ambientali, culturali, storico-artistici, enogastronomici, sostenuti da un’offerta ricettiva qualificata e diversificata; - manutenzione e presidio della continuità della rete viaria minore.

NORME Titolo VIII – disciplina del territorio rurale 320 Capo II – Aree a prevalente funzione agricola

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3. E’ ammessa la costruzione di serre.

4. E’ ammessa la nuova costruzione di edifici abitativi agricoli.

5. Sugli edifici e/o complessi edilizi esistenti - con destinazione d’uso agricola e non - sono ammessi gli interventi urbanistico-edilizi previsti dal Titolo VII sulla base della classificazione ad essi attribuita.

art. 134 Sistema territoriale “LA DORSALE OCCIDENTALE”

1. Il sistema territoriale di cui al presente articolo è individuato con apposito segno grafico negli elaborati cartografici di livello A su base C.T.R. in scala 1:2.000 e 1:10.000.

2. Il sistema territoriale di cui trattasi ogni uso o intervento, oltre a garantire la tutela e/o la valorizzazione degli elementi di invarianza presenti, deve essere finalizzato, o comunque risultare compatibile, con il raggiungimento dei seguenti obiettivi: - salvaguardia e sviluppo dell’attività agricola ; - controllo delle trasformazioni sul patrimonio edilizio esistente al fine di garantirne la tutela dei caratteri morfotipologici ; - realizzazione di percorsi e itinerari ambientali, culturali, storico-artistici, enogastronomici, sostenuti da un’offerta ricettiva qualificata e diversificata; - integrazione delle attività agricole con idonee pratiche di difesa del suolo, al fine di ridurre i fenomeni erosivi e migliorare le condizioni di stabilità dei versanti, con particolare riferimento ai nuovi impianti viticoli; - manutenzione e presidio della continuità della rete viaria minore; - riconoscimento e potenziamento del ruolo di presidio territoriale dei centri aziendali. - riordino degli insediamenti diradati di Poggi del Sasso e creazione di subcentralità; - recupero dei centri storici e loro rifunzionalizzazione; - contenuti completamenti residenziali, nei limiti dimensionali del P.S.

3 E’ ammessa la nuova costruzione di edifici abitativi agricoli.

4. Nel territorio del subsistema LA DORSALE OCCIDENTALE- I BOSCHI OCCIDENTALI ogni azione di governo deve consentire o favorire il raggiungimento dei principali obiettivi di seguito elencati: - salvaguardia e sviluppo dell’attività agricola ;

NORME Titolo VIII – disciplina del territorio rurale 321 Capo II – Aree a prevalente funzione agricola

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- realizzazione di percorsi e itinerari ambientali, culturali, storico-artistici, enogastronomici, sostenuti da un’offerta ricettiva qualificata e diversificata; - manutenzione e presidio della continuità della rete viaria minore; - tutela e valorizzazione degli assetti boschivi e loro protezione dagli incendi; - sostegno agli usi plurimi della risorsa forestale; - istituzione del “parco fluviale dell’Ombrone”, e sua integrazione all’ARPA21

5. Sugli edifici e/o complessi edilizi esistenti - con destinazione d’uso agricola e non - sono ammessi gli interventi urbanistico-edilizi previsti dal Titolo VII sulla base della classificazione ad essi attribuita.

art. 135 Sistema territoriale “LA MONTAGNA”

1. La parte sommitale del comune di Cinigiano costituisce un tratto montano del territorio caratterizzato da estese aree boscate, reticolo idrografico di media densità. Il sistema territoriale “La montagna” è individuato con apposito segno grafico negli elaborati cartografici di livello A su base C.T.R. in scala 1:2.000 e 1:10.000.

2. Nell’ambito territoriale di cui trattasi ogni uso o intervento, oltre a garantire la tutela e/o la valorizzazione degli elementi di invarianza presenti, deve essere finalizzato, o comunque risultare compatibile, con il raggiungimento degli obiettivi definiti dal Piano Strutturale, di seguito elencati: - tutela dei caratteri ambientali e paesistici; - recupero e rifunzionalizzazione dei centri storici. - sostegno al mantenimento e sviluppo delle coltivazioni tradizionali, anche in forma biologica o integrata; - controllo delle trasformazioni sul patrimonio edilizio esistente al fine di garantirne la tutela dei caratteri morfotipologici; - integrazione e diversificazione dell’offerta residenziale; - disciplina del territorio aperto al fine di garantire la conservazione degli elementi fondativi della qualità dei quadri paesistici e la tutela del patrimonio territoriale localizzato; - manutenzione e presidio della continuità della rete viaria minore e individuazione di percorsi tematici; - organizzazione di una rete di ospitalità di dimensioni contenute e di rilevante qualità, ivi comprese forme di ricettività turistica all’aria aperta; - tutela del patrimonio della cultura materiale; - rafforzamento del ruolo di presidio identitario della cultura montana e della castagna per il centro di Monticello; - ripristino ambientale dell’area occupata dalla ex discarica RR.SS.UU. “Bucona” con attuazione del progetto esecutivo.

3. Nel territorio del subsistema ogni azione di governo deve consentire o favorire il raggiungimento dei principali obiettivi di seguito elencati:

NORME Titolo VIII – disciplina del territorio rurale 322 Capo II – Aree a prevalente funzione agricola

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- mantenimento e riqualificazione della copertura forestale, rafforzamento delle strutture di servizio e di protezione antincendio; - rafforzamento della caratterizzazione della Riserva Naturale di Poggio all’Olmo , e sua integrazione con aree di “pre-parco” che nel loro insieme individuino un possibile sistema di aree di pregio e di tutela dei caratteri ambientali e vegetazionali; - realizzazione di percorsi e itinerari ambientali, culturali, storico-artistici, enogastronomici, sostenuti da un’offerta ricettiva qualificata e diversificata; - manutenzione e presidio della continuità della rete viaria minore; - controllo delle trasformazioni sul patrimonio edilizio esistente al fine di garantirne la tutela dei caratteri morfotipologici; - sostegno al mantenimento e sviluppo delle coltivazioni tradizionali, anche in forma biologica o integrata.

art. 136 Sistema territoriale “LA VALLE DI PAGANICO”

1. Il sistema territoriale di cui al presente articolo è individuato con apposito segno grafico negli elaborati cartografici di livello A su base C.T.R. in scala 1:10.000.

