Guida ai temi e percorsi ecomuseali della

Luoghi, vicende, uomini e cose della Valvarrone

Guida ai temi e percorsi ecomuseali della Valvarrone Luoghi, vicende, uomini e cose della Valvarrone Ecomuseo della Valvarrone Unione dei Comuni della Valvarrone Guida ai temi e percorsi ecomuseali della Valvarrone Luoghi, vicende, uomini e cose della Valvarrone

Ideazione e redazione dei testi e dei percorsi Fotografie dell’esistente Edo Bricchetti SVILUPPO Assistenza nella tracciatura dei sentieri NON PROFIT Luca Fiorucci Progetto grafico Andrea Franzante

Presidente Mauro Bazzi UNIONE DEI COMUNI DELLA VALVARRONE Coordinatore Luca Fiorucci Referente scientifico Edo Bricchetti

Pubblicazione edita nell’ambito dell’azione “Per non perdere la strada” dal festival VOCES – Dare voce al pubblico realizzata da Diritti di riproduzione Ecomuseo della Valvarrone Sviluppo Non Profit SVILUPPO Diritti intellettuali: Edo Bricchetti NON PROFIT [email protected] - www.svilupponoprofit.it Ci scusiamo per eventuali dimenticanze ed errori nella trascrizione dei testi e nell’indicazione delle fonti. Ci riserviamo di correggere e Res Musica – Centro ricerca e promozione musicale di assolvere agli eventuali e relativi obblighi di legge. [email protected] -www.artemusicfestival.it con il contributo di:

UNIONE COMUNI della Unione dei Comuni della Valvarrone VALVARRONE Finito di stampare nel marzo 2013 Fondazione Cariplo Tipografia Sociale — Novi Ligure (AL)

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Ecomuseo della Valvarrone

"La storia è uno specchio magico: chi vi guarda dentro, vi scorge la pro- pria immagine in forma di avvenimenti e di sviluppi. Essa non si arre- sta mai. E' in continuo movimento, come le generazioni che la osservano. Non è mai possibile coglierla nel suo complesso. Si rivelano a noi soltanto frammenti in rapporto al punto di vista del momento". (Siegfried Giedion, 1948)

Missione ecomuseale Una delle ragioni per cui è stato istituito l’Ecomuseo della Valvarrone è il mantenimento dei tratti originari delle testimo- nianze fisiche e il ricordo delle tradizioni, usi e costumi della valle. Sono questi gli “atti culturali” che l’Ecomuseo della Valvarrone intende sviluppare in armonia con le risorse umane e territoriali della valle. Si tratta di un’esperienza sociale unica, autentica, depurata delle scorie del tempo e dei detriti dell’ab- bandono, che affonda le sue radici nei ritmi di una quotidiani- tà vissuta all’insegna della dura lotta per la sopravvivenza in un ambiente difficile come quello montano. Istituzione e sede L’Ecomuseo della Valvarrone, istituito in forma associata dall’Unione dei Comuni della Valvarrone (Vestreno, Sueglio, Introzzo, Tremenico) in data 2.12.2009, ha la propria sede pres- so il Centro Scolastico di Vestreno (Via 225). L’Ecomuseo può contare su alcuni locali, fra cui una saletta di prima accoglienza (infopoint) e una grande sala polifunzionale “Adele Orsenigo in Galperti”, che condivide con il centro scolasti- co. Presso la sede ecomuseale è aperto anche il Centro di Documentazione e Interpretazione della Valvarrone; fra i suoi obietti- vi figurano la documentazione, la catalogazione, l’interpretazio- ne delle testimonianze fisiche e del patrimonio immateriale della valle.

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M. Legnone.

Statuto ecomuseale “La nostra visione d’intenti, sancita oggi con la sottoscrizione del patto ecomuseale, ci permetterà di salvaguardare, preservare, valorizzare il contesto pae- saggistico, la civiltà materiale e immateriale della Valvarrone e dei suoi monti attraverso azioni rispettose, discrete, sostenibili, volte al rilancio del turismo in valle e alla riqualificazione di cose, luoghi e memorie in modo partecipativo e nel pieno rispetto delle legittime esigenze di vita e lavoro dei residenti.” (Art. 2 - Principi costitutivi)

“Una delle finalità principali dell’Ecomuseo è il coinvolgimento attivo della comunità, delle istituzioni culturali e scolastiche, delle aziende turistiche e di altre forme associative nonché di soggetti imprenditoriali locali, nella progettazione, cooperazione e gestione delle attività ecomuseali attraverso attività finalizzate ad uno sviluppo condiviso, sostenibile e ambientalmente compatibile con il territorio e le sue risorse.” (Art. 5 - Coinvolgimento della comunità)

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La Valvarrone L’area comprende, nell’ordine, i Comuni di Vestreno, Sueglio, Introzzo, Tremenico, Avano (Frazione di Tremenico). Delimitata a nord-est dai gruppi montuosi del M. Legnone e M. Legnoncino, a sud dal M. Croce di Muggio, la Valvarrone s’incu- nea nei contrafforti orografici della forra del torrente Varrone. Una strada provinciale SP. 67 la percorre in tutta la sua lunghez- za da a Dervio: è la strada militare costruita durante la Grande Guerra per il trasporto in quota degli armamenti e dei vet- tovagliamenti. Dalla Provinciale si dipartono tuttora le carrerec- ce e mulattiere che servivano un tempo le fortificazioni militari della Linea O.F.A.N. (Occupazione Frontiera Avanzata Nord), meglio conosciuta come Linea Cadorna. Vi sono poi alcune stra- de di culmine che congiungono il crinale del M. Legnoncino con quello del M. Legnone passando attraverso il piano dei Roccoli Lorla e i pascoli dell’Alpe d’Agrogno. Dal crinale scendono valli piccole e strette che puntano dritte sulla forra del torrente Varrone portando con sé un discreto volume di acque, all’origine del sistema dei mulini (Via dei muli- ni) di Sueglio, Introzzo e Tremenico. La “Montagna d’Introzzo” La SP. 67 sostituì i vecchi sentieri percorsi da mercanti e soldati ed è tuttora l’unica via di comunicazione a mezza costa tra l’alta Valvarrone () e la bassa Valvarrone con il suo sbocco naturale sul lago (Lario), presso Dervio. La Valvarrone era distin- ta in due settori: l’antico Monte di Dervio, successivamente distinto col nome di Montagna d’Introzzo, e il settore di Pagnona e Premana. Nel medioevo la Comunità di Mont’Introzzo era il capo- luogo della vallata. Attorno al XIII secolo, le lotte fra Guelfi e Ghibellini condussero al nascere delle "libere comunità" che sug- gellarono le preesistenti forme dei "beni comuni". Gli "Statuti della Comunità di " (1388), il cui territorio corrispondeva all'incirca a quello dell'attuale Comunità Montana della Valsassina, furono aggiornati e confermati nel XIV secolo. Le disposizioni in esso contenute rimasero valide fino alla fine del 1700. La valle conobbe a più riprese l’influenza delle dominazio- ni francesi, sforzesche, grigionesi, spagnole, austriache. Furono, soprattutto, gli austriaci a sfruttare le notevoli ricchezze minerarie delle montagne che davano ferro in grande quantità. Nella valle Mappe tratte da: www.maps.google.it agirono anche le potenti famiglie dei Rusconi e degli Sfondrati che possedevano gran parte dei beni e dei terreni della valle. 3 Progetto2 19-03-2013 11:29 Pagina 4

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L'area ecomuseale L’area ecomuseale, attraversata in senso longitudinale dalla Strada Provinciale n. 67 (Dervio - Pagnona - Premana), gravita sui due rilievi montuosi del Monte Legnone e Monte Legnoncino. A segnare il confine con la vicina area Muggiasca (M. Muggio) è la grande forra del torrente Varrone, sovrastato dagli imponenti impianti in galleria delle vecchie miniere di feldspato.

Area ecomuseale. Mappa tratta da: www.maps.google.it

Dominanti ecomuseali I temi e i percorsi ecomuseali sono organizzati per dominanti (Teatri di natura, Vie alte, Luoghi della quotidianità e del lavoro, Isole della fede, Tracce della memoria) e percorsi di visita. Fra le dominanti figu- rano: rilievi montuosi, torrenti, boschi, pinete, sentieri storici, strade di culmine, strade militari, aggregazioni abitative in valle e in quota, architetture elementari, rustici, luoghi del lavoro, chie- se, cappelle votive, oratori, ma vi figurano anche gli elementi di un patrimonio immateriale come i saperi domestici, i mestieri, gli usi, le tradizioni della festa, i costumi, le espressioni dialettali, le memorie della valle.

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Monte Legnoncino. In primo piano la Parroccha di San Martino (Sueglio).

Versante Valtellinese. 5 Progetto2 17-03-2013 23:28 Pagina 6

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Percorsi ecomuseali I percorsi individuati sono agevoli sentieri di montagna, in alcuni casi vere e proprie mulattiere, con uno sviluppo lineare o ad anello, percorribili in una mezza giornata o giornata intera a seconda dell’itinera- rio prescelto. Sono previste delle tappe intermedie presso le stazioni ecomuseali e, per chi volesse pro- lungare la visita, delle estensioni degli itinerari (Varianti 1.1, 1.2, 2.1, 3.1, 3.2). Solo la Variante 2.1 “Varrone”, tracciata ma non servita da segnaletica, non è al momento percorribile. Consigli utili Equipaggiamento Si consiglia un equipaggiamento adeguato per escursioni in montagna: scarponcini con suola armata, pantaloni e calzettoni lunghi, felpe e maglioni (più strati), giacche a vento, bastoncini da trekking, ber- retti e occhiali per il sole, zaini, torce elettriche, telefonini per le chiamate d’emergenza. Cartografia “Dorsale Orobica Lecchese”. Scala 1:35000. Comunità Montana della Valsassina, Valvarrone, Val d’Esino e Riviera Kompass n. 92, scala 1:50000. “Chiavenna Val Bregaglia” Kompass n. 105, scala 1:50000. “ Valle Brembana” Carta Tecnica Regionale C.T.R. scala 1:10000. Sezione B3d4 “Valvarrone” Carta Tecnica Regionale C.T.R. scala 1:10000. Sezione B3d3 “” Carta Tecnica Regionale C.T.R. scala 1:10000. Sezione B3c4 “Dervio” Legenda Lungo i percorsi sono posizionati dei cartelli, distinti per colore, che indicano rispettivamente: il pannel- lo ecomuseale (generale), la stazione ecomuseale, le frecce direzionali. Nella guida i cartelli vengono per comodità grafica segnati nel seguente modo: E EE PannelloE1 ecomuseale (Vestreno, Sueglio, Introzzo, Tremenico, Avano) A A A A AA AntenneAA1 ecomusealiA A2 A (neiA3 colori dei tre percorsi)

D FrecceD direzionaliD D (nei colori dei tre percorsi) DD DD1 DD2 D D3 I numeri contenuti nei simboli indicano la successione dei pannelli ecomuseali, delle stazioni e delle frecce direzionali, distinti per itinerario. I pannelli ecomusealiE sonoE1 posizionati nei punti strategici dei Comuni E E di Vestreno (sede ecomuseale), Sueglio, Introzzo (sede dell’UnioneA A1 deiA 2 ComuniA3 della Valvarrone), Tremenico, Avano (Frazione di Tremenico).A I pannelliA A A A sonoA posizionati,A A invece, a ridosso delle singole stazioni eco- D D1 D2 D3 museali. Le frecce direzionaliD sonoD posizionateD D D D neiD puntiD strategici di svolta. 6 Progetto2 17-03-2013 23:28 Pagina 7

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Percorsi ecomuseali

PERCORSO N. 1 “BONDO”. VESTRENO- MONTE PIAZZO (M. PIAZ) (collegamento: Casermetta di Vestreno - Casermetta di Sueglio) VARIANTE 1.1 Monte Piazzo – Vezzé (collegamento con la Variante 1.2 - percorso mountain bike) - Vercin - Sommafiume - Roccoli di Artesso (collegamento: Percorso n. 3 “Vie Alte”)

VARIANTE 1.2 (percorso mountain bike) Monte Piazzo – Vezzé (collegamento: “Sentiero del Viandante”; collegamento: Variante 1.1) - Posallo - Villatico - Colico

PERCORSO N. 2 “BORGHI A MEZZA COSTA”. VESTRENO – SUEGLIO (collegamento: Variante 3.1) – INTROZZO (collegamento: Variante 3.1) – – TREMENICO (collegamento: Variante 3.1; Var.iante 2.1) – AVANO VARIANTE 2.1 “VARRONE”. Tremenico – Lentré (miniere) Il percorso è attualmente tracciato, ma non ancora aperto. PERCORSO N. 3 “VIE ALTE” ROCCOLI DI ARTESSO (collegamento Variante 1.1 - Variante 3.1) – ROCCOLI LORLA (collegamento: Variante 3.1 - Variante 3.2) – M.LEGNONCINO In condivisione con E.R.S.A.F. (Regione Lombardia) VARIANTE 3.1 Roccoli Lorla – Lavadé - Subiale (collegamento: Casermetta di Sueglio - Casermetta di Vestreno - Percorso n. 1 “Bondo”) – Roccoli di Artesso (collegamento: Variante 1.1) VARIANTE 3.2 Roccoli Lorla – Piazza d’Agrogno - Alpe d’Agrogno (collegamento: variante Porta dei Merli, Cà de Legn, M. Legnone)

Annotazioni Per le Varianti 1.1 e 1.2, non vi sono indicazioni segnaletiche ecomuseali. Solo la Variante 2.1 è servita da segnaletica ecomuseale, ma l’itinerario non è, al momento, aperto alle visite. La Variante 3.1 (vecchia strada militare) è, in pratica, un collegamento fra i Roccoli Lorla e la Casermetta militare di Sueglio. Al bivio, presso la Sorgente di San Carlo, si può raggiungere la località Roccoli di Artesso e chiudere così l’anello del Percorso n. 3 “Vie Alte”. Vi sono poi altri col- legamenti fra la Casermetta militare di Vestreno e quella di Sueglio (breve sentiero di collegamen- to con la Variante 3.1 e il Percorso n. 3 “Vie Alte”); fra il Comune d’Introzzo e le Stalle di Subiale (Variante 3.1); fra il Comune di Tremenico e la Variante 3.1. Per finire, il collegamento fra la Casermetta di Vestreno e il sentiero che sale da Corenno Plinio.