2.Nel territorio del subsistema ogni azione di governo deve consentire o favorire il raggiungimento dei principali obiettivi di seguito elencati: - salvaguardia e sviluppo dell’attività agricola ; - tutela delle sistemazioni idrauliche.

3. E’ ammessa la costruzione di serre.

NORME Titolo VIII – disciplina del territorio rurale 323 Capo II – Aree a prevalente funzione agricola

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TITOLO IX AREE PER USI SPECIALISTICI

art. 137 Aree per usi specialistici / Contenuti e finalità

Capo I – Usi e/o attività turistico ricettive o ricreative Edificazione esistente a destinazione turistico-ricettiva nelle aree art. 138 urbane Agriturismo, strutture turistico - ricettive e ospitalità in spazi art. 139 aperti art. 140 Aree per campeggi art. 141 Aree per attività culturali e/o ricreative all’aperto

Capo II - Usi e/o attività produttive e/o commerciali art. 142 Edifici specialistici esistenti a destinazione commerciale Aree per attività di trasformazione e conservazione dei prodotti art. 143 agricoli Aree per il deposito o l’esposizione di merci e/o materiali art. 144 all’aperto Aree per il deposito e lo stoccaggio di materiali edili e/o per la art. 145 messa in riserva di rifiuti inerti non pericolosi derivanti da demolizione

NORME 324 TITOLO IX – Aree per usi specialistici

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art. 137 Aree per usi specialistici / Contenuti e finalità

1. Il presente Titolo contiene specifiche disposizioni per l’uso e/o la trasformazione di immobili ed aree destinate o destinabili ad usi e/o attività di carattere specialistico condotte da soggetti privati, singoli o associati. In ragione del carattere permanente, temporaneo o reversibile di tali usi e/o attività, negli articoli che disciplinano le singole aree sono specificate a seconda dei casi: e) i limiti di intervento consentiti; f) le garanzie per la completa esecuzione degli interventi e per la corretta conduzione delle attività previste; g) le garanzie circa il mantenimento della destinazione d’uso ovvero per la rimessa in pristino dello stato dei luoghi in caso di cessazione dell’attività.

2. La disciplina di cui al presente Titolo è articolata come segue: a) Capo I - Usi e/o attività turistico-ricettive o ricreative:

h) edificazione esistente a destinazione turistico-ricettiva nelle aree urbane i) aree per strutture turistico-ricettive nel territorio rurale j) aree per campeggi k) aree per attività culturali e/o ricreative all’aperto b) Capo II - Usi e/o attività produttive e/o commerciali:

l) edifici specialistici esistenti a destinazione commerciale m) aree per attività di trasformazione e conservazione dei prodotti agricoli n) aree per il deposito o l’esposizione di merci e/o materiali all’aperto o) aree per il deposito e lo stoccaggio di materiali edili e/o per la messa in riserva di rifiuti inerti non pericolosi derivanti da demolizione - aree per impianti di autodemolizione

Le aree destinate o destinabili agli usi specialistici sopra elencati sono individuate con apposito segno grafico negli elaborati cartografici di livello C su base C.T.R. in scala 1:2.000 e 1:10.000.

3. Le disposizioni di cui al presente Titolo concorrono alla disciplina dell’uso dei suoli e/o del patrimonio edilizio esistente nel territorio comunale, costituendo integrazione e complemento della disciplina contenuta nei Titoli VI, VII, VIII e IX delle presenti norme. In caso di contrasto si applicano le disposizioni più restrittive.

4. Le disposizioni di cui al presente Titolo sono integrate dalle specifiche disposizioni di dettaglio dettate: - dalla “Disciplina della distribuzione e localizzazione delle funzioni” di cui all’art. 5 delle presenti norme.

NORME 325 TITOLO IX – Aree per usi specialistici

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CAPO I USI E/O ATTIVITÀ TURISTICO - RICETTIVE O RICREATIVE

art. 138 Edificazione esistente a destinazione turistico – ricettiva nelle aree urbane

1. Negli elaborati cartografici di livello C su base C.T.R. in scala 1:2.000 sono individuati con apposito segno grafico gli edifici esistenti interamente adibiti ad attività alberghiere o usi turistico - ricettivi, ricadenti nelle aree urbane di cui al Titolo VII delle presenti norme.

2. Sugli edifici di cui al presente articolo sono ammessi gli interventi urbanistico- edilizi previsti dal Titolo VII sulla base della classificazione ad essi attribuita, a condizione che non comportino modifiche della destinazione d’uso.

3. Fermo restando quanto specificato al punto 2, sono consentiti ampliamenti una tantum pari ad un massimo del 10% della superficie utile lorda (Sul) legittima esistente alla data di adozione del Regolamento Urbanistico - realizzabili anche nel quadro di un complessivo intervento di demolizione e ricostruzione, limitatamente agli edifici o parti di essi per i quali esso sia consentito sulla base della disciplina di cui al Titolo VI - ma comunque nel rispetto di un rapporto di copertura (Rc) non superiore al 60% e di un’altezza massima (Hmax) non superiore a quella degli edifici immediatamente adiacenti. Gli ampliamenti proposti in forma di addizioni volumetriche sono consentiti solo ove l’intervento risulti pienamente compatibile con le caratteristiche tipologiche e architettoniche dell’edificio preesistente e garantisca un corretto inserimento nel contesto di riferimento.

4. Il rilascio e/o l’efficacia dei titoli abilitativi riferiti ad interventi comportanti incrementi di superficie utile lorda (Sul) è subordinata alla sottoscrizione di un apposito atto unilaterale d’obbligo, registrato e trascritto, a garanzia del mantenimento della destinazione d’uso turistico-ricettiva. Per tali interventi devono essere inoltre assicurate le dotazioni minime di parcheggio per la sosta stanziale previste dall’art. 12) per la specifica destinazione d’uso, nonché, ove il locale ristorante non sia riservato ai clienti interni della struttura turistico ricettiva, le dotazioni di parcheggio per la sosta di relazione di cui all’art. 13.