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Mappa dei percorsi ecomuseali

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Mappa rielaborata, tratta da: www.maps.google.it 9 Progetto2 19-03-2013 11:43 Pagina 10 E Percorso n. 1 A

Partenza: sede ecomuseale, DE “Bondo” Via Dervio 225. Vestreno, mt. 587 Vestreno - Monte Piazzo (Monte Piaz) Arrivo: Monte Piazzo, mt. 750 Tipo di percorso: sterrato, percorso A mountain bike, sentiero VARIANTE 1.1 MONTE PIAZZO – VEZZÉ Tempo di percorrenza: 1h40’ D (collegamento: Variante 1.2 - percorso mountain bike) - Dislivello: mt. 163 VERCIN – SOMMAFIUME – ROCCOLI DI ARTESSO Grado di difficoltà: facile (sterrato, sentie- (collegamento: Percorso n. 3 “Vie Alte”) ro); impegnativo (percorso mountain bike) Collegamento: Casermetta di Vestreno - VARIANTE 1.2 (percorso mountain bike) MONTE Casermetta di Sueglio: 15’ PIAZZO – VEZZÉ; (collegamento: “Sentiero del Viandante”; collegamento: Vercin - Sommafiiume - Percorso n. 3 “Vie Alte”) - POSALLO - VILLATICO - COLICO

E STAZIONEE1 ECOMUSEALE (VESTRENO) Vestreno è arroccato fra vicoli tortuosi e ripide scalette a “gradoni sul pendio”, “appiattato in A unaA piega1 dellaA montagna”2 A3 che “non ardisce affacciarsi sull’orlo, alla vista del lago e del mondo” (F. Magni, 1926). “La struttura viaria del paese è composta da gradoni che si dispongono in pendio a quote diverse, e da una serie di diagonali che li collegano. Spicca la presenza di vaste pareti completa- D menteD1 chiuse inD2 edifici alti,D3 utilizzati probabilmente come fienili areati secondo precise direzioni”. (A. Fumagalli, 1982). Oggi il volto di Vestreno, segnato dalle nuove case costruite a cavallo del 1926, è alquanto diverso da quello originario; ciò nonostante è ancora percepibile il lavoro di terrazzamen- to in pietra sul terreno scosceso, ritagliato intorno al nucleo storico del borgo e separato dal resto del paese da una lunga circonvallazione.

Vestreno. Località Castagneto Al limite nord-ovest dell’abitato di Vestreno (Via al Bacino), la località “Castagneto” è il punto di partenza dei sen- tieri che conducono al Santuario della Madonna di Bondo e al Monte Piazzo (M. Piaz). “Lungo la strada porrai mente ad alcune piante castanili di smisurata grossezza” (I. Cantù, 1837), il cui frutto diede nutrimento, per secoli, alle popolazioni di montagna. “Lo spazio coltivo della Val Varrone si riduce a minuscole strisce di terra disposte nei tratti meno impervi del declivio montano che discende verso il torrente omonimo; si aggiungono vasti pascoli monta- ni inframmezzati a boschi di castagne, prodotto essenzialmente per l’alimentazione di queste popolazioni.” (A. Fuma- galli, 1982). Per le castagne valeva il detto “Fiuride de macc, castegn a quacc, fiuride de giugn, castegn a pugn” (fio- rita di maggio: castagne in gran quantità, fiorita di giugno: castagne a pugni). Il mese di raccolta delle castagne era ottobre, operazione alla quale ognuno provvedeva con arti proprie, dalla raccolta nei cavagn (cestini) all’es- siccazione sulla grèe (grata). La maggior parte delle castagne veniva venduta sui mercati di Como e Lecco. Con due ster (staio, unità di misura comunemente impiegata per i cereali) di castagne si otteneva uno staio di farina. 10 Progetto2 17-03-2013 23:29 Pagina 11 E E1 Percorso n. 1 A A1 A2 A3

DE DE11 VIAD2 AL BACINOD3

A A1 CASERMETTAA2 A3 MILITARE La casermetta faceva parte del sistema di D D1 fortificazioniD2 D3 militari della O.A.F.N. “Occupazione Avanzata Frontiera Nord”, altrimenti nota come “Linea Cadorna/ Frontiera Nord”, realizzate tra il 1916 e il 1917 durante la Grande Guerra del 1915- 18. Le fortificazioni erano estese su tutto l’arco alpino, dal Gran San Bernardo (Val d’Ossola) alle Alpi Orobiche e Valtellinesi (Valmalenco). Nell’area Lariana il sistema difensivo comprendeva diverse postazioni militari che interessa- vano Corenno Plinio, la località di Casermetta di Vestreno. Artesso e, più oltre, i Roccoli Lorla e il Monte Legnoncino. Le opere e i sentieri militari si spingevano fino a lambire la vetta del Monte Legnone. Le casermette (e baracche) erano adibite al ricovero di mezzi e uomini, ma funge- vano anche da stazioni di smistamento del materiale bellico. Erano ambite dai soldati poiché offrivano un rifugio sicura- mente più comodo di quello offerto dalle trincee anche se, per la verità, questo aspetto non interessava direttamente la Valvarrone, lontana dalla prima linea del fronte nord-orientale.

La “Linea Cadorna/Frontiera Nord” La linea di difesa O.A.F.N. era stata approntata inizialmente come linea difensiva e d’appoggio per le truppe ita- liane in caso d’invasione preventiva della Svizzera da parte dell’esercito italiano. Fu perciò l’Italia, nel caotico gioco delle alleanze che precedettero la Grande Guerra, a pianificare l’invasione in aiuto all’esercito tedesco impegnato nella guerra contro la Francia e non già a prevenirla. Un piano dello Stato Maggiore del 1912-14 pre- vedeva, infatti, l'ingresso delle truppe italiane in Svizzera. Nel 1917 le cose, però, cambiarono sensibilmente e i due generali francese e italiano, Fajalle e Cadorna, pensarono di capovolgere la situazione utilizzando la Linea Cadorna in funzione difensiva, e non già offensiva, contro un’eventuale occupazione della Confederazione Elve- tica da parte dell’esercito austro-ungarico. 11 Progetto2 17-03-2013 23:29 Pagina 12

Percorso n. 1

La Grande Guerra La Grande Guerra del 1914-1918 oppose l’Impero Austro-Ungarico e germanico alle Nazioni dell’Intesa (Francia, Gran Bretagna e Russia). L’Italia entrò in guerra il 24 maggio 1915; il 4 novembre 1918 fu firmato l’armistizio di pace. Ai due blocchi aderirono successivamente l’Impero Ottomano, il Giappone, la Serbia, la Grecia, il Montene- gro, la Romania, il Belgio, il Canada, l’Australia, la Nuova Zelanda, il Sud Africa. I due fronti principali lungo i quali si consumò la terribile esperienza bellica furono, però, quello Carnico, le cui linee si estendevano per km. 800 dalle Alpi Venete alla Valle dell’Isonzo,E e E1 quello occidentale, lungo una linea di più di 1.000 chilometri tra la Francia e la Germania. La guerra, nelle dichiarazioni iniziali, avrebbe dovuto conclu-A A1 A2 dersi velocemente grazie alla messa in campo di micidiali armi moderne prodotte dalla grande indu- stria bellica, meccanica e chimica, ma si risolse poi in un’estenuante guerra di posizione e di logoramentoDE DE1 D2 che procurò un numero altissimo di vittime militari e civili: oltre 9 milioni di militari morti, 6.493.000 le vit- time civili; incalcolabili i costi bellici e i debiti contrat-A A1 A2 ti durante la guerra che l’Italia finì di pagare nel 1974. E1 D D1 D2 A1 A2 SANTUARIOA3 DELLA MADONNA DELLA PIETÀ (MADONNA DI BONDO) Il Santuario della “Madonna della Pietà” è una meta molto frequentata dagli abitanti della D1 D2 Valvarrone.D3 La scelta del luogo, solitario e appartato, tra i boschi di Vestreno, a 700 metri d’altezza, non era del tutto casuale poiché alla Beata Vergine si chiedeva di proteggere gli abitanti dalle insidie dei monti, dal pericolo della caduta dei fulmini, dai brutti incontri con briganti e animali selvatici. Alla Madonna di Bondo si rivolgevano anche i soldati al fron- te e, soprattutto, gli emigranti in cerca di fortuna. Numerose erano le processioni al Santuario e le messe, celebrate più volte all'anno. Il permesso per la costruzione del Santuario Mariano fu ottenuto nel 1671; la costruzione fu ultimata nel 1672 sulle rovine di una cappella devozionale voluta dal Parroco di Monte Introzzo. Il Santuario fu poi con- sacrato nel 1677; le balaustre e l’altare di marmo furono aggiunti in un secondo momento,

Terra di “migranti” La valle non offriva lavoro; molte persone furono costrette ad emigrare nel Veneto, Piemonte, Toscana e Roma. Nel 1597 un gruppo di mercanti di Tremenico, Avano e Sueglio s’impegnò a costruire la Cappella del Rosario nella Chiesa di Tremenico in memoria delle vicende migratorie degli abitanti della valle. “Che cosa facessero gli emi- granti nei periodi più antichi non si sa con precisione. Come d’altra parte gli Stati d’anime parrocchiali non offrono che scarsa messe di notizie sui lavori dei vari paesi”. (A. Borghi, 1981). Molti furono i doni degli emigranti fra cui la Tela del Rosario (raffigurazione dei Santi Domenico, Ambrogio, Pietro e Sfirio) donata dalla “Compagnia Del Rosario” alla Parrocchia d’Introzzo. “La compagnia del Rosario di Mont’Introzzo pare essersi formata intorno al 1620, ma divenne meno importante di quella successivamente istituita all’altare del Carmine, voluta plebiscitariamente dagli abitanti dei tre paesi nel 1652”. (A. Borghi, 1981) 12 Progetto2 17-03-2013 23:30 Pagina 13

Percorso n. 1

così il portico (1760), il confessionale (1763), il tabernacolo (1768), il campanile (1827). Nel 1911 la chiesa venne ridecorata completamente. Tanta era la devozione alla Madonna della Pietà che molte persone, prima di affrontare un viag- gio, si recavano al Santuario invocando una bene- dizione particolare. Quelli più fortunati ritorna- E1 rono in valle dalle lontane regioni dell’America e “col gruzzolo che assicura gli agi nel piccolo e desiderato paese nativo” poterono finalmente costruirsi una A1 A2 A3 “casa nuova”.

DE1 D2 D3 MONTE PIAZZO (MONTE PIAZ) Madonna di Bondo. A1 A2 A3 MONTE PIAZZO (MONTE PIAZ) MT. 750 Monte Piaz era un agglomerato di case in pietra utilizzate per il ricovero di uomini, attrez- D1 D2 D3 zi e animali durante l’attività pastorizia; era il risultato di una consuetudine antica che assecondava l’ambizione di avere una casa propria, indipendente, per cui valevano alcu- ni detti come: “La me cà la sarà bruta e vegia ma ve minga dent nè San Michel nè San Martin” (la mia casa sarà brutta e vecchia ma non entrano né San Michele né San Martino); “L’è mej pulenta in cà sua che pietanza in cà de chi oltri” (è meglio polenta in casa propria che companatico in casa degli altri). Attualmente il nucleo rurale viene vissuto nei fine setti- mana e durante il periodo estivo dagli abitanti della valle.

Monte Piazzo. 13 Progetto2 17-03-2013 23:30 Pagina 14

Percorso n. 1

Monte Piazzo.

I“Mont” I “Mont” erano delle piccole comunità di lavoro dove si sbarcava ol lunari (il lunario) lavorando il formaggio magro, la “mascarpe” e i caprini. Ogni famiglia aveva sui mont (monti) due o tre Casin ereditate di solito per via paterna. Il terreno era di proprietà comunale, ma le cascine che vi sorgevano erano di proprietà privata.

Monte Piazzo. Edificio rurale. 14 Progetto2 19-03-2013 11:32 Pagina 15

VARIANTE 1.2 — Percorso n. 1

VARIANTE 1.1 MONTE PIAZZO – VEZZÉ (collegamento: Variante 1.2 - Partenza: Monte Piazzo (M. Piaz), mt. 750 percorso mountain bike) - VERCIN – SOMMAFIUME – Arrivo: Roccoli di Artesso, mt. 1209 (colle- ROCCOLI DI ARTESSO (collegamento: Percorso n. 3 gamento con il Percorso n. 3 “Vie alte”) Tipo di percorso: sterrato, percorso “Vie Alte”) mountain bike, sentiero, strada asfaltata Tempo di percorrenza: 2h00’ VEZZÉ. VERCIN Monte Piazzo - Vezzé: 0h40’ Vezzé - Vercin: 0h20’ I due borghi sono in realtà due agglomerati di edifici in Vercin - Sommafiume: 0h30’ pietra e legno che servivano come ricoveri per l'alpeggio Sommafiume - Roccoli di Artesso: 0h30’ in quota, a mezza via fra il lago e i pascoli del Legnon- Dislivello: mt. 459 cino/Legnone. Le architetture elementari dei rustici Grado di difficoltà: facile (sterrato), poco conferiscono al paesaggio montano un tocco di autenti- impegnativo (sentiero); impegnativo (per- ca tradizione rurale. Si raccoglieva il fieno, ma si lavora- corso mountain bike) va (e si lavora tuttora) il formaggio di capra e vacca. SOMMAFIUME Molte delle abitazioni e degli edifici di Sommafiume hanno perso, al contrario di Vezzé e Vercin, i caratteri originari assumendo, via via nel tempo, i connotati del- l’anonima casa di vacanze con intonaco “civile”.

Sommafiume. 15 Progetto2 17-03-2013 23:30 Pagina 16

Percorso n. 1 — VARIANTE 1.2

VARIANTE 1.2 (percorso mountain bike) Partenza: Monte Piazzo (M. Piaz), mt. 750 Arrivo: Colico, mt. 218; (collegamento con MONTE PIAZZO – VEZZÉ; (collegamento: “Sentiero del il “Sentiero del Viandante”) Viandante”; collegamento: Vercin - Sommafiiume - Percorso Tipo di percorso: percorso mountain n. 3 “Vie Alte”) - POSALLO - VILLATICO - COLICO bike, strada asfaltata Tempo: percorso mountain bike: 2h30’ (in salita), 0h40’ (in discesa) Tipo di percorso: sterrato, sentiero (impe- gnativo), strada asfaltata Dislivello: mt. 532 Grado di difficoltà: facile (sterrato), impe- gnativo (sentiero, percorso mountain bike)

Golfo di Piona.

IL “SENTIERO DEL VIANDANTE” Nel Medioevo i traffici per lo Spluga, in sponda orienta- Partenza: le del Lario, seguivano il sentiero che collegava i borghi Arrivo: Santuario della Madonna di lacuali fra di loro con un tracciato a mezza costa che, in Valpozzo, nei pressi di Piantedo alcuni tratti, assumeva l’aspetto di una carrereccia. Il Tempo: 4 giorni, suddivisi in 4 tappe: “Sentiero del viandante”, così era chiamato, non fu più 1. Abbadia Lariana - . Tempo: 3h30’ percorso dal 1826; da allora fu lasciato cadere in abban- 2. Lierna - Vezio. Tempo: 4h30’ dono; oggi rimangono sul terreno, nei punti strategici 3. Vezio - Dervio. Tempo: 4h00’ di controllo della valle, testimonianze importanti del periodo medievale come architetture castellane, torri di 4. Dervio - Piantedo. Tempo: 6h00’ guardia, stazioni di pedaggio per mercanti, viaggiatori, soldati, gallerie, ponti. Il tratto che interessa l'area eco- museale della Valvarrone è quello che collega Corenno Plinio a Dorio e a Colico (Piantedo). 16 Progetto2 17-03-2013 23:30 Pagina 17

Percorso n. 2

Partenza: sede ecomuseale, Via Dervio “Borghi a mezza costa” 225. Vestreno, mt. 587 Vestreno – Sueglio (collegamento: Variante 3.1 Arrivo: Avano (Fraz. di Tremenico), mt. 765 Tipo di percorso (strada asfaltata, sentie- - Percorso n. 3 “Vie Alte”) – Introzzo (collegamento: ro, sentiero) Variante 3.1 - Percorso n. 3 “Vie Alte”) – Tremenico Tempo di percorrenza: 2h10’ Vestreno - Sueglio: 0h30’; Var.iante 2.1 “Varrone”) – Avano collegamento Variante 3.1 - Percorso n. 3 “Vie Alte”; Sueglio - Introzzo: 0h15” Introzzo (coll. Variante 3.1 - Percorso n. 3 VARIANTE 2.1 “VARRONE” “Vie Alte”) - Madonna del Consolino: 0h30’ TREMENICO – LENTRÉ (miniere)* Madonna del Consolino - Tremenico, 0h20’ Tremenico (collegamento Variante 3.1 - (*) Percorso tracciato, ma non ancora aperto Percorso n. 3 “Vie Alte”) - Mulino di Tremeni- co: 0h15” Mulino di Tremenico - Avano: 0h20’ Dislivello: mt. 178 Grado di difficoltà: facile (sterrato, sentie- ro, strada asfaltata).

E STAZIONEE1 ECOMUSEALE (VESTRENO) “Al vertice della tortuosa salita che percorre il dirupo, strapiombante quasi sopra a Dervio, s’incontra A Vestreno.A1 I loggiatiA2 dispongonoA3 di trame lignee molto leggere e regolari, innalzate fino al tetto anche dove la parete forma una cuspide: i muri dichiarano un’origine a secco: solo in un secondo tempo, sono stati intonacati”. (A. Fumagalli, 1982) D D1 D2 D3

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Percorso n. 2

“Un paese sopra il paese” “I villaggi sono tutti sulla destra, sul declivio del monte, alti, aggrappati al ripido pendio; qualche breve ripiano intor- no, case rozze addossate le une alle altre, divise solo da lunghe scalee e da angusti passaggi.” (F. Magni, 1926). Così si presentava la bassa Valvarrone ai visitatori: un grappolo di case arroccate attorno ai centri vitali della vita domestica: un pozzo, una piazza, un forno, il sagrato della Chiesa. In questi luoghi sole- vano riunirsi i vecchi per parlà (parlare), i bambini per giocare. Le case erano costruite con sassi di torrente legati fra di loro con calce, pietre di cava, assiti in legno. Le persone si riunivano anche nelle stalle per risparmiare legna e per riscaldarsi al calo- re delle bestie. Le stalle erano situate generalmen- te appena fuori dal paese e formavano un nucleo Vestreno. Sueglio. Introzzo. ben distinto: “un paese sopra il paese”.

SP. 67. “Napoleona” La Valvarrone prima del 1915-18 non aveva strade rotabili. L'unica strada di collegamento fra i borghi, prima della costruzione della carrozzabile militare, era il sentiero che collegava la Valsassina a Colico. La carrereccia attraversava la Valvarrone, superava il crinale del Legnoncino e raggiungeva Colico dai monti. Fu solo grazie al progetto delle fortificazioni militari della “Linea Cadorna/Frontiera Nord”, lungo la dorsale del M. Legnone e M. Legnoncino, che la valle si dotò di una strada provinciale a mezza costa: SP. 67. La stra- da collega tuttora i paesi di Pagnona, Premana, Tremenico (Avano), Introzzo, Sueglio, Vestreno, a Dervio. A Dervio la strada SP. 67 incrocia la SS. 36 per lo Spluga, detta la “Napoleona” sulla via per Colico, Chiavenna (Spluga, Maloja) e Morbegno (Valtellina, Stelvio). La strada, pensata durante il periodo napoleonico, fu completata, però, solo in epoca austriaca (1826) assicurando, nelle Il Lario (visto da Vestreno). intenzioni dei progettisti, il collegamento viario per la Germania.

“Ingrati terreni” “Quello che più impressiona a prima vista è la collocazio- ne dei vari centri abitati su uno dei più ingrati terreni che si possa mai immaginare". Ma ciò che stupisce ancora di più è come "una non piccola comunità abbia potuto resistere vittoriosamente su quella isolata costa monta- na per tanti secoli”. (A. Fumagalli, 1982). Questa era l’im- pressione che il Fumagalli riprendeva da altre descri- zioni in cui predominavano i tratti e il carattere dei montanari della Valvarrone “usi a camminare per erti e difficili sentieri questi montanari sono naturalmente forti e coraggiosi. Sono poi acutissimi d’ingegno, leali, cortesi, Vestreno. allegri ed ospitali”. (I. Cantù, 1837) 18 Progetto2 17-03-2013 23:30 Pagina 19 E E1 A9 A10 A11 A12 A13 A14 Percorso n. 2 A A1 A2 A3 A4 A5 A6 A7 A8

DE DE1 CHIESAD2 DEIDA39 SANTIA10D4 PAOLOA11D 5 E GIACOMOA12D6 A13D7 A14D8

A A1 CHIESADA92 DEIDA130 SANTID11A4 PAOLOD12A E5 GIACOMOD13A6 D14A7 D15A8 La chiesa, di dimensioni ridotte, è caratteriz- D9 D10 D11 D12 D13 D14 D16 D D1 zataD2 da unaD3 torre Dcampanaria4 D5 ristrutturataD6 D7 D8 verso la metà del XVIII secolo. “La chiesa di San Giacomo esistente in cima al borgo non sembra mostrareD9 segniD10 di cospicuaD11 antichità,D12 stanteD13 anche D14 D15 un radicale restauro non molto antico. Pure le orefi- cerieD9 conservateD10 nell’edificioD11 o provenientiD12 D13da tale D14 D16 chiesa non risultano significativamente anteriori al XIX secolo”. (O. Zastrow, S. de Meis, 1975) Vestreno. Chiesa dei Santi Paolo e Giacomo.

“La distrettuazione ecclesiastica” I paesi di Introzzo (capoluogo storico della vallata), Vestreno e Sueglio facevano parte, nel Medioevo, del Monte d'Introzzo. Dal punto di vista ecclesiastico appartenevano, invece, alla Pieve di Dervio. Due periodi carat- terizzarono la storia ecclesiastica in Valvarrone: il XIII secolo e i secoli XVII e XVIII. Nel XIII secolo si ebbero le E E1 "prime notizieA9 sicureA10 sulla distrettuazioneA11 ecclesiastica"A12 A13allorquandoA14 la valle si palesava "già divisa fra la pieve di Dervio e la pieve di .” Nel secondo periodo fu rinnovata e arricchita “la massima parte dei sacri edifici", fra cui la Chiesa di Avano e Sueglio.(A. Borghi, 1981). Nel corso del tempo le chiese vennero abbellite e arric- AE1 A1 A29 chite conA10A arredi3 ed A11opereA4 sacre:A12A altari,5 dipinti,A13A6 ostensori.A14A7 A8

DA1 DA1 2 DA2 3 SP.DA3 4 67 SUEGLIODA4 5 DA5 6 DA6 7 DA7 8 D8

D9 D10 D11 D12 D13 D14 D15 ED1 DE12 D3 CHIESADA49 DIA10D5 SAN MARTINOA11D6 A12D7 A13D8 A14 D9 D10 D11 D12 D13 D14 D16 A DA19 DA12 0 CHIESAD11A3 DID12A4 SAN MARTINOD13A5 D14A 6 D15A7 A8 D9 D10 “LaD11 chiesa d’origineD12 medievaleD13 è unD14 grandiosoD16 D D1 D2 edificioD3 consacratoD4 nel D15835 dal BorromeoD6 cheD7 D8 impegnò sette ore di salita per raggiungere la chiesa. Il suo aspetto odierno è il risultato otte- D9 nutoD10 dagli D11ultimi lavoriD12 di restauroD13 effettuatiD14 D15 nel 1860. L’interno, a navata unica, vanta D9 ottoD10 altari D11fra i qualiD12 quello maggiorD13 e (fineD14 D16 XVII secolo) interamente scolpito in legno”. (F. Magni, 1926) Nella piazza antistante si trovano un Ossario settecentesco, un Oratorio del XIX secolo (in abbandono) 19 Progetto2 17-03-2013 23:30 Pagina 20

Percorso n. 2

La chiesa “è così vasta ed imponente" La chiesa “è così vasta ed imponente che desta meraviglia…è situata in amena posizione tra i tre paesi ed è antichis- sima. Fu ingrandita e restaurata molte volte e merita di essere visitata per le molte cose notevoli che contiene”. (F. Magni, 1926). La chiesa “conserva i resti dell'antico battistero, sette altari, tra i quali spicca quello maggiore di legno dorato, dipinti dell'Immacolata e della Madonna del Carmine e una croce astile del XV secolo, offerta in dono dagli emigrati del paese in Piemonte, Toscana e Veneto”. (A. Bor- ghi, 1981). Intorno è il Trionfo del Paradiso con i Santi S. Martino, S. Siro, S. Ambrogio, la Vergine e una miriade di Angeli. “Mentre il culto eucaristico, inteso come la presenza potente del Dio, e del Dio nostro, promuove l’ostensione in pesanti e ricche custodie, muta la forma degli altari... tipico è l’altare ligneo di S. Martino, eretto nel 1660, elevato a torre, con il trono per l’esposizione liturgica in gran- de evidenza". (A. Borghi, 1981) La fondazione della Parrocchiale di San Martino “Circa la probabilmente assai remota antichità della prima fondazione, per la Parrocchiale di San Martino non sem- brano esistere seri dubbi, stante sia il tipo di dedicazione sia, in abbinamento a questa, la dislocazione in una posizio- ne strategico-panoramica che non pare azzardato definire come realmente eccezionale: la possibilità di comunicare segnalazioni provenienti dal lago all’alta Val Varrone, tramite tra l’altro l’antistante caposaldo dell’eremo medievale di Sant’Ulderico, certamente fino a Tremenico e oltre, ne faceva una base logistica e paramilitare di non minore impor- tanza. Allo stato attuale, dati i molteplici rifacimenti, non sembra di poter ravvisare tracce strutturali anteriori alla data odierna di due o tre secoli”. (Oleg Zastrow, S. de Meis, 1975). Da queste annotazioni risulta evidente come le chie- se, sentinelle di religiosità, fossero usate anche come torri di segnalazioni e di vedetta. La Chiesa di San Martino assolveva egregiamente a questo scopo. La Messa festiva La Messa festiva, soprattutto quella delle 10.30, era occasione d’incontro e parola. S’indugiava sul sagrato della chiesa sfoggiando i costumi della valle. Durante i giorni feriali la messa era celebrata verso le quattro di mattina, ma era frequentata, soprattutto, dalle donne e dalle persone anziane. Durante la funzione religiosa, vigeva una disciplina ferrea: i ragazzi venivano “tenuti quieti e rispettosi dal Priore della Confraternita del Santissimo Sacramen- to che era detto bachetèr perchè usava una verghetta di nocciolo per farsi ubbidire e anche per destare chi dormiva”; poi venivano gli uomini e infine, nella zona verso la porta, le donne. Prima di entrare nella Chiesa le donne lascia- vano sul sagrato le zoccole. Il Parroco si prodigava moltissimo per la sua gente: “un bun religius ed def mai stà uzius” (un buon religioso non deve mai stare ozioso); insegnava persino a leggere e a scrivere seguendo la massima “Quel che Dio vöör l’è mai trop” (quello che Dio vuole non è mai troppo). La “Congregazione dei Confratelli e delle Consorelle” Sino a non molto tempo fa era molto attiva la "Congregazione dei Confratelli e delle Consorelle", quasi tutti giovani maschi e femmine, i quali avevano l’obbligo della frequenza dell’ufficio religioso che si teneva la domenica mat- tina prima della Mèse grande (Messa grande). Una volta all’anno si celebrava il Congresso della zona che durava solitamente tutta la giornata. Nel corso del congresso, dopo le conferenze, si andava pregando in processione per le vie del paese con il Santissimo. 20 Progetto2 17-03-2013 23:30 Pagina 21

Percorso n. 2

Chiesa di San Martino. Sullo sfondo, il M. Legnoncino.

e una torre campanaria del tardo Seicento alla quale è stato aggiunto, nel 1707, un orolo- gio astronomico. La Parrocchia era chiamata anche Parrocchia di Mont’Introzzo ed estende- va la propria giurisdizione sui paesi di Vestreno, Sueglio e Introzzo.