NORME TITOLO IX – Aree per usi specialistici Capo I – Usi e/o attività turistico – ricettive o ricreative 326

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art. 139 Agriturismo, strutture turistico - ricettive e ospitalità in spazi aperti

1. Per attività agrituristiche si intendono le attività di ricezione e di ospitalità, esercitate da imprenditori agricoli singoli e associati, attraverso l’utilizzo della propria azienda in rapporto di connessione e di complementarietà con l’attività agricola di cui all’articolo 2135 del codice civile che deve rimanere principale, secondo quanto disciplinate dalla L.R 30/2003.

Oltre agli interventi urbanistico - edilizi consentiti dalla disciplina di cui al Titolo VI sulla base della classificazione attribuita ai fabbricati esistenti (Classi 3, 4, e volumi secondari VS), sono ammessi ampliamenti una tantum nei limiti del 10% della volumetria legittimamente esistente alla data di adozione del Regolamento Urbanistico, purché tali interventi garantiscano comunque il rispetto degli elementi tipologici, formali e costruttivi caratterizzanti il complesso edilizio.

2. Nelle aree di cui trattasi sono ammesse esclusivamente le seguenti destinazioni d’uso: - alberghiera; - turistico - ricettiva; - ristorazione e/o pubblici esercizi, limitatamente a quelli di corredo all’attività alberghiera o turistico-ricettiva.

Sono fatte salve eventuali disposizioni di dettaglio dettate dalla “Disciplina della distribuzione e localizzazione delle funzioni” di cui all’art. 5 delle presenti norme.

3. Le dotazioni di parcheggio a servizio delle attività alberghiere o turistico-ricettive sono dovute nella misura stabilita dall’art. 13 punto 2 lett. f) per la specifica destinazione d’uso. La loro progettazione e realizzazione deve essere particolarmente curata dal punto di vista dell’inserimento nel contesto paesaggistico, evitando rigide strutturazioni e/o geometrizzazioni degli spazi destinati.

4. La realizzazione di piscine o altre attrezzature di corredo a servizio delle attività di cui al presente articolo è soggetta alle disposizioni di cui all’art. 127. Per i volumi tecnici si applicano le disposizioni di cui all’art. 126.

5. Gli interventi urbanistico-edilizi eccedenti la ristrutturazione edilizia ‘R1’ sono subordinati alla preventiva approvazione di un Piano Attuativo - o in alternativa di un Progetto Unitario esteso all’intera area, nel rispetto delle disposizioni di cui all’art. 20 delle presenti norme - ed alla stipula di una convenzione contenente idonee garanzie circa il mantenimento della destinazione d’uso alberghiera e/o turistico-ricettiva.

NORME TITOLO IX – Aree per usi specialistici Capo I – Usi e/o attività turistico – ricettive o ricreative 327

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6. L’ospitalità in spazi aperti è stagionale ed è svolta in aziende con estensione non inferiore a due ettari contigui di superficie agricola totale (SAT) e nel rispetto del limite massimo di ventiquattro ospiti e otto tende o altri mezzi di soggiorno autonomo, e di una densità massima di sei ospiti e due tende o altri mezzi di soggiorno autonomo, per ettaro di superficie agricola aziendale. Nei casi di frazione di ettaro, fino a cinquemila metri quadrati compresi, si arrotonda per difetto e oltre cinquemila metri quadrati per eccesso.

La stagionalità si intende riferita esclusivamente alla durata del soggiorno, a fini turistici, degli ospiti aziendali.

art. 140 Aree per campeggi

1. Nell’area individuata con apposito segno grafico negli elaborati di livello C su base C.T.R. in scala 1:2.000, situata in località “Lucherino” all’interno del sistema territoriale “La Montagna” è presente un campeggio di buon livello qualitativo dal punto di vista dell’inserimento paesaggistico, della compatibilità ambientale e dei servizi all’utenza.

2. E’ prescritto il rispetto delle seguenti disposizioni:

- la capacità ricettiva massima non può superare le 280 piazzole complessive, destinabili a tende, autocaravan e/o roulottes. La superficie complessiva destinata alle piazzole e alla viabilità interna non deve essere superiore ad 1/3 della superficie territoriale (St) dell’insediamento;

- la superficie utile lorda (Sul) complessiva delle attrezzature di servizio (uffici, spaccio, bar/ristorante, etc.) non può superare i 400 mq. Il Regolamento Urbanistico consente la realizzazione di tali attrezzature solo in quanto funzionali ed indispensabili per la conduzione dell’attività di campeggio. Per tali strutture stabili sono quindi preclusi utilizzi diversi da quelli accessori al campeggio, e comunque da quelli individuati nella convenzione di cui al successivo punto 3. In ipotesi di cessazione dell’attività di campeggio per tali attrezzature stabili sono consentite le destinazioni d’uso di cui all’art. 84 riferite alle strutture private di uso pubblico e collettivo;

- la definizione dell’assetto complessivo del campeggio - ed in particolare delle parti site in prossimità della linea di elettrodotto ad alta tensione - è subordinata alla preventiva valutazione dell’esposizione umana ai campi magnetici. Deve essere in ogni caso garantito il rispetto dei limiti previsti dalle normative vigenti in caso di permanenza continuativa di persone,

NORME TITOLO IX – Aree per usi specialistici Capo I – Usi e/o attività turistico – ricettive o ricreative 328

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riducendo al minimo livello possibile le nuove esposizioni ai campi elettromagnetici a bassa frequenza;

- deve essere dimostrata l'autosufficienza idrica del campeggio, mediante apposito studio che analizzi le caratteristiche idrogeologiche, geometriche e di potenzialità degli acquiferi utilizzabili nella zona, mettendole in relazione, mediante calcoli di dettaglio, con la capienza ricettiva, la dotazione prevista di personale di servizio e l'estensione della struttura;

- in tutta l’area destinata a campeggio devono essere impiegate pavimentazioni amovibili, permeabili o semipermeabili, al fine di consentire agevoli operazioni di recupero ambientale in caso di cessazione dell’attività. Le piazzole per le tende devono essere realizzate con fondo inerbito; le piazzole per autocaravan e roulottes devono parimenti essere realizzate con fondo inerbito o comunque permeabile;

- devono essere mantenute le alberature di alto fusto e l’orografia naturale del terreno, fatti salvi modesti livellamenti (nella misura strettamente necessaria) da realizzarsi facendo ricorso ai metodi tradizionalmente usati per le sistemazioni idraulico-agrarie nel territorio rurale;

- l’assetto complessivo del campeggio deve rispettare le regole fondanti del paesaggio agrario tipico dei luoghi: ad esse deve ispirarsi ogni sistemazione prevista, ivi compreso l’impianto di nuovi esemplari di specie arboree ed arbustive. Devono essere in ogni caso evitate artificiose strutturazioni e/o geometrizzazioni degli spazi destinati alle piazzole, ai percorsi, alle strutture di servizio;

- i servizi igienici devono essere ricavati all’interno di strutture realizzate con materiali leggeri, facilmente asportabili in caso di cessazione dell’attività.

art. 141 Aree per attività culturali e/o ricreative all'aperto

1. Sono le aree, totalmente o parzialmente inedificate, nelle quali è ammessa la conduzione di attività culturali e/o ricreative all’aperto gestite da soggetti privati, singoli o associati.

2. A supporto delle attività di cui al punto 1 sono utilizzate le eventuali consistenze legittime esistenti adatte allo scopo, sulle quali sono ammessi interventi urbanistico- edilizi non eccedenti la ristrutturazione edilizia ‘R2’. In assenza di edifici o manufatti legittimi esistenti utilizzabili allo scopo possono essere installate nelle aree di cui trattasi strutture in materiali leggeri, facilmente asportabili in caso di cessazione dell’attività, purché con rapporto di copertura (Rc) complessivamente non superiore al 3% dell’area dell’insediamento, e comunque non eccedenti i 40 mq complessivi di

NORME TITOLO IX – Aree per usi specialistici Capo I – Usi e/o attività turistico – ricettive o ricreative 329

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superficie coperta (Sc). Nel calcolo del Rc e della Sc massima consentita devono essere comprese le eventuali consistenze edilizie legittime esistenti di cui si preveda il mantenimento. L’area dell’insediamento deve in ogni caso risultare permeabile, ed essere mantenuta priva di pavimentazioni, nella misura minima del 80%.

3. L’efficacia dei titoli abilitativi per la sistemazione delle aree e l’esercizio dell’attività è in ogni caso condizionata:

- all’eliminazione di eventuali condizioni di degrado e/o di consistenze incongrue;

- alla contestuale realizzazione di sistemazioni a verde che si rendano eventualmente necessarie per garantire un adeguato inserimento nel contesto di riferimento, facendo ricorso alle specie arboree e arbustive indicate dal Regolamento Edilizio;

- alla sottoscrizione di un apposito atto unilaterale d’obbligo, registrato e trascritto, a garanzia della completa esecuzione degli interventi di cui sopra, nonché della corretta conduzione dell’attività da parte degli aventi titolo. L’atto d’obbligo garantisce inoltre, in caso di cessazione dell’attività, la rimessa in pristino dello stato dei luoghi (compresa la rimozione delle strutture reversibili eventualmente installate) e l’esecuzione di eventuali operazioni di recupero ambientale.

4. Nelle more dell’insediamento delle attività consentite dal presente articolo, ovvero in caso di cessazione di tali attività (fermo restando quanto stabilito dal precedente punto 3), nelle aree di cui trattasi si applicano le disposizioni di cui ai Titoli VII, VII o VIII relative ai singoli tessuti, aree o ambiti territoriali individuati negli elaborati cartografici di livello A su base C.T.R. in scala 1:2.000 e 1:10.000. Sugli eventuali edifici o manufatti legittimi esistenti si applicano le disposizioni di cui al Titolo VII delle presenti norme in funzione della classificazione ad essi attribuita.

NORME TITOLO IX – Aree per usi specialistici Capo I – Usi e/o attività turistico – ricettive o ricreative 330

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CAPO II USI E/O ATTIVITÀ PRODUTTIVE E/O COMMERCIALI

art. 142 Edifici specialistici esistenti a destinazione commerciale

1. Negli elaborati cartografici di livello C su base C.T.R. in scala 1:2.000 sono individuati con apposito segno grafico gli edifici a carattere specialistico esistenti nelle aree urbane di cui al Titolo VII interamente destinati ad attività commerciali al dettaglio.

2. Sugli edifici di cui al presente articolo sono ammessi gli interventi urbanistico- edilizi previsti dal Titolo VI sulla base della classificazione ad essi attribuita, nel rispetto delle destinazioni d’uso di cui al successivo punto 4.

3. Fermo restando quanto specificato al punto 2, sono consentiti ampliamenti una tantum pari ad un massimo del 5% della superficie utile lorda (Sul) legittima esistente alla data di adozione del Regolamento Urbanistico - realizzabili anche nel quadro di un complessivo intervento di demolizione e ricostruzione o di ristrutturazione urbanistica, ove consentito dalle norme di cui al Titolo VI - purché ciò non comporti incremento della superficie di vendita (Sv) oltre i limiti fissati dalla “Disciplina della distribuzione e localizzazione delle funzioni” di cui all’art. 5 delle presenti norme.

Nelle more dell’entrata in vigore di tale disciplina si applicano le disposizioni di cui all’art. 5. Gli ampliamenti proposti in forma di addizioni volumetriche sono consentiti solo ove l’intervento risulti pienamente compatibile con le caratteristiche tipologiche e architettoniche dell’edificio preesistente e garantisca un corretto inserimento nel contesto di riferimento.