E STAZIONEE1 ECOMUSEALE (SUEGLIO) “Sueglio è paese ben esposto al sole. Le case [costruite sul finire dell’800] gli danno un aspetto allegro A benchéA1 nell’internoA2 le vecchieA3 case, le stradicciole erte e tortuose, nulla abbiano di diverso da quelle degli altri villaggi della Valle”. (F. Magni, 1926) A9 A10 “MeglioA11 conservataA12 è laA13 zona alta,A14 come a Sueglio, occupata da una serie di stalle che, viste da lonta- D no,D fanno1 stranoD2 contrastoD3 con la loro mossa disposizione e il severo aspetto nei confronti dell’abitato, più compatto invece nell’insieme, ma frammentato e vivace di moderni colori d’intonaco, nell’intima A2 A3 A4 strAuttura5 dei Asuoi6 volumi,A7 quali appaionoA8 visti da lontano.” (A. Fumagalli, 1982)

DE12 D3 DA94 CHIESAA10D5 DIA11D6 SAN BERNARDINOA12D7 A13D8 A14

DA19 DA12 0 D11A3 CHIESAD12A4 DID13A5 SAN BERNARDINOD14A6 D15A7 (MADONNAA8 DELLE NEVI) La Chiesa di San Bernardino “non palesa tracce architettoniche di eccezionale antichità”. (Oleg D9 D10 D11 D12 D13 D14 D16 D1 D2 D3 ZastrowD4 , S.D de5 Meis, D1975).6 E’D conosciuta7 D8 anche come Chiesa della Madonna delle Nevi. Al suo interno, preceduto da un portale con data (1706), si trova un altare ligneo cinquecen- tesco con la Statua di San Sfirio, Santo avvolto nella leggenda cui è dedicata la chiesetta D9 D10 postaD11 sullaD12 vetta delD13 M. Legnoncino,D14 a D15circa 1700 mt. d’altezza. D9 D10 D11 D12 D13 D14 D16 21 Progetto2 18-03-2013 13:01 Pagina 22

Percorso n. 2

Asilo Pandiani Il vecchio Asilo Pandiani, ora inutilizzato, è una struttura elementare in pietra che non offre particolari voli stilistici; in questo era molto fedele al disegno funzionale di ricavare uno spazio, in pieno sole, sui terrazzamenti di Sue- glio. L’ingresso a monte dà tuttora su un viot- 9 A10 A11tolo mentre,A12 a valle, A13l’asilo facevaA14 bella mostra di sé con un bel giardino a gradoni. All’interno le aulette in legno e mattonelle si susseguiva- 3 A4 A5 no l’una Aall’altra6 in modoA7 lineare.A 8

DA49 A10D5 MOLINOA11D6 A12 DDELL’INCANNATOIO7 A13D8 A14

0 D11A3 D12A4 “VIAD13A5 DEID14 AMULINI”.6 D15A7 MOLINOA8 DELL’INCANNATOIO Come tutti i mulini, l'opificio idraulico si D 0 D11 D12 D13 D14 D16 D3 D4 avvalevaD5 diD canaline6 Din7 pietre De 8sassi, ruote idrauliche in ferro e ponte di servizio in muratura. Le canaline alimentavano la D10 D11 centralinaD12 D13 di produzioneD14 D15dell’energia idroelettrica situata all’interno del muli- D10 D11 no.D12 Delle D13vecchie ruoteD14 idrauliche,D16 che un tempo costituivano il cuore dell’impianto, non vi è più traccia se non nei segni mura- ri sul fianco dell’edificio. Poco più a monte, un piccolo invaso con vasca in pie- tra, ricavato a fianco del corso d’acqua, era la riserva d’acqua per il rifornimento idraulico del mulino. Attualmente il muli- no è in stato di abbandono e degrado.

Incannatoio (per la seta) L'incannatoio di Sueglio è una testimonianza di archeologia industriale importante, forse l'unico esempio di opificio serico della bassa Valvarrone anco- ra esistente. Ha perso, pur tuttavia, gran parte dei trat- ti originari mantenendoli soltanto, in parte, nel fronte che dà sul vecchio Mulino di Sueglio. Il resto dell'edifi- cio ha mantenuto la disposizione originaria in pianta e lo sviluppo seriale delle finestre laterali. L’edificio è stato ora intonacato ed è usato come casa di vacanze estive della Cooperativa sociale "Nisida" di Chiavenna. 22 Progetto2 17-03-2013 23:30 Pagina 23

Percorso n. 2

A A10 A11 A12 A13 A14

A4 A5 A6 Introzzo.A7 SulloA 8 sfondo le miniere di feldspato.

D4 D5 D6 “DVIA7 DEID MULINI”8 . INTROZZO

D11 D12 D13 D14 D15 E STAZIONEE1 ECOMUSEALE (INTROZZO) D D11 D12 D13 “VillaggioD14 superioreD16 a Dervio, alla falda occidentale del Legnone, mezzo miglio dalla riva destra del A fiume-torrenteA1 AVarrone2 cheA 3si scarica nel Lario. Vi è una fucina pel ferro con forno alla svedese. La parrocchiale è nel vicino casale detto Monte Introzzo”. (Dizionario Corografico dell’Italia, 1854). Introzzo è un borgo “costruito in bella pietra grigia”, con le A A11 A12 DA13 caseA14D1 dalle formeD2 elementariD3 “semplici e potenti geometrie dense di materia, trattata a forti blocchi: le aperture vi sono ampie, molto svilup- pate in altezza, soprattutto quelle dei fienili, protette da una serie di A5 A6 A7 sbarreA8 orizzontali”. (A. Fumagalli, 1982)

DA95 A10D6 A11D7 CHIESAA12D8 DIA13 SANT’ANTONIOA14

D12A3 D13A4 D14A5 CHIESAD15A6 DIA7 SANT’ANTONIOA8 ABATE D D12 D13 D14 LaD16 chiesa sorge in posizione isolata rispetto al centro dell'abita- D3 D4 D5 toD6 proprioD perché7 eraD8 situata sulla strada di collegamento. Di origine medievale, come attestano le finestrature tamponate e alcuni frammenti d’affreschi all'interno, fu completamente D10 D11 D12 D13ricostruitaD14 nel corsoD15 del XVIII secolo. D D10 D11 D12 D13 D14 D16 23 Progetto2 17-03-2013 23:30 Pagina 24

Percorso n. 2

Il culto dei Santi Molti erano i Santi invocati in Valvarrone, come in tutte le valli limi- trofe: ognuno aveva il proprio ruolo. Sant’Antoni da la barbe bianche fam trovà qualche me mancha Sant’Antonio dalla barba bianca fammi tovare quello che mi manca. Sant Michel Arcangel, padrun de tuc i angei, fà marudà i castegn San Michele Arcangelo, padrone di tutti gli Angeli, fa maturare le castagne. San Rocco e San Sebastiano proteggevano dal contagio delle epi- demie. A Sant’Anna si rivolgevano le partorienti. Sant’Apollonia veniva invocata da chi soffriva di mal di denti. San Martino era il patrono dei lattiero-caseari.

Il culto delle Reliquie Ogni chiesa vantava e vanta tuttora un buon numero di reliquie, riconosciute dalle autorità ecclesiastiche. I Reli- quiari erano di due i tipi: quelli “a baciare” e quelli “d’altare". Nel giorno della festa del Santo, nel corso della fun- zione pomeridiana, i fedeli sfilavano ad uno ad uno a basà (baciare) il “Reliquiario” tenuto in mano dal Parroco. I Reliquiari conservati in Valvarrone sono per lo più del XVIII secolo, in argento, qualche volta parzialmente dorati, più o meno lavorati. Vestreno, Chiesa di San Giacomo: Reliquiari di San Paolo, della Beata Vergine Maria, di San Giacomo. Sueglio, Chiesa di San Bernardino: Reliquiario di San Biagio. Reliquario della Beata Vergine Maria. Reliquario di San Bernardino. Introzzo, Chiesa di Sant’Antonio Abate: Reliquiario (XVIII Secolo) del Santo Protettore. Reliquario del Velo della Vergine. Reliquario della spina (un frammento della corona di spine). Tremenico, Chiesa Parrocchiale: Reliquiario di Sant’Agata. Reliquario della Crocifissione (doppia scheggia di legno sacro,XVIII Secolo), dono, nel 1728, dei benefattori di Venezia. 24 Progetto2 17-03-2013 23:30 Pagina 25

A A12 A13 A14 Percorso n. 2 A6 A7 A8

A A10D6 A11D7 A12D8 MULINOA13 A14 D’INTROZZO

D13 D14 D15 A4 A5 A6 MULINOA7 AD’INTROZZO8 D D13 D14 D16 L’edificio in pietra, con i suoi rozzi muri D4 D5 D6 perimetraliD7 D 8e il piccolo ponte di servizio in muratura, è situato lungo un corso d’acqua in prossimità di un piccolo D11 D12 D13 D14invaso. UnaD15 macina in pietra è la muta testimonianza di quello fu, in origine, D D11 D12 D13 D14un opificioD16 idraulico per la macinazione delle castagne. Fu usato anche per la pro- duzione di energia elettrica su piccola scala. Vi provvedevano delle piccole turbine idrauliche alimentate dall’acqua del torren- tello incanalata in condotti di ferro. Il muli- no è oggi in rovina.

La “Via dei Mulin” La “Via dei Mulin”, così era chiamata dai valligiani, collegava fra di loro i mulini di Sueglio e Introzzo. Entrambi gli opifici versano ora in gravi condizioni di degrado. Permangono pur tuttavia i segni delle ruote idrauliche (smantellate), le turbine idroelettriche (arrugginite e in disarmo), le canaline in pietra, i bacini di raccol- ta delle acque, i ponti di servizio (in muratura e pietre). 25 E1 A9 A10 A11 A12 A13 A14 Progetto2 17-03-2013 23:30 Pagina 26

A1 A2 A3 A4 A5 A6 A7 A8 Percorso n. 2 D1 D2 D3 D4 D5 D6 D7 D8

A 1 A12 A13D9 SANTUARIODA1410 D11 DELLAD12 MADONNAD13 DELD14 CONSOLINOD15

A6 DA97 SANTUARIODA18 0 D11 DELLAD12 MADONNAD13 DELD14 CONSOLINOD16 Dal Santuario è possibile abbracciare in un solo D6 D7 sguardoD8 la Valvarrone, impervia e suggestiva. Alla Madonna ci si rivolgeva soprattutto nei momenti di difficoltà, chiedendone l'intercessione. Il culto D13 D14 D15Mariano è testimoniato dall’innumerevole quan- tità di cappellette (gisöö), chiese, affreschi, statue D D13 D14 D16dedicate alla Madonna. In ogni casa non manca- 1 A9 vaA10 mai il quadroA11 dellaA12 MadonnaA13 sopraA14 il letto. Durante il corso dell’anno erano parecchie le feste dedicate alla Madonna, fra queste quella 1 A2 A3 dellaA4 MadonnaA5 dellaA6 Neve A(Sueglio),7 A8 della Madonna de Bond (Bondo, Vestreno), della Madonna d’Aven (Avano), della Madonna da D2 D3 ConsciolinD4 (Consolino).D5 D6 D7 D8

D9 D10 CAPPELLETTAD11 D12 DELLAD13 MADONNAD14 D15 DELLA CINTURA

D9 D10 D11 D12 D13 D14 D16 Cappelletta della Madonna della Cintura Poco distante, sulla via per Tremenico, la piccola Cappella votiva della Madonna della Cintura è legata alla vicen- da miracolosa del bambino salvato dalla cintura dei propri pantaloni mentre stava per cadere rovinosamente dall’albero: la Madonna vi è raffigurata nell’atto di porgere la cintura.

Gisöö. 26 Progetto2 17-03-2013 23:30 Pagina 27

Percorso n. 2

A9 A10 A11 A12 A13 A14

A2 A3 A4 A5 A6 A7 A8

D2 DA3 9 DA10Monte4 Fenile.DA115 DA126 DA137 DA148

A2 A3 A4 A5 A6 A7 A8 A A12D9 DA1310 A14D11 MONTED12 FENILED13 D14 D15

D9 D10 D11 D12 D13 D14 D16 DA26 DA37 AD84 MONTED5 FENILED6 (FRAZIONED7 D8 DI TREMENICO) Il sovrastante borgo di Tremenico, Monte Fenile, è un nucleo rurale formato da numerosi D9 D10 D11 D12 D13 D14 D15 A A12D6 A13D7 A14D8 edifici rustici allineati sul versante nord, quello più esposto all’irraggiamento solare per l’essiccamento del fieno. Sono edi- D9 D10 D11 ficiD12 elementari,D13 rigorosamenteD14 D16 D13A6 D14A7 D15A8 costruiti in pietra (murature) e legno (infissi, solai), legati all’atti- D D13D6 D14D7 D16D8 vità agricola e all’allevamento degli animali. I pendìi, ricoperti di vegetazione, risalgono fin sugli alti D13 D14 D15 crinali; in basso, insistono ancora i terrazzamenti per le piante da D D13 D14 D16 frutta, quindi, radure prative e selve di castagni; sopra, boschi cedui, faggi, betulle, piantagioni di larici e abeti. 27 Progetto2 17-03-2013 23:30 Pagina 28

Percorso n. 2

La struttura degli edifici La struttura degli edifici era molto sem- plice: una stalla al piano terra, uno spa- zio aerato al piano superiore per il rico- vero del fieno, ballatoi e scale esterne, in alcuni casi piccoli portici dove veniva accatastato il letame. I materiali impie- gati erano rigorosamente il legno e la pietra grezza e lavorata con cui si com- ponevano delle fasce murate piane che salivano dal basso verso l’alto avendo cura di lasciare degli spazi vuoti nei quali inserire travetti orizzontali in legno per contenere il fieno.