4. Fermo restando il mantenimento della destinazione commerciale al dettaglio per una quota non inferiore al 70% della superficie utile lorda (Sul) di ciascun edificio, è consentito l’inserimento di attività complementari quali pubblici esercizi, attività private di servizio alla persona, artigianato di servizio in funzione della residenza.

5. Il rilascio e/o l’efficacia dei titoli abilitativi riferiti ad interventi comportanti incrementi di superficie utile lorda (Sul) è subordinata alla sottoscrizione di apposito atto unilaterale d’obbligo, registrato e trascritto, a garanzia del mantenimento della destinazione d’uso. Per tali interventi devono essere inoltre assicurate le dotazioni minime di parcheggio per la sosta stanziale e di relazione previste dagli artt. 12 e 13 per la specifica destinazione d’uso.

NORME TITOLO IX – Aree per usi specialistici Capo II – Usi e/o attività produttive e/o commerciali 331

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art. 143 Aree per attività di trasformazione e conservazione dei prodotti agricoli

1. Sono aree del territorio rurale, ricadenti nei Sistemi territoriali “I colli di Cinigiano” e "La dorsale occidentale" dove si trovano impianti di attività produttive direttamente legate alla produzione agricola, condotte da aziende specializzate nel settore. Le aree di cui trattasi sono individuate con apposito segno grafico negli elaborati cartografici di livello C su base C.T.R. in scala 1:10.000 e 1:2000.

2. Sugli edifici e/o complessi edilizi siti nelle aree di cui al presente articolo sono ammessi gli interventi urbanistico - edilizi previsti dal Titolo VI sulla base della classificazione ad essi attribuita, a condizione che non comportino modifiche della destinazione d’uso.

3. Fermo restando quanto specificato al punto 2, sono consentiti ampliamenti una tantum pari ad un massimo del 10% della Sul legittima esistente o assentita alla data di adozione del Regolamento Urbanistico - realizzabili anche nel quadro di un complessivo intervento di demolizione e ricostruzione o di ristrutturazione urbanistica, ove consentito dalle norme di cui al Titolo VI - ma comunque nel rispetto di un’altezza massima (Hmax) di ml 7,50. E’ permessa un’altezza maggiore solo per attrezzature tecnologiche e per gli speciali impianti necessari all’attività produttiva.

Gli ampliamenti proposti in forma di addizioni volumetriche sono consentiti solo ove l’intervento risulti pienamente compatibile con le caratteristiche tipologiche e architettoniche dell’edificio e/o complesso edilizio preesistente, e garantisca un corretto inserimento nel contesto rurale di riferimento.

4. Nelle aree di cui trattasi sono ammesse esclusivamente le seguenti destinazioni d’uso: - attività di trasformazione e conservazione dei prodotti agricoli con i relativi uffici, depositi di merci e materiali (esclusivamente al coperto), spazi per portierato e sorveglianza;

- commercio al dettaglio di prodotti agricoli tipici, nei limiti stabiliti dalla “Disciplina della distribuzione e localizzazione delle funzioni” di cui all’art. 5 delle presenti norme.

Nelle more dell’entrata in vigore di tale disciplina si applicano le disposizioni di cui all’art. 5. La realizzazione delle dotazioni di parcheggio a servizio delle attività di cui al presente articolo deve essere particolarmente curata dal punto di vista dell’inserimento nel contesto paesaggistico, evitando rigide strutturazioni e/o geometrizzazioni degli spazi ad esse destinati.

NORME TITOLO IX – Aree per usi specialistici Capo II – Usi e/o attività produttive e/o commerciali 332

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5. Il rilascio e/o l’efficacia dei titoli abilitativi relativi ad interventi che comportino incrementi di parametri quali la superficie utile lorda (Sul), il volume (V), la superficie utile (Su), il numero delle unità immobiliari, presuppone la sottoscrizione da parte dell’azienda specializzata di un apposito atto unilaterale d’obbligo, registrato e trascritto, contenente idonee garanzie circa il mantenimento della destinazione d’uso produttiva esclusivamente finalizzata alla trasformazione e conservazione dei prodotti agricoli.

art. 144 Aree per il deposito o l'esposizione di merci e/o materiali all'aperto

1. Sono identificate con apposito segno grafico negli elaborati cartografici di livello C su base C.T.R. in scala 1:2.000 le aree, site in contesti periurbani o di margine, destinate o destinabili a deposito e/o ad esposizione all’aperto di merci, mezzi e/o materiali ingombranti, quali (a titolo esemplificativo):

- arredi e attrezzature da giardino; - materiali edili; - annessi reversibili per agricoltura amatoriale; - autoveicoli, motoveicoli, autocaravan, natanti; - macchine agricole.

2. Fermo restando il rispetto dei limiti specificati al successivo punto 4, nelle aree di cui al presente articolo è altresì consentito:

- la commercializzazione all’ingrosso e al dettaglio delle merci e/o dei materiali esposti, con i rispettivi uffici e spazi di vendita;

- il ricovero dei mezzi di trasporto e/o di servizio necessari per le attività insediate in loco o in altra sede;

- la realizzazione di parcheggi privati non pertinenziali all’aperto;

- l’utilizzo di spazi coperti per portierato e sorveglianza.

3. Fermo restando quanto disposto dal successivo punto 7, sulle eventuali consistenze edilizie legittime esistenti nell’area dell’insediamento sono consentite le seguenti categorie di intervento urbanistico-edilizio:

- manutenzione ordinaria e straordinaria; - ristrutturazione edilizia ‘R1’ e ‘R2’;

NORME TITOLO IX – Aree per usi specialistici Capo II – Usi e/o attività produttive e/o commerciali 333

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- sostituzione edilizia anche a parità di volume (V), fermo restando il rispetto dei parametri indicati al punto 4.

Le disposizioni di cui sopra si applicano anche in deroga alle limitazioni di cui all’art. 103, fermo restando il rispetto delle caratteristiche strutturali e delle modalità costruttive originarie. Nelle more della stipula della convenzione di cui al punto 7, sulle consistenze edilizie legittime eventualmente esistenti nelle aree di cui al presente articolo sono comunque consentiti esclusivamente interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria, nel rispetto delle caratteristiche strutturali e delle modalità costruttive originarie.

4. Fermo restando quanto disposto dal successivo punto 7, a servizio delle attività di cui al presente articolo è altresì ammessa:

a. per attività di deposito e/o esposizione, senza commercializzazione in sito delle merci esposte: l’installazione di box e/o tettoie in materiali leggeri facilmente asportabili, con altezza massima (Hmax) di ml 3,50. Comprendendo nel calcolo le eventuali consistenze edilizie legittime esistenti (o ricavate mediante interventi di sostituzione edilizia), l’installazione di tali manufatti deve rispettare un rapporto di copertura (Rc) complessivamente non superiore al 10% dell’area dell’insediamento, e comunque una superficie coperta (Sc) non eccedente i 40 mq complessivi. L’area dell’insediamento deve in ogni caso risultare permeabile, ed essere mantenuta priva di pavimentazioni, nella misura minima del 75%;

b. per attività di deposito e/o esposizione con commercializzazione in sito delle merci esposte: l’installazione di tettoie e/o strutture in materiali leggeri facilmente asportabili, con altezza massima (Hmax) di ml 4,00. Comprendendo nel calcolo le eventuali consistenze edilizie legittime esistenti (o ricavate mediante interventi di sostituzione edilizia), l’installazione di tali manufatti deve rispettare un rapporto di copertura (Rc) complessivamente non superiore al 25% dell’area dell’insediamento, e comunque una superficie coperta (Sc) non eccedente gli 80 mq complessivi. L’area dell’insediamento deve in ogni caso risultare permeabile, ed essere mantenuta priva di pavimentazioni, nella misura minima del 50%.

5. Nelle aree, o porzioni di esse, ricadenti nelle fasce di rispetto previste dal vigente Codice della Strada sono vietati gli interventi di sostituzione edilizia, l’installazione delle consistenze edilizie di cui al punto 4, nonché qualsiasi intervento comportante incremento di volume (V) o di superficie coperta (Sc). In tali fasce sono comunque fatte salve le competenze degli Enti ed organismi preposti in ordine agli usi ed interventi consentiti dal presente articolo.

6. Ferme restando le limitazioni e/o prescrizioni di cui ai Titoli III, IV e V - e con esclusivo riferimento alle aree di cui al presente articolo - è consentito previo rilascio di titolo abilitativo il mantenimento di eventuali consistenze edilizie realizzate sulla

NORME TITOLO IX – Aree per usi specialistici Capo II – Usi e/o attività produttive e/o commerciali 334

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base di autorizzazioni amministrative a carattere temporaneo rilasciate in data antecedente all’adozione del Regolamento Urbanistico, a condizione che:

a) l’insediamento venga corredato delle dotazioni di parcheggio previste dagli artt. 12 e 13 per la specifica destinazione d’uso;

b) siano rispettati i limiti prescritti dal precedente punto 4 per quanto riguarda il rapporto di copertura (Rc), l’altezza massima (Hmax), e la superficie permeabile di pertinenza (Spp);

c) sia ottemperato a quanto disposto dal successivo punto 7;

d) sia integralmente corrisposto il contributo per oneri di urbanizzazione (compreso il contributo sul costo di costruzione, se dovuto).

7. L’efficacia dei titoli abilitativi per la realizzazione dell’insediamento e l’esercizio dell’attività è in ogni caso condizionata:

a) al rispetto delle disposizioni di cui al Titolo III delle presenti norme;

b) all’esistenza di una idonea viabilità di accesso al lotto in relazione alle attività presenti o da insediare;

e) alla contestuale esecuzione - all’interno dell’area dell’insediamento e/o nelle aree immediatamente circostanti - di interventi finalizzati a garantire un adeguato inserimento nel contesto di riferimento, anche mediante sistemazioni a verde finalizzate alla compensazione ambientale e alla mitigazione degli impatti visuali, facendo ricorso alle specie arboree e arbustive indicate dal Regolamento Edilizio. Tali interventi sono oggetto di specifici studi progettuali a cura e spese del privato;

f) alla stipula di un’apposita convenzione registrata e trascritta a garanzia della completa esecuzione degli interventi di inserimento paesaggistico di cui sopra, nonché della corretta conduzione dell’attività da parte di soggetti in possesso di idonei requisiti. La convenzione, registrata e trascritta, garantisce inoltre, in caso di cessazione dell’attività, la rimessa in pristino dello stato dei luoghi (compresa la rimozione delle strutture reversibili eventualmente installate) e l’esecuzione di operazioni di recupero ambientale.

art. 145 Aree per il deposito e lo stoccaggio di materiali edili e/o per la messa in riserva di rifiuti inerti non pericolosi derivanti da demolizione

NORME TITOLO IX – Aree per usi specialistici Capo II – Usi e/o attività produttive e/o commerciali 335

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1. Fermo restando il rispetto delle disposizioni dettate dai Titoli III, IV, V e VI, in queste aree, individuate con apposito segno grafico negli elaborati cartografici di livello C su base C.T.R. in scala 1:10.000, sono ammessi esclusivamente:

- il deposito e lo stoccaggio a cielo libero di inerti e materiali edili (fatta eccezione per box prefabbricati e container per attività di cantiere), non a fini di esposizione o di commercializzazione; - la messa in riserva di rifiuti inerti non pericolosi derivanti da demolizione.

E’ tassativamente escluso il deposito o lo stoccaggio di tutto ciò che deve essere obbligatoriamente conferito nelle discariche autorizzate allo scopo, nonché di ogni altro tipo di merci, materiali o mezzi.

6. E’ facoltà dei competenti uffici comunali di dettare specifiche prescrizioni atte a garantire che la realizzazione dell’insediamento non rechi alterazioni all’ecosistema e che l’attività sia condotta nel rispetto dell’ambiente, in ottemperanza alle vigenti norme in materia.