Si lavorava la terra Si lavorava la terra in ambito rigorosa- mente famigliare e anche se il prodotto era misero tutti potevano ben vantarsi di non avere padroni. “El padrun ghe l’ha nüma el can” (Il padrone l’ha solo il cane) convinti che “a laurà la vita l’è dura ma la pagnota l’è sicura” (a lavorare la vita è dura, ma il pane è assicurato) e che “un meste per vèss ben impara el va ruba” (un mestiere per essere ben impa- rato deve essere rubato). “La poca terra era ovunque coltivata, strappando alla montagna segale miglio, poco frumento nero, che erano le voci, insieme alle casta- gne bianche o peste, delle decime da pagare alla prepositura di Dervio; le cui prime notizie risalgono al 1406 per la comunità di Aveno; entrate prelibate, se si bada alla puntigliosa rivendicazione che ogni tempo ne veniva fatta. Ma anche il vigneto era sufficientemente curato e dava vino buono, in piccoli appezzamenti in genere vicini ai paesi e nel 1659 si ha ricordo del Torchio dei Tocchi de Silvestri a Sueglio”. (A. Borghi, 1981) Il mese fonda- mentale per la preparazione dei campi era Aprile: “Avril al n’ha trente s’al piovess trent’un, al fa mal a nigün” (Aprile ha trenta giorni, se piovesse trentun giorni non farebbe male e nessuno). La pulizia Foto tratta dal volume di A.Fumagalli. 28 Progetto2 17-03-2013 23:30 Pagina 29

Percorso n. 2

del prato in primavera e i tagli dell’erba da luglio ad agosto impegnavano tutti i componenti della fami- glia. Al taglio del fieno con la ranze (falce) accudivano solitamente gli uomini; alle donne spettava, invece, di spant ol féen (spargere il fieno) e di fare la carga dol A9 A10 A11féen (caricoA12 del fieno)A13 nella copertaA14 del fieno o nel campacc (gerlo largo a maglie grosse). I tagli del fieno erano solitamente tre: il mageng (maggengo) nel A3 A4 A5 mese di Maggio,A6 l’adegörA7 tra LuglioA8 e Agosto, il terzöl in Ottobre; il quarto taglio quartiröl veniva effettuato sporadicamente poiché si preferiva lasciar macerare il D3 D4 D5 fieno sulD terreno6 perD concimarlo.7 D8

D10 D11 D12 TREMENICOD13 D14 D15

D D10 D11 D12E STAZIONED13E1 D14 ECOMUSEALED16 (TREMENICO) “Procedendo verso l’alta valle Varrone, sul ripido pendio, A settentrionaleA1 siA raggiunge2 A T3 remenico, località molto isola- ta attorniata da un ambiente severo e inospitale”. (A. Fumagalli, 1982). Ciò nonostante “Osservando più D da vicinoD1 le arDchitettur2 e anticheD3 che ancora si conservano, si nota una tendenza a costruire forme dalla geometria semplice, essenziale: il risultato finale che ne consegue è di un’estrema sobrietà, di un’essenzialità immobile, resa viva dalle belle tessiture in pietra scura e dai tetti in lastra di pietra sottile”. (A. Fumagalli, 1982). Tremenico ha mantenute alcu- A A10 A11 A12 neA13 sue caratteristicheA14 architettoniche, con case semplici e colorate. “La parte abitata ha subì- to molte modifiche di recente: le volumetrie degli antichi edifici sono rimaste pressoché intatte, mentre A4 A5 A6 l’aspettoA7 esterno,A8 gli intonachi, i ballatoi, le finestre, le gronde, sono state modificate in forme civili. Abitato compatto nell’insieme, ma frammentato e vivace di moderni colori d’intonaco, nell’intima struttura dei suoi volumi, D4 D5 D6 qualiD7 appaionoD8 visti da lontano.” (A. Fumagalli, 1982)

D11 D12 D13 CHIESAD14 DID15 SANT’AGATA

D D11 D12 D13 D14 D16 E1 A9 CHIESAA10 DIA11 SANTA12’AGATA A13 A14 “La chiesa fu costruita nel 1600 e dipinta da Luigi Tagliaferri di A1 A2 A3 Pagnona…A4 avevaA5 un nucleoA6 sicuramenteA7 cinquecentesco,A8 dal punto di vista architettonico”. (Oleg Zastrow, S. de Meis, 1975). La chiesa, d’origine altomedievale, dà su una vasta e bella piazza, con fontana del 1838. D1 D2 D3 DivenutaD4 ParrocchialeD5 D6 nel 1367,D7 dopo Dla8 separazione dalla Chiesa di Dervio, fu poi ricostruita nel 1596 e ampliata nel 1600. Nel 1878 D9 D10 un'ulterioreD11 D12 modificaD13 a croceD14 latina neD15 ha cambiato l'assetto origi- D9 D10 D11 D12 D13 D14 D16 29 Progetto2 17-03-2013 23:30 Pagina 30

Percorso n. 2

nario. L’interno è particolarmente interessante e abbellito da affreschi, dalla Pala di Sant'Agata (1696), sopra l'altare maggiore, e dal dipinto della "Madonna con Santi" (XVI Secolo). Fra i doni degli emigrati figura una Tela del Rosario con la raffigurazione dei Santi Domenico, Ambrogio, Pietro e Sfirio, donata dalla "Compagnia del Rosario", fondata nel 1597 da un gruppo di abitanti originari di Tremenico emigrati a Domodossola.

A9 A10 ORATORIOA11 A12 DI SANA13 CARLOA14 L’Oratorio fu eretto dalla Famiglia Rubini nel 1694 a ricordo del passaggio del Cardinale A3 A4 CarloA5 BorromeoA6 in Valvarrone,A7 nelA8 1566. Altre tracce della visita del Cardinale sono rinveni- bili nelle Chiese della Valvarrone come la "Sorgente di San Carlo", sulla strada che conduce a D3 D4 D5 D6 D7 D8 Monte Leté. Alla figura del Cardinale Carlo Borromeo vennero dedicate molte cappelline e fontanelle; D10 D11 D12 D13 D14 D15 venivano erette per invocare la protezione delle persone, delle bestie, dei campi e per scongiura- re i morbi. “O viandante che tu sia, mormora Ave A 1 DA1210 D11A13 D12A14 D13 D14 D16 Maria, riprendi poi la via e accanto avrai la Vergine Maria”. I gisöö sono cappellette situate ai lati delle 5 A6 A7 A8 strade di campagna, in mezzo ai prati, qualche volta anche nel centro del paese: sono piccole costruzioni in sasso che racchiudono statue e D6 D7 D8 immagini dei Santi, soprattutto della Madonna.

2 D13 D14 MULINOD15 DI TREMENICO.AVANO

D 29 D13A10 D14A11 MULINOD16A12 A13DI TREMENICOA14 I mulini, poco discosti dal cimitero del paese, 3 A4 A5 chiudonoA6 Ail7 percorsoA8 lungo la SP. 67. L’opificio idraulico, parzialmente integro nel suo apparato originario, disponeva di acqua D4 D5 prDoveniente6 D 7 dal piccoloD8 bacino artificiale situato appena al di là della strada, sulla via per Avano. 0 D11 D12 L’erogazioneD13 D14 dell’acquaD15 avveniva in condotte in pietra, che portavano acqua alla ruota idraulica (oggi smantellata), e canaline in legno. Delle D 0 D11 D12 piccoleD13 paratoieD14 in D16legno, con spalle in pietra, erano disposte lungo il tracciato delle canaline. L’acqua, dopo avere alimentato la ruota idrauli- ca, ritornava poi nell’alveo del torrente. I muli- ni e i casoni sono in stato di abbandono. 30 A A12 Progetto2A13 A14 17-03-2013 23:34 Pagina 31

A6 A7 A8 Percorso n. 2 D6 D7 D8

D13 D14 D15 AVANO

D D13 D14 D16 E STAZIONEE1 ECOMUSEALE (AVANO) Anche la frazione di Avano “oscuro e angusto”, sulla via A A12 A13 A14A per APagnona1 èA 2“dispostaA secondo3 gradoni sul pendio e col- legata da traverse diagonali sfalsate”. “E’ un piccolo muc- chio di case vecchie… appollaiate su una ruga del monte A6 A7 DA8 che Dsale1 quasiD perpendicolare2 D3 dietro e scende a precipizio davanti. Una stradicciuola in mezzo al paese conduce a una piazzetta dove sorge una casa di aspetto più civile, la D6 D7 D8 Casa di Re”. (F. Magni, 1926). “Spiccano in luogo nei muri le belle pietre giallastre locali che connotano in modo D13 D14 D15 singolare le costruzioni.” (A. Fumagalli, 1982)

D D13 D14 D16 CHIESA DELL’ASSUNTA

A A10 A11 A12 CHIESAA13 DELLA14 ’ASSUNTA L'edificio, riedificato nel 1646 in stile barocco, con- A4 A5 A6 serA7va pregevoliA8 stucchi visibili sulla facciata della chiesa. Gli ultimi lavori di abbellimento risalgono al XVIII secolo. Una cappella settecentesca, anteriore D4 D5 D6 allaD7 ricostruzioneD8 della chiesa, ricorda il periodo della peste del 1575 quando gli abitanti del villaggio D11 D12 D13 furonoD14 quasiD15 tutti decimati dall’epidemia scoppiata nella Frazione di Avano. D D11 D12 D13 D14 D16

Avano. Affreschi. Vicolo al Pozzo. 31 Progetto2 17-03-2013 23:34 Pagina 32

Percorso n. 2 — VARIANTE 2.1

VARIANTE 2.1 “VARRONE” Partenza: Tremenico, mt 754 E E1 A9 A10 A11 A12 A13Arrivo: Lentré,A14 mt. 647 TREMENICO – LENTRÉ (MINIERE) * Tipo di percorso: sentiero (*) Percorso tracciato, ma non ancora aperto A A1 A2 A3 A4 A5 A6 A7 Tempo diA 8percorrenza: 1h15” Dislivello: mt. 241 in discesa (fino al ponte sul torrente Varrone); mt. 134 in salita dal DE DE1 PONTED2 MEDIEVALED3 D4 SUL VARRONED5 D6 D7 ponte alD villaggio8 di Lentré A9 A10 A11 A12 A13Grado diA14 difficoltà: impegnativo (sentiero) D9 D10 D11 D12 D13 D14 D15 A A1 PONTEA2 MEDIEVALEA3 A4 A5 A6 A7 A8 “SiD9 tragittaD questo10 fiumeD11 sopra D12di un ponteD13 D14 D16 D D1 altissimo,D2 siccomeD3 assaiD profondo4 eD svetta5 è colàD6 D7 D8 valle. Nella quale si percorre con attento occhio vedonsi una quantità di massi di granito (Vedi Premana)D9 Ddi1 0 serpentinoD11 di porfidoD12 e di altreD13 D14 D15 varietà che forza è inferirne che dai varj gioghi iDquali9 circuisconoD10 la D11Val SassinaD12 siano quiviD13 D14 D16 stati trasportati dalle acque.” (Dizionario Corografico dell’Italia, 1854)

Valle stretta e profonda Una valle “stretta e profonda” dove il torrente “mugge sempre sull’imo di tenebrosi burroni”. (E. Brusoni,1903). E1 “Sotto i dirupiA9 su cui èA10 fondato il paeseA11 fra immensiA12 macigniA13 A14 precipitoso il fiume Varrone discorre ed ivi sono i forni di fusione di ferro, dei quali solamente quello del signor Inno- A1 A2 cenzo FondraA3 è ora inA attività”.4 (I. Cantù,A5 1837)A6 A7 A8

DE11 D2 LENTRÉDA3 9 A10D4 A11D5 A12D6 DA137 DA148

D9 D10 D11 D12 D13 D14 D15 A1 A2 LENTRÉA3 A4 A5 A6 A7 A8 D9 IlD 1pendio0 boscoso,D11 cheD12 risale iD13 contraffor-D14 D16 D1 D2 tiD del3 MonteD 4 Muggio sulD5 versanteD6 orografi-D7 D8 co sinistro del torrente Varrone, è pun- teggiato da nuclei rurali (Lentré) in abban- D9 dono.D10 Dal D11versante sulD12 lago unaD13 mulattie-D14 D15 ra sale da Pianezzo, percorre il sentiero D9 perD10 Mai eD11raggiungeD12 la CascinaD13 Piazzo, D14la D16 Cascina del Frate e l’Alpe Vignago mt. 535. 32 Progetto2 17-03-2013 23:34 Pagina 33

VARIANTE 2.1 — Percorso n. 2

E1 “Territorio impervio” A9 “TerritorioA10 impervio, A11dove il fiumeA12 scorre profondamenteA13 A14incassato”. (E. Brusoni,1903). Così si presentava la Valvarro- ne agli occhi dei visitatori. “Il Torrente Varrone scende dal Pizzo Varrone (m. 2332) e corre al Lario, nel quale entra pres- so Dervio dopo un percorso di 20 chilometri”. (F. Magni, 1926). “Le sue acque furibonde a volte travolgono grossi massi, A1 A2 A3 producendoA4 detonazioniA5 simili a fortiA6 tuoni prolungati”.A7 (E.A Brusoni,8 1903)

DE1 D2 DA39 MINIEREA10D4 A11D5 A12D6 A13D7 A14D8

D9 D10 D11 D12 D13 D14 D15 A1 A2 A3 LEA4 MINIEREA5 A6 A7 A8 D9 D10 “NelD11 letto diD12 questa valle,D13 la quale D14sbocca a Dervio,D16 vi sono miniere di ferro, di rame, di piombo, marmo D1 D2 D3 bindellinoD4 eD cipollino,5 ardesiaD6 regolare,D7 e massiD8 di granito di molta varietà”. (I. Cantù, 1837). “Le miniere qui sopra indicate offrono minerali in grossi filoni, quasi perpendicolari; ma poiché da tempo immemorabile si va sviscerando la montagna avviene talvolta che ove si spera la continuazio- D9 D10 neD11 della proficuaD12 vena,D13 incontransiD14 dei rottamiD15 e delle macerie. Tutto questo monte è d'altronde quasi coperto d’erbe botaniche tra le quali primeggiano la genziana, la sabadilla, l’improteria, la rododen- D9 D10 dra,D11 la rodiola,D12 l’uva D13ursina, il lichenoD14 polmonare.D16 La vetta di questa montagna chiamasi Pizzo dei Tre Signori e confina con la Provincia di Sondrio”. (Dizionario Corografico dell’Italia, 1854)

Attività mineraria Pur così impervia la Valvarrone presenta segni sorprendenti della presenza dell’uomo avvalorata da numerose testimonianze storiche. Fu poi la volta delle miniere che presero a rifornire l’industria lecchese e milanese. Il ferro era ricavato dalle vene di siderite sfruttate, con molta probabilità, già in epoca preromana. Nei primi anni del XX Secolo (1907) la scoperta sul versante meridionale della valle di cave di feldspati, silicati di alluminio, sodio, cal- cio e potassio allargò gli orizzonti dell'economia locale e pose la Valvarrone in una posizione di netto privilegio. In seguito lo sfruttamento minerario incluse anche la macinazione del caolino.

Impianti a fune Le due sponde orografiche della Valvarrone sono collegate fra di loro da impianti a fune. Le vecchie teleferiche per le maestranze e i prodotti minerari sono disattive da tempo, ma sono rimesse in funzione saltuariamente. Lungo la strada per Tremenico s’intravedono ancora le due stazioni delle teleferiche per il trasporto dei materia- li cavati. La vecchia funivia per le maestranze è ancora operativa. 33 Progetto2 17-03-2013 23:34 Pagina 34

Percorso n. 3

Partenza: Roccoli di Artesso, mt. 1209 “Vie Alte” Arrivo: Monte Legnoncino, mt. 1714 Roccolo di Artesso* (collegamento: Variante 1.1 Tipo di percorso: strada asfaltata, sentie- ro, percorso mountain bike -Variante 3.1) – Roccoli Lorla (collegamento: Tempo di percorrenza: 2h00’ Variante 3.1 - Variante 3.2) – M. Legnoncino Roccoli di Artesso - Roccoli Lorla: 1h00’; Roccoli Lorla - M. Legnoncino: 1h00’ (*) Percorso in condivisione con E.R.S.A.F. (Regione Lombardia) Dislivello: mt. 505 Grado di difficoltà: facile (strada), medio VARIANTE 2.1 “VARRONE” (sentiero), impegnativo (percorso moun- TREMENICO – LENTRÉ (miniere) tain bike)

“Quadri di grande bellezza” “Le montagne hanno fianchi rivestiti di magnifiche foreste che si alternano con praterie del più bel verde, presen- tando talvolta dei quadri di grande bellezza”. (E, Brusoni, 1903). “Dall'altra parte della valle si stende l'imponente semicerchio che dal Legnoncino e dal Legnone (m.2610) continua per una serie di creste e colli” (E. Brusoni, 1903) . “...non mai inferiori ai m. 2000” (F. Magni, 1926).

M.Legnone (mt. 2610) “Il Legnone poi è quello che mostra maggior perpendicolo fra tutti i monti d’Europa”. (I. Cantù, 1837). Il monte è ricordato nell’antichità per essere stato un “naturale serbatoio di accumulo di neve” che fluiva a valle in primave- ra. Lo testimonia l’antica denominazione “Lineo”, termine celtico-ligure per “acqua”. Nell’anno 879 risulta come Monte "Lineone", nel 1256 come "Mons Legnonum".

“Superbo padre di cristalli azzurri” “Superbo padre di cristalli azzurri E pietre peregrine il capo alzando Denudato alle nubi e sull’antico Fianco di faggi educator primeggia Sugli Italici, e dall’altera Sublimissima cima i sottoposti Ai pascoli montani ed al pendente Gregge piani ineguali ei signoreggia Di Valtellina, ed i beati clivi Al generoso tralcio ed alla spica Di Brianza gradite e le nevose Balze d’Elvezia e i Longobardi campi” (“Il Lario” di Virgilio Corbellini, 1821) Il M. Legnone, dal M. Legnoncino. 34 Progetto2 17-03-2013 23:34 Pagina 35

Percorso n. 3

“Uno dei più alti monti della Lombardia” “Uno dei più alti monti della Lombardia nella Provincia di Como, distretto (XV) di ; il qual per essere isolato da alti monti vedesi in più luoghi domina e a molta distanza. Esso domina la parte superiore del Lario ed il piano di Colico e sta a cavaliere tra la Val Tellina e la Valsassina. E’ special- mente dalla spiaggia di Piona che, più spiccatamente che altrove ammira- si la sublimità alla sua vetta. La sua base si poggia sulla sponda del lago di Como presso Colico e la sua vetta è distinta in due punte. L’una detta Pizzo Legnone, l’altra il Legnoncino”. (Dizionario Corografico dell’Italia, 1854)

M.Legnoncino (mt. 1714) Il rilievo montuoso del M. Legnoncino fu scelto come linea di fortificazione durante la Prima Guerra mondiale E E1 per la sua particolare posizione a cavallo del lago, sulla via d’accesso a LeccoA9 e alla Valsassina.A10 EraA11 una stradaA12 A13 A14 militare, ora è un bel sentiero (mulattiera) ombreggiato che, con ampi tornanti in leggerissima salita, conduce in A A1 poco piùA di2 un'ora allaA3 vetta delA monte.4 A5 A6 A7 A8

DE DE1 1 CANNONIERED2 DA3 9 DA104 DA115 DA126 DA137 DA148

A A1 CANNONIEREDA9 2 DA103 DI ARTESSOD11A4 D12A 5 D13A6 D14A7 D15A8 Tutte le postazioni della “Linea Cadorna D9 D10 D11 D12 D13 D14 D16 D D1 /FrDontiera2 NorDd”,3 realizzateD4 tra il D19165 e il 1917D6 D7 D8 fra il Pian di Spagna, la Valtellina e Valchiavenna, erano collegate fra di loro da trincee,D9 ridotteD10 militariD11 e passaggiD12 coperti.D13 Ad D14 D15 Artesso le piazzole per obici puntavano diret- tamenteD9 sulD lago.10 La lorD11o disposizioneD12 adD13 anfi- D14 D16 teatro dettava l’accesso alle postazioni: lun- ghi corridoi attrezzati, sostenuti da muri peri- E E1 metraliA9 postiA10 a difesa eA11 mimetizzazioneA12 delleA13 A14 bocche di fuoco. Nei bunker di cemento s’al- A1 A2 lineavanoA3 numeroseA4 nicchieA5 e piccoleA6 caver-A7 A8 A ne per il deposito dei proiettili.

D D1 D2 ROCCOLOD3 DID4 ARTESSOD5 D6 D7 D8 D9 D10 D11 D12 D13 D14 D15 35 D9 D10 D11 D12 D13 D14 D16 Progetto2 17-03-2013 23:34 Pagina 36

Percorso n. 3

Laghetto di Artesso (mt 1100) Il Laghetto di Artesso è un piccolo bacino artificia- le per l’abbeveraggio dei capi di bestiame che qui “monticavano”.

E1 A9 A10 A11 A12 A13 A14

A1 A2 ROCCOLOA3 A DI4 ARTESSOA5 A6 A7 A8 Il Roccolo di Artesso (mt. 1238) è stato D1 D2 trasforD3 matoD 4 dal 1996D 5in una stazioneD6 diD7 D8 inanellamento per lo studio dei movi- menti migratori degli uccelli. I roccoli D9 eranoD10 delleD11 struttureD12 arboreeD13 per la cat-D14 D15 tura dei volatili. Lo schema prevedeva D9 unD10 casello/torreD11 (doveD12 si nascondevanoD13 D14 D16 gli uccellatori), mimetizzato in mezzo 1 A9 agliA10 alberi, A11e un vastoA12 pergolatoA13 su baseA14 circolare o ellittica; lungo il pergolato erano celate delle sottili reti per la cattu- 1 A2 A3 raA degli4 uccelli.A5 A6 A7 A8 Roccolo di Artesso. D2 D3 RIFUGIOD4 DBELLANO5 D6 D7 D8

D9 D10 D11 D12 D13 D14 D15 Rifugio Bellano Dal Rifugio “Bellano”, struttura autogesti- D9 D10 D11 D12 D13 D14 D16 ta disponibile per iniziative di gruppo, situato in mezzo ad una radura con faggi secolari, un sentiero prosegue contornando le pendici del M. Legnon- cino lungo il versante nord (con vista sul Golfo di Piona, sulla Valtellina, sulla Val- chiavenna e la Piana del Mera). Il sentie- ro ricalca il tracciato dei lunghi cammi- namenti e delle trincee che salgono fino ai Roccoli Lorla e oltre, lungo la strada militare del Legnoncino. 36 Progetto2 17-03-2013 23:34 Pagina 37

Percorso n. 3

Trincee e camminamenti La trincea caratterizzò le sorti della Prima Guerra Mondia- le. Si trattava di una sottile linea fortificata e armata con piattaforme per il tiro dei fucili e delle mitragliatrici. Le trincee, così come i camminamenti, avevano uno svilup- po a “s” per limitare il campo visivo della fortificazione e ridurre la vulnerabilità della linea difensiva. Venivano sca- vate in tutta fretta da squadre di picconatori e badilatori: i primi rompevano il terreno, i secondi spianavano la terra; l’opera veniva poi difesa da muri eretti con grosse pietre cementate a secco.

La vita in trincea Trincea in galleria. Nelle trincee si consumava la vita del fante e dell’alpino: esposti alle intemperie dell’estate e dell’inverno, i soldati morivano spesso di stenti quando non venivano decimati nei combattimenti; vivevano nel fango e nella neve, a stretto contatto con feriti e cadaveri in putrefazione. Tra una trincea amica e nemica, distanti poche centinaia di metri, si estendeva una terra di nessuno, costellata di fili e reticolati spinati, battuta continuamente dalle artiglierie dei due opposti schieramenti. Succedeva spesso che fra i soldati delle due trincee amiche e nemiche si fraternizzas- se nei brevi momenti di pausa e di tregua: li accomunava la comune estrazione contadina. L’Italia perse più di E1 A9 600.000A10 giovani soldati,A11 oltre 1A12 milione furonoA13 i feriti. A14 Postazione per mitragliatrice.

A1 AA2 9 AA103 TRINCEEAA114 A A12E5 POSTAAA13ZIONI6 PERAA147 MITRAA8 GLIATRICI Il versante settentrionale del camminamento è fasciato da una lunga trincea a cielo aper- DA1 2 DA2 3 DA3 4 toDA4 di5 mt. 1400,DA5 6 armataDA6 con7 dueDA 7postazioni8 D8 per mitragliatrici; una di queste, recuperata alle visite nel 1999, corre in galleria per un tratto di una ventina di metri. D9 D10 D11 D12 D13 D14 D15 D2 DA39 A10D4 MONTEA11D5 LEGNONCINOA12D6 A13D7 (STRADA14D8 A MILITARE) D9 D10 D11 D12 D13 D14 D16 DA92 DA13 0 D11A4 RIDOTTAD12A5 D13A IN6 GALLERIAD14A7 (M.D15A8 LEGNONCINO) Quasi in cima al M. Legnoncino insistono ancora i resti di un osservatorio in caverna. La D9 D10 D11 D12 D13 D14 D16 DA2 9 DA103 DA114 pavimentazioneDA125 DA136 dell’osservatorioDA147 D8 è franata internamente aprendo una grossa voragine visi- bile dall’esterno. Un progetto in corso d’attuazione ne sta prevedendo il recupero. La postazione del Legnoncino era la penultima stazione della linea difensiva O.F.A.N., in DA9 3 D1A0 4 D11A5 lineaD12A6 d’ariaD13 Acon7 quellaD14A8 del Legnone.D15

DD9 3 DD140 D11D5 CHIESETTAD12D6 D13D7 DI SAND14D8 SFIRIOD16 D10 D11 D12 D13 D14 D15 37 D D10 D11 D12 D13 D14 D16 Progetto2 17-03-2013 23:34 Pagina 38

Percorso n. 3

Strada militare del Legnoncino Dai Roccoli Lorla un sentiero agevole ripercorre la strada militare che conduce in breve tempo alla cima del monte. Si ha modo di osservare, salendo, le piccole opere murarie (lastre di pietra disposte a taglio) di contenimento del terriccio ai margini della strada e i canaletti di scolo delle acque pluviali distribuiti a caden- ze regolari (e nei punti di maggiore criticità), trasversalmente rispetto alla strada; i canaletti erano ancorati fra di loro da grossi ganci metallici. La particolare inclinazione della strada verso monte convogliava le acque sul lato interno della strada onde evi- tare l’effetto a cascata sulla strada sottostante. Alzando lo sguar- do sul crinale meridionale del M. Legnone, a quota 2400 metri circa, si scorge l’altra strada militare che correva a mezza costa per l’Alpe Vesine, fin quasi alla vetta del Legnone. Le due strade milita- ri (Legnone e Legnoncino) costituivano e costituiscono tuttora l’ossatura sentieristica di accesso alle quote più alte.

Le strade militari Le strade militari erano di tre ordini: camionabili, carrarecce, mulat- tiere. Le camoniabili erano larghe solitamente 3-4 metri, avevano una pendenza non superiore al 10% per il movimento dei grossi mezzi motorizzati. Le carrarecce erano larghe 2,5 - 3 metri, ma ave- vano una pendenza superiore, fino al 15%; erano usate per servire le postazioni di artiglieria pesante. Vi erano poi le mulattiere con una larghezza di mt. 1,5 e pendenze del 20%, per il rifornimento di vive- ri e mezzi militari, percorribili solo da animali da soma.

Linea “Cadorna” La linea O.A.F.N. (Occupazione Avanzata Frontiera Nord), altrimenti conosciuta come “Linea Cadorna”, fu iniziata sotto il comando del Generale Cadorna. La linea di fortificazioni militari si sviluppava dalla Val d’Ossola alle Alpi Orobiche su un fronte articolato di sei settori: 1) Val d’Aosta; 2) Toce-Verbano; 3) Verbano Ceresio; 4) Cereso - Lario; 5) S.Lucio - S. Iorio; 6) Mera - Adda. 38 Progetto2 17-03-2013 23:34 Pagina 39

Percorso n. 3

La leggenda dei “Fratelli Eremiti” “La leggenda del Santo, che ai tempi di S. Carlo era compatrono della Parrocchiale di S. Martino, ha varie versioni. Una di esse dice che S. Ambrogio inviò sul Lario dei missionari per evangelizzare il popolo e scelse sette fratelli, santi mona- ci, che non furono ascoltati. Essi salirono allora le montagne e insieme pregavano per i peccatori e si salutavano dalle vette: Eusebio, Bernardino e Amato sopra i Monti di Musso e Gravedona, Defedente, Gerolamo, Grato e Sfiro sui monti della sponda orientale. Dopo sette anni venne una grande siccità e tutti morivano di sete, ma sull’alto dei monti crescevano frutti e fiori. Dopo quaranta giorni le vette si accesero di grandi luci e i vecchi gri- darono che era un segno e bisogna- va pentirsi: la mattina il popolo salì dai santi eremiti e li trovò morti. Si capì che erano morti per la loro sal- vezza, e gli abitanti chiesero pietà a Dio. E mentre scendevano, venne la A9 A10 A11pioggia A12benefica”. (A.A13 Borghi, 1981)A14 San Sfirio. Foto di Luca Fiorucci.