NORME TITOLO IX – Aree per usi specialistici Capo II – Usi e/o attività produttive e/o commerciali 336

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TITOLO X NORME TRANSITORIE E FINALI

Capo I – Norme transitorie art. 146 Pratiche edilizie in itinere Aree sottoposte a Piani Attuativi e Progetti Unitari già approvati o art. 147 recepiti dalla strumentazione urbanistica previdente generale art. 148 Aree agricole esistenti nelle aree urbane

Capo II – Salvaguardie e norme finali Aree interessate dalle previsioni del ”Piano comunale di art. 149 protezione civile” art. 150 Installazione di strutture per lo spettacolo viaggiante Attività e forme di utilizzazione in contrasto con le destinazioni art. 151 d’uso previste dal Regolamento Urbanistico

NORME 337 TITOLO X - Norme transitorie e finali

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CAPO I NORME TRANSITORIE

art. 146 Pratiche edilizie in itinere

1. L’Amm./ne Comunale sospende ogni determinazione sui procedimenti edilizi in itinere alla data di adozione del presente Regolamento Urbanistico - ivi comprese le denunce di inizio dell’attività per le quali non siano decorsi 20 giorni dalla presentazione al protocollo generale - ove gli interventi in essi previsti contrastino in tutto o in parte con l’atto di governo del territorio adottato.

2. E’ altresì sospesa l’efficacia delle concessioni edilizie e dei permessi di costruire già rilasciati per i quali, alla data di adozione del presente Regolamento Urbanistico, non siano stati iniziati i relativi lavori, ove gli interventi in essi previsti contrastino in tutto o in parte con l’atto di governo del territorio adottato. I predetti titoli abilitativi decadono con l’approvazione del Regolamento Urbanistico, ove con esso contrastanti in tutto o in parte. La decadenza si verifica di diritto, senza necessità di espresso provvedimento o comunicazione da parte dell’Ente ed i lavori ed opere successivamente eseguiti saranno ritenuti abusivi e quindi soggetti a sanzioni.

3. Le misure di salvaguardia di cui ai punti 1 e 2 non si applicano a:

a) concessioni edilizie o permessi di costruire già rilasciati per i quali, alla data di adozione del presente Regolamento Urbanistico, siano stati iniziati i relativi lavori; b) denunce d’inizio dell’attività, complete dei requisiti e degli elaborati tecnici e documentali prescritti per legge ai fini della loro efficacia, per le quali alla data di adozione del presente Regolamento Urbanistico siano decorsi 20 giorni dalla presentazione al protocollo generale.

Le parti degli interventi previsti nei titoli abilitativi di cui sopra non completate entro il termine temporale massimo prescritto per legge per l’ultimazione dei lavori sono oggetto di separata istanza edilizia e si conformano alle previsioni del Regolamento Urbanistico.

NORME 338 TITOLO X – Norme transitorie e finali Capo I – Norme transitorie

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art. 147 Aree sottoposte a Piani Attuativi e Progetti Unitari già approvati o recepiti dalla strumentazione urbanistica previdente generale

1. Sono confermate e fatte salve - e possono pertanto trovare attuazione per le eventuali parti non ancora realizzate, fatto salvo quanto specificato al successivo punto 2 - le previsioni dei seguenti Piani Attuativi e Progetti Unitari approvati in applicazione delle previsioni del previgente P.R.G.C., con interventi già realizzati, in corso o in via di realizzazione alla data di adozione del Regolamento Urbanistico:

N° Località Denominazione TR 07a* Santa Rita Area di Trasformazione TR 07b* Santa Rita Area di Trasformazione

N° Località Denominazione RQ 01a Cinigiano (capoluogo) Area di Riqualificazione – P. le Don sturzo RQ 01b Cinigiano (capoluogo) Area di Riqualificazione – v. Martiri della Libertà RQ 03a Poggi del Sasso Area di Riqualificazione – v. di Montecucco

Le relative perimetrazioni sono individuate con apposito segno grafico negli elaborati cartografici di livello A su base C.T.R. in scala 1:2.000. A seguito dell’adozione del presente Regolamento Urbanistico le eventuali varianti a tali strumenti sono comunque subordinate alla verifica di conformità con le disposizioni contenute nelle rispettive ‘schede normative e di indirizzo progettuale’ (Allegato ‘B’ alle presenti norme). Sono altresì confermati e fatti salvi i contenuti degli strumenti complessi di programmazione attuativa approvati prima dell’entrata in vigore del presente Regolamento Urbanistico.

3. Sono recepite e riproposte dal Regolamento Urbanistico, con le necessarie modifiche e/o integrazioni, le previsioni della previgente strumentazione urbanistica riferite ai Piani Attuativi e Progetti Unitari di seguito elencati, i cui contenuti risultano coerenti con la disciplina definita dal Piano Strutturale:

N° Località Denominazione TR 05b* Poggi del Sasso Area di Trasformazione - s.v. ex Mazzi TR 07a* Santa Rita Area di Trasformazione TR 07b* Santa Rita Area di Trasformazione

Le relative perimetrazioni sono individuate con apposito segno grafico negli elaborati cartografici di livello A su base C.T.R. in scala 1:2.000. La disciplina riferita a ciascuna delle aree di trasformazione o di riqualificazione sopra elencate è

NORME 339 TITOLO X – Norme transitorie e finali Capo I – Norme transitorie

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contenuta nelle rispettive ‘schede normative e di indirizzo progettuale’ (Allegato ‘B’ alle presenti norme).

art. 148 Aree agricole esistenti nelle aree urbane

1. Fermo restando il rispetto delle disposizioni di cui al presente articolo la permanenza e l’esercizio di attività agricole aziendali o amatoriali esistenti alla data di adozione del Regolamento Urbanistico sono consentiti anche:

- nelle aree urbane di cui al Titolo VII delle presenti norme;

2. Indipendentemente dai termini temporali stabiliti dal successivo punto 3, nelle seguenti aree a destinazione pubblica o di interesse pubblico la permanenza delle eventuali attività agricole esistenti è consentita solo fino all’attuazione delle previsioni urbanistiche ivi localizzate:

- aree per attrezzature, impianti e infrastrutture di interesse sovracomunale (art. 80); - aree a destinazione pubblica ricadenti in parchi di interesse sovracomunale (art. 81); - aree cimiteriali (art. 82); - aree ad edificazione speciale per standard (art. 83);

Le stesse disposizioni valgono per le aree soggette alle previsioni di Piani per l’Edilizia Economica e Popolare o di altri strumenti attuativi di iniziativa pubblica comportanti dichiarazione di pubblica utilità.