A3 A4 A5 CHIESETTAA6 A7 DI SANA8 SFIRIO La chiesetta, che risale al XIII secolo, è dedicata a San Sfirio, il Santo acclamato della valle. D3 D4 D5 IlD 6Santo, tuttoraD7 festeggiatoD8 il 17 agosto, appartiene al gruppo dei "sette fratelli" la cui leg- genda si ritrova in diverse versioni e in molte località alpine. I sette fratelli scelsero di vive- re in eremitaggio, ma in località visibi- D10 D11 D12 liD13 fra di loroD14 per comunicareD15 il loro stato di salute facendo segnalazioni D D10 D11 D12 conD13 grandiD14 fuochi. D16E’ un dato di fatto che le chiesette dei Sette Santi, sparse sul territorio, si trovino tutte a senti- nella di importanti sbocchi vallivi. Evidentemente il Legnoncino, per la sua posizione orografica, era un punto di controllo strategico sulle direttrici viarie della Valtellina, Valchiavenna, Valvarrone, Valsassina.

Sfirio, abitatore dei monti “Adottato completamente dagli abitanti, Sfiro è raffigurato come un guerriero, ma nel contempo un abitatore dei monti, con uno sparviero o un falcone sul braccio e, benché sconosciuto nel resto della diocesi, compare a lato dei campioni della fede, S. Ambrogio o Pietro Martire e nell’intitolazione della prima parrocchiale della valle”. (A. Borghi, 1981) 39 Progetto2 17-03-2013 23:34 Pagina 40

Percorso n. 3 — VARIANTE 3.1

VARIANTE 3.1 Partenza: Roccoli Lorla, mt. 1468 ROCCOLI LORLA - LAVADÉ - SUBIALE (collegamento: Arrivo: Roccoli di Artesso, mt. 1209 Casermetta di Sueglio - Casermetta di Vestreno - Percorso n. Tipo di percorso: sterrato, strada asfalta- 1 “Bondo”) – ROCCOLI DI ARTESSO (collegamento: ta, sentiero, percorso mountain bike Variante 1.1 - Variante 1.2 percorso mountain bike) Tempo di percorrenza: 2h00’ Dislivello: da Roccoli Lorla a Subiale mt. All’altezza del Ristorante “Capriolo” si lascia la strada principale e si piega a 394, in discesa. Dal bivio Sorgente S. Carlo E Edestra1 per il bosco dove unaA9 strada sterrataA10 conduceA11 al bivio dellaA12 Sorgente A13ai RoccoliA14 di Artesso mt. 139. Variante della di San Carlo. Qui si può scegliere: a sinistra, Loco Toco, da cui si può prose- discesa alla Casermetta di Sueglio mt. 245, guire poi per la Casermetta di Sueglio; a destra, i Roccoli di Artesso. in discesa A A1 A2 A3 A4 A5 A6 A7 Collegamento:A8 Sorgente di San Carlo - E1 A9 A10 A11 A12 A13 A14Loco Toco - Casermetta di Sueglio: 1h00’ Casermetta di Sueglio – Roccoli di D D1 STALLED2 DID 3 SUBIALED4 - SORGENTED5 D6 D7 Artesso:D 0h30’8 A1 A2 DIA SAN3 CARLOA4 - ROCCOLIA5 ADI6 ARTESSOA7 A8 Collegamento Casermetta di Sueglio - Casermetta di Vestreno: 0:20’ D9 D10 D11 D12 D13 D14Grado D15di difficoltà: facile (sterrato, strada ED1 DE12 CASERMETTAD3 DA49 MILITAREA10D5 A11(SUEGLIO)D6 A12D7 A13D8 asfaltata,A14 sentiero, percorso mountain bike) D9 D10 D11 D12 D13 D14 D16 A DA19 CASERMETTADA12 0 D11A3 MILITARED12A4 D13(SUEGLIO)A5 D14A6 D15A7 A8 La casermetta di Sueglio, mimetizzata nel bosco, era collegata da un sentiero militare alla D9 D10 D11 D12 D13 D14 D16 D D1 casermettaD2 D di3 Vestreno.D4 TuttaD l’opera5 facevaD6 parteD7 del sistemaD8 difensivo della “O.F.A.N. Linea Nord/Cadorna”. La O.A.F.N. constava complessivamente di oltre 100 postazioni, ma in realtà furono armate solo poche batterie di artiglieria. La linea difensiva constava di: 72 chilometriD9 D di10 trinceramenti,D11 88D12 appostamentiD13 perD14 batterie diD15 cui 11 in caverna, mq. 25.000 di baraccamenti, km. 296 di strade camionabili, km. 398 di carrarecce e/o mulattiere. D9 D10 D11 D12 D13 D14 D16 I lavori della O.A.F.N. I lavori della “Linea Cadorna", seconda per importanza solo alla linea francese “Maginot”, furono iniziati ufficial- mente nel maggio del 1916 e durarono fin al 1917 allorquando gli eventi bellici spostarono l’attenzione quasi esclusivamente sul fronte orientale. Le opere furono effettuate in parallelo da personale militare del Genio Civi- le, solitamente ufficiali-ingegneri non in età di leva, e da personale civile, in massima parte anziani, sotto la direzione del Genio militare del Regio Esercito. S’impie- gò anche manodopera locale, 20.000 operai per un costo complessivo di 104 milioni di lire di allora, con un beneficio economico non indifferente per l’economia montana. D’altra parte la manovalanza locale, nono- stante fosse pagata poco, era ben lieta di non essere inviata al fronte. Purtroppo quest'ultima speranza venne meno quando, per reggere all'urto delle armate Austro-ungariche dopo la sconfitta di Caporetto, furo- no richiamati al fronte tutti i soldati e i riservisti. Casermetta di Sueglio. 40 Progetto2 17-03-2013 23:34 Pagina 41

VARIANTE 3.2 — Percorso n. 3

Loco Toco (Loco Peinano, Monte Lete) “Un cenno particolare meritano pure i due nuclei di stalle di Loco Toco e di Loco Peinano. Questi interessanti e affascinan- ti a vedersi agglomerati di piccole case dalle volumetrie tra loro molto simili e disposte in modo libero e mosso sul terre- no, spesso nel bel mezzo del bosco, assumono l’aspetto di concrezioni di cristalli originati singolarmente da una sempre uguale struttura interna e disposti nel loro insieme secondo una libera geometria”. (A. Fumagalli, 1982)

Lavadé Il nucleo storico di questo borghetto in quota è alquanto alterato nella sua fisionomia originaria. Le case, ben alli- neate lungo la stradina principale, sul lato destro della strada militare per i Roccoli Lorla, conservano ben poco dei tratti rurali che le hanno caratterizzate nel tempo. La loro posizione strategica a finestra sull’accesso ai Monti di Agrogno e ai Pascoli dei Roccoli Lorla è evidente; qui si monticava in estate per poi discendere a valle durante i rigidi mesi invernali.

VARIANTE 3.2 Partenza: Roccoli Lorla, mt. 1468 ROCCOLI LORLA – ZOCCO DELLA NEBBIA - (località Lavadé, mt.1306) Arrivo: Zocco della Nebbia, mt. 1490 - PIAZZAD’AGROGNO (ALPE D’AGROGNO) Piazza d’Agrogno, mt. 1658 Tipo di percorso: sentiero E1 E A9 A10 A11 A12 A13Tempo A14di percorrenza: 2h 00’ Dislivello: mt. 190 A A1 ROCCOLIA2 ALORLA3 A4 A5 A6 A7 Grado diA 8difficoltà: facile (sentiero) I Roccoli Lorla furono costruiti nel 1816 da Domenico Lorla di Bellano. Poco prima della D D1 sommitàD2 deiD3 RoccoliD (mt.4 1450)D5 un piccoloD6 laghettoD7 si riempivaD8 d’acqua piovana, con gran- de sollievo degli animali al pascolo. “La positura è bella quanto mai, dominandosi il versante val- sassinese e il versante verso Colico”. L’acqua nel laghetto era trattenuta da frasche intrecciate sulD9 fondo Dper10 imbrigliareD11 le acqueD12 piovane.D13 Ma iD14 Roccoli LorlaD15 erano anche una stazione di uccellagione che il “predetto Signor Lorla con due paretai coglieva al volo i numerosi stuoli d’uc- celliD9 di passaggioD10 nellaD11 loro emigrazioneD12 da norD13d a sud”.D14 “Il figlioD16 Agostino Lorla continuò il diverti- mento del padre, rese più confortevole il luogo, e vi appose una lapide in marmo che ancora esiste” Su quella lapide una frase riporta la scritta: “fideliter observans”. “La sezione di Milano del Club Alpini Italiano acquistò nel 1888 la proprietà dagli eredi di Agostino, per farne un comodissimo rifu- gio alpino”. “A dare il benvenuto agli affaticati gitanti c’era il gestore del rifugio. Si chiamava Carlo Caminada”. (E. Brusoni, 1903) 41 Progetto2 17-03-2013 23:34 Pagina 42

Percorso n. 3 — VARIANTE 3.2

Roccoli Lorla. Roccoli Lorla. Osservatorio militare. E1 A9 A10 A11 A12 A13 A14

EA1 AE2 1 OSSERVATORIO.A3 AA4 9 POSTAZIONEAA105 AA116 MILITAREAA127 A A138 A14 Poco sopra i Roccoli Lorla vi è ancora un osservatorio militare con cupola in calcestruzzo; AD1 DA2 1 attualmenteDA3 2 DA4 l’osservatorio3 DA5 4 è ricopertoDA6 5 daD A7un6 vistosoD8A strato7 di Acalce8 bianca che ne altera for- temente la funzione originaria di mimetizzazione fra gli alberi. D9 D10 D11 D12 D13 D14 D15 D DA19 BOSCA10D2 O DEIA11D3 LARICIA12D4 A13D5 A14D6 D7 D8 D9 D10 D11 D12 D13 D14 D16 A2 A3 BOSCODA94 DEIDA150 LARICID11A6 (LOCALITÀD12A7 LAVADÉ)D13A8 D14 D15 1 A9 “AlDA109 basso delDA11 1monte0 vi D11sonoA12 praterieD12A13 e fertili D13campiA14 con D14gelsi e viti;D16 indi salendo si trovano boschi di D2 D3 castani,D4 seguonoD5 i piniD 6 e gli abeti,D7 poi l’erbaD8 su cui nella stagione estiva pascolano le pecore e le camozze; indi la vetta, canuta per le nevi che in alcuni valloni scompaiono soltanto nelle estati più 1 A2 A3 ardenti”.A4 (DizionarioA5 CorograficoA6 A7 dell’Italia,A8 1854) D9 D10 D11 D12 D13 D14 D15 D2 D3 ZOCD4 CO DELLD5 A NEBBIAD6 (MERISCD7 DED8 SCIM) - ALPE D’AGROGNO - D9 D10 MONTED11 LEGNONED12 D13 D14 D16 D9 D10 IlD11 sentiero, D12Dorsale OrobicaD13 LeccheseD14 (D.O.L.),D15 prosegue in direzione est per la Cascina Merisc de Scim e una grande radura con pascoli e baite: sono i Monti di Agrogno dove venivano por- D9 D10 tateD11 a pascolareD12 le capreD13 in estate.D14 Qui finisceD16 il ripido pendio; il sentiero si snoda poi in mezzo a un lariceto e raggiunge, poco sopra, l’Alpe d’Agrogno. L’impegnativo sentiero della cresta occidentale del Legnone incrocia il Sentiero dell’Orso che sale da Colico per l’Alpe Rossa e Temnasco per poi interrompersi per breve tratto alla Porta dei Merli, l’ultima spianata prima della salita impegnativa per raggiungere il Legnone e il rifugio Cà de Legn, completamente ricostruito nel 1984.

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VARIANTE 3.2 — Percorso n. 3

Alberi monumentali Il progetto “Alberi monumentali” (Regione Lombardia - D.G. Qualità dell’Ambiente, luglio 2001) ha portato, dopo due distinte campagne di rilevamento concluse nella primavera 2003, all’individuazione di 863 alberi. Nell’area di Lavadé (Comune d’Introzzo) è stato individuato un percorso tematico che si snoda in mezzo a un fitto bosco di larici contrassegnati da alcuni numeri (p.e. larici 825, 904, 905, 906…).

Il grande larice Partendo dall’Albergo della Bocchetta, dopo la chiesetta, un grande larice (n. 905) sbarra quasi la strada; l’albero ha un valore storico e cul- turale “poiché può essere legato ad avvenimenti di cui è testimone, o più semplicemente a pratiche comuni del vivere quotidiano delle comunità locali (luogo di ritrovo, ombra, riparo, punto di riferimento, confine) o, ancora, a elemento essenziale di un insieme architettonico come quelli che si possono guardare nei mirabili giardini e parchi delle ville di cui è disseminato il territorio lecchese; un valore scientifico, perché possiede un patrimonio genetico determinatosi al momento della sua generazione e oggi è come un libro aperto che può offrirci preziose informazioni scien- tifiche, informazioni sull’ambiente locale dei decenni e dei secoli trascor- si; un valore economico, poiché, divenendo motivo di interesse e di attra- zione, può generare turismo e offrire opportunità per l’economia del ter- ritorio”. (Tratto da “Alberi monumentali” in Provincia di Lecco. Regione Lombardia - D.G. Qualità dell’Ambiente)

Formicaio Un grosso formicaio troneggia sotto un larice nei pressi della cupola dell’osservatorio militare dei Roccoli Lorla. Le formiche, apparse sulla terra tra 140 e 168 milioni di anni fa, sono insetti sociali organizzati per dimensioni e ruolo a seconda delle spe- cie; vi è una classe riproduttiva costituita dalle regine (femmine fertili) e dai maschi; e una lavorativa, costituita da femmine ste- rili, dette operaie. Vivono solitamente in strutture permanenti (formicai) sotterranee o su alberi; altre, invece, sono nomadi. Il formicaio dei Roccoli Lorla, come altri presenti nell’area, sono strutture complesse disciplinate da regole ferree di comporta- mento sociale. I materiali utilizzati per la loro costruzione sono impasti di terriccio e materie vegetali.

“Merisc de Scim” Al “Merisc de Scim” si produce il tipico for- maggio di capra; l’Alpe può essere rag- giunta anche da Avano lungo il versante sinistro della Valle Rasga (in mezzo a castagni), lungo il versante destro della valle fino alle baite dell’Alpe Rasga di Sotto e dell’Alpe Rasga di Sopra. 43 Progetto2 17-03-2013 23:34 Pagina 44

Informazioni

Come raggiungere la Valvarrone

Orari treni Milano - Bellano/Dervio www.trenord.it Orari treni Dervio/Bellano - Lecco/Milano www.trenitalia.com

Orari autobus Valvarrone - Dervio/Bellano www.trasporti.regione.lombardia.it Orari autobus Bellano/Dervio - Valvarrone www.leccotrasporti.it

Rifugi, alberghi, ristoranti, B B, case di vacanze, bar & “Sapori d’Autunno in Valvarrone”. Iniziativa autunnale comune a tutti i paesi della valle. Si tratta di un’iniziativa ormai consolidata nel tempo e rinnovata ogni anno. L’iniziativa attira molti visitatori dall’esterno deside- rosi di gustare le ricette valligiane della Valvarrone. Per l’occasione tutti i ristoratori, consorziati, preparano menu tradizionali a prezzi popolari. VESTRENO Ristorante La Bocchetta Località. Lavadé. Tel. 0341.875075 Albergo Ristorante Valvarrone Oceano s.n.c., di Mauro Arnoldi. Rifugio Roccoli Lorla Via Roma 102. Tel. 0341.804378 di Luigi Tiziano Sceresini. Località Roccoli Lorla. Tel. 0341.875014 SUEGLIO Bar Ristorante Pizzeria Suej TREMENICO di Vacca Oscar Efisio & C. S.n.c. Albergo Ristorante Monte Legnoncino Via Ai Monti 1. Tel. 0341.808022 di Acquistapace Patrizia & C. S.a.s. INTROZZO Via Roma 9. Tel. 0341.875009 Ristorante Pizzeria Piccolo Fiore Bar Trattoria Legnone Via XXV Aprile 1. Tel. 0341.875142 (Frazione Avano) Via Piazza 10. Tel. 0341.875015 Ristorante Capriolo di Ferruccio Adamoli, Bed & Breakfast Valvaron Località Subiale. Tel. 0341.875017 Via Caduti di Guerra 6. Tel. 0341.875133

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Ricorrenze

Ricorrenze religiose e civili VESTRENO 25 gennaio. Festa patronale di San Paolo. Messa, pesca di beneficenza e benedizione pomeridiana. degli Alpini ai Roccoli d’Artesso. Feste e canti in compagnia. 1 maggio. Inaugurazione del Mese Mariano presso il Santuario della 5 agosto. Festa della Madonna della Neve. Madonna della Pietà di Bondo. Messa e Si festeggia nella Chiesa di S.Bernardino benedizione. di Sueglio. Prima domenica di luglio. Festa della 17 agosto. Festa di San Sfirio. La leggen- Madonna di Bondo. Messa, pranzo orga- da dei “Sette Fratelli” eremiti. La ricorrenza nizzato dalla Polisportiva e benedizione. è molto sentita dagli abitanti della bassa Valvarrone che l’evocano ogni anno e da 25 luglio. Festa patronale di San Giacomo. diversi secoli con una messa nella piccola Prima domenica di agosto. Festa in locali- chiesa dedicata al Santo sull’anticima del tà Monte Piazzo. “Festa del Monte”. Messa, Monte Legnoncino. pranzo e giochi in comunità. 17 agosto. Sfilata di costumi e degustazio- Seconda domenica di settembre. Festa ne di prodotti locali in piazza. all’Alpe Vercin. 11 novembre. Giorno di San Martino. Vigilia di Natale. Arrivo di Babbo Natale, a Messa, produzione ed esposizione di cane- cura del Gruppo Alpini. stri. Pranzo per gli anziani. Prima domenica di ottobre. Festa della castagna. Si cuociono le bur (caldarroste) e SUEGLIO si preparano torte di castagne, mele, zucca Ultimo giovedì di gennaio. Falò della perché, secondo un detto valligiano, “la Camane. Inizia il Carnevale (rito ambrosia- scienza e la castagna vengono dalla montagna”. no). Festa con falò. Vigilia di Natale. Arrivo di Babbo Natale Sabato grasso di Carnevale. Carnevale insieme agli Alpini. (rito ambrosiano) dei Crapon. Offerta delle scarpasce, giro per la valle. I “Crapon” rappresentano esseri umani con INTROZZO enormi teste deformi. Al suono dei cam- 17 gennaio. Festeggiamenti. panacci si forma un corteo all’alba che Terza domenica di luglio. Festa e raduno raggiunge lo stradone e i paesi vicini. degli Alpini ai Roccoli Lorla. Messa in Mostrarsi e stupire erano i due scopi degli cima al M. Legnoncino nella Chiesetta di autori delle maschere suegliesi che mante- San Sfirio. Alzabandiera, concerto bandi- nevano l’anonimato fino all’ultimo. stico, pranzo ai Roccoli Lorla. Nel pome- 11 febbraio. Festa patronale della riggio, feste e canti in compagnia. Madonna di Lourdes. Seconda domenica di ottobre. Festa della Quarta domenica di luglio. Festa e raduno castagna.

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Associazioni

Associazioni TREMENICO e gruppi attivi 5 febbraio. Festa patronale di Sant’Agata. in Valle 2 giugno. 100 pieghe in valle, iniziativa a cura dell’Associazione “18° Tornante”. Ultima domenica di giugno o prima Associazione Amici dell'Ecomuseo della domenica di luglio. Festa al Santuario Valvarrone della Madonna del Consolino. Messa e Via Dervio n. 225/3 – 23822 Vestreno (LC) pranzo in compagnia; nel pomeriggio Cell. Segreteria 3314347879 giochi in compagnia. Cell. Presidenza 314347878 Mese di luglio. Torneo di calcetto fra i www.amiciecomuseovalvarrone.it paesi della valle. [email protected] Terza domenica di luglio. Festa dei Associazione “18° Tornante” Snc Barchitt. Festa organizzata dai cacciatori Piazza IV Novembre – 23836 Tremenico (LC) in una baita a 1800 mt. sul Monte Tel. 366 1973192 www.18tornante.it Legnone; si pranza con selvaggina, in [email protected] / [email protected] compagnia. Terza domenica di luglio. Festa del Gruppo degli Alpini di Vestreno, Sueglio, Vivaio del Benago. Pranzo e pomeriggio Introzzo, Tremenico in compagnia. Via S.Vitali, 30 - 23823 Colico (LC) www.ana.it/sezione/colico Ultima di luglio. Polenta taragna con gli alpini nell’area sportiva di Tremenico. Polisportiva Valvarrone 10 agosto. Festa di Agrogno e dei formag- www.facebook.com gi caprini. Messa e pranzo in compagnia. Gruppo “Aven Forces” di Avano Prima metà di agosto. Mostre temporanee www.facebook.com su usi e costumi della valle (mestieri, stru- menti antichi, costume tradizionale femmi- Gruppo “Amici di Sommafiume” nile “Stampade”), a cura dell’Associa- zione www.facebook.com “Amici dell’Ecomuseo della Valvarrone”. Lungo il percorso è attiva la degustazione Gruppo antincendio boschivo dei prodotti tipici della Valvarrone. Comuni di Vestreno, Sueglio, Introzzo, Tremenico 15 agosto. Festa patronale di Avano. Chiesa di Santa Maria Assunta. Gruppo della Protezione civile Periodo autunnale. Concorso fotografico: Comuni di Vestreno, Sueglio, Introzzo, “Colori d'autunno in Valvarrone). Iniziativa Tremenico dell’Associazione 18° Tornante. Gruppo Parrocchiale (Coro) di Sueglio. Terza domenica di ottobre. Festa della Parrocchia di Sueglio castagna. Messa nel pomeriggio, balli e giochi in compagnia. Gruppo delle Maschere di Sueglio Vigilia di Natale. Arrivo di Babbo Natale. Comune di Sueglio

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Indirizzi e link

Indirizzi Ecomuseo della Valvarrone [email protected] Via Dervio 225. Vestreno Tel 0341.807896 Centro d’interpretazione e documenta- zione della Valvarrone,Via Dervio 225 Comune di Tremenico (LC) 23836 Vestreno. Tel 0341.807896 [email protected] Via Municipio. Tel. 0341.875100 Unione dei Comuni della Valvarrone [email protected] Provincia di Lecco Via Roma 6. Tel. 0341.807896 Uffici Informazioni e Accoglienza Turistica Lecco, Via Nazario Sauro 6 Comunità Montana della Valsassina, Valvarrone, Val d’Esino e Riviera Regione Lombardia [email protected] Indirizzi, orari e punti informativi Via Fornace Merlo 2. (LC) Piazza Città di Lombardia, 1 - 20124 Tel. 0341.910144 Milano. Centralino 02.6765.1 Call Center 800.318.318 Comune di Vestreno (LC) 23822 [email protected] Protezione civile Via Dervio 12. Tel. 0341.850383 Numero verde 800061160 Comune di Sueglio (LC) 23835 Gruppo Alpini. Sezione di Colico [email protected] Via S.Vitali, 30 - 23823 Colico (LC) Via ai Monti 2. Tel. 0341-808025 [email protected] Comune di Introzzo (LC) 23835 Gruppo Alpini. Sezione di Lecco [email protected] Via Pescatori, 23 - 23900 Lecco Via Roma 6. Tel. 0341-875040 [email protected]

Link Ecomuseo della Valvarrone www.ecomuseovalvarrone.it Unione dei Comuni della Valvarrone www.unionecomunivalvarrone.it Comunità Montana Valsassina Valvarrone Regione Lombardia Val d’Esino Riviera www.valsassina.it www.regione.lombardia.it Provincia di Lecco Protezione Civile www.provincia.lecco.it www.protezionecivile.regione.lombardia.it 47 Progetto2 19-03-2013 11:42 Pagina 48

Bibliografia e fonti

Bibliografia

I. Cantù, Guida per la Brianza. Milano, 1837. G. Arrigoni, Notizie storiche della Valsassina e delle terre limitrofe, 1840. Dizionario Corografico Universale dell’Italia. Milano, 1854. C. Andreani, La Pieve di Dervio. Lecco, 1898. A. Stoppani, Il Bel Paese. Conversazioni sulle bellezze naturali, la geologia e la geografia fisica d’Italia. Tipografia Editrice F. Cogliati, Milano, 1901. E. Brusoni, Guida completa illustrata della Valsassina, Lecco 1903. G. Valsecchi, Il Santuario della Madonna della Pietà in Bondo, Lecco, 1924. F. Magni, Guida Illustrata alla Valsassina, Lecco, 1926. Oleg Zastrow, S. de Meis, Orificeria in Lombardia dal VI al XIII secolo, Croci e Crocifissi. Como 1975. P. Pensa, Le antiche vie di comunicazione del territorio orientale del Lario e le loro fortificazioni. Como, 1977. A. Borghi, Archivi di Lecco, Rassegna trimestrale di studi sulla storia, l’arte, il folclore, la vita del territorio lec- chese, pubblicata a cura dell’Associazione G. Bovara di Lecco, Anno IV- n. 2 aprile-giugno 1981. A. Pandiani, Le Tradizioni Popolari Religiose nella Valvarrone. Tesi di Laurea in Pedagogia, Università Cattolica del Sacro Cuore. Anno Accademico 1981-82. A. Fumagalli, Architettura contadina in Valsassina, Valvarrone e Valassina. Milano, 1982. P. Pensa, L’Adda, il nostro fiume (tre volumi). Lecco, 1990-1992-1997. Provincia di Lecco, Il Lago di Lecco e le Valli. Sacralizzazioni. Strutture della memoria. Cattaneo Editore. Lecco, 1999. A. Sala, Dorsale Orobica Lecchese. Lecco, 2000. P.S. Per gli approfondimenti sul tema ecomuseale si richiamano gli studi di Edo Bricchetti (reperibili presso il Centro di Documentazione e Interpretazione dell’Ecomuseo, Via Dervio 225, Vestreno). Edo Bricchetti, Studio per un Atlante ecomuseale in Valvarrone. Unione dei Comuni della Valvarrone - Provincia di Lecco (2006). Edo Bricchetti, Il Novecento in Valvarrone. Memorie di una valle - Il ‘900 Lecchese. Unione dei Comuni della Valvarrone - Provincia di Lecco (2008). Fonti

Le cartoline storiche sono state fornite da: Fiorenzo Bonati, Lucina Marelli, Ruggero Verga. “Associazione Amici dell’Ecomuseo della Valvarrone”. Le foto storiche sono tratte dal volume di Alberto Fumagalli, “Architettura contadina in Valsassina, Valvarrone e Valassina”, Milano, 1982. Le fotografie dell’esistente sono di Edo Bricchetti.

48 Guida ai temi e percorsi ecomuseali della Valvarrone Luoghi, vicende, uomini e cose della Valvarrone

Ideazione e redazione dei testi e dei percorsi Fotografie dell’esistente Edo Bricchetti SVILUPPO Assistenza nella tracciatura dei sentieri NON PROFIT Luca Fiorucci Progetto grafico Andrea Franzante

Presidente Mauro Bazzi UNIONE DEI COMUNI DELLA VALVARRONE Coordinatore Luca Fiorucci Referente scientifico Edo Bricchetti

Pubblicazione edita nell’ambito dell’azione “Per non perdere la strada” dal festival VOCES – Dare voce al pubblico realizzata da Diritti di riproduzione Ecomuseo della Valvarrone Sviluppo Non Profit SVILUPPO Diritti intellettuali: Edo Bricchetti NON PROFIT [email protected] - www.svilupponoprofit.it Ci scusiamo per eventuali dimenticanze ed errori nella trascrizione dei testi e nell’indicazione delle fonti. Ci riserviamo di correggere e Res Musica – Centro ricerca e promozione musicale di assolvere agli eventuali e relativi obblighi di legge. [email protected] -www.artemusicfestival.it con il contributo di:

UNIONE COMUNI della Unione dei Comuni della Valvarrone VALVARRONE Finito di stampare nel mese di marzo 2013 Fondazione Cariplo Tipografia Sociale — Novi Ligure (AL)

Guida ai temi e percorsi ecomuseali della Valvarrone

Luoghi, vicende, uomini e cose della Valvarrone

Guida ai temi e percorsi ecomuseali della Valvarrone Luoghi, vicende, uomini e cose della Valvarrone Ecomuseo della Valvarrone Unione dei Comuni della Valvarrone Vestreno • Sueglio • Introzzo • Tremenico