Fermo restando quanto stabilito al precedente punto 2, nelle aree urbane di cui al Titolo VII delle presenti norme di cui al precedente punto 1 è consentita la permanenza delle attività agricole aziendali esistenti alla data di adozione del Regolamento Urbanistico. Per tali attività non è consentita la realizzazione o l’installazione di annessi o manufatti di qualsivoglia tipologia. E’ tuttavia consentito il mantenimento e l’utilizzo di eventuali annessi agricoli stabili e serre fisse esistenti legittimati da titoli abilitativi di natura edilizia, nonché l’utilizzo di serre a copertura stagionale o pluristagionale – come definite dai paragrafi 2 e 3 dell’art. 120 . Le serre stagionali o pluristagionali per le quali non sia stata inoltrata la suddetta comunicazione entro il termine sopraindicato sono assoggettate alle sanzioni previste per la violazione delle norme urbanistico - edilizie. Sono comunque fatte salve le competenze degli organismi preposti alla tutela del vincolo paesaggistico.

NORME 340 TITOLO X – Norme transitorie e finali Capo I – Norme transitorie

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4. Fermo restando quanto stabilito al precedente punto 2, nelle aree urbane di cui al Titolo VII delle presenti norme di cui al precedente punto 1 è consentita la permanenza delle attività agricole amatoriali, condotte da operatori diversi dalle aziende agricole di cui all’art. 114, purché non comportanti l’installazione di serre e/o manufatti di qualsivoglia tipologia.

NORME 341 TITOLO X – Norme transitorie e finali Capo I – Norme transitorie

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Capo II SALVAGUARDIE E NORME FINALI

art. 149 Aree interessate dalle previsioni del "Piano comunale di protezione civile"

1. Le aree interessate dalle previsioni del vigente “Piano comunale di protezione civile” recepite dal Regolamento Urbanistico sono individuate con apposito segno grafico negli elaborati cartografici di livello C su base C.T.R. in scala 1:2.000. Tali aree devono essere mantenute permanentemente in condizioni idonee a rispondere nel migliore dei modi alle esigenze organizzative delle unità di intervento ed ai provvedimenti necessari a garantire la sicurezza e l’assistenza alla popolazione in situazioni di emergenza.

2. Salvo diverse disposizioni del piano di cui al punto 1, nelle aree di cui trattasi possono essere esercitate tutte le attività consentite dal presente Regolamento Urbanistico, a condizione che non comportino:

- alterazioni significative alla morfologia dei terreni; - realizzazione di consistenze edilizie; - installazione di manufatti di qualsivoglia tipologia; - depositi di merci e materiali a cielo libero; - altre modifiche o trasformazioni in genere che comunque rechino pregiudizio o riducano l’efficacia delle previsioni contenute nel vigente “Piano comunale di protezione civile”.

art. 150 Installazione di strutture per lo spettacolo viaggiante

1. L’installazione di circhi equestri e/o di strutture per spettacoli viaggianti e attività di divertimento e simili è consentita, nel rispetto delle vigenti norme in materia, esclusivamente su aree di proprietà comunale, di norma ricadenti nelle aree a edificazione speciale per standard di cui all’art. 83 delle presenti norme.

2. La localizzazione delle suddette installazioni non deve risultare in contrasto con le previsioni di cui ai Titoli III, IV e V e VI delle presenti norme, con le norme regolamentari comunali, nonché con le specifiche disposizioni contenute nel vigente “Piano comunale di classificazione acustica”.

3. L‘Amm./ne Comunale può comunque negare l’autorizzazione all’installazione ove l’area prescelta non sia dotata di idonea accessibilità veicolare e/o di adeguati di parcheggio nelle immediate vicinanze.

NORME 342 TITOLO X – Norme transitorie e finali Capo II – Salvaguardie e norme transitorie

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4. L’installazione non può protrarsi oltre il termine temporale assegnato dall’Amm./ne Comunale per lo svolgimento delle manifestazioni.

art. 151 Attività e forme di utilizzazione in contrasto con le destinazioni d'uso previste dal Regolamento Urbanistico

1. Fatte salve diverse disposizioni eventualmente dettate dalle presenti Norme per l’Attuazione (e/o dalle ‘schede normative e di indirizzo progettuale di cui all’Allegato ‘B’ alle presenti norme), gli edifici, le unità immobiliari e/o le aree legittimamente adibite all’esercizio di attività, o a forme di utilizzazione, che risultino in contrasto con le destinazioni d’uso previste dal Regolamento Urbanistico, come ulteriormente articolate e dettagliate dalla “Disciplina della distribuzione e localizzazione delle funzioni” di cui all’art. 5 delle presenti norme, possono essere oggetto esclusivamente di interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria, nel rispetto delle caratteristiche strutturali e delle modalità costruttive originarie.

2. Le limitazioni di cui al precedente punto 1 si applicano a tutti gli interventi che non comportino la contestuale modifica della destinazione d’uso in adeguamento a quelle previste dal Regolamento Urbanistico, come ulteriormente articolate e dettagliate dalla “Disciplina della distribuzione e localizzazione delle funzioni” di cui all’art. 5 delle presenti norme.

3. In caso di decadenza della “Disciplina della distribuzione e localizzazione delle funzioni” per avvenuto decorso dei termini stabiliti dalle vigenti norme regionali in materia di governo del territorio si applicano le disposizioni di cui all’art. 5.

NORME 343 TITOLO X – Norme transitorie e finali Capo II – Salvaguardie e norme transitorie